Sabato 12 febbraio Firenze Antifascista torna in piazza – No pasarán!

Sabato 12 febbraio ore 17:00 Piazza della Costituzione.

Manifestazione antifascista

Manifestazione antifascista

Ancora una volta, Casaggi, giovanile di Fratelli d’Italia, scende in piazza sabato 12 in una manifestazione in ricordo delle “vittime delle foibe”, unica data praticabile per la destra fiorentina, dopo anni nei quali avevano dovuto rinunciarvi (l’ultima risale infatti a ben prima dell’era COVID).

Ancora una volta sono le stesse istituzioni “democratiche” (Regione a Comune in primis) a prestare il fianco ad iniziative simili e a continuare a dare l’agibilità politica a questi nostalgici del ventennio, un po’ ripuliti per poter coabitare nelle stanze del potere.
Infatti, al PD fiorentino è parso giusto bilanciare la presenza in città di un bellissimo murales dedicato a Gramsci, morto nelle galere fasciste, con un altro da farsi in Largo “Martiri delle Foibe” su “le vittime civili, gli esuli e i rimpatriati civili Italiani della seconda Guerra Mondiale”.
E se, in Gavinana, si è dedicato un parco giochi ad Aronne Cavicchi (il più piccolo della famiglia Cavicchi, impiccati dai fascisti nell’ambito della battaglia di Pian d’Albero), come non dedicarne un altro a Norma Cossetto (simbolo della decontestualizzazione e falsificazione in atto della storia della Resistenza Antifascista sul fronte orientale).

D’altronde non è storia nuova, NOI RICORDIAMO TUTTO!

Come scordarsi il governatore Giani in testa al corteo di neofascisti di Casaggi e CasaPound a perorare la causa come un convinto anticomunista e come dimenticare le onorificenze istituzionali a personaggi per niente ambigui ma convintamente fascisti come il professor Del Nero di Lealta e Azione.

Capi liberali, neo-democristiani, convinti fautori della legalità a tutti i costi, per quanto la vostra retorica parli di “Italiani brava gente”, per quanto proviate a equiparare gli italiani che difesero la Repubblica Sociale di Salò con quelli che si unirono agli Antifascisti Titini partigiani contro il nazifascismo, sappiate che la storia continua a dirci che non è mai esistita una memoria condivisa, che oggi come ieri non siamo tutti sulla stessa barca!

Non è l’essere italiani che descrive chi siamo, ma la nostra condizione sociale!
Fuori dalle vostre fantasiose ricostruzioni ed equilibrismi c’è un mondo reale, nel quale le divisioni sono strutturali, c’erano allora fascisti e partigiani, gli uni opprimevano, gli altri lottavano per un mondo nuovo, oggi come ieri ci sono gli sfruttati e gli sfruttatori, siamo divisi per condizione sociale, economica, lavorativa, di classe!
Come dire, c’è chi licenzia e chi viene licenziato, chi lavora sul lavoro altrui e chi col proprio lavoro non arriva a fine mese!

Vogliamo sottolineare invece come qualcosa di condiviso sia ben evidente: l’azione di governo che orizzontalmente dal PD a Fratelli d’Italia, da LEU alla Lega, ha prodotto negli anni i tagli al sistema pubblico di cui oggi vediamo le conseguenze, la distruzione del mondo del lavoro, precarizzando tutto quello che potevano, l’aver favorito privati e aziende elargendo milioni su milioni che sono nelle tasche del padrone di turno invece che essere reinvestiti, ad esempio in sicurezza sui posti di lavoro, e potremo continuare a lungo!

NOI SIAMO gli ANTIFASCISTI e LE ANTIFASCISTE a FIRENZE!

Non faremo passare sotto silenzio né l’infamia di questi sparuti fascistelli né la complicità di PD ed Istituzioni.

SCENDIAMO IN PIAZZA SABATO 12!
Par ribadire la necessità di essere partigiani, mettendo alla gogna i tentativi di recrudescenza e la malafede di chi ci governa.

Anche in periodo di pandemia c’è da rimboccarsi le maniche! Da esporsi, da urlare forte e chiaro:
Resistenza è il nostro motto,
NO PASARAN!
Ora e sempre!

Firenze Antifascista

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Martedì 8 febbraio 2022 Sciopero archivisti e bibliotecari in appalto

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Sciopero archivisti e bibliotecari in appalto

Sciopero archivisti e bibliotecari in appalto

Martedì 8 febbraio i lavoratori esternalizzati di biblioteche e archivi di Firenze (@Biblio-precari Firenze) sciopereranno contro la scelte del Comune di tagliare di 500.000 euro annui le risorse del prossimo appalto, facendo perdere in questo modo a lavoratori e lavoratrici garanzie contrattuali, se non il posto di lavoro stesso!

Così la stessa amministrazione comunale che candida la nostra città a capitale del libro e non perde occasione per mostrarsi come polo culturale, a livello italiano e non solo, decide di lasciare a casa bibliotecari e bibliotecarie che da anni offrono un servizio essenziale, facendo un danno a tutta la città e a chi la vive.

Sono sempre più i lavoratori e le lavoratrici, nel mondo della cultura come nei servizi, esternalizzati e costretti a lavorare sotto appalto, che ad ogni cambio di bando rischiano di subire diminuzioni della paga o tagli sui diritti e che spesso non sanno nemmeno se potranno mantenere il proprio posto di lavoro.

Per questo rilanciamo e supportiamo le richieste dei bibliotecari:
– individuazione del CCNL leader o di riferimento;
– inclusione della clausola sociale per il riassorbimento del personale attualmente impiegato;
– determinazione, in base alle tabelle ministeriali, dell’effettivo costo della manodopera e la possibilità di dare all’offerta tecnica un punteggio decisamente superiore rispetto a quella economica, per evitare aggiudicazioni determinate da ribassi.

Non si può continuar a viver da precari e senza nessuna sicurezza, né nelle biblioteche né altrove!

https://www.facebook.com/events/610838659980299

Che lavoro di merda

Che lavoro di merda

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Noi proviamo a immaginare come potrebbe essere.

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Verso il 26 Marzo

Verso il 26 Marzo

Noi proviamo a immaginare come potrebbe essere.

E’ una giornata di fine marzo. Potrebbe essere grigia e temporalesca o forse con un bel tepore primaverile.
Ci sono vicoli stretti, viali e piazze, di solito affollati dallo struscio turistico. Ci sono pullman che hanno appena parcheggiato e macchine che si sono messe in moto presto, mosse solo e soltanto dalla voglia di esserci.

L’ultima volta che abbiamo riempito queste strade era il 18 settembre. Mancavano pochi giorni ai nostri licenziamenti. Ma già allora vi avevamo detto che eravate lì non per noi, ma con noi. Non per i nostri problemi, ma con i vostri problemi.
Ora, che le lettere di licenziamento non ci sono più, ora che siamo solo dei banali, banalissimi, cassaintegrati, proprio ora ci siamo chiesti: che persone saremmo se non tornassimo a mobilitarci?

E non smobilitiamo per diverse ragioni. Primo perché non c’è fabbrica salva in un paese che non è salvo. E perché la vertenza non è conclusa.
Perchè nella singola fabbrica abbiamo ottenuto l’accordo sindacale migliore possibile nel contesto dato. Ma è il contesto che va cambiato.
Perché tante vertenze sono state bollite a fuoco lento, dall’ammortizzatore, dalla reindustrializzazione lenta, dall’attesa, dal calo di interesse. E noi continuiamo ostinatamente a dire: questa volta no.

Il 18 settembre volevamo fare iniziare prima l’autunno. E l’autunno c’è stato, con scuole in mobilitazione, scioperi generali, cortei a Roma. C’è stato ma non è bastato. E’ stato sufficiente ad aprire spiragli di cambiamento, non a realizzarlo.
Poi è arrivato il letargo invernale con la quarta ondata di Covid e il “bla bla” tossico e nocivo ci ha di nuovo sovrastati.
E ora c’è questo corteo che avanza in piena primavera. Con le sue imperfezioni, dubbi, debolezze. Con quel tarlo che ti mangia vivo: è andata sempre così, andrà sempre così, non cambierà mai niente.

E c’è uno striscione basso con scritto “Collettivo di fabbrica ” e il nome di una fabbrica che non esiste più o che forse esisterà per sempre.
E dietro arranca uno striscione che inizia a mostrare l’usura del tempo. 4 pali e una scritta bianca su sfondo rosso. Forse è un proposito, un auspicio o un obiettivo: Insorgiamo.
E se tendi l’orecchio il silenzio è già rotto da tamburi e cori. E poi il solito uso e abuso di fumogeni. Che viziaccio.
E c’è l’ansia della prestazione, la tensione del momento, la paura di non partire, e poi magari di non arrivare da nessuna parte. Ma si sta così abbracciati, così stretti che passa. Passa tutto. Perché il domani arriva sempre. Se migliore o peggiore lo decidiamo oggi. E non è poco avere il privilegio di poter contribuire a determinarlo.

E poi, c’è un magma di rivendicazioni, richieste, aspirazioni. C’è chi forse voleva solo una legge antidelocalizzazioni vera. Ed è venuto a reclamarla. Ci sono alcune delle aziende in crisi. Ci sono lavoratori e lavoratrici della sanità, del pubblico impiego, dei trasporti, della logistica, ma anche dello spettacolo, dell’informazione, dell’arte.
C’è chi non arriva in fondo al mese. C’è chi è precario da una vita. Ci sono reti ambientaliste, studenti, chi sostiene che lo sciopero generale e generalizzato sia un percorso che non si può arrestare. C’è chi reclama diritti civili, chi sociali. C’è che non si vede più nessun confine tra questi obiettivi.
Sono mille aspirazioni che prendono la consapevolezza che senza un cambiamento complessivo dei rapporti di forza siamo solo pura testimonianza.

E arrivati in fondo, al concentramento finale, la prima basilare esigenza è di fare un minuto di silenzio.
Un enorme minuto di silenzio. Per ripulirsi la testa. Per fare uscire narrazioni tossiche, parole nocive, luoghi comuni, concetti martellanti e ripetitivi. Un minuto di silenzio come a cercare un punto zero di un nuovo inizio.
Un punto zero che ufficializzi questo: non siamo lì per qualche emergenza particolare, per qualche ricorrenza particolare. Siamo lì per una unica grande urgenza di cambiamento, in un giorno qualsiasi e per tutti i giorni in cui ci siamo fatti vincere dalla passività.

Ecco, ci state chiedendo la piattaforma del 26 marzo, ci state chiedendo cosa succederà, chi indice, se sarà un corteo o cosa.
Non riteniamo di poter rispondere da soli a queste domande. Eppure proveremo a rispondere a tutto, a tempo debito. Ma innanzitutto e senza paura, se ce lo chiedete, vi diciamo che ce immaginiamo così.

Ma tutto questo avverrà solo come enorme processo di convergenza e responsabilizzazione collettiva. O non avverrà affatto.
#Insorgiamo

Teniamoci liberi per il 26Marzo. Ci vediamo a Firenze.
Stay tuned.

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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Macche’ volontariato, dovete pagarci!

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Work for free

Work for free

“𝘊𝘰𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘤𝘦𝘭𝘨𝘰𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘦𝘴𝘱𝘦𝘳𝘪𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘴𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘣𝘦𝘯𝘪𝘴𝘴𝘪𝘮𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘯𝘦 𝘶𝘴𝘤𝘪𝘳𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘢𝘳𝘳𝘪𝘤𝘤𝘩𝘪𝘵𝘪 𝘥𝘢𝘭 𝘱𝘶𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘷𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘦𝘤𝘰𝘯𝘰𝘮𝘪𝘤𝘰, 𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘯𝘷𝘦𝘤𝘦 𝘷𝘦𝘳𝘳𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘳𝘪𝘱𝘢𝘨𝘢𝘵𝘪 𝘤𝘰𝘯 𝘶𝘯’𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘮𝘰𝘯𝘦𝘵𝘢, 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘦𝘵𝘵𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘪𝘮𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘪𝘭 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘧𝘶𝘵𝘶𝘳𝘰: 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘳𝘳𝘪𝘤𝘤𝘩𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘤𝘶𝘭𝘵𝘶𝘳𝘢𝘭𝘦.”
Eurovision Song Contest 2022

Una delle truffe più grandi e ben orchestrate del nostro tempo, è la narrazione romantica del “volontariato”. Una farsa, che fa leva su una falsa morale che incensa il lavoro non retribuito come una grande opportunità, come un’esperienza da cogliere, come una libera scelta per un-una giovane, oltretutto da ringraziare per il suo senso civico e il suo “servizio alla comunità”.
Una palestra di obbedienza, di sfruttamento, che deve abituare a vendere il nostro tempo a qualcuno e farlo pensando che sia normale. Normale lavorare gratis.
E se questo accade dai banchi di scuola e all’università, con i progetti di Alternanza, Stage e Tirocini, oltretutto spesso tutt’altro che stimolanti e formativi, da tempo è un dilagare di grandi eventi, kermesse o fiere dove si “cercano volontari”. In Italia l’esordio su larga scala fu ad Expo 2015 a Milano, dove si chiedeva 8000 volontari/e, osannati su Tv e giornali come “un esercito gentile di giovani volenterosi con zainetto e cappellino”, impegnati a coprire le nefandezze, gli appalti truccati e i buchi di bilancio (pubblici!) per la mitica kermesse (privata!)
Ma fra concertoni vari, come quello del Jova Beach dove si chiedevano giovani volontari disposti a fare turni da 12 ore (!!) ma con qualche gadget e panino pranzo/cena di ricompensa, fino a musei e mostre, è di nuovo un grande evento musicale come EUROVISION a fare appello a “giovani volontari under 30” pronti a “viversi in modo alternativo l’evento da fan” mettendosi a servizio pronti ad entrare gratis (!!) nel parco-fiera se disponibile a fare turni che possono durare fino a tutto il giorno, e dare almeno 3 turni di disponibilità. E beh certo, sennò che fan sei se non te la sudi un po? E poi, ce l’avresti sennò i soldi per permetterti un biglietto?
Fortunatamente a Torino, sede primaverile dell’evento europeo, si è alzata la voce di giovani e lavoratori. Con un tasso di disoccupazione giovanile del 30%, con una crisi assillante che non permette a chi lavora di pagarsi affitto e bollette, con 1 lavoratori su 4 ha stipendio così basso da soglia di povertà, che fantastica idea cercare centinaia di lavoratori gratis ad ingrassare il conto di un grande evento musicale con incassi da quattro zeri!!
Il nostro tempo è prezioso, e regalarlo a chi ci lucra sopra è inaccettabile. Si chiama lavoro gratuito. Si chiama sfruttamento. E va combattuto. E sabotato

Che lavoro di merda

Che lavoro di merda

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Sentenza slittata ma la solidarietà non si arresta!

Stamattina dovevano uscire le sentenze per gli/le antifascist* processati per i fatti delle Piagge del 2014, cioè aver fisicamente impedito ai fascisti di Forza Nuova di manifestare nel quartiere popolare delle Piagge. Per ragioni burocratiche, l’udienza finale è stata spostata all’8 di marzo… Ma la solidarietà non si ferma!
Nel pomeriggio, ci siamo ritrovati in Piazza Dalmazia, altro luogo tristemente noto in città per l’uccisione di Samb Modou e Diop Mor da parte del fascista di Casapound, Gianluca Casseri. Abbiamo attraversato le strade del quartiere per ribadire che la lotta antifascista è ancora necessaria e che il fascismo si combatte per le strade e per le piazze, continuando a ricordare i nostri morti e a togliere ai fascisti agibilità politica in città.
Chiediamo ancora una volta a tutt* di diffondere la notizia, esprimere la solidarietà con foto, cartelli o video e di restare pronti a mobilitarsi al fianco di tutt* gli antifascisti e le antifasciste sotto processo.

L’antifascimo si pratica e si diffonde!
La solidarietà è lotta!

la solidarietà non si arresta!

la solidarietà non si arresta!

la solidarietà non si arresta!

la solidarietà non si arresta!

Firenze Antifascista

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Sta rottura de cojoni dei fascisti”, è l’ora della solidarietà attiva a chi pratica antifascismo!

Solidarietà a chi lotta!

Solidarietà a chi lotta!

Solidarietà a chi lotta. Al fianco degli antifascisti e delle antifasciste sotto processo!

Solidarietà attiva a chi partica l'antifascismo

Solidarietà attiva a chi partica l’antifascismo

A Firenze in questo periodo molti/e antifascist/e fiorentini/e vedranno aprirsi o concludersi diversi processi a loro carico. Sul banco degli imputati, da una parte chi lotta e pratica antifascismo, dall’altra giudici, poliziotti, fascisti da bosco, cioè di Governo (Salvini e Donzelli) o fascisti da riviera (come Forza Nuova).

Lunedì 24 prossimo è attesa la sentenza definitiva per 8 compagni/e accusati per resistenza pluriaggravata, adunata sediziosa, danneggiamento e porto di oggetti atti a offendere, a cui vengono richiesti 1 anni di pena. Il processo si è costruito sui fatti del dicembre 2014, quando un nutrito presidio antifascista impedì un corteo di Forza Nuova nel quartiere popolare delle Piagge, nella periferia fiorentina. I fascisti speculando sull’onda dei fatti successi a Roma nel quartiere di Tor Sapienza, dove avevano tentato di assaltare un centro per rifugiati, al grido delle loro parole d’ordine opportuniste e razziste come lo slogan “Prima gli italiani”, tanto caro adesso alla destra governista, che siede serenamente nelle stanze dei bottoni. La presenza degli antifa e del quartiere impedì a FN di presentarsi, ma quando il presidio venne a conoscenza che la questura aveva spostato i fascisti in un’altra zona della città poco distante, compattamente si decise di spostarsi per impedirlo: “né alle Piagge, né altrove”. Come da copione, la celere tentò di impedire al corteo di muoversi caricando più volte gli/le antifascisti/e che provarono a difendersi come potevano. Questo solo il primo, con richieste di condanna pesanti, di una serie di pratiche messe sotto processo: a Firenze, fascisti, sessisti, razzisti e spacciatori di odio non sono i benvenuti!

La natura di questi figuri la conoscevamo bene, servi dei potenti e sempre pronti a far il gioco dei padroni, e non ci hanno certo stupito le immagini di Forza Nuova sotto la sede della CGIL a Roma e non sono le sole che hanno “indignato” tutto il Paese, dagli spari di Traini a Macerata, alla bandiera nazista sulla bara di un loro militante, e ancora soprusi e stupri, le complicità nelle stragi di Stato.
Questa indignazione ad intermittenza, utile per qualcuno a fini elettorali o per risciacquarsi la bocca con l’antifascismo, sappiamo essere ipocrita, oltre che inutile e dannosa.
E’ da sempre la pratica antifascista, concreta e diffusa, la lotta quotidiana nei quartieri, nei posti di lavoro, nelle scuole, a togliere davvero il terreno fertile al fiorire del germe fascista, sessista, xenofobo.
Gli/le antifascisti/e in questa città, come nel resto del paese, sono spesso accusati per il solo fatto di essersi opposti alla deriva d’odio razzista a cui assistiamo, per aver materialmente impedito l’apertura di sedi e covi, per aver espresso la solidarietà a chi veniva processato e per essersi resi protagonisti di quell’antifascismo militante che dagli esempi della Resistenza partigiana arriva fino a noi. Non sarà né la Magistratura, né qualche timida proposta di legge di questa classe politica a togliere di mezzo Forza Nuova o Casapound. Del resto gli sono funzionali, utili idioti di qualcuno che poi si erge ad “argine democratico contro la deriva fascista”.

Solo la mobilitazione, il protagonismo, l’impegno di chiunque pratichi davvero antifascismo riesce non solo a mettere all’angolo questi gruppuscoli, ma soprattutto a togliere spazi di legittimità e diffondere anticorpi sociali alla diffusione delle loro idee. In questa fase di pesante attacco alle condizioni di vita, al crescente impoverimento del nostro salario e l’aumento del costo della vita, al perenne ricatto della condizione di immigrato, allo scontro imperialistico in corso e alla morsa repressiva che investe posti di lavoro, scuole, università e territori, si deve ribadire il ruolo storico e presente dei fascisti e della repressione dello Stato.
Molte volte abbiamo detto che “non c’è antifascismo senza anticapitalismo” per chiarire che i fascisti sono parte integrate di questo sistema e sono precisamente funzionali alle strategie preventive che vogliono impedire alla classe lavoratrice di migliorare con la lotta le loro condizioni di vita e costituire una propria sovrastruttura ideologica e politica, che possa porre le basi per un mondo più giusto. Per questo vogliamo ribadire la nostra solidarietà agli/alle imputate ma anche nei confronti di chi subisce la repressione sui posti di lavoro, scuole e università e per chi lotta nella difesa dei territori. La solidarietà è lotta antifascista nello schierarsi senza distinguo al fianco di chiunque sia colpito dalla repressione, per il proprio impegno e protagonismo nel togliere fisicamente agibilità ai fascisti. Facciamo dunque appello a tutte le realtà politiche, sindacali e di associazionismo, che fanno propri i principi dell’antifascismo e della Resistenza, ad esprimere solidarietà nei confronti degli/delle antifascisti/e di Firenze, che hanno impedito a questi topi di fogna di propagandare odio e discriminazione nei quartieri di questa città.

Chiunque può trovare la giusta forma per esprimere la propria solidarietà agli/alle imputati/e, anche in questo difficile momento di pandemia: renderla visibile con uno striscione o una foto con la scritta: “SOLIDARIETÀ A CHI LOTTA, AL FIANCO DEI/DELLE ANTIFASCISTI/E SOTTO PROCESSO”, renderla concreta rilanciando la lotta antifascista, contro ogni repressione, lottando per un mondo senza più fascismo e il sistema che lo crea e se ne serve!

L’ANTIFASCISMO si PRATICA e si DIFFONDE
L’ANTIFASCISMO NON SI PROCESSA e non si CONDANNA!

Firenze Antifascista

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La vita delle persone non vale una macchia su un portone!

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La vita delle persone non vale una macchia su un portone!
𝐷𝑖 𝑙𝑎𝑐𝑟𝑖𝑚𝑒, 𝑑𝑖 𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒. 𝐷𝑖 𝑐𝑜𝑒𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑎𝑙𝑒, 𝑙𝑎 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑒 𝑙𝑎 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎.

La vita delle persone non vale una macchia su un portone!

La vita delle persone non vale una macchia su un portone!

Non si può morire così. Eppure i morti sul lavoro sono 4 al giorno, eppure proprio ieri “monetizzavano” il risarcimento ai familiari di Luana morta schiacciata per un macchinario manomesso dall’azienda che secondo le indagini aumentava la produzione dell’8%, eppure i morti di Torino sono solo di qualche settimana fa..

La notizia di Lorenzo, la sua età, il suo ultimo turno di stage chiamato “Alternanza Scuola-Lavoro”, che altro non è che un proficuo accordo del 2015 siglato dal Pd, Imprese e sindacati confederali detta “Buona Scuola”, fa ribollire il sangue nelle vene. Ieri Alternanza, oggi chiamata PCTO, è selezione di classe sin dai banchi di scuola, diversificate per ore sottratte alla formazione a seconda dell’indirizzo fra licei, istituti o tecnici. È manodopera gratuita per le imprese, priva di reale formazione, che educa al lavoro ubbidiente e senza tutele, facendo rientrare così anche studenti e studentesse nel calcolo infinito del lavoro gratuito, degli infortuni, dei morti.
Ma a sole 24 ore dalla morte di Lorenzo, Nardella pensa bene di twittare la sua solidarietà agli industriali della nostra città per quella che lui definisce come un’aggressione violenta contro la sede di Confindustria.
Non ci stona che il suo primo pensiero, nonostante quello che è successo, sia sempre per industriali, padroni e manager.
È lo stesso che quando hanno sparato a bruciapelo ad Idy, un lavoratore senegalese colpevole di aver la pelle nera, usò le stesse identiche parole per due fioriere infrante, mentre per strada si gridava e si piangeva di rabbia per l’ennesima vittima della follia razzista in questa città.

Quello che rasenta il ridicolo è come una macchia di vernice possa diventare un atto violento di fronte ad una vita spezzata, al sangue vivo versato da un ragazzo diciottenne sul pavimento di una fabbrica che al massimo dovrebbe sbucciarsi le ginocchia nell’ora di educazione fisica nel cortile di scuola, non spostare un macchinario che muove sbarre di acciaio.
Ma a dipingere (senza tempera e colori eh, che poi macchiano…) una realtà illusoria che nega ogni sfumatura di questa complessa realtà che è quella in cui vivono la stragrande maggioranza delle persone di questo paese, politici più o meno in carriera sono veramente eccelsi. Nardella continua il suo sermone parlando di un fantomatico “bene comune” verso cui imprese e lavoratori lavorino insieme per fermare un “intollerabile clima di odio” e “scongiurare la tensione sociale”.
A quale “bene comune” si riferisce, di preciso, il nostro sindaco? Di quella “coesione sociale” di cui vanno parlando, mentre nel paese reale ogni giorno si vive sulla propria pelle una realtà che parla di disuguaglianza imperante, di divario ogni giorno più crescente fra i nostri stipendi e il costo di un affitto, una bolletta, un pieno di benzina? Non serve sfogliare le prime pagine dei giornali, caro Nardella, che solo qualche giorno fa mettevano nero su bianco il divario fra pochi signori sempre più facoltosi e milioni di lavoratori sempre più poveri.
Qua, nel mondo qua sotto, la coesione sociale è una truffa a cui non crede nessuno. Neanche in mezzo a quella pandemia che “avrebbe accorciato le distanze”, che ci avrebbe reso “tutti uguali, uniti contro il virus” e che si sta rivelando essere una grande opportunità per alcuni, un dramma sociale per altri. Signor Nardella, qua il mondo è diviso fra chi si fa un tampone molecolare, spende 150 Euro, e in 3h conosce il risultato, e chi fa 3h di fila in farmacia, si paga il tampone, e spera di non ammalarsi e contagiare i propri colleghi di lavoro o i propri cari.
Quale coesione sociale? Quella dove gli studenti della Bocconi hanno un servizio di vigilanza privata all’uscita dalla classa e quella dove gli studenti degli istituti muoiono dentro un capannone?

Confindustria è solo una dei responsabili dello stillicidio quotidiano sul lavoro, uno dei più importanti ed influenti, grazie al piegarsi della politica agli interessi privati. Che si senta responsabile, che senta il sangue di chi come Lorenzo è senza futuro, di chi si è alzato a lavorare e non è più tornato, di chi per fretta, per ansia, per stanchezza, per ritmi infiniti o per un macchinario manomesso, è uscito per andare a lavorare e non è più tornato a casa.
I conti di Confindustria sono sporchi di sangue, e qualcuno glielo ha ricordato.
Il sindaco Nardella invece si ricopre di ridicolo. Ed è giusto ricordarglielo.
La nostra “coesione sociale” è quella che ci spinge ad incontrarci, organizzarci, lottare, lavoratori e studenti, perché tutto questo non solo non accada mai più, ma soprattutto non venga accettato e percepito come “normale”.
La vita delle persone non vale una macchia su un portone.

Che lavoro di merda

Che lavoro di merda

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Quali sono i punti fermi dell’accordo?

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In una situazione chiaramente segnata dal Covid, in termini di quarantene e positivi, il referendum sull’accordo al Mise ha visto 265 votanti su 354 aventi diritto (74%), con 262 sì, 2 no, 1 scheda nulla.

L’accordo quadro raggiunto al Mise – l’unica cosa che abbiamo firmato da quel 9 luglio, resistendo ad ogni altra ipotesi di accordi sulla mitigazione dei licenziamenti – andrà accompagnato a sua volta da altri accordi in sede aziendale da raggiungere la prossima settimana. E’ un accordo sindacale avanzato in un contesto politico e sociale negativo e tutto da cambiare.

Il processo di reindustrializzazione non è qualcosa che abbiamo voluto, ma qualcosa che subiamo. E dentro questo processo, abbiamo messo paletti importanti.

Un altro Stato, un altro Governo, avrebbe salvaguardato la fabbrica così come era. Invece è stato permesso a Melrose di distruggere un pezzo dell’automotive. Le macchine sono ancora qua, dalla fabbrica non è uscito uno spillo da quel 9 luglio. Ma di fatto con la reindustrializzazione lo stabilimento verrà svuotato e riempito con altri macchinari e nuove produzioni. Alla fine di questo processo, forse noi avremo salvato 500 posti di lavoro sul territorio, ma a costo di una lunga traversata fatta di ammortizzatori sociali, rischi e di incertezze. Alla domanda: ma quindi in Italia è possibile per un fondo finanziario chiudere perfino una fabbrica produttivamente efficiente e perfino nuova, la risposta data dal Governo è: sì, certamente sì.

Alla domanda: ma dunque non si può resistere a questo processo, la risposta che abbiamo dato finora è: sì, si può. Abbiamo resistito, abbiamo rilanciato, siamo insorti.

Questo accordo è il risultato della lotta. E la lotta dovrà salvaguardarne i risultati. E una lotta si compone di mille atti, di mille esigenze. Questo accordo l’abbiamo scritto noi, ma con le mani e le teste di migliaia di solidali, di chi ha partecipato al 18 settembre, di chi ha scioperato, di chi è venuto a presidiare, a fare i turni, di chi ha cucinato, di chi ha scritto, rilanciato i post, fatto donazioni alla cassa di resistenza, di chi ha cantato, retto striscioni, gridato al megafono, battuto i piedi, le mani, di chi si è emozionato, di chi ci ha abbracciato ecc. ecc.

Quali sono i punti fermi dell’accordo?

1. tempistica certa della reindustrializzazione. Entro marzo proposte vincolanti, piano industriale essenziale ed entro fine agosto closing e passaggio di proprietà

2. clausola anti-logoramento o, se si preferisce, anti-meccanismo della rana bollita: se entro fine agosto non si palesa la reindustrializzazione, Qf procede direttamente alla reindustrializzazione con intervento di altri investitori o direttamente del capitale pubblico con Invitalia

3. continuità occupazionale e di diritti. Il passaggio da Qf ad altro soggetto industriale avverrà in continuità occupazionale e di diritti contrattuali, anche in caso di cessione di ramo d’azienda.

4. gli appalti del futuro soggetto reindustrializzatore ripartiranno dagli ex dipendenti degli appalti Gkn. Ci sarà per le assunzioni un bacino di reclutamento che riparte da ex somministrati in Gkn. Si apre a un iniziale internalizzazione di numero limitato di lavoratori. Abbiamo chiesto 7 assunzioni e da lì non ci muoviamo.

5. il saldo occupazionale è fissato al momento del passaggio da Gkn a Qf. Questo vuol dire che se continuassero pensionamenti o dimissioni volontarie, il futuro reindustrializzatore dovrà comunque ripartire da 370 posti di lavoro. Quindi, il posto di lavoro non viene considerato un tema individuale ma un patrimonio collettivo del territorio.

6. Diritto di proposta e verifica. Viene formata una commissione di proposta e verifica sulla reindustrializzazione dove la Rsu è presente e può avanzare proposte in merito alla reindustrializzazione, così come richieste di verifica. La commissione deve essere messa a conoscenza dei fondi pubblici utilizzati e i fondi pubblici sono a loro volta vincolati alla realizzazione del saldo occupazionale.

E’ una tappa, risultato della lotta, e che avrà senso solo se continuerà la mobilitazione. Fuori dalla mobilitazione non c’è salvezza.

Riprendiamo subito l’Insorgiamo tour. Per andare insieme dove non siamo mai stati.

Tenetevi liberi a marzo. #insorgiamo

Gkn accordo quadro mise referendum lavoratori

Gkn accordo quadro mise referendum lavoratori

Gkn accordo quadro mise referendum lavoratori

Gkn accordo quadro mise referendum lavoratori

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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Firmato accordo quadro al Mise su chiarezza, tempi e garanzie del processo di reindustrializzazione.

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Firmato accordo quadro al Mise su chiarezza, tempi e garanzie del processo di reindustrializzazione.

Firmato accordo quadro al Mise su chiarezza, tempi e garanzie del processo di reindustrializzazione.

Firmato accordo quadro al Mise su chiarezza, tempi e garanzie del processo di reindustrializzazione.

Firmato accordo quadro al Mise su chiarezza, tempi e garanzie del processo di reindustrializzazione. L’accordo è vincolato all’approvazione del referendum dei lavoratori e all’assemblea permanente. Il perno dell’accordo è la garanzia della continuità occupazionale e dei diritti dei lavoratori. L’accordo quadro andrà ulteriormente completato da accordi in sede aziendale. Entreremo nei dettagli dell’accordo a partire da domani, prima di tutto con i lavoratori a cui dobbiamo la prima spiegazione e valutazione. Quello che possiamo dire, e questo per certo, che noi anche oggi, come ogni giorno da quel 9 luglio, siamo ancora in piedi e continuamo a insorgere. #insorgiamo

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

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Venerdì 21 Gennaio 2022 Connessione necessaria

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Che ci fanno venerdì, 21 gennaio, pomeriggio un lavoratore delle telecomunicazioni, uno dei trasporti, uno di Alitalia e un metalmeccanico insieme? E per di più di organizzazioni sindacali diverse ma facenti parte anche di comitati e collettivi di settore o di fabbrica?

Si connettono. Semplicemente. Scambiano esperienze. Si interrogano su come portare avanti l’azione sindacale oggi.
O forse parlano di intervento pubblico e di come andrebbe riorganizzato il paese. Forse fanno la classe dirigente.
O forse, ipotesi se si vuole ancora più banale, ragionano se ha senso tenersi liberi per marzo.
Organizzato dalla nostra famiglia allargata in Tim

Nell’evento luogo, ora e come connettersi:
https://www.facebook.com/events/489468245930521/

Partecipano:
Coord. Naz. RSU TIM – R. DE ANGELIS (COBAS)
CUB Trasporti Alitalia – A. AMOROSO
Comitato TUTTI A BORDO – D. COFANI
Collettivo di Fabbrica GKN – D. SALVETTI
COORDINA
F. CAPOZZI
Giornalista Economico-Finanziaria
l’evento potrà essere seguito sulle pagine FB di TELECOMI ITALIA UNICA E PUBBLICA e COBAS TELECOMUNICAZIONI, sul canale YOUTUBE COBAS TELECOM

Workers unite

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Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

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