Corsica ovunque!

Prosegue la RESISTENZA contro lo sgombero dell’ Occupazione Viale Corsica 81.

ALLE 17 CORTEO, STIAMO VICINI AL NOSTRO COMPAGNO SUL TETTO, giardini di via benedetto dei.
Il corteo si è sciolto nei giardini di via mariti per un pranzo condiviso. Ci vediamo alle 17

CORSICA OVUNQUE!

Corsica ovunque!

Corsica ovunque!

Corsica ovunque!

Corsica ovunque!

Corsica ovunque!

Corsica ovunque!

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Verso la manifestazione Firenze contro la guerra di venerdi’ 11 marzo!

Firenze contro la guerra

Firenze contro la guerra

Venerdì 11 marzo alle 17.30 saremo in piazza perché, come compagne e compagni, da sempre siamo impegnati nel denunciare e combattere la tendenza alla guerra come fattore congenito di questo modello di sviluppo, che produce crisi, devastazione ambientale e che è sempre ricorso alla guerra per saccheggiare risorse, assoggettare popoli e ingrassare affari e capitali. Saremo in piazza per opporci alle politiche di guerra del nostro governo e delle forze politiche che lo appoggiano: noi non ci arruoliamo! Ogni euro speso per la guerra, è un euro tolto dalle nostre tasche!

CONTRO TUTTE LE GUERRE IMPERIALISTE!
LA GUERRA, FUORI E DENTRO L’UCRAINA.

La guerra rappresenta da sempre uno dei terreni di ripresa economica e consolidamento politico, nel tentativo di superare la pesante crisi strutturale su cui si sta avvitando il sistema capitalistico.

La tendenza alla guerra dei paesi aderenti alla NATO viene da lontano e infatti tutti i governi italiani, che si sono succeduti nel corso degli anni, hanno sempre incrementato le spese militari evidenziando la sempre più stringente necessità di armarsi, importare ed esportare armi. I contesti di tensione e di guerra vera e propria non sono mancati negli ultimi anni: dal Medio Oriente al Nord Africa, passando per Ucraina e Sud Pacifico. Interi territori attraversati dagli interessi economici delle grandi potenze hanno visto da vicino le atrocità delle guerre e dei conflitti per procura, con la popolazione civile considerata soltanto come problema umanitario quando riesce a raggiungere le coste europee.

Per capire la situazione è necessario dire che il contesto di guerra non è una novità in quella zona. È necessario combattere la propaganda di guerra secondo cui all’origine del conflitto ci sia l’improvvisa volontà d’invasione da parte della Russia, poiché questa è una versione di comodo per gli USA e la UE. Nel corso degli anni proprio loro hanno soffiato per primi sul fuoco di questo conflitto foraggiando e finanziando i nazionalisti ucraini che con il golpe del 2014 s’insediarono al governo e silenziando per anni la guerra di Kiev contro il Donbass o la deriva sciovinista dell’Ucraina, con battaglioni nazisti integrati nell’esercito e la persecuzione di sindacalisti, attivisti LGBTQ, comunisti e antifascisti.

La Russia dal canto suo, con la scusa di “proteggere le repubbliche popolari” e “denazificare il paese”, ha messo in campo i carrarmati avviando un’operazione militare, con lo scopo di mettere un freno all’espansionismo NATO ad est, garantirsi maggior agibilità in quell’area su cui vuole esercitare la propria influenza e interessi e giocare il proprio ruolo di potenza.

L’esplosività e la pericolosità del conflitto ucraino hanno portato alla ribalta, per l’ennesima volta, una guerra tra potenze per il controllo di mercati, risorse e territori.

BASTA CON LE SPESE MILITARI, VOGLIAMO LAVORO, SALUTE, TRASPORTI ED ISTRUZIONE!  LE GUERRE LE PAGHIAMO NOI.

Le sanzioni di cui l’Unione Europea e USA si fanno portatrici, presentandole come unica alternativa ad un terzo conflitto mondiale, sono uno strumento di guerra a tutti gli effetti con lo scopo di mettere in ginocchio un’economia e creare malcontento. Se, per il momento, queste sanzioni non vanno a colpire le banche Sberbank e Gazprombank “per non compromettere la possibilità di comprare gas”, colpiscono solo in parte capitali e affaristi russi, ma il prezzo più salato sarà pagato dai lavoratori russi in termini di perdita di posti di lavoro e aumento dei prezzi.
Non servono certo “le punizioni” occidentali, le classi popolari russe, i lavoratori, le femministe, gli studenti sono già in piazza ogni giorno contro una guerra e un governo che non li rappresentano!!

Lo stesso aumento del costo dei beni, compresi quelli essenziali, sta già pesando come un macigno nelle tasche di milioni di lavoratori e disoccupati che la pandemia aveva messo già in difficoltà. Questa ennesima guerra farà arricchire le tasche dell’industria bellica nostrana – a cui lo Stato italiano è legato a doppio filo – a cui in questi anni sono stati dati fior fiore di finanziamenti mentre noi dovremmo continuare a pagarne il prezzo. Un prezzo salato che vedrà sempre meno investimenti in ciò di cui realmente avremmo bisogno: un lavoro stabile e sicuro, un sistema sanitario pubblico, efficiente e di qualità, un sistema pubblico di trasporti non inquinante e accessibile, un sistema formativo che garantisca il diritto allo studio per tutte e tutti.

Noi, come lavoratori e lavoratrici, non abbiamo niente da guadagnare da questa guerra. Ogni soldo che lo Stato italiano spende per l’invio di armi all’Ucraina è un soldo sottratto a tutte e tutti noi. Per gestire il possibile malcontento, la principale dimensione è quella dell’emergenza che permette una massiccia propaganda a senso unico su tv e giornali, militarizzazione dei territori e l’inasprimento repressivo, a cui la crisi pandemica aveva già dato una grossa accelerata, e che ora potrebbe portare ad un’ulteriore svolta autoritaria giustificata dalla guerra imminente – non è un caso che lo stato d’emergenza sia stato prolungato dal governo.

CONTRO LA NATO E L’INTERVENTO DEL GOVERNO ITALIANO NEL CONFLITTO!
LE ARMI NON POSSONO ESSERE LA SOLUZIONE.

Il governo italiano di Draghi è la rappresentazione degli interessi di banchieri e classi dirigenti occidentali di cui la NATO è diretta esecutrice. La pace di cui si riempiono la bocca forze politiche governative, come il PD, altro non è che puro interventismo mascherato. Come si può parlare di pace inviando armi e appoggio strategico ad una delle parti in guerra? Come può parlare di pace un governo che sul proprio territorio ha dislocate numerosi basi militari NATO con testate nucleari? Come può un paese aderente al patto atlantico parlare di pace quando la NATO non ha fatto altro che espandersi militarmente ovunque potesse, producendo guerre, distruzione e destabilizzando interi paesi, Ucraina inclusa?

Chi oggi parla di pace deve schierarsi, senza se e senza ma, contro l’invio di armi all’Ucraina, per il cessate il fuoco immediato e contro ogni espansionismo della NATO, strumento offensivo che non ha mai avuto alcun senso di esistere e principale fattore di crisi e destabilizzazione. Chi oggi parla di pace deve avere la capacità di bloccare gli ingranaggi della guerra, bloccare gli snodi del commercio di armi come i porti, opporsi alla presenza delle basi militari NATO sul nostro territorio, denunciare ed attaccare gli interessi dell’industria bellica italiana che a prendere parte a questo conflitto ha tutto da guadagnarci. Essere contro la guerra significa agire dentro e contro la censura del pensiero critico, contro un’università totalmente assoggettata agli interessi di imprese e lobby – che, permeando il tessuto formativo e culturale, cercano di radicarsi nel corpo sociale nella sua interezza, per educare all’obbedienza e all’infallibilità del capitalismo e del suo mondo.

Dobbiamo lottare contro ogni guerra, fermare le operazioni militari che stanno provocando morti, povertà, profughi, perché, come abbiamo sempre affermato, questa guerra, come tutte le altre, è soltanto funzionale al capitale e ai suoi interessi e i lavoratori e le lavoratrici ne subiranno le conseguenze.

L’unico conflitto che concepiamo, è quello contro chi ci sfrutta e ci licenzia, contro chi privatizza i trasporti e la sanità, contro chi svende le nostre scuole e le nostre università agli interessi delle aziende, contro chi specula e devasta ambiente e territori.
L’unica guerra che ammettiamo è quella contro chi ci sfrutta, il nemico è in casa nostra.

Le compagne e i compagni di
CPA Firenze Sud
Collettivo d’Ateneo – Firenze
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio

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Diamo il via ai festeggiamenti per i 20 anni del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos

Murales Fidel Camilo Guevara

Murales Fidel Camilo Guevara

…con un nuovo murales che farà da cornice ai concerti e alle iniziative future.
Ringraziamo Elia Buffa per averci regalato ancora una volta un magnifico pezzo.

L’inaugurazione ufficiale avrà luogo il 9/4 in occasione di un’iniziativa su CUBA… in attesa dei dettagli “save the date”.

Voy bien Camilo?
Vas bien Fidel!

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Sabato 26 marzo 2022 Insorgiamo! Manifestazione nazionale GKN. Per questo, per altro, per tutto

Condividiamo dal Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

Manifestazione nazionale GKN

Manifestazione nazionale GKN

Il 26 Marzo sarà manifestazione nazionale.

Collettivo di fabbrica lavoratori GKN e Gruppo di Supporto “Insorgiamo con i lavoratori GKN” ci arrivano forti del miglior accordo possibile nel contesto dei rapporti di forza dato.
Un accordo che peró siamo consapevoli essere ad oggi solo sulla carta e che potrá essere fatto rispettare fino infondo solo dalla lotta: la fabbrica ad oggi é ferma e la reindustrializzazione ancora incerta.

Questa lotta fino ad oggi ha visto operai e solidali, ognuno al proprio posto e con il proprio ruolo, protagonisti di un cammino denso di spunti, dibattito, capacità di sintesi, cura pratica e politica di una fabbrica e della difesa di essa all’interno del contesto a cui essa appartiene: ai lavoratori e alle lavoratrici di questo territorio.
La nostra prospettiva ideale é quella di imporre questo livello di mobilitazione anche sul piano politico generale e così facendo riuscire a farsi norma generale e a dare forza a questa come a tutte le altre vertenze aperte sul territorio nazionale.

Il nocciolo della questione sono e rimangono i rapporti di forza.

Abbiamo compreso che per incidervi dobbiamo aver la capacità di stimolare ed incentivare quella che abbiamo definito come convergenza cioè l’aspirazione a non essere coincidenza, a non ritrovarsi soltanto come sommatoria di esperienze, ma tentare di trovare una sintesi possibile perché lo spazio politico, sociale e sindacale che abbiamo aperto si allarghi, diventi terreno calpestabile per tutti e tutte in termini di agibilità politica, legittimità e uscita dal minoritarismo in cui la controparte cerca sempre di ricacciarci.

Il 26 marzo sarà un momento importante per la costruzione di questo orizzonte.
Il 26 marzo però è oggi.
Il 26 marzo è ogni giorno che ci separa dal momento in cui il corteo si ritroverà e si disporrà nella piazza del concentramento.

Ciò si traduce in attivismo e protagonismo.
Abbiamo detto che non saremo noi a scrivere la piattaforma. Dovrà essere scritta a “mille mani e mille teste”. Ognuno dovrà scrivere la sua parte partendo dal proprio dibattito, dal proprio terreno d’interverto, dalla propria pratica e azione diretta.

Noi vogliamo leggervi e ascoltarvi. Così tutti ci leggeremo e ci ascolteremo. Così inizieremo a metterci nelle condizioni di praticare la convergenza che dovrà essere capacità di relazione tra spaccati diversi ed eterogenei del movimento e del movimento di classe ma sarà anche selezione dialettica, selezione di pratiche e idee.

Per questo chiediamo a tutte le realtà, le organizzazioni, le strutture, i collettivi, le RSU, i comitati e a tutte le esperienze politiche che convergeranno sul 26 marzo di rilanciare quella data, di divulgare il proprio appello e di farcelo pervenire direttamente all’indirizzo mail collettivo.gkn.firenze@gmail.com con oggetto “Piattaforma 26 marzo”.

Questo per noi sarà materiale su cui noi vogliamo lavorare per continuare questo cammino.
Non vogliamo più esser cronaca, vogliamo essere storia. Non vogliamo più esser raccontati ma vogliamo raccontarci. Iniziamo a farlo tra “noi” e per “noi”… un “noi” tanto grande quanto la volontà di ognuno di starci dentro!

Collettivo di fabbrica lavoratori Gkn
Gruppo di supporto “Insorgiamo con i lavoratori Gkn”

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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Il lavoro precario e sfruttato uccide ancora!

Condividiamo da #Chelavorodimerda

Marco e Michele, due fattorini genovesi di 18 e 19 anni, sono le ennesime vite spezzate dalle condizioni di lavoro del nostro paese!
Quello del food delivery è un settore in cui oltre alle problematiche contrattuali e salariali c’è una grande carenza di sicurezza sul lavoro: sono innumerevoli i pericoli che ogni giorno i fattorini affrontano sulle strade e l’assenza quasi totale di prevenzione e tutela degli infortuni è vergognosa!!

La manutenzione dei veicoli devono pagarla i dipendenti, i ritmi forsennati di lavoro sono sempre più competitivi e obbligano i lavoratori a fare straordinari, ad accettare qualsiasi consegna ed a correre più del dovuto per portare queste a termine nel minor tempo possibile, per non parlare della scarsa illuminazione e manutenzione delle nostre strade.

Questa situazione non riguarda solo i dipendenti delle grandi compagnie di delivery on-line, ma tutti quei lavoratori del mondo della ristorazione assunti con contratti atipici o interamente a nero. Le attuali condizioni lavorative, determinate dalle scelte politiche degli ultimi 30 anni, fanno sì che aumentino sempre più i doveri del lavoratore verso il padrone mentre si tende ad azzerare ogni diritto, sia dal punto di vista della continuità lavorativa mettendo i lavoratori in una situazione di costante precarietà, sia dal punto di vista della scarsa sicurezza, che uccide 4 persone ogni giorno sul posto di lavoro, fino ad arrivare alla morte anche degli studenti che svolgono progetti di alternanza.

E’ INACCETTABILE MORIRE UCCISI DALLE PROPRIE CONDIZIONI DI LAVORO!!!

Basta morti sul lavoro!
Basta sfruttamento!
Basta lavori di merda! Mostra meno

Il lavoro precario e sfruttato uccide ancora

Il lavoro precario e sfruttato uccide ancora

Che lavoro di merda

Che lavoro di merda

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Tempi di guerra e “sfilate di pace”: Nardella, tutto divise e passerelle!

Ancora piazza chiuse, cecchini sui tetti, centro blindato.
Ancora una volta Firenze si spoglia delle vesti di una città e torna ad essere vetrina ad uso e consumo dei suoi amministratori, sempre più sordi alle istanze di abitanti e lavoratori, come ad esempio quelli che dovrebbero essere dipendenti del comune stesso, vedi lavoratori dei servizi di biblioteche e archivi comunali magari.. e che invece vede la Giunta Comunale sempre più intenta a sperperare denaro e privatizzare pezzi di città per i loro interessi. Questa volta si tratta di due incontri, ovviamente esclusivi e blindati. Il primo riunisce alcuni sindaci di 30 paesi del Mediterraneo e l’altro vede protagonisti numerosi vescovi della CEI sino a Papa Francesco, unendo nei fatti la dimensione civile a quella ecclesiastica. Il principale sponsor, il nostro sindaco Nardella, si vanta di “promuovere a Firenze la pace e lo sviluppo di quest’area cruciale del mondo”, dove lo stesso La Pira si sta rivoltando nella tomba!

Si svuota ancora di significato e si vuole volutamente confondere le dinamiche dei paesi del Mediterraneo, slegando i conflitti dai fautori di essi, appianando il ruolo degli oppressori a quello degli oppressi e si invita la vicesindaca sionista di Tel Aviv e il sindaco nazionalista turco di Smirne: sionisti e nazionalisti turchi, quale pace esattamente? Non certo per palestinesi e kurdi, quotidianamente bombardati e repressi, né per tutti i popoli del Medio-Oriente.
Si dimentica il ruolo complice dell’Italia e UE in Libia, in guerra dal 2011, che quella che i dirigenti vogliono chiamare “frontiera della pace” è un confine assassino, un inferno fatto di lager, privazioni e torture, grazie agli accordi di Minniti, tra gli illustri invitati. Ennesima conferma del vero amore autoritario fra il nostro sindaco e l’ex ministro dei peggiori decreti razzisti, liberticidi e antipopolari di cui Minniti fu apripista e di cui Nardella ogni giorno non manca di applicare nella nostra città, fra guerra ai poveri, repressione, ordinanze, sfratti e divieti.

Non mancheranno poi i responsabili (tra cui Premier Draghi e Ministri degli Interni Lamorgese) delle condizioni in cui versa la cultura, la sanità e l’ambiente, le condizioni di lavoro, ovvero esattamente il focus su cui si concentreranno le riunioni. Proprio per questo non c’è da aspettarsi niente di legittimo da chi continua a propinarci le solite ricette a scapito di chi lavora, a reprimere chi lotta per una scuola svincolata dai profitti e a strumentalizzare la salute per smantellare definitivamente ogni diritto di lavoratori, studenti e disoccupati.

Perciò, di fronte alla devastazione creata dalle politiche sia interne che estere di tutta Europa (grazie alle quali il Medio Oriente è allo stremo e l’intera Africa fa da bancomat alla Francia), le belle parole di chi ha permesso tutto questo sono inaccettabili. Quale pace da questi signori, come Draghi e Minniti?
Quelli dell’interesse della NATO di cui il premier si fa sponsor, o degli accordi criminali di Leonardo-Finmeccanica di cui ora Minniti è presidente della fondazione, che proprio su armi letali, elicotteri e radar fa i suoi profitti? Signori che stringono ogni giorno mani insanguinate, ci affamo coi ricatti sulle bollette e benzina, facendo ricadere su di noi politiche guerrafondaie, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti in queste ore con la crisi Ucraina, NON hanno diritto di parlare di pace, di autodeterminazione dei popoli, di giustizia sociale.

Rifiutiamo le passerelle in cui i nostri eminentissimi personaggi si ergono a salvatori e tutori di pace e sviluppo, perché la loro cooperazione e la loro “stabilità” non ha niente di autentico, ma anzi, consolida una realtà di miseria che abbiamo l’esigenza di far crollare. Ancora una volta non è questa la città che vogliamo: VIA POLITICI, AFFARISTI e GUERRAFONDAI da FIRENZE!

MINNITI, NARDELLA, la PUZZA è sempre QUELLA!

Collettivo d’Ateneo – Firenze, CPA Firenze Sud, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio

Tempi di guerra e "sfilate di pace": Nardella, tutto divise e passerelle!

Tempi di guerra e “sfilate di pace”: Nardella, tutto divise e passerelle!

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Sabato 5 marzo 2022 Camminata collettiva – “Quel dì che s’innalzò le barricate”

Camminata collettiva - "Quel dì che s'innalzò le barricate"

Camminata collettiva – “Quel dì che s’innalzò le barricate”

Firenze 5 marzo 1921 ~ 5 marzo 2022 – SULLE STRADE di IERI, la LOTTA di OGGI!

“Quel dì che s’innalzò le barricate…”

Dalle 13.30 – P.za D’Azeglio pranzo a cura dei Collettivi delle scuole fiorentine in lotta.

Dalle 14.30 – P.za di San Lorenzo
Partenza della Camminata collettiva. Racconti, fatti e luoghi della battaglia del febbraio-marzo 1921.
A cent’anni di distanza la storia, l’esempio e il valore delle “Barricate di Firenze” innalzate nella nostra città per fermare l’avanzata del fascismo.

H.18.00 – CPA Firenze Sud:
“Dal 1921, ancora sulle barricate!” Inaugurazione nuovo murales sulle Barricate di Firenze, collegamento con compagni/e di Genova Antifascista “Fascismo, un’altra faccia della repressione: come combatterli insieme!”

H. 19.00 – Aperitivo, musica, banchetti e materiale informativo

H. 22.00 – Concerto benefit Firenze Antifascista
https://www.facebook.com/events/695925778091785

Firenze Antifascista

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Giovedì 3 Marzo 2022 – Seconda assemblea generale di supporto, insorgiamo verso il 26 marzo!

Seconda assemblea generale di supporto, insorgiamo verso il 26 marzo!

Seconda assemblea generale di supporto, insorgiamo verso il 26 marzo!

In questi otto mesi di lotta non abbiamo imparato a tenere una fabbrica e a fonderla indissolubilmente con la città che la circondava ma non la vedeva, a scrivere leggi contro le delocalizzazioni, a legare mobilità sostenibile, transizione ecologica e salvaguardia del tessuto produttivo, a confrontarci con gli oppressi di un paese intero.
In una parola, abbiamo imparato a essere maggioranza sociale.
Ora è il momento che questa maggioranza si presenti per ribaltare i rapporti di forza e per portare i nostri bisogni e il nostro programma sulla scena.

Il Collettivo di Fabbrica è già in movimento in tutta Italia, con l’Insorgiamo tour, per ascoltare realtà lavorative, studenti e studentesse in lotta, operai/e precari/e, organizzazioni politiche e movimenti sociali e costruire insieme una grande manifestazione che si terrà il 26 marzo a Firenze.

Questa data serve anche alla vertenza per assicurarsi che la reindustrializzazione della fabbrica sia effettiva, per fuggire a una narrazione che vuole ormai la fabbrica “salva” quando salva non è affatto. Ma è una data che ormai travalica la vicenda della singola vertenza. Anche perchè sin dal 9 luglio l’esigenza della difesa della fabbrica coincide con quella di un intero movimento e viceversa. Il 26 marzo sarà un successo solo come enorme processo di mobilitazione e responsabilizzazione collettiva o non sarà affatto. Siamo chiamati a istruirci, agitarci, organizzarci.

Dopo l’assemblea a Quinto Basso dello scorso 17 febbraio, l’appuntamento del 3 marzo diventa quanto mai fondamentale per dare gambe alla costruzione della mobilitazione nazionale a Firenze. Il nostro compito principale è quello di coinvolgere la nostra città e la nostra provincia, passando in rassegna tutti i posti di lavoro, le scuole, ogni comune e quartiere della città metropolitana, per questo sarà quanto mai necessaria la vostra presenza per rendere decidere assieme tutte le azioni e le iniziative che ci accompagneranno da oggi fino al 26 marzo.

Giovedì 3 marzo h: 20:30 Circolo “IL CAMPINO”, Via Giulio Caccini 13b, Firenze – Careggi

Insorgiamo con i lavoratori GKN

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22 Febbraio 2022 Bandiere rosse al vento!

Bandiere rosse al vento!

Bandiere rosse al vento!

A Valerio, a sua mamma Carla.
Alla linfa che alimenta da generazioni la voglia di rivolta, alla rabbia che ogni volta ribolle pensando ai fascisti aguzzini ed ha uno stato complice, alla lucida scelta di vita di porsi fianco a fianco e sentire compagni e compagn e dovunque si combatta fascismo, sessismo, guerra e soprusi.
E alle lacrime che tagliano il viso.

“Valerio, dove sei? T’avremo ognuno dentro”

Firenze Antifascista

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Tenetevi liberi. Più precisamente il 26 marzo.

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Tenetevi liberi. Più precisamente il 26 marzo.

Tenetevi liberi. Più precisamente il 26 marzo.

Tenetevi liberi. Più precisamente il 26 marzo.

A settembre un altro “tenetevi liberi” portò per le strade di Firenze un fiume di solidarietà e lotta.
Allora la data era dettata dalla controparte: era il 18 settembre e di lì a pochi giorni sarebbero scaduti i 75 giorni della procedura di licenziamento imposta da Melrose dopo la chiusura di GKN del 9 luglio.
Allora non c’era tempo. Ma proprio per queste ragioni c’era adrenalina, tanta da prendere una città di peso e spostarla su quei viali e fino al Piazzale.
Oggi invece ci siamo conquistati l’entrata in scena di una nuova controparte e il tempo si è d’improvviso dilatato. Ora il nuovo rischio è il lento logoramento della vertenza. Per questo non accetteremo nessuna soluzione finale per Gkn che non sia una chiara reindustrializzazione con il mantenimento dei livelli occupazionali. Senza questo esito finale, infatti, Melrose avrà comunque vinto. Spesso la cassa integrazione e i temporeggiamenti finiscono per fare evaporare una lotta. E noi torniamo a dire: questa volta no!

Il “tenetevi liberi” di marzo quindi è una data uguale ma diversa rispetto a quel 18 settembre.
È uguale perché discende sempre dalla stessa domanda: “voi come state?” Oggi come allora ci siamo mobilitati, non per una fabbrica, ma a fianco di una fabbrica, per il riscatto dei problemi di tutti.
È una data diversa però. Non è imposta dalla controparte. È una data nostra e questa è la sua forza. Il 26 marzo è il momento in cui, al di fuori di ogni ricorrenza, proviamo ad andare a prenderci il cambiamento. Lo facciamo con la convergenza dei movimenti di lotta, oltre ogni ritualità, con pieno protagonismo e autonomia. E questo è già di per sé qualcosa di nuovo.

Siamo ambiziosi. Saremo ambiziosi.
Quasi presuntuosi nel voler costruire qualcosa che resti e che superi la propria stessa data di scadenza. Saremo presuntuosi nel volare alto. Allo stesso tempo saremo umili nei rapporti e nelle relazioni che svilupperemo.
La prima caratteristica di una lotta reale è basarsi sull’ascolto.
La nostra lotta ha tenuto in vita una fabbrica. Ha disinnescato la bomba della delocalizzazione. Ha strappato il miglior accordo possibile con la nuova proprietà nelle condizioni date dai rapporti di forza esistenti. Ma rimane una lotta e una vertenza che si muove al pari di altre. Non abbiamo lezioni da dare a nessuno ma abbiamo un’esperienza da raccontare, un esempio da portare e voglia di ascoltarne tanti altri.
Oggi come allora abbiamo i nostri limiti, le nostre debolezza e le nostre fragilità. E vi chiediamo di portare le vostre. E solo così saremo invincibili.

In questi mesi, come prima cosa, abbiamo imparato che niente si costruisce a tavolino. Anche le forme organizzative di cui ci siamo dotati rispondono alle esigenze e agli obiettivi della lotta.
Per questo, dal 9 luglio, alla RSU, al Collettivo di fabbrica, all’organizzazione sindacale si sono aggiunte altre strutture, prima fra tutte l’assemblea permanente.
Poi Il Gruppo Turni, che ha presidiato la fabbrica assieme agli operai in tutti questi mesi.
Il Gruppo di Supporto che ha catalizzato l’attivismo di centinaia di solidali e da cui sono nati tutti gli altri livelli organizzativi.
Il Gruppo Propaganda che gestisce l’uscita di articoli, comunicati, locandine, manifesti e video.
L’Ufficio stampa che, in costante relazione con la RSU, gestisce i rapporti con i media su ogni livello.
La Segreteria tecnica che assieme al Collettivo mantiene i rapporti e organizza la solidarietà a livello
nazionale. Oggi abbiamo una nuova “ristretta”, più corposa della sua prima versione, che si muoverà come direttivo per organizzare il “tenetevi liberi” soprattutto a livello territoriale. Oggi le forme della nostra lotta guardano alla costruzione del 26 marzo: organizzare una data così vuol dire non sottovalutare alcun aspetto. Vuol dire provare ad essere ovunque, dalle palestre alle riunioni di condominio.

Mentre restiamo umili continueremo nella nostra presunzione di essere ciò che aiuta “il nuovo a nascere per soppiantare il vecchio” a cui non dobbiamo essere affezionati: se da una parte rappresenta quei pochi equilibri che ci tengono agganciati a qualcosa, sono pur sempre gli equilibri frutto di un esistente che dobbiamo non solo modificare, ma ribaltare.

Per queste ragioni noi non scriveremo una piattaforma complessiva. Non spetta a noi. O almeno, non spetta solo a noi.
Noi, al pari degli altri, scriveremo la parte che ci compete perché sta nelle nostre corde, sta nel nostro dibattito, è ciò che abbiamo affrontato e sviscerato in questi mesi. Scriveremo che questa è una manifestazione contro la precarietà, i licenziamenti, gli appalti, i morti sul lavoro, contro le delocalizzazioni, per riprenderci ciò che ci hanno tolto. Scriveremo che tutte le cause che hanno fatto partire le lettere di licenziamento in Gkn sono ancora in piedi e che non esiste una fabbrica salva mentre tutto il resto del mondo del lavoro arretra.
Altri, tutti gli altri, tutte le altre, chiunque vorrà, scriverà la propria parte di quella piattaforma. E lo farà con le parole e soprattutto con la presenza. Come ci ha detto un compagno disabile passato in questi giorni al presidio della fabbrica: “siamo troppo categorizzati. Dobbiamo unirci. Ma non c’è bisogno che scriviate “disabilità” sulla locandina per avere la nostra presenza in piazza. Noi ci saremo e ci saremo con la nostra lotta per l’assistenza e la sanità pubblica”.
E così sarà. Non scriveremo “scuola” perché si tengano liberi studenti, genitori, insegnanti e personale ATA. Non scriveremo “sanità” perché si tengano liberi infermieri e barellieri. Non scriveremo “ambiente” perché si tengano liberi i compagni e le compagne che si battono per la giustizia climatica. Non scriveremo “diritti civili” o “transfemminismo” perché si tengano libere tutte coloro che già scenderanno in strada l’8 marzo. Non scriveremo “repressione” o “lotta alla sorveglianza speciale” perché in piazza si manifesti la solidarietà. Non scriveremo “antifascismo” perché gli antifascisti si mobilitino.
Non lo scriveremo perché lo scriverete voi. Se lo facessimo noi finiremmo per renderli puri slogan ripetitivi, mentre abbiamo conosciuto la vostra capacità di elaborare rivendicazioni, soluzioni, di padroneggiare fin nei minimi dettagli le vostre aspirazioni e i vostri obiettivi. Abbiamo conosciuto la classe dirigente di quel “nuovo” ancora tutto da conquistare.
Di data in data, di incontro in incontro, di assemblea in assemblea, proveremo ad incontrarci, a confrontarci, a conoscerci prima e a mettere ognuno la sua parola d’ordine in quella che sarà la piattaforma scritta a mille mani e mille teste che ci porterà in strada insieme.
Solo così il 26 marzo non sarà pura sommatoria o coincidenza, ma sarà convergenza.
Sarà l’apertura di un nuovo spiraglio, forse più grande, attraverso cui si possa provare ad osare, a mettere in discussione i rapporti di forza tra le classi che oggi sono così squilibrati e pesano così tanto sulle spalle della classe lavoratrice in questo paese.

Questa è una data in cui vi chiamiamo a farvi pura volontà. Protagonismo allo stato puro. Il 26 marzo sarà un processo di enorme responsabilizzazione collettiva o non sarà affatto. Responsabilizzazione nel convergere, nel preparare, nel mobilitare e nel prenderci cura gli uni degli altri, di prenderci cura di questo fragile spiraglio che abbiamo aperto. Prima che si richiuda, prima che svanisca.
Questa volta non c’è la fretta delle lettere di licenziamento. C’è la fretta del cambiamento. La fretta di uscire dal minoritarismo.

Noi non siamo concentrati su quella data ma sui giorni, tutti i singoli giorni, che ci separano da essa. Perché ogni giorno è buono per un incontro, un’iniziativa, un’assemblea, un presidio, una manifestazione. E noi speriamo che questi giorni siamo pieni di appuntamenti come questi. Alcuni saranno organizzati da noi. Anzi facciamo appello a contattarci e a fissare in ogni città una data dell’Insorgiamo tour. Ad altri appuntamenti saremo invitati. In certe occasioni ci presenteremo. In molti casi auspichiamo che ciò accada al di fuori di noi, della nostra presenza o consapevolezza di quel momento.
Ciò starebbe a significare che “il tenetevi liberi” inizia a diventare così come ce lo stiamo immaginando: pura volontà collettiva.

INSORGIAMO!

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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