Bobby Sands, la lotta irlandese e il furto dei fascisti italiani.

“Ero soltanto un ragazzo della working class proveniente da un ghetto nazionalista, ma è la repressione che crea lo spirito rivoluzionario della libertà. Io non mi fermerò fino a quando non realizzerò la liberazione del mio paese, fino a che l’Irlanda non diventerà una, sovrana, indipendente, repubblica socialista”.

Il 5 maggio 1981, dopo 66 giorni di sciopero della fame, moriva nel carcere di Long Kesh Bobby Sands.

Oltre centomila persone lo attenderanno lungo il percorso verso il cimitero di West Belfast, dove sono sepolti numerosi volontari dell’IRA.

Alcuni tra i figli migliori d’Irlanda, caduti nella lotta per una repubblica libera, unita, socialista.

Una lotta che non è stata esente dal revisionismo dei fascisti nostrani, evidentemente a corto di storia e di simboli.
Diversi gruppi organizzati di camerati, su tutti Casaggì, da anni rivendicano la lotta di autodeterminazione del popolo irlandese, le sue ricorrenze e le sue figure, Bobby Sands incluso, senza il minimo rispetto per ciò che queste rappresentano per il popolo irlandese e per gli oppressi di tutto il mondo.

Gli antifascisti e le antifasciste di Derry Anti-Fascists, schifati dalla strumentalizzazione delle proprie simbologie in chiave razzista hanno denunciato pubblicamente la cosa un anno fa:
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=1902908489838912&id=266716623458115

Chiunque abbia letto anche solo una pagina degli scritti dei compagni irlandesi saprebbe che la lotta per la liberazione della prima colonia britannica è strettamente legata alla causa dei lavoratori e delle lavoratrici, dell’annullamento delle disuguaglianze sociali, della costruzione di una società in cui tutti e tutte siano liberi da guerre, razzismo e sfruttamento. Non proprio le parole d’ordine dei neofascisti insomma.
Ma se tanto i fascisti tengono all’autodeterminazione dell’Irlanda come mai allora i vari National Front, lega di San Giorgio, British National Party e altri neofascisti di oltremanica sono così collaborativi con la destra dell’Ulster e con la polizia locale?

Facendo finta di nulla i prodi camerati qualche anno fa hanno persino organizzato un’iniziativa nel loro covo, alcune letture del libro “Le compagne di Bobby Sands” di Silvia Calamati, senza assolutamente curarsi dell’uso non casuale del termine “compagne”.

L’autrice, considerata la voce italiana dell’Irlanda del Nord, non ha solo smentito ogni coinvolgimento, mostrando sdegno nel vedere il proprio nome accanto a quello di un’organizzazione di estrema destra, ma ha anche ricordato come il Bobby Sands Trust abbia diffidato i gruppi di destra italiani per l’uso strumentale del nome del compagno irlandese.

Non ci aspettiamo niente di diverso da vermi che rubano la storia di chi davvero ne ha una, fatta di lotte e di rabbia verso chi tiene le redini di questo mondo.

Il popolo irlandese sputerebbe volentieri in faccia a coloro che da sempre fanno da mastino ai potenti e ancora una volta occupano egregiamente il posto che la storia ha loro assegnato: quello di infami.

Bobby Sands

Bobby Sands

★ Firenze Antifascista ★

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