25 Aprile 2022 in Valibona – Camminata resistente

25 Aprile 2022 in Valibona - Camminata resistente

25 Aprile 2022 in Valibona – Camminata resistente

Ore 8:30 partenza dal Tiro a Piattello (Calenzano)

Durante il percorso letture per bimbe e bimbi tutte le età in collaborazione con l’ANPI Lanciotto Ballerini Campi Bisenzio:
– Libro sulla Palestina “Salam e i bambini che volevano giocare”
– Racconti Partigiani

Dalle ore 11:00 iniziativa con il collettivo di fabbrica Ex GKN
Panini e musica resistente a cura di Ex Macelli

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25 aprile 2022 in Piazza Santo Spirito con Firenze Antifascista

25 aprile 2022 in Piazza Santo Spirito con Firenze Antifascista

25 aprile 2022 in Piazza Santo Spirito con Firenze Antifascista

Dalle 14:30 banchini, controinformazione, interventi dal palco e al cippo a Potente, contributi musicali di Menestrello e Sakatena e TenoreFi (Romanticismo Periferico label)
Dalle 17:00 Corteo per le strade del quartiere
Dalle 21:00 concerto con IVANOSKA e Luchaskalientes

CONTRO LA GUERRA DEL CAPITALE “Non più guerra non più distruzione, solo forza che sa costruir!”

IL 25 APRILE DI FIRENZE ANTIFASCISTA

Il 25 aprile saremo in Santo Spirito per rendere omaggio ai partigiani che entrarono in Oltrarno per liberare Firenze armi in pugno al grido di “Insorgiamo!”
Oggi viviamo in un contesto in cui uno scontro militare su larga scala, come fu in occasione della seconda guerra mondiale, torna nuovamente all’ordine del giorno.
La guerra é “un fatto” che la classe dominante ci scarica addosso indipendentemente dalle nostre scelte e dai nostri interessi.
Se la guerra genera morte, distruzione e disperazione, ciò non toglie che proprio in quel contesto possa generarsi una spinta all’emancipazione per la costruzione di una società che sappia superare la necessità della guerra e le sue logiche.
Questo é l’esempio che ci hanno lasciato i Partigiani che scelsero di disertare la guerra del capitale per muovere “guerra alla guerra”, perché finisse prima perché con la nascita di una nuova e più giusta società quella fosse l’ultima guerra.

L’Italia fu liberata dal nazifascismo ma quella società non venne e quella spinta al cambiamento venne tradita anche da molti dei dirigenti che fino a quel momento sembravano averla desiderata. Oggi lo vediamo ancora più chiaramente.
Se ancora non piovono bombe sulla nostra città, la guerra é già qua: una volta di più aumentano le spese militari a scapito di scuole, ospedali, sanità, trasporti e servizi essenziali, mentre il rincaro delle bollette, dei carburanti, di tutti i prezzi al consumo é un altro duro colpo ai nostri salari in calo da trent’anni.

Questo sistema si arma, produce le condizioni per la guerra per poi dichiararla emergenza e in nome di essa giustifica il peggioramento generale delle nostre condizioni di vita e rilancia un sempre più feroce sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sulla donna e sull’ambiente.
La guerra é infatti anche una delle azioni maggiormente inquinanti e distruttive per il nostro pianeta. La crisi energetica che ne sta derivando sancisce la possibilità di ritorno ad un uso massiccio del carbone e il rilancio del nucleare e rischia di rimandare oltre il punto di non ritorno ogni dibattito sulla crisi climatica.

In Toscana, oltre a quello di Livorno, si sta già parlando di un ennesimo rigassificatore davanti alle coste di Piombino per “accogliere” il gas statunitense che dovrebbe sostituire quello russo e che non solo avrà costo maggiore in bolletta ma che evidentemente lo avrà anche in termini ambientali.
Uno Stato in guerra serra i ranghi, chiama all’arruolamento, all’unità nazionale e cerca di eliminare ogni elemento di dissenso entro i propri confini.
Se in Ucraina vengono messi fuori legge tutti i partiti politici dell’opposizione, in Francia invece la magistratura scioglie il Coordinamento antifascista di Lione, in Portogallo un neonazista si vede revocato l’obbligo di firma perché possa essere libero di andare a combattere nella Legione Straniera e in Italia gli antifascisti finiscono sotto processo e spesso condannati come a Firenze e a Genova.
A subire la repressione della Stato sono tutte quelle esperienze che rimangono su in terreno di incompatibilità nonostante la propaganda di guerra.
La guerra viene tradotta in scontro di civiltà dove i neonazisti vengono ormai presentati dalle tv e dai giornali nostrani come “combattenti per la libertà e la democrazia”.

La storia d’Italia ci aveva già dimostrato quali possano essere i legami tra Stato, basi NATO, CIA, servizi segreti e neofascisti nel quadro dei tentativi di colpo di stato e della strategia della tensione.
Mai però avevamo assistito ad un piano così smaccato di sdoganamento e esaltazione del nazifascismo.
Infine anche il piano umanitario condito in salsa suprematista viene piegato a questa logica al punto che i profughi della guerra in Ucraina hanno un trattamento privilegiato rispetto ai profughi di altre guerre perché come la propaganda vorrebbe spiegarci “sono proprio come noi, civilizzati, bianchi, biondi e cristiani”.
Noi antifascisti, nello scontro tra capitali ci schieriamo contro il Capitale, prima di tutto contro quello “di casa nostra”, dalla parte dei lavoratori e delle lavoratrici contro la disoccupazione, la strage sui posti di lavoro e il carovita.

Il nostro impegno dev’essere quello di sottolineare le responsabilità del governo Draghi nel soffiare sui venti di guerra e nell’armare i neonazisti.
Il nostro impegno deve essere quello di opporci alla possibilità della nascita di un Esercito Europeo rilanciato anche dal generale Figliuolo, lo stesso incaricato da Draghi nella gestione pandemica.
Il nostro impegno deve essere quello di denunciare la presenza delle decine di basi Usa e NATO, del disastro ambientale prodotto dalle esercitazioni militari, dei costi delle servitù militari che vengono pagate con soldi pubblici sottrarsi a settori con ben maggiore utilità sociale.
Il nostro impegno deve essere quello di impedire che la propaganda di guerra e interventista attecchisca tra i nostri.
Il nostro impegno deve essere quello di smascherare ogni operazione opportunista a partire dalle manifestazioni come quelle organizzate dal Sindaco Nardella in Santa Croce durante la quale é intervenuto un personaggio come Zelensky che glorifica il nazista Bandera come eroe nazionale, senza alcuna remora rispetto ai morti nella Casa dei Sindacati ad Odessa, come se le 14 mila vittime della guerra in Donbass non avessero responsabili e mandati.

Ci auguriamo che Nardella quest’anno abbia il buongusto di tacere sulla Resistenza perché non farebbe altro che infangare il nome di ogni partigiano o brigata uscisse dalla sua bocca.

Per il prossimo 25 aprile la Firenze Antifascista chiama in piazza tutti coloro che vogliono dire “basta!” e trasformare la loro indignazione in un futuro diverso e una prospettiva di pace, fratellanza e solidarietà.
PER QUESTO, PER ALTRO, PER TUTTO!

Firenze Antifascista

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Sabato 23 Aprile sosteniamo lo sciopero al prontomoda!

Condividiamo dal Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

Sabato 23 Aprile sosteniamo lo SCIOPERO al prontomoda ore 11:00 in via Carcerina n.4 (Campi Bisenzio). Indetto da SI Cobas Prato e Firenze

Esistono le delocalizzazioni dei volumi produttivi. Ed esistono i volumi produttivi con i diritti delocalizzati. Esistono fabbriche che si fermano perché il lavoro va dove ci sono meno diritti. Ed esistono fabbriche che straboccano di lavoro senza alcun diritto.

Per questo la vicenda Gkn è solo l’altra faccia della medaglia di un intero distretto industriale nella piana pratese, pistoiese e fiorentina dove nei fatti vige una sorta di zona economica speciale dove contratto nazionale, testo unico sulla sicurezza e diritti sono sospesi. Per anni un becero razzismo ha derubricato questa situazione sotto la definizione de “il problema dei cinesi”. Ma questo sistema invece è qua, tra noi. È perfettamente “italiano”, perché, si dovrà ammettere, che il “sistema Italia” se non è perfettamente complice, è quanto meno spettatore di questa situazione. Spettatore ipocrita o impotente.

Per questo accogliamo come una liberazione che si scoperchi sempre di più il sistema di sfruttamento del nostro distretto industriale. E siccome chi lo fa, lo fa rischiando tutto, rischiando licenziamento e botte, noi accorriamo. Accorriamo indipendentemente da sigle di appartenenza e tessere. Accorriamo a farci un favore, perché ciò che viene fatto ad altri, un giorno verrà fatto anche a te.

Domani presidio e sciopero di fronte a un prontomoda a Campi Bisenzio.

SABATO 23 APRILE sosteniamo lo SCIOPERO al prontomoda – ore 11:00 in via Carcerina n.4 (Campi Bisenzio)

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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Questa è la firenze che vogliamo!

Oggi la Firenze che non sta zitta e inerme di fronte alle ingiustizie è scesa in piazza prendendosi le strade del centro città arrivando sotto le porte del Comune. Un’amministrazione sorda ai bisogni di chi in questa città ci vive, ci studia e ci lavora, una classe politica, un Partito Democratico e un sindaco vergognosi, che legittimano di fatto una città escludente, razzista e classista. Razzismo, abusi in divisa, reparti speciali che rastrellano lavoratori ambulanti, la Firenze del record di sfratti, lavoro nero e sottopagato, sgomberi e daspi urbano, ad uso e consumo solo degli interessi e dei profitti di pochi.

In corteo è uscita forte la voce di quella città che invece è stufa di politiche razziste, di violenze di polizia e vigili, che reclama la sicurezza – quella vera- di un tetto sopra la testa, di un lavoro dignitoso, di una città vivibile, di trasporto e sanità pubblici ed efficienti, di spazi e piazze libere da speculazioni e aperte alle esigenze comunità che la vive.

Durante tutta la giornata il protagonismo delle giovani generazioni di studenti e lavoratori dalla pelle nera è stato determinante. Solo insieme possiamo davvero costruire la città che vogliamo e conquistarci un futuro migliore, liberandosi davvero del razzismo, delle disuguaglianze, dello sfruttamento!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Questa è la firenze che vogliamo!

Firenze Antifascista

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Conferenza stampa congiunta di Firenze Antifascista e Comunità senegalese

Firenze Antifascista e la Comunità Senegalese dichiarano irricevibili le affermazioni diffuse a mezzo stampa secondo le quali i due momenti di piazza previsti per sabato 16 aprile sarebbero in contrapposizione tra loro.
L’appuntamento della mattina sarà un momento in cui si esprimerà il protagonismo della comunità senegalese stanca delle continue aggressioni e a cui Firenze Antifascista prenderà parte con piena legittimità.
L’appuntamento del pomeriggio sarà un momento in cui, partendo dal quel “particolare”, e cioè dall’aggressione subita da un lavoratore senegalese sui Lungarni da parte di due agenti della squadra antidegrado, la Firenze Antifascista manifesterà la sua opposizione a quel “generale” fatto di sgomberi, pestaggi, sfratti, zone rosse, piazze a numero chiuso, piazze chiuse e daspo urbani per sottolineare l’importanza e l’urgenza di un dibattito collettivo e popolare sulla città che vogliamo: una città a misura di “abitante” e non di “cliente” o turista.
Per rimarcare quest’unione d’intenti Firenze Antifascista e la Comunità senegalese questa mattina hanno tenuto una conferenza stampa congiunta in Palazzo Vecchio.

Conferenza stampa congiunta di Firenze Antifascista e Comunità senegalese

Conferenza stampa congiunta di Firenze Antifascista e Comunità senegalese

Conferenza stampa congiunta di Firenze Antifascista e Comunità senegalese

Conferenza stampa congiunta di Firenze Antifascista e Comunità senegalese

Firenze Antifascista

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Non ciò che è semplice, ma ciò che è necessario. Abbiamo detto “continuità” e continuità sia. Che fatica che ti chiedo, assemblea nazionale 15 maggio.

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1. La continuità di Insorgiamo, l’allargamento della convergenza sono una responsabilità collettiva.

2. L’abbiamo fatto, l’abbiamo rifatto, lo possiamo rifare. Se e quando, lo decidiamo insieme.

3. Fuori dall’emergenza, dentro l’urgenza. Fuori dall’emergenza imposta dalla loro crisi, dentro l’urgenza del cambiamento. Non sappiamo quanto tempo abbiamo.

4. La guerra e l’inflazione si impongono prepotentemente nella nostra vita. Tuttavia dovremo continuarli ad affrontare in modo “radicale”, andando alla radice dei processi che ne sono causa e quindi praticando l’intero spettro della nostra agenda di mobilitazione.

5. A seconda del momento, del luogo, dello spazio e del soggetto , ci sarà di volta in volta un “questo”, un prevalente, un punto che acquisisce una maggiore urgenza. Ma nel nostro metodo c’è ormai un punto di non ritorno: la mobilitazione è “per questo, per altro, per tutto”.

6. Ambiente o lavoro, morire di fame o di inquinamento, accettare il precariato o la disoccupazione, pace o condizionatore? Il sistema ti chiarisce come possa tenerti perennemente in bilico sul ricatto. Il nostro è un mondo privo di tale ricatto.

7. Giustizia climatica è giustizia sociale, giustizia sociale è pieno sviluppo armonioso della società, in tutte le sue espressioni, compresa la capacità di pianificare un futuro, di costruire comunità solidali, di diritti civili, dignità e pace.

8. Dove si tenta il cambiamento, si indurisce la risposta della conservazione. Si moltiplicano i casi di repressione, diventa soffocante il clima di conformismo. Coltivare lo spiraglio che abbiamo aperto il 25-26 diventa ancora più vitale.

9. Individualismo, qualunquismo, ma anche personalismi, frantumazione, divisioni di natura burocratica, sono un lusso che non possiamo più permetterci.

10. Ci siamo regalati un futuro non scritto. Ed ora siamo messi tutti a verifica sulla capacità di scriverlo.

Assemblea nazionale 15 maggio.

Assemblea nazionale 15 maggio.

#insorgiamo

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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Sabato 16 aprile 2022 Corteo – Basta abusi, sciogliere le squadre antidegrado!

Ore 15.30 Lungarno degli Acciaioli.

Sabato 16 aprile ore 15.30 Ponte Vespucci la Firenze Antifascista scende in piazza!

PER QUESTO…
Nella Firenze in cui attorno alla “cultura del decoro” é stata costruita la retorica sulla sicurezza l’azione di alcune unità speciali, come il reparto “antidegrado” della municipale (!) non può sfociare in altro che in abusi e violenza. È successo alla stazione qualche anno fa. È successo la settimana scorsa a pochi metri da ponte vecchio. È solo questione di quando si ripeterà, non del se si ripeterà. Chiedere lo scioglimento di questo reparto non risolve il problema della deriva securitaria e “antidegrado” ma è una prima rivendicazione. Se anche questa volta ad essere stato colpito é un lavoratore senegalese la questione va ben oltre.

PER ALTRO…
Con la retorica del decoro si esercita politica classista e repressiva rispetto a ció che risulta incompatibile: tra daspo urbani e zone rosse, fino alla recentissima istituzione del “minidaspo” di 48 ore, la repressione è sempre più legata alla volontà di “ripulire” lo spazio pubblico da tutto ciò che non è in linea con il modello della città vetrina, ad uso e consumo di chi se la può permettere. Aumento degli affitti, sfratti, svendita del patrimonio pubblico e abitativo, privatizzazione delle piazze, spazi pubblici ad uso e consumo di “clienti” e non di “abitanti” è un modello di città classista, a cui opporre resistenza e contro cui combattere. Il risultato di questo livello repressivo è un progressivo incremento della militarizzazione degli spazi, soprattutto in centro dove ormai è impossibile percorrere più di qualche decina di metri senza incontrare una divisa, il tutto accompagnato da una retorica di “legalità” e “sicurezza”. La stessa campagna contro gli spazi sociali occupati va in questo senso. Ma cos’è davvero la sicurezza? Sicurezza per chi? E come la si costruisce? Un quartiere, una piazza, una via vissuta e con legami di solidarietà è più “sicura” di un quartiere, una piazza, una via vuoti.

PER TUTTO…
Questo contesto é il risultato di precise scelte politiche per cui, la sempre maggiore arbitrarietá concessa alle istituzioni cittadine in materia di “ordine e sicurezza” produce una serie di provvedimenti e ordinanze che restringono sempre di piú il campo delle libertà individuali e collettive. La necessità di stretta repressiva è direttamente connessa all’aggravamento generale delle condizoni di vita come diretta conseguenza delle politiche del Pd, che fa la guerra sul fronte esterno inviando armi all’ucraina e sanzioni alla Russia e sul fronte interno.
La manifestazione di sabato 16 aprile parte necessariamente dalla solidarietá al lavoratore senegalese aggredito dalla squadretta antidegrado e dalla necessità di scioglimento di quel reparto.
Da quel “particolare” guarda peró al “generale” e alla volontà di creare le condizioni perché si inizi ad imporre l’idea di una città diversa.
Una cittá che rifugga l’idea di uno spazio urbano gestito ad uso e consumo del profitto e della rendita dove la “sicurezza” sia elemento di difesa di questi interessi e offesa verso chi li mette in discussioni.
Una città che rifiuti e di opponga a privatizzazioni, sgomberi, sfratti, delocalizzazioni e sfruttamento a cui contrapporre l’elemento della solidarietá come motore di trasformazione delle relazioni e della gestione dello spazio urbano.

La manifestazione arriverá sotto le finestre di Palazzo Vecchio perché nessuno deve provare a giocarsi la solita carta delle “mele marce”.
Noi non dimentichiamo le foto segnaletiche dei lavoratori senegalesi in san lorenzo che hanno preceduto la strage di piazza dalmazia ad opera di Casseri di Casa Pound.
Non dimentichiamo le altre azioni squadriste del reparto antidegrado contro tutti gli “incompatibili” di questa città.
Tutto questo ha un mandante che siede in Palazzo Vecchio. Ad essere marcio é tutto l’albero.
Adesso basta!

Fuori i fascisti e i razzisti dalla città

Fuori i fascisti e i razzisti dalla città!

Firenze Antifascista

 

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Venerdì 15 Aprile 2022 Torna la serata Jam al K100

Torna la serata Jam al K100, versione benefit per contribuire al crowdfunding per la costruzione della nuova casa del Presidio!

k100 jam session

k100 jam session

Niente scalette prestabilite, solo ispirazione! Portate il vostro strumento o le vostre corde vocali, e lasciatevi travolgere dalla musica!
Jam aperta a tutti, bastano poche note per divertirsi!

Venerdi 15 ore 22.00
Sul palco troverete:
– Batteria
– Ampli chitarra
– Ampli basso
– Microfoni
Porta il tuo strumento e divertiti!

Cena ore 20.00, per fissare telefonare al n. +393282827607

Qui le informazione sul Progetto e le Indicazioni per donare:
https://www.produzionidalbasso.com/project/firenze-si-parco-no-aeroporto-una-nuova-casa-per-il-presidio/
Puoi donare anche usando il seguente IBAN:
IT14O0501802800000017158338
Conto intestato ad ORTOCOLLETTIVO NATURA E’ APS
SI PARCO-NO AEROPORTO

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Comunicato Rsu Qf ex Gkn

Condividiamo dal Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

Venerdì scorso Francesco Borgomeo, come proprietario della QF ex Gkn ha inviato sul canale di comunicazione aziendale una lettera ai dipendenti. Dopo nemmeno un’ora venivamo contattati dalla stampa per chiedere di commentarla. Abbiamo scelto di non farlo per rispetto delle comunicazioni aziendali interne, per etica della trattativa, ma soprattutto per il vincolo di riservatezza che ci è sempre stato chiesto rispetto alla bozza di piano industriale. Il giorno dopo la “lettera di Borgomeo” è apparsa su stampa e servizi televisivi con tanto di commenti, facendo emergere il dubbio che quella lettera, più che ai dipendenti e nonostante l’incipit con cui si apriva, fosse stata destinata a un pubblico più ampio.

Come Rsu e assemblea dei lavoratori abbiamo avanzato nelle sedi opportune domande puntuali e attinenti alla bozza di piano industriale. Ed è in tali spazi formalizzati che attendiamo un confronto serio e costruttivo sulla reindustrializzazione di uno stabilimento con più di 300 famiglie di lavoratori in cassa integrazione coinvolte, non certo il palcoscenico dove spettacolizzare la comunicazione interna aziendale.

Per questo chiediamo ufficialmente la convocazione immediata del comitato di proposta e di verifica per chiarire i dubbi, le perplessità e per rispondere alle relative domande. Senza queste risposte, la bozza di piano industriale rimane non verificabile o indagabile.

Non è uno show mediatico dove ci si divide tra scettici ed ottimisti, fiduciosi e diffidenti. Questo è un rapporto tra le parti sociali dove si è tenuti a garantire scadenze, dimostrare impegni e codificarli in accordi e prospettive chiare e soprattutto esigibili. A riguardo, e su pieno mandato dell’assemblea dei lavoratori che si è riunita lunedì mattina, ci teniamo a specificare il seguente:

1. Si è svolto un incontro al Mise il 24 marzo. Il 31 marzo è stata la volta del comitato di proposta e di verifica su nostra richiesta. In entrambi casi abbiamo fatto domande che sono attualmente senza risposta. Abbiamo verbalizzato la nostra posizione il 5 di aprile con una comunicazione scritta a tutti i soggetti del tavolo. E lì abbiamo ripetuto le nostre domande

2. Il vincolo di riservatezza nei confronti dei lavoratori e dell’RSU sarebbe dovuto decadere il 31 di marzo e per questo il 5 di aprile abbiamo chiesto esplicitamente che venisse meno. Ribadiamo che non è possibile mantenere il tavolo nella riservatezza, mentre contemporaneamente si diffondono sulla stampa i dettagli della bozza di piano industriale, unilateralmente…

3. il 31 di marzo è avvenuta di fatto una modifica unilaterale dell’accordo quadro da parte dell’azienda. Il 31 infatti era il momento in cui l’azienda doveva rendere note le proposte vincolanti dei soggetti reindustrializzatori in vista del closing di agosto. Da quel che abbiamo capito, non ci sono proposte vincolanti né closing. Sarà Qf a svolgere direttamente la reindustrializzazione con l’entrata in società di nuovi soci. Spariscono così passaggi delicati come la cessione di ramo d’azienda e il closing, ma spariscono anche le scadenze che ci eravamo dati per mettere a verifica la tempistica della reindustrializzazione. Noi non siamo affezionati a un meccanismo invece che all’altro. Ma è stata proprio Qf a delineare quale dovesse essere il percorso di reindustrializzazione che poi insieme abbiamo normato, chiarificato e codificato nell’accordo quadro.

4. Ciò che ci è stato presentato il 24 e il 31 marzo è una bozza di piano industriale che sarebbe completamente insufficiente come base per firmare una cassa di transizione. Lo abbiamo dichiarato in più occasioni. I dettagli su cui abbiamo chiesto luce sono strettamente connessi al tipo di prodotto e processo industriale che ci è stato presentato. Senza tali risposte, il piano non è verificabile, approfondibile e indagabile.

5. L’azienda ha dichiarato l’esposizione del piano ai dipendenti il 19 aprile. I casi sono due: o si pensa di esporre in quella sede i necessari approfondimenti, quindi anticipando e scavalcando un Tavolo ministeriale. O ancora una volta il 19 verremo messi a conoscenza soltanto di informazioni generiche ed essenziali, ma di cui siamo a conoscenza sin dal 24 di marzo.

6. Secondo le nostre considerazioni, la data del 20 aprile per la convocazione del Tavolo istituzionale al Mise è tardiva. Il 17 aprile scade la cassa integrazione ordinaria, che fu prorogata d’urgenza il 18 marzo sera a due giorni dalla scadenza del 20 marzo. E il 21 aprile è convocato l’esame congiunto della cassa di transizione. Ci ritroveremmo così per la terza volta in pochi mesi a dover trattare un ammortizzatore in fretta, furia e urgenza. E questo nonostante abbiamo più e più volte specificato l’indisponibilità di questa rappresentanza sindacale a lasciarsi trascinare in una discussione dell’ultimo minuto “prendere o lasciare” sull’ammortizzatore sociale. Per di più non stiamo parlando di un ammortizzatore qualsiasi. Stiamo parlando di ben 24 mesi di cassa di transizione, da vincolare a un piano industriale dettagliato e chiaro. Ed è impensabile che l’analisi, la discussione e l’approfondimento di tale piano, sia demandata a una sola sessione al Mise.

7. Per questo, su mandato dei lavoratori, la Rsu ha chiesto di convocare con urgenza ed entro questa settimana il comitato di proposta e di verifica. E ci riserveremo di decidere, in assenza delle dovute premesse di serietà e professionalità della discussione, se accettare o meno la convocazione al Mise del 20 di aprile.

8. Siamo assolutamente favorevoli a informare territorio e stampa dello stato della fabbrica e della vertenza. Ma tale informazione e rapporto con la stampa non può essere “selettiva”. Con territorio e stampa, si parli di tutto: dello stato della fabbrica, dell’officina ferma al 9 di luglio, si risponda a domande sulla copertura finanziaria dell’operazione, si renda noto quali sono stati gli accordi intercorsi su Melrose ecc.Si spieghi perché si usa la retorica del “green” per la produzione di attuatori e motori elettrici per un settore dove già oggi si usa tale tecnologia.

9. Abbiamo più volte specificato alla direzione aziendale che la retorica sul “riprendere i lavoratori che vanno via” risulta sospetta e poco chiara proprio a coloro che rimangono. Se c’è da fare formazione, impratichirsi con le nuove macchine, come si pensa di farlo se il personale continua ad andare via. Alcuni dei dipendenti che risultano nelle competenze mappate, hanno continuato ad andarsene anche in questo mese di aprile. L’azienda invece che lanciare il messaggio “andate pure via, tanto poi tornate” dovrebbe interrogarsi su come fermare l’emorragia in atto.

10. Ci è stato detto che Qf sarà una bellissima storia da raccontare. Ma la storia qua c’è già. E non è da raccontare, è da continuare a fare. La storia è quella di un metodo e di un precedente virtuoso per l’intero paese. E’ la storia di fabbriche a guardia del territorio e territori a guardia delle fabbriche, di comunità solidali, unite, orgogliose e consapevoli, volenterose di sviluppare professionalità e competenze in armonia con giustizia climatica e sociale. Noi non abbiamo una messianica o fatalista “fiducia nel futuro”. Il futuro ce lo siamo sempre costruito con il nostro lavoro, con i nostri corpi, la nostra testa, e la chiarezza e cortei da migliaia di persone nel momento in cui il nostro lavoro e i nostri diritti sono stati messi in discussione. Così è e così sarà.

#insorgiamo

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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Giovedì 14 Aprile 2022 – Fermiamo il riarmo, presidio alla Leonardo – via delle Officine Galileo 1 – Campi Bisenzio

Fermiamo il riarmo

Fermiamo il riarmo

L’invasione russa dell’Ucraina ha scatenato una corsa al riarmo che riporta indietro l’Europa di decenni, come se l’aumento della produzione e del commercio di armi potesse rappresentare la soluzione del conflitto. Come se aumentare gli arsenali potesse portare la pace che a parole tutti dichiarano di volere.
L’Italia ha deciso di aumentare il proprio bilancio militare fino a spendere oltre 25 miliardi in un anno, dei quali una buona parte per l’acquisto di nuovi sistemi di armamento.
I guadagni delle industrie produttrici di armi vedono un’impennata:
Leonardo Finmeccanica +15%
Thales Group +17%
Rheinmetall +31%
E’ questo il nuovo modello di sviluppo europeo? Quello che doveva puntare alla cosiddetta riconversione ecologica?
La guerra è un grande affare per i fabbricanti di armi e la pace non sarà mai un obiettivo per chi trae potere e guadagni dallo scatenarsi di guerre e massacri.
Saremo di fronte allo stabilimento di Leonardo per dire

NO AL RIARMO
NO ALL’AUMENTO DEL BILANCIO MILITARE
FERMIAMO LA PRODUZIONE DEGLI STRUMENTI DI DISTRUZIONE

Firenze contro la guerra

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