Con la resistenza palestinese, fino alla liberazione!

L’azione lanciata Sabato scorso dalla resistenza palestinese a Gaza e da Hamas in particolare ha colto tutti di sorpresa, per la sua forza, spregiudicatezza e determinazione. Da subito i paesi occidentali, tra cui il nostro, si sono uniti al coro della condanna dell’operazione e dell’organizzazione più rappresentativa della striscia di Gaza, assicurando un sostegno indiscriminato allo stato d’Israele nella terribile rappresaglia che è seguita e che è ancora in corso.

È di queste ore la notizia che in Francia e Germania il governo ha deciso di vietare le manifestazioni “pro-Palestina”, un fatto gravissimo che limita fortemente la libertà di espressione e che non possiamo in alcun modo accettare. Sono anni che si tenta di tappare la bocca, anche in Italia, a chiunque critichi il sionismo e la politica israeliana con l’accusa di antisemitismo e l’apertura di processi per istigazione all’odio razziale.

Rivendichiamo questo diritto e anche per questo saremo nelle piazze con la bandiera palestinese.

A Firenze poi si giunge al paradosso che da Palazzo Vecchio si espone bandiere della pace e di Israele, e poi ci si scandalizza anche del fatto che qualcuno chieda che almeno venga esposta anche quella palestinese. Cosa aspettarsi d’altronde da Nardella che non fa mistero di prendere ad esempio Tel Aviv per i suoi sistemi di sicurezza, in compagnia di Carrai, console onorario di Israele per il centro Italia e legato a doppio filo allo stato sionista?

Si condanna la resistenza palestinese per le loro azioni descrivendola come un gruppo di belve assetate di sangue, arrivando persino a confezionare e rivendere come buone vere e proprie fake news come quella dei 40 bimbi sgozzati nel kibbutz, mentre si appoggia Israele in quanto “baluardo di democrazia”. Ma di quale democrazia stiamo parlando?
La democrazia che calpesta il diritto internazionale da decenni, non rispettando le risoluzioni ONU e le condanne della Corte penale internazionale, continuando ad occupare territori in Cisgiordania, Gerusalemme, nel Golan dal 1967?

La democrazia che incoraggia, finanzia e protegge le nuove colonie moltiplicatesi dalla firma degli accordi di Oslo? Le stesse colonie da cui solo nel 2023 sono partiti più di 1100 aggressioni nei confronti dei palestinesi?

La democrazia che si autodefinisce “stato degli ebrei” nelle sue leggi fondamentali, sancendo “nero su bianco” che si tratta di uno stato etnico-confessionale in cui gli arabi e altri sono cittadini di serie B?

La democrazia che applica un regime di apartheid al suo interno, come del resto scritto anche da Amnesty International e Human Rights Watch?

La democrazia che quotidianamente calpesta gli accordi di Oslo, frammentando il territorio palestinese in coriandoli grazie al muro, e facendo continue incursioni nelle città teoricamente sotto il controllo totale dell’Autorità Nazionale Palestinese? Incursioni che hanno portato, anch’esse nel solo 2023, a un numero imprecisato di arresti e a più di 200 morti tra i giovani palestinesi.

La democrazia che ruba terra, case, acqua, demolisce ulivi e abitazioni, incarcera per anni senza processo?

La democrazia che ha causato milioni di rifugiati e ne nega il diritto al ritorno nella loro terra, mentre si continua a vivere in campi profughi in condizioni pressoché disumane?

La democrazia che tiene la striscia di Gaza da 16 anni come un campo di concentramento a cielo aperto, razionando finanche il cibo, e che adesso compie crimini di guerra assediandola completamente, impedendo il sostentamento della popolazione e il funzionamento degli ospedali?

Ci sembra incredibile dover ribadire queste cose che sono sotto gli occhi di chiunque voglia guardare con un minimo di onestà intellettuale a cosa succede in quella regione da decenni, senza fermarsi alla propaganda sionista rivomitata dai media mainstream occidentali.

Vogliamo dirlo chiaramente: considerare l’azione di Sabato scorso slegata da ciò che è avvenuto quotidianamente negli ultimi mesi ed anni è ipocrita e disonesto. La colpa dei morti, dei massacri, del dolore che tutti viviamo in questi giorni sta nell’occupazione sionista e in chi fa in modo che essa continui da più di 75 anni.
Chiedere la pace ai palestinesi significa chiedere loro di morire lentamente e in silenzio. Chi di noi sarebbe disposto a farlo?

Con la resistenza palestinese, fino alla liberazione!

Con la resistenza palestinese, fino alla liberazione!

Con la resistenza palestinese, fino alla liberazione!

Con la resistenza palestinese, fino alla liberazione!

CON LA RESISTENZA PALESTINESE, FINO ALLA LIBERAZIONE!
PER IL DIRITTO AL DISSENSO E LA LIBERTÀ DI MANIFESTARE!
ANTISIONISMO NON È ANTISEMITISMO!

Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos

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