Lottomarzo tutti i giorni, per sconfiggere la paura, per organizzare la solidarietà, per abbattere patriarcato e capitale, tutte e tutti, non una di meno!

Anche quest’anno, insieme a milioni di persone, scenderemo nelle piazze e nelle strade di tutto il mondo e sciopereremo per rivendicare il diritto di autodeterminazione in ogni aspetto delle nostre vite.Questa mobilitazione , grazie alla capacità del movimento femminista internazionale autorganizzato -che nel nostro paese è mosso dalla spinta e dal protagonismo di NonUnadiMeno – è riuscita a riappropriarsi dell’8 di Marzo ribaltando la mercificazione e la normalizzazione di tale giornata, che la cultura mainstream vorrebbe assimilare trasformando una giornata di lotta nata dalle viscere del movimento operaio, in una ricorrenza esclusivamente simbolica e pacificata.
L’otto marzo torna dunque ad essere una giornata di rivendicazione e di lotta delle donne e delle lavoratrici, ribaltando la logica di un sistema che da una parte tenta di annientare la memoria e i suoi esempi di lotta e riscatto, dall’altra se ne appropria per ribaltarne il significato ,e perché no, incassare profitti e sedimentare stereotipi..
Che dall’Argentina all’Irlanda, dalla Spagna alla Polonia il movimento delle donne sia tornato ad essere dirompente in una fase di crisi economica e politica e di tutto il sistema capitalista, crediamo risponda alla gravità della situazione che stiamo attraversando. Partendo dalle condizioni materiali e dal vissuto quotidiano delle donne, fatto di violenza e ricatti, in casa come sul lavoro, il movimento ha saputo mettere in relazione la violenza, la discriminazione di genere, le disuguaglianze, lo sfruttamento con la natura stessa del sistema che su di essa si fonda e si sostiene.
Se infatti non consideriamo come binomio strutturale e imprescindibile quello fra patriarcato e capitale, che insieme si alimentano e si foraggiano, faremmo un errore che in passato abbiamo pagato in termini di sottrazione di diritti, di incapacità di saperli difendere e di avanzare per conquistarli, di divisione, di debolezza, di impotenza. Un prezzo salatissimo che stiamo pagando sulle nostra pelle. La spinta che ha riempito le piazze di tutto il mondo il 25 Novembre contro la violenza di genere e la violenza maschile sulle donne e la volontà di trasformare l’8 Marzo non solo in una giornata di lotta e rivendicazione, ma di sciopero generale in tutto il mondo, ci dicono che è la strada giusta per reagire tutte e tutti insieme per sconfiggere la paura, le molestie, i ricatti, la violenza sessista in tutte le sue forme.

In questo sistema la vita di una donna, infatti, è una vita a “basso costo”. Ricattabile sul lavoro, tra le mura domestiche, relegata ad una posizione di subalternità che è la stessa subalternità che ricalca le gerarchie sociali di una classe sociale sull’altra.
La donna viene destinata “naturalmente” ad occuparsi delle cose di casa, dei figli, degli anziani. Si maschera così senza tanta vergogna, ore ed ore di lavoro non riconosciuto e non retribuito, scaricando oltretutto il prezzo di una società che non garantisce servizi essenziali, sempre più ridotti, privatizzati, sottratti, dagli asili nido alla sanità. E la catena della subordinazione e di potere si allunga e si stringe sui polsi delle donne migranti, chiuse in casa come donne di servizio, badanti, babysitter, che pagano il prezzo più alto di ricattabilità e sfruttamento. La disparità salariale è ancora altissima (quasi il 30%), i dati sulla disoccupazione femminile sono agghiaccianti (al centrosud, 2 donne su 10 risultano occupate), senza contare che rispetto ai colleghi maschi le donne sono sottoposte in maggior numero a contratti “atipici”, con licenziamenti più facili e minori garanzie e tempi di lavoro più lunghi quando sei utile, e facilmente scaricabile quando non lo sei più, magari in caso di maternità…
Tutto questo mentre invece tragicamente il numero delle violenze, dei femminicidi e delle molestie aumenta vertiginosamente. Una donna su 2, italiana o straniera, ha subito molestie in questo paese, (i dati sulle molestie nei luoghi di lavoro sono agghiaccianti!), quasi il 10% ha subito uno stupro, ogni due giorni una donna viene uccisa, molto spesso per mano di mariti, ex, fidanzati o padri.
Tutto questo mentre la retorica sulla sicurezza, sulla “difesa delle nostre donne” si fa propaganda elettorale bipartisan, quando in maniera sistematica le istituzioni tagliano fondi ai Centri Antiviolenza, chiudono o sgomberano la Case delle Donne o gli spazi autogestiti femministi cercando sempre di più di lederne l’autonomia, si alimenta la “caccia all’immigrato stupratore” legittimando esercito e polizia nelle strade..le stesse strade dove le donne, come questa città ha purtroppo dimostrato recentemente, vengono molestate se non stuprate dai loro stessi “difensori in divisa”.
Questo governo, oltretutto, vede convergere sotto il direttorio Lega-5Stelle, tutto il fronte cattolico, retrogrado e oscurantista: il DDL Pillon è solo l’ultimo provvedimento che lede i diritti fondamentali della donna, i consultori non solo sono lontani da essere un luogo di ascolto e di mutuo aiuto per le donne e le soggettività LGBTQI, ma vengono chiusi, depotenziati, se non invasi dai così detti “ProLife”, gli stessi soggetti che quotidianamente fanno pressione per attaccare la 194, il diritto all’aborto e una corretta educazione sessuale e alle differenze nella scuola pubblica. Sotto l’emblema della difesa della “famiglia” e della vita, difesa a spada tratta da questo governo, vanno a braccetto i vescovi, politici rampanti, fascisti organizzati e integralisti e reazionari di ogni tipo!

Con l’esempio che ci viene dalle compagne latinoamericane e dalla loro lotta tenace, che riuscendo a parlare a tutte e tutti, ripartendo davvero dal basso, dall’assemblee territoriali, dai quartieri, dai luoghi di lavoro, da scuole e università, anche nel nostro paese dobbiamo sapere alimentare e costruire un movimento realmente autorganizzato con l’obiettivo chiaro di tessere legami, intrecciare alleanze e relazioni, sappia uscire dall’isolamento, fare della lotta, della solidarietà, del mutuo appoggio le prime urgenti e necessarie risposte a tutte le forme di violenza di genere, al sessismo e all’omofobia che sempre di più pervadono e opprimono. Con gli stimoli e gli esempi del movimento rivoluzionario curdo, dove le donne in prima persona si dotano di strumenti necessari per scardinare i ruoli imposto dal patriarcato e dalla subordinazione e che con la loro lotta stanno costruendo in MedioOriente le basi di una società in cui l’autodifesa, la solidarietà e autodeterminazione delle proprio vite, ci stanno dimostrando che una nuova relazioni sociali, fra gli uomini e le donne, fra i generi, fra i popoli è possibile. Le Case delle Donne, i Centri Popolari Antiviolenza nei villaggi e nei quartieri, il ruolo davvero paritario in ogni aspetto decisionale delle comunità, dai luoghi di lavoro alle milizie di autodifesa, ci dicono che il naturale posto della donna è nella lotta per abbattere questo sistema patriarcale e di profitto che è l’origine della sua oppressione e in prima fila per costruire una società più giusta.

Contro fascisti e cattolici, che continuano le loro crociate antigender e contro il diritto all’aborto, la discriminazione di chi non si riconosce nei canoni di sessualità e famiglia imposti dal capitale, contro la strumentalizzazione securitaria sui corpi delle donne, sempre più spesso degradate a oggetto, debole e da proteggere, per fomentare razzismo e spianare la strada a dispositivi repressivi. Contro chi soffia sul fuoco del machismo e della violenza per poi liquidare come semplici “raptus” o “delitti passionali” gli omicidi compiuti in nome di questa visione.. dobbiamo urlare che patriarcato e violenza di genere sono senza frontiere, così come deve esserlo la nostra lotta a fianco di ogni sfruttata o sfruttato.
Le nostre armi tornino ad essere la solidarietà, la lotta, l’autodifesa. La nostra determinazione torni ad essere capace di scardinare i rapporti di forza nei posti di lavoro, nelle scuole, a casa e in famiglia.
Trasformiamo la paura individuale in rabbia collettiva, trasformiamo la rabbia di tutte in lotta che sappia essere liberatrice!

La rivoluzione o sarà femminista, o non sarà!
Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo!

Tutte e tutti in Sciopero femminista globale 8 Marzo a Firenze con Non Una Di Meno Firenze, ore 17.30 P.za SS Annunziata!

CPA Firenze Sud, Collettivo Politico Scienze Politiche, Rete dei Collettivi Fiorentini, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos

lottomarzo

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