22 Febbraio 2022 Bandiere rosse al vento!

Bandiere rosse al vento!

Bandiere rosse al vento!

A Valerio, a sua mamma Carla.
Alla linfa che alimenta da generazioni la voglia di rivolta, alla rabbia che ogni volta ribolle pensando ai fascisti aguzzini ed ha uno stato complice, alla lucida scelta di vita di porsi fianco a fianco e sentire compagni e compagn e dovunque si combatta fascismo, sessismo, guerra e soprusi.
E alle lacrime che tagliano il viso.

“Valerio, dove sei? T’avremo ognuno dentro”

Firenze Antifascista

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Tenetevi liberi. Più precisamente il 26 marzo.

Condividiamo dal Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

Tenetevi liberi. Più precisamente il 26 marzo.

Tenetevi liberi. Più precisamente il 26 marzo.

Tenetevi liberi. Più precisamente il 26 marzo.

A settembre un altro “tenetevi liberi” portò per le strade di Firenze un fiume di solidarietà e lotta.
Allora la data era dettata dalla controparte: era il 18 settembre e di lì a pochi giorni sarebbero scaduti i 75 giorni della procedura di licenziamento imposta da Melrose dopo la chiusura di GKN del 9 luglio.
Allora non c’era tempo. Ma proprio per queste ragioni c’era adrenalina, tanta da prendere una città di peso e spostarla su quei viali e fino al Piazzale.
Oggi invece ci siamo conquistati l’entrata in scena di una nuova controparte e il tempo si è d’improvviso dilatato. Ora il nuovo rischio è il lento logoramento della vertenza. Per questo non accetteremo nessuna soluzione finale per Gkn che non sia una chiara reindustrializzazione con il mantenimento dei livelli occupazionali. Senza questo esito finale, infatti, Melrose avrà comunque vinto. Spesso la cassa integrazione e i temporeggiamenti finiscono per fare evaporare una lotta. E noi torniamo a dire: questa volta no!

Il “tenetevi liberi” di marzo quindi è una data uguale ma diversa rispetto a quel 18 settembre.
È uguale perché discende sempre dalla stessa domanda: “voi come state?” Oggi come allora ci siamo mobilitati, non per una fabbrica, ma a fianco di una fabbrica, per il riscatto dei problemi di tutti.
È una data diversa però. Non è imposta dalla controparte. È una data nostra e questa è la sua forza. Il 26 marzo è il momento in cui, al di fuori di ogni ricorrenza, proviamo ad andare a prenderci il cambiamento. Lo facciamo con la convergenza dei movimenti di lotta, oltre ogni ritualità, con pieno protagonismo e autonomia. E questo è già di per sé qualcosa di nuovo.

Siamo ambiziosi. Saremo ambiziosi.
Quasi presuntuosi nel voler costruire qualcosa che resti e che superi la propria stessa data di scadenza. Saremo presuntuosi nel volare alto. Allo stesso tempo saremo umili nei rapporti e nelle relazioni che svilupperemo.
La prima caratteristica di una lotta reale è basarsi sull’ascolto.
La nostra lotta ha tenuto in vita una fabbrica. Ha disinnescato la bomba della delocalizzazione. Ha strappato il miglior accordo possibile con la nuova proprietà nelle condizioni date dai rapporti di forza esistenti. Ma rimane una lotta e una vertenza che si muove al pari di altre. Non abbiamo lezioni da dare a nessuno ma abbiamo un’esperienza da raccontare, un esempio da portare e voglia di ascoltarne tanti altri.
Oggi come allora abbiamo i nostri limiti, le nostre debolezza e le nostre fragilità. E vi chiediamo di portare le vostre. E solo così saremo invincibili.

In questi mesi, come prima cosa, abbiamo imparato che niente si costruisce a tavolino. Anche le forme organizzative di cui ci siamo dotati rispondono alle esigenze e agli obiettivi della lotta.
Per questo, dal 9 luglio, alla RSU, al Collettivo di fabbrica, all’organizzazione sindacale si sono aggiunte altre strutture, prima fra tutte l’assemblea permanente.
Poi Il Gruppo Turni, che ha presidiato la fabbrica assieme agli operai in tutti questi mesi.
Il Gruppo di Supporto che ha catalizzato l’attivismo di centinaia di solidali e da cui sono nati tutti gli altri livelli organizzativi.
Il Gruppo Propaganda che gestisce l’uscita di articoli, comunicati, locandine, manifesti e video.
L’Ufficio stampa che, in costante relazione con la RSU, gestisce i rapporti con i media su ogni livello.
La Segreteria tecnica che assieme al Collettivo mantiene i rapporti e organizza la solidarietà a livello
nazionale. Oggi abbiamo una nuova “ristretta”, più corposa della sua prima versione, che si muoverà come direttivo per organizzare il “tenetevi liberi” soprattutto a livello territoriale. Oggi le forme della nostra lotta guardano alla costruzione del 26 marzo: organizzare una data così vuol dire non sottovalutare alcun aspetto. Vuol dire provare ad essere ovunque, dalle palestre alle riunioni di condominio.

Mentre restiamo umili continueremo nella nostra presunzione di essere ciò che aiuta “il nuovo a nascere per soppiantare il vecchio” a cui non dobbiamo essere affezionati: se da una parte rappresenta quei pochi equilibri che ci tengono agganciati a qualcosa, sono pur sempre gli equilibri frutto di un esistente che dobbiamo non solo modificare, ma ribaltare.

Per queste ragioni noi non scriveremo una piattaforma complessiva. Non spetta a noi. O almeno, non spetta solo a noi.
Noi, al pari degli altri, scriveremo la parte che ci compete perché sta nelle nostre corde, sta nel nostro dibattito, è ciò che abbiamo affrontato e sviscerato in questi mesi. Scriveremo che questa è una manifestazione contro la precarietà, i licenziamenti, gli appalti, i morti sul lavoro, contro le delocalizzazioni, per riprenderci ciò che ci hanno tolto. Scriveremo che tutte le cause che hanno fatto partire le lettere di licenziamento in Gkn sono ancora in piedi e che non esiste una fabbrica salva mentre tutto il resto del mondo del lavoro arretra.
Altri, tutti gli altri, tutte le altre, chiunque vorrà, scriverà la propria parte di quella piattaforma. E lo farà con le parole e soprattutto con la presenza. Come ci ha detto un compagno disabile passato in questi giorni al presidio della fabbrica: “siamo troppo categorizzati. Dobbiamo unirci. Ma non c’è bisogno che scriviate “disabilità” sulla locandina per avere la nostra presenza in piazza. Noi ci saremo e ci saremo con la nostra lotta per l’assistenza e la sanità pubblica”.
E così sarà. Non scriveremo “scuola” perché si tengano liberi studenti, genitori, insegnanti e personale ATA. Non scriveremo “sanità” perché si tengano liberi infermieri e barellieri. Non scriveremo “ambiente” perché si tengano liberi i compagni e le compagne che si battono per la giustizia climatica. Non scriveremo “diritti civili” o “transfemminismo” perché si tengano libere tutte coloro che già scenderanno in strada l’8 marzo. Non scriveremo “repressione” o “lotta alla sorveglianza speciale” perché in piazza si manifesti la solidarietà. Non scriveremo “antifascismo” perché gli antifascisti si mobilitino.
Non lo scriveremo perché lo scriverete voi. Se lo facessimo noi finiremmo per renderli puri slogan ripetitivi, mentre abbiamo conosciuto la vostra capacità di elaborare rivendicazioni, soluzioni, di padroneggiare fin nei minimi dettagli le vostre aspirazioni e i vostri obiettivi. Abbiamo conosciuto la classe dirigente di quel “nuovo” ancora tutto da conquistare.
Di data in data, di incontro in incontro, di assemblea in assemblea, proveremo ad incontrarci, a confrontarci, a conoscerci prima e a mettere ognuno la sua parola d’ordine in quella che sarà la piattaforma scritta a mille mani e mille teste che ci porterà in strada insieme.
Solo così il 26 marzo non sarà pura sommatoria o coincidenza, ma sarà convergenza.
Sarà l’apertura di un nuovo spiraglio, forse più grande, attraverso cui si possa provare ad osare, a mettere in discussione i rapporti di forza tra le classi che oggi sono così squilibrati e pesano così tanto sulle spalle della classe lavoratrice in questo paese.

Questa è una data in cui vi chiamiamo a farvi pura volontà. Protagonismo allo stato puro. Il 26 marzo sarà un processo di enorme responsabilizzazione collettiva o non sarà affatto. Responsabilizzazione nel convergere, nel preparare, nel mobilitare e nel prenderci cura gli uni degli altri, di prenderci cura di questo fragile spiraglio che abbiamo aperto. Prima che si richiuda, prima che svanisca.
Questa volta non c’è la fretta delle lettere di licenziamento. C’è la fretta del cambiamento. La fretta di uscire dal minoritarismo.

Noi non siamo concentrati su quella data ma sui giorni, tutti i singoli giorni, che ci separano da essa. Perché ogni giorno è buono per un incontro, un’iniziativa, un’assemblea, un presidio, una manifestazione. E noi speriamo che questi giorni siamo pieni di appuntamenti come questi. Alcuni saranno organizzati da noi. Anzi facciamo appello a contattarci e a fissare in ogni città una data dell’Insorgiamo tour. Ad altri appuntamenti saremo invitati. In certe occasioni ci presenteremo. In molti casi auspichiamo che ciò accada al di fuori di noi, della nostra presenza o consapevolezza di quel momento.
Ciò starebbe a significare che “il tenetevi liberi” inizia a diventare così come ce lo stiamo immaginando: pura volontà collettiva.

INSORGIAMO!

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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Giovedì 17 febbraio 2022 Prima assemblea cittadina convocata dal Gruppo di supporto “Insorgiamo con i lavoratori” in vista della manifestazione del 26 marzo a Firenze

Prima assemblea cittadina convocata dal Gruppo di supporto "Insorgiamo con i lavoratori"

Prima assemblea cittadina convocata dal Gruppo di supporto “Insorgiamo con i lavoratori”

1. Il 17 febbraio alla Casa del Popolo di Quinto Basso ci sarà la prima assemblea cittadina convocata dal Gruppo di supporto “Insorgiamo con i lavoratori” in vista della manifestazione del 26 marzo a Firenze.
Chiediamo fin da ora a tutte le Rsu, le realtà, i collettivi, le strutture, i comitati e le organizzazioni di farla propria e rilanciarla.
(https://www.facebook.com/events/259531632868699/).
Chiediamo a chi fosse interessato ad intervenire di prenotarsi inviando un messaggio al numero della Segreteria del Collettivo di Fabbrica (3478646481).

2. In tal senso vogliamo dare alcune indicazioni per aiutare il dibattito.
Vogliamo sapere perché vi butterete anima e corpo nella costruzione del processo che ci porterà al 26 marzo oppure perché non vi parteciperete affatto.
Vogliamo sapere perché magari, invece, per ora state solo alla finestra con interesse ma con dubbi, critiche o perplessità.
Vogliamo capire quali siano le possibili alternative a quella data per la costruzione di una opposizione politica e sociale che rappresenti un punto di riferimento per le tensioni che si stanno creando nella base di questa società ma non riescono a trovare espressione unitaria e complessiva.

3. Quando parliamo di opposizione politica e sociale parliamo di rapporti di forza.
Lo facciamo con un esempio che ci riguarda direttamente.
La simbiosi tra fabbrica e territorio, tra operai, collettivo di fabbrica e assemblea permanente, il supporto dei solidali e delle solidali, hanno permesso che i licenziamenti in Gkn fossero respinti e la firma di un accordo quadro molto avanzato con la nuova proprietà.
É stata la stessa forza, la stessa rete di solidarietá che ha permesso alla “marcia dei 40mila”, quella buona del 18 settembre di essere ciò che è stata: solo una costruzione capillare in tutta la cittá tra volantini, manifesti, striscioni, presidi, assemblee e banchetti poteva arrivare a tanto. Abbiamo bisogno ancora della stessa forza. Della stessa solidarietá. Dello stesso impegno.
Solo così, la vittoria che oggi é stata sancita sul piano sindacale potrà cercare di imporsi anche su quello politico: anche questa é la ragione per cui la legge antidelocalizzazione scritta da operai e giuristi davanti ai cancelli della fabbrica e poi presentata in Parlamento ad oggi ha solo evidenziato una contraddizione ma non si é fatta norma.

4. Quando parliamo di piano politico intendiamo ció che proviamo a spiegare con un esempio più generale.
Siamo davanti ad un aumento speculativo di carburanti e bollette. Aumenti vertiginosi: fino al 40%. Tutti i prezzi al consumo sono destinati a salire. I salari sono fermi. Anzi scendono. Da anni. Questi aumenti quanto incideranno sul nostro salario?
In Francia gli aumenti e i rincari non andranno oltre il 4%.
Forse, proprio lo stesso Draghi potrebbe sfruttare strumentalmente questa differenza per rilanciare il nucleare in Italia e senza un’altra chiave di lettura molti potrebbe seguirlo. Noi, non solo diciamo che per i lavoratori sarebbe comunque un costo anche in termini ambientali ed economici… Noi proponiamo un’altra chiave di lettura.
Forse ció dipende dal fatto che il governo di Macron sia piú sensibile e solidale rispetto al governo Draghi? Certamente no, visto che entrambi rappresentano gli interessi del capitale finaziario, di multinazionali, industriali e banchieri.
Il governo francese ha scientemente contenuto l’aumento rinunciando a specularvi perché ricorda molto bene le mobilitazioni, i blocchi, gli scioperi, le proteste innescate dall’ultimo aumento dei carburanti e la propensione a mobilitarsi che negli ultimi anni hanno dimostrato di avere lavoratori e lavoratrici in Francia.

5. Questo vuol dire agire sui rapporti di forza.
Abbiamo bisogno di incidire sui rapporti di forza perché solo attraverso un’inversione di tendenza del loro attuale sbilanciamento possiamo provare ad imporre una gestione altra della pandemia, della crisi ecologica, del lavoro, fino allo stesso caro-vita.
Solo cosí possiamo fare in modo che una visione complessiva di una società alternativa esca dal minotarismo e si faccia questione maggioritaria.
Per questo il piano sindacale e economicista non sono sufficienti ma dobbiamo confrontarci sul piano politico.
Questo vuol dire che peró non sarà una singola fabbrica a riuscirvi.
Nessuno vi riuscirà da solo.
Ma insieme… forse… chissà… succederà…

6. Se ci voleste chiedere “voi dove volete andare?”, vi risponderemo che molto dipende da quanto ancora quel “voi” è distante dal “noi”! Quali sono i passaggi utili e necessari perché il “noi” e “voi” sfumino e si saldino.
Questo sarà un processo di reale convergenza o non sarà affatto. Sarà, oppure, lentamente, rischierà di rientrare nella normalizzazione, nella compatibilità, negli equilibri dell’oggi.
Quale forma prenderà nessuno è in grado di stabilirlo ora e adesso. Potremo stabilirlo solo lottando insieme, mettendoci a verifica, facendo bilanci e rilanciando. La forma sarà quella necessaria per affrontare le sfide e rispondere alle ambizioni che ci porremo: la pratica dell’oggi alimenta la teoria che ci servirà per la pratica del domani.

7. Se non il “convergere per insorgere” del 26 marzo a Firenze, cosa allora?

Insorgiamo con i lavoratori GKN

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Giovedì 17 febbraio 2022 Assemblea generale di supporto – Insorgiamo verso il 26 Marzo!

da Insorgiamo con i lavoratori GKN

Assemblea generale di supporto - Insorgiamo verso il 26 Marzo!

Assemblea generale di supporto – Insorgiamo verso il 26 Marzo!

GIOVEDI’ 17 FEBBRAIO h 20:30 CASA del POPOLO “LA COSTITUZIONE” di QUINTO BASSO
ASSEMBLEA GENERALE di SUPPORTO, INSORGIAMO VERSO IL 26 MARZO

Sono passati 7 mesi dal 9 luglio, quando il fondo di investimento Melrose decideva di chiudere lo stabilimento GKN di Campi Bisenzio, per ragioni puramente speculative. Da allora si è aperta una pagina importante di lotta che ha visto nei 500 lavoratori e lavoratrici della GKN e nel loro Collettivo di Fabbrica il motore principale, e nel tessuto sociale e politico del territorio circostante un esercito invincibile.
In questi 7 mesi non abbiamo solo ottenuto un accordo che sancisce il ritiro dei licenziamenti. Abbiamo imparato a tenere una fabbrica e a fonderla indissolubilmente con la città che la circondava ma non la vedeva, a scrivere leggi contro le delocalizzazioni, a legare mobilità sostenibile, transizione ecologica e salvaguardia del tessuto produttivo, a confrontarci con gli oppressi di un paese intero.
In una parola, abbiamo imparato a essere maggioranza sociale.
Ora è il momento che questa maggioranza si presenti, come già abbiamo fatto in 40mila il 18 settembre 2021. Non più e non solo per difendere i 500 posti di lavoro dello stabilimento di Campi. Bensì per contrattaccare, per ribaltare i rapporti di forza e per portare i nostri bisogni e il nostro programma sulla scena.
Il Collettivo di Fabbrica è già in movimento in tutta Italia, con l’Insorgiamo tour, per ascoltare realtà lavorative, studenti e studentesse in lotta, operai/e precari/e, organizzazioni politiche e movimenti sociali e costruire insieme una grande manifestazione che si terrà il 26 marzo a Firenze.
Il nostro compito principale sarà quello di coinvolgere la nostra città e la nostra provincia, passando in rassegna tutti i posti di lavoro, le scuole, ogni comune e quartiere della città metropolitana.
Per questo il 17 febbraio vi chiamiamo tutte e tutti al circolo La Costituzione di Quinto basso a Sesto Fiorentino, per fare il punto sulla vertenza GKN e prepararci a insorgere ancora.

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L’antifascismo non si condanna, si pratica e si diffonde!

L'antifascismo non si condanna, si pratica e si diffonde!

L’antifascismo non si condanna, si pratica e si diffonde!

Dalla piazza di ieri, fianco a fianco con la Genova Antifascista, con chi mette i propri corpi e la propria determinazione nelle piazze e nelle strade delle nostre città per non lasciare il minimo spazio di agibilità alla feccia fascista!

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Sabato 12 febbraio Firenze Antifascista torna in piazza – No pasarán!

Sabato 12 febbraio ore 17:00 Piazza della Costituzione.

Manifestazione antifascista

Manifestazione antifascista

Ancora una volta, Casaggi, giovanile di Fratelli d’Italia, scende in piazza sabato 12 in una manifestazione in ricordo delle “vittime delle foibe”, unica data praticabile per la destra fiorentina, dopo anni nei quali avevano dovuto rinunciarvi (l’ultima risale infatti a ben prima dell’era COVID).

Ancora una volta sono le stesse istituzioni “democratiche” (Regione a Comune in primis) a prestare il fianco ad iniziative simili e a continuare a dare l’agibilità politica a questi nostalgici del ventennio, un po’ ripuliti per poter coabitare nelle stanze del potere.
Infatti, al PD fiorentino è parso giusto bilanciare la presenza in città di un bellissimo murales dedicato a Gramsci, morto nelle galere fasciste, con un altro da farsi in Largo “Martiri delle Foibe” su “le vittime civili, gli esuli e i rimpatriati civili Italiani della seconda Guerra Mondiale”.
E se, in Gavinana, si è dedicato un parco giochi ad Aronne Cavicchi (il più piccolo della famiglia Cavicchi, impiccati dai fascisti nell’ambito della battaglia di Pian d’Albero), come non dedicarne un altro a Norma Cossetto (simbolo della decontestualizzazione e falsificazione in atto della storia della Resistenza Antifascista sul fronte orientale).

D’altronde non è storia nuova, NOI RICORDIAMO TUTTO!

Come scordarsi il governatore Giani in testa al corteo di neofascisti di Casaggi e CasaPound a perorare la causa come un convinto anticomunista e come dimenticare le onorificenze istituzionali a personaggi per niente ambigui ma convintamente fascisti come il professor Del Nero di Lealta e Azione.

Capi liberali, neo-democristiani, convinti fautori della legalità a tutti i costi, per quanto la vostra retorica parli di “Italiani brava gente”, per quanto proviate a equiparare gli italiani che difesero la Repubblica Sociale di Salò con quelli che si unirono agli Antifascisti Titini partigiani contro il nazifascismo, sappiate che la storia continua a dirci che non è mai esistita una memoria condivisa, che oggi come ieri non siamo tutti sulla stessa barca!

Non è l’essere italiani che descrive chi siamo, ma la nostra condizione sociale!
Fuori dalle vostre fantasiose ricostruzioni ed equilibrismi c’è un mondo reale, nel quale le divisioni sono strutturali, c’erano allora fascisti e partigiani, gli uni opprimevano, gli altri lottavano per un mondo nuovo, oggi come ieri ci sono gli sfruttati e gli sfruttatori, siamo divisi per condizione sociale, economica, lavorativa, di classe!
Come dire, c’è chi licenzia e chi viene licenziato, chi lavora sul lavoro altrui e chi col proprio lavoro non arriva a fine mese!

Vogliamo sottolineare invece come qualcosa di condiviso sia ben evidente: l’azione di governo che orizzontalmente dal PD a Fratelli d’Italia, da LEU alla Lega, ha prodotto negli anni i tagli al sistema pubblico di cui oggi vediamo le conseguenze, la distruzione del mondo del lavoro, precarizzando tutto quello che potevano, l’aver favorito privati e aziende elargendo milioni su milioni che sono nelle tasche del padrone di turno invece che essere reinvestiti, ad esempio in sicurezza sui posti di lavoro, e potremo continuare a lungo!

NOI SIAMO gli ANTIFASCISTI e LE ANTIFASCISTE a FIRENZE!

Non faremo passare sotto silenzio né l’infamia di questi sparuti fascistelli né la complicità di PD ed Istituzioni.

SCENDIAMO IN PIAZZA SABATO 12!
Par ribadire la necessità di essere partigiani, mettendo alla gogna i tentativi di recrudescenza e la malafede di chi ci governa.

Anche in periodo di pandemia c’è da rimboccarsi le maniche! Da esporsi, da urlare forte e chiaro:
Resistenza è il nostro motto,
NO PASARAN!
Ora e sempre!

Firenze Antifascista

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Martedì 8 febbraio 2022 Sciopero archivisti e bibliotecari in appalto

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Sciopero archivisti e bibliotecari in appalto

Sciopero archivisti e bibliotecari in appalto

Martedì 8 febbraio i lavoratori esternalizzati di biblioteche e archivi di Firenze (@Biblio-precari Firenze) sciopereranno contro la scelte del Comune di tagliare di 500.000 euro annui le risorse del prossimo appalto, facendo perdere in questo modo a lavoratori e lavoratrici garanzie contrattuali, se non il posto di lavoro stesso!

Così la stessa amministrazione comunale che candida la nostra città a capitale del libro e non perde occasione per mostrarsi come polo culturale, a livello italiano e non solo, decide di lasciare a casa bibliotecari e bibliotecarie che da anni offrono un servizio essenziale, facendo un danno a tutta la città e a chi la vive.

Sono sempre più i lavoratori e le lavoratrici, nel mondo della cultura come nei servizi, esternalizzati e costretti a lavorare sotto appalto, che ad ogni cambio di bando rischiano di subire diminuzioni della paga o tagli sui diritti e che spesso non sanno nemmeno se potranno mantenere il proprio posto di lavoro.

Per questo rilanciamo e supportiamo le richieste dei bibliotecari:
– individuazione del CCNL leader o di riferimento;
– inclusione della clausola sociale per il riassorbimento del personale attualmente impiegato;
– determinazione, in base alle tabelle ministeriali, dell’effettivo costo della manodopera e la possibilità di dare all’offerta tecnica un punteggio decisamente superiore rispetto a quella economica, per evitare aggiudicazioni determinate da ribassi.

Non si può continuar a viver da precari e senza nessuna sicurezza, né nelle biblioteche né altrove!

https://www.facebook.com/events/610838659980299

Che lavoro di merda

Che lavoro di merda

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Noi proviamo a immaginare come potrebbe essere.

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Verso il 26 Marzo

Verso il 26 Marzo

Noi proviamo a immaginare come potrebbe essere.

E’ una giornata di fine marzo. Potrebbe essere grigia e temporalesca o forse con un bel tepore primaverile.
Ci sono vicoli stretti, viali e piazze, di solito affollati dallo struscio turistico. Ci sono pullman che hanno appena parcheggiato e macchine che si sono messe in moto presto, mosse solo e soltanto dalla voglia di esserci.

L’ultima volta che abbiamo riempito queste strade era il 18 settembre. Mancavano pochi giorni ai nostri licenziamenti. Ma già allora vi avevamo detto che eravate lì non per noi, ma con noi. Non per i nostri problemi, ma con i vostri problemi.
Ora, che le lettere di licenziamento non ci sono più, ora che siamo solo dei banali, banalissimi, cassaintegrati, proprio ora ci siamo chiesti: che persone saremmo se non tornassimo a mobilitarci?

E non smobilitiamo per diverse ragioni. Primo perché non c’è fabbrica salva in un paese che non è salvo. E perché la vertenza non è conclusa.
Perchè nella singola fabbrica abbiamo ottenuto l’accordo sindacale migliore possibile nel contesto dato. Ma è il contesto che va cambiato.
Perché tante vertenze sono state bollite a fuoco lento, dall’ammortizzatore, dalla reindustrializzazione lenta, dall’attesa, dal calo di interesse. E noi continuiamo ostinatamente a dire: questa volta no.

Il 18 settembre volevamo fare iniziare prima l’autunno. E l’autunno c’è stato, con scuole in mobilitazione, scioperi generali, cortei a Roma. C’è stato ma non è bastato. E’ stato sufficiente ad aprire spiragli di cambiamento, non a realizzarlo.
Poi è arrivato il letargo invernale con la quarta ondata di Covid e il “bla bla” tossico e nocivo ci ha di nuovo sovrastati.
E ora c’è questo corteo che avanza in piena primavera. Con le sue imperfezioni, dubbi, debolezze. Con quel tarlo che ti mangia vivo: è andata sempre così, andrà sempre così, non cambierà mai niente.

E c’è uno striscione basso con scritto “Collettivo di fabbrica ” e il nome di una fabbrica che non esiste più o che forse esisterà per sempre.
E dietro arranca uno striscione che inizia a mostrare l’usura del tempo. 4 pali e una scritta bianca su sfondo rosso. Forse è un proposito, un auspicio o un obiettivo: Insorgiamo.
E se tendi l’orecchio il silenzio è già rotto da tamburi e cori. E poi il solito uso e abuso di fumogeni. Che viziaccio.
E c’è l’ansia della prestazione, la tensione del momento, la paura di non partire, e poi magari di non arrivare da nessuna parte. Ma si sta così abbracciati, così stretti che passa. Passa tutto. Perché il domani arriva sempre. Se migliore o peggiore lo decidiamo oggi. E non è poco avere il privilegio di poter contribuire a determinarlo.

E poi, c’è un magma di rivendicazioni, richieste, aspirazioni. C’è chi forse voleva solo una legge antidelocalizzazioni vera. Ed è venuto a reclamarla. Ci sono alcune delle aziende in crisi. Ci sono lavoratori e lavoratrici della sanità, del pubblico impiego, dei trasporti, della logistica, ma anche dello spettacolo, dell’informazione, dell’arte.
C’è chi non arriva in fondo al mese. C’è chi è precario da una vita. Ci sono reti ambientaliste, studenti, chi sostiene che lo sciopero generale e generalizzato sia un percorso che non si può arrestare. C’è chi reclama diritti civili, chi sociali. C’è che non si vede più nessun confine tra questi obiettivi.
Sono mille aspirazioni che prendono la consapevolezza che senza un cambiamento complessivo dei rapporti di forza siamo solo pura testimonianza.

E arrivati in fondo, al concentramento finale, la prima basilare esigenza è di fare un minuto di silenzio.
Un enorme minuto di silenzio. Per ripulirsi la testa. Per fare uscire narrazioni tossiche, parole nocive, luoghi comuni, concetti martellanti e ripetitivi. Un minuto di silenzio come a cercare un punto zero di un nuovo inizio.
Un punto zero che ufficializzi questo: non siamo lì per qualche emergenza particolare, per qualche ricorrenza particolare. Siamo lì per una unica grande urgenza di cambiamento, in un giorno qualsiasi e per tutti i giorni in cui ci siamo fatti vincere dalla passività.

Ecco, ci state chiedendo la piattaforma del 26 marzo, ci state chiedendo cosa succederà, chi indice, se sarà un corteo o cosa.
Non riteniamo di poter rispondere da soli a queste domande. Eppure proveremo a rispondere a tutto, a tempo debito. Ma innanzitutto e senza paura, se ce lo chiedete, vi diciamo che ce immaginiamo così.

Ma tutto questo avverrà solo come enorme processo di convergenza e responsabilizzazione collettiva. O non avverrà affatto.
#Insorgiamo

Teniamoci liberi per il 26Marzo. Ci vediamo a Firenze.
Stay tuned.

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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Macche’ volontariato, dovete pagarci!

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Work for free

Work for free

“𝘊𝘰𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘤𝘦𝘭𝘨𝘰𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘦𝘴𝘱𝘦𝘳𝘪𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘴𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘣𝘦𝘯𝘪𝘴𝘴𝘪𝘮𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘯𝘦 𝘶𝘴𝘤𝘪𝘳𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘢𝘳𝘳𝘪𝘤𝘤𝘩𝘪𝘵𝘪 𝘥𝘢𝘭 𝘱𝘶𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘷𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘦𝘤𝘰𝘯𝘰𝘮𝘪𝘤𝘰, 𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘯𝘷𝘦𝘤𝘦 𝘷𝘦𝘳𝘳𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘳𝘪𝘱𝘢𝘨𝘢𝘵𝘪 𝘤𝘰𝘯 𝘶𝘯’𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘮𝘰𝘯𝘦𝘵𝘢, 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘦𝘵𝘵𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘪𝘮𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘪𝘭 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘧𝘶𝘵𝘶𝘳𝘰: 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘳𝘳𝘪𝘤𝘤𝘩𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘤𝘶𝘭𝘵𝘶𝘳𝘢𝘭𝘦.”
Eurovision Song Contest 2022

Una delle truffe più grandi e ben orchestrate del nostro tempo, è la narrazione romantica del “volontariato”. Una farsa, che fa leva su una falsa morale che incensa il lavoro non retribuito come una grande opportunità, come un’esperienza da cogliere, come una libera scelta per un-una giovane, oltretutto da ringraziare per il suo senso civico e il suo “servizio alla comunità”.
Una palestra di obbedienza, di sfruttamento, che deve abituare a vendere il nostro tempo a qualcuno e farlo pensando che sia normale. Normale lavorare gratis.
E se questo accade dai banchi di scuola e all’università, con i progetti di Alternanza, Stage e Tirocini, oltretutto spesso tutt’altro che stimolanti e formativi, da tempo è un dilagare di grandi eventi, kermesse o fiere dove si “cercano volontari”. In Italia l’esordio su larga scala fu ad Expo 2015 a Milano, dove si chiedeva 8000 volontari/e, osannati su Tv e giornali come “un esercito gentile di giovani volenterosi con zainetto e cappellino”, impegnati a coprire le nefandezze, gli appalti truccati e i buchi di bilancio (pubblici!) per la mitica kermesse (privata!)
Ma fra concertoni vari, come quello del Jova Beach dove si chiedevano giovani volontari disposti a fare turni da 12 ore (!!) ma con qualche gadget e panino pranzo/cena di ricompensa, fino a musei e mostre, è di nuovo un grande evento musicale come EUROVISION a fare appello a “giovani volontari under 30” pronti a “viversi in modo alternativo l’evento da fan” mettendosi a servizio pronti ad entrare gratis (!!) nel parco-fiera se disponibile a fare turni che possono durare fino a tutto il giorno, e dare almeno 3 turni di disponibilità. E beh certo, sennò che fan sei se non te la sudi un po? E poi, ce l’avresti sennò i soldi per permetterti un biglietto?
Fortunatamente a Torino, sede primaverile dell’evento europeo, si è alzata la voce di giovani e lavoratori. Con un tasso di disoccupazione giovanile del 30%, con una crisi assillante che non permette a chi lavora di pagarsi affitto e bollette, con 1 lavoratori su 4 ha stipendio così basso da soglia di povertà, che fantastica idea cercare centinaia di lavoratori gratis ad ingrassare il conto di un grande evento musicale con incassi da quattro zeri!!
Il nostro tempo è prezioso, e regalarlo a chi ci lucra sopra è inaccettabile. Si chiama lavoro gratuito. Si chiama sfruttamento. E va combattuto. E sabotato

Che lavoro di merda

Che lavoro di merda

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Sentenza slittata ma la solidarietà non si arresta!

Stamattina dovevano uscire le sentenze per gli/le antifascist* processati per i fatti delle Piagge del 2014, cioè aver fisicamente impedito ai fascisti di Forza Nuova di manifestare nel quartiere popolare delle Piagge. Per ragioni burocratiche, l’udienza finale è stata spostata all’8 di marzo… Ma la solidarietà non si ferma!
Nel pomeriggio, ci siamo ritrovati in Piazza Dalmazia, altro luogo tristemente noto in città per l’uccisione di Samb Modou e Diop Mor da parte del fascista di Casapound, Gianluca Casseri. Abbiamo attraversato le strade del quartiere per ribadire che la lotta antifascista è ancora necessaria e che il fascismo si combatte per le strade e per le piazze, continuando a ricordare i nostri morti e a togliere ai fascisti agibilità politica in città.
Chiediamo ancora una volta a tutt* di diffondere la notizia, esprimere la solidarietà con foto, cartelli o video e di restare pronti a mobilitarsi al fianco di tutt* gli antifascisti e le antifasciste sotto processo.

L’antifascimo si pratica e si diffonde!
La solidarietà è lotta!

la solidarietà non si arresta!

la solidarietà non si arresta!

la solidarietà non si arresta!

la solidarietà non si arresta!

Firenze Antifascista

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