Firenze antifascista verso il 26 marzo, oltre il 26 marzo.

Non c’è antifascismo senza lotta di classe, non c’è lotta di classe senza antifascismo.

Firenze antifascista verso il 26 marzo, oltre il 26 marzo.

Firenze antifascista verso il 26 marzo, oltre il 26 marzo.

Il 26 marzo a Firenze ci sarà la manifestazione nazionale promossa dal Collettivo di Fabbrica GKN e dal gruppo di supporto “Insorgiamo con i Lavoratori GKN.”
Questo corteo rappresenta a nostro avviso un importante banco di prova per tutte le realtà militanti e la loro capacità, mettendosi in gioco, di essere protagoniste dentro un processo che si pone l’ambizione di un reale ribilanciamento dei rapporti di forza in questo paese.
Come Firenze Antifascista abbiamo voluto fare nostro l’invito ad essere parte della costruzione della manifestazione, individuando i punti che secondo noi sono ad oggi centrali per chi fa dell’antifascismo militante una pratica di lotta quotidiana, e perché questa sia necessariamente la nostra piazza.

1. È la piazza di chi lotta, è una piazza contro paura e repressione! Vogliamo che quella del 26 marzo sia la piazza di chi lotta e paga il prezzo delle sue scelte: da sempre la macchina dello stato colpisce gli/le antifascisti/e che scelgono di opporsi concretamente alla presenza dei fascisti nelle loro città.

Lo sappiamo bene a Firenze, dove due anni fa abbiamo avuto 15 compagne/i condannati in Cassazione a oltre un anno di pena e al pagamento di 45mila euro complessivi di multa come conseguenza di un corteo antifascista nato in risposta a una aggressione squadrista ai danni di due adolescenti, e dove il 3 di maggio è attesa la sentenza per quelle/quei compagne/i che nel 2014 alle Piagge impedirono lo svolgimento di un comizio di Forza Nuova. Guardando oltre Firenze vediamo la repressione colpire compagne e compagni di tutta Italia, ci vengono in mente, ad esempio, gli antifascisti genovesi colpiti il mese scorso da condanne pesantissime in primo grado per i fatti di piazza Corvetto. La repressione è l’arma che lo stato usa per forzare le compagne e i compagni ad abbassare la testa, a rientrare nei ranghi di un sistema che ci vuole zitti e obbedienti, pronti a servire il capitale; la risposta a questi attacchi sta a nostro avviso nel rilancio della solidarietà attiva: due anni fa dopo le condanne della Cassazione un folto corteo di antifascisti attraversava Firenze per ribadire con forza che dove ci sono compagne e compagni organizzati e determinati il fascismo non avrà mai spazi di agibilità. Per questo motivo saremo presenti a Genova al corteo di solidarietà per i condannati di Piazza Corvetto. Per questo vogliamo insistere sulla creazione di una vera rete di solidarietà antifascista contro la repressione per riuscire a rispondere colpo su colpo alle mosse di polizia e magistratura, perché siamo convinte/i che l’antifascismo si faccia nelle strade e nelle piazze delle città.

Non possiamo però tracciare una riga che si fermi all’antifascismo: le classi popolari subiscono la repressione in mille altre forme, che sia a scuola quando si occupa o sul posto di lavoro quando ci si organizza per migliorare le proprie condizioni. Come sabato scorso, dopo le cariche e gli arresti sul corteo contro lo sgombero di Corsica81 e il processo per direttissima ai 4 arrestat* che ha stabilito obblighi di firma e un divieto di dimora. Se a Firenze sindaco e questura pensano di giocare con la logica dei buoni e dei cattivi si sbagliano di grosso: la nostra solidarietà concreta deve schierarsi con alzi la testa e si organizzi per cambiare questo sistema

2. I padroni, lo Stato e la carta del fascismo. È proprio in questo frangente che emerge un fascismo perfettamente complementare all’azione dello stato: parliamo di quel fascismo strumento dei padroni, utile ad arrivare dove le apparenze dello stato democratico sono ancora costrette a fermarsi. In questi mesi abbiamo assistito a un impiego sempre crescente di squadre di vigilanza privata e bodyguard fuori dai cancelli delle fabbriche, a volte per intimidire con la loro presenza, altre volte attaccando direttamente lavoratori in sciopero, come è successo innumerevoli volte fuori dai magazzini della logistica e come abbiamo visto succedere anche a Prato fuori dalla Texprint ma non solo.
Questo ricorso alla forza per eliminare situazioni scomode da parte del padronato è a nostro avviso sintomatico del senso di impunità che deriva dalla complicità dello stato, spesso evidenziata da celerini rimasti fermi ad assistere a pestaggi di lavoratori in sciopero ma sempre pronti a caricare quando davanti hanno lavoratori che rivendicano migliori condizioni.

3. “L’antifascismo è nostro, e non lo deleghiamo”. Questo atteggiamento da parte dello stato non è casuale. Ogni anno all’arrivo del 25 aprile le istituzioni si riempiono la bocca di belle parole (vero sindaco Nardella?), in cui ci dicono che le istituzioni dello stato democratico borghese rappresenterebbero il baluardo dell’antifascismo. Rifiutiamo fermamente questa idea: quella che noi vediamo è piuttosto una deriva reazionaria in cui “l’ordinarietà dell’emergenza” porta ad ogni emergenza successiva (immigrazione, terrorismo, pandemia, ecc.) ad un incremento del livello di controllo sociale e della repressione anche preventiva. La continuità tra misure repressive come la sorveglianza speciale, eredità del codice Rocco di epoca fascista, e misure più recenti come il Daspo urbano, il foglio di via ecc. indicano chiaramente la direzione in cui sta andando la “democrazia” ed è quella di una sempre maggior continuità e contiguità con il fascismo.

4.”Il nostro posto è qua. Gli anticorpi del fascismo siamo noi.”
Dunque, come avanzare e far maturare coscienza, pratica e militanza antifascista capace di saper riconoscere e combattere i mille volti reazionari del fascismo? Riconoscendone il ruolo storico -più che le sue forme storiche- il fascismo è una pedina funzionale agli equilibri di questo sistema, di cui si serve in modi e forme differenti ma con un chiaro obiettivo: agire come un bastone fra le ruote ai processi di trasformazione ed ai percorsi collettivi di emancipazione.

Dividere le classi popolari, i lavoratori, gli sfruttati e i subalterni, renderli dunque più affabili alla macchina di comando, tentando dunque di reprimere il nascere di percorsi di emancipazione e di lotta. Diffondere il germe nazionalistico, razzista o di una visione sessista, binaria, bigotta e abilista altro non è che funzionale ad una visione del mondo che omologa, che distingue e discrimina non fra chi sfrutta e chi è sfruttato, ma secondo logiche infami e vigliacche di supremazia, di dominio, di sopraffazione.

La ricomposizione e la diffusione della coscienza di classe, la solidarietà popolare, così come i percorsi di lotta, di autorganizzazione, di mutuo appoggio sono di per sé stessi antidoto al propagarsi e diffondersi del fascismo. Ogni territorio che si riconosce in comunità e dove si sviluppano legami di solidarietà, ogni posto di lavoro dove il protagonismo dei lavoratori è presente, ogni scuola dove nasce un collettivo, ogni quartiere dove è presente un comitato contro la speculazione, gli sfratti, un consultorio o un centro contro la violenza sulle donne, le lotte per la salvaguardia della salute e dell’ambiente sono di per sé azione e pratica antifascista. Lo sono non solo perché tolgono terreno da sotto i piedi a opportunisti, politicanti e venditori di odio quali sono i camerati, siano essi “da strada, o in doppiopetto”, ma perché tornano a marcare con forza una discriminante netta.

C’è chi rifiuta di essere servo o ingranaggio di questo sistema perverso, che impone ogni giorno di più egoismo, competizione sfrenata, paure e diffidenza, che deve costantemente arroccarsi per garantirsi la sicurezza dei propri privilegi e della propria sopravvivenza, ma continua a credere che sia possibile cambiare lo stato di cose. Chi non si fa ingannare, chi crede nella capacità delle proprie azioni, delle proprie scelte, della volontà collettiva; chi crede che bisogna mettersi in gioco e lottare, riconoscersi e trovarsi compagni e compagne nella lotta stessa, e che il futuro non sia già scritto.

La lotta (lo dimostra la lotta antifascista nata e cresciuta sotto un regime totalitario e in mezzo a guerra, repressione e povertà) è ancora il motore di una storia che è tutta da scrivere.

E ancora una volta, nel proprio piccolo grande percorso, anche la storia di una fabbrica e dei suoi lavoratori è qui a dimostrarlo. Lavoratori che si sono trovati costretti a scegliere, e hanno scelto di resistere davvero. E dal primo giorno hanno fatto proprio il motto partigiano delle brigate che liberarono Firenze. INSORGIAMO! Perché oggi, come allora, c’è bisogno di mettersi in gioco, e andare a farla la Storia. Perché oggi come allora, nessuno si libera e si salva da solo/a. Nessuna fabbrica si salva da sola, nessun posto di lavoro si salva da solo.

 

Perché essere partigiani e partigiane del nostro tempo, non è soltanto prendere parte e opporre resistenza. Ma ciò che muoveva ieri, e deve tornare a muovere oggi, i partigiani e le partigiane di ogni tempo è quella di portare nel cuore, immaginare, lottare e costruire un domani migliore e una società più giusta.

Per questo, da antifasciste e antifascisti, diciamo che è tempo di insorgere.
Diciamo che è tempo di tornare ad essere partigiani del nostro tempo!

Firenze Antifascista

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Solidarietà a Corsica81 e ai/alle compagni/e sotto misure cautelari!

Dopo lo sgombero dell’occupazione di Viale Corsica 81, sabato era doveroso e necessario esserci!

Un’esperienza politica che anima da 9 anni il quartiere di Rifredi. Un’esperienza di autogestione che ha permesso di restituire migliorati strutture e luoghi prima abbandonati.

Perché la città come la intendiamo noi è fatta di spazi sociali, di relazioni e scambi di quartiere, di aiuto e mutuo soccorso.

Per quanto il sindaco Nardella si stupisca, esiste a Firenze una gran parte di studenti/lavoratori/disoccupati/precari, quelli che la città la vivono, contrari a quell’idea di Firenze vetrina e parco divertimenti per ricchi e turisti, fatta di ruote panoramiche, piazze affittate ai maggior offerenti e sponsor sui monumenti. Dove il rovescio della medaglia lo subiamo noi: sfruttamento e precarietà nel lavoro, affitti esorbitanti e sfratti.

Saremmo “degrado”, perché non vogliamo far parte di questo ingranaggio che ci vuole solo sfruttati e consumatori.

Ma il degrado che vediamo noi è quello umano di chi usa la solidarietà come diversivo, per fare allontanare i compagni e le compagne per sgomberare lo stabile, in un gioco infimo e meschino, fatto sulla pelle di una persona sotto sfratto.

La vediamo bene la loro ipocrisia: inneggiano alla pace in piazza mentre mandano armi; aumentano i finanziamenti militari tagliando sempre fondi ai servizi pubblici (scuola, sanità, trasporti, casa, ambiente) e scaricano i costi della pandemia e della guerra su di noi.

Chi si oppone a questo sfacelo invece viene criminalizzato, sgomberato, inseguito, gassato, arrestato. Noi sappiamo da che parte stare.

Solidarietà a Corsica81!

Solidarietà a Corsica81!

LE LOTTE NON SI PROCESSANO
SOLIDARIETA’ AGLI ARRESTATI

I compagni e le compagne del Cantiere sociale Camilo Cienfuegos

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Sabato 26 marzo 2022 Insorgiamo! Manifestazione nazionale GKN. Per questo, per altro, per tutto!

Condividiamo dal Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

Insorgiamo! Manifestazione nazionale GKN. Per questo, per altro, per tutto!

Insorgiamo! Manifestazione nazionale GKN. Per questo, per altro, per tutto!

25-26 marzo: per questo, per altro, per tutto. Insorgere con Gkn in una giornata di volontà collettiva

Vi chiediamo qualche minuto di attenzione. Per leggere e condividere. Sui vostri social, gruppi whatsapp o telegram.

Il 26 marzo a Firenze – in collegamento con lo sciopero globale del clima del 25 marzo – il Collettivo di Fabbrica Gkn e il Gruppo di Supporto Insorgiamo lanciano una nuova data di insorgenza. E’ una scadenza di lotta “per noi”, perché la vertenza Gkn è tutt’altro che conclusa, la reindustrializzazione è tutta solo sulla carta. E sarà in ogni caso un processo lungo, dagli esiti incerti e verificabili solo nel tempo.
Abbiamo ottenuto finora solo una vittoria parziale, che va resa irreversibile e generalizzata. E tutt’oggi rischiamo di essere dentro un nuovo calcolo. Non ci hanno sconfitto i licenziamenti in tronco, ora rischiamo il logoramento da ammortizzatore sociale, incertezza e attesa. Un cassaintegrato dentro una fabbrica ferma è potenzialmente solo un licenziato alla moviola.

Per portare a termine la nostra lotta dobbiamo continuare a cambiare i rapporti di forza nel paese. E se cambiano, cambiano a favore di tutti e tutte.
Per questo sarà anche una scadenza di lotta “con noi”, “per i vostri problemi”, perché Gkn deve aprire un precedente virtuoso. Non c’è fabbrica salva in un paese che non lo è. Nessuno si salva da solo.

Vogliamo sconfiggere tutte le delocalizzazioni, rimettere al centro la questione salariale, il carovita e bollette, la riduzione d’orario a parità di salario, l’abolizione del precariato, rivendicare un polo pubblico per la mobilità sostenibile. E rimettere al centro la condizione di lavoratori e lavoratrici incontrate in questi mesi, che siano del settore pubblico o privato, di quello industriale o scolastico, di trasporti, sanità, spettacolo, informazione, fissi, precari, in appalto, autonomi, migranti.

Ed è una giornata in cui convergono lotta contro la guerra, ambientale, sociale, transfemminista, per i diritti civili, di chi ha disabilità, delle reti di economia solidale e mutualistica e quelle di solidarietà internazionale. Perché abbiamo imparato che tutto si tiene, tutto si influenza. Solo in questa convergenza, solo appiccicati, tiene botta e si forma quella classe dirigente dal basso che può rilanciare il paese. Questa convergenza è chiamata a farsi maggioranza sociale e classe dirigente.

Il 26 marzo vuole essere una data radicale, in grado di andare alla radice dei processi, e fuori dall’emergenza.
A settembre ci siamo mobilitati con forza ma per un’urgenza imposta dai licenziamenti dichiarati da un fondo finanziario. Eppure quei licenziamenti non erano nati in un giorno solo; erano il risultato di processi decennali di arretramento dei diritti, di crisi sistemica e di finanziarizzazione dell’economia. E quei processi non sono di certo spariti, semmai peggiorati. Non bisogna sentire solo il rumore dell’albero che cade ma cogliere il suono del sottobosco che cresce.

Noi vi chiamiamo di nuovo in piazza, al di là dell’emergenza di mobilitarsi solo quando scade il contratto, l’appalto, si annunciano licenziamenti, delocalizzazioni, zone rosse e guerre. Fuori dallo stato emergenziale, per andare alla radice dei processi che lo causano. Per smettere di avere una agenda imposta da altri e costruirne una imposta dalla nostra volontà. Per questo, per altro, per tutto.

Grazie a (Z) Zerocalcare

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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Venerdì 25 Marzo Sciopero globale per il clima

Sciopero globale per il clima

Sciopero globale per il clima

Il 25 e il 26 sono una unica data. Ufficializziamo in modo irreversibile che non esiste contrapposizione tra questione ambientale e questione sociale. Diciamo di più: non è possibile alcuna giustizia climatica senza mettere in condizione milioni di persone di sottrarsi alle condizioni di precarietà lavorativa e salariale. Non si può indirizzare l’economia in senso ecosostenibile se contemporaneamente non si fermano le delocalizzazioni. Non si può sconfiggere il greenwashing senza una consapevolezza crescente nei luoghi di lavoro dei reali processi produttivi.
E non si può giungere a una reale transizione climatica in un mondo in guerra e in una società dove viene imposto un continuo stato d’emergenza.
Si preparano cortei, presidi, azioni in 60 città di questo paese. A Firenze il concentramento è in piazza Santissima Annunziata. E il giorno dopo convergiamo per insorgere su Firenze.

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Appello per una partecipazione internazionalista alla manifestazione del 26 Marzo a Firenze Insorgiamo! Manifestazione nazionale GKN. Per questo, per altro, per tutto!

Appello per una partecipazione internazionalista

Appello per una partecipazione internazionalista

Il 26 marzo a Firenze – in collegamento con lo sciopero globale delclima del 25 marzo – il Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze e il Gruppo di Supporto Insorgiamo con i lavoratori GKN lanciano una manifestazione nazionale per continuare la mobilitazione a sostegno dei lavoratori ex-Gkn e “per sconfiggere tutte le delocalizzazioni, rimettere al centro la questione salariale, il carovita e bollette, la riduzione d’orario a parità di salario, l’abolizione del precariato… la condizione di lavoratori del settore pubblico o privato, di quello industriale o scolastico, di trasporti, sanità, spettacolo, informazione, fissi, precari, in appalto, autonomi, migranti….contro la guerra, ambientale, sociale, transfemminista, per i diritti civili, di chi ha disabilità, delle reti di economia solidale e mutualistica e quelle di solidarietà internazionale”.

Crediamo che come reti e realtà di solidarietà internazionale sia importante essere in questa giornata e rilanciare la presenza ed il significato della lotta internazionalista. Tanto più in questi periodi in cui la guerra è nuovamente al centro dell’attenzione, in cui le potenze capitaliste, tutte, intervengono direttamente e pongono il conflitto armato come opzione principale e devastante.

Come internazionalisti siamo coscienti che la guerra non è iniziata ieri. I conflitti armati hanno segnato gli ultimi decenni, compreso in Europa, dalla Jugoslavia alla Libia, la Siria….Guerre e conflitti voluti e portati avanti da potenze internazionali e regionali ma sempre utili al controllo del capitale e dei suoi interessi sulla vita delle popolazioni.

Come in Siria, in Palestina ed in tutto il Medio Oriente, dove da anni ormai la guerra è una costante fissa, dove potenze regionali e mondialicome Turchia, Israele, Arabia Saudita e Usa, Russia e Ue, intervengonocon l’unico obiettivo della spartizione dei territori, delle risorse edella popolazione da sfruttare, per la tutela degli interessi delle classi dirigenti. C’è chi invece porta avanti da decenni una lotta per l’emancipazione popolare e per la libertà dallo sfruttamento e dalle guerre. La nostracampagna contro la guerra passa anche dal sostegno a tutte queste forze popolari e rivoluzionarie che propongono e praticano modelli alternativi al mondo del capitale che uccide, sfrutta, inquina. Queste forze che da Cuba alla Colombia, alla Palestina, al Kurdistan, ogni giorno combattono per affermare i nostri stessi principi. E la campagna passa anche dalla denuncia ed attacco al nostro paese che, attraverso le industriebelliche, continua a vendere ed a fare affari con chi massacra, sfrutta ed attacca le popolazioni. Così come è necessario denunciare anche quelli che sono gli accordi e le collaborazioni in campo accademico e culturale con questi paesi criminali e guerrafondai.

In Kurdistan da oltre 40 anni il PKK, Partito dei Lavoratori del Kurdistan, porta avanti la battaglia per la libertà dei curdi e di tutti i popoli dell’area. Nel sud del Kurdistan, in Rojava, dal 2013 con la proposta del Confederalismo Democratico: un sistema egualitario, per l’emancipazione di genere ed ecologista. In Turchia, con la pratica del PKK e l’azione del partito HDP, con una popolazione sfruttata in condizione semi coloniale, città sotto coprifuoco ed assediate, attacchi continui con caccia e tank nei confronti della guerriglia. E’ la Turchia, dove vivono 25 milioni di curdi, che attacca il Rojava e finanzia le milizie Isis contro il progetto curdo. Ed è proprio la Turchia uno dei privilegiati partner militari italiano, come l’azienda Leonardo insegna. In Palestina da decenni la popolazione resiste all’occupazione di Israele, sostenuto e foraggiato dagli Stati occidentali, da anni inserito nelle strutture economiche e culturali italiane. I comitati territoriali e le forze della sinistra popolare palestinese, nonostante le ambiguità della loro classe dirigente, continuano a portare avanti iniziative di lotta e resistenza.

Saremo in piazza a Firenze per denunciare la repressione del regime di Erdogan, l’invasione turca del Rojava e della Siria, l’occupazione della Palestina e i legami militari ed economici di Italia e UE con lo stato turco ed israeliano. Contro la guerra, sosteniamo le sinistre popolari, la NOSTRA parte. Invitiamo ogni internazionalista a partecipare alla manifestazione portando le nostre bandiere, veri simboli di pace, libertà e solidarietà internazionale.

Firenze per la Palestina – Coordinamento Toscana per il Kurdistan

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Verso il 26 Marzo, oltre il 26 Marzo – Appello agli antifascisti e alle antifasciste

Verso il 26 Marzo, oltre il 26 Marzo - Appello agli antifascisti e alle antifasciste

Verso il 26 Marzo, oltre il 26 Marzo – Appello agli antifascisti e alle antifasciste

Il 26 marzo a Firenze è fissata la manifestazione Insorgiamo! Manifestazione nazionale GKN. Per questo, per altro, per tutto indetta dal Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze e dal Gruppo di Supporto ” Insorgiamo con i lavoratori GKN “.
Una manifestazione che vuole essere un elemento di rilancio di un dibattito quanto mai necessario per cercare di cambiare i rapporti di forza nel paese.

“INSORGIAMO” è lo slogan che fin dal 9 luglio, giorno dell’indegna fuga dei dirigenti Gkn dello stabilimento fiorentino, ha accompagnato questa lotta.
“INSORGIAMO” è un motto partigiano e nello specifico l’inno della Brigata Sinigaglia che entrò in Firenze nell’agosto del ’44 cantando questa canzone e liberandola dai nazifascisti.
Anche per questo, la bandiera della Brigata, durante questi mesi, ha sempre sventolato in testa a quelle manifestazioni.

Come Antifasciste/i abbiamo il compito di essere parte attiva in quella giornata e nella sua costruzione.
Come Firenze Antifascista ci siamo posti la questione cercando di rispondere all’appello per il 26 marzo nella forma in cui è stata presentata dal Gruppo di Supporto:
(vedi https://www.facebook.com/105230985176038/photos/a.105381451827658/162069316158871/)
“[…]non scriveremo una piattaforma complessiva. Non spetta a noi. O almeno, non spetta solo a noi.
Noi, al pari degli altri, scriveremo la parte che ci compete perché sta nelle nostre corde, sta nel nostro dibattito, è ciò che abbiamo affrontato e sviscerato in questi mesi. Non scriveremo “scuola” perché si tengano liberi studenti, genitori, insegnanti e personale ATA. Non scriveremo “sanità” perché si tengano liberi infermieri e barellieri. Non scriveremo “ambiente” perché si tengano liberi i compagni e le compagne che si battono per la giustizia climatica.
[…] Non scriveremo “diritti civili” o “transfemminismo” perché si tengano libere tutte coloro che già scenderanno in strada l’8 marzo. Non scriveremo “repressione” o “lotta alla sorveglianza speciale” perché in piazza si manifesti la solidarietà. Non scriveremo “antifascismo” perché gli antifascisti si mobilitino.
Non lo scriveremo perché lo scriverete voi.”

Crediamo che il nostro compito sia valorizzare questo livello di protagonismo e confronto.
Crediamo che questo dibattito debba crescere ed arricchirsi e che il 26 marzo sia un’occasione da cogliere anche in questo senso.
Oggi noi, a tutte le realtà antifasciste, ci sentiamo di suggerire una traccia di discussione su cui esprimersi per rilanciare la piazza del 26 marzo ma che allo stesso tempo ci potrebbe servire per un confronto complessivo tra realtà antifasciste.
1.Antifascismo, repressione e solidarietà: denunce, processi, misure cautelari e antifascisti in esecuzione di pena. Questo ci può aiutare banalmente ad aggiornare una mappa che fotografi la situazione ma più in generale ci vorremmo porre sul piano di un’azione di solidarietà diffusa.
2. Legame tra padroni e fascisti: in particolare il legame che si è evidenziato con azioni di crumiraggio e attacco ai lavoratori in sciopero oppure in occasione di tentativi di chiusura e delocalizzazione di attività produttive.
3. Relazione tra fascismo e democrazia: se la retorica ci propone una lettura per cui le istituzioni democratiche sarebbero l’argine al fascismo, davanti ai nostri occhi si palesa una realtà ben diversa in cui la propaganda, il livello repressivo, il controllo capillare messo in atto in qualsiasi ambito sociale, sono elementi quotidiani che palesano una tendenza reazionaria in cui il confine tra “fascismo” e “democrazia” si fa sempre più sfumato.
4. Non sono le “istituzioni democratiche” argine e anticorpo al fascismo, quali sono allora e come coltivarli.

Firenze Antifascista nelle prossime settimane uscirà con un proprio testo proprio su questi punti. Quello sarà il nostro appello perché rispecchierà il nostro dibattito. Non chiederemo ad altre realtà antifasciste di sottoscriverlo. Sarebbe una forzatura.

Vi chiediamo invece di rilanciare la piazza del 26, di esprimervi, di inviarci i vostri contributi alla mail o alla pagina dove questa è solo una traccia e uno spunto e che altri punti, che noi non abbiamo preso in considerazione, potranno essere sviluppati e arricchiranno ulteriormente questo dibattito.Vogliamo mettere a verifica tutto ciò, confrontarci con le posizioni che ci arriveranno da altre città e magari, dopo il 26 marzo, provare ad andare oltre…

Compagne/i di Firenze Antifascista.

Per scriverci, per appelli e contributi firenzeantifascista@yahoo.it

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Sabato 19 Marzo 2022 alle 17 in Piazza Leopoldo corteo Corsica ovunque!

Corsica ovunque!

Corsica ovunque!

E infine ci siamo, il giorno tanto atteso è arrivato. Atteso non certo perché non siamo affezionati alla nostra casa e soprattutto a ciò che essa rappresenta. Il dolore che stiamo provando è in realtà forse indescrivibile per tutti i ricordi, belli e brutti, legati a questo edificio, che fa male pensare ora insudiciato dalle mani degli sbirri. Atteso perché non ci siamo mai fatti illusioni su quale fosse il destino dell’occupazione su cui ancora svetta fiera la scritta: “illegalità di massa”. Il destino del palazzo che con la sua stessa esistenza ha sempre rappresentato un’offesa all’ordine costituito. Lo sapevamo e lo sappiamo: siamo pronti. E non siamo soli. Viene la tentazione di provare a riassumere cosa ha rappresentato secondo noi Corsica per questa città e non solo, ma non solo è impossibile, è anche inutile: sapete tutti benissimo di cosa stiamo parlando. Ai cortei, alle nuove occupazioni, agli sgomberi, ai picchetti, ai benefit, agli sfratti, ai block party, davanti alle fabbriche, davanti alle scuole, sotto al carcere, nelle piazze.. noi ci siamo sempre stati, con voi. A volte siamo stati venti, a volte duecento e altre volte migliaia. Perché se è vero che siamo tutti sempre più schiacciati dalle vite frenetiche dettate da questo mondo crudele, è anche vero che a volte è impossibile continuare a guardare per terra. Quello è il momento in cui le teste si alzano. Questo fa paura, questo porta a sgomberare, questo porta a tentare di soffocare. Nell’atto fisico di questo sgombero c’è già tutto. La paura della questura che teme la resistenza e inscena uno sfratto con la forza pubblica, giocando con la vita delle persone. I compagni che partono al volo per difendere l’abitazione e gli sbirri che entrano in Corsica di soppiatto. Contare sulla solidarietà per reprimere. Difficile immaginare qualcosa di più disgustoso. Quest’operazione di polizia è l’ennesimo tassello di un puzzle che rivela un’immagine sempre più mostruosa, l’immagine di una città da brividi. Ma il bello dei puzzle è che basta un niente per mandarli di nuovo in frantumi. Perché questa è ancora la nostra città, di tutti noi, di chi vi sta scrivendo e di voi che ci leggete. Di chi non riesce più a guardare per terra mentre ci tolgono tutto.

E INFINE CI SIAMO, IL GIORNO TANTO ATTESO E’ ARRIVATO. SIAMO PRONTI.

E NON SIAMO SOLI.

CONTRO QUEST’INFAME OPERAZIONE DI POLIZIA, IN SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI DI CORSICA 81, PER LA CITTA’ CHE VOGLIAMO.

CORTEO ORE 17 PIAZZA LEOPOLDO SABATO 19

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Corsica ovunque!

Prosegue la RESISTENZA contro lo sgombero dell’ Occupazione Viale Corsica 81.

ALLE 17 CORTEO, STIAMO VICINI AL NOSTRO COMPAGNO SUL TETTO, giardini di via benedetto dei.
Il corteo si è sciolto nei giardini di via mariti per un pranzo condiviso. Ci vediamo alle 17

CORSICA OVUNQUE!

Corsica ovunque!

Corsica ovunque!

Corsica ovunque!

Corsica ovunque!

Corsica ovunque!

Corsica ovunque!

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Verso la manifestazione Firenze contro la guerra di venerdi’ 11 marzo!

Firenze contro la guerra

Firenze contro la guerra

Venerdì 11 marzo alle 17.30 saremo in piazza perché, come compagne e compagni, da sempre siamo impegnati nel denunciare e combattere la tendenza alla guerra come fattore congenito di questo modello di sviluppo, che produce crisi, devastazione ambientale e che è sempre ricorso alla guerra per saccheggiare risorse, assoggettare popoli e ingrassare affari e capitali. Saremo in piazza per opporci alle politiche di guerra del nostro governo e delle forze politiche che lo appoggiano: noi non ci arruoliamo! Ogni euro speso per la guerra, è un euro tolto dalle nostre tasche!

CONTRO TUTTE LE GUERRE IMPERIALISTE!
LA GUERRA, FUORI E DENTRO L’UCRAINA.

La guerra rappresenta da sempre uno dei terreni di ripresa economica e consolidamento politico, nel tentativo di superare la pesante crisi strutturale su cui si sta avvitando il sistema capitalistico.

La tendenza alla guerra dei paesi aderenti alla NATO viene da lontano e infatti tutti i governi italiani, che si sono succeduti nel corso degli anni, hanno sempre incrementato le spese militari evidenziando la sempre più stringente necessità di armarsi, importare ed esportare armi. I contesti di tensione e di guerra vera e propria non sono mancati negli ultimi anni: dal Medio Oriente al Nord Africa, passando per Ucraina e Sud Pacifico. Interi territori attraversati dagli interessi economici delle grandi potenze hanno visto da vicino le atrocità delle guerre e dei conflitti per procura, con la popolazione civile considerata soltanto come problema umanitario quando riesce a raggiungere le coste europee.

Per capire la situazione è necessario dire che il contesto di guerra non è una novità in quella zona. È necessario combattere la propaganda di guerra secondo cui all’origine del conflitto ci sia l’improvvisa volontà d’invasione da parte della Russia, poiché questa è una versione di comodo per gli USA e la UE. Nel corso degli anni proprio loro hanno soffiato per primi sul fuoco di questo conflitto foraggiando e finanziando i nazionalisti ucraini che con il golpe del 2014 s’insediarono al governo e silenziando per anni la guerra di Kiev contro il Donbass o la deriva sciovinista dell’Ucraina, con battaglioni nazisti integrati nell’esercito e la persecuzione di sindacalisti, attivisti LGBTQ, comunisti e antifascisti.

La Russia dal canto suo, con la scusa di “proteggere le repubbliche popolari” e “denazificare il paese”, ha messo in campo i carrarmati avviando un’operazione militare, con lo scopo di mettere un freno all’espansionismo NATO ad est, garantirsi maggior agibilità in quell’area su cui vuole esercitare la propria influenza e interessi e giocare il proprio ruolo di potenza.

L’esplosività e la pericolosità del conflitto ucraino hanno portato alla ribalta, per l’ennesima volta, una guerra tra potenze per il controllo di mercati, risorse e territori.

BASTA CON LE SPESE MILITARI, VOGLIAMO LAVORO, SALUTE, TRASPORTI ED ISTRUZIONE!  LE GUERRE LE PAGHIAMO NOI.

Le sanzioni di cui l’Unione Europea e USA si fanno portatrici, presentandole come unica alternativa ad un terzo conflitto mondiale, sono uno strumento di guerra a tutti gli effetti con lo scopo di mettere in ginocchio un’economia e creare malcontento. Se, per il momento, queste sanzioni non vanno a colpire le banche Sberbank e Gazprombank “per non compromettere la possibilità di comprare gas”, colpiscono solo in parte capitali e affaristi russi, ma il prezzo più salato sarà pagato dai lavoratori russi in termini di perdita di posti di lavoro e aumento dei prezzi.
Non servono certo “le punizioni” occidentali, le classi popolari russe, i lavoratori, le femministe, gli studenti sono già in piazza ogni giorno contro una guerra e un governo che non li rappresentano!!

Lo stesso aumento del costo dei beni, compresi quelli essenziali, sta già pesando come un macigno nelle tasche di milioni di lavoratori e disoccupati che la pandemia aveva messo già in difficoltà. Questa ennesima guerra farà arricchire le tasche dell’industria bellica nostrana – a cui lo Stato italiano è legato a doppio filo – a cui in questi anni sono stati dati fior fiore di finanziamenti mentre noi dovremmo continuare a pagarne il prezzo. Un prezzo salato che vedrà sempre meno investimenti in ciò di cui realmente avremmo bisogno: un lavoro stabile e sicuro, un sistema sanitario pubblico, efficiente e di qualità, un sistema pubblico di trasporti non inquinante e accessibile, un sistema formativo che garantisca il diritto allo studio per tutte e tutti.

Noi, come lavoratori e lavoratrici, non abbiamo niente da guadagnare da questa guerra. Ogni soldo che lo Stato italiano spende per l’invio di armi all’Ucraina è un soldo sottratto a tutte e tutti noi. Per gestire il possibile malcontento, la principale dimensione è quella dell’emergenza che permette una massiccia propaganda a senso unico su tv e giornali, militarizzazione dei territori e l’inasprimento repressivo, a cui la crisi pandemica aveva già dato una grossa accelerata, e che ora potrebbe portare ad un’ulteriore svolta autoritaria giustificata dalla guerra imminente – non è un caso che lo stato d’emergenza sia stato prolungato dal governo.

CONTRO LA NATO E L’INTERVENTO DEL GOVERNO ITALIANO NEL CONFLITTO!
LE ARMI NON POSSONO ESSERE LA SOLUZIONE.

Il governo italiano di Draghi è la rappresentazione degli interessi di banchieri e classi dirigenti occidentali di cui la NATO è diretta esecutrice. La pace di cui si riempiono la bocca forze politiche governative, come il PD, altro non è che puro interventismo mascherato. Come si può parlare di pace inviando armi e appoggio strategico ad una delle parti in guerra? Come può parlare di pace un governo che sul proprio territorio ha dislocate numerosi basi militari NATO con testate nucleari? Come può un paese aderente al patto atlantico parlare di pace quando la NATO non ha fatto altro che espandersi militarmente ovunque potesse, producendo guerre, distruzione e destabilizzando interi paesi, Ucraina inclusa?

Chi oggi parla di pace deve schierarsi, senza se e senza ma, contro l’invio di armi all’Ucraina, per il cessate il fuoco immediato e contro ogni espansionismo della NATO, strumento offensivo che non ha mai avuto alcun senso di esistere e principale fattore di crisi e destabilizzazione. Chi oggi parla di pace deve avere la capacità di bloccare gli ingranaggi della guerra, bloccare gli snodi del commercio di armi come i porti, opporsi alla presenza delle basi militari NATO sul nostro territorio, denunciare ed attaccare gli interessi dell’industria bellica italiana che a prendere parte a questo conflitto ha tutto da guadagnarci. Essere contro la guerra significa agire dentro e contro la censura del pensiero critico, contro un’università totalmente assoggettata agli interessi di imprese e lobby – che, permeando il tessuto formativo e culturale, cercano di radicarsi nel corpo sociale nella sua interezza, per educare all’obbedienza e all’infallibilità del capitalismo e del suo mondo.

Dobbiamo lottare contro ogni guerra, fermare le operazioni militari che stanno provocando morti, povertà, profughi, perché, come abbiamo sempre affermato, questa guerra, come tutte le altre, è soltanto funzionale al capitale e ai suoi interessi e i lavoratori e le lavoratrici ne subiranno le conseguenze.

L’unico conflitto che concepiamo, è quello contro chi ci sfrutta e ci licenzia, contro chi privatizza i trasporti e la sanità, contro chi svende le nostre scuole e le nostre università agli interessi delle aziende, contro chi specula e devasta ambiente e territori.
L’unica guerra che ammettiamo è quella contro chi ci sfrutta, il nemico è in casa nostra.

Le compagne e i compagni di
CPA Firenze Sud
Collettivo d’Ateneo – Firenze
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio

Posted in Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, comunicati, manifestazione | Comments Off on Verso la manifestazione Firenze contro la guerra di venerdi’ 11 marzo!

Diamo il via ai festeggiamenti per i 20 anni del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos

Murales Fidel Camilo Guevara

Murales Fidel Camilo Guevara

…con un nuovo murales che farà da cornice ai concerti e alle iniziative future.
Ringraziamo Elia Buffa per averci regalato ancora una volta un magnifico pezzo.

L’inaugurazione ufficiale avrà luogo il 9/4 in occasione di un’iniziativa su CUBA… in attesa dei dettagli “save the date”.

Voy bien Camilo?
Vas bien Fidel!

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