Sabato 30 Aprile 2022 Rilanciamo la solidarietà, sosteniamo il movimento curdo!

Rilanciamo dal Coordinamento Toscana per il Kurdistan

Rilanciamo la solidarietà, sosteniamo il movimento curdo!

Rilanciamo la solidarietà, sosteniamo il movimento curdo!

CONTRO TUTTE le GUERRE – FERMIAMO gli ATTACCHI della TURCHIA suL KURDISTAN!
Ore 15 Piazza San Firenze – Manifestazione e corteo

Nel silenzio dei media, la Turchia continua la sua guerra contro il movimento curdo. Dal 17 aprile sono ripresi i bombardamenti sia nei territori del 🅿️KK in Iraq che nel Rojava. Anche Kobane è stata bombardata. La Turchia sta cercando di occupare porzioni di territorio e di indebolire il movimento curdo, intervenendo con forza in uno scenario di guerra generale. Il 🅿️KK le strutture del movimento hanno fatto appello alla lotta in Turchia ed ovunque, invitando le comunità curde e la solidiarietà internazionale a mobilitarsi contro questi attacchi.

Anche a Firenze saremo in piazza Sabato 30 aprile, con la Comunità Curda Toscana, per sostenere il movimento curdo guidato dal 🅿️KK, per denunciare gli attacchi della Turchia e l’ipocrisia del nostro paese e dell’occidente di fronte a quanto accade. Per l’invasione russa in Ucraina, siamo di fatto un paese belligerante, che invia armi pesanti e sostiene con sanzioni e censure la politica di guerra della NATO. Erdogan, nelle ignobili parole di Draghi, è il nostro dittatore, quello che ci serve e che quindi non condanniamo: ci serve perchè è pur sempre il secondo esercito della NATO, perchè blocca i migranti al confine, perchè garantisce relazioni economiche e profitti sulle armi per le nostre imprese come Leonardo-Finmeccanica.

Saremo in piazza a sostenere ancora una volta la NOSTRA parte, quella che lotta per la libertà e l’emancipazione popolare, contro tutte le guerre e i suoi sporchi interessi.

Contro tute le guerre, contro la vendita di armi alla Turchia!
No all’invio di armi all’Ucraina, basta spese e nuove basi militari!
Al fianco del 🅿️KK ed il movimento curdo!

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Valibona 25 Aprile 2022 – Il nostro intervento su guerra e liberazione

Il 24 Febbraio sono rimasti tutti un po’ sorpresi dalla scelta della Russia di riconoscere le repubbliche popolari del Donbass e di invadere il territorio ucraino in più punti. Probabilmente è rimasto meno sorpreso chi in questi anni ha prestato attenzione alla questione dello scontro economico e geopolitico in atto e alla situazione creatasi con le cosiddette rivolte di Piazza Maidan. Perché, checché ne dica Draghi che al parlamento italiano dice che non è utile guardare indietro, la guerra in Ucraina c’è proprio dal 2014. Da quando un colpo di stato, certo appoggiato da una parte del popolo ucraino, ma altrettanto certamente finanziato e favorito dalle potenze occidentali (USA e UE in primis), ha rovesciato il governo Janukovyc e messo al potere una élite legata agli interessi, appunto, occidentali. Ciò ha esacerbato le divisioni latenti della società ucraina e portato alla proclamazione delle c.d. repubbliche popolari del Donbass, abitante in stragrande maggioranza da una popolazione russofona e che non vuole recidere il proprio legame con la Russia.
In questo frangente è utile spendere due parole sulla questione dell’influenza di gruppi e idee neofasciste e neonaziste in Ucraina. Le milizie neonazi hanno avuto un ruolo preponderante negli scontri di Piazza Maidan, tant’è vero che, non appena preso il potere, dal palazzo del governo di Kiev fu calata una gigantografia di Stepan Bandera, collaborazionista di Hitler durante l’occupazione nazista in funzione antirussa e tutt’oggi celebrato come “padre della patria”. Il partito neofascista Svoboda, gemellato con Forza Nuova prima che quest’ultima si schierasse a favore del Donbass, ebbe ben 4 ministri nel primo governo “democratico”, come si usava dire nei nostri giornali e tv. La guerra scatenata dal nuovo governo contro i cosiddetti “separatisti filorussi” si connotò quindi da subito anche con aspetti ideologici: da una parte milizie e battaglioni apertamente neonazisti come quello d’Azov o il Battaglione Aidar (ma ce ne sono altri), dall’altra formazioni che facevano richiamo all’antifascismo. Se la situazione è cambiata negli anni, con la successione al governo di Zelensky al posto di Poroshenko, con gli scarsi risultati elettorali delle formazioni fasciste e naziste, non si può certo dire che l’estrema destra non abbia radicamento e influenza in Ucraina. I Battaglioni di cui abbiamo parlato sono stati decorati, inquadrati nell’esercito regolare ucraino e addestrati, diffusissima è una retorica ultranazionalista, le minoranze vengono perseguitate: insomma, non si può dire che il fascismo non abbia cittadinanza in Ucraina, è considerata un’opzione politica percorribile. Detto questo, a nostro modo di vedere, interpretare la guerra come scontro tra neonazisti e antifascisti è del tutto fuorviante. Per le ragioni che abbiamo detto prima e per il fatto che la Russia non rappresenta certo per noi un polo socialista (ma neanche progressista) a cui guardare con favore come militanti, lavoratori, proletari. Non lo è per la struttura economico-politica dello stato russo e non lo è per i rapporti politici che legano il blocco di potere putiniano alla destra europea e del nostro paese. E’ difficile non vedere come il governo russo rappresenti per le destre c.d. “sovraniste” (per loro sì!) un punto di riferimento e anche una fonte di grandi finanziamenti, come sta venendo fuori dalle varie inchieste su Lega Nord, Rassemblement National, Forza Nuova, la FPO austriaca, ecc.
Secondo noi la guerra in Ucraina non può che essere letta come il punto più alto (per adesso) di una competizione serrata, uno scontro globale fra blocchi capitalisti che vede gli occidentali (e gli americani in particolare) in declino e impegnati a conservare, costi quel che costi, la supremazia in campo economico e militare di fronte alle sfide poste dalla Russia, dalla Cina e dalle altre potenze regionali emergenti. Una competizione feroce per l’accaparramento di mercati e risorse, che ha spinto la NATO a sfruttare la fine del blocco sovietico per disgregarlo, anche manu militari (vedi Jugoslavia 1999), e includere nel suo sistema militare quasi tutti i paesi dell’est, determinando un accerchiamento e una minaccia inaccettabile per Mosca. La quale reagisce con una invasione che ci riporta col pensiero alle guerre dell’800 o del ‘900 in cui si combatteva per lo sbocco sul Mediterraneo o sul Mar Nero.
Insomma uno scontro in cui a farne le spese, come sempre, sono proprio le classi popolari, senza distinzioni di nazionalità: con i morti in battaglia o sotto occupazione, con i costi delle operazioni scaricati su di noi, con gli aumenti dei prezzi e delle spese militari che andranno ad approfondire i tagli alla spesa sociale. Il tutto in una situazione già di per sé drammatica per l’effetto delle crisi economiche degli ultimi anni e della pandemia.
Ci viene chiesto, con una propaganda asfissiante, in cui ogni voce critica viene ridicolizzata, ostracizzata, accusata di essere al soldo di Putin, di arruolarci per difendere i nostri interessi nazionali, i nostri valori, che poi sarebbero quelli del mondo occidentale e degli Stati Uniti. Quali sarebbero questi valori? La democrazia liberale contro l’”autoritarismo asiatico”? La libera iniziativa economica contro il dirigismo? Ma per favore!! Viviamo in un paese che taglia i fondi per la sanità pubblica e per l’istruzione ma aumenta le spese militari, un paese in cui i salari scendono e l’inflazione galoppa, un paese in continua emergenza in cui la repressione si vive ogni giorno: nei posti di lavoro, nelle scuole, per le strade. Ne sono un esempio le decine di denunce recapitate agli studenti che hanno occupato le loro scuole superiori, gli sgomberi degli spazi sociali, i daspo urbani, le condanne agli antifascisti e chi più ne ha più ne metta…
E come se non bastasse adesso i nostri rappresentanti, al governo e in parlamento, tutti, PD in primis, si mettono l’elmetto e la tuta mimetica e non esitano a portarci in guerra a suon di armi, dichiarazioni roboanti, sanzioni. E quel banchiere di Draghi si permette di chiederci se vogliamo la pace o il condizionatore?!
Siamo già in guerra. Lo siamo perché le sanzioni sono un atto di guerra, perché inviare le armi è partecipare al conflitto, perché in Italia ci sono decine di basi USA e NATO e decine di testate nucleari. Perché dall’Italia, e da Sigonella in particolare, partono i pattugliatori marittimi, aerei che forniscono agli ucraini informazioni cruciali per attaccare le forze navali russe, come abbiamo visto nelle ultime settimane con l’incrociatore Moskva. Perché banalmente il comando NATO per le operazioni in Medio Oriente e nell’est Europa si trova in Italia, in provincia di Napoli.
A nostro modo di vedere è urgente prendere parola, contestare questa guerra e le sue motivazioni profonde, agire contro il nostro imperialismo e sabotare questa economia di guerra. Chiedere la riconversione civile dell’industria bellica, che con il conflitto in atto ha visto schizzare alle stelle il valore delle azioni e i dividendi per i suoi azionisti, oltre ad un’ottima occasione per sperimentare nuovi strumenti di morte e metterli “in vetrina”. Non possiamo non menzionare in questo senso Leonardo Spa, spesso definita un “fiore all’occhiello” del nostro territorio, un colosso che vende armi ai peggiori governi del mondo, come Turchia, Israele, Arabia Saudita.
E’ necessario pretendere che la “riconversione ecologica” non resti lettera morta, già che con la guerra si torna al fossile e agli armamenti.
E’ urgente mobilitarsi e lottare, resistere a questo ennesimo attacco alle condizioni di vita dei proletari, ai nostri diritti finanche alla nostra stessa esistenza.
Diciamo che bisogna resistere perché oggi è il 25 Aprile, la festa della liberazione dal nazifascismo.
La festa della resistenza partigiana. Ed è inaccettabile il paragone che viene fatto tra la resistenza partigiana durante la seconda guerra mondiale e l’Ucraina di oggi. Per tanti motivi: perché la resistenza italiana combatteva contro il nazifascismo, un’ideologia estrema che si basava su segregazionismo, superiorità razziale, genocidio degli ebrei ed eliminazione di ogni diversità. Pensare di creare somiglianze tra chi ha pagato con la vita gli eccidi e le torture dei repubblichini e delle SS e chi ha come proprio simbolo il collaborazionista di Hitler ci fa semplicemente orrore. Il nazionalismo identitario ucraino, che impregna la politica ucraina come le azioni militari, ha ben poco a che vedere con gli ideali che guidavano i partigiani e le partigiane: libertà, solidarietà, giustizia sociale. Si trattava di patriottismo, non di un nazionalismo escludente: a Valibona c’erano comunisti, anarchici, italiani, russi e scozzesi, accomunati da uno stesso spirito che non è quello dei legionari presenti adesso in Ucraina. Lo spirito era anche quello di mettere fine alla guerra nel minor tempo possibile, il contrario di quello che vediamo e sentiamo dai maggiori leader europei e americani che inviano armi e non fanno altro che invocare la vittoria finale degli ucraini.
In ultimo esprimiamo solidarietà all’ANPI, associazione di cui non sempre condividiamo le posizioni, fatta eccezione per quelle di molte sezioni locali (tra cui quella di Campi Bisenzio), sotto attacco in queste settimane per non essersi accodata alla retorica bellicista e ipocrita del centro destra e del centro sinistra.
Sentiamo che è un momento cruciale, e sappiano quelli che sono al governo e che ci stanno spingendo in guerra che la gente spesso dimentica, ma a volte ricorda pure…

Valibona 25 Aprile 2022

Valibona 25 Aprile 2022

Fuori l’Italia dalla guerra e dalla NATO! Fuori la NATO dall’Italia!
Non un soldo in più per la guerra!
Noi non ci arruoliamo!

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Valibona 25 Aprile 2022

Sui sentieri della Brigata Lupi Neri con il pensiero alle vittoriose azioni di guerra dei nostri partigiani, onoriamo la battaglia di Valibona, dove cadde da eroe il comandante partigiano Lanciotto Ballerini, attaccando a suon di bombe a mano il nemico e permettendo ai suoi compagni di rompere il soverchiante accerchiamento e di unirsi poi alle brigate che liberarono Firenze; una di esse porta il suo nome.
La vittoriosa lotta popolare contro il nazi-fascismo fu anche lotta per la costruzione del comunismo: come compagni/e e antifascisti/e non possiamo che continuare sulla strada tracciata!
Il 25 aprile non è una ricorrenza, ora e sempre Resistenza!

Sui sentieri della Brigata Lupi Neri

Sui sentieri della Brigata Lupi Neri – Valibona 25 Aprile 2022

Valibona 25 Aprile 2022

Valibona 25 Aprile 2022

Valibona 25 Aprile 2022

Valibona 25 Aprile 2022

Valibona 25 Aprile 2022

Valibona 25 Aprile 2022

Valibona 25 Aprile 2022

Valibona 25 Aprile 2022

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Giovedì 28 aprile 2022 Assemblea cittadina contro le guerre in solidarietà col Kurdistan

Assemblea cittadina contro le guerre in solidarietà col Kurdistan

Assemblea cittadina contro le guerre in solidarietà col Kurdistan

Nell’ambito dell’Assemblea cittadina “Firenze contro la guerra”, invitiamo tutte e tutti giovedì 28 aprile alle ore 21,30 a partecipare all’ASSEMBLEA CITTADINA contro tutte le guerre e per organizzare la mobilitazione contro la nuova offensiva della Turchia in tutto il Kurdistan, a partire dal corteo regionale di sabato 30 aprile con concentramento alle ore 15.00 in Piazza San Firenze, che vedrà la partecipazione di compagni e compagne della comunità kurda provenienti da varie parti d’Italia
[Vedi appello della Comunità Kurda Toscana e il CTK] https://www.facebook.com/557461304743482/posts/1310129259476679/?sfnsn=scwspmo
L’assemblea si terrà presso il Circolo Le Panche- Il Campino, via Caccini 13b.
Per favorire il più possibile la partecipazione anche di chi non potrà venire in presenza, sarà possibile seguire ed intervenire anche online, collegandosi al link qui sotto:

Giovedì, 28 aprile · 21:30 23:30
Informazioni per partecipare di Google Meet
Link alla videochiamata: https://meet.google.com/maf-scda-hwq

Evento di Coordinamento Toscana per il Kurdistan
al Casa del Popolo Le Panche – il Campino

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Per le strade, le piazze, i quartieri della nostra città.

Per le strade, le piazze, i quartieri della nostra città.

Per le strade, le piazze, i quartieri della nostra città.

Per le strade, le piazze, i quartieri della nostra città.
Il 25 Aprile 2022 in Piazza Santo Spirito!, quello di chi rinnova la lotta partigiana organizzandosi per cambiare l’esistente.

Grazie a chi ha partecipato, Firenze è solo antifascista!

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25 Aprile 2022 in Valibona – Camminata resistente

25 Aprile 2022 in Valibona - Camminata resistente

25 Aprile 2022 in Valibona – Camminata resistente

Ore 8:30 partenza dal Tiro a Piattello (Calenzano)

Durante il percorso letture per bimbe e bimbi tutte le età in collaborazione con l’ANPI Lanciotto Ballerini Campi Bisenzio:
– Libro sulla Palestina “Salam e i bambini che volevano giocare”
– Racconti Partigiani

Dalle ore 11:00 iniziativa con il collettivo di fabbrica Ex GKN
Panini e musica resistente a cura di Ex Macelli

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25 aprile 2022 in Piazza Santo Spirito con Firenze Antifascista

25 aprile 2022 in Piazza Santo Spirito con Firenze Antifascista

25 aprile 2022 in Piazza Santo Spirito con Firenze Antifascista

Dalle 14:30 banchini, controinformazione, interventi dal palco e al cippo a Potente, contributi musicali di Menestrello e Sakatena e TenoreFi (Romanticismo Periferico label)
Dalle 17:00 Corteo per le strade del quartiere
Dalle 21:00 concerto con IVANOSKA e Luchaskalientes

CONTRO LA GUERRA DEL CAPITALE “Non più guerra non più distruzione, solo forza che sa costruir!”

IL 25 APRILE DI FIRENZE ANTIFASCISTA

Il 25 aprile saremo in Santo Spirito per rendere omaggio ai partigiani che entrarono in Oltrarno per liberare Firenze armi in pugno al grido di “Insorgiamo!”
Oggi viviamo in un contesto in cui uno scontro militare su larga scala, come fu in occasione della seconda guerra mondiale, torna nuovamente all’ordine del giorno.
La guerra é “un fatto” che la classe dominante ci scarica addosso indipendentemente dalle nostre scelte e dai nostri interessi.
Se la guerra genera morte, distruzione e disperazione, ciò non toglie che proprio in quel contesto possa generarsi una spinta all’emancipazione per la costruzione di una società che sappia superare la necessità della guerra e le sue logiche.
Questo é l’esempio che ci hanno lasciato i Partigiani che scelsero di disertare la guerra del capitale per muovere “guerra alla guerra”, perché finisse prima perché con la nascita di una nuova e più giusta società quella fosse l’ultima guerra.

L’Italia fu liberata dal nazifascismo ma quella società non venne e quella spinta al cambiamento venne tradita anche da molti dei dirigenti che fino a quel momento sembravano averla desiderata. Oggi lo vediamo ancora più chiaramente.
Se ancora non piovono bombe sulla nostra città, la guerra é già qua: una volta di più aumentano le spese militari a scapito di scuole, ospedali, sanità, trasporti e servizi essenziali, mentre il rincaro delle bollette, dei carburanti, di tutti i prezzi al consumo é un altro duro colpo ai nostri salari in calo da trent’anni.

Questo sistema si arma, produce le condizioni per la guerra per poi dichiararla emergenza e in nome di essa giustifica il peggioramento generale delle nostre condizioni di vita e rilancia un sempre più feroce sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sulla donna e sull’ambiente.
La guerra é infatti anche una delle azioni maggiormente inquinanti e distruttive per il nostro pianeta. La crisi energetica che ne sta derivando sancisce la possibilità di ritorno ad un uso massiccio del carbone e il rilancio del nucleare e rischia di rimandare oltre il punto di non ritorno ogni dibattito sulla crisi climatica.

In Toscana, oltre a quello di Livorno, si sta già parlando di un ennesimo rigassificatore davanti alle coste di Piombino per “accogliere” il gas statunitense che dovrebbe sostituire quello russo e che non solo avrà costo maggiore in bolletta ma che evidentemente lo avrà anche in termini ambientali.
Uno Stato in guerra serra i ranghi, chiama all’arruolamento, all’unità nazionale e cerca di eliminare ogni elemento di dissenso entro i propri confini.
Se in Ucraina vengono messi fuori legge tutti i partiti politici dell’opposizione, in Francia invece la magistratura scioglie il Coordinamento antifascista di Lione, in Portogallo un neonazista si vede revocato l’obbligo di firma perché possa essere libero di andare a combattere nella Legione Straniera e in Italia gli antifascisti finiscono sotto processo e spesso condannati come a Firenze e a Genova.
A subire la repressione della Stato sono tutte quelle esperienze che rimangono su in terreno di incompatibilità nonostante la propaganda di guerra.
La guerra viene tradotta in scontro di civiltà dove i neonazisti vengono ormai presentati dalle tv e dai giornali nostrani come “combattenti per la libertà e la democrazia”.

La storia d’Italia ci aveva già dimostrato quali possano essere i legami tra Stato, basi NATO, CIA, servizi segreti e neofascisti nel quadro dei tentativi di colpo di stato e della strategia della tensione.
Mai però avevamo assistito ad un piano così smaccato di sdoganamento e esaltazione del nazifascismo.
Infine anche il piano umanitario condito in salsa suprematista viene piegato a questa logica al punto che i profughi della guerra in Ucraina hanno un trattamento privilegiato rispetto ai profughi di altre guerre perché come la propaganda vorrebbe spiegarci “sono proprio come noi, civilizzati, bianchi, biondi e cristiani”.
Noi antifascisti, nello scontro tra capitali ci schieriamo contro il Capitale, prima di tutto contro quello “di casa nostra”, dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici contro la disoccupazione, la strage sui posti di lavoro e il carovita.

Il nostro impegno dev’essere quello di sottolineare le responsabilità del governo Draghi nel soffiare sui venti di guerra e nell’armare i neonazisti.
Il nostro impegno deve essere quello di opporci alla possibilità della nascita di un Esercito Europeo rilanciato anche dal generale Figliuolo, lo stesso incaricato da Draghi nella gestione pandemica.
Il nostro impegno deve essere quello di denunciare la presenza delle decine di basi Usa e NATO, del disastro ambientale prodotto dalle esercitazioni militari, dei costi delle servitù militari che vengono pagate con soldi pubblici sottrarsi a settori con ben maggiore utilità sociale.
Il nostro impegno deve essere quello di impedire che la propaganda di guerra e interventista attecchisca tra i nostri.
Il nostro impegno deve essere quello di smascherare ogni operazione opportunista a partire dalle manifestazioni come quelle organizzate dal Sindaco Nardella in Santa Croce durante la quale é intervenuto un personaggio come Zelensky che glorifica il nazista Bandera come eroe nazionale, senza alcuna remora rispetto ai morti nella Casa dei Sindacati ad Odessa, come se le 14 mila vittime della guerra in Donbass non avessero responsabili e mandati.

Ci auguriamo che Nardella quest’anno abbia il buongusto di tacere sulla Resistenza perché non farebbe altro che infangare il nome di ogni partigiano o brigata uscisse dalla sua bocca.

Per il prossimo 25 aprile la Firenze Antifascista chiama in piazza tutti coloro che vogliono dire “basta!” e trasformare la loro indignazione in un futuro diverso e una prospettiva di pace, fratellanza e solidarietà.
PER QUESTO, PER ALTRO, PER TUTTO!

Firenze Antifascista

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Sabato 23 Aprile sosteniamo lo sciopero al prontomoda!

Condividiamo dal Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

Sabato 23 Aprile sosteniamo lo SCIOPERO al prontomoda ore 11:00 in via Carcerina n.4 (Campi Bisenzio). Indetto da SI Cobas Prato e Firenze

Esistono le delocalizzazioni dei volumi produttivi. Ed esistono i volumi produttivi con i diritti delocalizzati. Esistono fabbriche che si fermano perché il lavoro va dove ci sono meno diritti. Ed esistono fabbriche che straboccano di lavoro senza alcun diritto.

Per questo la vicenda Gkn è solo l’altra faccia della medaglia di un intero distretto industriale nella piana pratese, pistoiese e fiorentina dove nei fatti vige una sorta di zona economica speciale dove contratto nazionale, testo unico sulla sicurezza e diritti sono sospesi. Per anni un becero razzismo ha derubricato questa situazione sotto la definizione de “il problema dei cinesi”. Ma questo sistema invece è qua, tra noi. È perfettamente “italiano”, perché, si dovrà ammettere, che il “sistema Italia” se non è perfettamente complice, è quanto meno spettatore di questa situazione. Spettatore ipocrita o impotente.

Per questo accogliamo come una liberazione che si scoperchi sempre di più il sistema di sfruttamento del nostro distretto industriale. E siccome chi lo fa, lo fa rischiando tutto, rischiando licenziamento e botte, noi accorriamo. Accorriamo indipendentemente da sigle di appartenenza e tessere. Accorriamo a farci un favore, perché ciò che viene fatto ad altri, un giorno verrà fatto anche a te.

Domani presidio e sciopero di fronte a un prontomoda a Campi Bisenzio.

SABATO 23 APRILE sosteniamo lo SCIOPERO al prontomoda – ore 11:00 in via Carcerina n.4 (Campi Bisenzio)

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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Questa è la firenze che vogliamo!

Oggi la Firenze che non sta zitta e inerme di fronte alle ingiustizie è scesa in piazza prendendosi le strade del centro città arrivando sotto le porte del Comune. Un’amministrazione sorda ai bisogni di chi in questa città ci vive, ci studia e ci lavora, una classe politica, un Partito Democratico e un sindaco vergognosi, che legittimano di fatto una città escludente, razzista e classista. Razzismo, abusi in divisa, reparti speciali che rastrellano lavoratori ambulanti, la Firenze del record di sfratti, lavoro nero e sottopagato, sgomberi e daspi urbano, ad uso e consumo solo degli interessi e dei profitti di pochi.

In corteo è uscita forte la voce di quella città che invece è stufa di politiche razziste, di violenze di polizia e vigili, che reclama la sicurezza – quella vera- di un tetto sopra la testa, di un lavoro dignitoso, di una città vivibile, di trasporto e sanità pubblici ed efficienti, di spazi e piazze libere da speculazioni e aperte alle esigenze comunità che la vive.

Durante tutta la giornata il protagonismo delle giovani generazioni di studenti e lavoratori dalla pelle nera è stato determinante. Solo insieme possiamo davvero costruire la città che vogliamo e conquistarci un futuro migliore, liberandosi davvero del razzismo, delle disuguaglianze, dello sfruttamento!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Firenze Antifascista

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Conferenza stampa congiunta di Firenze Antifascista e Comunità senegalese

Firenze Antifascista e la Comunità Senegalese dichiarano irricevibili le affermazioni diffuse a mezzo stampa secondo le quali i due momenti di piazza previsti per sabato 16 aprile sarebbero in contrapposizione tra loro.
L’appuntamento della mattina sarà un momento in cui si esprimerà il protagonismo della comunità senegalese stanca delle continue aggressioni e a cui Firenze Antifascista prenderà parte con piena legittimità.
L’appuntamento del pomeriggio sarà un momento in cui, partendo dal quel “particolare”, e cioè dall’aggressione subita da un lavoratore senegalese sui Lungarni da parte di due agenti della squadra antidegrado, la Firenze Antifascista manifesterà la sua opposizione a quel “generale” fatto di sgomberi, pestaggi, sfratti, zone rosse, piazze a numero chiuso, piazze chiuse e daspo urbani per sottolineare l’importanza e l’urgenza di un dibattito collettivo e popolare sulla città che vogliamo: una città a misura di “abitante” e non di “cliente” o turista.
Per rimarcare quest’unione d’intenti Firenze Antifascista e la Comunità senegalese questa mattina hanno tenuto una conferenza stampa congiunta in Palazzo Vecchio.

Conferenza stampa congiunta di Firenze Antifascista e Comunità senegalese

Conferenza stampa congiunta di Firenze Antifascista e Comunità senegalese

Conferenza stampa congiunta di Firenze Antifascista e Comunità senegalese

Conferenza stampa congiunta di Firenze Antifascista e Comunità senegalese

Firenze Antifascista

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