Al fianco del popolo Saharawi in lotta!

Riceviamo e pubblichiamo:

Sahara Occidentale: riprese le ostilità a El Guerguerat fra Marocco e Fronte Polisario
Le istituzioni repubblicane e democratiche italiane: Enti locali e Ministero degli Esteri intervengano Roma, 13 novembre.
Oggi, 13 novembre 2020, scontri a fuoco tra il Regno del Marocco e il Fronte Polisario, dopo 29 anni di cessate il fuoco firmato da entrambe le parti nel Quadro del Piano di Pace ONU nel 1991 che istituì, inoltre, la MINURSO (Missione ONU per il Referendum nel Sahara Occidentale).
Secondo l’accordo militare, il limite invalicabile per garantire la tregua attraversava il territorio conteso fino ad arrivare al corridoio della regione di El Guerguerat, al confine con la Mauritania.
Dal 21 ottobre scorso la regione è incandescente: il Regno del Marocco ha violato l’accordo con l’apertura da parte di una breccia lungo tale limite per consentire il libero passaggio di persone, ma anche e soprattutto di camion per il trasporto di prodotti commerciali.
Tale atto ha innescato l’immediata reazione della popolazione civile saharawi, accorsa per protestare pacificamente e chiudere la breccia, ostacolando il transito dei mezzi.
Un corridoio sfruttato per esportare prodotti provenienti dal Sahara Occidentale occupato dal Regno del Marocco dal 1975, nonostante l’aperta deplorazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. «L’Esercito popolare di liberazione saharawi ha iniziato a rispondere con la necessaria fermezza a questa violazione e all’ostile marcia marocchina che fin dalle sue radici costituisce una grave battuta d’arresto al cessate il fuoco».
Con queste parole il Fronte Polisario e il Governo Saharawi hanno comunicato qualche ora fa che ritengono il Regno del Marocco responsabile di tutte le pericolose conseguenze di questo attacco alla stabilità dell’intera regione.
Il Fronte Polisario e il Governo Saharawi ricordano che il futuro di pace per i due popoli è da decenni fermo a causa del mancato referendum di autodeterminazione previsto dal Piano di Pace del 1991 sotto l’egida delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana.
Il Movimento solidale italiano di amicizia con il popolo saharawi denuncia la violazione da parte del Regno del Marocco del cessate il fuoco e l’attacco al Piano di Pace Onu e alla legalità interazionale, nonché alla stabilità della regione.
Inoltre denuncia l’illegalità, evidente a tutta la comunità internazionale, del commercio di risorse provenienti dal Sahara Occidentale che il Tribunale Europeo ha condannato. Una situazione resa ancora più inaccettabile, considerata la riduzione degli aiuti internazionali destinati al popolo saharawi nel contesto dell’emergenza mondiale da coronavirus.
Il Movimento solidale italiano di amicizia con il popolo saharawi ritiene indispensabile l’intervento dell’Europa e della comunità internazionale per impedire alle forze armate del Regno del Marocco ulteriori azioni lesive della legalità internazionale.
Il Movimento solidale italiano di amicizia con il popolo saharawi chiede alle istituzioni repubblicane e democratiche italiane, agli Enti locali gemellati in Italia con il popolo saharawi e al Ministero degli Esteri di condannare l’aggressione armata marocchina, di adoperarsi per proporre misure economiche di contrasto al traffico illegale di merci da parte del Regno del Marocco, di sostenere la nomina dell’inviato speciale del Segretario ONU per riprendere i colloqui tra le parti al fine di convocare il referendum di autodeterminazione, di proporre di dare mandato alla MINURSO, come già ad altre missioni Onu nel mondo, di sorvegliare la tutela dei diritti umani.

Bir Lahlou

Bir Lahlou

Il Movimento solidale italiano di amicizia con il popolo saharawi

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Appello in favore di Maria Edgarda Marcucci, ex combattente delle Ypj

Riceviamo e condividiamo

Appello in favore di Maria Edgarda Marcucci, ex combattente delle Ypj

Il 12 novembre si svolgerà a Torino l’appello richiesto dai legali di Maria Edgarda Marcucci, che tutti conosciamo come Eddi, ma anche come heval Shilan. Maria Edgarda è stata in Kurdistan nel 2018 e ha preso parte alle attività civili in Rojava, ed alla resistenza di Afrin nelle file delle Ypj.

Il 17 marzo 2020 la sezione per le Misure di prevenzione del Tribunale di Torino ha applicato soltanto a lei la misura della Sorveglianza speciale, che era stata proposta anche per altri quattro volontari italiani in Rojava. Mentre ci rallegriamo per la decisione riguardante gli altri quattro, non possiamo nascondere la nostra amarezza in relazione all’esito che questa vicenda ha finora avuto per Eddi. Questa misura le impedisce di partecipare a riunioni pubbliche e le impone di rientrare a casa tra le 21 e le 7, di non sostare nei pressi di locali pubblici dopo le 18, di comunicare i suoi spostamenti alle autorità di polizia. Essa ha anche motivato il sequestro del passaporto e della patente e il diniego della validità per l’espatrio dei suoi documenti di identità.

Crediamo che Eddi non meriti questa misura. Le sue attività in Kurdistan sono state rivolte alla costruzione della pace e del rispetto delle donne e dei diritti umani di tutti i popoli. Le Ypj di cui Eddi ha fatto parte hanno guidato la lotta contro l’Isis e sconfitto il califfato, e si sono opposte e si oppongono a tutti i gruppi fondamentalisti che mettono in pericolo le popolazioni del Kurdistan, del Medio oriente e dell’Europa.

Ci auguriamo che i giudici del Tribunale di Torino vogliano rivedere questa decisione, ascoltando gli argomenti dei legali di Maria Edgarda. Eddi non può essere in alcun modo un pericolo per la società italiana, e proprio il suo contributo nella società curda sta a dimostrarlo.

UIKI Onlus
Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia

Maria Edgarda Marcucci

Maria Edgarda Marcucci

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Fuori i soldi per la Sanità pubblica! Solidarietà a tutto il personale ospedaliero, ai pazienti e ai loro familiari!

Sabato 14 novembre 2020 alle ore 11 ritroviamoci davanti a Careggi, in solidarietà al personale ospedaliero, per i pazienti, per i loro parenti.

NB: il presidio si svolgeranno nel rispetto delle norme anti COVID. Porta la mascherina e mantieni la distanza!

Fuori i soldi per la Sanità pubblica!

Fuori i soldi per la Sanità pubblica!

Il disastro prodotto da anni di tagli al sistema sanitario è emerso in modo ancora più lampante con l’arrivo della “seconda ondata”: negli ospedali non ci sono abbastanza medici ed infermieri, non ci sono posti letto, non ci sono strumentazioni e tutti i servizi sono appaltati e subappaltati a ditte esterne con tutte le conseguenze del caso.
In questa situazione gli ospedali, non solo sono in difficoltà nel garantire le cure a tutti i pazienti Covid, ma sicuramente non possono garantire le dovute attenzioni per altre patologie su cui la prevenzione è fondamentale a partire da cardiologia e oncologia, l’accesso all’aborto sicuro è ancora più difficoltoso, per non parlare del fatto che alcuni pronto soccorso lavorano a mezzo servizio.

Durante i mesi di marzo ed aprile medici e infermieri furono osannati come eroi: era tutta retorica! Come sono stati lasciati soli allora, sono stati abbandonati anche oggi con al massimo qualche assunzione a termine, spesso anche di studenti all’ultimo anno di formazione e qualche interinale sbattuto nei reparti Covid.
Quei pochi che, vincendo la paura, hanno provato a denunciare le condizioni lavorative aberranti alle quali venivano sottoposti, i turni massacranti, la mancanza dei dispositivi di protezione, la mancanza di personale, sono stati addirittura licenziati perchè evidentemente “i veri eroi” devono sopportare in silenzio altrimenti diventano solo un problema da eliminare.

Il sistema sanitario però, proprio per prevenire l’ospedalizzazione, dovrebbe garantire una serie di azioni sul territorio capaci di ridurre il carico ormai insostenibile che sta arrivando sulle corsie.

Anche su questo fronte non siamo messi bene: medici di famiglia e pediatri, sempre troppo pochi, sono stati lasciati soli a fronteggiare le richieste di migliaia di pazienti, i distretti sanitari di quartiere sono stati chiusi e smantellati, sono esigui e sporadici gli interventi di assistenza domiciliare tanto utili per scongiurare nuovi ricoveri.

Le mancate assunzioni pesano enormemente anche sul tracciamento, ormai saltato su ogni livello: l’ASL non dispone piú le quarantene, non traccia i contatti dei casi positivi, i suoi centralini, quando squillano, squillano a vuoto, mentre sui posti di lavoro, anche davanti a casi di positività conclamati, il personale sanitario è obbligato a continuare la sua attività lavorativa se asintomatici, con un conseguente aumento dei contagi e possibili creazioni di focolai in realtà a rischio come RSA o residenze per anziani.

In tutta questa situazione il nuovo Consiglio Regionale non ha trovato di meglio da fare che votare una mozione di Fratelli d’Italia per aprire un tavolo e rimettere in gioco tutte le cliniche private: 31 favorevoli e 2 astenuti!

C’è il mondo reale e poi quello del ceto politico, sempre più impegnato nella propaganda che non nel risolvere i problemi: hanno sbandierando un possibile aumento dei posti letto non dicendo però quanti altri soldi potevano essere investiti nella sanità pubblica e invece finiranno ancora nelle tasche dei privati.

Il “problema” diventa la “soluzione”: per noi invece l’unico rapporto possibile con la sanità privata sarebbe quello di requisirne le strutture e assumerne il personale!

La situazione appare in tutta la sua gravità: gli ospedali rischiano di esser centri di contagio essi stessi con più di 400 decessi al giorno e pesanti rischi per la salute di chi vi lavora.

Per questo sentiamo la necessità di lottare per un futuro migliore iniziando da oggi a ripensare un sistema sanitario realmente in grado di tutelare la salute pubblica.

Tutto il personale ospedaliero deve esser messo nelle condizioni di tutelare sia la propria salute che quella degli altri e ciò vuol dire solo una cosa: assunzioni e finanziamenti per la sanità pubblica, negli ospedali e sul territorio. Adesso!

Hanno trovato i soldi per salvare le banche tagliando la spesa pubblica?

Ora trovino il modo di aumentare la spesa pubblica andando a prendere i soldi dove ci sono: banche, settore militare, multinazionali e grandi patrimoni!

FUORI I SOLDI PER LA SANITÀ PUBBLICA!

★★★

Organizzatori e aderenti:
CPA Firenze-Sud
Collettivo Politico di Scienze Politiche
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Krisis – Collettivo di Studi Umanistici e della Formazione
Rete dei Collettivi Fiorentini
Rete Antirazzista
Firenze Città Aperta
Rifondazione Comunista Firenze

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Solidarietà a Giova, Pietro, Albe e tutte/i le/i denunciate/i

Contro questo sistema che ci vuole lavoratori ipersfruttati e docili consumatori, contro la repressione poliziesca che denuncia e arresta compagn* e premia i torturatori della Diaz, contro la lettura semplicistica che ci vuole capri espiatori ed ignora una rabbia collettiva sempre più forte!

Solidarietà a Giova, Pietro, Albe e tutte/i le/i denunciate/i

Tutte libere! Tutti liberi!

Fuck police

Fuck police

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Sabato 31 ottobre 2020 – La nostra pazienza e’ finita!

La nostra pazienza e' finita!

La nostra pazienza e’ finita!

ore 14.30 – troviamoci in via Cavour
ore 15.00 – presidio in Prefettura-Regione
ore 17.00 – presidio a Confindustria Firenze

★★★

E’ Inutile fare dpcm, protocolli, ordinanze, tracciamenti e coprifuoco se nel frattempo non si è investito un euro sulla sanità, la scuola e i trasporti.

Le cose non funzionano e andranno sempre peggio perchè senza personale, senza assunzioni, senza investimenti strutturali sul settore pubblico non saranno i discorsi alla nazione a tirarci fuori da una situazione sociale e sanitaria che diventa sempre più grave giorno dopo giorno.

I fascio-negazionisti sono stati solo un paravento per delegittimare la critica al governo: il virus esiste eccome e per affrontarlo non serve negarlo e gridare al complotto, ma serve una visione d’insieme e complessiva oltre che un’inversione di tendenza nelle politiche di austerità e un vero sostegno economico per le migliaia di famiglie ridotte sul lastrico dalla crisi economica.

Ma questi elementi non vengono minimamente presi in considerazione da chi ci governa. L’unica ricetta che sanno proporre è la paura e la repressione, la criminalizzazione dei comportamenti individuali, colpevolizzando i giovani, chiamando coprifuochi, chiudendo i parchi e i giardini e forse tra poco anche le scuole.

Intanto migliaia di lavoratori restano senza occupazione e senza tutele oppure sono costretti a rischiare la vita sul posto di lavoro, a partire dai lavoratori della sanità, tanto incensati quanto dimenticati.

I soldi come sempre rimangono nelle casse delle banche, nei portafogli dei padroni e vengono investiti solo nel settore militare.

Queste sono le scelte che ci costringono ad affrontare la situazione attuale, che era stata ampiamente prevista, come fosse improvvisa ed inaspettata.

Per questo neanche vogliamo più sentir parlare di “emergenza”: il virus non sta facendo altro che portare al pettine i nodi di un sistema che ha sistematicamente tagliato e dismesso il settore pubblico su tutti i livelli.

Adesso basta!
Tirino fuori i soldi per SANITÀ, SCUOLA e TRASPORTI e per un vero sostegno al REDDITO e per la CASA: allora riusciremo a tutelare SALUTE e LAVORO!

NB: i presidi si svolgeranno nel rispetto delle norme anti COVID. Porta la mascherina e mantieni la distanza!

★★★

Organizzatori ed aderenti:
CPA Firenze-Sud
Collettivo Politico di Scienze Politiche
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Krisis – Collettivo di Studi Umanistici e della Formazione
Rete dei Collettivi Fiorentini
Rete Antirazzista
Rifondazione Comunista Firenze
Coordinamento fiorentino per il diritto alla salute
Associazione Il Melograno

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Ancora una condanna per decine di compagni e compagne a Firenze!

Ancora condanne

Ancora una condanna per decine di compagni e compagne a Firenze

Martedì scorso si è chiuso a Firenze il primo grado di un processo che riguarda circa 30 compagni e compagne, accusati di resistenza a pubblico ufficiale in occasione del 21 Dicembre 2013.

Quel giorno scendemmo in piazza in risposta alla decisione della Questura fiorentina, di concerto con la Prefettura e il Sindaco, di negare un diritto fondamentale come quello di fare una manifestazione, precludendo l’accesso in corteo alle vie del centro storico in quanto, a detta loro, non si potevano disturbare gli affari consumistici dello shopping natalizio.

Fu quindi predisposto un nutrito schieramento di poliziotti in tenuta antisommossa che sbarrava via Cavour, impedendo ai manifestanti di incamminarsi da piazza San Marco verso, appunto, il centro.

L’arroganza immotivata della Questura si risolse in più cariche verso i manifestanti e nelle successive denunce per resistenza a pubblico ufficiale: niente di nuovo, ahimè, ma ancora più grave se pensiamo all’imposizione di un divieto di manifestare in alcune zone della città.

Dopo quasi 7 anni di processo, martedì si è arrivati a 3 assoluzioni e alla condanna a 7 mesi per gli altri imputati, una vergogna!

Così, dopo le condanne arrivate a Luglio di 1 anno e 3000 euro per ciascuno dei 15 compagni e compagne coinvolti, ricordiamolo, per essersi “travisati” durante una manifestazione di protesta contro un’aggressione fascista avvenuta pochi giorni prima, ecco che in rapida successione arrivano 7 mesi per aver resistito ad un divieto arbitrario e immotivato.

L’amministrazione fiorentina vorrebbe, ora come allora, una Firenze vetrina fatta solo di negozi di lusso e super-affitti per turisti, interdetta quasi agli stessi abitanti e a qualsiasi manifestanzione del dissenso con chiusura di piazze, strade e l’instaurazione di zone rosse (poi velocemente e strumentalmente rimosse). Abbiamo visto però i risultati devastanti e la miopia di queste politiche economiche durante la pandemia, ed è quello che denunciamo da anni portando avanti la lotta contro la gentrificazione.

Ribadiamo con forza che i quartieri sono nostri, di chi li vive e li abita e di tutte le realtà che li attraversano, e che non esistono zone di salotti buoni dove potranno impedirci di far sentire le nostre ragioni.

Pensiamo inoltre che se i fascisti fanno fatica, qui più che altrove, a ritagliarsi spazi di agibilità; se il centro di Firenze non è off limits per manifestazioni e cortei; se nei quartieri, in tempi di pandemia come questi, ancora esistono realtà che si autorganizzano per dare risposte dal basso ai bisogni e alle difficoltà, è anche grazie a chi, in tutti questi anni, si è speso in prima persona per combattere il fascismo, l’individualismo, il razzismo, l’arroganza poliziesca, ed ha continuato a lottare per una società più giusta e solidale.

Massima solidarietà a tutti i compagni e le compagne colpiti dalla repressione, dai processi che si chiudono a quelli che si stanno aprendo in questi mesi.

Oggi come allora, la vostra repressione non ci fermerà!
Le compagne e i compagni del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos

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Solidarietà alle lotte!

“I decreti Salvini non esistono più, sono un triste ricordo del passato”. Con gran clamore di tutti i media mainstream questa notizia eclatante, dai titoli roboanti, viene diffusa massicciamente come se fosse vera. Purtroppo la verità è diversa, altro che Italia accogliente e senza confini!

Oltre al fatto che le norme su immigrazione, sicurezza e “accoglienza” non sono migliorate molto, anzi per certi versi sono anche peggiorate per i migranti, con l’introduzione del reato penale e l’arresto per direttissima, rimane intatto e invariato tutto l’impianto repressivo messo in piedi per contrastare le lotte sociali.

Chi si impegna a lottare e ad organizzarsi per migliorare le condizioni di lavoro, per ripristinare il diritto alla casa e dell’abitare, per la difesa del territorio contro la devastazione ambientale, contro il fascismo in tutte le sue forme, in tutte quelle lotte insomma che in qualche modo mettono in discussione il sistema capitalista, dovrà fare i conti con una repressione pesante messa in piedi dai decreti Minniti prima e da quelli Salvini poi, in perfetta sintonia e continuità tra loro, dato che le disposizioni in materia di sicurezza pubblica sono tutt’ora vigenti.

La repressione perpetrata da sempre dallo Stato borghese, di cui la democrazia rappresentativa è solo un sistema politico ad esso funzionale, da sempre colpisce chi lotta e per questo motivo vogliamo esprimere la nostra incondizionata solidarietà a Dana, compagna e militante NoTAV, condannata vergognosamente a 2 anni di reclusione per aver partecipato alle iniziative di protesta in seguito alla caduta da un traliccio di un altro compagno NoTAV, Luca Abbà. In particolare per aver fatto in modo, insieme ad altri compagni e compagne, di non far pagare il pedaggio autostradale al casello di Bardonecchia.
L’aspetto drammatico e preoccupante inoltre, di questa ennesima vicenda di criminalizzazione del movimento NoTAV, è la motivazione dei giudici che emettono sentenze di carcerazione perché “non si è pentita” e “potrebbe proseguire la propria attività di proselitismo e di militanza ideologica”. Come se ci fosse il reato di opinione in questo dannato paese!

Sempre nell’ambito del movimento NoTAV, l’azione repressiva colpisce anche due compagni del partito dei Carc, Alessandro ed Andrea, che hanno subito perquisizioni delle abitazioni per “ricerca di armi e esplosivi”, il sequestro di materiale politico e dei pc, una denuncia per “minacce” ed una sanzione amministrativa per affissione abusiva… il tutto per cosa? Per aver affisso un manifestino di denuncia di alcuni esponenti della magistratura torinese distintisi proprio per la repressione messa in campo contro i NO TAV. Manifestino usato strumentalmente dalla Questura di Torino per associarli alle minacce ricevute nei giorni precedenti dalla giudice Bonu, che ha seguito il processo di Dana. Anche ad Alessandro ed Andrea esprimiamo la nostra solidarietà.

Ma sono tanti altri i procedimenti che si sono aperti e si stanno aprendo in questi mesi contro compagni e compagne che lottano contro le grandi opere e per la difesa del territorio: ne sono solo un esempio i due processi aperti contro compagni e compagne del movimento che si batte contro la costruzione del nuovo mega aeroporto di Firenze.

Ma non bisogna dimenticare che le norme dei decreti sicurezza attaccano anche e soprattutto in ambito lavorativo chi protesta, sciopera e si batte per i propri diritti, come i 120 lavoratori e lavoratrici di Italpizza Modena che finiranno in tribunale per i picchetti e gli scioperi che dal 2017 vanno avanti insieme alle vertenze seguite dal SiCobas.

Rilanciamo infine, con più forza ancora, la campagna di Firenze Antifascista (https://gf.me/u/ydnbmz) a sostegno dei 15 compagni anch’essi colpiti dalla repressione per il loro impegno antifascista in città contro casa pound; un altro tassello della lotta contro la repressione che accomuna tutte le lotte sociali. Lotte fatte contro un sistema politico che rafforza, anche tramite una legislazione repressiva, il suo sfruttamento per il profitto capitalista e per difendere i privilegi di pochi contro gli interessi collettivi e del popolo.

Contro la repressione, solidarietà di classe!
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos

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Sabato 17 ottobre 2020 Cena di pesce e canti di rivolta – Benefit Firenze Antifascista

Serata benefit per la campagna 45000 buoni motivi per essere Antifascisti!

Cena di Pesce Fresco

Cena di Pesce Fresco

20:30 Cena di Pesce Fresco. Menù in base al pescato del giorno, (opzione vegetariana).

Prenotazione al 3387039311 (whatsapp), massimo 50 posti, costo 15 euro.

22:30 Canti di Rivolta chitarra e voce con NicolA del Freo da Montignoso MS

★★★
Siamo antifascisti e antifasciste di Firenze.

Nel giugno 2020 ci hanno richiesto ben 45.000 € di spese ai danni di 15 persone “colpevoli” di non accettare, ieri come oggi, la presenza dei fascisti nella città di Firenze.

La #solidarietà è l’unica arma che abbiamo in questo momento.

Con questa raccolta fondi chiediamo un contributo perché – come la storia ci insegna – la lotta contro il fascismo non può essere lasciata alle istituzioni e alla polizia. E chiunque si metta in gioco contro le ingiustizie, disuguaglianze, il sessismo e la xenofobia non deve rimanere solo!

Solo unit* e organizzandoci sconfiggeremo fascismo, razzismo e sessismo e cambieremo insieme questo sistema che li produce!

★★★

PUOI DONARE QUI
https://gf.me/u/ydnbmz
★★★

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Basta covi fascisti!

★ PASSEGGIATA ANTIFA IN CITTÀ ★
Sabato 10 alle 16:00 in Santa Maria Novella

Basta covi fascisti!

Basta covi fascisti!

“Firenze identitaria” è la nuova maschera scelta dai fascisti di Casapound per provare ad avere uno straccio di visibilità e agibilità in questa città.

La sede è in via del purgatorio 27r con inaugurazione prevista per sabato 10 ottobre alle 17, comunicata ovviamente neanche 48h prima..

Visibilità e agibilità, condizioni che questura e istituzioni hanno sempre garantito loro, ma che la Firenze popolare ha sempre e costantemente negato e sottratto, da Coverciano a Scandicci sino a San Jacopino.

Sarà proprio per uno straccio di visibilità, per qualche finanziamento in più, che alle recenti elezioni regionali i prodi camerati di Casapound hanno apertamente sostenuto Fratelli d’Italia, in lista con la Ceccardi, con tanto di foto tutti insieme nella sede di Fratelli d’Italia in via Frusa.

Insomma, dopo essersi presentati così ribelli sono finiti a sostenere pubblicamente personaggi e partiti che propongono “maggiore controllo”, “taser a forze dell’ordine e polizia municipale”, più telecamere e pattuglie di polizia e carabinieri, sostegno ai “decreti sicurezza”: del resto non avevamo dubbi.

Come nel 2013, dopo un’aggressione ai danni di due minorenni, delegarono la difesa di quella che allora era la loro sede (!) all’adiacente questura di via Zara, in una giornata di lotta che ha visto 15 condanne di oltre un anno a antifascisti e antifasciste e un’ammenda totale di 45.000 euro.

“Firenze identitaria” dovrebbe rivendicare il passato di questa città, ma con quale faccia tosta? Il passato, più o meno recente, di questa città è fatto di lotta, resistenza, orgoglio popolare.

Firenze e la sua lunga memoria diffusa di generazione in generazione ricorda le stragi, da Piazza Tasso a Campo di Marte, omicidi e pestaggi da parte di quei vigliacchi repubblichini ai quali tanto si richiamano e che omaggiano i neofascisti oggi.

La memoria di questa città però è anche fatto dalla lotta dei gappisti, dalla lotta partigiana della Brigata Sinigaglia e di tutti coloro i quali, senza aspettarsi niente dagli “alleati”, resistevano e sparavano, casa per casa, via per via quartiere per quartiere, fino all’insurrezione popolare e la liberazione cittadina, consci dell’estrema necessità di protagonismo per costruire una società diversa da quella comandata dai padroni di sempre, anche dopo il 25 aprile 1945.

La storia di Firenze parla di silenzi, nascondigli e solidarietà, spesso pagati con tortura e morte, verso chi lottava da parte della popolazione, parla di barricate contro le squadracce armate dai padroni per spezzare la lotta popolare.
Memoria e pratica. Come quella solidale, spontanea e diffusa in ogni quartiere, durante il lockdown di sostegno e supporto alle famiglie in difficoltà. Prima chi ha bisogno, prima gli ultimi, prima i lavoratori. Bianchi, neri, gialli o a pallini. La Firenze solidale sa riconoscere chi specula sul razzismo e la guerra fra poveri, e chi invece la guerra la vive tutti i giorni per un salario degno, un affitto, una bolletta, un ticket sanitario sapendo che chi nega i diritti e bisogni, sta più in alto, e “non arriva col barcone”

La storia di Firenze parla chiaro, e se i fascisti devono persino provare ad afferrare goffamente immaginari di lotte altrui è perché i fascisti le lotte non le hanno mai fatte, se non quelle al servizio di chi sfrutta e guadagna sul nostro sudore.

In via del Purgatorio aprirà un altro covo fascista, un’altra fogna di collaborazionisti, infami e servi, ma aprirà circondata e costantemente sorvegliata da telecamere, da digossini e polizia, perché questa città ne ha già decretato la chiusura!

Ci vediamo Sabato 10 alle 16:00 in piazza Santa Maria Novella, liberi per le strade della nostra città, ribelle, solidale, antifascista, antirazzista e antisessista.

★ FIRENZE ANTIFASCISTA ★

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La Solidarietà Antifascista funziona: RILANCIAMOLA

La Solidarietà Antifascista funziona: RILANCIAMOLA
https://www.facebook.com/FirenzeAntifascista/videos/2013345829512959/

Ci fa molto piacere confessarlo: il crowdfunding e la campagna di solidarietà “45.000 buoni motivi per essere Antifascisti” è andata ben oltre le nostre aspettative.

Nel giro di pochi mesi a partire da luglio sono state raccolte decine di migliaia di euro on line e attraverso le iniziative organizzate a Firenze e in molte altre città, per cui oggi possiamo dire con sollievo che mancano “solo” 9.000 Euro per raggiungere l’obiettivo di mettere in condizione i nostri compagn* condannati di sostenere una sanzione che non può essere elusa.

Il merito del risultato raggiunto fino ad oggi va, in pari misura, alle decine di compagn* che si sono impegnati a organizzare e pubblicizzare la campagna e tutte le iniziative che sono state portate avanti in questi mesi, e ai singoli antifascist* e a tutte le realtà collettive che hanno contribuito economicamente in un periodo che sappiamo essere di gravi difficoltà per molti. A tutte e tutti loro va il ringraziamento di Firenze Antifascista.

Al tempo stesso siamo consapevoli che non possiamo fermarci, perché l’obiettivo non è ancora raggiunto.

Per questo chiediamo a noi stessi e a tutt* gli/le antifascist* un ulteriore sforzo per donare, per rilanciare la campagna, per organizzare nuove iniziative. Per questo ci impegniamo a partecipare attivamente laddove si vorranno organizzare momenti di discussione e di solidarietà, perché la nostra è una campagna politica e non una richiesta assistenziale.

In questi mesi la macchina della repressione ha continuato a girare a pieno ritmo. A maggio con 12 arresti a Bologna i giudici hanno voluto colpire la solidarietà portata fuori delle carceri in rivolta. Nelle scorse settimane la persecuzione giudiziaria contro il Movimento No Tav ha portato alla restrizione in carcere di una compagna condannata in via definitiva per il reato di blocco stradale, a cui sono state negate le misure alternative proprio per la sua militanza. Allo stesso tempo nuovi processi si aprono, come quello contro 67 lavorator* e attivist* del sindacato Si Cobas a Modena impegnati nella vertenza contro Italpizza, città nella quale si arriva alla cifra esorbitante di 477 indagati per reati connessi alle lotte; quello contro 63 compagn* che nel 2016 manifestarono al valico del Brennero contro le politiche razziste dell’Italia e dell’Austria e che, accusati di devastazione e saccheggio, rischiano condanne fino a 15 anni; quello a Lecce contro 92 attivist* no tap accusati a vario titolo per le lotte condotte contro la devastazione ambientale del proprio territorio.

A tutte queste compagne e compagni, così come a tutt* coloro che subiscono quotidianamente i soprusi dello stato e dei suo sgherri nelle carceri nelle caserme e nelle strade, vogliamo esprimere, una volta di più, la nostra incondizionata solidarietà.

Se possibile, oggi più che mai riteniamo che la lotta contro la repressione sia centrale per ribaltare quei rapporti di forza che oggi ci vedono nella condizione di dover necessariamente resistere alla violenza e agli abusi di una classe dominante criminale e assassina e dei suoi servi.

Nella situazione presente non ci può essere una lotta sinceramente motivata e vissuta che non vada a scontrarsi immediatamente contro la violenza poliziesca e contro una impalcatura legislativa che, passando di “emergenza” in “emergenza” fino ad arrivare ai Decreti Salvini, non ha fatto altro che stringere nel tempo le maglie della repressione. Questa è la realtà che ci troviamo davanti e questo il compito che ci tocca. Di fronte a questo non possiamo e non vogliamo fermarci, ma al contrario vogliamo rilanciare le motivazioni alla base della nostra campagna.

★★★

CHIEDIAMO A TUTTI E A TUTTE UN ULTIMO CONTRIBUTO!

Puoi donare qui
https://gf.me/u/ydnbmz

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