Condividiamo da #Chelavorodimerda
La vita delle persone non vale una macchia su un portone!
𝐷𝑖 𝑙𝑎𝑐𝑟𝑖𝑚𝑒, 𝑑𝑖 𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒. 𝐷𝑖 𝑐𝑜𝑒𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑎𝑙𝑒, 𝑙𝑎 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑒 𝑙𝑎 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎.
Non si può morire così. Eppure i morti sul lavoro sono 4 al giorno, eppure proprio ieri “monetizzavano” il risarcimento ai familiari di Luana morta schiacciata per un macchinario manomesso dall’azienda che secondo le indagini aumentava la produzione dell’8%, eppure i morti di Torino sono solo di qualche settimana fa..
La notizia di Lorenzo, la sua età, il suo ultimo turno di stage chiamato “Alternanza Scuola-Lavoro”, che altro non è che un proficuo accordo del 2015 siglato dal Pd, Imprese e sindacati confederali detta “Buona Scuola”, fa ribollire il sangue nelle vene. Ieri Alternanza, oggi chiamata PCTO, è selezione di classe sin dai banchi di scuola, diversificate per ore sottratte alla formazione a seconda dell’indirizzo fra licei, istituti o tecnici. È manodopera gratuita per le imprese, priva di reale formazione, che educa al lavoro ubbidiente e senza tutele, facendo rientrare così anche studenti e studentesse nel calcolo infinito del lavoro gratuito, degli infortuni, dei morti.
Ma a sole 24 ore dalla morte di Lorenzo, Nardella pensa bene di twittare la sua solidarietà agli industriali della nostra città per quella che lui definisce come un’aggressione violenta contro la sede di Confindustria.
Non ci stona che il suo primo pensiero, nonostante quello che è successo, sia sempre per industriali, padroni e manager.
È lo stesso che quando hanno sparato a bruciapelo ad Idy, un lavoratore senegalese colpevole di aver la pelle nera, usò le stesse identiche parole per due fioriere infrante, mentre per strada si gridava e si piangeva di rabbia per l’ennesima vittima della follia razzista in questa città.
Quello che rasenta il ridicolo è come una macchia di vernice possa diventare un atto violento di fronte ad una vita spezzata, al sangue vivo versato da un ragazzo diciottenne sul pavimento di una fabbrica che al massimo dovrebbe sbucciarsi le ginocchia nell’ora di educazione fisica nel cortile di scuola, non spostare un macchinario che muove sbarre di acciaio.
Ma a dipingere (senza tempera e colori eh, che poi macchiano…) una realtà illusoria che nega ogni sfumatura di questa complessa realtà che è quella in cui vivono la stragrande maggioranza delle persone di questo paese, politici più o meno in carriera sono veramente eccelsi. Nardella continua il suo sermone parlando di un fantomatico “bene comune” verso cui imprese e lavoratori lavorino insieme per fermare un “intollerabile clima di odio” e “scongiurare la tensione sociale”.
A quale “bene comune” si riferisce, di preciso, il nostro sindaco? Di quella “coesione sociale” di cui vanno parlando, mentre nel paese reale ogni giorno si vive sulla propria pelle una realtà che parla di disuguaglianza imperante, di divario ogni giorno più crescente fra i nostri stipendi e il costo di un affitto, una bolletta, un pieno di benzina? Non serve sfogliare le prime pagine dei giornali, caro Nardella, che solo qualche giorno fa mettevano nero su bianco il divario fra pochi signori sempre più facoltosi e milioni di lavoratori sempre più poveri.
Qua, nel mondo qua sotto, la coesione sociale è una truffa a cui non crede nessuno. Neanche in mezzo a quella pandemia che “avrebbe accorciato le distanze”, che ci avrebbe reso “tutti uguali, uniti contro il virus” e che si sta rivelando essere una grande opportunità per alcuni, un dramma sociale per altri. Signor Nardella, qua il mondo è diviso fra chi si fa un tampone molecolare, spende 150 Euro, e in 3h conosce il risultato, e chi fa 3h di fila in farmacia, si paga il tampone, e spera di non ammalarsi e contagiare i propri colleghi di lavoro o i propri cari.
Quale coesione sociale? Quella dove gli studenti della Bocconi hanno un servizio di vigilanza privata all’uscita dalla classa e quella dove gli studenti degli istituti muoiono dentro un capannone?
Confindustria è solo una dei responsabili dello stillicidio quotidiano sul lavoro, uno dei più importanti ed influenti, grazie al piegarsi della politica agli interessi privati. Che si senta responsabile, che senta il sangue di chi come Lorenzo è senza futuro, di chi si è alzato a lavorare e non è più tornato, di chi per fretta, per ansia, per stanchezza, per ritmi infiniti o per un macchinario manomesso, è uscito per andare a lavorare e non è più tornato a casa.
I conti di Confindustria sono sporchi di sangue, e qualcuno glielo ha ricordato.
Il sindaco Nardella invece si ricopre di ridicolo. Ed è giusto ricordarglielo.
La nostra “coesione sociale” è quella che ci spinge ad incontrarci, organizzarci, lottare, lavoratori e studenti, perché tutto questo non solo non accada mai più, ma soprattutto non venga accettato e percepito come “normale”.
La vita delle persone non vale una macchia su un portone.