Domenica 16 Febbraio 2020 CineLab Bimbi

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Sabato 15 Febbraio 2020 Roma – Manifestazione nazionale di sostegno al popolo Curdo ore 14 piazza della Repubblica

Manifestazione nazionale di sostegno al popolo Curdo

Manifestazione nazionale di sostegno al popolo Curdo

In tutto il mondo le Comunità Curde manifestano per la libertà del Presidente Ocalan e degli oltre 12.000 prigionieri politici in Turchia, nell’anniversario dell’arresto di Apo e della sua carcerazione in completo isolamento, sepolto nell’isola di Imrali.
Anche in Italia manifestiamo con la Comunità Curda e le associazioni di sostegno al popolo curdo per Ocalan ed i prigionieri politici curdi e turchi detenuti nelle carceri di Erdogan, anche semplicemente per aver scritto su un giornale o per avere esercitato i diritto di Sindaco.
Parlamentari, membri delle istituzioni, sindaci, giornalisti, accademici, femminste e attiviste trans, studenti e militanti politici, sono ormai migliaia e migliaia i detenuti politici, centinaia le municipalità private dei sindaci e commissariate. La repressione in Turchia ha assunto apertamente il carattere di regime fascista, nel Kurdistan quanto nelle città turche.
Manifestiamo a Roma in sostegno della Rivoluzione del Rojava, minacciata dall’aggressione turca e dai venti di guerra che forti soffiano in medio oriente, ed in sostegno al Movimento Curdo che, guidato dal PKK, porta avanti in Turchia come in Siria, in Irak come in Iran, un progetto di emancipazione e liberazione popolare.

Manifestiamo contro la guerra che da anni ormai insanguina il Medio Oriente, portata avanti dalle potenze internazionali e regionali per la spartizione e lo sfruttamento dei territori e delle risorse. Contro la vendita delle armi di cui il nostro paese è tra i principali esportatori, per il blocco dei commerci e delle industrie di morte, come Leonardo Finmeccanica.

In solidarietà con gli internazionalisti sotto processo in Italia per aver dato il loro appoggio alla rivoluzione curda, con il compagno Tekoser Orso nel cuore,

Per la liberazione di Ocalan e di tutti e tutte i/le prigionieri/e politiche in Turchia,
Per sostenere la Rivoluzione del Rojava ed il Movimento Curdo,
Contro la vendita di armi alla Turchia ed il commercio bellico,
Delist PKK! Biji Berxwedana!

Manifestazione nazionale di sostegno al popolo Curdo

Manifestazione nazionale di sostegno al popolo Curdo

da Firenze Pulmann per la MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA – partenza ore 9 dal Mercato di Novoli
per info e prenotazione 328 1049050 Giulia – 345 0967532 Tommaso

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Sabato 15 Febbraio 2020 No al piano Trump! la Palestina non è in vendita!

No al piano Trump! la Palestina non è in vendita!

No al piano Trump! la Palestina non è in vendita!

Firenze per la Palestina organizza un presidio per manifestare il dissenso e l’ indignazione per l’ennesimo, arrogante tentativo di far scomparire con un Piano Truffa il popolo palestinese e la Palestina dalla carta geografica e dalla storia. Partecipiamo numerosi e diffondiamo la notizia per respingere questo nuovo, inqualificabile oltraggio alla giustizia e ad ogni principio di legalità.

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Mercoledì 12 Febbraio 2020 Firenze contro la guerra – Al fianco dei portuali di Genova!

Al fianco dei portuali di Genova!

Al fianco dei portuali di Genova!

Firenze contro la guerra!
Coi lavoratori genovesi in sciopero contro l’arrivo nel porto di armi e bombe, basta affari di guerra, basta accordi insanguinati!

Mercoledì 12 febbraio i lavoratori del porto di Genova sciopereranno contro l’arrivo di una nave della compagnia saudita Bahri, da sempre impegnata nell’esportazione di strumentazioni belliche per conto di numerose aziende italiane, tra cui Leonardo-Finmeccanica.

Domenica 26 gennaio come assemblea “Firenze contro la guerra” abbiamo manifestato per le strade della città per ribadire la nostra contrarietà agli interventi militari e alle ingerenze delle potenze straniere in Medioriente e nel Mediterraneo per chiedere lo smantellamento delle basi USA e NATO e la fuoriuscita dell’Italia dal patto atlantico, per bandire le armi nucleari dal suolo italiano e dal tutto mondo, per tagliare le spese e gli investimenti nel settore militare e convertirti il servizi sociali per tutti/e, per la chiusura immediata dei legar di stato e l’abrogazione dei decreti sicurezza. La sola sicurezze utile e necessaria è quella di una casa, l’accesso alla salute, ad una pensione e un lavoro sicuro, la messa in sicurezza del territorio, il diritto allo studio per tutte e per tutti!

Crediamo che raccogliere l’appello dei lavoratori portuali di Genova significhi creare un percorso di continuità contro la guerra, attaccando, boicottando e sabotando i traffici di armi delle imprese e del governo italiano. Da sempre diciamo che i venti di guerra che soffiano in tutto il mondo non sono il frutto delle pazze idea di uno scellerato ma sono la diretta conseguenza della concorrenza economica su piano internazionale in cui i capitali e i loro governi, in questa fase di crisi strutturale, non possono far altro che appropriarsi della ricchezza e del valore dai paesi capitalisti sottomessi. In tutto questo la guerra gioca il ruolo di ridefinire gli equilibri tra paesi dominanti e paesi dominati.

È nostro compito continuare a schierarci contro guerra e imperialismo attaccando gli interessi economici italiani che si muovono nello scacchiere internazionale e gli affaristi che sui nostri morti, sui migranti,sui popoli continuano a fare i loro sporchi profitti commerciando armi, radar e satelliti impegnati nei conflitti in corso.

Sul suolo fiorentino spiccano due principali aziende impegnate nella produzione e nel commercio di strumentazione di guerra, parliamo della Leonardo Finmeccanica (dove il principale azionista resta proprio lo Stato italiano!) e della Thales Alenia Space, in questo senso mercoledì 12 febbraio, sostenendo il blocco della nave Bahri Yanbu, raccogliamo l’appello del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali organizzando un presidio sotto la prefettura per chiedere conto delle promesse d’interrompere gli affari di morte tra Turchia e Leonardo Finmeccanica che non sono mai cessati, per ribadire ancora una volta che Firenze ripudia la guerra, i suoi affaristi e tutti i governi complici schierandosi a fianco dei popoli che lottano per la giustizia sociale e una società libera da sfruttamento, patriarcato e prevaricazione.

“Dalla produzione bellica alla sua logistica, dalle basi militari ai centri di ricerca, l’ingranaggio della guerra è ampio e diffuso e permette a chiunque e dovunque di mettere in campo in autonomia ciò che vorrà e potrà. Guerra alla guerra! Pace fra i popoli!”
Lavoratori e lavoratrici genovesi

Assemblea “Firenze contro la guerra”

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Domenica 9 Febbraio 2020 Uno sguardo sul Libano

Uno sguardo sul Libano

Uno sguardo sul Libano

Dalle ore 18:00
I campi profughi palestinesi nel paese dei cedri, la rivolta popolare iniziata lo scorso autunno, il cosiddetto “piano del secolo” di Trump, il tentativo di equiparare antisionismo e antisemitismo.

Ne parliamo con:

Mouna FARES, operatrice sociale di
Trieste, di orgine libanese

Fouad DAHER, attivista sociale
nei campi profughi palestinesi in
Libano

cena a buffet a sostegno delle attività nei campi profughi

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Sabato 8 Febbraio 2020 Hardcore Night – OSD, MACHETE, INVITRO

Hardcore Night - OSD, MACHETE, INVITRO

Hardcore Night – OSD, MACHETE, INVITRO

La vera anima HC di Firenze e della piana fiorentina sul palco del K100fuegos

OSD – Orphan Skin Diseases – Alternative Rock da Firenze
Machete Firenze HC – HC dalla piana fiorentina
InVitro – hardcore/sludge – female band da Firenze

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Chiamata alla solidarietà e all’unità nella mobilitazione

zionism-racism

zionism-racism

Al movimento di solidarietà con il popolo palestinese, a tutti e tutte coloro che si battono per il boicottaggio del regime razzista israeliano, a tutti e tutte le coerenti antirazziste ed antifasciste, al movimento contro la guerra imperialista e di solidarietà con i popoli oppressi…

Come forse saprete, a Milano alcuni compagni che contestarono la presenza delle bandiere israeliane al seguito dello spezzone della Brigata Ebraica nel corteo del 25 Aprile 2018 stanno subendo un procedimento penale, che li vede accusati nientedimeno che di “istigazione all’odio razziale”. Il 10 marzo si terrà l’udienza preliminare a loro carico, presso il tribunale di Milano.

Siamo dunque arrivati all’assurdo dell’accusa di razzismo a coloro che si sono mobilitati proprio contro il razzismo, nello specifico quello israeliano-sionista. Infatti, dietro l’operazione di portare all’interno delle mobilitazioni del 25 Aprile la Brigata Ebraica, che combattè inquadrata nell’esercito britannico e dunque non ha nulla a che vedere con la resistenza partigiana, vi è il tentativo di egemonizzare in senso sionista l’antifascismo, come dichiarato esplicitamente dai promotori di tale operazione e come ben visibile dalla contestuale esibizione delle bandiere israeliane, striscioni pro-Israele ecc. Con questa contestazione ci si vuole opporre all’occupazione politica sionista dell’antifascismo italiano, della data-simbolo della lotta dei partigiani e delle partigiane, che si ribellarono alla barbarie nazifascista, connaturatasi, al pari del sionismo oggi, con il razzismo e la guerra imperialista. Contemporaneamente, si è voluto rivendicare la continuità politica tra le lotte di liberazione di ieri e quelle di oggi, in particolare tra quella combattuta dai partigiani e delle partigiane italiane contro il nazifascismo e quella attualmente combattuta dai partigiani e dalle partigiane palestinesi contro il sionismo.

Così come l’operazione politica della Brigata Ebraica vuole presentare gli occupanti come liberatori, l’operazione giudiziaria della procura di Milano vuole presentare gli antirazzisti come razzisti. Si punta così a tradurre sul piano penale la vasta campagna del sionismo internazionale, tesa ad equiparare l’antisionismo e, in generale, la mobilitazione in appoggio al popolo palestinese, all’antisemitismo, strumentalizzando ancora il genocidio nazifascista degli ebrei per coprire l’attuale genocidio sionista dei palestinesi. E nel nostro paese questa campagna ha trovato pieno appoggio dalle maggiori forze politiche istituzionali, da destra a “sinistra”, sempre pronte a gareggiare nell’allineamento con Israele. Il governo Conte bis ha fatto propria la definizione di antisemitismo del gruppo sionista Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto, che vi include anche la semplice critica a Israele. Salvini ha recentemente dichiarato che l’Ue dovrebbe mettere al bando il movimento Bds e che la Lega si muoverà in tal senso. Le pressioni delle forze sioniste hanno più di una volta raggiunto lo scopo di negare spazi di agibilità al movimento di solidarietà con il popolo palestinese, soprattutto nelle università e in altri luoghi pubblici, e hanno investito anche l’associazionismo progressista e antifascista, in primis l’Anpi.

All’interno dei paesi dell’Ue e della Nato, si sta assistendo ad una stretta propagandistico-repressiva verso il movimento di solidarietà con il popolo palestinese. A dicembre dello scorso anno, il parlamento francese ha votato una risoluzione che assimila l’antisionismo all’antisemitismo. A maggio dello scorso anno, il parlamento tedesco ha votato una mozione che definisce antisemita il movimento Bds. Il governo di Johnson in Gran Bretagna sta portando avanti una proposta di legge per vietare il boicottaggio di Israele, in particolare se attuato dalle amministrazioni comunali. Negli Usa, Trump ha emesso un ordine esecutivo per tagliare i finanziamenti alle università che danno spazio al movimento Bds o che decidono giustamente di recidere i legami con università e centri di ricerca israeliane.

Così come altri similari procedimenti condotti a Roma e Catania contro i contestatori del Giro d’Italia sionistizzato del 2018 – partito propagandisticamente dalla Gerusalemme capitale d’israele, così come “regalata” nello stesso mese da Trump A Netanyhau – ; l’operazione politico-giudiziaria condotta contro i compagni di Milano, costituisce, in questo momento, la punta più avanzata di un disegno ben più vasto, esteso a livello internazionale, che vuole blindare la questione sionista dietro il ricatto ideologico dell’antisemitismo e dietro il muoversi di polizia e tribunali. Costituisce prova generale di un attacco che vuole estendersi a tutto il movimento di solidarietà con il popolo palestinese. Ed è potenzialmente riproducibile, con schemi politico-giudiziari analoghi, ad ogni fronte di mobilitazione e solidarietà internazionalista (si pensi al boicottaggio della Turchia di Erdogan o di multinazionali come Benetton…).

Questa campagna ideologico-politico-repressiva è il risultato naturale del ruolo del sionismo e del regime sionista israeliano a livello globale, ne è il riflesso interno. Il sionismo rappresenta l’ala più apertamente guerrafondaia dell’imperialismo, specialmente dell’imperialismo Usa. Lo sta chiaramente dimostrando in questa fase, con il cosiddetto Accordo del Secolo di Trump, che vorrebbe liquidare la causa palestinese, e con l’implicazione di Israele in tutte i fronti di guerra, in primis in Medio Oriente. I paesi imperialisti del campo atlantico, tra cui l’Italia, fanno pienamente riferimento ad Israele per sviluppare le loro strategie di guerra nell’area araba, mediorientale e anche a livello globale. L’Italia è sempre più legata ad Israele da rapporti politici, dalla collaborazione a tutti i livelli, in primis militare, fin dalla legge 94/2005, con un ulteriore accordo nel luglio 2012, alla cui firma hanno presenziato i maggiori esponenti dei monopoli dell’industria militare italiana (Finmeccanica, Selex, Alenia Aermacchi e Telespazio). Israele sarà in prima fila anche al festival europeo della scienza Esof2020 a Trieste, come è già accaduto a Milano con l’Expò del 2015.

La collaborazione italo-israeliana si estende inoltre sul piano dell’antiterrorismo, cioè sul piano del rapporto tra guerra imperialista sul fronte esterno e controllo sul fronte interno, come dimostra l’affare dei 40 robot per i carabinieri, prodotti direttamente in Israele [1]. Ed è naturale che sia così perché il regime sionista israeliano è il principale laboratorio repressivo da decenni, impegnato in una guerra permanente di prevaricazione, esclusione, controllo e annientamento contro il popolo palestinese. Un modello repressivo per le forze reazionarie a livello internazionale, dalla polizia statunitense ai golpisti boliviani, dal Brasile dell’estremista cristiano Bolsonaro all’India dell’estremista induista Modi. Nel nostro paese, sia Renzi, sia Salvini lo hanno esplicitamente definito come modello per la società italiana. E l’assioma del separatismo etnico-confessionale del sionismo israeliano sta diffondendosi a livello globale sull’onda del vento del cosiddetto “populismo-nazionalista”. Le forze della destra razzista che fondano il loro consenso sui vari suprematismi nazionali ed etnici (in Italia, il “prima gli italiani” di Salvini) guardano ad Israele come modello e non potrebbe essere altrimenti vista la natura di suprematismo ebraico che riveste il sionismo. I vari Orban, Salvini, Trump, Le Pen…sono inevitabilmente attratti dal modello sionista di società, che prevede meccanismi di egemonia e controllo basati sul razzismo e lo sciovinismo, nonché si riconoscono nel paradigma dello “scontro di civiltà” e nell’islamofobia come ideologie di copertura delle strategie di guerra imperialista. È apparentemente paradossale come il modello sionista si configuri soprattutto per quelle forze reazionarie che stanno aprendo la strada alla riabilitazione dell’antisemitismo di matrice cristiana e fascista in Europa e negli Usa. Non è in realtà paradossale se pensiamo alla storia del sionismo, la cui connivenza e collaborazione con i regimi antisemiti e fascisti è un dato storico conclamato, dalla Russia zarista al Terzo Reich nazista, nel comune interesse a veder fuoriuscire dai propri paesi gli ebrei europei per colonizzare la Palestina.

antifascismo-antisionismo-antirazzismo

antifascismo-antisionismo-antirazzismo

Per fare fronte alle infami accuse di razzismo e antisemitismo nei confronti del movimento di solidarietà con il popolo palestinese, chiamiamo tutte le realtà solidali con la Palestina in lotta, tutti i coerenti antirazzisti, antifascisti ed internazionalisti a mobilitarsi, coordinandosi o in maniera autonoma, dal 21 marzo al 30 marzo. Il 21 marzo è la data in cui a livello globale si ricorda il massacro di Sharpeville in Sudafrica e quest’anno sarà giorno conclusivo dell’Israeli Apartheid Week. Il 30 marzo è la Giornata della Terra, ricorrenza storica del popolo palestinese, che nel 2018 vide iniziare la Grande Marcia del Ritorno da parte dei profughi di Gaza.

Tale mobilitazione dovrà ribadire:

piena solidarietà ai compagni di Milano!
l’antisionismo non è antisemitismo!
il sionismo è razzismo, reazione, guerra imperialista!
non c’è antirazzismo senza appoggio alla lotta del popolo palestinese!
difendiamo gli spazi di agibilità del movimento antisionista e di solidarietà con il popolo palestinese, come il popolo palestinese difende ogni giorno la sua terra!

Come compagni e compagne del Fronte Palestina ci mettiamo a disposizione per organizzare iniziative, supportarle e intervenire, sulla base dei contenuti della campagna “Processiamo il sionismo” che abbiamo promosso. Qualunque sarà l’esito dell’udienza preliminare del 10 marzo a carico dei compagni, per la quale invitiamo tutti e tutte a manifestare davanti al tribunale di Milano, questa mobilitazione sarà estremamente importante per dimostrare che difronte ad un attacco così infame e complessivo, tutto il movimento di solidarietà con la Palestina, tutti gli antifascisti e gli antisionisti, sono in grado di reagire e compattarsi unitariamente.

PALESTINA LIBERA, MORTE AL SIONISMO!

Fronte Palestina

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“Accordo del secolo” ovvero Bantustan “Palestina”

Accordo del secolo

Accordo del secolo

“Finalmente” è stato svelato il cosiddetto “Accordo del Secolo”, fortemente voluto dall’Amministrazione sionista statunitense e per anni tenuto segreto, in attesa di essere tirato fuori “al momento giusto”. A quanto pare, la lobby evangelico-sionista ha deciso che questo “momento” dovesse combaciare con l’anno delle elezioni presidenziali statunitensi, a circa un mese da quelle, ennesime, israeliane. Ossia in un contesto di massimo rendimento per i ricatti politici sulle anatre zoppe Trump e Netanyahu: il primo sotto “impeachment” al Congresso USA, l’altro presto “alla sbarra” davanti ai tribunali israeliani. Un’occasione più unica che rara, per i lobbisti senza scrupoli. Un asso-piglia-tutto antipalestinese, presentato in mondovisione, di fronte ad una selezionatissima claque sionista, in quanto proposta di accordo, testualmente, tra “Israele e i palestinesi”, nella più totale assenza dei…palestinesi!

Una raffigurazione grottesca e rivelatrice dell’attuale dinamica politica internazionale, dove gli accordi riguardanti gli occupati – spesso in contumacia – vengono stipulati tra le potenze occupanti e quindi imposti agli assenti. Nel caso specifico non solo gli occupanti e colonialisti della Palestina, ribadiscono in toto la politica segregazionista dell’Apartheid del Sudafrica ariano, ma si spingono a mutuarne la forma politico-istituzionale del bantustan, spacciandola orwellianamente per “progetto di un futuro stato palestinese”. Un insulto all’intelligenza per chiunque, basti vedere i punti salienti del sedicente “Deal” trumpiano: “Gerusalemme capitale indivisibile di Israele”, “Annessione delle colonie in Cisgiordania e dell’intera Valle del Giordano”, “No al Diritto al Ritorno per i palestinesi in Palestina”, “(eventuale) Stato palestinese demilitarizzato, senza continuità territoriale e con frontiere controllate da Israele”, “Disarmo totale e incondizionato della Resistenza palestinese”, “Riconoscimento di israele come Stato degli ebrei” e un’ampia gragnola di doveri, costrizioni, barriere, umiliazioni, limitazioni a libero arbitrio dei segregazionisti antiarabi: in definitiva uno zoo di esseri umani. Il perfetto assassinio politico della cosiddetta questione palestinese aperta con la famigerata Dichiarazione di Balfour che, per inciso, ora spicca per “equilibrio” se confrontata con la proposta dal “genero sionista di Trump”.

Di una cosa va dato però atto all’”Accordo del Secolo”: ha la forza della chiarezza. Spazza via l’illusione della convivenza di “2 Stati e 2 Popoli” in Palestina, sostituendola con lo “Stato degli Ebrei”, segregazionista e colonialista. Con altrettanta forza spazza via anche gli auspici di collaborazionismo israelo-palestinese per un quarto di secolo sponsorizzato dagli euroimperialisti e certa “sinistra” (para)istituzionale e movimentista, anche italiana. Così come fa carta straccia degli “Accordi di Oslo” che, “spazzatura” sin dall’inizio, sono stati definitivamente gettati nel “cestino della Storia”. Infine tale progetto ha il pregio di far emergere alla luce del sole, in maniera incontrovertibile, quel finora latente sionismo arabo sponsorizzato dalle petromonarchie del Golfo Persico; per troppo tempo negato anche dai diretti interessati. Una emersione che va a “saldare” un Asse della Reazione di stampo sionista NATO-Israele-petromonarchie che ora potrà accelerare la normalizzazione e costituirsi come Patto politico-militare contro le Resistenze anticolonialiste e antisioniste in tutta l’area mediorientale.

Ma soprattutto, questo “accordo” mette con le spalle al muro proprio i palestinesi, chiamati a prendere posizione a tutti i livelli: politici, militari, diplomatici, economici e sociali. Costringendoli a decidere se tagliare o meno i molti nodi gordiani che li hanno “incaprettati” da Oslo in poi, nel tatticismo fine a se stesso, in una immobile e litigiosa frammentazione strategica.

bantustan

bantustan

Scioglieranno l’inservibile ANP? Stracceranno le famigerate collaborazioni di sicurezza con l’Occupazione? Si unificheranno politicamente contro l’Occupazione? Rilanceranno la Resistenza politico-militare contro il Sionismo? Boicotteranno le prossime elezioni dell’Entità segregazionista? Si uniranno coerentemente alle altre Forze della Resistenza antisionista mediorientali? Sapranno rielaborare e contestualizzare il “sogno” di una Palestina unica, indivisa, democratica, popolare e antirazzista?

È evidente che per i palestinesi giunto il momento irrimandabile delle decisioni, a dispetto di un imperialismo sionista pronto a scommette che la rinuncia a tutto ciò sia in vendita, al costo di saldo di 50miliardi di dollari. Al netto dei collaborazionisti, crediamo che il nemico stia sbagliando i calcoli.

Per noi invece l’opzione politica internazionalista rimane quella di concentrarci sulla questione sionista, autentica radice del disastro mediorientale.

Fronte Palestina

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Sabato 1 febbraio 2020 alle ore 15:00 Omaggio ai Caduti di Pian d’Albero // Gavinana antifascista

Iniziativa organizzata da CPA Firenze Sud

Riceviamo, pubblichiamo ed invitiamo a partecipare!
https://it-it.facebook.com/events/522938035001601/

Settimana scorsa in piazza Elia Della Costa è stato danneggiato il monumento ai Caduti di Pian d’Albero.

Se da una parte le ipotesi sul livello di consapevolezza o stupidità degli autori si possono sprecare, dall’altro è lecito chiedersi dove sia il confine tra ignoranza e fascismo.

Una cosa è certa: è stato colpito un pezzo della nostra memoria e della nostra storia e per questo non possiamo restare con le mani in mano.

La memoria è un ingranaggio collettivo che sta a noi lubrificare perchè questa non venga relegata alla sola retorica commemorativa che la svilisce e la depotenzia.
Rendere omaggio ai caduti di Pian d’Albero vuol dire fare in modo, prima di tutto, che la loro storia sia conosciuta e da quell’esempio saper trarre l’insegnamento per costruire un domani senza più guerra e disuguaglianze.

Sabato 1 febbraio 2020 ci troviamo dalle ore 15.00 al monumento: deposizione di una corona di fiori, interventi, musica e merenda.

Durante la giornata sarà distribuito un opuscolo sulla storia dell’eccidio di Pian d’Albero realizzato grazie ad un’intervista al Partigiano Sugo.

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“Vostre le guerre, nostri i morti” In piazza la Firenze internazionalista!

Ieri pomeriggio in centinaia in piazza per ribadire il nostro rifiuto categorico alla guerra e agli interventi imperialisti che devastano e saccheggiano il Medio Oriente e il Mediterraneo, privando i popoli della possibilità di autodeterminarsi, perpetrando la barbarie di morte, profughi e distruzione. Un corteo e un momento ritenuto importante da diverse realtà, collettivi e organizzazioni, ma che ha saputo coinvolgere soggettività e una cittadinanza non organizzata che ha risposto all’appello dell’Assemblea cittadina contro la guerra.
Le guerre servono a chi le conduce a produrre ricchezza e profitto, riprodurre logiche neo-coloniali, di oppressione, saccheggio di risorse naturali, imposizioni di nuovi governi, occupazioni militari, nuovi confini. Restando all’interno di questa stessa logica l’assassinio del generale Soleimani è l’ennesimo atto di aggressione “made in USA”, e non rappresenta il capriccio di un folle politicante che siede ora alla casa bianca, ma costituisce una nuova prova di forza nell’intento di affermarsi come polo imperialista più influente in una certa area geografica.
Il corteo è infatti terminato sotto il Consolato Statunitense, evidenziandone le responsabilità e le complicità e il servilismo italiano agli USA e alla NATO.
“Vostre le guerre, nostri i morti” significa anche denunciare non solo le conseguenze terribili dei conflitti, ma anche le scelte politiche che li determinano: è criminale investire in armi e radar, quando il nostro territorio è in balia di frane e smottamenti, quando crollano ponti o strade, quando si investe in F35 e non nella messa in sicurezza di scuole e asili, quando si chiudono gli sportelli sanitari e si aprono caserme, quando si parla di emergenza climatica e l’industria bellica è la principale causa di inquinamento e nocività del pianeta.
Più interventi hanno denunciato la collusione e gli interessi di governo, industria e banche italiane nella gallina dalle uova d’oro delle armi e delle guerre. L’industria e gli affari di guerra si possono e si devono fermare, denunciare e sabotare. Lo dimostrano gli operai del porto di Genova che si rifiutano di far attraccare navi che trasportano armi, le campagne di denuncia della Leonardo Finmeccanica, azienda statale che fa affari con la marina USA e principale esportatrice di satelliti ed elicotteri alla Turchia di Erdogan e a Israele, le battaglie dei territori contro le basi, il deposito di armi nucleari, i radar e l’esercitazioni militari, dal Veneto alla Sardegna.
Uscire dalla NATO, denunciare il ruolo economico, politico e militare di questa Unione Europea, chiudere le basi e ripudiare il nucleare sono passaggi imprescindibili per una reale politica che marchi netta la distanza dalla guerra.
Il sostegno all’autodeterminazione dei popoli passa necessariamente dal rifiuto delle missioni e dall’invio di soldati in Nord Africa come in Medio Oriente, e tutta Firenze ha ribadito l’appoggio e il sostegno al movimento di liberazione kurdo, che in mezzo ad uno scenario di guerra e saccheggio, riesce a imporre una prospettiva rivoluzionaria, sociale, liberatrice. In piazza c’erano gli esponenti della Comunità Kurda e dei comitati nazionali di solidarietà con il Kurdistan, reduci dall’importante incontro tenutosi proprio a Firenze nel weekend.
Ancora una volta, l’esempio di Lorenzo Orso Tekoser, e la presenza generosa dei suoi cari in piazza, ci ricordano che dobbiamo saper essere partigiani per la libertà dei popoli, mai soldati arruolati nelle guerre sporche degli stati.
Solidarietà è stata inoltre espressa con tutti e tutte i migranti, vittime dei conflitti, dei confini e dei nostri governi e dai loro ricatti e accordi vergognosi, schierandoci contro i nuovi lager di stato: i CPR, in cui solo una settimana fa una persona è stata uccisa dalla violenza dei poliziotti. Per noi non c’è differenza tra profugo, migrante politico ed economico, tutti vittime dello sfruttamento e di questo sistema economico ancora fondato su profitto, guerra e sopraffazione.

CPA Firenze Sud, Collettivo Politico Scienze Politiche, Collettivo Krisis, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos , Rete Dei Collettivi Fiorentini

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