“Non siam la canaglia pezzente,
noi siamo chi suda e lavora,
finiam di soffrire ch’è l’ora,
insorgiamo che giunta è la fin…”
Questa era una delle strofe cantate dalla Brigata Sinigaglia nei giorni della liberazione di Firenze, l’11 agosto del ’44.
Questa canzone, assieme all’inno della Brigata, “Insorgiamo”, venne scritta nel carcere di Castelfranco Emilia nell’autunno del 1942, come componimento poetico, in occasione di un concorso indetto tra detenuti della sezione politica per celebrare l’anniversario della Rivoluzione d’Ottobre.
Il partigiano Sugo, al momento della sua morte, ha lasciato la bandiera della Brigata Sinigaglia in custodia ad un compagno del Cpa fi-sud con l’indicazione che quella bandiera sarebbe dovuta essere a disposizione per le iniziative di Firenze Antifascista e dell’Anpi Oltrarno.
Sugo ha lasciato però in eredità qualcosa di molto più grande di cui quella bandiera è solo un simbolo: la consapevolezza che quella lotta di liberazione è incompiuta perchè nel ’44 fu sconfitta solo una delle facce del capitale, quella del nazifascismo, ma rimase in piedi il sistema di sfruttamento, guerra e disuguaglianza.
Quella bandiera quindi non è un cimelio da tenere chiuso in un cassetto, ma deve e dovrà sventolare alta nelle mani di chi quella lotta, nelle forme in cui oggi può esser messa in atto, la vuole portare avanti.
Lunedì, durante lo sciopero generale, quando “la canaglia pezzente”, come ancora continuano a considerarci i nostri detrattori, invaderà il centro di Firenze, quella bandiera non potrà che stare nelle mani degli operai Gkn con cui scenderemo in piazza unendoci all’auspicio che hanno rilanciato dall’assemblea permanente: “Insorgiamo!”
“…vanno sul mondo mosse,
dal vento di vittoria,
van le bandiere rosse,
a rinnovar la storia…”
Firenze Antifascista