Comunicati 2017
16 ANNI di carcere per un colletto alzato…
Nella giornata del 19 settembre 2017 il Tribunale di Firenze, ha condannato 16 antifascisti/e a complessivi quasi 17 anni di carcere.
Per 15 compagni/e la pena è stata di 1 anno per il reato di travisamento (2 mesi in più per uno ed un mese in più per un altro compagno per porto oggetti atti ad offendere) e per un compagno 1 mese per accensione di materiale pirotecnico.
I fatti si riferiscono ad un corteo del 16 novembre 2013 che seguì il pestaggio in città di due giovani da parte di militanti di Casapound. Un combattivo corteo antifascista che sfilò per le vie del centro e vicino la sede dei fascisti (allora vicino alla sede della Questura), senza che si verificassero particolari tensioni.
Dopo circa un anno sono arrivate le denunce per il reato appunto di travisamento, seguite martedì dalle sentenze, con condanne al massimo della pena prevista per il reato.
Ancora una volta vengono colpiti i militanti antifascisti, coloro che si battono, mettendo a rischio la propria esistenza per non concedere spazio alla rinascita fascista e razzista, altro che legge Fiano!
Il clima in cui anche queste condanne si inseriscono l’abbiamo più volte descritto. Un clima di repressione generalizzata nelle piazze, sui posti di lavoro, nelle scuole e in tutta la società, che ha visto negli ultimi anni una drastica accelerazione dettata dai vari decreti approvati; decreti che si fondano sul clima di paura alimentato dai continui allarmi ed “emergenze” di comodo, immigrazione, degrado, writers, ultras; dal decreto Alfano del 2015 al famigerato decreto Minniti del 2017. Politiche che affiancano una situazione internazionale di guerra permanente in cui i territori interni devono essere pacificati e mansueti. A fronte di una situazione di crisi che fa aumentare lo sfruttamento, impone la privatizzazione di tutti i servizi pubblici e la scuola, peggiora le condizioni di vita e dove ad aumentare sono solo e spese militari e la disoccupazione la repressione rimane l’arma preferita dai padroni.
Anni fa contestavamo il Codice fascista Rocco in quanto passaggio confermato nella costituzione della Repubblica e quindi origine del nostro attuale diritto penale; o la legge Reale del 1977 che ha formalizzato un diritto basato sull’emergenza; oggi invece assistiamo a giurisprudenza ben peggiore con buona pace dei sinceri democratici. E così le pene aumentano (per il solito reato di travisamento, come esempio, è adesso previsto un massimo di due anni) così come aumenta il potere e la discrezionalità di questure e caserme. Persa ogni mediazione politica o sociale la “polizia” diventa ancor di più attore determinante nelle politiche di attacco alle condizioni di vita proletarie. Mentre le pene aumentano per i proletari che lottano, per gli antifascisti e per i rivoluzionari, i padroni, fascisti, camorristi, faccendieri e corrotti vari possono scorrazzare liberamente o addirittura fare le leggi in Parlamento.
Ed è evidente proprio in casi come per queste ultime condanne: la Questura di Firenze, ed il capo Digos Pifferi, hanno influenzato e determinato queste condanne. Prima le denunce artificiose dopo un corteo come tanti altri, poi l’accanimento nel portare avanti le indagini ed infine, ci sembra evidente, la pressione per portare le condanne addirittura al massimo della pena. Del resto cosa aspettarci da dirigenti Digos che inseguono e pestano ragazzi fuori dalle scuole, che sgomberano immigrati e proletari costretti a occupare case per vivere, che sulla pelle di arrestati e denunciati arricchiscono il proprio curriculum per fare avanzamenti di carriera!! La scelta di denunciare gli antifascisti per il corteo del 16 novembre 2013, e di spingere per la loro condanna con accuse infondate manifesta tutto il ruolo politico che la Digos svolge nella repressione per conto dello Stato borghese e dei padroni.
Quanto a noi siamo attenti e impegnati a lottare contro la repressione, a comprendere e a far comprendere e non ignorare quanto accade e ad essere sempre presenti nella difesa degli antifascisti e di chi lotta.
Ai compagni ed alle compagne condannate va ovviamente tutta la nostra solidarietà e sostegno, perché nessuno/a sarà lasciato solo.
Firenze Antifascista
Minniti: Firenze ti schifa!
A leggere i giornali, il ministro dell’interno Marco Minniti sarebbe la nuova stella della politica italiana. Che l’azione di un governo si riassuma nell’operato del suo ministro di polizia è già una chiara indicazione dell’aria che siamo costretti a respirare tutti i giorni. Quando poi il ministro in questione è uno che i mestieri dello sbirro e dello spione li ha studiati per una vita, imparando dai migliori “maestri” nel ramo disinformazione, controllo e repressione, c’è da essere ancora più preoccupati.
Se non bastasse, all’ombra del nuovo uomo forte volano tanti avvoltoi. Tra i tanti si distingue in peggio il “nostro” sindaco Nardella, così calato nella sua parte di sceriffo da superare a destra Minniti per chiedere ancora più sgomberi per chi è colpevole di non poter pagare un affitto. E così succede che il ministro di polizia diventi una bandiera da sventolare alla festa del PD oppure che venga invitato ad un convegno addirittura sulle religioni organizzato dagli amici degli amici, come succederà a Firenze sabato 23 settembre.
Lo abbiamo scritto quando siamo scesi in piazza in aprile contro quella che ora è diventata la legge Minniti-Orlando: la filosofia repressiva di questo governo non nasce oggi, ma è un passaggio dentro un percorso molto più lungo, che da decenni opera prima agitando l’emergenza del momento, che tutto giustifica, e poi dividendo tra “buoni” e “cattivi” ad uso e beneficio del potere costituito.
Però le infamie a cui abbiamo assistito in questi mesi devono secondo noi colpire allo stomaco chiunque mantenga un briciolo di umanità.
Prima Minniti ha fatto in modo di impedire i salvataggi in mare dei migranti. Poi ha pagato gli stessi tagliagole che fino a ieri gestivano il passaggio dei migranti sui barconi per tenerli rinchiusi nei lager libici dove subiscono ogni tipo di violenza. Infine ha deciso che fosse l’ora di riabbracciare il regime criminale dell’egiziano Al Sisi mettendo definitivamente in soffitta l’omicidio di Giulio Regeni.
Nel frattempo, le forze dell’ordine sgomberano, manganellano, moltiplicano i controlli nelle piazze per ripulirle di tutte le presenze sgradite, fermando e allontanando con i daspo chiunque venga individuato come non compatibile.
Una cosa secondo noi deve essere ben chiara: a tutto sono interessati Minniti, Renzi, Nardella, Salvini e compagnia brutta tranne che garantire la sicurezza da loro stessi sbandierata.
Uno stupro è una violenza ignobile, chiunque la commetta e dovunque avvenga. Ma per chi ci governa non è così: se i violentatori sono migranti, lo stupro diventa una bandiera da sventolare; se i violentatori sono uomini in divisa bianchi, lo stupro è un imbarazzo da nascondere o ridimensionare; se avviene nei lager libici, lo stupro semplicemente a loro non interessa. In tutti i casi, scelgono coscientemente di commettere una seconda violenza sulle vittime, facendone strumento di propaganda reazionaria e razzista oppure cancellando il loro dolore oppure ancora colpevolizzandole apertamente. In tutti i casi, non a loro interessa minimamente agire contro le vere cause della violenza maschile.
Siamo di fronte ad un potere che vuole con ogni mezzo mostrarsi capace di gestire le contraddizioni che esso stesso produce e, non riuscendoci, non esita a tappare la bocca a chiunque possa avanzare una critica. Ma noi non possiamo accettare che i nostri quartieri vengano desertificati e svuotati di ogni socialità, e che le uniche presenze legittimate nelle nostre strade siano turisti con il portafoglio gonfio, sbirri, militari, e pseudo comitati di cittadini benpensanti. Respingere la passività e l’isolamento, discutere collettivamente di quello che ci accade intorno, è fondamentale se vogliamo veramente difendere gli spazi, i momenti, le relazioni a cui teniamo di più. Per questo saremo in piazza nelle prossime settimane per manifestare tutto la nostra rabbia e il disprezzo per Minniti e il suo partito, e faremo sentire la nostra voce contro le politiche reazionarie, sessiste, razziste e di guerra del suo governo.
Tutte e tutti in piazza a ribadire che Firenze rifiuta Minniti e le sue politiche!
La vera sicurezza sono lavoro, casa, istruzione, salute per tutti/e!
Firenze non ha paura!
CPA Firenze Sud, Collettivo Politico Scienze Politiche, Rete Dei Collettivi Fiorentini, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, USB – Unione Sindacale di Base Firenze, ACAD Associazione Contro gli Abusi in Divisa – Onlus, Lab. Pol. PerUnaltracittà Firenze
L’Antifascismo non si delega!
Come antifascisti vogliamo dirlo con molta chiarezza: non siamo interessati a leggi che puniscano un saluto romano o la vendita di paccottiglia nostalgica, come quella proposta dal sionista piddino Fiano.
Non sono certo questi i piani su cui agiscono oggi i fascisti, ma quelli che vengono loro spianati dalla politica razzista del PD nei confronti dei migranti, dalle campagne antidegrado dei sindaci piddini, Nardella in testa, o da provvedimenti come il decreto Minniti-Orlando.
Non ne possiamo più di sentir parlare di costituzione basata su valori antifascisti come se questa fosse una naturale conseguenza di un comune sentire sulla tragedia del fascismo: l’antifascismo è stata una imposizione da parte degli antifascisti in armi mentre nel dopoguerra a molti, troppi fu consentito di cambiare solo l’abito rimanendo profondamente legati a quel mondo.
E non si tratta certo di una storia finita! Il PD di Minniti approva leggi proprio sul terreno della sicurezza dello stato, delle città, sull'”eversione” o presunta tale, sulla base di un pensiero giuridico proprio del codice Rocco, sviluppando e adattando alle esigenze di oggi un impianto repressivo che ha trovato nell’esperienza del fascismo un nodo storico fondamentale a beneficio dello stato borghese. Un modello talmente attuale nella sua utilità che gli stessi soggetti che parlano di mettere al bando organizzazioni o propaganda su web in queste settimane poi accolgono i fascisti ucraini in Italia e li foraggiano di soldi, armi e supporto politico a giro per l’Europa.
Per tutti questi motivi non possiamo che considerare leggi di questo tipo come puramente propagandistiche e frutto di un immaginario falso che continua a pulire la coscienza di un’Italia che fascista era e fascista è rimasta.
La realtà è che nella discussione sulla proposta Fiano si pongono come difensori dei valori antifascisti gente come Renzi che, lo sappiamo bene, con l’Antifascismo non c’entra proprio un bel niente, che vuol dare una visione dell’Antifascismo tutta interna alla “dialettica democratica” ovvero all’interno degli equilibri interni allo stato borghese. L’Antifascismo diventa così una questione di bottega, un “titolo” buono per tutte le stagioni, da sparare sulle colonne dei giornali amici come Repubblica sulla base dei meschini calcoli della dirigenza PD che, mentre decide di giocare sul terreno “legge ed ordine” , cerca disperatamente di mettere il bastone tra le ruote a una destra che ha tutte le carte in regola per passare all’incasso in termini di consenso proprio a causa delle sue scelte.
Per quanto ci riguarda non accetteremo che l’Antifascismo sia spogliato del suo profondo significato di classe, né che il fascismo stesso sia svuotato di tutta la sua complessità e pericolosità, ridotto alla macchietta di un gestore di stabilimento balneare a Chioggia. Per noi i fascisti continuano a non avere diritto di parola e agibilità politica. Ma non per questo accetteremo, come non abbiamo mai accettato, che l’Antifascismo passi attraverso la legge, la magistratura, le sentenze per noi o contro di noi. Non delegheremo mai allo stato quello che è e resta soltanto nostro.
Firenze Antifascista
15 anni di lotte
15 anni di lotte
15 anni di antifascismo
15 anni contro tutte le nocività
15 anni contro il capitale, a fianco dei lavoratori
15 anni per continuare a lottare
A Valerio, a Lorenzo ai compagni e alle compagne fuori e dentro le galere
Grazie a chi festeggia con noi, grazie a Oro
A Davide e Sebastian che ci hanno fatto questo murales
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Casapound onora i franchi tiratori fascisti nella città vetrina
Dobbiamo purtroppo denunciare un’altra grave provocazione fascista con la presentazione del libro “fascista da morire” di Mario Bernardi Guardi a cura di Casapound nel centrale e lussuoso Hotel Palazzo Ricasoli.
Dopo che ogni anno i fascisti “onorano” i loro camerati al cimitero di Trespiano, protetti da ingenti forze di polizia, ora tentano attraverso un libro “romanzo” di creare simpatie verso quei cecchini che sparavano dai tetti di Firenze sulla popolazione inerme durante la liberazione di Firenze. Assassini e criminali della repubblica di Salò alleata dei nazisti che lasciarono dietro a se una lunga scia di sangue colpendo indiscriminatamente a difesa della ritirata delle truppe tedesche. Veri e propri criminali di guerra che Casapound e l’autore del libro vorrebbero innalzare ad “eroi”.
Nel denunciare questa squallida operazione “culturale” fascista esprimiamo tutto il nostro sdegno e invitiamo tutte le forze antifasciste ad innalzare la vigilanza e la mobilitazione per impedire ai fascisti il diritto di esprimersi e di alzare la testa.
Chiediamo alla direzione dell’Hotel Ricasoli quanto possono valere i quattro soldi che potranno ricevere per abbassarsi a concedere ospitalità ad un’organizzazione dichiaratamente neofascista come Casapound, responsabile nel tempo di numerose violenze. Si sa che nella “città vetrina” i soldi non hanno odore o colore, ma noi non dimentichiamo certo che questa città ha visto una strage per mano del fascista di Casapound Casseri.
E’ un’occasione per ricordare ai giornalisti di certa stampa e ai rappresentanti delle istituzioni, così attenti ad ingiuriare gli antifascisti ma distratti quando si tratta di denunciare fatti come questo o come l’uso di sale della Regione per iniziative di lealtà e azione e lega, che nella città medaglia d’oro alla Resistenza non si possono tollerare iniziative come la presentazione del libro “morire da fascista” oppure la squallida celebrazione, ogni anno il 25 Aprile, di cecchini e repubblichini al cimitero di Trespiano.
Per quanto ci riguarda la Resistenza continua contro ogni rigurgito fascista e anche contro chi girando la testa si rende complice.
Firenze Antifascista
Ciao Lorenzo
Ciao Lorenzo. Una vita spesa con generosità e umiltà dalla parte giusta della barricata.
La Firenze che lotta ti ricorderà sempre.
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Comunicato in risposta al PD e all’articolo uscito sulla nazione il 25.05.17
ABUSIVO E’ CHI INQUINA
Martedì 23 Maggio abbiamo Difeso il Parco e il Presidio.
In giorno e orario lavorativo abbiamo volantinato all’esterno e presenziato all’interno il consiglio comunale di Sesto F.no in cui il PD Sestese aveva presentato un’interrogazione contro il presidio NoInc/NoAero di via dell’Osmannoro.
Con quale arroganza il PD, che a tutti i livelli progetta e finanzia la distruzione della Piana con infrastrutture inutili e dannose, attacca gli abitanti che in prima persona difendono e vivono il proprio territorio ?
Quanta ipocrisia nel contestare la “illegalità” della struttura e del suo utilizzo dallo stesso PD coinvolto in innumerevoli inchieste giudiziarie e che si fa beffa di ogni “regola” quando si parla di Aeroporto, Inceneritori e delle specifiche valutazioni e autorizzazioni ?
La “legalità” che il Pd difende è la foglia di fico che nasconde gli interessi di pochi a spese della collettività; una collettività sempre più capace di guardare oltre e non farsi fregare.
Per noi abitanti e lavoratori è legittimo difendere il luogo in cui viviamo, la salute, il lavoro e la giornata di domenica 14 Maggio, come tutte quelle passate e future, è un mezzo legittimo per farlo.
Martedi 23, in Consiglio Comunale, non potevamo che esserci noi, gli abitanti che in questi anni abbiamo animato le lotte per una Piana senza eco-mostri e nocività. Nessun clima intimidatorio da parte nostra ma la ferma difesa del nostro diritto a costruire la piana che vogliamo.
Una piana come bene comune con un presidio sul lungo Gàvine, una ciclabile, un parco.
Una piana che non genera profitti privati o carriere di partito ma ricchezza collettiva e come tale è gestita dal basso e con protagonismo.
Assemblea del Presidio No Inceneritori-No Aeroporto
Valerio ci ha lasciato stamani, all’improvviso, per un malore.
È stato un nostro compagno di viaggio sin dai primi tempi del Cantiere.
In momenti come questo ogni parola ci sembra insufficiente, inadeguata, retorica, inutile.
Ci mancherai, ma manterremo vivo il tuo ricordo. Questo possiamo e vogliamo promettertelo.
Ciao Valerio.
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale K100fuegos.
Nessuno spazio ai fascisti! No al razzismo di stato! No al decreto Minniti / Orlando!
E’ bastato che il Dossier su Lealtà azione Firenze / Progetto Dinamo, preparato da Firenze Antifascista, rimanesse su Internet poche ore insieme all’appello a scendere in piazza per protestare contro la presenza di Lealtà Azione in Regione, e il segreto di Pulcinella dietro alle iniziative “culturali” promosse dal consigliere regionale leghista Jacopo Alberti ha cominciato evidentemente a creare grattacapi ai politici locali del PD, tanto da indurli a far cancellare rapidamente l’iniziativa in programma per domani.
Siamo soddisfatti che questo sia avvenuto, e vigileremo in futuro nel caso a qualcuno venga in mente di riprovarci. Ci ha fatto veramente ridere il tentativo di Giani di arrampicarsi sugli specchi per smarcarsi da una premiazione al Del Nero e a un ciclo di iniziative promosse da Lealtà azione / Progetto Dinamo che è incontestabilmente avvenuta. Non siamo degli Sherlock Holmes, tutti i materiali usati per il dossier sono su internet, per cui non è proprio possibile, caro Giani, cascare dalle nuvole rispetto all’identità politica di chi stavi premiando.
Visto che non c’era nulla di segreto, ci chiediamo anche: dov’era l’ANPI provinciale e il suo presidente Nannucci sempre pronti a dare lezioni di antifascismo? Dov’erano i prodi giornalisti delle varie testate locali? Ci pare più che evidente come in questa città regni un opportunismo assoluto anche sulle questioni più serie come l’antifascismo, quell’opportunismo per cui si può scrivere un articolo senza mai citare Firenze Antifascista, parlare di “sospetti della digos” su una realtà evidente a chiunque, paventare “rischi sicurezza” (tanto per cambiare!), dimenticarsi di citare il Grande Professore Cardini la cui immagine potrebbe restare macchiata da certe associazioni anche se, per la verità, l’interessato non ha mai fatto mistero delle sue simpatie..
Il discorso sarebbe ancora lungo ma purtroppo ci sono argomenti secondo noi più gravi e importanti da affrontare. Due giorni fa a Milano le autorità hanno dato il via a una vera e propria caccia allo straniero, un rastrellamento in stile nazista, videoripreso in diretta dallo sciacallo Salvini. Ieri Nian, un venditore senegalese di 53 anni è morto durante un controllo antiabusivi condotto dalla municipale a Roma. Che sia caduto o sia stato stroncato da un infarto nulla cambia, per noi Nian rappresenta l’ennesima vittima del razzismo di stato e della logica razzista e persecutoria di cui i decreti Minniti / Orlando recentemente approvati rappresentano i più recenti inasprimenti. Una logica incarnata anche dai reparti antiabusivi e antidegrado della municipale di Firenze che già nel 2013 abbiamo denunciato per i loro metodi squadristi.
Questi fatti gravissimi sono figli del clima da stato di emergenza che il governo, con il ministro Minniti in prima linea, e insieme tutti i partiti (PD, Lega, M5S), fomentano quotidianamente gridando all’invasione e volendo determinare in questo modo un clima di paura tra la popolazione.
La propaganda reazionaria di Stato e quella dei gruppi fascisti come Lealtà Azione si alimentano a vicenda, rappresentano due facce della stessa medaglia. Come antifastist*, pensiamo sia necessario mobilitarsi contro il razzismo istituzionale con la stessa forza con cui ci mobilitiamo contro i fascisti, le loro iniziative, la loro presenza nei quartieri.
Saremo in presidio davanti alla Prefettura venerdì 5 maggio dalle 17 per ribadire che nessuna agibilità deve essere concessa a gruppi come Lealtà Azione o Casapound, e allo stesso tempo per protestare contro le politiche razziste del PD e del suo ministro di polizia Minniti.
Firenze Antifascista
Chi sono i fascisti di Lealtà & Azione?
Scarica e diffondi il dossier di Firenze Antifascista – Nessuno agibilità ai fascisti, a Firenze come altrove!
Firenze Antifascista
Fuori i nazifascisti di lealtà azione / progetto dinamo da Firenze!
Ci risiamo: venerdì 5 maggio il Consiglio Regionale ospita in via Cavour 4 l’ennesima iniziativa pseudoculturale sponsorizzata da Jacopo Alberti della Lega Nord, in collaborazione con Progetto Firenze Dinamo e il suo presidente Domenico Del Nero. A questi si aggiunge per l’occasione Identità Europea, sigla promossa da Franco Cardini “affinché la civiltà cristiana torni ad essere riconosciuta come la fondamentale base della civiltà e della vita associata del nostro continente”.
L’apparente neutralità dell’iniziativa e le presenze “prestigiose” non ci traggono certo in inganno sulla natura dei promotori: Progetto Firenze Dinamo è una sigla utilizzata dai nazisti di Lealtà Azione Firenze.
Lealtà Azione rappresenta il nodo italiano della rete internazionale Hammerskin, nata negli anni ’80 a seguito di una scissione con il Ku Klux Klan. Si tratta di fanatici razzisti che credono nella supremazia della razza bianca, con ramificazioni in diversi Stati USA e paesi europei. La anti-defamation league li ha definiti il gruppo neonazista più organizzato e violento degli USA, e i suoi membri hanno commesso numerosi crimini a sfondo razzista. I militanti europei si definiscono “nuovi cavalieri di un medioevo post moderno, crociati schierati in difesa dell’Europa bianca”.
In Italia, questa realtà, che trova principalmente in Lombardia la sua base di militanti, è stata promotrice di raduni e concerti anche a carattere internazionale, con delegazioni naziste da mezza Europa ed esponenti del Ku Klux Klan USA. I suoi membri si sono resi responsabili negli anni di numerose aggressioni armate ai danni di militanti di sinistra.
Il 25 aprile commemorano al cimitero monumentale di Milano i caduti della RSI e dei volontari italiani SS con una sfilata in stile militare e sfoggio di bandiere e saluti romani. Quest’anno gli è andata male visto che la reazione degli Antifascisti ha impedito di ripetere l’orrenda parata prima forzando le autorità a vietarla e poi presidiando in massa il cimitero. Si sono in parte rifatti pochi giorni dopo, nella giornata in cui il ricordo della “vittima” Ramelli diventa l’occasione per cancellare la memoria delle stragi di Stato e della violenza fascista negli anni Settanta. Come per le foibe, hanno sfruttato il revisionismo istituzionale per l’ennesimo sfoggio della solita lugubre paccottiglia fascista.
A Firenze, così come a Milano, questi fascisti sono saldamente alleati con la Lega Nord, che sostiene e rilancia le iniziative pseudo benefiche delle loro sigle collaterali (Bran.co, La Caramella Buona, Memento, I Lupi danno la Zampa…).
Ma la cosa più grave è che numerose sono state le iniziative in luoghi concessi dalle istituzioni e/o con “sponsorizzazioni” del Consiglio Regionale Toscano o della Regione Toscana. Le abbiamo raccolte in un Dossier disponibile su Internet: https://www.facebook.com/pg/Firenze-Antifascista-1750574881828219/photos/?tab=album&album_id=1947904612095244.
Ma non basta: il Del Nero è stato addirittura premiato per il suo impegno culturale da Eugenio Giani, presidente del Consiglio Regionale!
Anche se i fascisti di Progetto Dinamo mascherano propria matrice politica, non è certo difficile capire chi siano realmente. A questo punto l’interrogativo è: PD, istituzioni, Giani, Rossi… hanno in vario modo contribuito a queste iniziative per complicità o per semplice ignoranza? Non sarà forse che il loro antifascismo da parata vale solo per un giorno l’anno? In tutti i i casi si tratta di qualcosa di grave e inaccettabile. Non ci sono attenuanti. Ci sembra che sia tutto molto chiaro: si tratta di scegliere se continuare a sostenere un gruppo di fascisti che maschera le proprie idee razziste/omofobe/ guerrafondaie dietro iniziative “culturali”.
Nessuna agibilità ai fascisti!
Presidio Venerdì 5 maggio ore 17, via Cavour 4
fb: https://www.facebook.com/events/107561659815201/
Firenze Antifascista
Il nostro 25 Aprile in San Frediano
Il nostro 25 aprile in San Frediano
Anche quest’anno, come ormai da tradizione, in San Frediano migliaia di antifascisti hanno trascorso una bellissima giornata di festa e di lotta. Iniziata con la commemorazione a Potente in Piazza Santo Spirito è proseguita con il lungo e partecipato corteo che con oltre 800 persone ha attraversato Piazza Tasso ed ha sfilato per le vie dell’Oltrarno intonando cori e slogan per commemorare i 5 ragazzi uccisi dai tedeschi e fascisti in ritirata da Firenze e le decine di partigiani del quartiere che hanno perso la vita nella battaglia per la liberazione di Firenze dal Nazi-Fascismo.
Sia durante il corteo che dal palco del concerto serale in S.Spirito non sono mancati interventi sulla storia dell’antifascismo, sulla solidarietà internazionale, a sostegno dei lavoratori e contro la repressione a ribadire che l’antifascismo è qualcosa per noi ancora vivo e necessario. Sentimento condiviso dalle migliaia di persone, studenti, lavoratori anziani e militanti politici, che durante tutto l’arco della giornata e della serata hanno affollato Piazza S.Spirito, la vera Piazza del 25 Aprile fiorentino!
Una piazza dove non c’è spazio per demagogia e per opportunismo, dove non si pratica l’antifascismo solo un giorno all’anno ma dove ogni giorno è 25 aprile. Una piazza libera da istituzioni ipocrite e partiti politici siano essi dichiaratamente di destra o neo liberisti ma pur sempre reazionari come il PD. In particolare il PD fiorentino, primo tra tutti Nardella, che si è fatto sponsor di leggi repressive e securitarie come la legge Minniti-Orlando o il PD regionale che nella persona del Pres. del consiglio regionale Giani non ha mancato nei mesi scorsi di dare spazi pubblici e di visibilità a formazioni neofasciste come Lealtà e Azione o Progetto Dinamo oramai di casa in Via Cavour.
Purtroppo abbiamo assistito come spesso negli ultimi tempi, ad una campagna denigratoria che si basa e fomenta al tempo stesso la politica della paura. Giornali e parolai locali, mossi da linee guida politico/istituzionali, si sono prima preoccupati di istigare un clima di terrore in vista del corteo in Oltrarno con articoli indecenti usciti sul Corriere Fiorentino e poi hanno tentato di screditarlo infilandosi tra le fila degli antifascisti scesi in piazza con il gioco infantile della provocazione.
La spesso citata libertà di cronaca deve poter essere smascherata e criticata quando non è essa stessa libera ma alle dipendenze del potere di turno. E a dimostrazione di ciò basti pensare a come non si siano lette parole di indignazione riguardo al fatto che qualche giorno prima della festa della liberazione in Santa Croce sia stata celebrata una messa per il gerarca e presidente dell’Accademia d’Italia nella RSI, Giovanni Gentile, che definì la Germania nazista come “il grande condottiero” che aveva aiutato “l’Italia a rialzarsi” nella lotta per “salvezza dell’Europa” solo pochi giorni prima di essere fermato dai Gappisti. Così come ci sembra che tanta indignazione non sia riservata nemmeno per la presenza di gruppo, se pur esiguo di fascisti che a Trespiano commemorano i repubblichini.
Ma i quartieri e la Firenze popolare che martedì 25 Aprile hanno scelto di essere in Piazza e non rinchiusi nei palazzi istituzionali non sono caduti nel gioco subdolo del sensazionalismo mediatico e del clima del terrore, rispondendo tono su tono alle provocazioni e tornando velocemente a vivere quella che per noi è una giornata di festa e di lotta.
Al tentativo politico di creare uno stato di emergenza per oscurare fenomeni e movimenti che non possono controllare rispondiamo urlando quali sono le vere emergenze di questo paese: la lotta alle grandi opere, la lotta al fascismo, razzismo e al sessismo dilagante fomentata da formazioni neofasciste e funzionale a chi preferisce una lotta tra poveri che una lotta di classe, la necessità di parlare di lavoro, di superare una crisi dovuta al fallimento del capitalismo ed una lotta allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Ultima cosa: non accettiamo lezioni di antifascismo da un mediocre sceriffo come Nardella, che cavalca le stesse paure delle formazioni neofasciste, o da giornalisti ignoranti e superficiali pronti a servire il padrone di turno, ma solo da quegli uomini e quelle donne che nel passato come oggi sacrificano loro stessi per lottare contro i soprusi con l’obiettivo di costruire un mondo più equo, uniche vere basi dell’antifascismo.
Firenze Antifascista
I solerti smemorati della questura fiorentina
Negli ultimi giorni sono state recapitate ad alcuni/e compagni/e delle denunce per la manifestazione del 12 novembre 2016 che lanciammo con Firenze Antifascista relativa alla presenza del leghista Salvini nella nostra città.
Un compagno è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale aggravata, per “aver spinto da dietro il personale Digos Patrick Pampaloni” che era prontamente, e
coraggiosamente aggiungiamo noi, intervenuto per bloccare una presunta aggressione ad una povera signora leghista che si era trovata con altri suoi amici e, per “distrazione” della Digos stessa, in mezzo al corteo munita di bandierine, cappellini etc…
Altri 5 compagni sono stati denunciati per un diverbio accaduto dopo il corteo con altri leghisti, per violenza, lesioni e la solita resistenza alla Digos.
Vorremmo fare due veloci riflessioni in merito a queste ennesime denunce che colpiscono gli attivisti politici e sociali in questa città, gli studenti, i militanti dei centri sociali, gli occupanti di case.
Banali episodi di piazza, generati dall’agire della Questura e dalle provocazioni che i leghisti hanno continuato a fare, vengono trasformati in fatti penali, passibili di denunce se non addirittura processo.
Passiamo dunque ai fatti: il prode Pampaloni interviene a difesa di una signora leghista “aggredita da decine di persone” e viene, addirittura, “spintonato da dietro”.
Quindi, ne consegue, denuncia per resistenza a pubblico ufficiale, aggravata dal fatto che sia stata fatta da più di dieci persone. Non si capisce se il giovane Pampaloni sia stato spinto da queste dieci o solo il fatto che vi fosse un corteo con centinaia di persone rappresenti un aggravante. Pensiamo più alla seconda e quindi al fatto che basta essere in corteo per avere un’aggravante. Lasciamo perdere poi che la signora in questione, che ci inveiva contro da minuti, non sia stata nemmeno sfiorata tanto da non denunciare.
Conclusione: denuncia con condanna possibile da 3 a 15 anni…per una presunta spinta…senza sprezzo del ridicolo.
Il secondo episodio: un gruppo di compagni dopo il corteo tornando al Cpa, viene incrociato da leghisti che con solito fare provocatorio inveiscono contro.
Ne segue battibecco ed intervento Digos. Denuncia ancora per resistenza per avere “spostato il braccio del personale di polizia” nello svolgimento della sua funzione. In questo caso la questura riesce anche a far fare denuncia ai leghisti: ATTENZIONE, è stato picchiato un anziano di 75 anni, denunciati in 5 per lesioni. Poi si scopre che l’anziano provocatore ha 5 giorni di prognosi, un po’ pochi per pensare che alcuni giovanotti dei centri sociali si siano accaniti su di lui…e tutto torna. Il leghista provoca, fa la vittima spalleggiato dalla questura e poi via alle denunce per quei delinquenti dei centri sociali e dei collettivi studenteschi.
Dai fatti poi possiamo passare al contesto in cui queste denunce avvengono. Notiamo infatti i soliti soggetti, forse un po’ afflitti da frustrazione, pronti a perseguire e, diremmo
perseguitare, compagni e compagne: il primo è il dirigente Digos Pifferi, lo smemorato del G8 di Genova con interrogatori pieni di “non ricordo”, che tra una carica violenta agli studenti medi, una caccia ai famigerati anarchici e mille modi per denunciare, sta facendo la muffa a Firenze; il secondo è il Pubblico Ministero Coletta, ormai specializzato nei processi contro i militanti politici: sì, lo stesso del processone agli 86 e dell’accusa di associazione a delinquere ridicolizzata nelle motivazioni della sentenza che assolve tutti/e dall’accusa appunto di associazione.
In questo senso troviamo che la “specializzazione” di alcuni giudici verso determinate aree politiche sia solo una delle facce della persecuzione politico/giudiziaria, che già si riscontra in altre città. Se poi la stessa questura, dovendo giustificare le decine e decine di impiegati Digos, manda i suoi agenti in straordinari festivi notturni, a fermare compagni già ben conosciuti, fuori dal Cpa non possiamo fare a meno di notare quanto il senso del ridicolo manchi tra i servitori dello stato.
Abbiamo raccontato dei fatti che purtroppo ci appaiono banali ma che banali non sono; la repressione e le limitazioni di ogni agibilità politica passano anche attraverso questi fatti ed attraverso questi soggetti.
Centro Popolare Autigestito fi-sud
Collettivo Politico di Scienze Politiche – Firenze
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio
Un successo la prima iniziativa di Signa Antifascista
Venerdì sera quasi un centinaio di persone hanno partecipato al dibattito su neo-fascismo ed estrema destra con il giornalista e scrittore Guido Caldiron.
La serata è la prima di una serie di iniziative nate per contrastare la presenza sul territorio di gruppi neofascisti, in particolare dopo l’apertura della sede di Forza Nuova in piazza Desideri.
Il prossimo appuntamento è previsto per il 10 Marzo alle 21 presso la Sala blu della biblioteca di Signa.
Sarà presente il partigiano Marcello Citano “Sugo” e Saverio Ferrari dell’Osservatorio Democratico, uno dei massimi esperti in Italia sul tema vecchie e nuove destre.
Sono invitati tutti coloro che si riconoscono nei valori della Resistenza e dell’antifascismo.
A Signa, come ovunque, nessuno spazio a fascismo/razzismo/sessimo.
Signa Antifascista
https://www.facebook.com/signaantifascista
Un sabato di inaccettabile razzismo
Sabato 4 Febbraio a Campi erano presenti, nella centralissima Piazza Dante, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia.
Perché?
Per protestare contro il previsto arrivo a Campi di “ben 15” richiedenti asilo.
Queste forze politiche, che a Campi rappresentano ben poca cosa, hanno pensato bene di gettarsi come avvoltoi sull’unico tema che hanno da capitalizzare per le loro carriere elettorali: “la lotta all’immigrazione”, o meglio il vecchio e semplice RAZZISMO.
Premettiamo che le cosiddette “accoglienza” e “tolleranza” che si trasformano in business ci fanno schifo.
Detto questo quello che è andato in scena Sabato pomeriggio è stato un teatrino osceno; dai deliri di Magdi Allam al razzismo cattolico di Bresci e Gandola “aiutare il prossimo…ma non se viene da Lampedusa” (Cit. testuale), dalla xenofobia della Lega al nazionalismo dei fascisti della Meloni.
Sentir dire “prima gli italiani ” (come se fossimo tutti sulla stessa barca, il banchiere e la cassiera precaria, il padrone e il dipendente) dai giovani fans di Berlusconi o da chi fino a ieri parlava di Dio Po terroni e padania può sembrare semplicemente ridicolo.
Ma non abbiamo molta voglia di ridere!
In una fase di crisi economica che ci colpisce quotidianamente non crediamo che la soluzione sia la guerra contro chi sta peggio. Dovremmo piuttosto combattere chi questa crisi l’ha causata e chi ci specula sopra.
Chi ci ha raccontato per anni che la flessibilità era la soluzione, lasciandoci salari da fame e sempre meno diritti.
Chi ha tagliato sanità, istruzione, servizi ma ha aumentato le spese militari ( 64 milioni di euro al giorno e +21% negli ultimi 10 anni)
Chi avvelena i nostri territori con inceneritori e grandi opere devastanti per il territorio e utili solo per i business delle solite consorterie.
Nei giorni scorsi Moretti (ex Amministratore Delegato di Trenitalia) è stato condannato per la strage di Viareggio in cui hanno perso la vita 32 persone.
Moretti, nonostante la condanna, è ancora Amministratore Delegato di Leonardo S.p.A. con tanto di supporto di tutto il consiglio di amministrazione. Questa azienda a compartecipazione pubblica (nella quale sono confluite le ex Officine Galileo presenti nel territorio di Firenze da 150anni ed ora di Campi Bisenzio) produce e vende armi a regimi come quello di Erdogan in Turchia, regimi che causano guerre, morte, miseria, immigrazione…
Non sentiremo mai questi sciacalli alzare la voce contro i vari Moretti.
Forti con i deboli, deboli con i forti. Un classico della destra italiana (e non solo).
Gli sciacalli torneranno a farsi vedere.
Noi non abbiamo intenzione di assuefarci alla loro presenza.
Invitiamo tutti gli antirazzisti campigiani e tutti coloro che non vogliono sentirsi complici del razzismo dilagante ad attivarsi per fargli sentire tutta la nostra ostilità.
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Boicotta la guerra, boicotta la Turchia!
Sabato 4 febbraio, siamo stati in presidio, insieme ad esponenti della comunità kurda toscana e del coordinamento toscano per il kurdistan, sotto la sede di leonardo/finmeccanica a campi bisenzio, firenze, per contestare il ruolo di questa azienda nella economia di guerra italiana e per chiedere con forza le dimissioni del suo amministratore mauro moretti, condannato come responsabile per la strage ferroviaria di viareggio, dove hanno perso la vita 32 persone. non stupisce che personaggi come de gennaro, ex capo della polizia durante genova 2001 ed attuale presidente di leonardo, e mauro moretti, amministratore, siano ai vertici della più importante azienda statale. del resto chi non ha avuto attenzione per i nostri morti, chi ha irriso i parenti delle vittime della strage, chi non si preoccupa della nostra sicura ma esclusivamente del business di pochi, e’ sicuramente l’uomo giusto per un’azienda che produce morte. abbiamo denunciato la vendita di leonardo di componenti di satelliti per combattere la guerriglia curda ed il ruolo di questa azienda nel complesso militare/industriale italiano e nella vendita di armi alla turchia ed ai principali regimi repressivi, come arabia saudita ed egitto. da parte nostra continuiamo a sostenere la resistenza kurda ed invitiamo tutti/e a partecipare alla manifestazione di milano dell11 febbraio apre la liberazione di ocalan e di tutti i prigionieri politici in turchia.
Boicotta la guerra, boicotta la Turchia!
CPA Firenze sud, Collettivo Politico di Scienze politiche, Rete Collettivi fiorentini, Cantiere Sociale K100fuegos Campi Bisenzio
Sabato 4 Febbraio alle ore 15:00 presidio sotto la sede nazionale di Leonardo/Finmeccanica – Viale officine galileo, 1 campi bisenzio
CHIEDIAMO CON FORZA LE DIMISSIONI DELL’AMMINISTRATORE DELEGATO MORETTI, CONDANNATO A 7 ANNI PER RESPONSABILITÀ’ NELLA STRAGE FERROVIARIA DI VIAREGGIO
BOICOTTIAMO L’ECONOMIA DI GUERRA, CONTRO IL COMMERCIO DI MORTE DELLE ARMI, CONTRO IL SOSTEGNO POLITICO E MILITARE DELL’ITALIA ALLA TURCHIA DI ERDOGAN!
LEONARDO rappresenta oggi la punta più avanzata delle nostre produzioni belliche, elemento centrale nella definizione delle politiche di guerra italiane.
LEONARDO vede come Presidente quel Gianni de Gennaro, già stradiscusso ed inquisito capo della polizia ai tempi del G8 2001, ed Amministratore Delegato Mauro Moretti, condannato pochi giorni fa a 7 anni di carcere per responsabilità nella strage di Viareggio. E non sorprende che siano proprio due funzionari di questo tipo a presiedere la più importante azienda pubblica nel settore degli armamenti.
Del resto chi non ha avuto attenzioni per i nostri morti, chi ha irriso i parenti delle vittime, chi non si preoccupa della nostra sicurezza, è sicuramente l’uomo migliore per condurre un’azienda che produce anch’essa morte.
Nel 2015 la vendita di armi italiane all’estero è triplicata e sono aumentate le forniture verso Paesi in guerra. L’aumento per le autorizzazioni all’esportazione definitiva di armamenti il cui valore complessivo è salito a 7,9 miliardi dai 2,6 miliardi del 2014, è stato del 200%.
Come si legge nella relazione annuale del parlamento, “i settori più rappresentativi dell’attività d’esportazione sono stati l’aeronautica, l’elicotteristica, l’elettronica per la difesa (avionica, radar, comunicazioni, apparati di guerra elettronica), la cantieristica navale ed i sistemi d’arma (missili, artiglierie), che hanno visto, nell’ordine Alenia Aermacchi, Agusta Westland, GE AVIO, Selex ES, Elettronica, Oto Melara, Intermarine, Piaggio Aero Industries, MBDA Italia e Industrie Bitossi ai primi dieci posti per valore contrattuale delle operazioni autorizzate. La maggior parte di queste aziende sono di proprietà o in varia misura partecipate dal Gruppo Finmeccanica”.
Finmeccanica, oggi Leonardo SpA, ha contribuito a dotare la Turchia del suo primo satellite che, in dotazione all’aviazione dell’esercito turco, permetterà a questo di osservare la terra con estrema precisione, concentrandosi evidentemente sulle zone dove è in corso il conflitto con la guerriglia kurda, sia in Turchia che in Siria ed Iraq.
Ma le relazioni di affari e complicità con il regime di Erdogan non si limitano al settore degli armamenti, sebbene questo sia centrale. Tutta una serie di imprese multinazionali ed italiane le forniscono in maniera crescente tecnologia, know-how ed infrastrutture che contribuiscono al rafforzamento delle politiche repressive in Turchia, ed in particolare nel Kurdistan. L’Italia dunque fornisce al governo turco i mezzi per continuare la sua massiccia campagna di distruzione militare delle città ed dei villaggi kurdi che a seguito dell’assedio hanno dichiarato l’autonomia.
BOICOTTIAMO L’ECONOMIA DI GUERRA, CONTRO IL COMMERCIO DI MORTE DELLE ARMI, CONTRO IL SOSTEGNO POLITICO E MILITARE DELL’ITALIA ALLA TURCHIA DI ERDOGAN
SABATO 4 FEBBRAIO ALLE ORE 15:00 PRESIDIO SOTTO LA SEDE NAZIONALE DI LEONARDO/FINMECCANICA – VIALE OFFICINE GALILEO, 1 Campi Bisenzio
Centro Popolare Autogestito Firenze sud, Collettivo Politico Scienze Politiche, Rete Collettivi Fiorentini, Cantiere Sociale K100Fuegos Campi Bisenzio
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Firma e fai firmare per la campagna Il presidio sono anch’io
Contribuisci attivamente alla campagna “Il presidio sono anch’io” firmando e aiutandoci a raccogliere le firme contro i sigilli al presidio, per ripartire nelle attività di monitoraggio e opposizione a politiche scellerate su un territorio martoriato dalle nocività in cui noi vogliamo costruire il Parco della Piana e non opere inquinanti.
Puoi stampare il manifesto sottostante e la griglia per le firme.
Comunicaci se hai messo la griglia in un bar, un circolo, un’attività commerciale, così l’aggiungeremo alla nostra lista di attività e realtà che stanno partecipando alla campagna.
Dobbiamo mandare un messaggio al PD (mandante politico del sequestro), a Quadrifoglio, a Hera, a Toscana Aeroporti, ma anche all’amministrazione di Sesto e a tutti coloro che hanno partecipato in questi mesi alle mobilitazioni: non saranno i sigilli, le minacce o altre intimidazioni a fermare la lotta degli abitanti contro tutte le opere inutili e dannose e per la difesa della salute e del territorio.
I luoghi solidali in cui è già possibile firmare (a Campi Bisenzio e non solo)
Pizzeria via Santo Stefano 85
Bay Bay via Santo Stefano
Benetton via Santo Stefano
Campigiana lavorazione metalli via Rucellai
Easypizza via Buozzi
Parrucchiere Emani via Buozzi
Parrucchiere Martigna via Buozzi
Bar Ballerini
Piccolo bar via Buozzi
Bar Franco via Buozzi
Anpi piazza Matteotti
Macelleria piazza Matteotti
Erboristeria Spada
Calzature Massai
Ottica Galli
Pizzeria Santoni presso Racchio
Buffetti via Cetino
Civaie Rastrelli, via della Crescia
Macelleria Ballerini via della Crescia
Riflessi onirici, tattoo studio
K100, Cantiere Sociale via Chiella, 4
Csa Next Emerson, via di Bellagio 15, Firenze
Spazio Autogestito, edificio D5 aula 0.06, Polo delle scienze sociali di Novoli
Studentato autogestito PDM27, via di Ponte di Mezzo, 27
Parva Libraria, via degli Alfani 28 rosso
Cpa Fi Sud, Via di Villamagna 27/A, Firenze
Un buon 2017 senza opere dannose e inquinanti!
Assemblea per la piana Contro le Nocività
pianacontronocivita.noblogs.org
Comunicati 2016
Raccolta BSA – Terremoto Centro Italia
Raccolta BSA – Terremoto Centro Italia
Presso il Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos è stata attivata una nuova raccolta per le zone terremotate del centro Italia che verrà gestita e smistata dalle Brigate di Solidarietà Attiva BSA presenti sul territorio sin dalla prima scossa di Agosto.
Di seguito il volantino con l’indicazione del materiale necessario e il codice Iban delle BSA per chi volesse contribuire economicamente.
Volantino raccolta BSA
Raccolta presso Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Via Chiella 4 – Campi Bisenzio (fi) nei seguenti giorni:
Martedì 17:00-19:00
Giovedì 17:00-19:00
Mercoledì 21:30-23:00
Per info 3385251921
Sulle sentenze del processo contro il movimento fiorentino
Il 18 novembre scorso il tribunale di Firenze ha emesso le sentenze per il processo contro il Movimento fiorentino, condannando 67 compagni/e a pene variabili tra 6 mesi e 2 anni, per un totale di 66 anni e 8 mesi di carcere.
Il teorema accusatorio, centrato sull’accusa di associazione a delinquere, è stato smentito dai giudici, che però hanno condannato i reati specifici superando quasi sempre le richieste del PM. Gli episodi condannati riguardano tutto lo spettro delle mobilitazioni cittadine negli anni tra il 2009 e il 2011, confermando nel tempo l’obiettivo iniziale su cui questa azione repressiva si è sviluppata, ovvero colpire l’intero movimento fiorentino. Tra gli episodi colpiti rientrano in particolare alcune mobilitazioni antifasciste e antirazziste, come la contestazione contro la presenza della Santanchè a Novoli organizzata dai collettivi studenteschi nel novembre del 2010, le manifestazioni contro l’apertura della sede di Casapound in via Lorenzo il Magnifico nel giugno del 2010 e il corteo organizzato da Firenze Antifascista contro la annuale parata cittadina dei fascisti in occasione del cosiddetto giorno del ricordo del febbraio 2011.
In queste occasioni, centinaia di persone erano scese in piazza per contestare la presenza dei fascisti in città e l’agibilità concessa a esponenti dichiaratamente fascisti dal Pd e dalle istituzioni cittadine come l’università e il comune di Firenze, che non hanno mancato di presenziare a queste iniziative con propri esponenti. Quelle mobilitazioni non venivano certo fuori dal nulla: erano il frutto di un dibattito e di una iniziativa politica che è continuata a livello cittadino negli anni fino ad oggi, senza passi indietro, contro il revisionismo e la falsificazione della Storia promossa dai fascisti e avvallata dalla politica istituzionale, per la memoria della Resistenza al di fuori e in contrapposizione alla vuota retorica delle istituzioni, contro la propaganda razzista con cui leghisti e fascisti cercano di crearsi spazi di consenso nei settori popolari, contro le politiche di aggressione militare che vanno inevitabilmente a legittimare con il loro odio, e quotidianamente contro la presenza di questi tristi personaggi nelle strade della nostra città. Una pratica di antifascismo militante che ha portato peraltro a condanne pesanti in altri processi già definiti o in via di definizione in questi mesi.
La repressione non è la somma di singole iniziative slegate, che colpiscono qualche gruppo o realtà in particolare in qualche particolare momento. Per capire questo basta considerare la continuità e sistematicità con cui anche negli anni più recenti digos e giudici hanno attaccato i momenti di lotta che si sono sviluppati in città, spesso ricorrendo a misure cautelari, firme e limitazioni di ogni genere, secondo quella che è diventata la prassi degli ultimi anni.
Proprio in questi giorni si stanno aprendo 4 nuovi procedimenti che colpiscono nell’insieme oltre 40 compagni.In particolare, il 30 novembre si è aperto il processo contro 11 antifascisti in relazione ai fatti del 6 dicembre 2014, quando alle Piagge fu impedito il presidio che i fascisti di Forza Nuova avevano convocato “contro il degrado”. Il prossimo 6 dicembre si aprirà invece il processo contro 16 manifestanti accusati di travisamento, e di accensione o lancio di oggetti, in relazione al corteo del 16 novembre 2013 organizzato in risposta all’aggressione di Casapound ai danni di due compagni in piazza della repubblica. Gli altri due processi riguardano altrettante manifestazioni di piazza contro il Pd e le sue politiche, la prima avvenuta il 21 dicembre 2013 e la seconda il 3 dicembre 2014 in coincidenza con l’approvazione del job act. Nel primo caso le accuse rivolte a 29 manifestanti sono di resistenza, oltraggio, accensione e lancio di fumogeni, travisamento. Nel secondo a 3 manifestanti viene contestata l’accensione di fumogeni.
Quello che pensiamo sia importante ribadire in questo momento, rispetto ai processi che si aprono ora così come a quelli in corso, è la centralità della solidarietà come patrimonio per tutte le realtà e i singoli compagni che si battono per i valori dell’antifascismo e per una società libera dallo sfruttamento e dalla guerra. Un patrimonio che è essenziale rafforzare e sviluppare per costruire relazioni, oltre le appartenenze e le differenze, che siano basate sul rispetto reciproco e sul riconoscimento di essere dalla stessa parte nello scontro di classe. Per questo vogliamo esprimere piena solidarietà nei confronti dei 67 condannati così come nei confronti degli imputati dei nuovi processi e di tutti i compagni colpiti quotidianamente dalla repressione a Firenze, così come nel resto d’Italia. Per questo riteniamo fondamentale informare e discutere di repressione, come continueremo a fare nei prossimi mesi, e vogliamo rilanciare a tutti la necessità di mobilitarsi concretamente a supporto dei compagni, affinché nessuno sia lasciato solo nelle mani di sbirri e giudici.
Firenze Antifascista
Hasta siempre Comandante en Jefe!
Oggi abbiamo esposto la bandiera di Cuba sul cancello del nostro centro sociale.
Quasi 15 anni fa abbiamo deciso di intitolare questo spazio di aggregazione, socialità ed agire politico a Camilo Cienfuegos, comandante della rivoluzione cubana del 1959 al fianco di Ernesto Che Guevara e Fidel Castro.
Credevamo, e crediamo oggi ancor di più, che la rivoluzione cubana rappresenti un esempio per tutti i popoli che anelano alla libertà e lottano per un mondo più giusto, libero da guerra e sfruttamento capitalistico.
La morte di Fidel Castro non significa certo la fine dell’esperienza socialista a Cuba, e se ne renderanno conto coloro che adesso vediamo festeggiare o dipingere il Comandante come un feroce dittatore ed affamatore del suo popolo. Se ne va un vero rivoluzionario: rimarrà indelebile il suo ricordo e il suo fondamentale contributo all’autodeterminazione dei popoli, così come al movimento internazionalista e antimperialista.
Hasta siempre Comandante en Jefe!
Vamos bien!
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Solidarietà al compagno Beppe
Nella notte fra il 12 e il 13 novembre, l’abitazione del compagno Giuseppe Mazzoli (Beppe) capogruppo del PCL al consiglio comunale di Castiglion Fiorentino, Arezzo, è stata fatta segno di una grave provocazione da parte di un gruppo di fascisti: cori e slogan in piena notte cui è seguita l’imbrattamento dei muri con svastiche e scritte antisemite. Non è un gesto isolato, da mesi si ripetono provocazioni di questo genere, ai danni non solo del compagno Beppe, ma anche di altri abitanti del territorio.
La presenza nel centro storico di Castiglion Fiorentino di un circolo dell’organizzazione neofascista Casapound, insediatosi col beneplacito di una delle ultime amministrazioni PD e l’atteggiamento, oggi ancora più compiacente, dell’attuale giunta di destra che regolarmente organizza iniziative culturali finalizzate a gratificare l’anima nera del paese (presentazione di libri di nostalgici fascisti, conferenze di personaggi legati a Casapound, campagne mediatiche reazionarie di vario tipo), alimenta un clima molto pericoloso, che ricorda le scorribande delle bande fasciste prima e durante il nefasto ventennio.
Castiglion Fiorentino è già stata tristemente nota alle cronache, all’inizio degli anni 70, come crocevia della strategia della tensione, con il coivolgimento dei fascisti locali nella strage dell’ Italicus e in altri attentati, mentre nella stessa provincia di Arezzo continua la sua attività eversiva la Fondazione RSI come centro organizzativo e di formazione politica dei fascisti. Mentre esprimiamo la nostra solidarietà militante al compagno Beppe, chiamiamo le forze antifasciste ad aumentare la vigilanza, la lotta e la mobilitazione.
Firenze Antifascista
Sulle condanne nel processo contro il movimento fiorentino
Nella tarda serata di ieri il tribunale di firenze ha emesso la sentenza di primo grado per il processo contro il movimento fiorentino. i giudici hanno condannato 67 compagn* a pene tra i 6 mesi e i 2 anni, per un totale di oltre 60.
L’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE
Tutta l’inchiesta è stata costruita e ruotava intorno a questo reato.
I giudici hanno assolto i compagni e le compagne imputati per associazione a delinquere che anche in questo caso non regge alla prova del primo grado se applicato alle lotte politiche e sociali.
In questo modo cade tutto il teorema giudiziario alla base del processo e montato dal PM Coletta e dal GIP Rocchi, e viene meno ad oggi la possibilità che si costituisca un precedente rispetto all’utilizzo di questo reato associativo.
Rimane però il fatto che questo reato abbia permesso la costruzione di un’inchiesta di questo tipo con intercettazioni e pedinamenti, che hanno riguardato un lasso di tempo molto lungo dando modo di monitorare e controllare l’attività politica dei compagni per due anni e giustificare pesanti misure cautelari.
CONDANNE E ALTRI REATI
I reati su cui sono state emesse le condanne riguardano fatti di piazza e avvenimenti specifici.
I giudici partivano dalle richieste del PM Coletta per un totale di quasi 72 anni: nonostante sia caduta l’associazione a delinquere il totale degli anni di condanna si avvicina di molto alle richieste iniziali. Questo in virtù di una sorta di “bilanciamento” che i giudici hanno deciso di applicare.
Da una parte disconoscono l’impianto del processo, dall’altro hanno colpito duramente ciò che in fase dibattimentale è risultato particolarmente grave ai loro occhi come per esempio la contestazione alla presenza della Santanchè al Polo delle Scienze Sociali di Novoli: questo episodio è stato letto e descritto come un innalzamento del livello di scontro con l’esplicito obiettivo di impedire ad una parlamentare di parlare all’Università.
La stessa valutazione la ritroviamo applicata alle manifestazioni di solidarietà successive ai primi arresti del 4 maggio, che portarono alla seconda ondata di arresti del 13 giugno 2011. Il GIP Rocchi, a seguito delle solerti richieste del PM, descrisse la sua scelta come una conseguenza del fatto che le manifestazioni di solidarietà del 4 e del 21 maggio avevano messo in discussione le scelte della magistratura sia nel merito che nei fatti, reiterando pratiche definite come illegali.
Questi sono i fatti che emergono in un clima cittadino in cui veniva messa in discussione la legittimità stessa delle decisioni istituzionali.
Dobbiamo però sottolineare ancora una volta come queste valutazioni siano state possibili perché all’interno di un’unica inchiesta ed ancora una volta è stato il cappello del reato associativo ad aver permesso questo.
LE PARTI CIVILI
I giudici hanno respinto le richieste di risarcimento di Gest (gestore della Tramvia di Firenze), Trenitalia e Primerano (dirigente scolastico in quota PD).
Hanno invece accolte le richieste di Confindustria – 2 mila euro per una scritta a bomboletta – e di poliziotti e digossini: dalle 4 alle 6 mila euro a testa… “per offese e ingiurie”!
VERSO L’APPELLO
Così come andranno in appello gli avvocati dei compagni lo stesso probabilmente farà il PM Coletta che non potrà accettare la bocciatura del teorema associativo.
Il processo, quindi, è tutt’altro che finito e ancora più importante sarà tenere alto il livello della solidarietà nei confronti dei compagni imputati: lo faremo con iniziative di piazza e di dibattito, sia sul processo specifico che su un piano più generale, visto lo sviluppo di un’ azione repressiva sempre più generalizzata e allo stesso tempo capillare che colpisce con sempre maggiore intensità tutti gli incompatibili con questo sistema di guerra e sfruttamento.
Centro Popolare Autogestito fi-sud
Collettivo Politico Scienze Politiche
Rete dei Collettivi Fiorentini
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Collettivo contro la repressione – Firenze
Il 18 Novembre 2016 le sentenze del processo contro il movimento fiorentino
https://www.facebook.com/events/213321135770062/
Programma delle iniziative di solidarietà:
Giovedì 17 novembre
All’Artistico di Porta Romana
alle ore 14.30 pranzo popolare
alle ore 15.30 assemblea su LOTTE e REPRESSIONE
Venerdì 18 novembre
Alle ore 9.30 presidio di solidarietà sotto al Tribunale di Firenze su viale Guidoni
Alle ore 13.00 pranzo sociale allo Spazio Autogestito nel plesso D5 del polo delle Scienze Sociali
LA LOTTA É L’UNICA VIA… SOLIDARIETÀ!
Nella mattinata del 18 novembre nell’aula bunker del Tribunale di Firenze é fissata l’ultima udienza del primo grado del processo contro il movimento fiorentino. I giudici procederanno quindi alla lettura della sentenza partendo dalle richieste dell’accusa: 71 anni e 9 mesi di carcere!
Il processo è frutto di un’inchiesta aperta dalla procura fiorentina nel 2009 che formulò l’ipotesi del reato di associazione a delinquere applicata alle lotte politiche e sociali.
L’utilizzo del reato associativo ha permesso l’autorizzazione di intercettazioni ambientali e telefoniche, ha sancito il prolungamento delle indagini fino a quasi due anni determinando l’allargamento dell’inchiesta dal contesto studentesco da cui era partita, nello specifico dallo Spazio liberato 400 colpi, a tutte le altre mobilitazioni che stavano investendo il territorio come quella contro la costruzione di un CIE in Toscana, quella antifascista fino alle lotte dei lavoratori.L’utilizzo del reato associativo è servito poi per alimentare la campagna mediatica di criminalizzazione del movimento e soprattutto ha legittimato le successive misure cautelari.
Il 4 maggio 2011 scattò la prima operazione di polizia che portò a diverse perquisizioni e ai primi arresti.
Nelle settimane successive l’inchiesta si allargò alle manifestazioni che furono organizzate per rispondere all’attacco repressivo. Il 13 giugno si arrivò così alla seconda operazione di polizia che portò ad un totale di 86 compagni imputati nel processo di cui 35 sottoposti a misura cautelare tra arresti – uno in carcere gli altri ai domiciliari – e obblighi di firma.
Dopo la grande manifestazione di solidarietà del 9 aprile scorso pensiamo sia fondamentale tornare in piazza in sostegno dei compagni coinvolti in questo processo.
Crediamo sia importante farlo per rimettere sul piatto la questione repressiva e la nostra capacità di risposta sia in occasione dei singoli processi che su un piano piú generale.
Sono già tanti gli appuntamenti e le scadenze in programma per i prossimi mesi di lotta cosí come sono molti i processi che si chiuderanno e si apriranno contro i militanti fiorentini: il 30 novembre si aprirà il processo per la manifestazione antifascista del dicembre 2014 alle Piagge, a dicembre altri antifascisti saranno sotto processo accusati di travisamento per il corteo antifascista che fu organizzato in risposta al pestaggio messo in atto da Casapound ai danni di due studenti mentre è stato rinviato a data da destinarsi il processo d’appello per i fatti di Via della Scala che vede già condannati in primo grado 11 antifascisti ad un totale di 7 anni e 4 mesi.
SOLIDARIETA’ A CHI LOTTA!
SOLIDARIETA’ AGLI 86!
Cpa fi-sud
Rete dei Collettivi Fiorentini
Collettivo Politico di Scienze Politiche
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Collettivo contro la repressione – Firenze
Sui fatti di Sabato 5 Novembre e sul corteo contro la presenza di Salvini a Firenze
Sabato 5 Novembre abbiamo assistito all’ennesima dimostrazione della deriva autoritaria e repressiva del governo Renzi e delle politiche da esso effettuate.
A Firenze si celebrava la “settima Leopolda”, un raduno di fedelissimi di Renzi e suoi finanziatori che stavolta doveva rappresentare un evento di propaganda per il sì al referendum del 4 Dicembre.
Come è naturale che sia, di fronte ad un governo che, in linea con i
predecessori, si dimostra ogni giorno più asservito alle lobby di
industriali e costruttori e poteri forti in genere (e conseguentemente
nemico di lavoratori, studenti, disoccupati) le realtà politiche e dell’associazionismo di Firenze hanno organizzato una manifestazione di protesta che intendeva, fin sotto le finestre della stazione Leopolda.
Ebbene, in maniera molto meno naturale, la manifestazione è stata
vietata dalla questura di Firenze, che ha tentato di imporre un presidio statico accerchiando e chiudendo i manifestanti in piazza.
Una scelta prima di tutto antidemocratica ed autoritaria, e che non
poteva che creare tensione in quella piazza: non è la prima volta negli ultimi anni che questore e Digos limitano la libertà d’espressione in modo così grave, ma per fortuna in questo paese sonnolento e apparentemente disposto a riversare sul più debole la propria rabbia e frustrazione prima di mobilitarsi contro i veri responsabili della situazione di crescente miseria (economica e umana) in cui viviamo, ci sono ancora centinaia e migliaia di persone disposte a lottare per difendere i propri diritti.
E’ così che il corteo, che tentava di partire dalla piazza, è stato più
volte caricato, riuscendo comunque successivamente a portare il proprio dissenso alle politiche governative fin sui viali di circonvallazione.
Oltre alle teste aperte e ai lividi, le cariche hanno anche comportato
un arresto, quello di Francesco, che dopo un processo per direttissima, è stato liberato.
Altre centinaia di persone invece si stavano mobilitando in
contemporanea a Roma, nel quartiere della Magliana, dove Forza Nuova, mascherata da comitato di residenti del quartiere (“trucchetto” già visto), cercava di uscire allo scoperto contro il centro sociale Macchia Rossa. Ebbene, anche lì, le solerti forze di polizia hanno pensato bene di caricare violentemente il presidio degli antifascisti, fermando oltre quaranta (40!) compagni e arrestandone poi ben 9, che tutt’ora si trovano in carcere tra Rebibbia e Regina Coeli. Il tutto mentre i sedicenti residenti del quartiere devastavano il centro sociale di cui sopra e dichiaravano la “morte dell’antifascismo alla Magliana” (sic!).
A Pavia stessa musica: presidio fascista, antifascisti che si mobilitano
e giù botte (agli antifascisti, manco a dirlo).
Tutto questo a meno di due settimane (18 Novembre) dalla sentenza di primo grado sul processo al movimento fiorentino, che riguarda ben 86 compagni e compagne, e a poco più dall’apertura di altri processi riguardanti episodi legati a mobilitazioni antifasciste (come quella delle Piagge di quasi due anni fa, dove Forza Nuova tentò lo stesso giochetto della Magliana) o per i diritti sul posto di lavoro, nelle scuole, nelle università e contro grandi opere inutili e dannose.
Alla luce di tutto questo rilanciamo infine la manifestazione di sabato prossimo, 12 Novembre, contro il comizio di Salvini in Piazza Santa Croce, altro elemento fintamente antisistema e che in realtà lavora per la conservazione dello status quo, alimentando la guerra tra poveri, identificando il nemico in colui che sta come o peggio di noi, tentando di frammentare le classi popolari per mantenere i privilegi di pochi ai danni di lavoratori e proletari, siano essi italiani o stranieri.
Anche qui vediamo come la questura ha pienamente autorizzato il raduno leghista, proprio dopo quando sembrava che a Firenze fosse vietato manifestare contro l’attuale governo e sistema, confermando che la Lega e Salvini sono pienamente integrate nel sistema e giocano soltanto al gioco delle parti
Solidarietà ai feriti e ai fermati e arrestati di sabato!
Solidarietà per chi lotta!
Nessuno spazio a fascisti, leghisti e a chi soffia sul fuoco della
guerra tra poveri!
Sabato 12 Novembre MANIFESTAZIONE ore 15 in Piazza dei Ciompi
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Rinviato il processo agli antifascisti
Lunedì 24 ottobre al Tribunale di Firenze si sarebbe dovuta svolgere l’udienza d’appello per i fatti di Via della Scala.
L’udienza è stata rinviata a data da destinarsi a causa di alcuni vizi di forma nelle notifiche ai compagni imputati.
Fuori dal tribunale una cinquantina di antifascisti riuniti in presidio hanno appeso uno striscione sulle cancellate di viale Guidoni con scritto “se toccano uno toccano tutti” a testimoniare la solidarietà con i compagni imputati.
Continueremo a mantenere alta l’attenzione e la tensione affinchè cresca la solidarietà nei confronti degli antifascisti imputati in questo processo e in quelli che si apriranno nelle prossime settimane.
Firenze Antifascista
Se toccano uno, toccano tutti! solidarietà agli antifascisti!
Il prossimo 24 ottobre andrà a sentenza il processo riguardante i fatti di via della Scala, dopo che in primo grado è stata emessa una condanna di 8 mesi contro 11 antifascisti fiorentini per tentate lesioni. Ricordiamo i fatti: la mattina del 6 Novembre 2009 i compagni vengono svegliati nel cuore della notte, sottoposti a perquisizione e condotti in questura, con l’accusa di aver tentato un assalto alla sede di Forza Nuova il 23 Maggio. La realtà dei fatti di quella sera è molto diversa: tanti compagni sono accorsi in soccorso di una ragazza accerchiata da dieci nazisti che giravano indisturbati per il centro storico armati di catene e bastoni, dopo aver aggredito un giovane che usciva da un concerto. Le testimonianze spontanee che confermavano la verità dei fatti sono state ignorate e, come è successo in tanti altri casi, a finire condannati sono stati gli antifascisti.
Non ci stupiamo certo della connivenza di tribunali e polizia con i fascisti. Piuttosto vogliamo sottolineare il clima repressivo sempre più pesante che si vive a Firenze. Partiamo dalle condanne in appello che hanno colpito, prima dell’estate, 8 compagni per aver contestato nel 2009 la presenza di Forza Nuova a Rignano. A metà novembre andrà a sentenza il processo contro il movimento fiorentino, che vede imputati 86 compagni, e nelle settimane successive si apriranno ben 4 nuovi procedimenti che colpiscono oltre 40 compagni che negli ultimi anni si sono opposti alla presenza dei fascisti a Firenze oppure sono scesi in piazza per contestare il PD nel giorno dell’approvazione del job act. Infine, pochi giorni fa gli studenti medi in corteo sono stati caricati a freddo su ordine del capo della digos Pifferi. Il messaggio è chiaro: qualsiasi manifestazione che esca dai limiti di compatibilità sempre più ristrette deve essere duramente repressa.
In uno scenario di crisi e di guerra, l’arma della repressione diventa sempre più importante per la borghesia. Perciò si colpisce sistematicamente chi sciopera davanti ai cancelli, chi si oppone ai licenziamenti, ai tagli, alle spese militari, alle opere inutili come il Tav o gli inceneritori. Si colpiscono, con la complicità dei presidi, gli studenti che occupano le scuole per rivendicare un’istruzione libera dalle logiche del profitto. Allo stesso modo si colpisce chi si oppone alla presenza dei fascisti, alla loro propaganda razzista, che altro non fa che rilanciare la spinta reazionaria e guerrafondaia dei governi. Si colpisce con la violenza degli sbirri e dei tribunali, ma anche con la violenza di fascisti, capi, capetti e crumiri, certi di trovare tribunali complici, come è successo a Piacenza dove la violenza padronale ha assassinato Abd El Salam. Si colpisce attraverso l’indifferenza di molti, che si voltano dall’altra parte perché a essere toccati sono altri, fino al giorno in cui a essere toccati saranno loro.
La repressione è un fronte di lotta fondamentale, e la solidarietà rappresenta l’arma più importante per questa lotta. Ci vogliono divisi tra “buoni” e “cattivi” così come ci vogliono divisi tra italiani e immigrati, tra garantiti e precari, tra giovani e vecchi. La nostra risposta deve essere la solidarietà di classe. Contro la repressione rafforziamo la solidarietà verso i compagni colpiti per il loro antifascismo: se toccano uno, toccano tutti!
LUNEDI 24 OTTOBRE, nel giorno della sentenza di appello, DALLE 9:30 PRESIDIO DI SOLIDARIETÀ con gli antifascisti sotto processo davanti al Tribunale di Firenze, viale Guidoni.
Firenze Antifascista
Dopo le cariche al corteo studentesco oggi tutti in piazza. Le sentenze del processo contro il movimento fiorentino slittano al 18 novembre.
Il processo agli 86 slitta al 18 novembre. I giudici vogliono più tempo per stilare la triste lista delle sentenze.
Questo tempo lo utilizzeremo per tenere alta l’attenzione sul processo stesso.
Così avremmo voluto fare sin da oggi trasformando il presidio in un incontro contro la repressione per rilanciare la solidarietà da svolgersi al Galileo, scuola poco lontano dalla prefettura.
Lo spezzone degli Studenti Autorganizzati durante il corteo di stamani ha così tentato di occupare la scuola. Il tentativo non è riuscito a causa di due cariche dei carabinieri spinte dal solerte Pifferi, il capo della DIGOS, che invitava a picchiare gli studenti.
Il corteo è quindi ripartito e si è diretto in Smn dove gli studenti hanno organizzato un’ assemblea.
Il presidio di oggi è quindi confermato per portare in piazza la solidarietà a chi è rimasto ferito dalle cariche, contro la repressione e la violenza poliziesca i cui metodi ormai sono assunti dagli stessi presidi di molti istituti fiorentini che sprangano le porte delle scuole come fosse una serrata e lasciano pestare gli studenti sui marciapiedi.
Tutti in piazza oggi alle ore 18.00 sotto la prefettura in via Cavour.
Cpa fi-sud
Studenti Autorganizzati
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Collettivo contro la repressione – Firenze
Il 7 Ottobre 2016 le sentenze del processo contro il movimento fiorentino
https://www.facebook.com/events/343255949353271/ (Evento facebook)
Nella mattinata del 7 ottobre nell’aula bunker del Tribunale di Firenze é fissata l’ultima udienza del primo del processo contro il movimento fiorentino. I giudici procederanno quindi alla lettura della sentenza partendo dalle richieste dell’accusa: 71 anni e 9 mesi di carcere!
Il processo è frutto di un’inchiesta aperta dalla procura fiorentina nel 2009 che formulò l’ipotesi del reato di associazione a delinquere applicata alle lotte politiche e sociali.
L’utilizzo del reato associativo ha permesso l’autorizzazione di intercettazioni ambientali e telefoniche, ha sancito il prolungamento delle indagini fino a quasi due anni determinando l’allargamento dell’inchiesta dal contesto studentesco da cui era partita, nello specifico dallo Spazio liberato 400 colpi, a tutte le altre mobilitazioni che stavano investendo il territorio come quella contro la costruzione di un CIE in Toscana, quella antifascista fino alle lotte dei lavoratori.L’utilizzo del reato associativo è servito poi per alimentare la campagna mediatica di criminalizzazione del movimento e soprattutto ha legittimato le successive misure cautelari.
Il 4 maggio 2011 scattò la prima operazione di polizia che portò a diverse perquisizioni e ai primi arresti.
Nelle settimane successive l’inchiesta si allargò alle manifestazioni che furono organizzate per rispondere all’attacco repressivo. Il 13 giugno si arrivò così alla seconda operazione di polizia che portò ad un totale di 86 compagni imputati nel processo di cui 35 sottoposti a misura cautelare tra arresti – uno in carcere gli altri ai domiciliari – e obblighi di firma.
Dopo la grande manifestazione di solidarietà del 9 aprile scorso pensiamo sia fondamentale tornare in piazza in sostegno dei compagni coinvolti in questo processo.
Crediamo sia importante farlo per rimettere sul piatto la questione repressiva e la nostra capacità di risposta sia in occasione dei singoli processi che su un piano piú generale.
Sono già tanti gli appuntamenti e le scadenze in programma per i prossimi mesi di lotta cosí come sono molti i processi che si chiuderanno e si apriranno contro i militanti fiorentini: il 24 ottobre é fissata l’udienza d’appello per i fatti di via della scala che vede coinvolti 11 antifascisti condannati a 8 mesi in primo grado, il 30 novembre si aprirà invece il processo per la manifestazione antifascista del dicembre 2014 alle Piagge mentre a dicembre altri antifascisti saranno sotto processo accusati di travisamento per il corteo antifascista che fu organizzato in risposta al pestaggio messo in atto da Casapound ai danni di due studenti.
Lanciamo quindi l’appuntamento per venerdí 7 ottobre alle ore 18.00 sotto la Prefettura in via Cavour per una manifestazione di solidarietà con gli 86!
SOLIDARIETA’ a chi LOTTA! SOLIDARIETA’ agli 86!
LA LOTTA É L’UNICA VIA… SOLIDARIETÀ!
Cpa Fi-Sud
Rete dei Collettivi Fiorentini
Collettivo Politico di Scienze Politiche
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Collettivo contro la repressione – Firenze
La solidarietà internazionale scende in piazza a fianco delle resistenza popolare curda!
Il 24 settembre a Roma si terrà la Manifestazione nazionale per il Kurdistan, convocata dall’Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia e da Rete Kurdistan Italia, le realtà solidali con la resistenza kurda. Una manifestazione in solidarietà con le esperienze di autogoverno e in sostegno alla sinistra kurda, in lotta contro l’oppressione turca da oltre 40 anni. Anche noi da Firenze saremo in piazza a Roma, per denunciare la repressione del regime di Erdogan, l’invasione turca della Siria e i legami militari ed economici di Italia e UE con lo stato turco, e allo stesso tempo in sostegno alla sinistra rivoluzionaria kurda e turca, contro la guerra alimentata dagli interessi dei paesi occidentali nell’area.
Già all’indomani delle elezioni, con l’affermazione del partito kurdo/turco dell’HDP, e ancor di più dopo il fallito tentativo di colpo di stato, dopo la prima fase di attacco ai presunti sostenitori del conservatore Gulen, le attenzioni del regime si sono rivolte verso le forze della sinistra turca e kurda. La già durissima repressione si è addirittura inasprita: oltre 30.000 arresti, 90.000 licenziamenti tra dipendenti pubblici, magistrati, e militari, la chiusura di tutti i giornali di opposizione turchi e kurdi, la repressione di sindaci nei comuni kurdi guidati dall’HDP, attivisti politici, intellettuali, assedi nei quartieri di Istanbul e i ripetuti coprifuoco nelle città a maggioranza kurda del sudest del paese sono ancora all’ordine del giorno, in un vero e proprio scenario di purghe in stile fascista. Nel frattempo le operazioni contro il PKK proseguono senza tregua, con frequenti sconfinamenti in Iraq per colpire i campi della guerriglia. Erdogan sta dunque di fatto utilizzando il fallito golpe per colpire ancor più impunemente tutte le componenti che non si allineano al suo progetto clerico-fascista, mentre nella sua proiezione esterna ha “finalmente” potuto invadere la Siria, sgomberando il campo dalle incertezze e dagli imbarazzi degli Usa (e della Nato), accusati di tiepide reazioni, se non connivenze, durante le ore del tentato golpe. In questo scenario appare chiaro che l’intervento in Siria è mirato non certo a combattere l’ISIS, quanto le forze kurde per impedire l’unità territoriale dei tre cantoni del Rojava ed il consolidamento della loro esperienza di autogoverno. E dentro questo scenario la sinistra kurda e turca continua la sua lotta quotidiana, che non trova spazio sui nostri media, ma che tanti colpi assesta al regime turco.
Il contesto generale, nell’area mediterranea e medio orientale, è oggi sempre più caratterizzato da profondi conflitti, in una guerra aperta che vede molteplici attori, regionali ed internazionali, coinvolti in un continuo mutamento di scenari ed equilibri. Cercano di affermarsi gli interessi delle borghesie arabe islamiche e gli interessi delle potenze imperialiste, a volte coincidenti, a volte confliggenti, in un continuo gioco di ruoli in cui a rimetterci è sempre il proletariato arabo e medio orientale, stretto tra confessionalismo e componenti borghesi e filo capitaliste. Dentro questo conflitto l’ISIS, appoggiato, finanziato ed armato fino a ieri da Usa, Turchia, petromonarchie del Golfo e UE in funzione anti Assad, e più in generale come strumento di controllo religioso ed ideologico per le masse arabe sunnite represse, rappresenta, insieme alle altre varie milizie islamiche come Al Nusra e la stessa Fratellanza, una tendenza reazionaria e fascista, dipinta strumentalmente come il Nemico della civiltà, verso cui tutti convergere, specchietto per le allodole di fronte ai tentativi di rinnovata spartizione di quei territori.
Dentro questo teatro le forze della sinistra rivoluzionaria kurda, del PKK in Turchia e del PYD in Siria, sono alla guida di un movimento popolare che da oltre 4 anni, sia pure dentro le contraddizioni che attraversano quest’area e stringendo alleanze tattiche che potrebbero anche minarne le basi, trova nell’autogoverno dei Cantoni del Rojava un’esperienza pratica di lotta, sulla base della proposta di Confederalismo Democratico del PKK. Una proposta di rottura dei paradigmi del capitale in questi territori, segnati dal colonialismo, basata su anticapitalismo, ecologismo, emancipazione di genere e rifiuto della società gerarchica e patriarcale, superamento dello stato-nazione ed abbattimento delle frontiere nazionali, etniche e religiose.
La lotta delle milizie kurde, spesso blandite dai nostri media, sostenute militarmente da Usa e Russia, mitizzate dall’Occidente durante e dopo l’assedio di Kobane, oggi passa sotto silenzio, ben attenti a non concedere alcuno spazio politico all’alternativa rappresentata della sinistra kurda nel conflitto aperto con il regime di Erdogan, dentro e fuori i confini turchi. I nostri governi preferiscono continuare a vendere tranquillamente armi, a legittimare il regime turco nell’ottica di controllo dei flussi migratori creati dalle stesse guerre, a garantire lucrosi profitti alle aziende italiane ed europee che fanno affari in Turchia ed in tutto il Medio Oriente.
Non stupisce dunque che la solidarietà internazionalista venga repressa e criminalizzata, come accaduto per i compagni torinesi sotto processo per aver denunciato i crimini del governo di Ankara occupando la sede della Turkish Airlines, o per il compagno andato a combattere con le Ypg sottoposto ad attacchi sia dai media che da squallidi politicanti nostrani (gli stessi che poi, nella schizofrenia di questo sistema, a Venezia incensano i film sugli “eroi” occidentali che combattono l’ISIS e allo stesso tempo banalizzano e coprono con un soprannome da star del cinema le ragioni della lotta di liberazione da capitalismo e patriarcato delle guerrigliere curde, tradendo così una lettura tutta sessista che considera la donna solo se -a detta loro- ha un volto da copertina, come accaduto alla combattente Asia Ramazan Antar). La stessa strategia di criminalizzazione impone ai nostri governi di continuare ad includere il PKK fra le organizzazioni considerate terroriste, per impedire ai kurdi di fare attività politica in sostegno al Partito dei Lavoratori kurdo ed al suo progetto di liberazione, anche in Europa, così come in Italia, dove i suoi militanti sono tutt’ora sottoposti ad arresti ed inchieste funzionali a mantenere l’intera comunità kurda sotto pressione.
Come militanti internazionalisti saremo dunque in tanti, da Firenze e dalla Toscana, a scendere in piazza insieme alla Comunità kurda, per rompere il silenzio, contro la repressione del regime turco, contro la guerra in Medio Oriente, a sostegno delle forze della sinistra rivoluzionaria in Kurdistan, in Turchia e in tutto il Medio Oriente, per la libertà di Ocalan e tutt* i/le prigionier* politic*, per il riconoscimento internazionale del PKK, con l’esempio della partigiana curda Bese nel cuore, partita da Firenze per combattere per la libertà e il socialismo al fianco del suo popolo!
Info e prenotazioni pullman da Firenze info@cpafisud.org, tel: 3487219228 / 3284878717
Centro Popolare Autogestito Fi*Sud
Cantiere Sociale Camillo Cienfuegos – Campi Bisenzio
Commemorazione per la combattente Bese a Firenze circolo arci di San Bartolo a Cintoia 10 Settembre ore 15.00
Lo scorso 2 agosto è morta in combattimento a Mus, nel Kurdistan del nord, la partigiana Bese Tolhildan.
Otto anni fa era partita da Firenze per unirsi alle HPG, le milizie del partito PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, che da oltre 30 anni conduce la resistenza armata contro l’occupazione dello stato turco e per la liberazione di tutto il Kurdistan.
Come tanti, prima e dopo di lei, non poteva più assistere inerme a quanto succedeva nella sua terra, il Bakur, alla sistematica repressione, alle torture, agli attacchi ed ai massacri indiscriminati che lo stato turco si permette di compiere, ancora oggi, nel silenzio internazionale.
Questo silenzio, da qui, dalla nostra città, le deve essere sembrato ancora più insopportabile, assordante e vergognoso.
E così è partita, scegliendo di difendere la vita dalla morte, l’umanità dalla brutalità, la libertà dalla schiavitù.
Come tante donne prima e dopo di lei, era convinta che solo ribellandosi in prima persona ad una società gerarchica, patriarcale e capitalista come la nostra, fosse possibile dare senso compiuto alla propria lotta, e dunque alla propria vita.
Il suo nome di battaglia (Bese “basta” e Tolhildan “vendetta”), non a caso, unisce l’esigenza fortissima di porre fine all’ingiustizia ed all’oppressione con la consapevolezza che perché ciò avvenga sono necessarie scelte difficili e generose, rinunce estreme, azioni commisurate alla lotta da portare avanti, ad ogni costo.
Il suo nome, il suo ricordo, vanno oggi ad aggiungersi a quello di centinaia di altri giovani rivoluzionari, che hanno perso la vita combattendo per la libertà.
Onore alla compagna Bese
Onore a tutti i rivoluzionari caduti
Sehit namirin
I compagni e le compagne del CPA Firenze sud e Cantiere Sociale K100fuegos
Per giannotti i cittadini non favorevoli all’inceneritore sono terroristi, ed i vertici dei sindacati lo sostengono
Assemblea per la piana Contro le Nocività
pianacontronocivita.noblogs.org
Lavoratori uniti contro l’inceneritore – LUCI
La repressione non ci fa paura! Solidarietà agli antifascisti fiorentini sotto processo!
Sabato 2 luglio al CPA fi-sud una giornata di sport, dibattito, aggregazione e solidarietà!
Il prossimo 4 luglio si svolgerà l’udienza di appello per il processo riguardante i fatti di via della Scala del 2009, dopo che in primo grado è stata emessa una condanna di otto mesi contro 11 antifascisti fiorentini per tentate lesioni. Ricordiamo i fatti: la mattina del 6 Novembre 2009 11 compagni vengono svegliati nel cuore della notte. Sono accusati di aver tentato un assalto alla sede di Forza Nuova il 23 Maggio. Dopo una inutile perquisizione alla ricerca di armi ed esplosivo, vengono portati presso la Polizia Scientifica per l’identificazione e per il prelievo del dna. Un presunta rissa, senza nessun contatto, diventa così il pretesto per provare a intimidirli e per porre sotto sequestro materiale informatico di ogni tipo ottenendo così spiarne la vita personale e l’attività politica.
La stessa mattina un compagno viene arrestato, adducendo un presunto pericolo di fuga, e gli viene poi contestata l’aggravante di terrorismo, utilizzando la nuova definizione dell’ art. 270 sexies del C. P. introdotto dal Decreto Pisanu del 2005. Attraverso questo strumento l’attività politica e la solidarietà sociale possono sempre diventare, a discrezione delle autorità, “condotta terroristica”, com’è poi avvenuto ad esempio nei confronti dei militanti No Tav. Anche se poi l’aggravante di terrorismo cade in giudizio, com’è successo per ora nel processo fiorentino così come in quello torinese, resta chiaro il fatto che isolare e criminalizzare i propri obiettivi con l’etichetta di “terrorista” è da decenni un tassello fondamentale di una strategia repressiva complessiva, in cui magistrati e polizia si muovono di concerto con i mezzi di comunicazione. Così come è chiara la volontà di punire immediatamente i compagni attraverso la carcerazione preventiva, che l’utilizzo di questi reati agevola e legittima.
La realtà dei fatti di quella sera è ovviamente ben diversa. Tanti compagni sono accorsi in soccorso di una ragazza accerchiata da dieci nazisti che giravano beatamente per il centro storico armati di catene e bastoni, dopo aver aggredito un giovane che usciva da un concerto. Le testimonianze spontanee che confermavano la verità dei fatti sono state ignorate e, come è successo in tanti altri casi, a finire condannati sono stati gli antifascisti.
Non è certo una novità che la giustizia dei tribunali e la polizia siano conniventi con i fascisti. Basti rammentare quanto è accaduto dopo la strage di piazza Dalmazia, quando l’inchiesta è stata insabbiata e Casseri liquidato come se fosse un pazzo. Piuttosto vogliamo sottolineare la continuità con le più recenti ondate repressive, che hanno colpito gli antifascisti a seguito del corteo del 16 novembre 2013 e del presidio delle Piagge del 6 dicembre 2014, così come la relazione con il processo contro il movimento fiorentino, che andrà a sentenza nei prossimi mesi, in cui ad essere colpite sono state anche le manifestazioni di solidarietà con gli imputati di via della Scala. E vogliamo ricordare anche le condanne in appello che hanno colpito pochi giorni fa 8 compagni per aver contestato nel 2009 la presenza di Forza Nuova a Rignano.
In uno scenario di crisi sempre più profonda, di fronte al moltiplicarsi delle tendenze verso la guerra, per la borghesia europea l’arma della repressione diventa sempre più importante: occorre colpire subito chi si oppone alle politiche antipopolari, ai licenziamenti, ai tagli, alle spese militari, alle opere inutili come il Tav o gli inceneritori, cercando di dividere tra “buoni” e “cattivi”, per evitare che possa organizzarsi e radicarsi una opposizione sociale reale. E occorre colpire subito chi si oppone alla presenza dei fascisti, alla loro propaganda razzista, che altro non fa che rilanciare la spinta reazionaria e guerrafondaia dei governi, ed è quindi pienamente funzionale ai loro piani.
Lo sviluppo di un apparato repressivo sempre più articolato va di pari passo con l’accentramento dei poteri nelle mani degli apparati esecutivi, nazionali e comunitari, con la restrizione delle libertà individuali, sindacali e politiche, con lo svuotamento delle istanze rappresentative a tutti i livelli. Quanto succede in queste settimane in Francia, dove vediamo il governo impiegare a piene mani gli strumenti repressivi dello “stato di emergenza” per colpire la protesta sindacale e studentesca contro la legge el Khomri, equivalente francese del Job Act, riassume molto bene i termini dello scontro in atto.
Per questo riteniamo che la repressione debba essere vista come un fronte di lotta fondamentale, e la solidarietà come l’elemento centrale di questa lotta. E che sempre di più debbano legarsi l’un l’altro i diversi fronti, contro la guerra, contro lo sfruttamento e la repressione sui posti di lavoro, contro le devastazioni ambientali, contro la repressione e il carcere, contro la limitazione dei diritti civili e politici, contro le riforme costituzionali autoritarie. Perciò a tutti coloro che si sentono impegnati su questi fronti rilanciamo le ragioni della solidarietà militante verso i compagni che vengono oggi colpiti per il loro antifascismo, e soprattutto la necessità di manifestare questa solidarietà nelle strade.
L’antifascismo non si processa!
Firenze Antifascista
Processo contro il movimento fiorentino. Il 7 Ottobre 2016 la sentenza!
Il 13 giugno si è tenuta un’altra udienza del Processo contro il movimento fiorentino.
Dopo gli slittamenti dei mesi scorsi, anche le difese hanno portato a termine le loro arringhe.
Il 7 ottobre 2016 sarà il giorno in cui il tribunale di Firenze emetterà la sentenza di primo grado partendo dalle richiesta dell’accusa: 71 anni e 9 mesi di condanna.
Noi invece ripartiremo dal 9 aprile, quando più di 3000 persone sono scese in piazza a Firenze in solidarietà con gli 86, dalle iniziative e dal dibattito con cui abbiamo preparato quella mobilitazione. Pensiamo sia importante rilanciare la solidarietà nei confronti dei compagni e delle compagne e invitiamo sin da ora tutti coloro che hanno aderito e partecipato alla giornata del 9 aprile a segnarsi sulla propria agenda il giorno della sentenza del processo.
La lotta è l’unica via… SOLIDARIETÀ!
Cpa fi-sud
Rete dei Collettivi Fiorentini Collettivo politico di Scienze politiche
Cantiere sociale Camilo Cienfuegos
Collettivo contro la repressione
Bloccata ancora una volta la trivella sui terreni dell’inceneritore!
Un gruppo di attivisti ancora più numeroso della volta scorsa, è entrato oggi pomeriggio nei terreni dove vorrebbero costruire l’inceneritore, e nonostante i divieti e lo schieramento di forze di polizia, ha bloccato i lavori di carotaggio. La polizia è intervenuta e ha cercato di allontanare gli attivisti che non si sono fatti intimorire e hanno resistito sulla trivella.
Abbiamo avuto la conferma che si sta preparando il terreno per la cantierizzazione di questa grande opera inutile e nociva e che è già in atto una militarizzazione del territorio per tentarne la realizzazione.
Abitanti, attivisti, comitati, continueranno ad opporsi con determinazione.
IL 12 Giugno continua il presidio del territorio dalle 10,30 in via dell’Osmannoro: materiale informativo, animazione per bambini, piantumazione alberi, assemblea e camminata sui terreni.
Partecipate e diffondete
Fermarli è possibile. Fermarli tocca a tutti noi.
Assemblea per la piana Contro le Nocività
pianacontronocivita.noblogs.org
Bloccata trivella sui terreni dell’inceneritore!
Come avevamo promesso, oggi un nutrito gruppo di attivisti è entrato sui terreni dell’inceneritore ed ha bloccato una trivella che stava effettuando un carotaggio utile per le analisi geologiche propedeutiche alla costruzione dell’impianto.
Una prima azione diretta per lanciare un messaggio ai devastatori della Piana: UNVISIFAFARE!
Oggi abbiamo dimostrato che fermarli è possibile e tocca a tutti Noi!
La mobilitazione è permanente.
Ci vediamo il 12 Giugno al presidio!
Oggi abbiamo dimostrato che fermarli e possibile e tocca a tutti Noi!
Assemblea per la Piana Contro le Nocività – AxPCN
Mamme No Inceneritore
Presidiamo il territorio, che appartiene a chi lo vive ogni giorno!
Come promesso il 14 maggio, quando 20.000 persone hanno manifestato contro la costruzione dell’inceneritore di firenze-sesto fiorentino contro tutti gli inceneritori e per le alternative, contro le grandi opere inutile e dannose, la protesta si è estesa il 29 maggio direttamente sui terreni dove vorrebbero costruire l’inceneritore e il nuovo mega aeroporto.
In tanti, nonostante la pioggia torrenziale, hanno partecipato al presidio nei pressi del “non luogo” Case Passerini, piantando alberi e facendo dei primi concreti passi verso l’unica, vera, grande opera utile e necessaria : il Parco della Piana.
Liberi cittadini determinati nel portare avanti l’iniziativa, uomini, donne e bambini riuniti per discutere, mangiare, cantare e, soprattutto, piantare alberi: una risposta per niente intimorita a chi vorrebbe trasformare la protesta in un problema di ordine pubblico, con le identificazioni nei giorni scorsi, la chiusura totale delle strade di accesso, la presenza continua di decine di agenti in borghese.
Finalmente anche tante persone dal centro di Firenze e delle periferie che si sono sentite unite nella lotta, dimostrando che qualcosa di straordinario è successo il 14 maggio, momento in cui la mobilitazione popolare ha espresso una domanda di democrazia e la richiesta forte di voler decidere del proprio territorio e della tutela della propria salute. Le amministrazioni devono bloccare l’inceneritore e cominciare a lavorare con la cittadinanza e non contro la cittadinanza, aprendo una verifica delle alternative seria e partecipata.
E stata loccasione, il 29 maggio, per confrontarsi sulle prossime iniziative e per connettere le varie vertenze presenti sul territorio che hanno come obiettivo la tutela della salute, dell’ambiente e del lavoro, diritti troppo spesso calpestati a favore degli interessi di pochi.
Gli organizzatori del 14 Maggio con tutto il movimento contro inceneritori, aeroporto, grandi opere inutili e nocive, che si batte per una diversa economia non distruttiva, hanno dimostrato ancora una volta capacità di mobilitazione, unità e determinazione verso un unico obiettivo : UNVISIFAFARE.
Le iniziative dei comitati continueranno su più livelli: con progetti di monitoraggio di aria, acqua e suolo, con la promozione di azioni legali e class action e con nuovi eventi volti ancora far vivere e conoscere i territori.
La mobilitazione continua con iniziative che coinvolgeranno tutta l’area fiorentina e sui terreni stessi, per ribadire la volontà di presidiare e riappropriarci del territorio, che appartiene a suoi abitanti.
Fermarli è possibile, fermarli tocca a noi!
Assemblea per la Piana Contro le Nocività (AxPCN)
Comitato No Aeroporto Campi Bisenzio
Mamme No Inceneritore
Solidarietà agli imputati del processo per il 15 Ottobre 2011
Il prossimo giovedì 12 maggio a Roma potrebbe svolgersi l’ultima udienza del processo di 1° grado che riguarda 17 compagne e compagni imputati per i fatti del 15 ottobre 2011. L’accusa ha richiesto complessivamente 115 anni di carcere, on un massimo di 11 anni per un manifestante. Fra le imputazioni quella di devastazione e saccheggio, inasprito negli anni ’90 rispetto a quanto il sistema democratico aveva ereditato dal Codice Rocco del ventennio fascista, sempre più spesso utilizzata come strumento di contrasto della conflittualità di piazza.
Il 15 ottobre decine di migliaia di persone scesero in piazza a Roma per dare una decisa risposta alle politiche di austerità messe in campo dai governi italiano ed europei, lla ferocia del dominio di classe che queste politiche determinavano.
Le “forze dell’ordine”, schierate massicciamente a difesa dei “palazzi del potere”, sono intervenute violentemente a fronte delle esplosioni di rabbia che si sono prodotte in vari spezzoni del corteo, fino ai caroselli selvaggi in piazza San Giovanni senza che alcun varco fosse lasciato per far defluire i manifestanti.
La macchina della repressione si è subito messa in moto con estrema durezza: oltre alle cariche e ai fermi con una pesante campagna mediatica di criminalizzazione. Puntualmente sono partiti i tentativi di dividere il movimento in buoni e cattivi, fino a comportamenti di aperta delazione messi in pratica anche da soggetti che pure erano in piazza quel 15 ottobre.
Anche con questo dobbiamo fare i conti: con quanto una parte “dei movimenti”, avendo cancellato la repressione dalla propria agenda e dal proprio dibattito per decenni quasi fosse un tabú, sia impreparato ad affrontare non solo la strategia repressiva nel suo complesso ma anche la singola operazione repressiva.
Questi meccanismi li conosciamo bene, li abbiamo ritrovati dopo Genova, dopo il corteo del 1 maggio 2015 a Milano e dopo la manifestazione antifascista di Cremona o in molti episodi anche minori che viviamo nelle nostre città.
Meccanismi ripetutamente utilizzati anche contro il movimento NoTAV che peró ha saputo rispondere agli attacchi della controparte facendo vivere la solidarietà nella lotta contro il TAV e sviluppando iniziative contro la repressione fuori e dentro i tribunali e davanti alle carceri. Anche a questo dobbiamo la sua forza e la sua longevità.
In una realtà dominata dalla violenza del capitale e dello sfruttamento, dall’ingiustizia e dalla diseguaglianza, in cui i meccanismi repressivi e legalitari sono strumenti per il mantenimento del dominio di classe, non possiamo che affermare con forza la nostra solidarietà nei confronti dei 17 imputati nel processo di Roma, di chi lotta e di chi subisce quella repressione, a Cremona, a Milano, in Val di Susa, osì come verso gli 86 imputati del processo ai movimenti fiorentini che arriverà a sentenza prossimamente.
LA LOTTA È L’UNICA VIA, SOLIDARIETÀ!
Collettivo contro la repressione Firenze
CPA Firenze sud
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos Campi B.
Collettivo Politico Scienze Politiche Firenze
Per chi è a Roma Giovedì 12 maggio 2016:
h 9 – Presidio davanti il Tribunale a Piazzale Clodio
h 18 – Assemblea sul reato di devastazione e saccheggio presso L38 Squat, n via Domenico Giuliotti 8x, con contributi sui processi relativi ai cortei del 1 maggio 2015 a Milano e del 24 gennaio 2015 a Cremona.
Solidarieta’ e sostegno alla nostra compagna Gina!
La compagna Gina de Angeli, infermiera presso l’ospedale di Carrara, e’ stata ingiustamente condannata al pagamento di 2500 euro di multa o in alternativa a 10 giorni di arresto esclusivamente per aver appoggiato la lotta dei lavoratori della ditta multinazionale di pulizie dussman, rea di aver intrapreso una scellerata politica di riduzione di personale.
Nel corso dei due anni di vertenza, dal 2013 al 2015, il collettivo s.o.s., di cui la nostra compagna fa parte, ha manifestato una profonda solidarieta’ alle lavoratrici attraverso numerose iniziative di lotta consistenti in presidi e volantinaggi.
Proprio nel corso di un presidio organizzato dai sindacati di base nel giugno del 2013 davanti all’ospedale di carrara alla compagna veniva contestato di aver indotto le lavoratrici a recarsi in corteo in comune per essere ricevute dal sindaco.
Esprimiamo la piu’ convinta solidarieta’ e il piu forte sostegno a Gina convinti che la motivazione di questa condanna sia di carattere politico; espressione lampante e ormai sempre piu’ frequente di una controffensiva dei padroni nei confronti di tutti quei lavoratori, e non, che si oppongono all’odierno sistema di lavoro/sfruttamento.
La solidarieta’, l’unita’ e il concreto sostegno sono indispensabili per aiutare ogni lavoratore che lotta contro qualsiasi forma di repressione.
Le compagne e i compagni del cantiere sociale camilo cienfuegos si rendono per questo disponibili a mettere in pratica iniziative di solidarieta’ concreta a favore della compagna Gina.
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Il 25 aprile della Firenze Antifascista
Oggi la Firenze Antifascista è tornata in San Frediano distribuendo il volantino che vi proponiamo di seguito.
Al mercato, nei negozi e per le strade del rione abbiamo riscontrato un sostegno popolare ben lontano dal linciaggio mediatico cui stiamo stati sottoposti.
Noi c’abbiamo messo la faccia… e si rassegnino i soliti noti della sinistra democratica fiorentina al soldo del Pd: c’è una Firenze che ancora non si vende, non cade nei loro trappoloni e non è disposta a stendere il tappeto rosso al politico di turno!
La Firenze Antifascista da anni organizza il 25 aprile in San Frediano e in questi anni ci siamo costruiti una legittimità e una credibilità a livello cittadino ma anche e soprattutto nel rione.
Anche quest’anno, con una piazza partecipata ed attraversata da migliaia di persone, lo abbiamo fatto con il rispetto che abbiamo sempre avuto. Non staremo quindi qui a prendere le difese di nessuno per scritte o altro perché è giusto che ognuno si assuma le proprie responsabilità verso il quartiere, l’unico piano che reputiamo interessante.
Non saremo noi a cadere nel “noi buoni e qualcun altro cattivo”. Maggiore rispetto deve essere portato verso un rione che certo non possiamo definire il simbolo della città vetrina: sicuramente questo è mancato. Ma di certo non possiamo posizionarci a fianco di pennivendoli e dei loro compari fautori del linciaggio mediatico della piazza del 25 aprile.
Comprendiamo il disappunto, ma attenzione a non cascare in questo trappolone.
Questo 25 Aprile, come da molti anni, è stato partecipato in S. Spirito da migliaia di giovani, lavoratori, antifascisti che vi hanno partecipato coniugando la festa con l’impegno militante di continuità con i valori e l’esempio che ci hanno lasciato Partigiani e Gappisti, come hanno testimoniato i numerosi interventi dal palco che hanno evidenziato il legame della Resistenza con l’impegno nella lotta odierna contro la crisi che provoca guerre e repressione, contro i fascisti che aprono i loro covi nella nostra città, per un rinnovato impegno di lotta e mobilitazione per la solidarietà e di internazionalismo.
Il corteo combattivo si è mosso dopo il ricordo a Potente da parte del partigiano Sugo della stessa brigata e di un giovane compagno di Firenze Antifascista sottolineando la continuità della lotta che, attraverso le generazioni, continua la battaglia nella prospettiva della costruzione di una nuova società.
Al corteo per le strade di San Frediano, un quartiere dalle tradizioni antifasciste, rimasto ancora oggi con una base popolare, dopo la deposizione di una corona al cippo dei caduti partigiani di piazza Tasso, hanno partecipato migliaia di antifascisti, lanciando slogan contro i fascisti e la polizia che li protegge, contro il governo e cantato canzoni di lotta e partigiane.
Per questa tensione la manifestazione del 25 aprile in Santo Spirito è da sempre censurata e, come in questo caso, osteggiata e attaccata: neanche un trafiletto sulle migliaia di giovani e meno giovani che continuano a fare antifascismo.
Tutto gettato nel tritacarne mediatico in una confusione di nomi, orari, piazze, sigle in cui l’unica cosa che spicca chiaramente è ciò che fa più comodo ai soliti noti della sinistra democratica fiorentina al soldo del PD: l’unico spazio di partecipazione e protagonismo popolare dove da oltre dieci anni manifesta la parte migliore di questa città, descritto e raccontato come l’epicentro di degrado e imbrattamenti, con il mediocre sindaco Nardella che dei rioni come San Frediano “se ne frega” tutto l’anno e oggi finge di ripulire le scritte alla ricerca dello scatto da prima pagina. Anche questo non è rispetto!
A noi però risulta difficile prendere lezioni da chi dà solidarietà a Casapound, vi si fa fotografare assieme, equipara partigiani e repubblichini, patrocina le iniziative di Lealtà e Azione come la Regione Toscana e lascia commemorare, proprio per il 25 aprile, i “caduti della Rsi” ad un gruppetto di fascistelli protetti da decine di poliziotti e carabinieri.
Ebbene si… ci risulta impossibile ricevere lezioni di “civiltà” da parte di pennivendoli e cronisti asserviti del calibro di Fatucchi del Corriere dei Padroni e di Bufano di Controradio – alias RadioPD – e mai leggeremo la realtà attraverso le loro lenti di ipocrisia e perbenismo. Questi signori si rendono conto che i fascisti non hanno avuto nemmeno il bisogno di scrivere un comunicato ma gli è stato sufficiente condividere i loro articoli? Pensiamo che questi soggetti non si possano permettere di decidere con chi possiamo stare o non stare in piazza e a chi possiamo o non possiamo dare solidarietà, quella che abbiamo sempre espresso nei confronti di tutti coloro che sono colpiti dalla repressione.
La stessa solidarietà che rinnoviamo anche in questa occasione ai tre arrestati del 20 aprile.
L’attacco politico e la campagna mediatica non si è fermata né al 25 Aprile, né a Firenze Antifascista.
Ora anche l’antifascismo e la solidarietà in generale sarebbero da considerarsi reati e guai a parlarne: solo due settimane fa 3000 persone erano in piazza a Firenze in Solidarietà con gli 86 compagni imputati nel processo contro il movimento fiorentino ed il fatto che la notizia sia scappata a questi “attenti cronisti” la dice lunga sul loro ruolo e sul gioco sporco che portano avanti per conto della Questura.
Da parte nostra andremo avanti senza alcun appoggio istituzionale, autofinanziando le nostre iniziative, con l’impegno militante di decine e decine di compagni perché crediamo che questa sia l’unica via che possa darci la possibilità di portare a compimento una Liberazione che oggi pare esser più lontana di quanto non lo fosse nel ’44.
Saremo ancora in San Frediano ed in Oltrarno, rioni popolari pieni di vitalità, a festeggiare il 25 aprile, consapevoli del rispetto che questo quartiere merita e del legame che vive con l’Antifascismo.
Firenze Antifascista
Istituzioni, pd, fascisti e qualcosa che sui giornali non pubblicheranno mai!
In questi giorni sui media locali ha tenuto banco la polemica interna al Pd fiorentino dopo la foto che immortala alcuni suoi esponenti con il capetto di Casapound Firenze. Chiaramente la notizia è stata trattata con la solita superficialità. Ci sembra il caso di contestualizzarla con alcuni esempi per ricondurre il fatto su un piano più generale.
A Firenze Pd e Casapound si sono espressi solidarietà più volte: il Pd lo ha fatto per condannare le azioni antifasciste contro la libreria il Bargello a Coverciano, Casapound all’indomani dell’approvazione del Jobs Act quando sindacati di base, collettivi e centri sociali organizzarono una manifestazione davanti alla sede del Pd a Novoli. Già nel dicembre del 2011, dopo la strage di piazza Dalmazia avevamo sottolineato questo tipo di convergenza. Renzi, allora sindaco di Firenze, stemperò subito gli animi parlando del “gesto isolato di un folle” e Casapound, sempre per bocca del suo capetto, disse che non poteva esser fatto il test di igiene mentale a tutti coloro che erano simpatizzanti del suo movimento. In ogni caso, anche se per motivi diversi, Pd e Casapound tennero posizioni identiche individuando nella possibile risposta degli antifascisti il solo ed unico problema da cui guardarsi.
Altro fatto, altro gruppo neofascista: il Progetto Dinamo, legato al circuito Hammerskin, nazisti in odor di malavita ospitati a Firenze in un locale di proprietà dei Gesuiti, organizza un serie di incontri sulla storia toscana con il professor Giacomo Cipriani dell’Università di Firenze e in virtù dei rapporti con Jacopo Alberti, candidato come governatore dalla Lega nord alle ultime regionali, ha ottenuto il patrocinio della Regione Toscana.
Sempre la Regione Toscana, durante l’ultimo consiglio, ha approvato una mozione di Fratelli d’Italia con il voto favorevole di Pd, Lega e Toscana a Sinistra per organizzare gite scolastiche in occasione del Giorno del Ricordo alla foiba di Basovizza, eretta a monumento nazionale nonostante in quella foiba non sia mai stato trovato nemmeno un corpo e questo la dice lunga sull’ “operazione foibe”.
A Firenze a tirare le fila del revisionismo è proprio Casaggí con Fratelli d’Italia e Giani, nel ruolo di presidente del consiglio comunale, è arrivato addirittura a partecipare alle manifestazioni del 10 febbraio organizzate dagli stessi soggetti che il 25 aprile saranno a Trespiano in “onore ai caduti della Repubblica sociale”.
Quella sulle foibe fa parte di un’operazione ben più ampia di riscrittura della storia inaugurata dal vecchio Pds e Alleanza Nazionale per creare un clima di riconciliazione e pacificazione nazionale. Non scordiamo quando Violante, dai banchi del parlamento, intervenne per dire che “infondo ci saremmo dovuti sforzare di comprendere le ragioni dei ragazzi di Salò perché i morti sono tutti uguali”. La pacificazione e la riconciliazione non sono elementi che ci appartengono: sono utili solo alla classe dominante per sdoganare ancora una volta chi nella storia ha difeso il capitale nei suoi momenti di crisi più forte e per attaccare i valori e la pratica della Resistenza Antifascista: lotta di classe, solidarietà e internazionalismo, oggi più attuali che mai.
Sempre in questi giorni, stavolta a Bruxelles, il parlamento europeo ha votato un finanziamento di ben 600 mila euro alla “coalizione paneuropea”, un’accozzaglia di partiti e partitini neofascisti, il cui capofila è Roberto Fiore, ex Nar, fondatore di Forza Nuova.
Mettendo insieme questi pochi elementi – ci saremmo potuti dilungare molto di più – crediamo che il vero problema sia il rapporto tra fascisti e istituzioni, il crescente livello di complicità e complementarità specialmente in una fase in cui la propaganda istituzionale e quella neofascista ormai si sovrappongono e parlano la stessa lingua in materia di guerra, repressione, sicurezza e immigrazione.
Alla luce di tutto questo la foto scattata ai giardini di via Felice Fontana sbiadisce, anzi quasi la potremmo considerare “normale” o “naturale”, figlia del clima in cui sono cresciuti e sono stati selezionati dirigenti e quadri del Pd. Il problema è tutto di chi crede ancora che il Pd sia un partito antifascista. E’ ora di aprire gli occhi su questa realtà e attrezzarsi di conseguenza, come fanno quotidianamente coloro che come noi lottano non rassegnandosi a ingiustizie, guerre, sopraffazioni e sfruttamento
Iniziamo dal 25 Aprile! Alle 17.00 tutti al corteo antifascista in Piazza Santo Spirito, contro fascismo, guerra e repressione!
Firenze Antifascista
Ieri a Firenze è scesa in piazza la solidarietà: 3000 persone hanno attraversato il centro storico da piazza Santa Maria Novella a Santa Croce.
Un corteo costruito durante mesi di riunioni, assemblee e iniziative che hanno fatto vivere la solidarietà nei confronti degli 86 compagni imputati nel processo contro il movimento fiorentino sul territorio e non solo.
Mesi durante i quali sono cresciute coscienza e consapevolezza di cosa rappresenti oggi la strategia repressiva nel contesto di guerra e crisi in cui viviamo.
Un corteo colorato da centinaia di bandiere rosse, composto dai centri sociali, collettivi studenteschi, sindacati, strutture organizzate, comitati e tanti solidali che ha avuto la capacità di parlare alla città con slogan e interventi che hanno tenuto insieme lotta e solidarietà.
Questa manifestazione rappresenta un passaggio sicuramente importante: uno stimolo a proseguire e intensificare le mobilitazioni, le battaglie e le vertenze aperte in questa città contro la guerra, lo sfruttamento e il fascismo nelle scuole, sui posti di lavoro e nei nostri quartieri.
La scommessa che abbiamo fatto portando avanti questa mobilitazione e la nostra campagna ha dato frutti che continueremo a coltivare sapendo che, per quanto ci sia un prezzo da pagare per chi non vuole abbassare la testa, LA LOTTA È L’UNICA VIA e la SOLIDARIETÀ ne è elemento e pratica imprescindibile.
Ci vediamo in San Frediano, in Santo Spirito, il prossimo 25 aprile nella piazza organizzata dalla Firenze Antifascista!
Video corteo arrivo in S.Croce
https://www.facebook.com/1538844779699468/videos/1683266675257277/
Cpa fi-sud
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Collettivo Politico Scienze Politiche
Rete dei Collettivi Fiorentini
Collettivo contro la Repressione – Firenze
Dalle montagne del Kurdistan al cuore di Roma, solidarietà ad Ararat sotto sgombero!
Come compagni e compagne di Firenze esprimiamo la nostra solidarietà al centro Ararat minacciato di sgombero dal prefetto Tronca.
Dopo oltre 17 anni di iniziative culturali, politiche e sociali, che hanno fatto di Ararat uno degli spazi più vivi ed attivi della città che oggi lo mette in vendita insieme a tante altri spazi sociali di Roma, si vuole così cancellare un’esperienza che è stata fra le più importanti e significative, nata grazie alla determinazione degli esuli politici kurdi e di attivisti generosi come Dino Frisullo, cui non a caso è stata dedicata la piazza al Testaccio che ospita Ararat, e con il quale anche noi abbiamo condiviso il percorso di mobilitazione e sostegno alla resistenza all’occupazione in Kurdistan.
Mentre la resistenza dei kurdi in Siria contro l’Isis attira le “simpatie” internazionali, nel Bakur, Kurdistan turco, ogni giorno si muore e si lotta per gli attacchi dell’esercito turco alle esperienze di emancipazione e liberazione portate avanti dalle forze della sinistra kurda legate al PKK. Tutto questo nel silenzio assordante dei media e con la complicità e sostegno dei nostri governi al macellaio Erdogan, in nome della comune appartenenza alla Nato e per le politiche assassine e vergognose sull’immigrazione.
In questi mesi il Centro Culturale è stato punto centrale per le attività e le mobilitazioni a fianco della resistenza kurda, riferimento per i rifugiati kurdi e per tutte le realtà solidali con la loro lotta di liberazione. Con lo stesso silenzio e con le stesse complicità viene oggi minacciato di sgombero da parte delle autorità.
Con la sicurezza che i compagni e le compagne sapranno rispondere e reagire a questi tentativi, vogliamo esprimere la nostra solidarietà al centro Ararat e la nostra disponibilità a partecipare e sostenere alle iniziative ed alle mobilitazioni che verranno decise per opporsi allo sgombero.
Solidarietà ad Ararat
Per un Kurdistan libero dall’oppressione e lo sfruttamento
Libertà per il presidente Ocalan
Fuori il PKK dalle liste antiterrorismo
CPA Firenze sud, Cantiere Sociale Camillo Cienfuegos, Collettivo Politico Scienze Politiche
Contro la repressione: estendere la solidarieta’, rilanciare la lotta!
A quasi 4 anni dalle prime operazioni di polizia, quando decine di agenti della Digos svegliarono all’alba altrettante decine di compagni e attivisti fiorentini (perquisendo le loro abitazioni e notificando loro arresti domiciliari, obblighi di firma e denunce) siamo arrivati alle battute finali del “processone” agli 86, il “processone contro il movimento fiorentino”.
Ieri, lunedì 21 marzo, il PM Coletta ha concluso l’arringa con le sue richieste di condanna. Le pene richieste vanno dai 2 anni e 6 mesi per i sette compagni accusati di associazione a delinquere (l’ipotesi di reato che ha consentito agli organi inquirenti di mettere insieme nello stesso processo fatti avvenuti in luoghi, tempi e con protagonisti anche molto differenti tra loro, oltre che di richiedere al GIP l’applicazione delle misure cautelari) ; fino a 3 mesi per altri compagni accusati di reati vari.
Molte delle richieste oscillano da 1 anno a 1 anno e 8 mesi per coloro che sono accusati di aver partecipato alla contestazione alla Santanché al Polo di Novoli, alle mobilitazioni in concomitanza con l’approvazione in Parlamento della c.d. riforma Gelmini, a quelle in solidarietà agli imputati stessi. 15 sono le richieste di assoluzione.
In totale più di 70 anni di carcere complessivi.
Particolarmente odiose ed esose le richieste di risarcimento delle parti civili: 300mila euro è la richiesta di Trenitalia per un’occupazione della stazione di Rifredi durata neanche due ore, mentre 40mila euro chiedono poliziotti, alcuni leghisti, il preside del liceo Michelangiolo Primerano, Confindustria ed altri.
Se l’obiettivo è quello di impaurire, di “educare” dei compagni e degli attivisti a temere la risposta delle autorità che si contestano, a starsene zitti e buoni, o al limite a protestare (senza alcuna velleità di vittoria, ci mancherebbe altro!) entro i confini della legalità (che diventano sempre più ristretti….) beh se questo è ciò che vogliono fare polizia, magistratura e istituzioni, noi rispondiamo loro che non ci sono riusciti. Non ci hanno ricondotto al silenzio con mesi di arresti domiciliari (quando poi, tra l’altro, viene richiesta per le stesse persone una pena che non prevede la carcerazione!) e non lo faranno adesso.
Agli imputati vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà.
Vogliamo rivendicare le lotte per una scuola ed una università pubbliche e non classiste, per la difesa del posto di lavoro, per il diritto alla casa, contro l’apertura di sedi fasciste, contro la costruzione di un CIE-CPT e di grandi opere inutili e dannose (come inceneritore e mega aeroporto). Lotte che sono tutt’ora importanti ed attive sul territorio, e che continueranno, contando anche sulla capacità e la generosità di coloro che stanno subendo l’attacco repressivo.
La repressione non deve essere uno spauracchio o una cosa di cui non parlare, ma un ulteriore fronte di lotta sul quale fare dibattito e mobilitazione, in modo da ribaltare una strategia di isolamento, punizione, criminalizzazione in una di vicinanza, solidarietà e determinazione nel cambiare la nostra società.
Invitiamo dunque TUTTI a esprimere la propria solidarietà agli 86 imputati, partecipando alle iniziative in loro sostegno, alla MANIFESTAZIONE di Sabato 9 APRILE 2016 alle 15,30 in Piazza Santa Maria Novella, e soprattutto a partecipare alle future mobilitazioni in difesa del territorio, per condizioni di lavoro e abitative migliori, contro la guerra ed il fascismo.
LA LOTTA E’ L’UNICA VIA! SOLIDARIETA’ AGLI 86!
SABATO 9 APRILE h 15,30 PIAZZA SANTA MARIA NOVELLA – FIRENZE
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Processo contro il movimento fiorentino – comunicato unitario
L’ACCUSA CHIEDE PIU’ DI 70 ANNI DI CARCERE.
IL 9 APRILE 2016 TUTTI IN PIAZZA SANTA MARIA NOVELLA ALLE ORE 15.30 IN SOLIDARIETÀ CON GLI 86
Oggi, lunedí 21 marzo, al tribunale di Firenze si è tenuta l’udienza del processo contro il movimento fiorentino durante la quale il Pm Coletta ha avanzato le richieste di condanna.
Per l’accusa di associazione a delinquere, l’ipotesi di reato su cui è stata costruita tutta l’inchiesta, il Pm ha chiesto 2 anni e 7 mesi per un compagno e 2 anni e 6 mesi per gli altri sei accusati di questo reato.
Per i fatti legati alle manifestazioni studentesche del 30 novembre 2010, al presidio contro la presenza della Santanchè al Polo delle Scienze Sociali e alle manifestazioni di solidarietà dopo i primi arresti del 4 maggio 2011, riguardanti decine di compagni, le richieste vanno da 1 anno ad 1 e 8 mesi. Per 15 imputati è stata chiesta l’assoluzione. Per tutti gli altri dai 3 ai 5 mesi.
I numeri del processo sono questi: 86 imputati, 35 misure cautelari, 584 capi d’imputazione contestati, 71 anni e 9 mesi di carcere chiesti dall’accusa.
A questi si aggiungono le richieste dei danni avanzate dalle parti civili: le 300 mila euro richieste da Trenitalia e le quasi 40 mila richieste tra poliziotti, digos, leghisti, Primerano (il preside del Michelangelo in quota PD), Gest Spa (il gestore della tramvia) e Confindustria.
Dopo quest’udienza si fa ancora piú importante e necessaria la partecipazione alla piazza del 9 aprile a Firenze in solidarietà agli 86 e contro la repressione!
Centro Popolare Autogestito fi-sud
Movimento di Lotta per la Casa
Collettivo Politico Scienze Politiche
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio
Occupazione Corsica 81
Assemblea contro la metropoli
Rete dei Collettivi fiorentini
Confederazione Cobas Firenze
CUB Firenze
Clash City Workers – Firenze
Per un’altra Città
Collettivo contro la repressione – Firenze
La Polveriera
CSA nEXt Emerson
Partito Comunista dei Lavoratori – Firenze
Comitato Comunista Fosco Dinucci – Firenze
Partito Comunista – Firenze
Prc – Firenze
Giovani Comunisti – Firenze
Ennesima operazione repressiva ai danni dei No Tav: solidarietà da Campi Bisenzio!
Questa mattina i carabinieri hanno perquisito le abitazioni di alcuni attivisti No Tav, il presidio di Venaus e il popolare locale “La Credenza” di Bussoleno, notificando, al momento, 5 obblighi di firma e 2 arresti domiciliari.
Il fatto contestato sarebbe un episodio occorso dopo una delle tante cene in val Clarea: uno dei presenti viene fermato dalle forze di polizia in paese ed altri no tav accorrono in suo sostegno, senza che la situazione degeneri.
Inutile dire che qualsiasi occasione è buona per mettere in moto la macchina della repressione verso un movimento che dimostra una capacità di resistenza ed una combattività costanti.
Altrettanto importante è la capacità del movimento No Tav di rispondere unito proprio di fronte alla repressione, respingendo al mittente i tentativi di criminalizzarlo, isolarlo e dividerlo in “buoni e cattivi”.
Ai compagni indagati e al movimento tutto va quindi la nostra solidarietà, convinti che anche questo sia un terreno di lotta e mobilitazione da percorrere. Essere solidali infatti, per noi, non significa solo esprimere vicinanza politica o contribuire economicamente alle spese che la repressione comporta, ma anche lottare al fianco di questi compagni sul nostro territorio, oggetto anch’esso di un analogo tentativo di speculazione e devastazione (vedi i progetti di costruzione dell’inceneritore e del nuovo mega aeroporto).
Verso la manifestazione del 9 aprile: la lotta è l’unica via, solidarietà!
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio
A Campi è uscito il bando ERP: MA LE CASE POPOLARI CI SONO?
Dopo 4 anni è uscito il bando per le case popolari, sulla base della nuova legge regionale del 2015 (peggiorata rispetto alla precedente!), con scadenza il prossimo 6 maggio, ma le case popolari non ci sono!!
Al momento sono meno di 10 gli alloggi pubblici disponibili, a fronte di un bisogno casa che in questi anni è cresciuto per effetto della crisi economica (340 famiglie nella vecchia graduatoria): ciò significa che in mancanza di case da assegnare, il bando è destinato ad essere solo una lista di attesa per centinaia di nuclei familiari, sempre più emarginati dal “libero” mercato delle abitazioni..
In tutta l’area fiorentina, l’emergenza sfratti (circa 50 solo a Campi) – quasi tutti per morosità dovuta a perdita del lavoro, precarietà e mancanza di reddito – si è aggravata per l’assenza di efficaci provvedimenti da parte delle istituzioni pubbliche. Non ci sono alloggi per l’emergenza, non sono state costruite o acquistate nuove case popolari da parte della Regione, i soldi per sostenere chi non ce la fa a pagare l’affitto sono sempre insufficienti, mentre – in questa situazione – i servizi sociali mortificano i bisogni delle persone.
Eppure le case ci sarebbero per tutti/e (solo a Campi ci sono circa 700 alloggi privati tenuti vuoti!), senza bisogno di mettere le famiglie negli affittacamere o dividerle nelle strutture assistenziali (misure che non risolvono l’emergenza ma che ingrassano, con soldi pubblici, dei privati o delle cooperative senza scrupolo, vedi ad esempio “mafia capitale”), senza costringere ad umilianti convivenze, senza scatenare pericolose guerre tra poveri!!
Chiediamo con urgenza di:
1) aumentare gli alloggi popolari e l’intervento pubblico nel settore casa
2) utilizzare il patrimonio edilizio sfitto, a partire da quello delle medio-grandi proprietà, anche ricorrendo al provvedimento della requisizione
3) utilizzare le risorse pubbliche per sostenere le famiglie più colpite dalla crisi invece che per guerre o opere inutili e dannose per il territorio e la salute dei cittadini.
4) bloccare gli sfratti in mancanza di provvedimenti e alternative concrete, perchè nessuno deve finire per strada
mobilitiamoci per il diritto alla casa!!
GIOVEDI 24 MARZO 2016 ORE 17.00
presidio in piazza Dante sotto il Consiglio Comunale
assemblea cittadina 1 Aprile h 21 Piazza Matteucci 11
SOLIDARIETA’ E MUTUO SOCCORSO!
PARTECIPIAMO IN PRIMA PERSONA!
Ogni martedi dalle ore 17.00 alle ore 19.30 in piazza Matteucci 11, Campi, consulenza su sfratti, diritto alla casa e bando ERP.
Sip piazza Matteucci, Campi 15 marzo 2016
Gruppo Casa di Campi Bisenzio
Domenica 21 Febbraio 2016 Riprendiamoci il territorio: una giornata che ha “lasciato il segno”!
In oltre 200 abbiamo attraversato i terreni interessati dalla costruzione delle 2 grandi opere costose e nocive che minacciano Firenze e la sua piana; l’inceneritore di Case Passerini ed il nuovo mega-aeroporto di Peretola.
In questi anni le diverse anime del movimento si sono fortemente impegnate nel coinvolgimento dei territori, nella critica puntuale di luoghi comuni e false verità seminate ad hoc dai sostenitori dei grandi interessi, nella proposta di alternative concrete per il ciclo dei rifiuti, della mobilità, del lavoro e del rapporto con l’ambiente naturale e urbano.
Questo impegno non è mai terminato e ad esso si aggiunge, oggi, una sempre maggiore presenza sui terreni dove il sistema stato-imprese ha previsto, al riparo da critiche e partecipazione pubblica, la realizzazione dei progetti.
Gli abitanti della piana dimostrano che la sordità istituzionale e l’arroganza di gruppi affaristici come Hera e Toscana Aeroporti non riescono a scoraggiare più del fango o dell’umidità.
Le reti delle resistenze popolari e dell’elaborazione di controproposte continuano a crescere e trovano nella presenza attiva e vigile sui territori nuova energia per continuare la lotta. Le decisioni blindate e antipopolari non hanno fermato la determinazione di chi non è disposto a cedere di fronte a questi attacchi alla salute, all’ambiente, alla vita e cerca invece, con intelligenza e coraggio, forme e strumenti di opposizione per fermare la devastazione.
Oggi è stato un altro momento importante.
Il fango, nella zona dell’Osmannoro, aspetta anche te per aggiungere altre orme alle migliaia che stamani ci hanno “lasciato il segno”.
No inceneritori, No aeroporto, Basta nocività!
Gli organizzatori della manifestazione
Criminale è chi sfratta e lascia le case vuote!
La mattina del 18 febbraio dalle 6.30 sono state eseguite dalla Questura di Padova perquisizioni abitative e corporali tra Padova, Schio (Vi) e Cagliari nei confronti di 11 compagni del Comitato di Lotta per la Casa, attivi anche nella radio web RadiAzione e all’interno dell’Associazione culturale N. Pasian.
Queste si sono tramutate in 11 misure cautelari tra cui: 4 arresti domiciliari, 2 divieti di dimora e 5 obblighi di firma. Inoltre senza alcun avviso è stata sigillata con un portone di metallo la sede di Piazza Toselli, storico punto di riferimento a Padova e in particolare del quartiere, in cui si sono sempre svolte le attività dello sportello antisfratto del Comitato di Lotta per la Casa, dell’Asd Quadrato Meticcio, del doposcuola, dell’associazione N. Pasian, della Boxe Popolare Chinatown, della biblioteca del Centro di Documentazione C. Giacca e della web radio RadiAzione (a cui è stata requisita tutta la strumentazione). Attualmente la stessa sede è stata posta sotto sequestro.
L’accusa è quella di associazione a delinquere. Negli ultimi anni il reato associativo è stato sempre più utilizzato perchè consente, da una parte di incarcerare e dare misure cautelari preventive, così di allontanare dalle lotte dei compagni attivi, e dall’altra di allargare il raggio d’azione dell’inchiesta coinvolgendo anche strutture, sedi fisiche e strumenti di propaganda come per RadiAzione. I fatti specifici constano di numerosi picchetti antisfratto ed alcune occupazioni abitative. La costruzione accusatoria però parla di un’organizzazione criminale, capace di circuire persone straniere e, fingendo di erogare loro un servizio inerente alla loro problematica abitativa, prima fidelizzarle e in seguito spingerle a occupare inconsapevolmente un alloggio. Il Comitato, sempre secondo l’accusa, si serviva di RadiAzione come strumento per “promuovere le proprie attività criminali”.
Questa è la costruzione messa in piedi dalla Digos e commissionata da coloro che nell’edilizia residenziale pubblica vedono l’ennesimo bacino di speculazione da dove poter succhiare quei sempre più risicati margini di guadagno che la crisi del sistema produttivo ed economico ancora concede. Dal momento che le istituzioni non vogliono dare risposte serie alle problematiche sociali tipiche dei quartieri popolari (e chiunque conosca le condizioni in cui versano le case Ater non farà fatica a credere a queste parole), si cerca di risolverle reprimendo e criminalizzando le realtà politiche identificate come capaci di focalizzare la rabbia diffusa che in tali quartieri si respira. Ed ecco che chi lotta per evitare che persone in difficoltà vengano buttate fuori di casa (perché ree di morosità incolpevole) diventa un criminale. Chi aiuta famiglie, costrette a vivere in auto, ad occupare alloggi lasciati colpevolmente vuoti dall’Ater in attesa di poterli svendere all’asta al palazzinaro di turno, viene arrestato e una radio che denuncia la situazione di miseria a cui sempre più persone sono costrette, pur di garantire la ricchezza dei soliti pochi, viene fatta tacere.
La pronta e grande solidarietà mostrata sin da subito dagli abitanti del quartiere e da moltissime realtà in tutta Italia evidenzia quanto queste menzogne si scontrino ogni giorno di più con le contraddizioni palesi della società in cui viviamo. Una società strozzata dalla crisi economica irreversibile, che per mantenere inalterati i propri profitti promuove misure antipopolari tagliando istruzione e sanità, allungando i termini per le pensioni, riducendo e privatizzando sempre più i servizi sociali come i trasporti, precarizzando ulteriormente il mondo del lavoro e speculando sull’edilizia residenziale pubblica. Tutto ciò a fronte del costante rifinanziamento degli investimenti bellici, espressione della tendenza alla guerra sempre più marcata e che spesso si intreccia sul fronte interno con l’apparato repressivo dello stato.
Per continuare con le riforme “dei sacrifici”, la classe dirigente necessita di un clima di pace sociale e di tenere a freno il malessere popolare che, invece, aumenta sempre più e in tutta la penisola. Questo fine lo persegue con l’inasprimento della repressione e l’attacco verso le diverse forme di lotta che maturano in tale contesto, sia attraverso inchieste giudiziarie che con il manganello della polizia, com’è successo nei giorni scorsi ai lavoratori della logistica della Bormioli in lotta per il proprio posto di lavoro. Questo è un attacco rivolto a tutta una classe sociale e non solo agli 11 indagati; perché quella che loro identificano come “un vero e proprio sodalizio criminale, strutturato e organizzato in maniera stabile” è una realtà impegnata nella costruzione di un tessuto sociale capace di rispondere in maniera autorganizzata alle proprie esigenze, senza bisogno di andare ad elemosinare le briciole dalla giunta di turno, magari in cambio di qualche voto in più. Questo tessuto ci conosce, e sa bene che i veri criminali sono quelli che, in nome della ripresa, propongono ricette fatte di supersfruttamento, stipendi da fame e licenziamenti indiscriminati e poi, quando non si hanno abbastanza soldi per pagare loro un affitto, mandano la polizia a buttarti fuori di casa. Le accuse che ci muovono le rimandiamo al mittente, consci che se è successo tutto questo è perché hanno paura e noi dal canto nostro non abbiamo intenzione di smettere di fargliene. Giovedì abbiamo salutato compagni determinati e con la rabbia negli occhi e siamo e saremo sempre pronti a raccoglierne il testimone.
Per questo l’appuntamento musicale del venerdì in Piazza Toselli verrà mantenuto e ci prenderemo le strade del quartiere per portarlo avanti.
Per questo continueremo a lottare.
Abbiamo bisogno del sostegno di tutti e tutte. Le istituzioni hanno dato la loro risposta a chi chiedeva uguaglianza sociale, adesso è il momento di dare la nostra.
SOLIDARIETÀ A TUTTI I COMPAGNI DEL COMITATO DI LOTTA PER LA CASA LE LOTTE NON SI ARRESTANO!
SABATO 27, ORE 16, PIAZZETTA CADUTI DELLA RESISTENZA CORTEO A SOSTEGNO DEI COMPAGNI INDAGATI!
Comitato di Lotta per la casa, redazione di RadiAzione.info, Associazione Culturale N. Pasian, Mensa Marzolo Occupata, Centro di documentazione C. Giacca, Collettivo Universitario RedAnt
Sabato 6 Febbraio 2016 Sciopero! Presidio h 09:30 davanti ai cancelli Gkn!
In risposta all’annuncio da parte dell’azienda panorama di campi bisenzio di voler effettuare un imponente taglio del personale, ben 45 lavoratori rischiano di perdere il proprio posto, è stato deciso di proclamare un pacchetto di scioperi da praticare nelle prossime settimane.
La scelta di dare una risposta chiara, forte e unitaria da parte dei lavoratori è anche conseguenza dell’atteggiamento di chiusura dimostrato dall’azienda stessa nel rapportarsi alle rappresentanze sindacali dei lavoratori. Necessario quindi il protagonismo operaio che solamente può qualcosa contro l’arroganza dimostrata dalla dirigenza Panorama.
Intorno a questa vertenza si sono concentrate varie forme di solidarietà, come quella espressa dai vicini lavoratori campigiani dell’azienda GKN e da parte di vari altri posti di lavoro.
Come “Assemblea No Jobs Act” siamo vicini e solidali a tutti questi lavoratori e lavoratrici in lotta! Essi stanno difendendo non soltanto il loro posto di lavoro, ma l’interesse di tutti, poiché cedere di fronte all’arroganza aziendale significherebbe un precedente utilizzabile anche da altri padroni al fine di peggiorare le condizioni del lavoro salariato.
Ci troviamo ad una contraddizione inaccettabile: da un lato abbiamo una disoccupazione a due cifre (quella giovanile è circa al 38%), dall’altro per chi lavora aumentano i ritmi, le richieste di straordinario e di domeniche e festivi lavorativi. Tutto ciò non fa altro che abbassare ulteriormente i salari e i diritti dei lavoratori, perché la minaccia di essere “messi in esubero” o “sostituiti” è sempre dietro l’angolo.
Non possiamo accettare questo ricatto e cadere nella trappola di chi ci vuole divisi (giovani contro vecchi, occupati contro disoccupati, precari contro “tempi indeterminati”) ma dobbiamo rispondere con unità quanto più estesa per supportare ogni forma di resistenza alle iniquità e alle ingiustizie sulle quali questo sistema economico si fonda.
Aderiamo al presidio organizzato per Sabato 6 Febbraio 2016 alle ore 09:30 davanti ai cancelli della GKN (Via Fratelli Cervi 1, Campi Bisenzio, di fronte ai Gigli), invitando tutti coloro che si sentono vicini ad esprimere fattivamente la loro solidarietà partecipando al presidio.
Contro ogni forma di sfruttamento, unita’ con i lavoratori in lotta!
NO al ricatto aziendale!
Assemblea NO Jobs Act Firenze
Processo contro il movimento fiorentino: i tempi si allungano.
Nel corso dell’ultima udienza del Processo contro il movimento fiorentino il PM Coletta ha deciso di riformulare alcune delle accuse per alcuni degli 86 compagni imputati.
Questa scelta ha portato all’allungamento dei tempi processuali.
Pertanto stiamo prendendo in considerazione l’ipotesi di posticipare la manifestazione di solidarietà fissata per il 13 febbraio.
La prossima udienza è fissata per il 22 gennaio e solo allora sapremo in che tempi si arriverà alla formulazione delle richieste di condanna e saremo in grado di rilanciare una data precisa per la manifestazione di piazza.
Firenze, 14 gennaio 2016
Centro Popolare Autogestito fi-sud, Movimento di Lotta per la Casa, Collettivo Politico Scienze Politiche, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio, Occupazione Corsica 81, Assemblea contro la metropoli, Rete dei Collettivi fiorentini, Confederazione Cobas Firenze, Clash City Workers – Firenze, Per un’altra Città, Collettivo contro la repressione – Firenze, La Polveriera, CSA nEXt Emerson, Partito Comunista dei Lavoratori – Firenze
Comunicati 2015
Un giorno di ordinaria repressione a Firenze: solidarietà alla “spina nel fianco” e ai lavoratori della sanità!
In questi giorni abbiamo assistito a vari episodi di violenza poliziesca a Firenze, episodi sempre meno rari in città come sul resto del territorio nazionale.
Dopo una notte di resistenza sui tetti, è stato sgomberato lo spazio sociale “La Spina” in via Bellosguardo nei pressi di Piazza Tasso e, nella mattinata di ieri, il presidio dei lavoratori in protesta contro l’approvazione della legge per la riorganizzazione del sistema sanitario toscano è stato caricato da agenti in antisommossa. Le modalità repressive espresse dagli agenti in divisa e non, visto il protagonismo della digos nel praticare le più varie forme di abuso, sono state caratterizzate da una brutalità che lascerebbe allibiti se non si avesse coscienza del ruolo svolto da questi servi: proteggere lo stato di cose presenti, preservare un sistema che si basa sullo sfruttamento, sulla menzogna e sulla prevaricazione.
Ci preme sottolineare, oltre che esprimere solidarietà a coloro che hanno subito queste ennesime angherie, come ormai ogni qualvolta si pongano problemi politici relativi alla sostenibilità della società capitalista, lottando contro questo modello ingiusto e barbaro, le uniche risposte siano rappresentate dalle manganellate dei poliziotti.
La chiusura di ogni canale di mediazione rappresenta l’unica direttiva padronale in risposta alla forza crescente di chi lotta contro un sistema di ingiustizie: dal mondo del lavoro, in cui assistiamo ad un incremento dello sfruttamento e dei licenziamenti politici, alle problematiche sociali quali l’emergenza abitativa gestita sempre più come mero problema di ordine pubblico, dalla lotta alla scuola dell’obbedienza passando alle lotte contro le nocività che animano molti territori, l’opposizione politica allo stato di cose presenti si trova a confrontarsi contro una repressione poliziesca degna di un sistema autoritario e fascista.
CONTRO OGNI FORMA DI REPRESSIONE E SFRUTTAMENTO!
LA LOTTA E’ L’UNICA VIA, SOLIDARIETA’!
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Solidarietà agli studenti del Liceo artistico di Porta Romana
E’ di questa mattina la notizia che alcuni studenti del liceo artistico di porta romana hanno ricevuto dei provvedimenti di sospensione per l’occupazione della propria scuola.
Provvedimenti che arrivano fino a 21 giorni di sospensione, i quali rischiano di far perdere l’intero anno scolastico agli studenti colpiti..
E già si parla anche di denunce penali in arrivo dalla Questura, per una occupazione, lo ricordiamo, che è durata 9 giorni e che non ha arrecato danni alle strutture, ma che ha invece contribuito al mantenimento e al recupero delle stesse.
Una occupazione che rivendicava una scuola migliore per tutti e tutte.
Ma la lezione che si vuole impartire a questi studenti, indipendentemente da come andrà a finire, è che alzare la testa, organizzarsi, lottare e pretendere un futuro migliore ha un prezzo.
La “buona scuola” di Renzi pretende obbedienza. E non potrebbe essere diversamente in un paese sempre più assuefatto alle modalità di chi in questi anni sta provvedendo sempre più a criminalizzare, controllare e reprimere ogni forma di dissenso.
Che si tratti di scuole, piazze, stadi o posti di lavoro. Che si tratti di antifascismo, lotte in difesa del territorio o contro lo sfruttamento.
Per questo, come Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, esprimiamo massima solidarietà agli studenti colpiti da queste subdole manovre repressive e rilanciamo il presidio di giovedì 17/12 alle ore 16:00 presso il giardino del liceo a Porta Romana.
SE TOCCANO UNO TOCCANO TUTTI!
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Comunicato sullo sgombero del palazzo in viale della Toscana – Solidarietà agli occupanti del Movimento di Lotta per la Casa!
Ieri, Mercoledì 9 Dicembre 2015, è andato in scena l’ultimo atto dell’opera di macelleria sociale del governo Renzi e dell’amministrazione comunale di Firenze: circa cento persone in emergenza abitativa, che avevano occupato pochi giorni fa uno stabile
vuoto di una grande società immobiliare, sono stati sgomberati con la forza. Digos e agenti della celere, in grande numero, si sono distinti un’altra volta per la violenza utilizzata contro gli occupanti, compresi donne e bambini, e i solidali accorsi per dare sostegno alle famiglie in difficoltà. Scandaloso poi il comportamento dell’amministrazione comunale: nessuno del comune si è presentato, e solo dopo ore e dopo ripetute richieste (come se non toccasse a loro occuparsi dei bisogni della gente, come se fosse solo una “scocciatura”) gli assistenti sociali hanno proposto una “soluzione” che solo a chiamarla tale ci vuole coraggio: 5 posti letto in una struttura d’accoglienza!
Oramai siamo tristemente abituati al comportamento di queste persone che si dovrebbero occupare dei bisogni della collettività che amministrano: il comportamento dei loro omologhi campigiani non è molto dissimile. Quello che non siamo abituati a fare e che non ci abitueremo mai a fare è lasciare che tutto ciò passi sotto silenzio, abbassare la testa di fronte a queste ingiustizie mascherate da “legalità”. Continueremo a rivendicare i nostri diritti, a sostenere e difendere le famiglie in emergenza abitativa, a occupare se e quando necessario.
Solidarietà agli occupanti del Movimento di Lotta per la Casa!
Basta sgomberi! Blocco degli sfratti subito! Case subito!
Gruppo Casa di Campi Bisenzio
Comunicato stampa No Amianto Publiacqua – L’amianto c’è ma non fa male!
Amianto nell’acqua di Pistoia, Livorno, Agliana, Piombino, Forte dei Marmi (e altri comuni ancora) Grazie alle pressioni della Campagna finalmente i risultati delle analisi in Toscana
Ad un anno dal lancio della Campagna No Amianto Publiacqua arrivano i risultati delle prime analisi imposte alle istituzioni dalla mobilitazione popolare sul tema. E grazie a quanto si evince dal documento diffuso dall’Autorità Idrica Toscana si viene sapere che il fenomeno non si ferma solo all’area gestita da Publiacqua (Firenze, Prato, Pistoia, Medio Valdarno) ma che è purtroppo diffuso anche in altri territori della regione. Nero su bianco AIT ci informa che l’amianto è stato trovato nei comuni di Agliana e Pistoia (Publiacqua spa), Camaiore, Forte dei Marmi (Gaia spa), Livorno, Cecina, Piombino, Rio Elba (Asa spa), San Giuliano Terme, Santa Croce sull’Arno (Acque spa).
Qui è possibile scaricare il documento con le date di analisi e i valori riscontrati: http://www.autoritaidrica.toscana.it
Ricordiamo che le fibre di amianto provocano il cancro nell’organismo umano. Una recente classificazione compiuta dall’Agenzia Internazione Ricerca sul Cancro (IARC) si concentra e analizza tutte le forme di asbestosi sicuramente cancerogene compresa quella derivante dall’amianto ingerito.
I cancerogeni del gruppo 1 IARC, infatti, non hanno soglia: l’unica soglia possibile per la sicurezza dei cittadini è zero.
Pertanto nell’acqua ‘potabile’ la concentrazione deve essere zero.
Nonostante ciò Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana (ovvero l’associazione dei “padroni” dell’acqua, con fare arrogante fa sapere che “Non c’è nessun problema nell’acqua toscana. Si può bere tranquillamente dal rubinetto e non esistono rischi di salute pubblica. Basta, dunque, con questi allarmismi sull’amianto”. Nessuno che voglia approfondire la questione, che ponga domande confutando quanto erroneamente dichiarato: l’opinione pubblica va tranquillizzata e deve continuare a bere acqua pericolosa, nessuno deve pretendere che le società per azioni eliminino le pericolose tubature che scopriamo addirittura essere lunghe ben 1.900 chilometri, lo confessa lo stesso De Girolamo nella foga di stoppare il diritto dei cittadini ad un’acqua salubre.
Ricordiamo infine alla Regione Toscana e all’Autorità l’impegno preso nel dicembre del 2013 per l’eliminazione dei tubi a carico delle società per azioni a cui è permesso di speculare sul bene comune per eccellenza: “L’Autorità Idrica Toscana informa che non ci saranno aumenti in bolletta per affrontare lavori di sostituzione delle reti in cemento-amianto […]. Ogni intervento futuro in questo ambito rientrerà nel piano degli investimenti già previsti e concordati con i gestori del servizio idrico integrato […]”.
Il tempo stringe e le popolazioni toscane continuano a bere pericolose fibre di amianto nonostante paghino le bollette più care d’italia
(Amianto, altra vittoria: via i tubi senza aumenti in bolletta. Risparmio di 182 euro ad utente)
No Amianto Publiacqua
Appello di solidarietà per i lavoratori di montedomini ingiustamente licenziati
Il giorno 20 novembre 2015 il tribunale del lavoro di Firenze ha emesso una sentenza vergognosa, rigettando il ricorso presentato da Cristian e Olivia, entrambi operatori della Residenza Sanitaria Assistita (RSA) San Silvestro di Firenze.
I lavoratori erano dipendenti della cooperativa Agorà Toscana, che gestisce l’RSA per conto dell’Azienda di Servizi alla Persona (ASP) Montedomini, a sua volta amministrata da dirigenti nominati dal Comune di Firenze. Nel dicembre 2014, subito dopo Natale, i lavoratori sono stati licenziati in tronco, essendosi rifiutati di servire il primo pasto della cena del giorno di Santo Stefano, giunto (per l’ennesima volta) in ritardo, e quindi inevitabilmente scotto e colloso, immangiabile. Cristian e Olivia si sono comunque confrontati coi pazienti, che hanno acconsentito a ricevere una dose più abbondante del secondo e a “rinunciare” alla pasta, divenuta ormai colla, anche perché nel pomeriggio avevano
ricevuto una merenda natalizia in più. La cooperativa Agorà ha ritenuto sufficiente questo gesto per mandarli via dal lavoro. Contro il licenziamento, Cristian e Olivia sono immediatamente ricorsi in tribunale.
Al giudice è bastato concentrarsi sui lavoratori intenti a gettare la pasta nella pattumiera per accusarli di comportamento “lesivo nei confronti della dignità dei pazienti” (ex art. 42 CCNL cooperative sociali), nonostante questi ultimi fossero stati interpellati e fossero d’accordo (!) e rigettare la richiesta di reintegro!Come se non bastasse, il giudice per umiliarli ed inibire l’accesso alla “giustizia” ha condannato Cristian e Olivia al pagamento di una penale di circa 4.000 euro (più un 15% di spese legali e IVA) che faranno lievitare il costo a quasi 6000 euro.Il giudice era così impegnato a puntare il dito contro di loro da non vedere la luna: non si è accorto per esempio che Agorà toscana aveva già provato a licenziare un’altra lavoratrice di sessant’anni, Antonietta, poi reintegrata per la palese inconsistenza delle argomentazioni aziendali.
Non si è accorto che Agorà paga i salari regolarmente in ritardo, che non rispetta l’orario lavorativo fissato, che adotta atteggiamenti autoritari al lavoro, e non solo a Firenze e in Toscana, ma anche nelle altre sedi sparse per l’Italia, presenti in ben 8 regioni. Non si è accorto soprattutto che Cristian, Olivia e Antonietta facevano parte di un gruppo di lavoratori iscritti ai Cobas che avevano denunciato i comportamenti dell’azienda, e che il loro licenziamento è stato un atto chiaramente ritorsivo nei loro confronti!La sentenza riflette un clima politico segnato dall’attacco che il Governo Renzi sta portando ai diritti dei lavoratori.
L’art. 18 – definitivamente abolito dal Jobs Act – non è infatti un semplice dispositivo giuridico, ma riflette la possibilità per i lavoratori di dire la propria e di organizzarsi per far valere i propri diritti. Purtroppo il giudice ha deciso di adeguarsi allo spirito dei tempi.Non si tratta però solo di questo: Olivia e Cristian infatti lavoravano all’interno degli appalti della pubblica amministrazione, ossia all’interno di quei servizi che vengono dati in gestione a cooperative o società private. È sui lavoratori degli appalti che si regge ormai l’intera offerta in servizi delle amministrazioni pubbliche.
Basti pensare che la ASP Montedomini – che teoricamente dovrebbe gestire l’assistenza pubblica di un comune di 350.000 abitanti come Firenze – ha solo 40 dipendenti diretti (!). Tutto i resto diviene monopolio naturale delle cooperative, legate a doppio filo agli amministratori da un fiume continuo di denaro pubblico e da accordi quantomeno opachi.
Non siamo certo noi di aver scoperto l’acqua calda, cioè l’esistenza endemica e strutturale di appalti truccati nelle grandi città metropolitane.Così i lavoratori sono doppiamente vessati. Da un lato ci sono le cooperative che intercettano i finanziamenti pubblici e cercano di trarne il massimo vantaggio: il risultato sono turni massacranti, costante carenza di organico, precarietà sistematica (dati i continui cambi appalti) e autoritarismo aziendale. Proprio quello che Cristian e Olivia hanno vissuto sulla propria pelle. D’altra parte, il recupero di risorse per il pagamento del debito pubblico viene effettuato per la gran parte tagliando sui servizi pubblici e in particolare quelli comunali: tutti bravi a dire che non ci sono i soldi, ma nessuno ci è mai venuto a dire una piccola verità, ossia che le esternalizzazioni costano di più rispetto alla gestione pubblica diretta. Sta di fatto che per pagare questo benedetto debito (ma di chi e per chi??) gli utenti vedono peggiorare – o peggio scomparire – il servizio, mentre i lavoratori vengono licenziati da un giorno all’altro.
Costruiamo la solidarietà!
Il licenziamento di Cristian e Olivia diventa dunque un monito per i loro colleghi e tutti quei lavoratori che vogliono e possono reagire a questa condizione di doppio ricatto. Non è un caso che Montedomini si sia subito schierata al fianco della Cooperativa Agorà, avallando i licenziamenti. I dirigenti di Montedomini nominati dalla Giunta e i capetti della Cooperativa sanno infatti benissimo che lo sviluppo di una coscienza sindacale e politica tra i lavoratori può essere un potenziale pericolo per i loro giri d’affari.
Noi invece pensiamo che, nonostante la sentenza in primo grado abbia dato ragione ad Agorà, i lavoratori siano nel giusto. Noi pensiamo che quanto successo la sera del 26 dicembre 2014 sia la diretta conseguenza delle politiche di Montedomini e del Comune di Firenze, dei tagli e delle speculazioni costruite sulla pelle dei lavoratori.
Che il licenziamento di Cristian e Olivia sia un messaggio rivolto ai loro colleghi – ora in stato di agitazione contro i ritardi nei pagamenti e l’autoritarismo aziendale.Sappiamo anche, però, che è possibile ribaltare questa sentenza.Oltre a percorrere le vie legali, siamo convinti che quello per cui Olivia e Cristian stanno lottando è nelle corde di ciascuno di noi, dei nostri.
Migliori condizioni di lavoro e maggiore qualità del servizio pubblico. Siamo convinti che intorno a questa vicenda si possa e si debba raccogliere la solidarietà di altri lavoratori e di altri utenti.Per questo lanciamo un appello a tutti i lavoratori, agli utenti e alle loro famiglie, alle organizzazioni sindacali, alle realtà politiche di base: aiutateci a diffondere questo messaggio, sosteniamo insieme le iniziative di solidarietà e di lotta dei due lavoratori e dei loro colleghi. Una sconfitta per Cristian e Olivia è una sconfitta per tutti.
Non lasciamoli soli!
Se toccano uno, toccano tutti!esprimi
La tua solidarietà condividendo quest’appello e partecipando anche con
Un piccolo contributo alla raccolta fondi per la copertura delle spese legali
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CAUSALE “Io sto con Cristian e Olivia”
Per adesioni scrivi a nojobsactfirenze@gmail.com
Assemblea NO Jobs Act Firenze
Firenze Antifascista sulle ultime denunce
Nei mesi scorsi gli antifascisti fiorentini sono stati colpiti da due ondate repressive. nella prima 16 manifestanti sono stati denunciati per travisamento in relazione al corteo del 16 novembre 2013 organizzato in risposta all’aggressione di casa pound ai danni di due compagni. nella seconda i denunciati sono stati 11, con 3 misure cautelari, in relazione ai fatti del 6 dicembre scorso, quando alle piagge fu impedito il presidio che i fascisti di forza nuova avevano convocato “contro il degrado”.
Le denunce contro gli antifascisti non rappresentano certo una novità per Firenze, visto che in città sono aperti al momento ben tre processi per antifascismo. Sappiamo bene che alla lotta corrisponde un prezzo da pagare a cui chiunque di noi si espone quando fa questa scelta, e per questo non vogliamo certo piangerci addosso. Pensiamo però che, perché la risposta solidale contro la repressione diventi sempre più forte, il contesto repressivo più generale in cui queste denunce arrivano debba essere oggetto di discussione, affinché tutti siamo più consapevoli e preparati.
In una situazione di crisi e di guerra, che non comincia certo oggi ma che gli attacchi di Parigi hanno reso nuovamente e con più forza evidente, gli apparati dirigenti cercano di mobilitare l’opinione pubblica a proprio favore, creando insicurezza e paura delle minacce esterne. Per questo affidano sempre maggiore spazio alla propaganda fascista e razzista che crea comode valvole di sfogo verso i rom, gli immigrati, i profughi, gli islamici, i diversi.. mentre, allo stesso tempo, cercano di ridurre al silenzio tutte le voci di dissenso. Questo vale per chi sciopera, per chi occupa una scuola o una casa, così come per chi si oppone ai fascisti o alle politiche di aggressione militare.
In questo quadro è fondamentale il consenso che si crea intorno alla repressione, ne abbiamo avuto esempio con la delazione durante i cortei, grazie alla cooperazione attiva dei giornalisti, che si è verificata ripetutamente negli ultimi anni, ultimo in ordine cronologico per gli arresti eseguiti in relazione al corteo no expo del maggio scorso.
Il fronte interno è stato oggetto di nuove attenzioni legislative dopo gli attentati a Parigi del gennaio scorso, e lo sarà senz’altro nuovamente dopo gli attacchi di due settimane fa. Pensiamo che questi passaggi debbano essere discussi in termini preventivi, occorre porre attenzione alle nuove normative e sviluppare il dibattito e l’iniziativa rispetto ai passaggi già attuati e a quelli in preparazione
Il “decreto Alfano” del febbraio 2015 introduce modifiche all’art. 270, includendo tra le condotte terroristiche chi va a combattere in altri paesi, una modifica adottata a livello europeo che ha colpito, guarda caso, i militanti antifascisti spagnoli che hanno combattuto a sostegno del Donbass mentre Fontana, militante di casapound arruolato nei battaglioni nazisti ucraini, è potuto tornare in Italia senza problemi.. Vengono introdotte nuove limitazioni della libertà di espressione attraverso i mezzi informatici, con aggravanti specifiche e elenchi di siti da oscurare, e la possibilità di effettuare intercettazioni preventive, in assenza di specifiche ipotesi di reato. A tutto questo si aggiunge un ulteriore aggravamento delle pene e un allargamento delle possibilità di controllo e infiltrazione a disposizione degli apparati di polizia. Tutti questi strumenti potranno riversarsi all’occorrenza, con la scusa del terrorismo islamico, contro chiunque si opponga ad una qualche decisione governativa, come dimostra il precedente dell’accusa di terrorismo sollevata contro i militanti no tav.
Nella bozza di ddl sulla sicurezza urbana, attualmente in dicussione, si prevede invece una pena fino a cinque anni di carcere per chi ai cortei «fa uso di caschi protettivi ovvero di ogni altro mezzo atto a rendere impossibile o difficoltoso il suo riconoscimento». Il testo prevede anche da 2 a 5 anni di pena e una multa da mille a 5mila euro per chi lancia o utilizza razzi, bengala, fuochi artificiali, petardi, bastoni, mazze, scudi, materiale imbrattante o inquinante, oggetti contundenti.
L’obiettivo della norma è chiaro: i manifestanti devono essere completamente indifesi rispetto alla violenza poliziesca, pronta a colpirli non appena escono da compatibilità prestabilite dall’alto che vengono continuamente ridefinite e si restringono sempre di più, mano a mano che si sviluppa la logica dell’emergenza e della guerra.
Con la nuova accelerazione rappresentata dallo “stato di assedio” e “dall’emergenza” dichiarati in Francia, con riflessi immediati sull’Italia del Giubileo in prima linea, diventa di fatto incompatibile lo stesso riunirsi in piazza. Mentre si distraggono le coscienze con i presunti valori da difendere, ci si muove in realtà per svuotare progressivamente, e in prospettiva cancellare del tutto, diritti individuali e collettivi fondamentali, e si affidano agli apparati polizieschi compiti e poteri sempre più estesi, respingendo ogni opzione di mediazione, anche solo formale, rispetto ai conflitti sociali e politici.
Di fronte alla guerra, alle tensioni autoritarie e alla propaganda di fascisti e razzisti, il ruolo di Firenze Antifascista è lottare contro queste derive e rilanciare la solidarietà verso tutti i compagni denunciati o sotto processo, a partire dalla serata benefit per le spese legali che si terrà il prossimo sabato 5 dicembre al Cpa fi-sud, https://www.facebook.com/events/999900546741133/
Firenze Antifascista
Le vostre guerre, i nostri morti. Basta NATO!
Ieri pomeriggio a Firenze oltre 800 persone, in un pomeriggio infrasettimanale, sono scese in piazza rispondendo all’appello dell’Assemblea Fiorentina contro il Vertice Nato.
Dietro lo striscione iniziale, “VOSTRE LE GUERRE, NOSTRI I MORTI – BASTA GUERRE, BASTA NATO”, che ribadiva con forza l’opposizione alla ricetta di un’ennessima “guerra necessaria” nella quale tutti dovremmo arruolarci nel nome delle vittime della strage di Parigi, in tanti hanno chiaramente espresso il rifiuto alle politiche belliche.
Se il sindaco di Firenze Nardella ha cercato di definire il vertice NATO come un “convegno di pace”, vanto per la città di Firenze e per i fiorentini, le centinaia di persone scese in piazza hanno dimostrato come questa propaganda ipocrita non sia servita denunciando invece il ruolo della NATO come principale strumento di aggressione dell’occidente, ieri nei balcani, poi in Afghanistan, Iraq e adesso in Siria. Un vertice di guerra, presieduto da chi le guerre le fa, le foraggia, le finanzia, arma bombardieri ed eserciti e proprio dalle guerre trae affari e benefici.
Il corteo ha espresso la propria solidarietà a chi lotta nei territori contro l’occupazione militare, come in Sardegna con le numerose e nocive basi Nato, ed in Sicilia dove da anni i comitati popolari No Muos si battono contro l’installazione dei radar statunitensi.
Il numeroso spezzone studentesco ha denunciato i continui tagli all’istruzione e al diritto allo studio, mentre ogni anno aumento le spese militari e dove è sempre più presente la cultura della guerra, della “difesa” e della collaborazione con le industrie militari, ribadendo con lo striscione “Fuori le divise dalle scuole” la solidarietà agli studenti del liceo Alberti sgomberati “manu militari” -giustappunto- da Digos e celere.
Forte e chiaro è stato anche l’appoggio a chi in MedioOriente resiste e combatte l’ISIS pagandone un duro prezzo di sangue, come la resistenza della sinistra rivoluzionaria curda in lotta per la costruzione di un modello sociale inclusivo, che rifiuta le differenze etniche, religiose, di genere, basato sulla solidarietà e la cooperazione, libero dalle maglie degli stati e del fondamentalismo religioso, così come si è ribadito il diritto del popolo palestinese a vivere in pace sulla propria terra, occupata e strangolata dal sempre più feroce apartheid dello stato d’Israele.
Se qualcuno pensava, come il questore di Firenze, che il sentimento di “paura”, la logica dell’emergenza e dell’unità nazionale, avesse fatto il gioco di chi cerca di creare consensi per nuove guerre, per fomentare xenofobia, retate e razzismo e mettere a tacere qualsiasi voce non allineata, mentre chi ci governa si riunisce e banchetta decidendo nuove missioni militari, nuovi tagli ai servizi e nuovi sacrifici, la manifestazione di ieri sera è stata la dimostrazione di come in tanti non siano disposti a tacere, a credere alle loro menzogne, ad “arruolarsi” nelle loro guerre.
Assemblea fiorentina contro il vertice NATO
Solidarietà agli studenti dell’alberti occupato!
Quanto successo ieri 23 Novembre 2015 al Liceo Artistico Alberti è di una gravità estrema: una scuola superiore, occupata da pochi giorni dai suoi studenti in lotta contro la “buona scuola” di Renzi e le politiche del suo governo, è stata sgomberata dalla DIGOS e dalla celere.
Gli agenti in borghese hanno poi identificato gli studenti (quasi tutti minorenni), li hanno filmati, e ora minacciano una cinquantina di denunce.
Un’impennata repressiva portata avanti dalla Questura di Firenze, sempre più protagonista in prima persona nella “gestione” del conflitto sociale: dalle mobilitazioni sul lavoro a quelle per il diritto alla casa, a quelle antifasciste come quelle studentesche, le istituzioni si dimostrano sorde a qualsiasi rivendicazione e delegano, in maniera sempre più autoritaria, alla polizia la repressione delle stesse.
Ci troviamo costretti a constatare che i vari gradi di mediazione (ad esempio professori e presidi, nel caso delle scuole occupate), con i quali già con fatica ci si relazionava in passato, sono definitivamente saltati: piovono denunce, sgomberi, arresti; neanche il diritto a manifestare è garantito in pieno: sempre più spesso ci troviamo a confrontarci con zone rosse, prescrizioni e divieti.
E’ il cosiddetto fronte interno della guerra che l’Italia, assieme ai suoi alleati e in particolare alla NATO e all’UE, sta portando in Ucraina, in nord Africa e in Medio Oriente per mantenere ed ampliare gli interessi del capitale occidentale. Mentre i venti di guerra soffiano sempre più forti all’esterno, non ci si può certo permettere un’opposizione interna esplicitamente incompatibile con questo sistema.
Per questo invitiamo TUTTI a mobilitarsi in difesa degli spazi di democrazia e di agibilità politica, contro la guerra imperialista che genera e alimenta il terrorismo e contro il governo Renzi e le sue politiche autoritarie ed antipopolari:
- Mercoledì 25 Novembre ore 17,30 Piazza dell’Unità MANIFESTAZIONE CONTRO IL VERTICE NATO a FIRENZE
- Sabato 12 Dicembre in occasione della presenza di Renzi a Firenze
- Sabato 13 Febbraio in solidarietà con gli 86 imputati del processo contro il Movimento Fiorentino
Solidarietà agli studenti dell’Alberti occupato!
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Basta guerre, basta morti. Le vostre guerre non le vogliamo!
Quanto successo in Francia, dove una serie di attentati ha mietuto oltre 100 vittime, è di una gravità estrema; dopo lo sconcerto e la condanna di quanto accade occorre però ricordare che la strage di Parigi arriva dopo una serie di altre stragi in paesi che sentiamo lontani dall’Europa, ma che invece ne sono alle porte, sono dentro il Mediterraneo: pensiamo agli ultimi attacchi suicidi in Iraq, in Libano, in Turchia contro gli oppositori, in Afghanistan, in Yemen, l’abbattimento di un aereo russo, tutte estensioni terribili della guerra che insanguina la Siria e il Medio Oriente da quattro anni.
Quello che sta accadendo a Parigi – e che potrebbe accadere anche in altri paesi – indigna particolarmente i media perché risulta colpito un paese europeo, mentre dimentichiamo le responsabilità degli stessi paesi occidentali che hanno coccolato, finanziato, addestrato, armato quei ragni velenosi che oggi mordono cittadini inermi.
È bene ricordare proprio in questo drammatico momento che il terrorismo dell’ISIS non nasce dal nulla, ma gli USA e UE stessi ed i loro alleati sono i promotori dell’ISIS e della guerra che sta insanguinando il Medio Oriente: paesi come l’Arabia Saudita, vari Emirati del Golfo Persico, la stessa Turchia, protagonista di bombardamenti efferati contro la guerriglia curda, i cui miliziani hanno combattuto tra i primi e stanno resistendo tutt’ora strenuamente all’avanzata del mostro reazionario dell’Isis, hanno responsabilità enormi, ma addirittura il nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato recentemente ad omaggiarli, abbagliato solo dalle riserve finanziarie di quelle bellicose petromonarchie. Queste sono guerre create, volute e portate avanti dai nostri stessi governanti, ma i morti sono i nostri, persone comuni, ragazzi, lavoratori fuori per il venerdì sera. Non sono le nostre guerre e noi non vogliamo esserne arruolati, rifiutiamo da subito la logica del combattere tutti insieme questi nemici, ieri Al Qaeda, oggi ISIS, domani chissà. Rifiutiamo che le nostre città siano teatro di guerra. Non accettiamo che venga fatto un accostamento strumentale fra terroristi e profughi, le prime vittime di queste guerre.
E allora è ancora più importante oggi dire che Firenze non può ospitare il vertice NATO del 25/26 novembre, un vero e proprio vertice di GUERRA, con la nostra città militarizzata, praticamente al fronte.
Il dolore per le tante vittime è difficile da placare, ma solo l’abbandono di folli politiche di guerra può dare una giustizia a queste morti.
NO alla guerra, basta morti
Rifiutiamo il vertice NATO a Firenze
25 novembre ore 17.30 MANIFESTAZIONE a Firenze Piazza Unità d’Italia
Assemblea Fiorentina contro il vertice NATO di Firenze
No al Vertice NATO di Firenze del 25/26 novembre
Firenze città di pace? firenze vetrina di guerra
No al Vertice NATO di Firenze del 25/26 novembre
Firenze si prepara ad ospitare un vertice NATO aperto ai paesi del Mediterraneo, il Gruppo speciale Mediterraneo e Medio Oriente (Gsm) dell’Assemblea parlamentare della Nato. La Firenze, tante volte demagogicamente descritta come città ambasciatrice di pace, la Firenze di La Pira, la Firenze che, diciamo noi, si è mobilitata tante volte contro le guerre, sarà al centro di un vertice dello strumento di guerra per eccellenza: la NATO. Quella NATO che, solo guardando ad oggi, ha compiuto l’ennesima strage in Afghanistan, con i 21 morti tra personale e pazienti dell’ospedale di Medici Senza Frontiere, strage già dimenticata su cui nessuno tornerà più. La stessa NATO che ha nella Turchia il suo secondo esercito di terra, quella Turchia che sta schiacciando l’opposizione interna ed il movimento kurdo, tra stragi nelle piazze, arresti e bombe sulla guerriglia. La stessa NATO, alleata strategica di Israele, che, sempre per stare all’oggi, sta quotidianamente, e democraticamente, ammazzando decine di palestinesi. La stessa NATO che ha addestrato ed appoggiato i neonazisti ucraini nel golpe del 2013, e che ha nell’espansione ad est una suo priorità.
Se solo nel 1999, con la guerra nella ex Jugoslavia, ha fatto il primo intervento “esterno”, che ha segnato anche lo sviluppo della storia successiva, non possiamo dimenticare il ruolo nella strategia della tensione in Italia ed in Europa, la struttura nascosta di GLADIO, l’utilizzo e la copertura dei neofascisti, il sostegno alle dittature peggiori, l’occupazione militare di decine di paesi, tra cui il nostro, con centinaia di basi militari sparse nel globo. E potremmo continuare citando le bombe all’uranio impoverito, le guerre in Irak, le stragi ripetute e sempre senza colpevoli. La NATO, che compie ben 66 anni di attività dal 1949, in tutta la sua storia ha sempre agito nella tutela degli interessi delle classi dominanti, utilizzando gli strumenti peggiori, per mantenere l’egemonia strategica del capitale occidentale, contribuendo alle politiche di rapina e di distruzione dell’ambiente e del territorio. Appare ridicolo, detto questo, la sortita di Nardella sul vertice come messaggio di pace!!!! Che lo dica ai dottori morti in Afghanistan o ai morti per uranio impoverito della Jugoslavia!
Si continua a tagliare le spese sociali, la sanità, la scuola, i servizi di ogni tipo ma i soldi per le spese militari e le guerre aumentano sempre. Solo per il mantenimento della basi NATO in Italia sono 50 MILIONI al GIORNO. La legge di stabilità 2015 prevede per l’anno venturo quasi 18 miliardi di spese militari, di cui oltre 5 miliardi per l’acquisito di nuovi armamenti. Nel 2015, ennesimo anno di tagli, per le spese militari non è stato tagliato niente. Per le guerre dei padroni i soldi si trovano sempre.
Questo vertice rappresenterà un momento di passaggio nella definizione di nuove strategie, e nuovi equilibri, con la gestione degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, per determinare il futuro dell’area. In un momento in cui i venti di guerra sono fortissimi e si parla di scontro tra potenze, di guerre mondiali, di guerre senza fine, in cui anche l’Italia si unisce, nella tutela degli interessi delle proprie elites, ai bombardamenti, con il minacciato intervento in Medio Oriente, perché chi non bombarda oggi non avrà tutele dei propri interessi domani. In questo momento quindi, questo vertice rappresenta un vertice di GUERRA in uno scenario veramente pericoloso, di scontro tra potenze regionali e mondiali.
Ancora una volta quindi la nostra città vivrà le sue zone rosse, saranno interdetti ponti e strade, si circolerà con il documento in mano, pieni di militari e polizia nelle strade, finanche con i cecchini appostati sui tetti. Militarizzati, saremo ancora una volta invitati a passare il week end fuori città, avremo ancora divieti e repressione per tutti coloro che vogliono manifestare il loro dissenso. Si può chiudere Ponte Vecchio per una sfilata, palazzo Vecchio per una cena di lavoro, mezza città per fare vertici di guerra ma non si può manifestare in Piazza della Signoria ed appena uno sciopero chiude per due ore una qualsiasi galleria allora è uno scandalo.
La Firenze contro la guerra sarà invece e comunque ancora nelle piazze, a denunciare il ruolo della NATO, degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e del nostro paese, nelle politiche di guerra e sfruttamento
11 novembre ore 21.00 – Polo Universitario di Novoli Assemblea Regionale
25 Novembre Manifestazione e corteo dalle 17.30 a Firenze contro il vertice NATO
Assemblea contro il vertice NATO di Firenze
Firenze Antifascista sul corteo di Sabato 17 Ottobre 2015
Oggi la firenze antifascista è scesa in piazza per esprimere la propria solidarietà ai compagni raggiunti da denunce e misure cautelari.
Hanno risposto all’appello più di 500 persone.
Molti gli slogan e gli interventi che hanno caratterizzato la manifestazione e che hanno saputo parlare in modo chiaro e diretto a tutti coloro che affollavano il centro cittadino su quale sia il ruolo dei neofascisti in questa fase: provocatori ed elementi di divisione tra gli oppressi e gli sfruttati.
Oltre i viali, in Piazza Savonarola, si sono concentrati invece alcune decine di fascisti (provenienti praticamente tutti da fuori città).
Una città completamente bloccata e blindata, divisa in due da un ingentissimo schieramento di forze di polizia per consentire ad una realtà neofascista, avulsa dal contesto cittadino, di sbraitare contro tutti coloro che considerano “diversi” e invocare “ordine contro caos”.
Non sappiamo bene se quando parlano di CAOS si riferiscano alle guerre, alle devastazioni, alle disuguaglianze e allo sfruttamento che produce questo sistema, ma abbiamo chiaro che il loro ORDINE non fa altro che legittimare e riprodurre tutto questo.
La Firenze Antifascista anche oggi ha saputo dare una risposta importante che, coinvolgendo tanti studenti e lavoratori, ha ribadito che la presenza di questi figuri e della loro propaganda non è gradita.
Ogni qualvolta tenteranno di sfilare per le strade della nostra città, noi saremo sempre ai nostri posti!
Firenze Antifascista
Solidarietà agli antifascisti fuori i fascisti da Firenze!
Nei giorni scorsi, in relazione ai fatti delle Piagge di un anno fa, la digos ha notificato a 11 antifascisti fiorentini altrettante denunce e 3 misure cautelari contestando i reati di resistenza pluriaggravata, lesioni, adunata sediziosa, danneggiamento e porto d’arma: un obbligo di dimora, due obblighi di firma e sette compagn* denunciati a piede libero a fronte di una richiesta del PM di addirittura 3 arresti in carcere e 7 ai domiciliari. Il compagno per cui non erano state chieste misure cautelari invece è stato denunciato per manifestazione non autorizzata in quanto “organizzatore” del presidio e che, come tale, avrebbe dovuto impedire a tutti gli altri di partire in corteo!
I fatti. Era il 6 dicembre dell’anno scorso. I fascisti di Forza Nuova avevano convocato un presidio “contro il degrado” nella periferia delle Piagge con l’intento di cavalcare i recenti fatti di Tor Sapienza.
Il loro presidio però fu spostato e blindato a Peretola. Il presidio antifascista infatti era riuscito a prendersi la piazza impedendo il loro concentramento. Quando il presidio antifascista si trasformò in un corteo che avrebbe voluto percorrere via Pistoiese polizia e carabinieri bloccarono la strada: una scelta che produsse poi i tafferugli oggetto dell’indagine.
Queste denunce arrivano in coincidenza di una nuova mobilitazione convocata proprio da Forza Nuova. Infatti per il prossimo 17 ottobre i fascisti hanno indetto due manifestazioni: nel mattino a Bologna, nel pomeriggio a Firenze.
Il tempismo ci pare quantomeno sospetto e sembra un chiaro monito nei confronti di chi in questa città, lontano dalle solite litanie sul “diritto di tutti a parlare e manifestare” che tanto hanno contribuito allo sdoganamento dei neofascisti, non si è mai rassegnato a vederli sfilare, anche se sempre pochi e tristi, standosene con le mani in mano. Un tempismo che allo stesso tempo rassicura i fascisti, se mai ne avessero avuto bisogno, che la loro compatibilità e l’asservimento a questo sistema è premiato con protezione e agibilità politica, specialmente in questa fase in cui fingono di sbraitare contro banche e austerità ma nella pratica agiscono solo ed unicamente per impedire che i lavoratori italiani e immigrati si uniscano nella lotta contro lo sfruttamento.
Tutto ciò dopo che nell’ultimo mese 11 militanti di Firenze Antifascista erano già stati raggiunti da altrettante denunce per travisamento in relazione al corteo del 16 novembre 2013 organizzato dopo un’aggressione di Casa Pound ai danni di due compagni in piazza Repubblica.
Per questo la Firenze Antifascista fa appello a tutte le forze che si riconoscono nell’antifascismo perché sin da subito sia chiara ed esplicita la solidarietà nei confronti dei compagn* colpiti dalla repressione e si mobilitino per impedire che questi sporchi figuri tornino a insozzare le strade della nostra città.
Ora e sempre Resistenza!
Firenze Antifascista
Quel che è successo martedí sera al Ponte di Mezzo
A FIRENZE NON SI PASSA!
Quel che è successo martedí sera al Ponte di Mezzo.
Qualche giorno fa è uscito l’elenco dei luoghi che potrebbero ospitare alcuni profughi a Firenze tra cui un edificio della ASL a Ponte di Mezzo e alcuni giornali cittadini, oltre ai soliti fascistelli, hanno iniziato a fare il loro meticoloso lavoro di propaganda becera e razzista.
Cosí alcuni abitanti di un condominio di Ponte di mezzo hanno deciso di chiedere all’amministratore di convocare una RIUNIONE DI CONDOMINIO per capire meglio ció che stava accadendo.
I fascisti, venuti a sapere da fonte certa della riunione, hanno pensato bene di cavalcarla e l’hanno trasformata di loro iniziativa in una ASSEMBLEA DI QUARTIERE con tanto di volantino affisso per le vie della zona. I condomini presenti a quella che per loro era una semplice riunone di condominio, ignari di quanto si stesse giocando sulle loro spalle, si sono ritrovati in mezzo alla provocazione fascista!
C’erano tutti: Forza Nuova, Progetto Dinamo, Casa Pound e due camice verdi… 20 in tutto.
La pronta reazione degli antifascisti ha disinnescato la gazzarra fascista e i QUATTRO condomini presenti per la riunione hanno tenuto a precisare che loro con i fascisti non c’entrano nulla.
A quel punto i fascisti, scortati dalla polizia, si sono spostati di un centinaio di metri facendosi ospitare da un “cittadino” del quartiere, tale MONICA MANZO: capetta dei forconi fiorentini, proprietaria di decine e decine di appartamenti sfitti o affittati a prezzi esorbitanti, responsabile di numerosi sfratti e della chiusura del cinema Manzoni che, schiacciato dalla concorrenza delle multisala, le aveva chiesto di abbassare l’affitto e si è visto chiudere le porte in faccia, talmente “onesta” da affittare fondi di 20 metri quadri a 800 euro al mese a famiglie di immigrati, che evidentemente a lei piacciono solo quando puó lucrarci.
La Manzo avrà approfittato dell’occasione per salutare tutti i suoi amici fascisti invitandoli nel suo attico forse prima di partire per le vacanze nella sua villa in Sardegna. Sono questi i momenti in cui capiamo il “profondo significato” dello slogan PRIMA GLI ITALIANI, con i fascisti a far da manovalanza ai soliti palazzinari, speculatori e padroni.
Per quanto ci riguarda invece vengono prima gli interessi delle classi subalterne, dei lavoratori, dei disoccupati, italiani o immigrati che siano, che cercheremo di far valare con la nostra lotta.
Ieri una parte di questi era in piazza per cacciare i fascisti che li guardavano dall’alto dell’attico di Monica Manzo mentre la polizia era in strada a proteggerli… una fotografia perfetta della realtà che abbiamo davanti ogni giorno!
Firenze Antifascista
La resistenza È viva! viva la resistenza!
Firenze Antifascista esprime la proprio solidarietà ai ragazzi aggrediti da alcuni fascisti di Casapound in via Cimatori.
Non torniamo sulla dinamica dei fatti ormai già ampiamente descritta in altri comunicati e suoi giornali locali. Ci preme invece sottolineare alcuni aspetti.
Da una parte pensiamo sia necessario porre l’accento sulla maggiore agibilità che i fascisti stanno ottenendo anche a Firenze. Apertura di finte librerie e finti locali che di fatto sono gestiti da questi gruppuscoli (Casapound o la Fenice o altri….), qualche iniziativa, sempre ben nascosta e non pubblicizzata certo, in giro per la provincia. Presenza in centro in occasioni di massa, magari appoggiati al localino di turno come in questo caso, sono il segnale di come non sia possibile sottovalutare questi fenomeni.
Questo non vuol dire dare eccessiva enfasi a questo episodio o, come accade, parlare di fascismo a Firenze come un fenomeno radicato e socialmente presente. I fascisti in città continuano svolgere le loro iniziative a porte chiuse, blindati e protetti dalla polizia, non possono pubblicizzare le iniziative e, come accaduto varie volte, dalle nostre piazze sono stati mandati via a pedate nel sedere. E questo accade grazie proprio alla PRATICA e non alla RETORICA dell’Antifascismo: una pratica che sta costando cara in termini repressivi a molti antifascisti (denunce, processi, perquisizioni, arresti) ma indispensabile perché i fascisti non prendano campo in questa città, una pratica che tanti, anche nella sinistra, condannano con vigore.
E non a caso su questo episodio è stato riversato troppo stupore: cadere dalle nuvole quando i fascisti fanno i fascisti vuol dire non rendersi conto di ciò che appunto ci sta accadendo attorno, degli omicidi, degli accoltellamenti, degli assalti squadristi, dell’impunità e dell’agibilità di cui godono i gruppi neofascisti; e questo stupore è il frutto di decenni di abbandono dell’antifascismo da parte della sinistra democratica ed istituzionale, dai partiti ai sindacati, che, in nome di una falsa pacificazione nazionale che di fatto da legittimità proprio ai gruppi fascisti, da tempo tendono a relegare l’antifascismo, e le sue pratiche, nell’angolo della storia, ignorando come, in particolare in Europa, sia forte e radicato un sentimento reazionario di massa. I ragazzi si sono stupiti, la CGIL parla di episodio brutto proprio a Firenze, dimenticando che in questa città, solo 4 anni fa un omicida di Casapound uccideva due lavoratori senegalesi.
In questo senso invece a noi non stupisce neanche l’atteggiamento del servizio della FIOM che giovedì ha allontanato da Pizza Annigoni dei compagni che avevano esposto lo striscione “CHIUDERE I COVI FASCISTI” visto che l’unica reazione che si è avuta all’aggressione è stata quella di invocare la Questura e quelle istituzioni che, se in questo caso sono intervenute anche a tutela della CGIL stessa, sono di fatto conniventi con gli ambienti di destra neofascista.
Da parte nostra episodi come questo confermano la giustezza e l’importanza di una presenza antifascista coerente, che sappia indicare con chiarezza ruoli e responsabilità di fascisti ed istituzioni, denunciandone i legami ed i sostegni, anche economici su scala nazionale, e che sappia rilanciare allo stesso tempo la memoria storica e l’attualità dell’antifascismo.
Firenze, 20 giugno 2015
Firenze Antifascista
Lega + casapound = Andrea Barabotti
Crediamo che il ruolo svolto dalla Lega in questo momento sia sotto gli occhi di tutti: un partito che cerca di far leva sulle paure e l’insicurezza (che loro stessi hanno contribuito a creare) delle classi subalterne, con l’utilizzo delle categorie più populiste, razziste, reazionarie e guerrafondaie. Non è un caso che in Toscana e specialmente nella circoscrizione di Firenze si sia assistito alla candidatura di personaggi che frequentano le iniziative del Ghibellin Fuggiasco, si sia andati a cercare i voti alle Piagge con l’appoggio di alcuni militanti di Forza Nuova e Andrea Barabotti fosse sostenuto e espressione dell’alleanza con Casa Pound. Proprio su Andrea Barabotti vogliamo soffermarci per un attimo perchè venga compresa a pieno l’infamia che contraddistingue questo personaggio e di conseguenza di Casa Pound che lo ha sostenuto come fosse a tutti gli effetti il suo candidato alle regionali.
Andrea Barabotti è responsabile della denuncia nei confronti di alcuni compagni e delle misure cautelari cui essi sono stati sottoposti con arresti domiciliari e obblighi di firma alcuni anni fa. Andrea Barabotti con i suoi compari della Lega si è costituito parte civile nel processo che vede imputati 85 compagni* e in parallelo nel processo che ha visto come imputati altri compagni giudicati dal tribunali dei minori. Il processo per i compagni giudicati dal tribunale dei minori si è già concluso con l’assoluzione dei compagni proprio perchè la testimonianza dei leghisti è stata considerata inattendibile, mentre l’altro processo, quello contro il Movimento fiorentino, è ancora in corso. Andrea Barabotti contribuisce attivamente alla repressione di quegli studenti e di quei lavoratori che in questi anni a Firenze hanno lottato contro le politiche di austerità, di tagli ai servizi, di sfruttamento sul lavoro, per il diritto alla casa e allo studio. Lo ha fatto anche per puro interesse personale cercando di ottenere soldi e risarcimenti proprio da chi fa parte di quella larga schiera che “suda” per arrivare alla fine del mese.
Questo dovrebbe chiarire, anche se solo in parte, di che pasta siano fatti personaggi come Andrea Barabotti, viscidi, falsi, mantenuti dal partito, dalle sue ruberie e da fondi pubblici e allo stesso tempo dei suoi sostenitori di Casa Pound che tanto si ammantano e vantano di un’etica che nella realtà a loro non appartiene: divisi o assieme rimangono quello che la storia ci ha insegnato a farci conoscere, SERVI ed INFAMI!
Solidarietà ai compagni e alle compagne sotto processo!
Firenze Antifascista
Grande partecipazione popolare alla manifestazione dell’11 aprile!
Comunicato stampa
Grande partecipazione popolare alla manifestazione dell’11 aprile!
Prossimo appuntamento il 20 aprile a Villa Montalvo
Grande partecipazione popolare, ben oltre le previsioni, alla manifestazione dell’11 aprile per dire basta nocività nella Piana Firenze-Prato-Pistoia, No a tutti gli inceneritori, al nuovo aeroporto di Firenze ed alla logica delle grandi opere inutili e dannose, Sì alle alternative, all’acqua bene comune pubblica e non inquinata, ai basilari diritti sociali delle popolazioni.
Oltre 6.000 persone hanno partecipato ad un vivace, colorato e combattivo corteo che ha percorso il lungo itinerario dalla Casa Rossa dell’Osmannoro (Sesto Fiorentino), nei pressi di Case Passerini dove vorrebbero costruire il nuovo inceneritore, passando dentro all’abitato di Peretola, vicino all’aeroporto, fino alla Regione Toscana, presieduta da Enrico Rossi, controparte politica dei movimenti, insieme a Renzi e Nardella. Nel Parco di San Donato, in via di Novoli a Firenze, si è tenuto un appassionato e importante intervento conclusivo di Rossano Ercolini, storico attivista della Strategia Rifiuti Zero, premio Goldman per l’ambiente.
Quattro km e mezzo di volontà popolare per affermare e riprendersi il diritto alla salute, al territorio ed al lavoro, cittadini/e, lavoratori/trici, studenti, famiglie intere, bambini/e, anziani provenienti da tutta la Piana, da Campi, Sesto, Calenzano, Signa, Firenze, Prato, Pistoia, dal Mugello, che hanno manifestato con cartelli, striscioni, bandiere, tamburi, maschere, palloncini, autoprodotti con fantasia (c’erano anche due capre), abitanti delle diverse “periferie e centri minori” che hanno voluto così riprendere la parola. Significativo e importante l’incontro in viale Gori tra chi lotta per il diritto alla casa ed i manifestanti.
La manifestazione è stata promossa ed autogestita da ben 24 realtà sociali e territoriali: vari comitati no inceneritori e no aeroporto, l’Assemblea per la piana, il Forum toscano movimenti per l’acqua, associazioni ambientaliste, agricole, per i beni comuni, esperienze di cittadinanza attiva, le mamme no inceneritore, grande novità e forza di questo corteo, No Tav, sindacati come i Cobas e la CUB che hanno indetto sciopero per sottolineare il rapporto stretto tra salute e lavoro, la Flc Cgil, i collettivi studenteschi. Tra le numerose adesioni importante sottolineare Medicina Democratica, Medici per l’ambiente, gruppi di acquisto solidale, la Comunità delle Piagge, i centri sociali Camilo Cienfuegos, next Emerson e Centro Popolare Autogestito-Fi Sud, ANPI, Stop TTIP, WWF, Rete Toscana dei Comitati, le forze politiche Movimento 5 stelle, Rifondazione Comunista, Altra Europa con Tsipras, Pcl, gruppi consiliari “Firenze a sinistra” e “Sesto bene comune”.
La mobilitazione ha lanciato una sfida aperta al potere politico ed economico, ed ovviamente non si ferma qui.
Il grande successo della manifestazione rappresenta una spinta per tutti per andare avanti sui nostri obiettivi, un primo risultato del grande lavoro collettivo e unitario di tutti i promotori, da far crescere insieme all’autonomia e all’indipendenza del movimento.
Per questo è stata convocata per lunedi 20 aprile 2015 alle ore 21 a Villa Montalvo, Campi B., una assemblea per decidere insieme le iniziative da intraprendere per dare continuità alla mobilitazione.
I promotori della manifestazione
Comunicato solidarietà arresti Cremona
Firenze Antifascista esprime la sua massima solidarietà agli arrestati per il corteo avvenuto il 24 Gennaio, in risposta all’ aggressione squadrista subita dal CSA Dordoni, ad opera dei neofascisti di Casapound. Un vero e proprio assalto armato, con catene e bastoni, che ha procurato il coma e una lunga e gravosa riabilitazione al compagno Emilio.
Il 24 Gennaio c’eravamo tutti per chiudere i covi fascisti e mettere la parola fine a simili episodi. Ma, come sempre avviene, lo Stato si è fatto complice della violenza neofascista, prima difendendo a suon di Polizia e lacrimogeni la sede cremonese di Casapound, poi arrestando, il 31 Marzo, due compagni che avevano partecipato alla manifestazione di risposta con l’accusa di devastazione e saccheggio.
Un reato risalente al codice Rocco, tristemente in voga al giorno d’oggi, capo d’imputazione delle sentenze per i fatti del G8 2001, che hanno visto ben dieci condanne a svariati anni di carcere. Infine, notizia di oggi, l’apparato statale ha tratto in arresto 7 compagni del Dordoni, di cui cinque ai domiciliari e due in carcere, per i fatti del 18 Gennaio, nel quadro di un operazione che ha visto anche l’arresto di altri nove neofascisti.
Il disegno è chiaro: equiparare le due parti trasformando l’aggressione fascista in una “maxi-rissa”, criminalizzando chi ha osato difendere il posto in cui lotta ogni giorno, e impedire la partecipazione dei militanti del CSA Dordoni alle manifestazioni del 25 Aprile a Cremona e del 1 Maggio a Milano, operando un vero e proprio arresto preventivo. Come se non bastasse, nell’operazione è incluso anche il compagno Emilio, colpevole di essere stato lasciato in fin di vita dall’infamia squadrista.
In tale clima repressivo e in una fase in cui il neofascismo cerca sempre più spazio attraverso l’alleanza con il leghista Salvini e continua a rendersi protagonista di aggressioni ai danni di militanti antifascisti, come avvenuto pochi giorni fa a Napoli, è necessario estendere la solidarietà e rilanciare la lotta.
Con questo spirito diamo appuntamento Sabato 18 Aprile, alle ore 15, al sacrario dei caduti di Campo di Marte (viale Paoli) per la manifestazione contro l’apertura della sede di Casapound a Coverciano e con la stessa forza rilanciamo la giornata del 25 Aprile, che ci vedrà in piazza Santo Spirito dalle 15, e dalle 17 in corteo, per un antifascismo reale e militante, più che mai lontano dall’antifascismo di facciata proprio delle istituzioni.
CONTRO LA REPRESSIONE ESTENDERE LA SOLIDARIETÀ E RILANCIARE LA LOTTA
NESSUNO SPAZIO AI FASCISTI!
ARE, ALBERTO, EMILIO, GIAN, ROMA, JONNY, PIPPO, MATTIE E AIOUB LIBERI SUBITO!
Firenze Antifascista
Firenze – Chi zittisce chi? Appello contro la criminalizzazione del dissenso all’universita’
«Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario».
George Orwell
Nel promuovere il presente appello in maniera unitaria, invitiamo tutte le realtà politiche, sociali, sindacali e intellettuali a prendere pubblicamente posizione e condannare il pesante clima di intimidazione e delegittimazione che è stato costruito attorno ai collettivi universitari autorganizzati a seguito della contestazione all’ex magistrato Gian Carlo Caselli al Polo delle Scienze Sociali di Novoli.
Ad una legittima critica politica si è risposto non nel merito ma con un’ondata di accuse deliranti; un attacco politico-mediatico di enormi proporzioni, condotto dalla stampa locale e nazionale attraverso l’utilizzo sistematico della menzogna e dell’insulto, finalizzato a creare il terreno favorevole alla repressione dell’attività politica dei collettivi ed alla chiusura degli spazi di libera espressione del dissenso nelle aule universitarie di Firenze.
Prima di tutto quindi, sentiamo la necessità di fare chiarezza sui fatti: la contestazione promossa dal Collettivo Politico di Scienze Politiche, a cui hanno aderito numerose persone tra singoli individui, collettivi studenteschi e realtà politiche cittadine, si è svolta esponendo uno striscione e una bandiera NO TAV mentre un volantino e un intervento al megafono spiegavano agli studenti presenti le ragioni della protesta.
I collettivi protagonisti di questi fatti sono stati immediatamente accusati di intolleranza e di voler soffocare con metodi violenti e “squadristi” il confronto democratico, la libertà di espressione ed il libero scambio di opinioni all’interno delle aule universitarie.
Nonostante i locali del polo di Novoli fossero stati preventivamente militarizzati con un ingente schieramento di polizia e Digos, Caselli non si è presentato all’incontro, adducendo presunte motivazioni di ordine pubblico. Di fatto si è sottratto di sua spontanea volontà al confronto con le ragioni dei manifestanti, preferendo piuttosto insultarli dalle pagine dei quotidiani con la complicità di pessimi giornalisti. Abbiamo assistito ad un penoso tentativo di presentarsi come la vittima di una presunta violenza, col solo scopo di delegittimare l’avversario politico.
Non solo una pessima prova di stile dunque, ma una precisa volontà di zittire una voce scomoda che ha osato parlare contro il pensiero unico dominante. Una voce minoritaria, forse, ma che non teme di schierarsi chiaramente e di esprimersi attraverso le pratiche legittime della contestazione e del boicottaggio.
Invece di rispondere nel merito delle accuse contestategli, l’ex magistrato si è limitato a definire gli studenti in un crescendo di insulti: «bulli, ignoranti, arrabbiati, violenti, terroristi, canaglie e teppaglia», attaccando persino le autorità accademiche incapaci di garantire il libero svolgimento di un dibattito democratico e colpevoli, a suo dire, di aver tollerato l’attività politica dei collettivi studenteschi.
Tale reazione livida e scomposta non ci stupisce affatto: è forse un caso che Caselli trovi sempre qualcuno a contestarlo ovunque vada e di qualunque tema sia chiamato a parlare? Noi non riconosciamo il reato di lesa maestà! Nessuno ha impedito a Caselli di venire, e nessuno l’ha cacciato dall’Università, dato che, volontariamente, non si è presentato. La responsabilità del mancato incontro è esclusivamente sua. Ci risulta difficile credere che l’iniziativa di qualche decina di studenti possa aver “intimidito” a tal punto un ex procuratore del suo “calibro”. Tanto più che nessuno si è preso la briga di illustrarci esattamente di quale intollerabile violenza Caselli sia stato vittima, pronti invece a criminalizzare persone per fatti non accaduti.
Riteniamo inaccettabili le minacce e le intimidazioni di chi – strumentalizzando la vicenda della contestazione a Caselli – vorrebbe chiudere gli spazi di agibilità politica e di libera espressione del dissenso all’interno dell’università attaccando, delegittimando e criminalizzando il lavoro dei collettivi studenteschi. Alle minacce e agli insulti da parte di Caselli si è aggiunta anche una mozione del Senato Accademico in solidarietà al magistrato a cui sarebbe stato impedito di parlare.
Non si può dire che il clima repressivo a Firenze sia leggero: nel giro di pochi giorni abbiamo assistito alle minacce di sgombero dello spazio sociale “La Polveriera”, allo sgombero di due occupazioni abitative, alle manganellate in piazza sui militanti del Movimento di Lotta per la Casa, alle denunce indirizzate ai militanti del comitato di quartiere “Coverciano Antifascista” e all’irruzione della polizia nel centro sociale “La Riottosa”. Tanto più gravi ci appaiono questi fatti se rapportati alla vastità dell’attacco repressivo contro ogni forma di organizzazione del dissenso dal basso su tutto il territorio nazionale.
Citiamo in proposito solo alcuni dei fatti avvenuti negli ultimi mesi: lo sgombero alla Sapienza in occasione dell’iniziativa NO EXPO, la chiusura preventiva della Statale di Milano per ragioni simili, l’inchiesta giudiziaria (con imputazioni addirittura di terrorismo, poi decadute in appello) contro alcuni attivisti NO TAV ed infine la recente inchiesta palermitana che vede coinvolti Ex-Karcere e Anomalia con l’accusa infamante di associazione a delinquere.
A queste compagne e a questi compagni va tutta la nostra solidarietà, come a tutte le altre vittime della repressione che non abbiamo potuto menzionare in questo testo (la lista sarebbe molto lunga!).
Ora, un gruppo di docenti del nostro Ateneo – gli stessi che invocano la libertà di espressione e dipingono l’università come il “tempio della cultura critica e della libera circolazione delle idee” – pretende che i collettivi protagonisti della contestazione siano «espulsi dall’università», sgomberando le loro aule e negando loro la legittimità di esprimersi.
Alla faccia del “confronto democratico”: ipocriti! La responsabilità di queste affermazioni è oggettivamente gravissima; e risulta ancora più preoccupante alla luce degli autorevoli ruoli istituzionali ricoperti dagli estensori di tali minacce.
L’ondata di repressione e criminalizzazione non riuscirà a zittire la nostra voce contro il pensiero dominante perché noi continueremo a lottare dentro e fuori le aule universitarie come sempre abbiamo fatto.
Per queste ragioni invitiamo tutte le realtà politiche, sociali, sindacali e intellettuali, nonché tutte le forze che si sentono democratiche e progressiste a sottoscrivere e diffondere questo appello, prendendo posizione e condannando il grave attacco che ci viene mosso.
Contro ogni forma di repressione e criminalizzazione del dissenso!
Sia chiaro che se toccano uno toccano tutti!
LA SOLIDARIETÀ È UN’ARMA, SOTTOSCRIVI E DIFFONDI QUESTO APPELLO!
Contatti:
E-mail: chizittiscechi@autistici.org
Facebook: CHI ZITTISCE CHI? No alla criminalizzazione del dissenso all’Uni-Fi
Promotori:
Collettivo Politico di Scienze Politiche
Studenti di Sinistra
Spazio Comune La Polveriera
Collettivo d’Agraria
Collettivo Scientifico Autorganizzato
Collettivo di Lettere e Filosofia
Collettivo RossoMalPolo
Collettivo di Scienze
Collettivo di Medicina-Codice Rosso.
Solidarietà agli antifascisti denunciati!
Firenze Antifascista esprime la massima solidarietà ai militanti dell’Assemblea Permanente Antifascista di Coverciano denunciati per manifestazione non autorizzata. Sono stati contestati loro un presidio davanti alla sede di Casapound (o come amano definirla i loschi figuri: “libreria”) e un volantinaggio che aveva coinvolto decine di abitanti proprio di quelle strade. Due manifestazioni che esprimevano tutta la rabbia e la contrarietà del quartiere alla presenza dei “fascisti del terzo millennio” mascherati da librai in via D’Annunzio.
Due manifestazioni a cui abbiamo preso parte in tanti!
Come è usuale assistiamo alla criminalizzazione delle pratiche antifasciste che vengono classificate come problemi di ordine pubblico dalle istituzioni e dalle forze repressive che blindano e proteggono le sedi fasciste mentre lasciano impuniti sistematicamente fatti gravissimi a carico dei fascisti (basti ricordare l’insabbiamento delle indagini su Casseri per la strage in piazza Dalmazia).
E’ bene rammentare quanti compagni subiscono processi e repressione in questa città per il loro antifascismo praticato strada per strada e giorno per giorno. L’unico antifascismo che conosciamo e che riteniamo sempre valido contro i neofascisti e i neonazisti che cercano costantemente e da sempre di ritagliarsi un’agibilità politica e di alzare la testa. Ci sono ben 5 processi aperti a Firenze che coinvolgono decine di compagni, e tra questi 11 sono stati condannati in primo grado ad 8 mesi per i fatti di via della Scala del 2009.
Non siamo qui a lagnarci della repressione ma neppure vogliamo tacerla, per essere sempre preparati ad affrontarla, e ribadiamo quanto la solidarietà sia indispensabile per non lasciare nessuno da solo.
L’ANTIFASCISMO NON SI PROCESSA!
NON UN PASSO INDIETRO!
Firenze Antifascista
Riceviamo e invitiamo a partecipare
Intolleranti a chi?
Precisazioni sulla contestazione a Caselli e sulla libertà d’espressione (del dissenso).
documento dell’Assemblea contro la presenza di Caselli a Novoli.
“Quando l’ingiustizia diventa legge, ribellarsi è un dovere”
Bertold Brecht
Riguardo alla contestazione, promossa dal Collettivo Politico di Scienze Politiche, all’iniziativa organizzata da Sinistra Universitaria e Libera, avente come ospite eccellente (e unico) Giancarlo Caselli, siamo stati accusati di intolleranza e di voler soffocare, con metodi intimidatori, il confronto democratico ed il libero scambio di idee all’interno delle aule universitarie, per di più su un tema importante come la lotta alla mafia. Nulla di più falso!
Semplicemente, ci siamo presi la libertà di esprimerci sulla faccenda, invitando le studentesse e gli studenti di Novoli a boicottare e contestare la presenza del magistrato responsabile della pesante criminalizzazione e repressione del movimento NO TAV (e non solo).
Crediamo che le pratiche del boicottaggio e della contestazione siano più che legittime all’interno di una dialettica politica che non si è mai limitata al “libero confronto tra opinioni” ma è fatta di violenza poliziesca e repressione giudiziaria ai danni dei movimenti sociali che, liberamente, esprimono legittime istanze politiche.
Non solo “innocue” idee, dunque, ma azioni concrete che comportano responsabilità politiche pesanti. Non ci stancheremo mai di denunciare le manganellate, l’uso massiccio dei lacrimogeni CS (proibiti nei conflitti bellici dalle convenzioni internazionali!), le percosse e le molestie sessuali ai danni dei compagni e delle compagne NO TAV fermati dalle forze dell’ordine e il regime di occupazione militare a cui è sottoposta la popolazione valsusina. Dopo queste violenze fisiche arrivano le denunce, gli arresti preventivi, le accuse infamanti di terrorismo e il carcere duro in regime di 41 bis da parte della procura di Torino, diretta proprio da Caselli.
Ma le responsabilità che, a vario titolo, contestiamo al procuratore non finiscono qui; e non ci stupiamo se la risposta dello stesso Caselli, pubblicata da alcuni quotidiani, evita di entrare nel merito delle nostre accuse. Comprendiamo il suo disagio a vestire i panni dell’accusato e non dell’accusatore, ma le sue responsabilità restano indelebili: non stiamo parlando solo di responsabilità personali o penali dirette (che non a caso non ci competono – essendo noi politici e non magistrati) ma di GRAVISSIME RESPONSABILITÀ POLITICHE. Riepiloghiamole:
1. La vulgata, sostenuta anche da Caselli, secondo cui “l’emergenza terroristica” è stata affrontata con gli strumenti della democrazia senza cedere all’autoritarismo ed al militarismo è una falsità storica. Il recente “caso Triaca” e le confessioni del poliziotto torturatore Nicola Ciocia, soprannominato dai colleghi “Dott. De Tormentis”, dimostrano come gli apparati repressivi statali, nei quali operava lo stesso Caselli in ruolo di spicco, abbiano adoperato sistematicamente lo strumento della TORTURA contro i militanti delle organizzazioni politiche della sinistra extraparlamentare (armate e non). È certamente scomodo ricostruire una verità storica che oggi viene chiamata in causa solo in maniera strumentale.
2. Premesso che l’attività di giudice antimafia non può costituire di per sè un certificato di purezza morale, anche in questo ambito ci sono zone d’ombra, nonostante l’impressionante quantità di arresti di mafiosi ed ergastoli vantati nel suo curriculum. Ad esempio sulle sue spalle pesa la responsabilità di aver sempre difeso la “professionalità” di Arnaldo La Barbera, funzionario di polizia e agente segreto del Sisde, autore di depistaggi nelle indagini sull’attentato dell’Addaura e sulla strage di via D’Amelio, anche mediante le torture inflitte a Vincenzo Scarantino. Lo stesso Arnaldo La Barbera che ritroveremo alla scuola Diaz a Genova e alla caserma di Bolzaneto nel luglio 2001. Inoltre, Caselli non ha mai chiarito del tutto la vicenda della mancata perquisizione nella villa del boss Totò Riina. Un’inchiesta giudiziaria in merito a questa vicenda verrà aperta solo qualche anno dopo e porterà alla luce inquietanti collegamenti tra Stato e mafia (“pericolosi per la democrazia” direbbe qualcuno…), con il coinvolgimento di alcuni ufficiali dei Carabinieri: il capitano De Caprio, il colonnello Mori e il generale Subranni (già autore del depistaggio delle indagini sull’assassinio di Peppino Impastato nel 1978). Ciò nonostante, Caselli non ha mai smesso di rinnovare la sua stima nei confronti di questi ufficiali suoi stretti collaboratori…
3. Infine, il principale inquisitore del movimento NO TAV ha utilizzato il concetto di legalità come un’arma politica per intimidire e criminalizzare una legittima protesta politica e sociale. Il processo ai NO TAV è un PROCESSO POLITICO! L’accusa di terrorismo è ridicola (e infatti è decaduta in appello) ma è comunque servita ad incarcerare preventivamente numerosi attivisti NO TAV in regime di carcere duro (41 bis.). Non è forse questa una intimidazione che ricorda pericolosamente i metodi mafiosi? Non è forse terrorista lo Stato che criminalizza la popolazione di un’intera valle? Ci chiediamo dov’era la succitata libertà di espressione quando la procura di Torino inquisiva per reati d’opinione lo scrittore Erri De Luca, accusandolo di “istigazione a delinquere” per aver solidarizzato attivamente con il movimento NO TAV (che, tra l’altro, da sempre denuncia le infiltrazioni mafiose nel consorzio di aziende che gestisce la realizzazione dell’opera).
Non ci stupisce che una lista universitaria di “sinistra” tenti di sdoganare un inquisitore come Caselli nell’ambito di una iniziativa puramente elettorale. La stessa “sinistra” che ha rinunciato, ormai da tempo, ad “abolire lo stato di cose presente” per schierarsi dalla parte del potere costituito ed assumere un ruolo di mera amministrazione dell’esistente. Insensibili alle istanze di chi il cambiamento sociale lo sente come una necessità impellente, si sono assunti la responsabilità di far entrare la polizia in università… Questo proprio il giorno dopo le cariche in piazza agli occupanti del Movimento di Lotta per la Casa, che rivendicavano il proprio diritto alla casa e alla dignità in opposizione alla Legge Saccardi. Altro che confronto democratico!
Purtroppo, questa ideologia del “confronto democratico” e del feticcio della legalità (accompagnata dalla gogna mediatica per chi non vi si conforma) serve solo a legittimare l’operato di chi reprime e criminalizza la manifestazione del dissenso politico. Come possiamo “confrontarci democraticamente” con chi non agisce sul piano del libero scambio di opinioni ma su quello della violenza di stato, delle denunce, dei manganelli e del carcere? Caselli agisce come un MAGISTRATO POLITICO che usa la “giustizia” e la legalità per difendere gli interessi del potere economico e politico, legale e illegale (che quasi sempre si intrecciano senza soluzione di continuità in nome del profitto). Come possiamo rispondere a chi calpesta legalmente la lotta di chi ha il coraggio di alzare la testa e dire NO! agli interessi dei potenti?
Che Caselli non si sia presentato non ci sorprende affatto. Evidentemente è abituato a platee generose di applausi acritici ed a giornali che lo glorificano come “eroe della democrazia”. Non ha voluto affrontare i “terribili contestatori” ma ha affidato le sue accuse ai giornalisti compiacenti. Non siamo un gruppuscolo di “cattivi antagonisti”, come siamo stati dipinti dai media, ma una forza politica composta da vari collettivi e realtà politiche universitarie e cittadine. Prova ne sono le centinaia di studenti e lavoratori che partecipano alle nostre numerose iniziative politiche.
Ribadiamo che non facciamo della legalità la nostra bandiera quando la legalità calpesta la giustizia sociale e difende a mano armata profitti e sfruttamento. Ribadiamo la legittimità della pratica del boicottaggio e della contestazione, cosi come la legittimità delle pratiche messe in campo dal movimento NO TAV, contro cui Caselli si accanisce violentemente. Non ci stupisce la richiesta, in nome della libertà di espressione, del direttore della scuola di Giurisprudenza Prof. Paolo Cappellini di far rimuovere dalla polizia con la forza il nostro striscione! Né ci sconvolge la mozione di solidarietà a Caselli da parte del Senato Accademico, come se fosse lui la vittima di una violenza intollerabile…
Piuttosto, invitiamo tutte le forze che si sentono progressiste, antimafia e democratiche a condividere il nostro sdegno e a prendere una posizione netta contro chi reprime e criminalizza il dissenso! Con la nostra contestazione speriamo almeno di aver sollevato qualche dubbio…
TERRORISTA E VIOLENTO È CHI REPRIME!
Assemblea contro la presenza di Caselli a Novoli
Comunicato sugli sgomberi di Mercoledì 4 Marzo 2015
Come Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos vogliamo esprimere la massima solidarietà al Movimento di Lotta per la Casa e agli occupanti delle case occupate di via Benedetto Marcello e di Via Baracca 18, sgomberate mercoledì 4 Marzo con un ingente dispiegamento di polizia antisommossa. Al PD e alle istituzioni di Campi Bisenzio, Firenze e all’assessore regionale Saccardi vogliamo dire invece che non resteremo inermi di fronte allo scempio e alla guerra che stanno scatenando contro chi subisce così pesantemente la crisi economica, non potendo sostenere gli affitti esosi che conosciamo. Di seguito pubblichiamo il comunicato del Gruppo Casa di Campi Bisenzio, col quale ieri siamo riusciti ad ottenere il rinvio di uno sfratto di una famiglia a cui è stata riconosciuta la morosità incolpevole.
Cantiere sociale Camilo Cienfuegos
Mercoledì 4 Marzo è una giornata che non dimenticheremo facilmente. Mentre ottenevamo, non senza fatica, il rinvio per 3 mesi di uno sfratto di una famiglia straniera a cui è stata riconosciuta la morosità incolpevole (l’unico reddito di cui disponeva è venuto a mancare a causa del licenziamento), giungevano notizie sempre più allarmanti da Firenze, dove la questura sgomberava in grande stile due case occupate dal Movimento di Lotta per la Casa, in via Benedetto Marcello e in via Baracca 18, lasciando per strada circa 150 persone, fra cui ovviamente tanti bambini. Un’operazione violenta condotta con decine di agenti in assetto antisommossa, strade bloccate dalla mattina fino al tardo pomeriggio, nel meschino tentativo di rinfocolare la guerra tra poveri di cui PD e istituzioni varie si fanno portatori, mettendo gli uni contro gli altri lavoratori imbottigliati nel traffico e altri lavoratori che vivono anche il problema abitativo. Dalle 18 un corteo ha giustamente portato nel quartiere la rabbia degli occupanti sgomberati e individuato il PD come mandante di questa politica antisociale ed autoritaria.
Spesso, infatti, l’occupazione di stabili sfitti, abbandonati da anni e di proprietà di banche, società di assicurazioni, palazzinari e speculatori di ogni genere è l’unica soluzione per garantire un diritto basilare come quello alla casa. In una situazione di crisi economica come quella attuale, e con leggi come il jobs act, di fatto, diventare morosi è fin troppo facile. Gli ammortizzatori sociali sono del tutto insufficienti da anni, gli affitti in aumento, e i comuni stanno a guardare: svendita di case popolari, strutture d’accoglienza e di emergenza inesistenti o quasi.
In ultimo vogliamo denunciare la legge regionale sulla casa proposta dall’assessore Saccardi, che riduce ulteriormente la possibilità per una famiglia di ottenere un alloggio popolare e dichiara guerra agli occupanti, escludendoli dalle graduatorie. Inutile sottolineare che la brutale e vergognosa operazione del 4 Marzo faccia parte di questo disegno. E’ per questo che rilanciamo la mobilitazione contro l’approvazione di tale legge di Martedì 10 Marzo, in Piazza San Marco alle 14,30.
BASTA GENTE SENZA CASA E CASE SENZA GENTE!
CHI PERDE IL LAVORO PERDE ANCHE LA CASA!
BASTA SFRATTI! BASTA SGOMBERI!
Gruppo Casa di Campi Bisenzio
Nessuno spazio per fascisti, leghisti e razzisti! Mai con salvini!
Dopo aver passato vent’anni al governo con Berlusconi, privatizzato, distrutto scuola e sanità, innalzato l’età pensionabile, attaccato i diritti dei lavoratori e firmato tutti i trattati europei, oggi la Lega Nord cerca di sfruttare le insicurezze, la precarietà e le paure che essa stessa ha contribuito a creare. Non lo fanno da soli ma in compagnia dei neofascisti di Casapound che per rendersi più “presentabili” hanno dato vita a “Sovranità”, nata anche a Firenze da poche settimane in un’iniziativa all’Hotel Mediterraneo.
Noi faremo di tutto per contrastarli e smascherare la loro operazione politica: un vicolo cieco che porterà solo un’ulteriore peggioramento delle nostre condizioni di vita, nuove guerre e più sfruttamento.
Rilanciamo quindi l’appello per il PRESIDIO di GIOVEDI’ 26 FEBBRAIO a partire dalle ore 20,30 alla CASA DEL POPOLO di PONTE A NICCHERI e riportiamo l’appello degli “antifascisti e antirazzisti di Bagno a Ripoli, precisando che l’aperitivo fissato da Salvini al locale 22 NOIR è stato annullato grazie alla pressione degli antifascisti e invitiamo chiunque a negare ospitalità ad organizzazioni xenofobe, razziste e fasciste.
Firenze Antifascista
#maiconsalviniancheabagnoaripoli
FUORI RAZZISTI E FASCISTI Giovedi 26 febbraio il leader della Lega Nord Matteo Salvini sarà a Bagno a Ripoli per propagandare le idee razziste e xenofobe del suo movimento. La Lega Nord si sta alleando, per le prossime elezioni regionali, con il movimento fascista di Casapound per sostenere la candidatura di Borghi. Ricordiamo a tutti che Casapound si è resa più volte protagonista di aggressioni squadriste contro migranti, militanti di sinistra ecc.. Casapound è anche il movimento in cui si muoveva Gianluca Casseri (militante di Caspound Pistoia e più volte presente alle iniziative di Casapound a Firenze), l’assassino di Samb Modou e Diop Mor. Il razzista Matteo Salvini sarà ospitato dalle ore 19 presso il ristorante 22 NOIR a Ponte a Niccheri per un aperitivo e dalle ore 21 presso la biblioteca comunale di Bagno a Ripoli. Facciamo appello a tutta la popolazione di Bagno a Ripoli che si riconosce nei valori dell’antirazzismo, dell’antifascismo e dell’accoglienza a mobilitarsi per impedire la presenza di questo losco personaggio nel nostro comune.
L’ANPI insieme agli antifascisti ed antirazzisti di Bagno a Ripoli convoca un PRESIDIO ANTIRAZZISTA ED ANTIFASCISTA
presso il circolo Arci di Ponte a Niccheri
dalle ore 20:30 digiovedi 26 febbraio
SALVINI VATTENE BAGNO A RIPOLI NON TI VUOLE ANTIRAZZISTI E ANTIFASCISTI DI BAGNO A RIPOLI
Firenze Antifascista sulla giornata di Sabato 14 Febbraio 2015
Sabato 14 febbraio al Piazzale Michelangelo a Firenze è andata in scena una pantomima di Fratelli d’Italia, Casa Pound e Lega Nord uniti nel ricordo dei cosiddetti “martiri delle foibe”: ancora una volta il tentativo è stato quello di stravolgere la storia e decontestualizzare quanto accadde sul confine orientale con l’unico scopo di riabilitare il fascismo.
Non più di un centinaio di persone si sono concentrate, chiuse all’intero di una porzione del piazzale completamente transennato e circondato a sua volta da Polizia, Carabinieri e Finanza che in forze si sono schierate fino alla zona sottostante da Gavinana a tutto il lungarno.
Un dispiegamento di forze che non ha risparmiato neanche il quartiere di Coverciano dove il fondo che dovrebbe ospitare la nuova sede di Casa Pound era presidiato addirittura dalla sera prima con camionette, defender, agenti in assetto antisommossa e della Digos.
Tutto questo la dice lunga su come il loro peso militante e la loro capacità di mobilitazione sarebbe irrisoria se non fosse controbilanciato dagli apparati dello Stato che consentono loro di manifestare e difendono i loro covi: in due parole agibilità e impunità! Negli anni passati gli antifascisti hanno sempre deciso di opporsi con manifestazioni di piazza che numericamente e qualitativamente hanno sempre dimostrato un’alta capacità di mobilitazione.
Quest’anno invece la scelta è stata un’altra. Ben più importante era valorizzare la festa del Carnevale Antifascista promossa dall’assemblea di quartiere che a Coverciano è nata per iniziativa dei residenti contro l’apertura della nuova sede di Casa Pound, che ha visto la partecipazione di tantissime famiglie che abitano proprio il quartiere e dove sono state raccolte ancora decine di firme proprio contro l’apertura di quel fondo.
Inutile poi sarebbe stato rincorrerli in quella parte di città che ospita le ville e le residenze della borghesia e dell’aristocrazia fiorentina e dove il nostro referente, lavoratori e proletari, sono completamente assenti.
Ma allo stesso modo non potevamo lasciare che la loro iniziativa filasse liscia.
Senza proclami pubblici una cinquantina di antifascisti si sono dati appuntamento sul lungarno, davanti alla Biblioteca Nazionale, esattamente sotto al Piazzale perchè fosse visibile anche ai fascisti il messaggio che volevamo lanciare.
Uno striscione di quaranta metri, srotolato sulla spalletta dell’Arno diceva:
NOI NON SCORDIAMO. FASCISTI ASSASSINI. DAX VIVE, EMILIO RESISTI!
Firenze Antifascista
Bobby Sands in un centro sociale di destra? La truffa di casaggì!
Non è la prima volta, non sarà neanche l’ultima, ma aggiungere sporcizia alla sporcizia non ha mai fatto diventare pulito nessuno né, tantomeno, i fascistelli del «centro sociale di destra» Casaggì di Firenze.
Il fatto reiterato da tempo in ambito neofascista riguarda i maldestri tentativi con cui un’area evidentemente a corto di simboli e di idee prova ad appropriarsi della figura di Bobby Sands. Infatti, se in diverse città italiane capita di vedere manifesti che commemorano il combattente repubblicano firmati «i camerati», un altro centro sociale di destra, Casapound, era arrivato addirittura a commercializzare un sidro chiamato «Bobby Sands».
Lo scandalo con cui vengono portati avanti questi insulti alla memoria di Bobby Sands hanno a che vedere prima di tutto con la fede socialista del compagno irlandese, con una lotta dove la tensione verso la libertà dell’isola non poteva mai e in nessun modo essere disgiunta dall’impegno a rimuovere le disuguaglianze sociali. È al «sole dell’avvenire», insomma, come ben sa chiunque abbia letto anche una sola riga firmata da Bobby Sands, che allude il celebre motto «il nostro giorno verrà».
Se non bastassero le evidenze storiche, però, sarà utile ricordare anche i solidi rapporti tra le destre italiane e britanniche: un’internazionale nera dove trovano posto sigle come National Front, British National Party, Greater British Movement, League of St. George, C18… tutti ottimamente ammanicati con la destra dell’Ulster e, neanche a dirlo, con la locale polizia, per la quale non hanno mai disdegnato di fare opera di delazione consegnando elenchi di repubblicani da eliminare.
Una volta chiarito come neppure la croce celtica irlandese abbia nulla a che vedere con quella appesa al collo o stampata sulle magliette di tanti camerati, essendo quest’ultima ispirata al simbolo dei collaborazionisti francesi, le ragioni dell’antifascismo viscerale di qualunque repubblicano, a cominciare da Bobby Sands, diventano particolarmente evidenti.
Malgrado tutto questo, però, Casaggì riesce a fare finta di nulla e sul suo blog mette in bella mostra materiali e immagini relativi alla lotta per l’indipendenza Irlandese e, peggio ancora, annuncia per il 26 gennaio un evento tutto dedicato alla memoria di Bobby Sands. Piatto forte dell’iniziativa, stando al blog, sarebbero le «letture non conformi» tratte dal libro Le compagne di Bobby Sands, scritto da Silvia Calamati e pubblicato in nuova edizione dalla Castelvecchi nel 2011.
Se il termine «compagne» non è certo usato casualmente nel titolo del libro, è la stessa Calamati a sciogliere qualunque dubbio. L’autrice vicentina, considerata «la voce italiana dell’Irlanda del Nord», raggiunta telefonicamente dichiara non soltanto di non avere nulla a che fare con l’iniziativa di Casaggì, ma anche di rifiutare nella maniera più categorica l’accostamento del suo nome a quello di qualunque organizzazione di destra del passato, del presente e del futuro.
«Lo stesso Bobby Sands Trust», specifica la Calamati, «ha diffidato ufficialmente i gruppi della destra italiana dal continuare a sfruttare il nome di Bobby Sands per i loro scopi. Una decisione che non soltanto rispetto, ma condivido e appoggio pienamente» (questo è link del comunicato di diffida emesso dal Bobby Sands Trust: http://www.bobbysandstrust.com/archives/1935).
A far infuriare la Calamati, inoltre, un’altra grave scorrettezza di Casaggì. In cerca di un’autorevolezza assolutamente nulla, infatti, il blog del gruppo fascista toscano si è permesso di pubblicare parti di un libro da lei scritto spacciandolo come un’intervista. La presunta intervista, neanche a dirlo, non è mai stata concessa né potrebbe esserlo mai da parte di chi, riconoscendosi nei valori della Resistenza, non ha nessuna intenzione di concedere alcun tipo di credito o legittimazione a chiunque professi ideologie destrorse: si tratta di una vera e propria «truffa» che, evidentemente, i poveri di spirito di Casaggì pensano di mascherare chiamando «non conforme»quello che è un vero e proprio furto dell’ingegno e della storia politica altrui.
Giù le mani da Bobby Sands. La nostra storia non si tocca
Antifascisti
Cantiere sociale Camilo Cienfuegos
Solidarietà al csa Dordoni. Lotta forte Emilio!
Apprendiamo con rabbia e preoccupazione quanto successo nel tardo pomeriggio di ieri, 18 gennaio a Cremona, dove una squadraccia di 60 tra affiliati a Casapound della città ed alcuni provenienti da fuori, hanno di fatto tentato di assalire il CSA Dordoni, dove all’interno vi erano una decina di militanti per eseguire dei lavori al centro.
I fascisti sono stati bloccati all’entrata grazie alla determinazione di quei pochi che erano all’interno, ingaggiando uno scontro impari, durante il quale un compagno, Emilio, ha prima ricevuto un colpo di spranga alla testa, ed una volta perduti i sensi è stato preso a calci fino a che i suoi compagni non sono riusciti a liberarlo. Emilio si trova in queste ore, in coma in gravi condizioni, e sta lottando per vivere come ha fatto per difendere i suoi compagni ed il suo centro sociale.
Al suo arrivo la Polizia, come da tradizione, ha caricato i compagni del Dordoni permettendo ai fascisti di dileguarsi.
E’ un’altra gravissima dimostrazione di come agiscono i fascisti di Casapound e tutti gli altri gruppi fascisti: di giorno si presentano come i “bravi ragazzi che vogliono solo aprire una libreria”, poi, quando fa buio i libri fanno spazio a spranghe, tirapugni e violenza che può colpire non solo antifascisti, immigrati o militanti politici, ma chiunque sia in grado di fare un ragionamento, perchè il fascismo è la difesa del potere, il fascismo è il degrado culturale, il fascismo è barbarie.
Questo episodio, accaduto il giorno seguente al presidio improvvisato da parte di alcuni cittadini di Coverciano di fronte ad un numero spropositato di poliziotti a difesa di una decina di fascisti toscani in atteggiamento provocatorio e violento, altro non fa che rafforzare le tesi espresse dagli antifascisti del quartiere ed aumentare la determinazione con cui Casapound deve essere cacciata, bandita ed eliminata una volta per tutte.
La cittadinanza deve rispondere adesso prima che episodi come quello di Cremona si verifichino anche per le nostre strade.
SABATO 24 GENNAIO CORTEO ANTIFASCISTA A CREMONA!
CHIUDERE CASAPOUND! CHIUDERE I COVI FASCISTI!
Firenze Antifascista
Domenica 18 Gennaio a Cremona un’altra gravissima aggressione squadrista
I fascisti di Casa Pound si sono presentati davanti al Csa Dordoni aggredendo i compagni presenti.
Emilio è in coma all’ospedale colpito da sprangate e calci al volto.
Con queste poche righe vogliamo esprimere innanzitutto la nostra vicinanza a Emilio e a tutti gli antifa cremonesi.
Vogliamo anche ribadire l’importanza di impedire, con ogni mezzo, ogni agibilità a fascisti vecchi e nuovi.
Fascisti che, come a Firenze, aprono sedi grazie a disponibilità economiche che solo il loro ruolo di servi gli può garantire.
Fascisti che hanno solide coperture istituzionali.
Fascisti che, come si è verificato anche a Cremona, godono di connivenze e trattamenti particolari da parte delle forze dell’ordine.
Fascisti che trovano terreno fertile anche grazie a quei “democratici” che pensano che l’antifascismo sia superato o sia solo un problema di “opposti estremismi”.
I fascisti non si sconfiggono solo con le parole, tanto meno con l’indifferenza.
Il fascismo si combatte negando ogni spazio, con ogni mezzo necesssario e dovunque si manifesti.
Forza Emilio. Avanti antifascisti/e.
Cantiere sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio (Fi)
Comunicati 2014
Campagna No Amianto Publiacqua
Nell’acquedotto fiorentino sono ancora presenti 225 km di tubature in cemento amianto nelle quali scorre l’acqua che ogni giorno arriva nelle nostre case.
L’acqua dovrebbe essere un bene comune, come dovrebbe esserlo la salute dei cittadini, ma la società per azioni che gestisce la rete idrica di Firenze e provincia non la pensa esattamente così.
Nonostante gli introiti derivati dalla gestione dell’acquedotto Publiacqua non investe nell’eliminazione dell’amianto dalle tubature mettendo la logica del profitto davanti al benessere della cittadinanza.
Per questo è partita la campagna no-amianto-publiacqua della quale il Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos promuove insieme a molte altre realtà del territorio, vi invitiamo pertanto a seguire la campagna sul sito: http://noamiantopubliacqua.wordpress.com
e a firmare la petizione per richiedere l’immediata eliminazione delle tubature in amianto dalla rete idrica.
Sarà possibile firmare la petizione durante tutte le iniziative del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos o cliccando su
Cantiere sociale Camilo Cienfuegos
Contro fascisti e padroni, prima i lavoratori!
https://www.facebook.com/events/363400247173673
Il 13 dicembre è il terzo anniversario della strage fascista di piazza Dalmazia in cui furono uccisi due lavoratori senegalesi, Samb e Diop mentre un terzo fu ferito gravemente. Strage fascista perché tale ne fu l’autore, Casseri, militante di Casa Pound; fascista perché fu il razzismo a muovere Casseri e chi con lui pianificò quell’azione; fascista e quindi impunita perché l’impunità è ciò che lo Stato riserva a sé stesso, ai suoi apparati e a chi lo serve: agli uomini in divisa come nel caso di Cucchi, Magherini, Raphael, il ragazzo nigeriano morto a Novoli cadendo dal quarto piano durante un controllo di polizia, e molti altri, ai padroni come nel caso Eternit, Ilva e Thyssen e ai fascisti, appunto. Il giorno prima, il 12 dicembre, è l’anniversario di Piazza Fontana: la Strage di Stato messa in atto dai fascisti alla Banca dell’Agricoltura di Milano nel 1969, anch’essa rimasta senza colpevoli mentre le stesse istituzioni della democrazia borghese ne hanno decontestualizzato i fatti storici e nascosto i rapporti che gli apparati dello Stato avevano con le organizzazioni neofasciste. Noi invece pensiamo sia indispensabile continuare a denunciare i legami che vedono ancora oggi i fascisti al servizio dei padroni, coinvolti in una rete di relazioni con servizi, malavita e criminalità in affari di riciclaggio, controllo del territorio e traffico di armi e droga: solo così renderemo la giusta dignità a chi è morto per mano fascista.
Oggi, il sistema capitalista mostra sempre di più le proprie contraddizioni ed i propri limiti. Guerra, sfruttamento e disuguaglianza sono l’unica sicurezza per milioni di proletari: una realtà che appare chiara in tutta la periferia dell’Ue, dal Nord Africa fino in Ucraina o Grecia, dove si sviluppano tensioni, scontri e conflitti che si manifestano nei modi più diversi, investendo anche i nostri territori, dove si acuiscono le contraddizioni su cui il sistema e lo Stato lavorano per stimolare i peggiori sentimenti populisti e razzisti e scatenare una guerra tra poveri. È ciò che sta accadendo in Italia con la Lega nord e Casa Pound: organizzazioni di ispirazione o dichiaratamente fasciste che dai salotti buoni cercano consenso nei settori popolari facendo leva sulla creazione di un sentimento nazionalista, con l’uso di simboli apparentemente apolitici come il tricolore o cavalcando campagne mediatiche che altri confezionano per loro: legalità, sicurezza e immigrazione cui rispondere con maggiore repressione e autoritarismo. I fatti di Tor Sapienza parlano anche di questo: una condizione di marginalità e degrado dovuta alla mancanza di servizi e di strutture. I veri responsabili di tutto questo sono le istituzioni e le varie giunte che si sono alternate al potere, ma la rabbia di alcuni si è rivolta invece contro i rifugiati, un capro espiatorio perfetto, perché prima che i fascisti sono i media stessi a suggerire una “facile” quanto falsa soluzione: PRIMA GLI ITALIANI!
Ma mentre il dibattito politico si concentrava sui fatti di Tor Sapienza in Italia succedeva ben altro: lotte e vertenze a cui non a caso veniva dato un risalto minimo. A Milano gli occupanti delle case popolari sono scesi in strada per difendersi dagli sgomberi invocati dalla destra e messi in atto dal Comitato per l’ordine e la sicurezza. A Terni invece, dopo le manganellate di Roma, gli operai delle acciaierie sono scesi in sciopero per piú di un mese mettendosi alla testa di un movimento che conta sulla partecipazione di migliaia di persone tra studenti e lavoratori. Queste lotte dicono qualcosa di nettamente diverso: PRIMA I PROLETARI, PRIMA I LAVORATORI, perché sia chiaro che i nostri nemici sono i padroni, il capitale e le banche e non chi appartiene alla nostra stessa classe.
Il 13 dicembre manifestiamo, e facciamo appello a tutti gli antifascisti, i lavoratori e gli studenti ad essere in piazza, per ricordare Samb e Diop, per sostenere queste lotte, valorizzare queste esperienze e rifiutare con forza le spinte alla divisione e alla competizione. Scendiamo in piazza per proseguire la mobilitazione contro il Governo Renzi ed il ritorno prepotente, in Italia ed in Europa, del fascismo, strumenti che garantiscono all’Unione Europea e al Capitale di proseguire nelle politiche di austerità e di rapina nei confronti della classe lavoratrice.
Non siamo tutti sulla stessa barca: odia chi ti sfrutta non chi è sfruttato
Nemico è chi ti sfrutta e chi ti sfratta
Firenze Antifascista
La manifestazione antifascista alle Piagge
Nel pomeriggio di oggi Forza Nuova avrebbe dovuto e voluto manifestare alle Piagge per soffiare sul fuoco della guerra tra poveri.
Forza Nuova alle Piagge non si è vista e in una ventina si sono chiusi nella piazza di Perotola (a qualche chilometro di distanza) totalmente blindati dalle camionette della Polizia.
Il presidio chiamato da Firenze Antifascista, raggiunto il risultato di non lasciare agibilità a Forza Nuova nel quartiere delle Piagge, ha tentato di dirigersi in corteo verso Peretola: Polizia e Carabineri hanno chiuso via Pistoiese e impedito agli antifascisti di partire in corteo determinando una situazione che è sfociata in scontri.
La giornata si è chiusa con alcuni compagni feriti a cui esprimiamo solidarietà e con un corteo che ha fatto un breve giro all’interno del quartiere delle Piagge.
Soltanto la mobilitazione antifascista può togliere agibilità a personaggi che tentano di dividere la classe lavoratrice tra italiani e immigrati, che sull’immmigrazione costruiscono le loro campagne di propagnada razzista oltre a specularvi in termini economici (come dimostrato anche dall’inchiesta romana).
Il loro agire è utile solo a questo sistema: indirizzare la rabbia verso falsi nemici per “far dimenticare” ai settori popolari che la colpa della loro condizione di sfruttamento è colpa di padroni e speculatori.
Rilanciamo sin da ora il corteo antifascista del 13 dicembre a Firenze per ricordare Smab e Diop uccisi dal fascista Casseri in Piazza Dalmazia 3 anni fa.
Ora più che mai sarà importante esser tant* per respingere al mittente sin da subito il tentativo di criminalizzare e dividere gli antifascisti in buoni e cattivi.
Ora e sempre resistenza!
Sabato 13 Dicembre Piazza San Lorenzo ore 15.00 Corteo Antifascita
Firenze Antifascista
Cronaca di due sfratti rinviati: le case ci sono, la casa è un diritto!
A Campi due sfratti per morosità incolpevole (causata dalla perdita o mancanza di lavoro), fissati con la forza pubblica per mercoledi 3 e venerdi 5 dicembre, sono stati rinviati alla fine del prossimo gennaio, grazie alla presenza solidale di altri sfrattati ed alla decisa iniziativa del Gruppo Casa di Campi.
La presenza a questi due sfratti dell’Assessore alla Casa Ricci è stata tenacemente richiesta e sollecitata dal Gruppo Casa, affinchè testimoniasse sull’attuale drammatica situazione, ovvero la mancanza in questo momento di qualsiasi soluzione abitativa da parte del Comune per i due nuclei familiari, dove sono presenti figli minori (nessun alloggio per l’emergenza, case in affitto sul mercato inaccessibili, strutture assistenziali complete).
Simile la condizione dei due nuclei familiari, ma diversa la situazione dei due proprietari: nel primo caso, Polistrade, una società di costruzioni, arricchitasi con i lavori pubblici eseguiti anche a Campi, una società che dispone di molti alloggi e che non andrà certamente in fallimento per una proroga di 57 giorni, nel secondo caso un piccolo proprietario in difficoltà per il mutuo da pagare.
Due situazioni che, al pari di tante altre (sono circa 50 gli sfratti a Campi), richiedono un urgente intervento pubblico, perchè nessuno finisca per strada oppure sia costretto a chiedere ospitalità presso parenti e amici, a dividere la famiglia o addirittura dormire in macchina.
Ma il Comune è da troppo tempo latitante ed assente: mancano risorse, alloggi per l’emergenza e case popolari, mentre il ruolo dei Servizi Sociali si fa sempre più mortificante verso i bisogni di tante persone colpite dalla crisi (“trovati una soluzione” “vai dai parenti”..sono le risposte più ricorrenti!).
Il Gruppo Casa di Campi prosegue la sua lotta per
- rendere disponibile il patrimonio sfitto (almeno 600 alloggi a Campi), anche ricorrendo alla requisizione.
- aumentare le case popolari e le risorse per il sostegno al reddito, contro qualsiasi guerra tra poveri.
Basta “gente senza casa e case senza gente”! Nessuno resti solo!
Pratichiamo solidarietà e mutuo soccorso tra lavoratori e sfrattati!
Ogni martedi dalle ore 17.00 alle 19.30
consulenza su sfratti e diritto alla casa in piazza Matteucci a Campi
Gruppo Casa di Campi Bisenzio
05 dicembre 2014 ore 14.00
Solidarietà agli antifascisti denunciati!
La repressione colpisce di nuovo gli antifascisti. Ancore una volta alle provocazioni dei fascisti segue l’intervento della polizia e della magistratura. I fatti: il 15 maggio 2013 un gruppo di militanti di Casaggì è stato cacciato via dal polo universitario di Novoli. I fascisti, che avevano allestito un banchino elettorale e che si erano presentati armati di una catena e di un tirapugni, sono stati allontanati con prontezza e determinazione dalle studentesse e dagli studenti antifascisti. A settimane di distanza dall’accaduto a 4 antifascisti, ai quali esprimiamo solidarietà, è stata notificata una condanna per decreto penale. La ricostruzione dei fatti da parte della Questura è interamente basata sulle testimonianze dei fascisti.Nei fogli recapitati a casa dei compagni è riportato nero su bianco che non appena gli studenti hanno manifestato il loro intento di cacciare il gruppo di provocatori viene avvertita la polizia da Miro Scariot, noto esponente di azione universitaria (servendosi del cellulare di Chiara La Porta, anch’essa esponente di A.U.), che successivamente si presenterà spontaneamentein questura come testimone. Nel pomeriggio cinque militanti di Casaggì, Scatarzi Marco, Giberti Niccolo’, Barchitta Olimpia, Gabriele Marco e Draghi Alessandro, si recano volontariamente in questura per sporgere denuncia e procedere con le identificazioni fotografiche.
Ribadiamo fermamente che nè le loro provocazioni e la loro infamia nè la repressione ci faranno fare un passo indietro nella pratica dell’antifascismo: i fascisti non devono avere nessuno spazio di agibilità politica, nè dentro l’università nè altrove!
In un periodo come quello che stiamo vivendo si cerca di fomentare la xenofobia e il nazionalismo; l’obbiettivo è quello di creare divisione all’interno della classe lavoratrice e nei settori popolari che subiscono la crisi, fomentando l’odio e la guerra fra poveri. Lo vediamo chiaramente anche dal modo in cui i giornali e le tv ci raccontono la “realtà”: chi si oppone al tav, chi manifesta per il lavoro, chi occupa le case, chi si scontra con la polizia per contestare il Draghi, il Renzi o il Salvini di turno è etichettato come “violento”, “estremista” o “facinoroso”. Al contrario, chi provoca, chi propaganda l’odio verso il diverso, chi lancia molotov contro i campi rom, chi minaccia di sgomberare le case occupate o assalta una struttura di profughi minorenni è, invece, un “cittadino stanco e indignato”. E ancora: chi, come il Casseri (militante e ideologo di Casapound), apre il fuoco contro dei lavoratori senegalesi, uccidendone due e ferendone altrettanti, è rappresentato semplicemente come un “folle isolato”. Chi pensiamo sia più pericoloso per gli interessi di speculatori, banchieri e padroni?
Il ruolo dei fascisti è sempre stato e continua ad essere quello di braccio armato del capitalismo, che continua a servirsene laddove ce ne sia bisogno. Lo vediamo chiaramente in Ucraina o in Grecia e l’Italia non fa certo eccezione.
Per questo continueremo a combattere il fascismo con ogni mezzo necessario! L’antifascismo non si delega!
Firenze Antifascista
Comunicato stampa – Petizione popolare: sull’inceneritore il Sindaco di Campi non prende posizione!
Grande partecipazione di cittadini al Consiglio Comunale di ieri 30 ottobre per la risposta del Sindaco alla petizione popolare “No inceneritore, SI strategia rifiuti zero” sottoscritta da oltre 1300 firme e presentata efficacemente da un portavoce a nome dei firmatari.
Il Sindaco Fossi ha parlato molto di “buone pratiche” e si è impegnato per estendere la raccolta differenziata con il “porta a porta” (come richiesto dalla petizione), ma ha eluso la questione di fondo strettamente collegata alla “strategia rifiuti zero” ovvero opporsi, dire un chiaro NO alla costruzione dell’inceneritore previsto a Case Passerini.
Infatti è sempre più chiaro che puntare ad una differenziata del 70-80%, al riciclo, al riutilizzo e al tempo stesso costruire un’inceneritore da 198.000 t/annue rappresenta una contraddizione che non sta in piedi (anche economicamente): o si fa l’uno o si fa l’altro!
Il Sindaco si giustifica dicendo che il Comune di Campi da solo non “ha l’autorevolezza” per cambiare una decisione già presa: non è vero! Il Sindaco può dichiararsi contro l’inceneritore nel Consiglio della Città Metropolitana (di cui fa parte) e nella Assemblea dei Comuni dell’Ambito Territoriale Ottimale (ATO) per la Gestione Rifiuti (come già avvenuto nel 2005) e unirsi ai Comuni che già hanno espresso contrarietà (Greve in Chianti, Rufina, Pontassieve..).
E’ una questione di responsabilità e di chiarezza politica, se davvero si vuole rappresentare e rispettare la volontà dei cittadini, già espressa con evidenza nella consultazione del dicembre 2007.
I movimenti e le concrete esperienze di questi anni stanno mettendo sempre più in crisi il fronte inceneritorista, ormai non più compatto e privo di argomenti: lo si è visto anche ieri sera. Alcuni interventi di consiglieri della maggioranza (PD e IDV) hanno infatti riconosciuto la giustezza della “strategia rifiuti zero” e dichiarato superata e pericolosa la combustione dei rifiuti, ma non hanno avuto il coraggio politico di esprimersi in modo esplicito contro la costruzione dell’inceneritore a Case Passerini.
La stessa opposizione espressa dai consiglieri di centrodestra sarà credibile quando sarà portata avanti con coerenza a tutti i livelli, e non solo a Campi.
Il Consiglio Comunale di ieri è stato solo un passaggio: proseguiremo la nostra iniziativa dal basso senza delegarla a nessuno, con presidi informativi, assemblee e manifestazioni.
Presenteremo nelle prossime settimane al Consiglio Comunale una proposta di delibera “NO inceneritore, SI strategia rifiuti zero” su cui tutti i consiglieri dovranno esprimersi e votare!
La lotta e la partecipazione dei cittadini possono cambiare anche decisioni già prese!
Assemblea per la Piana contro le nocività
Campi Bisenzio 31 ottobre 2014
L’assemblea per la piana contro le nocività
pianacontronocivita.noblogs.org
Comunicato sul picchetto antisfratto di mercoledì 22 Ottobre 2014
Ieri, mercoledì 22 Ottobre, alcuni militanti del cantiere sociale camilo cienfuegos hanno partecipato ad un picchetto antisfratto in via Palagetta assieme ad altre realtà del gruppo casa di campi bisenzio e del movimento di lotta per la casa.
A pochi giorni dall’ultimo sfratto portato a termine e che ha visto una famiglia di tre persone non finire per strada solo grazie all’ospitalità loro offerta da un amico, siamo riusciti ad ottenere un rinvio di poco più di un mese.
Un mese, quello di novembre, a Campi, costellato di sfratti con la forza pubblica, richiesti da grandi proprietà come cassa di risparmio o polistrade.
Un mese in cui continuare ad opporsi alla macelleria sociale del governo Renzi e delle amministrazioni locali, in cui fare presente alla cittadinanza di campi il dramma dello sfratto e della morosità incolpevole, della mancanza di fondi destinati ai servizi sociali e della latitanza delle istituzioni.
Perché chi perde il lavoro, perde anche la casa!
Nessuno rimanga solo! Solidarietà e mutuo soccorso!
Ogni martedì, dalle 17 alle 19, CONSULENZA del Gruppo Casa su sfratti e problema abitativo in Piazza Matteucci, accanto al Circolo Rinascita.
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Sabato 4 Ottobre 2014 Corteo h 16 Piazza Tasso, Firenze.
Il Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos esprime solidarietà al Movimento di lotta per la casa dopo l’aggressione subita da un militante ad opera di poliziotti in borghese lo scorso 23 settembre. aggressione avvenuta prima nei pressi dell’hotel concorde occupato e, successivamente, in questura.
L’ ennesimo episodio inaccettabile che vorrebbe terrorizzare chi di fatto alza la testa e resiste alle politiche di austerity imposte dalle istituzioni italiane ed europee, e che costituisce il corollario della “guerra agli ultimi” scatenata da Renzi e dalle sue politiche, non ultimo il famigerato articolo 5 del Piano Casa.
Una guerra che non accenna a placarsi in un’emergenza abitativa ormai insopportabile, anche qui a Campi Bisenzio.
Una aggressione tanto più inquietante perché avvenuta pochi giorno dopo la denuncia della lacunosa versione della Questura sulla morte di Raphael, giovane nigeriano morto a Novoli durante un controllo di polizia
Quando toccano uno toccano tutti, e nessuno deve rimanere solo davanti a chi sfrutta e opprime, nelle occupazioni abitative come sul posto di lavoro, nelle piazze, nei CIE, nelle carceri o nei territori devastati dal capitalismo e dall’imperialismo.
Per questi motivi invitiamo a scendere in piazza sabato 4 Ottobre, h 16 da Piazza Tasso, Firenze.
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Comunicato sul presidio di fronte alla sede RAI
Giovedì 7 agosto il coordinamento Firenze per la Palestina ha organizzato un presidio davanti alla sede rai di firenze in largo de gasperi in solidarietà con i palestinesi di gaza e per chiedere alla rai un’informazione corretta che dia spazio anche alla narrazione palestinese e non solo a quella israeliana.
I rappresentanti del coordinamento hanno chiesto un incontro con la dirigenza rai per spiegare le motivazioni del presidio e consegnare il documento ufficiale con le loro richieste; documento che è stato consegnato in portineria ed è stato letto nell’edizione serale del tg3 regionale durante il servizio sul presidio.
La direzione rai ha rifiutato l’incontro ed il coordinamento, con il presente comunicato, intende denunciare questo atteggiamento della dirigenza del servizio pubblico che, proprio perché pubblico, dovrebbe accogliere e non respingere la voce dei cittadini.
Noi, sostenitori dei diritti del popolo palestinese, diciamo BASTA! Diciamo NO e chiediamo
– un’informazione corretta e imparziale che non appoggi incondizionatamente il “mito della sicurezza” israeliano e che dia spazio anche alla narrazione palestinese
– di raccontare all’opinione pubblica quello che sta realmente accadendo a Gaza e in Cisgiordania
– di raccontare i fatti che hanno portato alla nascita dello stato di Israele e l’origine del conflitto israelo-palestinese
– di usare correttamente i termini antisionismo e antisemitismo
Firenze per la Palestina
A fianco dell’Ucraina che resiste, sosteniamo la carovana antifascista!
Come compagni e compagne del Centro Popolare Autogestito e del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos vogliamo esprimere il nostro sostegno alla carovana lanciata dalla Banda Bassotti che dal 20 al 26 settembre saranno nel Donbass, nelle terre che resistono all’attacco nazifascista dell’esercito e della Guarda Nazionale agli ordini del governo di Kiev, Ue e USA. Per questo stiamo organizzando per il 12 settembre una giornata di iniziativa politica e di raccolta fondi. Nel tardo pomeriggio ci incontreremo con Serghej D’jachuk, giornalista di Odessa, con il quale parleremo di quanto sta avvenendo nelle Repubbliche Popolari. Al dibattito seguirà una cena popolare e poi un concerto con musica dal vivo. Il ricavato della serata andrà a sostenere le spese per la carovana organizzata dalla Banda Bassotti (per maggiori info sulla carovanahttp://www.becrowdy.com/banda-bassotti-no-pasaran) e servirà per portare aiuti nel Donbass. Per questo rivolgiamo noi stessi un appello a tutti i gruppi musicali che negli anni abbiamo avuto il piacere di incontrare e di conoscere perchè si facciano avanti ed assieme a noi organizzino questa giornata di solidarietà e internazionalismo.
Info e contatti per i gruppi musicali a: info@malasuertefisud.it
Centro Popolare Autogestito fi-sud – Cantiere sociale Camilo Cienfuegos
Comunicato murales parco Iqbal
Nei giorni scorsi è stato cancellato il bellissimo murales che al parco Iqbal ricordava la Resistenza, Lanciotto, Dax,….
Non sappiamo se sia stata l’amministrazione comunale di sua volontà o se sia stata “costretta” a intervenire. Francamente neanche ci interessa.
Che l’amministrazione locale, come tutto il PD, non abbia niente a che fare con l’antifascismo lo sappiamo ormai da anni.
Così come sappiamo che per il PD e per molti “democratici” cittadini il “degrado” può essere anche un murales, non le aggressioni ai territori (dalla Tav agli inceneritori), il razzismo dei Cie, lo sfruttamento quotidiano o le speculazioni edilizie (anche sullo stesso parco ci sarà da stare molto attenti…)
Hanno cancellato un murales. Per ripicca o per decoro non cambia granchè.
Non hanno cancellato certo la determinazione di chi, anche a Campi, l’antifascismo e l’antirazzismo lo pratica tutti i giorni.
La memoria non si cancella. Ora e sempre Resistenza.
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio
Il prezzo della colonizzazione sionista
In palestina sono stati ritrovati i corpi di tre coloni scomparsi il 12 giugno scorso e subito sui media di mezzo mondo si è assistito ad una sconcertante e ipocrita mistificazione della realtà che quotidianamente si vive in quella terra da oltre 66 anni.
La propaganda filosionista si è messa in moto facendo perno sull’emotività suscitata dalla morte di tre coloni eliminando invece il contesto in cui questo fatto si inserisce, ossia la colonizzazione armata della Palestina: una realtà fatta di morte, distruzione e terrore ai danni dei palestinesi, una realtà fatta di pulizia etnica portata avanti da chi portavoce dell’ideologia sionista continua a colonizzare una terra abitata da altri sulla base del mito della “terra promessa al popolo eletto”.
Una realtà in cui pogrom in stile nazista contro i palestinesi non sono un’eccezione ma una quotidianità, come dimostra ciò che sta avvenendo in queste ore in cui si assiste ad una vera e propria caccia al palestinese da parte di gruppi di coloni che al grido di “morte agli arabi” stanno scatenando una rappresaglia che ha portato non solo al ferimento di una bambina di 9 anni, volontariamente investita con la macchina da un gruppo di coloni, ma anche al rapimento e all’uccisione di Mohammed Abu Khdeir, un ragazzo di 16 anni il cui corpo è stato dato alle fiamme.
Di lui non sentiremo parlare ai telegiornali, né assisteremo ad alcun funerale in diretta, d’altronde si sa, i morti palestinesi non fanno notizia. i tre coloni fanno parte di questa realtà, fatta di occupanti-colonizzatori che sistematicamente con le armi si insediano nelle terre e nelle case altrui, una realtà fatta di coloni e colonizzati.
Chi vuole negare questa realtà mente spudoratamente.
Chi, come l’Autorità Nazionale Palestinese, accoglie e fa propria la tesi che equipara occupanti e occupati è un collaboratore o un sionista. Non si può accettare il finto moralismo, anche di sinistra, che tenta meschinamente di mettere sullo stesso piano chi barbaramente uccide in nome dell’ideologia sionista e chi legittimamente resiste in tutti i modi e le forme possibili e necessarie, ciò costituisce una furbesca manipolazione funzionale al perpetuarsi del progetto sionista volto a cancellare dalla storia il popolo palestinese.
Condividere questo approccio politico sugli avvenimenti, in fondo, può essere equiparato a chi in Italia ha parlato di “bravi ragazzi” a proposito dei repubblichini di Salò, servi dell’occupazione nazista.
In termini politici il dato di fatto è che la morte dei tre coloni ha avuto l’effetto di evidenziare l’evanescenza di una ANP liquefatta di fronte alla rappresaglia israeliana. L’occupazione e i rastrellamenti della Cisgiordania nei fatti dimostrano che in quella parte di Palestina non esiste nessuna autorità palestinese sul territorio amministrato, bensì solo una pletora burocratica atta a contenere le spinte alla resistenza anticolonialista della popolazione indigena. L’ANP si dimostra sempre pronta a coadiuvare l’occupante sionista nel controllo del territorio lasciando il proprio popolo alla mercé della rappresaglia e legittimando la repressione interna.
Questi avvenimenti rappresentano quindi una pietra tombale sugli Accordi di Oslo e sulle illusioni dei negoziatori ad oltranza, apologeti della non-soluzione, etnicista ed intrinsecamente razzista, dei “due Popoli due Stati”. Sono la dimostrazione che non c’è più nulla da trattare, che i sionisti non riconoscono nessun altro popolo e tanto meno uno stato indipendente entro i “loro” confini di occupazione politica, economica e militare. L’unica trattativa possibile è quella tra forze in conflitto attive, non tra una forza occupante e il suo fantoccio. Tale dinamica politico-militare è anche una cartina tornasole della tenuta del progetto di riconciliazione nazionale avviato dall’accordo tra OLP e HAMAS.
Questo percorso potrebbe avere senso solo con la chiusura definitiva dell’inutile esperienza della ANP e della road map imperialista, come bilancio di quasi un quarto di secolo di illusioni legate ad una strategia sbagliata in partenza e poi rivelatasi fallimentare. Ora si potrà verificare se le intenzioni di unità propagandate produrranno un nuovo quadro politico palestinese in grado di confrontarsi con l’Occupazione oppure se siamo di fronte all’ennesimo maquillage propagandistico di forze uscite esauste e indebolite politicamente dagli ultimi anni di conflitto mediorientale
In questo quadro anche la Sinistra della Resistenza palestinese è messa di fronte a scelte difficili e coraggiose, che non ammettono ambiguità, in quanto la posta in gioco è il proprio annientamento politico, come dimostrato dalla volontà di espulsione dall’OLP del FPLP, dal sequestro dei suoi fondi e beni ma, soprattutto, dall’ondata repressiva – congiunta da parte di Israele e dei due “governi palestinesi” – di cui è vittima tutta la Palestina.
A fare da sfondo la Palestina sotto attacco, dove giorno dopo giorno aumentano la violenza e il terrore perpetrato dallo stato dell’apartheid israeliano, che con il pretesto del sequestro-esecuzione dei coloni- soldati sta conducendo una brutale campagna di rappresaglia, bombardando quotidianamente la Striscia di Gaza e assaltando e rastrellando la Cisgiordania. Centinaia di palestinesi, tra cui 11 parlamentari, sono stati sequestrati dalle truppe di occupazione in oltre 1000 incursioni contro abitazioni, scuole, associazioni, università e altre istituzioni.
Molti palestinesi sono stati uccisi dalle forze coloniali, ma sembra che questi morti siano invisibili per la cosiddetta comunità internazionale ed opinione pubblica dei benpensanti, la quale si è indignata per la sorte dei tre coloni-soldati ma non muove un dito di fronte alle vittime palestinesi, al sequestro di minori – 740 dall’inizio dell’anno -, al muro della vergogna, alla distruzione di case e alla tortura. Così come ha fatto finta di non sentire il grido di libertà dei prigionieri amministrativi che con dignità e coraggio, a rischio della loro stessa vita, hanno fatto 63 giorni di sciopero della fame per chiedere la fine di questa pratica barbara, a causa della quale centinaia di palestinesi vengono arrestati senza accusa né processo.
Anzi, con un gesto sprezzante e paradossale, mentre i bulldozer israeliani demolivano le ennesime abitazioni palestinesi sostituendole con nuove colonie, lo stato sionista che colonizza il territorio palestinese da 66 anni è stato eletto alla vicepresidenza della IV Commissione delle Nazioni Unite (Politiche speciali e Decolonizzazione), ossia di un organismo che ha lo scopo di affermare e garantire il diritto dei popoli all’autodeterminazione e all’indipendenza, un diritto costantemente negato ai palestinesi. Degno della peggior fantasia manipolatrice orwelliana.
In ultimo aggiungiamo che la tracotanza sionista è ormai diventata una realtà concreta anche nelle nostre piazze. Negli ultimi tempi sempre più squadracce sioniste stanno svolgendo il ruolo di picchiatori e censori delle istanze antimperialiste e filopalestinesi. Dalle aggressioni del 25 Aprile contro militanti filopalestinesi al corteo della Resistenza partigiana fino a quelle degli ultimi due giorni, sempre a Roma, ai sit-in pro Palestina, queste aggressioni vigliacche hanno portato ad un saldo di una decina di feriti di cui almeno due seriamente (oltre 20 gg di prognosi).
E’ giunto il momento per le istanze antimperialiste e antisioniste di prendere atto che questo sarà un fenomeno di scontro strategico, quindi bisogna attrezzarsi di conseguenza per garantirsi la propria agibilità politica, come si è sempre fatto con i fascisti. In questo quadro il silenzio è complicità e noi non vogliamo essere complici della pulizia etnica che ogni dannato giorno viene portata avanti da Israele nei confronti del popolo palestinese.
Allo stesso tempo non possiamo fare a meno di denunciare la complicità dell’ANP che continua ad impegnarsi nella cooperazione per la sicurezza con l’occupante sionista, cercando di rassicurare Israele che non ci sarà una terza intifada.
Questo avviene grazie al sostegno ed al coinvolgimento dell’imperialismo occidentale, che fornisce finanziamenti e formazione per assicurare che tutto ciò possa continuare a suo profitto. Non ci sono alibi per nessuno, bisogna decidere se stare dalla parte dell’Occupazione sionista o da quella della Resistenza palestinese antimperialista.
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Fronte Palestina
www.frontepalestina.it
frontepalestina@autistici.org
A fianco del compagno Edo contro l’arroganza e il potere aziendale per i diritti di tutti i lavoratori.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Cpa Fi Sud:
Il Postino non è un mulo. Noi stiamo con il Postino
La dirigenza di Poste Italiane sta cercando di fare piazza pulita di chi protesta e denuncia la situazione di sfruttamento e l’aumento dei carichi di lavoro.
Scordiamoci l’immaginario del Postino di un tempo con cui potevi fermarti a fare due chiacchiere. Basta guardarli carichi come dei muli. Una situazione che si ripercuote anche per chi la posta la deve ricevere. E’ inutile fare qui la lista delle sfighe che ogni ritardo provoca.
Il Postino che ogni giorno vi porta la posta è uno di quelli che le Poste vorrebbero far diventare un simbolo: “attenti abbiamo tutti i mezzi per farvi stare zitti e chi non lo fa sappiamo come fargliela pagare”.
Basta un richiamo, due, tre è il gioco è fatto. Un Postino che, come molti altri/e, ogni giorno alza la voce anche per chi sembra che la voce l’abbia persa. Per questo è stato colpito da due Provvedimenti Disciplinari nel giro di poche settimane. Noi non siamo postini ma siamo al loro fianco.
Non possiamo che essere a fianco di chi si espone in prima persona lontano da qualsiasi interesse personale, ritorno o bramosia di apparire.
E’ per questo che non importa che si chiami Tizio, Caio o Sempronio, anche se sicuramente con il vostro Postino ci condividiamo momenti di divertimento, difficoltà, e perchè no anche delle belle vociate a chi se le merita come si sa fare a Firenze, e questo non può che spingerci ancor di più a esprimere la nostra solidarietà.
Vi chiediamo di farlo anche voi. Diteglielo al Postino, urlatelo alle Poste, e se avete poca voce basta appendere un cartello.
Centro Popolare Autogestito Firenze Sud
Via Villamagna 27a – Firenze – www.cpafisud.org
Per saperne di più consultare la pagina dei cobas
Sul volantinaggio all’IKEA
Ieri (24 Maggio 2014) siamo stati, insieme ai compagni dei clash city workers, a volantinare davanti (e dentro) al punto vendita ikea di Sesto Fiorentino (FI) per portare la solidarietà ai facchini licenziati a piacenza perché appartenenti al sicobas.
Di seguito il volantino distribuito e il comunicato del Si Cobas che invitava alla mobilitazione
TOCCANO UNO TOCCANO TUTTI!
I/le compagni/e del Cantiere sociale Camilo Cienfuegos
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Volantino
Leggi/Scarica il volantino distribuito Aiuta i lavoratori in lotta del Deposito Centrale IKEA
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Comunicato Si Cobas
TOCCANO UNO, TOCCANO TUTTI!
Dopo aver ignorato l’accordo sottoscritto in Prefettura, esautorandola di fatto, la Cooperativa San Martino ha preso tempo per rafforzare la campagna antisindacale e giungere alla formulazione di numerosi licenziamenti colpendo il SI.COBAS e la struttura dei delegati nel Deposito IKEA.
Entro oggi dovremmo conoscere il numero esatto dei lavoratori licenziati. Al momento ce ne risultano 11 e voci di corridoio parlano di circa 20.
Licenziamenti politici in piena regola con IKEA a dirigere l’orchestra repressiva ed i reparti antisommossa, ospitati all’interno del Deposito della multinazionale, pronti ad uscire in caso di blocchi.
Nella fortezza IKEA, rimpinguata anche di decine di nuove “leve mutualistiche” a fare i facchini, l’aria è pesante ed il controllo sui lavoratori associati al nostro sindacato è pressoché marziale.
Intanto, nel gioco tra le parti, CGIL e FILT di Piacenza scoprono il tema dell'”applicazione integrale del contratto nazionale” badandosi bene dal denunciare che retribuzioni ed istituti erogati del “sistema delle cooperative” sono calcolati non in base alle ore contrattualmente previste, ma sulle ore effettive di lavoro ordinario, con una pesante erosione salariale che rappresenta la vera fortuna della lobby del mutualismo made in Italy e, al tempo stesso, la miseria della condizione del lavoratore, apparentemente socio ma sostanzialmente supersfruttato.
Una CGIL che vede la soluzione attraverso “un vero tavolo di trattava coordinato dalle istituzioni locali nel quale tutti i soggetti coinvolti (Ikea, San Martino, Sindacati Confederali) facciano due passi in avanti” attendendo fiduciosa, nel segno della legalità, “tutti quelli che ci vogliono provare insieme a noi”, ed una San Martino che gli fa eco dichiarandosi “disponibile a confronti che abbiano lo scopo di migliorare il clima aziendale”.
Questo balletto di buoni propositi e cortesie avviene proprio mentre sulle teste di decine di operai si è abbattuta la scure padronale dopo un’intensa campagna che li ha voluti bollare come “facinorosi e violenti”, quindi illegali, ed alla quale hanno partecipato attivamente proprio i cosiddetti soggetti coinvolti: ikea, San Martino, Istituzioni, Sindacati Confederali.
Operai da sacrificare alla “democratica dialettica” del profitto che pretende lavoratori ricattati e sottopagati, silenziosi e sottomessi. Il blocco sociale messo in piedi per questa “operazione chirurgica” è emblematico di un sistema corrotto e marcio che vuole soffocare ogni espressione di autonomia ed indipendenza dei lavoratori per salvaguardare lo status quo.
Nelle ultime settimane, mentre IKEA aveva spostato i volumi a Lione, la solidarietà ai lavoratori in lotta all’IKEA ha iniziato ad estendersi sul territorio nazionale con decine di iniziative davanti ai punti vendita.
Con un Deposito senza merce ed in attesa dei pronunciamenti sulle 33 sospensioni (del tutto prevedibili), negli ultimi giorni l’assemblea dei lavoratori ha deciso di sospendere lo sciopero ad oltranza per far rientrare i volumi, lasciando aperto lo stato di agitazione.
Ora che i volumi sono tornati ed il verdetto del boia è stato formalizzato, la risposta a questi licenziamenti politici non avverrà solo sul territorio piacentino.
Facendo appello alla solidarietà di classe, i lavoratori in lotta presso il Deposito Ikea ed il Sindacato SI.Cobas lanciano una CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO alla multinazionale IKEA invitando alla mobilitazione ed al sostegno attivo contro i licenziamenti politici
SABATO 24 e DOMENICA 25 maggio sviluppiamo iniziative di denuncia, controinformazione e boicottaggio presso i negozi portando a conoscenza della clientela cosa IKEA intenda per “stile di vita positivo verso le persone e l’ambiente”.
TOCCANO UNO, TOCCANO TUTTI!
22/05/2014 Sindacato Intercategoriale Cobas
Solidarietà agli antifascisti ucraini
Nel pomeriggio di oggi Firenze Antifascista assieme alla Cub, i Cobas, l’Usb e alla FLC Cgil di Firenze si sono dati appuntamento sotto il Consolato tedesco a Firenze per manifestare la propria solidarietà e il proprio sostegno agli antifascisti ucraini.
Circa 200 persone hanno scandito slogan e volantinato mentre al megafono si alternavo gli interventi che hanno ricordato i compagni uccisi il 2 maggio nella Strage di Odessa nel rogo della Casa Sindacati ad opera dei nazifascisti sostenuti, finanziati e addestrati da Ue, USA e Nato.
Allo stesso tempo è stato sottolineato il protagonismo dei lavoratori, in particolare di operai e minatori, nella lotta antifascista che nell’est del paese ha arrestato l’avanzata della Guardia Nazionale di Kiev e dei nazifascisti.
Uno scontro che va ben al di là degli interessi regionali e si mostra in tua la sua portata culturale, politica e sociale.
Alla fine del presidio è stata rilanciata la necessità di proseguire questa mobilitazione con altre iniziative.
Firenze Antifascista sulla giornata del 25 Aprile in S.Frediano!
Nel pomeriggio e nella serata del 25 aprile in piazza S.Spirito a Firenze una grande folla di persone ha partecipato alla giornata organizzata da Firenze Antifascista. Poco prima della partenza della manifestazione sono arrivati in piazza un centinaio di studenti medi partiti in corteo da Piazza San Marco. Dopo un intervento sotto il monumento a Potente il corteo si è mosso in direzione di Piazza Tasso. Quasi duemila persone vi hanno preso parte. Dopo la sosta al cippo dei Partigiani caduti e davanti al murales dedicato a Bollo dove i suoi compagni e le sue compagne gli hanno reso omaggio con slogan e fumogeni il corteo si è fermato in Borgo S. Frediano dove quasi due mesi fa fu ucciso Riccardo Magherini.
Ad attendere il corteo, sotto un mazzo di fiori e la foto di Riccardo, c’erano gli amici e il fratello. È stato proprio il fratello a prendere in mano il microfono e parlare dalle casse montate sul furgone che apriva il corteo. Parole importanti e anche pesanti. Andrea Magherini ha detto che suo fratello è stato ucciso due volte, una per strada la notte tra il 2 e il 3 marzo e l’altra adesso, mentre cercano di infangare la sua vita e la sua memoria. Come già accaduto in altri casi infatti stanno cercando di denigrarlo, di screditarlo, di descriverlo per quello che non era cercando di giustificare l’operato dei Carabinieri che intervennero in quella serata. Il fratello di Riccardo ha proseguito dicendo che iniziano a farsi avanti nuovi testimoni e guardando alle finestre che si affacciano sulla quella via ha detto che però potrebbero essere molti di più coloro che hanno visto o che hanno filmato l’accaduto invitandoli a farsi avanti ed avere il coraggio di parlare. Proprio su questo si è soffermato: per farsi avanti ci vuole coraggio, per portare avanti questa battaglia ci vuole coraggio poiché quando accadono fatti come quello che hanno portato alla morte del fratello troppo spesso dominano l’omertà e la paura perchè i responsabili indossano una divisa. Ha concluso rivolgendosi al corteo, dicendo che loro sono pronti ad andare fino in fondo ma che non possono farlo da soli, lanciando un appello affinché tutti si sentissero coinvolti in questa vicenda e si assumessero la responsabilità di sostenere lui e gli amici di Riccardo nella battaglia per “la verità e la giustizia”. Quando ha lasciato il microfono è seguito un lungo applauso. A quel punto ad intervenire è stato un compagno di Firenze Antifascista: “di morti come quella di Riccardo ce ne sono state tante, troppe. Uva, Cucchi, Aldrovrandi, Lonzi e potremmo proseguire citandone molti altri. Ogni volta abbiamo assistito alla messa in scena dello stesso copione e ogni volta il messaggio che ne usciva era quello dell’impunità. In questo caso degli uomini in divisa, ma più in generale è un copione che si ripete quando i responsabili di morti e omicidi sono padroni e fascisti. Ci riferiamo a quanto accade ogni giorno con le morti sul lavoro, alle stragi di Stato. Anche se guardiamo a Firenze vediamo come gli esempi non manchino e Riccardo si aggiunge ai due ragazzi morti a poco tempo l’uno dall’altro nelle celle della Questura, ai pestaggi della squadretta della Polizia Municipale voluta da Renzi contro i venditori ambulanti, all’omicidio si Samb e Diop per mano del fascista Casseri. Tutti casi in cui le inchieste aperte dalla Procura sono finite in un niente di fatto, insabbiate e chiuse. Siamo coscienti che la giustizia, quella vera, non potrà essere un’aula di tribunale a darcela ma solo la nostra capacità di organizzarci e lottare per costruire una società altra, senza disuguaglianze e sfruttamento, ma allo stesso tempo pensiamo sia essenziale sostenere la battaglia della famiglia di Riccardo e di tutti i suoi amici perchè si riesca ad arrivare fino in fondo, ad appurare la verità e guardare in faccia gli assassini di Riccardo”.
A quel punto il corteo è ripartito e fatto ritorno in Piazza Santo Spirito, tra qualche goccia di pioggia, è iniziato il concerto degli Ivanoska e della Malasuerte fi-sud che hanno suonato davanti a centinaia di persone fin dopo la mezzanotte quando la giornata si è chiusa sulle note di Bella Ciao.
Un bilancio della giornata che non può che essere positivo non solo in termini quantitativa ma anche qualitativi, per il modo in cui la giornata è stata costruita nelle settimane precedenti, per il dibattito che ha messo in moto, per il protagonismo di forze sempre più giovani e fresche e un chiaro segnale ai fascisti che a Firenze come in altre città, sostenuti dalle stesse istituzioni democratiche e protetti dalle forze di polizia, stanno cercando di rialzare la testa.
Firenze Antifascista
Alcuni video del corteo antifascista
Video: https://www.youtube.com/watch?v=U25H9TwEIvM
Video: https://www.youtube.com/watch?v=f2bBAV0YU7U
Video: https://www.youtube.com/watch?v=yt4V7dsy7k8
Dal blog del collettivo militant:
Diamo a Cesare quel che è di Cesare (e al Manifesto quello che è del Manifesto)
Qualche giorno fa il titolare del nostro sito è stato convocato in questura per indagini riguardanti questo blog e l’attività politica del collettivo. Non è certo un’indagine in più o in meno sul nostro conto il problema: da anni siamo destinatari di valanghe di denunce, abbiamo diversi processi aperti e decine di indagini in corso per la nostra attività politica quotidiana, sia come collettivo che come militanti all’interno delle altre organizzazioni di movimento (ad esempio, come militanti dei movimenti di lotta per la casa). Oltretutto, le ultime iniziative politiche, e soprattutto l’individuazione del PD come principale responsabile della costruzione dell’Unione Europea neoliberista, hanno acceso un faro sull’attività del nostro collettivo. Faro fatto di indagini, perquisizioni, intimidazioni sui nostri compagni, che non possono che confermarci che quando si toccano i gangli vitali del potere questo smette di muoversi nella formalità giuridica e passa alla diretta repressione della politicità.
E’ la prima volta però che viene chiamato in causa questo sito, quale organo di controinformazione “problematico” e oggetto di indagine da parte della Polizia. La questione diventa dunque più delicata, perché preannuncia un giro di vite repressivo su un piano diverso e più alto. Ad essere messo in causa non è più questo o quel reato particolare, ma il ruolo pubblico di un sito espressione di un collettivo politico. Insomma, stiamo scivolando verso quel reato d’opinione che da più parti vorrebbe essere codificato legalmente. L’indagine peraltro non potrebbe poggiarsi su alcunchè, visto che tutto ciò che facciamo è pubblico e viene rivendicato apertamente proprio sul sito. Non possiamo non pensare allora che tutto questo attenzionamento sia dovuto non tanto a questo o a quel reato specifico, ma al clima politico generale che si sta abbattendo su una parte dei movimenti, quella parte che più coscientemente sta individuando i responsabili della crisi economica e politica attuale, e nel farlo riesce ad uscire dalla solita dinamica minoritaria interagendo con importanti settori sociali.
Sembrerebbe dunque trattarsi più di una intimidazione, che come tale rigettiamo al mittente. Un goffo tentativo di porre un freno alla dinamica di rivendicazione pubblica delle varie azioni ed iniziative che però, proprio in quanto politiche, necessitano di una cornice politica entro cui riportarle. E in ogni caso, se il livello è quello di reprimere l’opinione espressa nel “contenitore” piuttosto che il contenuto delle varie iniziative, ci sembra necessario evidenziare il salto repressivo non da poco messo in campo. Della serie, non sanno più a cosa attaccarsi.
Come Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos vogliamo esprimere la nostra solidarietà ai compagni del collettivo Militant.
Solidarietà agli arrestati del 12 Aprile
¡Aqui no se rinde nadie!
Cantiere sociale Camilo Cienfuegos
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos di Campi Bisenzio esprimono la propria massima solidarietà ai 30 compagni/e indagati in questi giorni per i fatti del 21 Dicembre scorso.
In quella giornata la manifestazione “Assedio al lusso” fu vietata dalla questura: le vie del centro di Firenze dovevano rimanere esclusivamente appannaggio di chi stava facendo lo shopping natalizio, che non doveva essere turbato dalla protesta e dalla lotta di chi subisce sempre più sulla propria pelle la crisi economica.
La piazza non ha accettato il divieto, e dopo qualche fronteggiamento e qualche carica di alleggerimento da parte di polizia e carabineri che sbarravano l’accesso a via Cavour, è riuscita a sfilare fino a Piazza dell’Unità. Fatto evidentemente rimasto un po’ indigesto alle istituzioni e alle “forze dell’ordine” di questa città, visto che le prime denunce si sono avute poco più di un mese dopo: resistenza pluriaggravata e lesioni sono i reati contestati a 30 persone.
Non possiamo fare a meno di considerare questo fatto non come un episodio a sé ma come una parte della stretta repressiva in atto. Un giro di vite ben individuabile sia sul piano locale (a Firenze assistiamo a sgomberi continui di case occupate a scopo abitativo, alle multe per gli autisti Ataf dopo i recenti scioperi, e a denunce di massa ogni qual volta il dissenso non rispetti i crismi, sempre più restrittivi, della cosiddetta legalità), sia se facciamo una panoramica di quello che sta succedendo negli ultimi mesi in tutta Italia: le indagini prima e gli arresti poi con accuse di terrorismo (con tutto quello che ne consegue anche in termini di vita carceraria) dei compagni che si battono contro la costruzione del TAV in Valsusa; le botte, i ricatti e le denunce dei facchini in lotta contro la Granarolo; l’arresto di decine di compagni dei movimenti per il diritto all’abitare romani e dei disoccupati a Napoli, per fare solo pochi esempi.
L’intento di polizia e magistratura e di chi le controlla è criminalizzare i movimenti, colpire i militanti più attivi e spegnere sul nascere ogni opposizione che metta in discussione in maniera radicale le politiche di austerità imposte dalle autorità nazionali e internazionali (a maggior ragione in un momento di così forte crisi economica e politica).
Alla repressione si risponde con la solidarietà e il sostegno ai compagni, alle loro famiglie e alle realtà colpite, così come con la continuazione e il rilancio delle lotte che questi portano avanti. Solo così possiamo sperare di incidere realmente su questo sistema basato su sfruttamento, disuguaglianza, emarginazione e devastazione del territorio.
Solo la lotta paga!
Solidarietà per chi lotta!
Cantiere sociale Camilo Cienfuegos
Sabato 22 febbraio in piazza contro la repressione, a sostegno delle lotte!
Sabato 22 febbraio in tutto il paese si terranno manifestazioni per la giornata nazionale di mobilitazione richiesta dal Movimento No Tav in seguito agli ennesimi arresti per 4 militanti. Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò si aggiungono ai numerosi compagni/e arrestati, inquisiti, perquisiti, per le mobilitazioni in Valle come per tutte le lotte sociali e politiche che escono da quelle compatibilità che padroni e governi vogliono imporre: non si disturba il manovratore, le critiche devono essere gentili, e chi esce dal seminato trova solo repressione. Arresti, inchieste, teoremi, che hanno, come sempre accade nella repressione, sia l’obiettivo di colpire i compagni coinvolti che uno scopo preventivo. In quest’ultima inchiesta inoltre vediamo un salto di qualità nell’utilizzo degli strumenti repressivi con il tentativo di applicare l’aggravante della “condotta terroristica” (270 sexies) ai 4 compagni/e, segnale per tutti coloro che lottano contro un sistema di ingiustizie e guerre.
Da anni lo strumento della repressione si conferma l’unica interlocuzione da parte del sistema verso chi lotta, un sistema sempre più autoritario in cui gli stessi spazi di libertà caratteristici della democrazia formale o borghese, così come li abbiamo conosciuti, si restringono sempre più. In tutta Italia, da anni, inchieste, arresti, botte in piazza, sono la costante risposta, come anche negli ultimi arresti di Roma e Napoli, in cui si cercano di colpire i compagni e le realtà più impegnate, con lo scopo di indebolire e dividere. A Firenze numerosi sono i processi a carico di decine e decine di militanti protagonisti degli ultimi anni di mobilitazioni, dai processi per associazione a delinquere, ai processi per le mobilitazioni No Tav, all’ultima inchiesta per la manifestazione del 21 dicembre.
Alla repressione si risponde prima di tutto con la solidarietà, con l’appoggio politico, con l’informazione, senza divisioni tra buoni e cattivi, continuando a sostenere tutti/e coloro che vengono colpiti da inchieste, criminalizzazioni, processi, arresti. E si risponde mantenendo vive le lotte che vogliono annientare, dalle mobilitazioni per i posti di lavoro, a quelle studentesche, alle occupazioni a scopo abitativo alle lotte contro tutte le nocività.
Per tutto questo anche a Firenze sabato 22 saremo in Piazza, con una manifestazione cittadina. Saremo tutti/e nello spezzone iniziale dietro lo striscione di apertura del corteo,
“ESTENDERE LA SOLIDARIETA’ – RILANCIARE LE LOTTE”, che ben sintetizza il significato di questa giornata.
SABATO 22 FEBBRAIO ore 15.00 Piazza Tasso MANIFESTAZIONE CONTRO LA REPRESSIONE A SOSTEGNO DELLE LOTTE
Centro Popolare Autogestito Firenze sud, Cantiere Sociale K100fuegos
Sabato 8 Febbraio 2014 Boicotta Granarolo!
Questa mattina siamo stati al Centro commerciale di Gavinana COOP a Firenze sud con un presidio di solidarietà con i facchini in lotta rilanciando il boicottaggio dei prodotti della Granarolo.
Durante il volantinaggio, prima al mercato rionale poi all’ingresso principale del centro commerciale, abbiamo riscontrato sensibilità e solidarietà da parte di coloro che, visto lo striscione, si facevano avanti per avere il volantino.
Rilanciamo l’appello del Movimento No TAV per la mobilitazione del 22 febbraio in solidareità con i compagni arrestati il 9 dicembre e più in generale con tutti coloro che sono colpiti dalla repressione, a sostegno delle lotte che si stanno sviluppando sul nostro territorio.
A FIANCO DEI FACCHINI IN LOTTA!
CONTRO LA REPRESSIONE!
PER UN FUTURO SENZA PIÙ SFRUTTAMENTO!
Scarichiamo la Granarolo, scarichiamo l’austerità!
Cpa fi-sud – Collettivo Politico di Scienze Politiche – Cantiere Sociale k100fuegos – Clash City Workers
Il revisionismo di Cristicchi (e dei suoi sostenitori) noi ricordiamo tutto!
Giovedì sera al teatro Aurora di Scandicci andava in scena “Magazzino 18” di Cristicchi, incentrato sul tema dell’esodo istriano e delle foibe. Come Firenze Antifascista e Rete Noi saremo tutto abbiamo deciso di contestare questo spettacolo revisionista di propaganda a favore del peggiore nazionalismo irredentista e anti-slavo.
Per quanto ci riguarda la storia è importante ed è importante soprattutto leggerla nella sua complessità analizzando i fatti all’interno del proprio contesto. Cristicchi dice che “nessuno dei manifestanti ha ritenuto fosse importante assistere in prima persona a ciò che erano venuti a contestare per scoprire se stavano dicendo o no la verità”. Ma noi lo spettacolo di Cristicchi lo conosciamo benissimo. Uno spettacolo che propaga l’idea dell’Istria come terra italiana legittimando la politica fascista dell’assimilazione forzata; che alimenta il mito degli “italiani brava gente” cancellando i crimini dell’occupazione italiana dei Balcani; che mistifica la realtà dello stato socialista jugoslavo, dove erano rispettati i diritti di tutte le nazionalità, inclusa quella italiana che è rimasta a vivere in Istria e Dalmazia.
Per farsi un’idea chiara della retorica vittimistica e fuoriviante che sta alla base dello spettacolo basterebbero in effetti le ripetute dichiarazioni in cui Cristicchi ha paragonato il “magazzino 18”, dove sono conservati beni non reclamati da persone che decisero di abbandonare quelle zone, con i beni rubati agli internati nei campi di sterminio nazisti.Un paragone improponibile!
Tra l’altro Cristicchi nel presentare il suo spettacolo aveva dichiarato che il suo compito “non era quello di fare lo storico” e che, per non annoiare il pubblico, aveva sintetizzato 40 anni di storia in… 5 minuti di spettacolo!
Per noi “La storia non è una fiction” e per questo diciamo che quei quarant’anni vanno ricordati tutti. Cristicchi non voleva fare lo storico ma oggi difende il suo spettacolo come se fosse la “verità” senza però la necessità di esser rigoroso come uno storico. Nega di fare politica ma porta sul palcoscenico un mito, lo fa passare per storia e gli dà credibilità e legittimità.
E’ indicativo che i primi ad esprimere solidarietà a “l’artista” siano stati noti fascistelli fiorentini chiaramente in linea con la sua ricostruzione: poco storica e molto politica, utile a denigrare i valori della Resistenza Antifascista e significativo ci sembra anche che Cristicchi non abbia sentito la necessità di rispedire al mittente la solidarietà giunta dalle peggiori sigle del vecchio e nuovo fascismo ancora in circolazione.
Per capire chi sono i simpatizzanti di Cristicchi e del suo spettacolo basta d’altra parte guardare la sua pagina facebook, piena di attestati di solidarietà di “apolitici” simpatizzanti del duce, della RSI e supposti parà…se poi a questo coro si aggiunge anche il sindaco Renzi, che con una telefonata a Cristicchi avvalla la richiesta dei noti fascistelli fiorentini di riproporre lo spettacolo a Firenze, ciò riconferma quello che abbiamo sempre detto: un sindaco in cerca di costante visibilità e responsabile dello sdoganamento e della copertura dei fascisti in questa città!
Come eravamo giovedì al teatro non mancheremo di essere in piazza il 15 marzo quando, a più di un mese di distanza dal giorno del ricordo, i fascisti si faranno scudo dei cosiddetti “martiri delle foibe” (ora addirittura eroi!) per tornare a sventolare il tricolore, strizzare l’occhio ai forconi e portare avanti la loro propaganda razzista e antioperaia come se i problemi dell’oggi fossero dovuti al comunismo e agli immigrati…non al capitalismo e ai padroni!
Per chi volesse approfondire:
- 10 febbraio: giorno della mistificazione
- Foibe tra storia e mito
- Magazzino 18: Claudia Cernigoi replica a Cristicchi e Oliva su radio tre
Firenze Antifascista
Come compagni e compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos esprimiamo solidarietà al compagno del S.I. Cobas aggredito martedì sera (14 Gennaio 2014).
Invitiamo tutti a non allentare la tensione e a partecipare sempre più numerosi alle prossime iniziative di lotta e solidarietà con i lavoratori della logistica.
Un agguato in stile mafioso ad un compagno dirigente del S.I. Cobas
Ieri pomeriggio il compagno Fabio Zerbini è stato attirato in una specie d’imboscata e pestato a sangue. Con la scusa di un incontro per risarcire i danni di un incidente automobilistico (uno specchietto rotto) avvenuto a fine dicembre, è stato attirato in zona Affori.
Appena sceso dall’auto, è stato assalito a tradimento e pestato a sangue.
Gli aggressori si sono quindi allontanati promettendogli una brutta fine se si occuperà ancora dell’organizzazione delle lotte operaie.
Questo pestaggio è la continuazione della strategia repressiva che combina l’intervento delle forze del disordine, con quelle dell’ordine di mafia, n’drangheta e camorra di cui hanno fatto le spese i nostri militanti sindacali , con minacce, processi, pestaggi, incendi d’auto ecc…
Più lo scontro politico si accentua, più si intrecceranno queste azioni atte ad intimidire la lotta dei lavoratori della logistica, ma solo l’estensione di questa, l’organizzazione di essa e dei COBAS potrà garantire una maggior difesa agli attacchi posti in atto dal padronato e dai loro sgherri, contro i sindacalisti attivi.
Non ci faremo intimidire!
Un caloroso saluto e una pronta guarigione va a Fabio, uno dei nostri compagni più in vista nelle lotte portate avanti tra gli operai della logistica.
Il S.I. COBAS nazionale
15-1-2014 S.I. COBAS Sindacato Intercategoriale Cobas
http://sicobas.org coordinamento@sicobas.org
Via Marco Aurelio 31, 20127 Milano tel/fax 02/49661440
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Una risposta adeguata al pestaggio di oggi
A tutte le strutture nazionali, territoriali e di fabbrica
A tutti i solidali con le lotte operaie nella logistica
Il pestaggio da me subito oggi può avere responsabilità dirette difficili da definire ma è, in ultima istanza, una chiara rappresentazione politica della reazione borghese al movimento di lotta che sta attraversando l’intero paese, con al centro i facchini (per lo più immigrati) della logistica e del trasporto
La scia degli episodi di violenza contro il movimento di sciopero che continua ad allargarsi è ormai abbastanza lunga da richiedere una risposta all’altezza della situazione con il chiaro obiettivo non di porvi fine (nessuno di noi si può illudere in questo senso) ma, piuttosto, di non segnare il passo e alzare ulteriormente il contenuto (non stupidamente le sole forme) dello scontro
Illusi quei nemici che pensano che tale movimento di lotta passi per alcuni militanti magari (?) più convinti e abnegati di altri.
Il movimento nasce da condizioni materiali ben precisi, destinati ad approfondirsi per via della crisi del capitalismo che impone uno sfruttamento sempre più intenso della classe operaia.
Attentati e pestaggi dei dirigenti e dei delegati più in vista, minacce e ricatti diffusi nelle fabbriche, licenziamenti e violazioni sistematiche dei diritti, cariche, denunce, fogli di via e arresti da parte degli organi repressivi dello stato, non sono altro che sfaccettature diverse di una verità che viene a galla. Da una parte gli sfruttatori dall’altra gli operai che vanno organizzandosi dal basso
Il conflitto è inevitabile e finalmente lo possiamo dire, l’esito tutt’altro che scontato
Stolti quindi anche coloro (tra i presunti amici) che si accontentano di gridare vendetta o che cascano dal pero e si inorridiscono per la violenza appellandosi alla democrazia e al rispetto delle sue regole. Perché proprio questa è la democrazia, riflesso diretto, anche se distorto, di un dominio di classe che “qualcuno” ha deciso di sfidare, nella convinzione profonda che, battendosi per i bisogni elementari delle grandi masse, si possono anche raggiungere conquiste immediate, per quanto parziali.
Insomma, poco ci deve importare cercare di scoprire l’autore materiale dell’ennesima violenza anti-operaia di cui si è dovuta nutrire la nostra stessa scelta politico-sindacale in quanto S.I. Cobas
La mano che ha colpito non è cattiva (e a pensarci bene non ha fatto nemmeno un gran danno) ma è piuttosto una rappresentazione evidente del fatto che il padronato (incluso i suoi servi, o sgherri, ovviamente) non trova, al momento, una soluzione praticabile per sottrarsi dal ricatto dell’azione operaia.
Quindi, ancora una volta: che fare?
Al momento la mia proposta è una sola: la convocazione di un attivo pubblico di tutte le strutture del S.I. Cobas e di tutti i solidali con questa battaglia, per sfruttare al meglio l’occasione e rilanciare la lotta attraverso uno sciopero generale da organizzarsi….bene
Data la possibilità che tale incontro, che propongo si tenga sabato questo, 18 dicembre, alle 15, possa vedere una certa partecipazione, propongo inoltre che si svolga al Csa Vittoria (Milano) ed in forma pubblica e nazionale
Aspetto conferme o critiche puntuali
16-1-2014 00:30 Fabio Zerbini
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Sostieni i licenziati politici! Resistere al padrone costa!
I licenziati politici costretti ad abbandonate la lotta perché privi di un salario, sono un punto a favore del padrone e dello sfruttamento, non permetterlo.
SOTTOSCRIVI ALLA CASSA DI RESISTENZA
I versamenti possono essere effettuati, indicando la causale:
“cassa di resistenza”:
con bollettini postali sul ccp nr. 3046206
con bonifici sul c/c IBAN IT13N0760101600000003046206
con vaglia postale
tutti intestati a: Sindacato Intercategoriale Cobas, Via Marco Aurelio 31, 20127 Milano
Comunicati 2013
Manifestazione “assediamo il lusso” Sabato 21 Dicembre 2013 Piazza San Marco – Ore 14.30
I compagni e le compagne del Cpa fi-sud e del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos aderiscono alla manifestazione ASSEDIAMO IL LUSSO del 21 Dicembre promossa dall’assemblea contro l’austerità ed invitano alla partecipazione.
Pensiamo sia ancora più importante esser presenti in piazza dopo il provocatorio divieto della Questura. Una Questura che spicca multe, precettazioni, divieti e denunce a chi contesta le scelte antipopolari del Governo come dell’amministrazione locale.
Una Questura che però arbitrariamente decide di bloccare la città per difendere le sedi dei fascisti e le loro iniziative e legittima a piene mani le spinte reazionarie di qualche capetto dei cosiddetti “forconi” lasciandogli bloccare i viali per un’intera giornata cosa che, per decreto prefettizio, alla sinistra antagonista viene costantemente negata…
Cos’è che fa la differenza? Forse il colore della bandiera che sventoliamo? Forse il colore della pelle e i paesi di origine di molti dei manifestanti? Forse il fatto di rivendicare una casa e un lavoro per uno sfrattato o un disoccupato?
Centro Popolare Autogestito fi-sud, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
In merito alle dichiarazioni riportate da alcuni organi di informazione, a seguito della manifestazione contro l’inceneritore a Campi Bisenzio (Sabato 7 Dicembre 2013), vorremmo precisare che:
1) Forza Italia non ha mai aderito alla riuscitissima manifestazione di Sabato 7 a Campi contro gli inceneritori e l’ampliamento dell’aeroporto.
Il consigliere comunale Gandola, in cerca come sempre di visibilità, ha pensato bene di farsi fotografare in mezzo al corteo e mandare fax a varie testate giornalistiche millantando una adesione (e una partecipazione di Forza Italia) mai avvenute.
2) Al corteo erano presenti tante realtà: dai comitati contro le nocività e grandi opere, ai lavoratori ataf, centri sociali, studenti dei collettivi… Normale che un banchino di Forza Italia in mezzo al luogo di arrivo non sarebbe stato gradito e normale sia stato invito a sloggiare.
3) Abbiamo voluto scrivere queste sintetiche precisazioni non tanto per controbattere alle smanie di un Gandola qualsiasi, quanto per mettere in chiaro, chi sono gli infiltrati, i provocatori, i personaggi che non vogliamo alle nostre mobilitazioni e da cui ci dovremmo guardare anche in futuro.
L’assemblea per la piana contro le nocività
Sabato 7 Dicembre 2013 Manifestazione a Campi Bisenzio contro l’inceneritore: un grande momento di partecipazione e di mobilitazione!
Circa 1500 persone hanno partecipato ieri pomeriggio al corteo contro la costruzione dell’inceneritore di Case Passerini e l’ampliamento dell’aeroporto di Peretola.
Il corteo è partito dal piazzale della Motorizzazione e ha raggiunto il centro di Campi Bisenzio ingrossando le sue fila strada facendo.
Gli abitanti della Piana fiorentina, e non solo, hanno dato , ancora una volta, un chiaro segnale di quella che è la loro volontà: una Piana libera dalle nocività.
La giornata di ieri è stata soltanto un momento di un percorso di informazione e mobilitazione iniziato 13 anni fa e che continuerà finchè non si arresterà la scellerata intenzione di portare avanti queste grandi opere inutili e dannose per lo spreco di risorse pubbliche che comportano e per la salute delle cittadine e dei cittadini.
La manifestazione ha lanciato come prossimo appuntamento un’assemblea cittadina a Campi Bisenzio per giovedì 19/12 alle ore 21:00 nella sala consiliare in piazza Dante.
Grazie a tutte le persone che hanno reso possibile la giornata con il loro impegno e la loro partecipazione, a tutte quelle che hanno lottato negli ultimi 13 anni e a tutte quelle che inizieranno a lottare da domani al nostro fianco e per il loro futuro.
Gli organizzatori:
Assemblea per la Piana, Medicina Democratica, Italia Nostra, WWF Toscana, Coordinamento dei comitati della Piana
L’assemblea per la piana contro le nocività
pianacontronocivita.noblogs.org
Libertà per Bahar!
Giovedì 21 novembre è stato fermato dalla Polizia italiana all’aeroporto di Bergamo il compagno turco-belga Bahar Kimyongür.
Bahar è un compagno, giornalista, residente in Belgio di origini turche, da sempre militante antimperialista, vicino alla causa dei prigionieri politici in Turchia e membro dell’associazione Tayad, ultimamente molto impegnato nella denuncia del ruolo dell’occidente nella guerra civile in Siria. Bahar è stato fermato dietro mandato di arresto internazionale spiccato dalla Turchia. Già processato in Belgio per i suoi presunti legami con l’organizzazione rivoluzionaria turca del DHKP-C, prima condannato e poi assolto nel 2009, è stato recentemente fermato in Spagna per il medesimo mandato d’arresto e liberato su cauzione. Era in Italia per un giro di conferenze sulla situazione in Siria ed il ruolo che la Turchia esercita in sostegno alle milizie contro Assad. Bahar è stato più volte anche a Firenze ed in Toscana per iniziative di carattere internazionalista e di sostegno ai prigionieri politici rivoluzionari.
Non ci stupisce che l’Italia si sia affiancata alla Turchia nella repressione delle idee politiche di Bahar, come non ci stupiscono le comuni politiche di repressione del dissenso portate avanti in Italia come in Turchia, in Francia come in Marocco, in Spagna come in Tunisia, tutti accomunati dalla medesima volontà di reprimere qualsiasi movimento ed idea che possa portare avanti un discorso di lotta comune e che possa mettere in discussione il dominio del capitale. Liste nere delle organizzazioni considerate terroriste e sulla base delle quali si può arrestare, bloccare fondi, impedire qualsiasi agibilità politica, e poi incarcerazioni, repressione nelle piazze, nei luoghi di lavoro e nelle scuole, queste sono le politiche comuni imposte dal capitale internazionale.
Noi, proprio per questo, siamo a fianco di Bahar e crediamo necessario, e nostra responsabilità, sviluppare una campagna per la liberazione del compagno e che possa rompere il muro del silenzio che si vorrà imporre alla vicenda. Facciamo sentire forte da subito la nostra solidarietà a Bahar.
Cpa Firenze sud, Cantiere sociale Camilo Cienfuegos, Collettivo Politico Scienze Politiche
Sul corteo antifascista del 16 novembre a Firenze
Nella giornata di ieri più di 1000 antifascisti hanno manifestato nel centro di firenze per dare una risposta pubblica e politica dopo quanto accaduto sabato scorso in piazza della repubblica quando due antifascisti sono stati aggrediti da parte di una decina di appartenenti a casa pound.
Il corteo, partito verso le 16.00 da Piazza Savonarola ha imboccato via Giacomini e si è subito fermato al civico 4 dove si trova lo studio del commercialista Alberto Pizzetti, proprietario dell’immobile di Via Santi’Anna 3 dove ha sede Casa Pound. Davanti al portone è stato affisso uno striscione mentre al microfono veniva detto che non sarebbe più stata tollerata la complicità di chi affitta sedi ai fascisti.
Il corteo è proseguito attraversando i viali, imboccando via Lamarmora e svoltando in Via Venezia. Poco più avanti c’è proprio la sede di Casa Pound. Via Sant’Anna era inaccessibile e tutta la zona totalmente militarizzata con blindati, decine di agenti della Digos e poliziotti in assetto antisommossa. La tensione si è sentita e dopo quanto accaduto sabato scorso non sarebbe potuto essere altrimenti, ma il corteo, difeso dai propri cordoni, ha proseguito.
Ancora una volta si è visto chiaramente quale sia l’unico motivo per cui quella sede è ancora aperta: la difesa della polizia e la vicinanza alla Questura che per la giornata di ieri aveva allertato ben 400 agenti.
Il corteo è proseguito con interventi e slogan per tutta via Cavour. Sotto il Consolato greco sono stati intonati cori contro Alba Dorata e in ricordo di Pavlos, Dax e gli altri compagni uccisi dalla violenza fascista.
In Piazza Duomo poi una nuova sosta per ribadire quale siano le responsabilità del sindaco Renzi rispetto alla presenza e all’agibilità che hanno i neofascisti in città: “Il sindaco Renzi quasi mai parla di diritti. Solitamente quando ne parla è per negarli: vorremmo portare l’esempio dei continui sfratti e sgomberi di case in questa città. Oppure potremmo ricordare quando Renzi si accodò al coro di chi sosteneva Marchionne quando questi stava mandando a casa gli operai di Pomigliano e ristrutturando nuovamente la FIAT.
Solo una volta ha parlato di diritti per garantirne a qualcuno. Era il 14 dicembre del 2011, all’indomani della strage fascista di Piazza Dalmazia ad opera del fascista di CasaPound Casseri: non appena Renzi sentì ventilare la possibilità della chiusura di CasaPound si affrettò a dichiarare che loro avevano il diritto di esprimersi come chiunque altro. Non c’è male! Complimenti sindaco!”
Il corteo è poi ripartito verso piazza della Repubblica seguito da molti di coloro che poco prima stavano ascoltando slogan e interventi dal lato della strada. In piazza della Repubblica poi la sosta davanti al bar Le Giubbe Rosse anch’esso difeso da due camionette e un cordone di carabinieri. Una sosta breve ma che crediamo abbia fatto arrivare il messaggio alla proprietà che non era nuova al concedere le proprie sale ai neofascisti.
Arrivati in piazza Santa Maria Novella il corteo si è sciolto.
Pensiamo di aver raggiunto l’obiettivo, di aver dato una risposta determinata e compatta all’aggressione del 9 novembre. Abbiamo smascherato e fatto i nomi di chi è parte della catena di complicità che concede spazi di agibilità a Casa Pound: il commercialista Alberto Pizzetti, la Questura, il sindaco Renzi, la proprietà delle Giubbe Rosse.
Una cosa comunque è certa: ai fascisti, di cui non si è visto neanche l’ombra, il messaggio è arrivato forte e chiaro…tira un’aria molto, ma molto brutta…
Chiudere i covi fascisti! Chiudere casa pound!
Firenze Antifascista
Aggressione neofascista a Firenze! E’ ora di dire basta!
Nella sera di sabato 9 novembre due ragazzi e una ragazza, che si trovavano a passare da piazza della Repubblica, riconosciuti come antifascisti, sono stati aggrediti da un gruppo di neofascisti che gli si sono scagliati contro in una decina gettandoli a terra prendendoli a calci.
Sappiamo che al bar “le Giubbe Rosse”, locale non nuovo a ospitare iniziative neofasciste, era appena terminata un’iniziativa di Casa Pound Firenze.
Nella piazza erano presenti diversi agenti della Digos che sono intervenuti quando il pestaggio era ormai finito, hanno così identificato e portato in Questura solo gli aggrediti e “stranamente” lasciato andar via gli aggressori.
Diciamo questo, non tanto per ricercare un giustizialismo che non ci appartiene, ma per evidenziare per l’ennesima volta le collusioni e la copertura di cui godono i fascisti.
Le forze dell’ordine sono sempre attente quando i fascisti sono in difficoltà e in inferiorità, blindano le loro sedi quando scendono in piazza gli antifascisti, sono solerti e “precisi” nelle indagini a carico dei compagni, ma quando la situazione lo richiede allentano le maglie, le indagini portano in un vicolo cieco come per “l’inchiesta Casseri” e addirittura lasciano che si consumino pestaggi davanti ai loro occhi come in questo caso.
Ad un mese dal secondo anniversario della strage fascista di piazza Dalmazia effettuata da Casseri, esponente di Casa Pound Pistoia, le cui connivenze con la locale Questura sono state ampiamente documentate, la violenza fascista agisce di nuovo in questa città.
Questo non è più tollerabile!
In una fase di crisi strutturale come quella che stiamo attraversando non è possibile non rendersi conto del perché i fascisti vengano ancora una volta sostenuti e appoggiati dalle istituzioni dello Stato: ciò che accade in Grecia con Alba Dorata dovrebbe insegnarci qualcosa!
Esprimendo la massima solidarietà ai compagni aggrediti, invitiamo tutte le realtà del territorio e non solo, tutti coloro che si riconoscono nei valori e nella pratica dell’antifascismo a fare altrettanto e prepararsi alla mobilitazione di cui comunicheremo le modalità nei prossimi giorni.
Firenze Antifascista
Dopo i tentativi di licenziamento, ci provano con minacce e denunce: solidarietà ai facchini della logistica di bologna.
Nei giorni scorsi la Questura di Bologna ha annunciato 179 denunce in arrivo contro facchini e solidali che dal 2 maggio al 13 Luglio hanno effettuato scioperi, blocchi delle merci, picchetti per rivendicare i propri diritti.
Come se non bastasse la Questura ha tenuto a precisare che le denunce potranno pregiudicare per alcuni il rinnovo del permesso di soggiorno.
Un chiaro avvertimento intimidatorio, considerato che molti dei destinatari delle denunce saranno lavoratori immigrati, i veri protagonisti di queste lotte all’interno della logistica. Lavoratori, tra l’altro, ben consapevoli di essere doppiamente sotto ricatto grazie ad una legislazione (Bossi-Fini in testa) palesemente volta a creare una manodopera docile e sempre ricattabile.
Come Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos vogliamo esprimere, ancora più che in passato, la nostra solidarietà a questi lavoratori e a questi compagni che hanno scelto di lottare per il proprio futuro superando anche quelle appartenenze nazionali che spesso i padroni hanno usato (e usano) per dividere la classe operaia.
Solidarietà ai facchini della logistica, quindi, che hanno deciso di non abbassare la testa davanti a chi sfrutta e ricatta, anche se travestito da cooperativa.
Cantiere sociale Camilo Cienfuegos
UniCoopFirenze ritiri i gasatori SodaStream sia dai premi a punti per i soci sia dagli scaffali di vendita dei supermercati.
Sodastream, azienda israeliana che produce gasatori per l’acqua di rubinetto, spacciati per prodotti “eco-chic”, nasconde odiose verità:
- Il suo stabilimento principale di produzione si trova in un insediamento israeliano nei Territori palestinesi occupati. Gli insediamenti sono ritenuti illegali dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dalla Corte Internazionale di Giustizia e da tutte le istituzioni europee. Sodastream opera in un territorio sotto occupazione militare e trae profitto da un contesto di assoluta illegalità, usufruendo di una serie di incentivi fiscali e deroghe in materia di rispetto dell’ambiente e delle condizioni di lavoro offerti dal governo israeliano ad aziende che scelgono di spostare la loro produzione nei Territori.
- Finanzia attraverso le tasse municipali, versate alla colonia di Ma’aleh Adumim, la più grande in termini di area della Cisgiordania occupata, il mantenimento e l’ulteriore espansione di questo insediamento illegale.
- Sostiene e alimenta una grande discarica israeliana in territorio palestinese, il sito di Abu Dis, che ha gravemente danneggiato le falde acquifere e i corsi d’acqua delle terre circostanti e di Betlemme
- Sfrutta i lavoratori palestinesi, ai quali, già sottoposti a condizioni di lavoro degradanti e a licenziamenti per chi protesta, è corrisposto un salario inferiore alla metà del salario minimo.
Non vogliamo essere complici, come soci e come consumatori, dell’occupazione israeliana della Palestina.
FIRMA QUI: http://chn.ge/1eILRxx
BDS Firenze
BDS Italia è un movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, costituito da associazioni e gruppi in tutta Italia che hanno aderito all’appello della società civile palestinese del 2005 e promuovono campagne e iniziative BDS a livello nazionale e locale.
I lavoratori GKN in corteo: “sindaco c’è posta per te!”
Venerdì sera al Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos era da tempo prevista una cena per sostenere la “cassa di resistenza” dei lavoratori GKN.
Una “cassa di resistenza” che i lavoratori utilizzeranno, come già accaduto in passato, per sostenere le loro lotte e le loro mobilitazioni.
Prima della cena un folto gruppo di lavoratori ha deciso di manifestare per le vie di Campi Bisenzio.
Troppe le voci inerenti la vendita di una parte della fabbrica e nessuna risposta alle richieste di chiarimento su questa vicenda.
Vicenda che ovviamente si colloca in un periodo di crisi del sistema capitalistico che non saranno certo sindaci, partiti, istituzioni a risolvere.
Una crisi che che, comunque, non tutti hanno intenzione di subire passivamente, in silenzio e con rassegnazione.
La manifestazione, partita da via Barberinese, è finita al Cienfuegos dove si è svolta la partecipatissima cena.
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Di seguito la lettera aperta dei lavoratori:
Siamo i lavoratori della GKN , importante azienda del settore auto di Campi Bisenzio
Nel mese di giugno è stata aperta una procedura di mobilità con l’annuncio di 28 esuberi e il conseguente non rinnovo dei lavoratori somministrati, la perdita di notevoli e importanti impianti e produzioni. Inoltre La direzione aziendale ci ha comunicato la sua intenzione di mettere in vendita la palazzina nord e l’adiacente portineria/parcheggio. La situazione è molto preoccupante abbiamo già dato parere negativo alla vendita di parte dello stabilimento, perché oltre al forte ridimensionamento che la multinazionale stà mettendo in atto a livello produttivo, con la cessione di questa parte dello stabilimento si certificherebbe un chiaro segnale di disimpegno della multinazionale sul territorio campigiano e non ultimo l’eventuale cambio di destinazione d’uso aggraverebbe il processo di deindustrializzazione già pesante sul territorio.
Chiediamo la solidarietà della cittadinanza campigiana e un incontro con l’amministrazione comunale.
I lavoratori della GKN
La fine di Ataf
Come ampiamente previsto durante le lotte per contrastare la svendita di ATAF, la privatizzazione sta ora mostrando il suo vero volto che, come sempre, è la cinica attuazione della massimizzazione del profitto.
Questo unico concetto che il capitalismo concepisce, avvalla e porta avanti si traduce, in ATAF, nello spendere il meno possibile per il personale, per la manutenzione (con conseguente peggioramento del servizio), e nel calpestare quotidianamente i diritti dei lavoratori non concedendo, ad esempio, la retribuzione e l’effettuazione delle assemblee sindacali durante l’orario di lavoro (garantite dallo Statuto dei Lavoratori) o disdicendo tutti gli accordi sulla contrattazione di II livello ottenuti con le lotte dei lavoratori nel corso degli anni.
Conseguentemente gli accordi diventano privilegi, la sicurezza diventa un costo, i dipendenti degli esuberi e il servizio una chimera. Tutto coerente per chi vede nella in “rottamazione” e privatizzazione un’opportunità per “nuova” politica fiorentina ed italiana.
Si continua a pensare che infierendo sui diritti, sulle condizioni di lavoro e sulla vita dei dipendenti “privilegiati o fannulloni”, come a qualcuno piaceva descriverli, si possa migliorare il servizio (senza ovviamente accennare a stipendi e benefit da capogiro di dirigenti spesso incapaci) Così in questa direzione si smembra ATAF che dopo il 1 gennaio 2014 non esisterà più e i suoi dipendenti si ritroveranno smistati e divisi nelle aziende Cap, Autoguidovie e Busitalia-Sita Nord, sottoposti alle loro normative e senza alcun accordo.
Ma i responsabili di questa macelleria non sono solamente gli esecutori materiali della privatizzazione: Comune e Ferrovie. Una parte della responsabilità ricade anche su chi, come semplice utente o cittadino, non ha mai preso una posizione forte, ferma e contraria alla svendita del trasporto pubblico.
Cogliamo l’occasione per invitare tutti a partecipare allo sciopero generale del 18 Ottobre 2013 contro la privatizzazione della scuola, dell’Università, dei trasporti, delle poste e del servizio sanitario.
Cantiere sociale Camilo Cienfuegos
Segue comunicato RSU ATAF del 07/10/2013
Rappresentanza Sindacale Unitaria ATAF
Non molliamo!
L’assemblea dei Lavoratori di ATAF Gestioni Srl tenutasi Venerdì 4 Ottobre c.a. alle ore 21.00 presso la mensa Cure ( nonostante il rifiuto da parte dell’Azienda di permetterne la retribuzione e l’effettuazione durante l’orario di lavoro, così come previsto dallo Statuto dei Lavoratori L. 300/70 ) ha valutato negativamente il progetto di disdetta dei contratti integrativi e del conseguente spacchettamento dell’azienda tra Busitalia, Cap, e Autoguidovie secondo le rispettive quote azionarie.
In tutti questi mesi la proprietà di Ataf Gestioni srl ha dimostrato che il proprio interesse è solamente quello di “far cassa” sui diritti dei lavoratori e degli utenti: non ha mai presentato un piano industriale atto a sviluppare e migliorare il servizio, ma bensì ha solamente parlato di esuberi e di costi di lavoro.
Tutte le proposte avanzate dall’RSU tese a migliorare la produttività aziendale e i servizi ai cittadini sono state sistematicamente ignorate. Il progetto di Busitalia(leggere Moretti) a questo punto è chiaro: NON INTERESSA EFFICIENTARE L’AZIENDA PER RENDERE UN SERVIZIO MIGLIORE ALL’UTENZA MA LO SCOPO E’ QUELLO DI SPACCHETTARE PER SPARTIRSI LA “TORTA ATAF”!
I lavoratori e la RSU invece credono che il futuro di Ataf e del trasporto pubblico passi dall’ aggregazione delle aziende, rispettando il livello occupazionale e i diritti dei lavoratori, e non dal distruggere le aziende storiche come la nostra!!
Le colpe di tutto questo sono da ricercarsi non solo tra chi ha acquistato Ataf ma anche tra chi ha venduto il trasporto pubblico lavandosene poi le mani.
Per quanto sopra i lavoratori hanno dato mandato all’RSU di proclamare un pacchetto di ore di sciopero e varie iniziative correlate a sostegno della vertenza:
-Lunedì 14 ore 14,30 protesta in Consiglio Comunale per ricordare ai vari consiglieri le proprie responsabilità ;
-Venerdì 18 sciopero di 4 ore dalle 17 alle 21;
-Fine ottobre volantinaggio all’utenza;
-Nel mese di Novembre sciopero di 24 ore con assemblee permanenti dei lavoratori nei depositi durante le suddette ore.
Firenze 07/10/2013
RSU ATAF
Firenze complice e solidale con la lotta NO TAV
Mercoledì 24 ore 19 presidio sotto la Prefettura in via Cavour.
Venerdì notte in Val di Susa abbiamo assistito all’ennesima offensiva statale contro il fronte di resistenza popolare che da tempo lotta contro il progetto Tav.
La polizia ha dato vita ad una vera e propria caccia all’uomo nel bosco, sparando lacrimogeni ad altezza uomo e stringendo in una morsa i compagni e le compagne che stavano attaccando la rete. Nove sono stati i militanti fermati, di cui due rilasciati i quali denunciano una nottata di pestaggi, impedimenti a contattare gli avvocati e perfino molestie a sfondo sessuale. Sette compagni restano in attesa di conoscere il proprio futuro, detenuti presso il carcere delle Vallette a Torino. La brutalità e la violenza utilizzata dalle forze dell’ordine nel contrastare la presenza degli attivisti No Tav presso il cantiere militarizzato non è certo una novità.
Da troppo tempo Stato e grandi capitali tentano di imporre in Val Susa il proprio interesse a scapito dell’intera popolazione e del territorio a suon di manganelli e appalti mafiosi, a favore di un’opera che ormai ha ben pochi sostenitori! La gestione repressiva della valle si inserisce pienamente nel quadro della “emergenza crisi”, o meglio, all’interno della retorica emergenziale con cui il governo cerca di giustificare come legittimo per tutti un interesse particolare e di pochi. La ricetta del nuovo governo è la stessa di quello precedente: repressione brutale di ogni forma di dissenso o pratica conflittuale, correlata da montagne di denunce e/o provvedimenti restrittivi.
Riteniamo imprescindibile essere solidali con chi mette a repentaglio se stesso e decide di lottare contro il Tav, contro la speculazione, contro la repressione e la militarizzazione, contro la distruzione di un intero territorio. In segno di solidarietà ai compagni incarcerati e picchiati invitiamo tutti a partecipare al presidio Mercoledì 24 Luglio, ore 19, sotto la Prefettura in via Cavour.
Ennio, Luke, Marcello, Piero, Matthias, Gabriele, Alberto liberi subito!
Si parte e si torna insieme!
Collettivo Politico di scienze politiche, Cpa Firenze Sud, Partito comunista dei lavoratori, Collettivo studentesco rivoluzionario, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, Brigata di solidarietà attiva Toscana
Per adesioni: colpol@inventati.org
Ancora sull’aggressione del 13 giugno, l’indagine della procura e i troppi silenzi.
Ci pare necessario tornare sul pestaggio del 13 giugno ad opera del Reparto Antidegrado per rendere pubblici i nuovi elementi emersi negli ultimi giorni.
A seguito degli interrogatori, come persone informate sui fatti, di compagni di Firenze Antifascista, e’ infatti stato chiarito che i filmati delle telecamere nei pressi della stazione di Santa Maria Novella, che avevano sicuramente ripreso le scene, sono stati CANCELLATI, dato che, a detta della Digos, era passato troppo tempo dal 13 giugno.
Vogliamo sottolineare come già dal 17 giugno, tre giorni dopo i fatti, ben prima dei sette previsti per la cancellazione, la notizia è stata resa nota in Consiglio Comunale, e da quel giorno niente è stato fatto per andare in fondo alla questione; la Procura ha lasciato passare ben 14 giorni prima di aprire un fascicolo, ad ulteriore conferma che non potevano essere le aule dei tribunali a rendere giustizia nemmeno questa volta. Era prevedibile infatti che un’eventuale inchiesta sarebbe ricaduta più su chi aveva fatto emergere la cosa piuttosto che sugli autori del pestaggio.
L’indagine sta infatti proseguendo nella direzione di colpire chi ha denunciato l’accaduto. Finiti gli interrogatori ai compagni, i controlli nei pressi del Centro Popolare Autogestito fi-sud si sono intensificati: fermi continui, un frenetico via vai di macchine della Digos che alle volte arrivano a sostare davanti al cancello del centro sociale riprendendo il tutto con l’immancabile telecamera.
Crediamo però che l’apertura del fascicolo abbia avuto altre ricadute e ripercussioni sulla vicenda. Anzitutto dal momento in cui ha preso il via l’indagine la vicenda è completamente scomparsa dalle cronache dei giornali. Sicuramente non è un caso: da un lato ciò risponde alla gestione che la Procura da alla questione facendo in modo che niente esca fin quando non saranno loro a decidere, dall’altra mostra ancora come il giornalismo d’inchiesta sia ormai un elemento estraneo alla stampa cittadina, pronta ad inseguire scoop su pettegolezzi buoni per vendere due copie in più, piuttosto che cercare verità scomode e anche non troppo commerciabili.
Il piano intimidatorio dell’indagine agisce poi indirettamente anche su chi ancora non si è esposto e preferisce restarne fuori: che sia il caso dei vertici delle Comunità di Immigrati e della Comunità Senegalese (troppo poco una lettera aperta al sindaco dopo un fatto così grave…), o dei sindacati di base del Comune, il cui silenzio appare imbarazzante…
Per quanto ci riguarda non saranno i tentativi di intimidirci o di isolarci a farci tacere. Continueremo a denunciare la responsabilità della politica nella gestione delle squadrette della Municipale, figlie della cultura dell’intolleranza e della repressione, dove possono svilupparsi situazioni già viste in Italia ed all’estero, con squadracce di polizia e civili che pestano immigrati e chiunque appaia come pericoloso. La stessa cultura che, ancora a Firenze, vuole affidare la gestione dell’ordine pubblico nelle piazze della città, proprio alla Polizia Municipale!
Firenze Antifascista
A fianco dei lavoratori della logistica, contro licenziamenti e repressione!
Negli ultimi mesi si è sviluppata, nel nord Italia ma non solo, la lotta dei facchini nel settore della logistica. Scioperi, picchetti, manifestazioni hanno coinvolto e mobilitato migliaia di lavoratori, in particolare immigrati, rompendo finalmente ogni divisione tra lavoratore immigrato ed italiano e ricevendo una diffusa solidarietà da studenti, centri sociali e organizzazioni sindacali di base. A seguito di queste lotte, alcune anche vincenti con aumenti contrattuali e diminuzione dei carichi di lavoro, stato e padroni stanno mettendo in campo tutti gli strumenti repressivi e preventivi consentiti: cariche, denunce, fogli di via e soprattutto licenziamenti dei lavoratori più attivi.
A Bologna sono stati licenziati 41 lavoratori della Granarolo SpA, colpevoli di aver alzato la testa e scioperato di fronte ad una decurtazione salariale (indebita) del 35% del loro stipendio e di quello dei loro colleghi. La repressione è strumento determinante per il mantenimento dello sfruttamento, in particolare verso chiunque esca dalle logiche della compatibilità e della concertazione.
E’ necessario ed urgente rispondere in maniera collettiva a questi attacchi. Raccogliamo anche a Firenze l’appello del SI Cobas e dell’ADL Cobas, per una mobilitazione in difesa dei 41 operai licenziati in Granarolo e di tutti i lavoratori colpiti dalle misure repressive e per una Cassa di Resistenza che sia di tutela per i lavoratori in lotta.
Saremo presenti sabato 29 giugno presso i cancelli della Granarolo e davanti i supermercati a Firenze. Rilanciamo lo sciopero del settore in programma per le prossime settimane.
Sabato 29 Giugno giornata di mobilitazione contro la Granarolo. Dalle ore 6.00 di mattina presidio a Granarolo sotto la sede della Cooperativa, volantinaggi davanti ai supermercati anche a Firenze per denunciare il ruolo di Granarolo ed invitare al boicottaggio dei suoi prodotti;
Domenica 30 Giugno Incontro con i lavoratori della logistica dell’Emilia – ore 18.30 Parco di Villa Montalvo, Campi Bisenzio;
Giovedì 11 Luglio cena di finanziamento per la Cassa di Resistenza al Cpa Firenze sud – ore 21.00
Per contribuire alla Cassa di Resistenza, i versamenti possono essere effettuati, indicando la causale “cassa di resistenza”:
- con bollettini postali sul ccp nr. 3046206
- con bonifici sul c/c IBAN IT13N0760101600000003046206
- con vaglia postale intestati a: Sindacato Intercategoriale Cobas, Via Marco Aurelio 31, 20127 Milano
CPA Firenze sud, Cantiere Sociale K100 Fuegos, Collettivo Politico Scienze Politiche, Clash City Workers, Brigate di Solidarietà Attiva
Firenze Antifascista in merito all’indagine della procura sui fatti del 13 Giugno.
Come riportato dalla stampa la Procura di Firenze ha aperto un’indagine rispetto a quanto accaduto, e riportato in Consiglio Comunale da Ornella De Zordo, la sera del 13 Giugno alla Stazione nell’operazione della squadra antidegrado dei vigili. È stato ascoltato dalla Digos il ragazzo testimone dei fatti, non più anonimo, che ha ribadito il suo racconto, la cui veridicità è stata ulteriormente confermata dalla sua compagna anche essa convocata. Chi a gran voce chiedeva esposti e denunce è adesso accontentato. La Procura può accertare definitivamente cosa è accaduto quella sera: basta del resto visionare le telecamere che numerose riprendono la zona della Stazione; interrogare i vigili della squadra antidegrado in azione quella notte, sentire autisti e personale della tramvia… Ma agli inquirenti forse interessa di più cosa è accaduto dopo, come è stata riportata la notizia, chi e come l’ha fatta circolare e per questo continuano ad essere convocati in questura come “persone informate sui fatti”, compagni che nulla possono aggiungere al racconto del ragazzo. È evidente che l’indagine si sta concentrando molto di più su chi scrive volantini o manifesti, chi gestisce i siti o i blog, chi e come convoca i cortei, chi ha denunciato le responsabilità politiche, su chi insomma avrebbe “diffamato” il corpo di polizia municipale e l’intero Comune. Ci mancava solo la farsa della scorta al comandante della polizia municipale per presentarsi ai processi contro il movimento perchè si teme per la sua incolumità. Forse sarebbe bene scortare coloro che scendendo da una tramvia rischiano di fare brutti incontri nelle sere d’estate nei pressi della Stazione! È evidente l’utilizzo della forma “persone informate sui fatti” per poter interrogare, senza nessuna possibilità di difesa legale, compagn* le cui dichiarazioni potranno essere utilizzate contro di loro in un eventuale procedimento successivo. È molto comodo allinearsi alla destra cittadina come stanno facendo gli inquirenti, che ha gridato da subito alla diffamazione, allo scandalo, che hanno invocato da subito repressione e divieti. Non c’è da stupirsi: è proprio dentro quella cultura fascistoide di cui fanno parte, fatta di sopraffazione, di insofferenza verso il diverso, il più debole, che nascono e si sviluppano squadre come quella antidegrado. È molto comodo limitarsi a sottolineare i toni eccessivi del manifesto del corteo del primo luglio, come fatto dal PD cittadino, invece di denunciare e chiedere chiarezza su quanto successo. Non vorremmo in futuro assistere e subire le conseguenze di strane relazioni che potrebbero stabilirsi tra appartenenti a queste squadrette, così come abbiamo visto in passato. È molto comodo e strumentale andare oggi a colpire compagn* che hanno avuto la forza e il coraggio di denunciare quanto successo, di non voltarsi dall’altra parte, di farne una battaglia di verità, perché nella città dove sono stati uccisi a freddo due senegalesi solo 1 anno fa, non debbano esistere squadre speciali, squadrette che impunemente fanno della violenza e la sopraffazione una costante dell’attività “antidegrado”. Questa volta è toccato ad un gruppo di immigrati, senegalesi o meno, domani può toccare a chiunque. A quando la prossima tragedia? Non possono non tornarci alla mente le frasi di chi accusava la madre di Aldrovandi di aver falsificato le foto del figlio massacrato, querelata dagli stessi che difendono l’operato di assassini in divisa; le storie di tutti coloro che hanno dovuto subire denunce e querele per aver chiesto la verità e la giustizia per la morte dei propri cari, amici o amiche, compagn* di strada e di lotta. L’Italia è il paese dell’impunità per le forze dell’ordine. Anzi, potremmo dire, se pensiamo alla odierna nomina di De Gennaro, che i protagonisti dei fatti di Santa Maria Novella se ne stiano tranquilli, perché domani potranno avere anche una bella promozione.
Ci chiediamo allora: si vogliono accertare i fatti? A noi sembra decisamente di no! Da parte nostra siamo certi che continueremo nella nostra battaglia, accanto al ragazzo testimone ed a tutti coloro coinvolti in questa storia ed invitiamo le comunità di immigrati, l’associazionismo, tutti e tutte coloro che in queste settimane si sono indignati, hanno protestato, hanno chiesto spiegazioni al comune, a respingere queste logiche ed a pretendere che venga fatta luce sulla sera del 13 giugno.
Firenze Antifascista
10 anni e tanta voglia di lottare…. Aqui no se rinde nadie!
Sono passati 10 dalla nascita del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, dalle prime assemblee e dalle prime iniziative autogestite e autorganizzate.
In questi anni abbiamo cercato di fare aggregazione, militanza, socialità, politica lontano da logiche di profitto e scadenze elettorali.
Abbiamo fatto presentazioni di libri, proiezioni, dibattiti, concerti, corsi di italiano, casse di resistenza per lavoratori in lotta, iniziative a sostegno di compagni e antifascisti colpiti dalla repressione. Abbiamo organizzato raccolte di materiale per le popolazioni colpite dal terremoto e progetti di solidarietà internazionale raccogliendo fondi per gli ospedali cubani strangolati dall’ embargo USA come per quelli palestinesi sotto l’occupazione sionista.
Ci siamo mobilitati in innumerevoli presidi, cortei, iniziative sempre a fianco di studenti, lavoratori, immigrati, antifascisti, compagni, …
Abbiamo cercato, in pratica, di dare senso e concretezza al nostro essere antifascisti, antirazzisti, anticapitalisti. Nel nostro piccolo, con le nostre forze, i nostri limiti, in un percorso (mai semplice) di crescita personale e politica, individuale e collettiva.
Ma più che quello che abbiamo fatto ci interessa quello che ancora abbiamo la voglia e la necessità di fare (o almeno di provarci).
Abbiamo ancora voglia di immaginare un mondo senza sfruttati e sfruttatori, abbiamo ancora voglia di lottare contro capitale e profitto, di sostenere chi contrasta un sistema basato sullo sfruttamento delle persone e sul saccheggio dei territori.
Sentiamo la necessità di contrastare con ogni mezzo necessario chi porta avanti vecchi e nuovi fascismi e chi alimenta guerre tra poveri costruendo fortune politiche, elettorali ed economiche su razzismo e xenofobia.
Per questo festeggiamo questi 10 anni in testa non tanto quello che abbiamo fatto ma quello che faremo: dal sostegno alla costruzione della scuola Vittorio Arrigoni a Gaza, alla lotta contro l’inceneritore e le nocività nella Piana. Dall’antifascismo quotidiano alle mobilitazioni contro gli abusi in divisa, alle casse di resistenza per i facchini in lotta in questi giorni alla Granarolo di Bologna.
Perché qui come altrove, oggi come ieri: Aqui no se rinde nadie
Cantiere sociale Camilo Cienfuegos
Forza nuova merda vecchia
Sabato 8 giugno i fascisti di Forza Nuova hanno indetto un presidio a Firenze, davanti ai giardini di San Donato in zona Novoli, per le vicende de “Il Forteto”, tentando forse un remake degli avvenimenti di Vicchio di qualche settimana fa, quando sono stati letteralmente cacciati e isolati dalla gente del paese a suon di “Bella Ciao”.
Alle 16.00 di ieri, quando un nutrito gruppo di antifascisti è già in presidio in via di Novoli, giunge la notizia che la manifestazione dei vigliacchi fascisti si sta svolgendo in realtà sotto lo stadio, nel quartiere di Campo di Marte, blindata e protetta, come da copione, da un ingente schieramento delle forze dell’ordine.
Il presidio antifascista prontamente si sposta nei pressi dello stadio: s’ improvvisa un corteo per le strade del quartiere per ribadire che quali che siano i motivi per cui questi schifosi manifestano, nessuno di essi potrà mai legittimare la loro presenza né nella nostra città né altrove.
Infatti la “grossa” iniziativa neofascista non è stata altro che una passeggiata di 100 metri per il viale dello stadio in buona compagnia della solita scorta, finita tristemente in un parcheggio tra i cordoni della polizia e dei carabinieri e coperta dalle urla degli antifascisti.
È indubbio che la pedofilia e la violenza sui minori siano vergognose e infami, come altrettanto infame è l’utilizzo propagandistico e strumentale che i fascisti fanno di queste scelleratezze in termini di visibilità.
Anche per questo siamo scesi in piazza, contro l’ipocrisia fascista che sbandiera attenzione sui temi sociali per ingraziarsi consensi e nascondere la sua natura repressiva e liberticida. Non ci interessa se le istituzioni continuano a dare agibilità ai gruppi neofascisti né quante denunce e condanne dovremo affrontare per ricacciare questi topi nelle fogne.
Noi diremo sempre contro il fascismo non un passo indietro.
Fuori i fascisti da Firenze!
Con Clément Meric nel cuore, Solidarietà antifascista internazionale!
Firenze Antifascista
Sabato 8 Giugno manifestazione antifascista alle ore 15.30 davanti all’esselunga di via di novoli
https://www.facebook.com/events/575404699148842/
Sabato 8 giugno Forza Nuova ha lanciato un presidio a Novoli. La Firenze Antifascista sarà in piazza perché crediamo sia indispensabile negare ai fascisti ogni spazio di agibilità politica.
Riteniamo che gli abusi commessi sui minori a “Il Forteto” rappresentino qualcosa di vergognoso e infame, ma altrettanto lo è l’utilizzo propagandistico che i fascisti ne stanno facendo in termini di visibilità proprio come in questo caso.
Sarà anche l’occasione per manifestare solidarietà nei confronti degli 8 antifascisti condannati venerdì scorso dal tribunale di Pontassieve a 3 mesi e al risarcimento di 2500 euro proprio a Forza Nuova per aver impedito ai fascisti di diffondere materiale xenofobo a Rignano sull’Arno nel 2009.
Sarà poi sicuramente un momento per ricordare Clément Méric, dell’età di 19 anni, ucciso mercoledì scorso a Parigi da un gruppo di fascisti, ed esprimere solidarietà e vicinanza ai suoi familiari, ai suoi amici e compagni di lotta.
Fuori i fascisti da Firenze! Solidarietà antifascista internazionale!
Firenze Antifascista
Comunicato degli 8 denunciati per fatti di Rignano sull’Arno
Venerdì 31 maggio, a Pontassieve si è tenuta la terza udienza del processo che ha visto alla sbarra, come nella migliore delle tradizioni borghesi, 8 antifascisti chiamati in tribunale a rispondere alle accuse di aggressione contro i fascisti di Forza Nuova. I compagni sono stati condannati a 3 mesi di reclusione per violenza privata e a pagare duemilacinquecento euro a Fn che si era costituita parte civile.
I fatti risalgono al maggio del 2009 a Rignano sull’Arno durante la campagna elettorale che vedeva il fascista Ilario Palmisani candidato alle regionali.
Quella sera di maggio si era riunita l’Assemblea Popolare Antifascista di Rignano quando provocatoriamente un gruppetto di merde nere scorrazzava per il paese per attaccare manifesti di propaganda xenofoba e razzista. I compagni non hanno accettato questa provocazione decidendo così di affrontarli.
Come nella più banale delle storie, neanche il tempo di scambiarsi due parole che, i fascisti, si volatilizzano e dal niente compare una volante dei carabinieri che passa all’identificazione dei presenti alla quale seguiranno le denunce.
E’ chiaro il ruolo dei fascisti nelle nostre strade, così come è palese il ruolo di complicità che hanno con le forze dell’ordine. In questa fase di crisi acuta del capitale, al fine di contrastare ogni forma organizzativa di dissenso lo Stato mette in campo ogni propria forza istituzionale o meno, basti pensare a quel che succede durante le lotte rivendicative dei lavoratori della logistica al nord, dove durante picchetti e manifestazioni sono caricati dalla polizia e dentro ai magazzini sono minacciati e picchiati da fascisti prezzolati.
In questa occasione come in molte altre sono I compagni a subire la repressione, non ce ne lamentiamo! Rivendichiamo il nostro protagonismo e lo riteniamo una pratica indispensabile per non lasciare alcuno spazio ai fascisti, di qualsiasi genere siano.
A nostro avviso le armi che abbiamo in mano sono il nostro protagonismo, appunto, e la solidarietà; scegliersi le pratiche in modo collettivo, agire dove e quando ci è possibile, coinvolgere il territorio, non lasciare da solo nessuno, mai.
L’unico modo di onorare la resistenza partigiana è quello di vigilare, denunciare, affrontare ogni rigurgito fascista ora e…sempre.
Gli 8 denunciati per i fatti di Rignano sull’Arno
La lotta dei lavoratori della logistica è la nostra lotta – Sabato 1 giugno alle ore ore 16.00 in Piazza Nettuno a Bologna manifestazione dei lavoratori in lotta della logistica
In questi mesi abbiamo assistito alla crescita della mobilitazione e della lotta nel settore della logistica.
Una lotta in cui i lavoratori, immigrati ed italiani come parte della stessa identica classe, superando quindi ogni falsa contrapposizione, organizzati nel SI Cobas e non solo, si sono resi protagonisti di azioni determinate e combattive per rivendicare salario e diritti in un sistema fatto di appalti, subappalti e caporalati.
Una lotta costruita sulla partecipazione e sul protagonismo dei lavoratori, che ha avuto la capacità di propagarsi di magazzino in magazzino, ad altre cooperative, ad altri territori con scioperi, picchetti e blocchi delle merci.
Una lotta che ha visto crescere attorno a se anche la solidarietà e l’appoggio di molte realtà politiche e sociali riuscendo a strappare importanti vittorie e migliori condizioni di vita e di lavoro di quelle attuali per molti operai della logistica.
La controparte (cooperative, aziende della GDO e organi statali) però, com’era chiaro aspettarsi, non è stata certo a guardare: dopo il fallimento del tentativo di recupero da parte dei sindacati confederali, sempre più chiaramente complici degli interessi padronali, si è passati ai licenziamenti dei lavoratori più attivi, alle cariche della polizia, ai pestaggi e alle intimidazioni ad opera dei crumiri, alle denunce e ai processi.
Un livello repressivo molto alto, ma che evidentemente non ha scoraggiato e intimorito i lavoratori, come dimostrano i due scioperi generali del 22 marzo e del 15 maggio del comparto della logistica a livello nazionale, che hanno visto un’altissima adesione e partecipazione di piazza.
Non a caso dopo lo sciopero del 15 maggio la Commissione di Garanzia ha inserito tra i servizi essenziali la movimentazione delle merci “genericamente deperibili” applicando di fatto la 146/90 – legge antisciopero – a quei magazzini da cui dovrebbero uscire queste merci come per esempio quelli dalla Lega delle cooperative e quello di Granarolo.
In risposta ai licenziamenti e alla limitazione del diritto di sciopero il SI Cobas e il Coordinamento di sostegno alle lotte dei lavoratori della logistica hanno convocato per sabato 1 giugno una manifestazione alle ore 16 in piazza Nettuno a Bologna.
Come centri sociali, studenti, lavoratori e disoccupati fiorentini riteniamo sia fondamentale esser presenti e manifestare attivamente accanto ai lavoratori del comparto, poiché un licenziamento degli operai della logistica oggi crea condizioni più favorevoli al licenziamento di altri lavoratori in lotta domani, poiché la limitazione del diritto di sciopero nella logistica crea condizioni favorevoli per limitarlo anche in quei settori dove oggi la legge 146/90 non viene applicata.
Sabato 1 giugno alle ore ore 16.00 in Piazza Nettuno a Bologna
Manifestazione dei lavoratori in lotta della logistica
Per info e partecipazione da Firenze: 388 9537974
Centro Popolare Autogestito Firenze sud
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio
Collettivo Politico di Scienze Politiche – Firenze
Carlo Monni 1943 – 2013
I ricchi che ingrassano,
e i poveri a patire,
ma un giorno, porca troia,
questa storia l’ha a finire.
Fuori i fascisti dall’università!
Come sempre il teatrino elettorale universitario attira gli animali più bizzarri della città. Casaggì, centro sociale di destra, approfittando della candidatura di alcuni suoi militanti nella lista Centrodestra per l’università (quindi con Studenti per le libertà e Azione universitaria), si è presentata questa mattina al polo delle scienze sociali con volantini di propaganda fascista. Novoli però ha dimostrato ancora una volta di essere antifascista. Decine di studenti e studentesse hanno letteralmente cacciato fuori dalla facoltà i provocatori neri. Di questo infatti si è trattato, di una risposta alla provocazione di alcuni soggetti esterni all’università. Questi sono stati invitati ad andarsene ma hanno assunto un atteggiamento strafottente e rissoso (attrezzandosi anche con tirapugni). A questo punto studenti dei collettivi e altri studenti antifascisti li hanno costretti ad interrompere il volantinaggio.
Li abbiamo buttati fuori, ma non si è trattato di una guerra tra bande né di un atto antidemocratico. Non possiamo accettare la provocazione di un gruppo dichiaratamente e orgogliosamente FASCISTA, che si nutre della nostalgia del ventennio, che fomenta l’odio, che ospita nella propria sede ex terroristi neri di Terza posizione e dei Nar (vedi Adinolfi e Merlino, coinvolti rispettivamente nelle stragi di Bologna e Piazza Fontana) e che imbratta la città con croci celtiche, orrendi manifesti e inutili adesivi. Ci ripugnano le loro commemorazione dei franchi tiratori, cecchini che sparavano sui civili per coprire la ritirata nazifascista durante la liberazione, dei macellai della repubblica di salò e i loro insulti ai partigiani. Tutto questo in una città medaglia d’oro per la resistenza come Firenze è inaccettabile. Ogni giorno sentiamo di aggressioni squadriste in molte città italiane contro migranti, attivisti dei movimenti sociali e studenteschi, o durante le assemblee di istituto nelle scuole (la stessa Firenze è stata recentemente teatro dell’ omicidio di due ragazzi senegalesi in Piazza Dalmazia ad opera di un militante di Casapound). Aggressioni che ormai si verificano anche sui posti di lavoro contro i picchetti dei lavoratori in sciopero (vedi Modena, Basiano, ecc).
Per questi motivi riteniamo giusto, legittimo e anche necessario negare ogni spazio di agibilità politica in facoltà come in città a chi fomenta la guerra tra poveri e predica l’odio e la violenza. Questa idea non è portata avanti solo dai militanti dei collettivi ma da un fronte ben più ampio.. e i fatti di oggi lo hanno dimostrato!
Novoli è antifascista!
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
Student* antifascist*
A Vicchio i fascisti non passano!
Sabato 11 maggio, Forza Nuova avrebbe dovuto manifestare a Vicchio con un presidio sotto il Comune alle ore 20.00 dopo una breve sosta davanti al Forteto.
La seconda manifestazione di neofascisti che gli abitanti di Vicchio avrebbero dovuto sopportare dopo quella che Casa Pound aveva “organizzato” pochi giorni fa e per la quale molti erano rimasti schifati ma che non aveva avuto un’adeguata risposta antifascista visto che i “fascisti del terzo millennio” ormai si guardano bene dal pubblicizzare le loro iniziative.
Nel pomeriggio di sabato, quando invece ha iniziato a spargersi la voce dell’arrivo di Forza Nuova, la sezione dell’Anpi e altri antifascisti di Vicchio hanno deciso di chiamare un presidio per dare un’adeguata accoglienza alla manifestazione neofascista. Anche noi, come Firenze Antifascista, abbiamo deciso di partecipare.
Uomini della Digos, camionette e decine di carabinieri erano pronti a stendere il tappeto rosso ai neofascisti ma con il passare dei minuti il presidio si è ingrossato: passanti che si fermavano a chiedere cosa stesse succedendo e saputo dell’arrivo di Forza Nuova telefonavano a casa per dire che sarebbero tornati più tardi, commercianti che abbassavano la saracinesca e venivano in presidio, anziani, donne, uomini, ragazzi, bambini…alle 21.00, quando solitamente in giro tra Piazza della Vittoria e Piazza Giotto c’è poca gente, c’erano circa 200 persone.
Alla fine i fascisti non si sono fatti vedere, se ne sono rimasti fino alle 21.30 davanti al Forteto in un parcheggio buio e poi hanno girato le macchine verso Firenze e scortati se ne sono tornati a casa. La notizia ha fatto scoppiare la piazza di Vicchio in un applauso e dopo aver intonato tutti assieme “Bella Ciao” il presidio si è sciolto.
Ieri Vicchio si è espressa chiaramente. Lo si capiva delle facce, dalle voci e dagli scambi di battute che si sono susseguite in una piazza che abbiamo tenuto per più di tre ore: ciò che è accaduto al Forteto è un qualcosa di aberrante, infame e schifoso, ma lo è altrettanto il tentativo di strumentalizzazione che ne stanno facendo i neofascisti per acquistare agibilità e visibilità.
Sterili quindi anche le accuse che qualche giorno fa ha provato a rivolgere Casa Pound a quei passanti che mostravano la loro indignazione: “Chi è contro questo presidio difende il Forteto!”, dicevano… E’ stato dimostrato che così non è!
FUORI I FASCISTI DA VICCHIO! FUORI I FASCISTI DA FIRENZE!
Firenze Antifascista
Piazza Santo Spirito: un 25 aprile di lotta e resistenza!
A partire dalle ore 15.00 musica, banchini informativi, cibo e bevande a prezzi popolari.
Alle ore 17.00 Corteo Antifascista per le vie del quartiere.
Al ritorno in piazza interventi dal palco e a seguire musica dal vivo con
Il Menestrello
Dirty Old Band – folk irlandese e musica popolare
Malasuerte Fi-Sud
Ancora una volta, questo 25 Aprile, la Firenze Antifascista sarà in Piazza Santo Spirito.
“Ricordare la Resistenza di ieri per combattere il fascismo di oggi”. Questo il significato che vogliamo dare a questa giornata. Un momento lontano da logiche solo commemorative, istituzionali e retoriche in cui ribadire insieme, giovani studenti, lavoratori, anziani, partigiani, i valori che la lotta Partigiana ci ha lasciato: Solidarietà, Internazionalismo e Lotta di classe. La lotta di Liberazione dal nazifascismo, prima con gli scioperi operai poi con la lotta armata sui monti e nelle città, fu anche lotta contro lo sfruttamento e per la costruzione di una società migliore e più giusta.
La fase storica che stiamo vivendo è segnata da una profonda crisi del sistema capitalista e sono lontani i tempi in cui le classi dominanti parlavano di uno sviluppo illimitato delle forze produttive…
Centinaia di migliaia di posti di lavoro persi, milioni di disoccupati, riforma del sistema previdenziale con impoverimento delle pensioni e innalzamento dell’età per arrivarci, tagli al settore pubblico, alla scuola, alla sanità, nuove tasse e privatizzazioni.
Le politiche di austerità sul piano economico sono accompagnate da un controllo sociale sempre maggiore e un livello repressivo sempre più stringente verso chiunque alzi la testa: assistiamo alla militarizzazione di interi territori, alle cariche della polizia e a processi ed arresti di centinaia di militanti, per non parlare poi della brutalità e della violenza poliziesca durante i fermi e nelle caserme.
Si sta verificando inoltre una ripresa dell’attività neofascista e neonazista in tutta Europa: gruppi e organizzazioni legittimati e sdoganati dalle stesse istituzioni democratiche e pronti anche al “salto di qualità” come possibile alternativa di governo in chiave nazionalista, reazionaria e ulteriormente autoritaria.
Grazie all’impunità e alle coperture di cui godono sono comunque già oggi funzionali al mantenimento di questo sistema soprattutto attraverso la propaganda populista e razzista il cui fine ultimo è il tentativo di indebolire la lotta e l’unità di classe; da una parte con l’attacco diretto contro mobilitazioni di studenti e lavoratori, dall’altra scagliandosi contro i lavoratori immigrati, identificandoli come “nemico”, cercando di stroncarne sin da subito il protagonismo nelle lotte e incentivando una “guerra tra poveri” utile solo al capitale.
Sempre più spesso però rassegnazione e solitudine si trasformano in rabbia e impegno politico e diventano uno stimolo a mettersi in gioco e lottare. Nei mesi passati abbiamo visto svilupparsi momenti di ribellione e resistenza importanti sull’altra sponda del Mediterraneo così come in Europa: scioperi, blocchi della produzione, picchetti, occupazioni e autogestioni di fabbriche, assemblee popolari e presidi permanenti.
Dietro alla retorica del “salvataggio del paese” e dell'”interesse nazionale”, anche in Italia la sinistra istituzionale, al pari di Monti e Berlusconi, ha sostenuto senza batter ciglio le politiche di austerità e la concertazione sindacale è stata utile al contenimento delle lotte, ricordando una logica molto più vicina al corporativismo fascista che non alla tutela dei diritti dei lavoratori.
Ma a fronte di questa situazione nascono esperienze che si sviluppano al di fuori della compatibilità di questa cornice e si riconoscono nella necessità di superare le logiche del profitto, dello sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente e delle disuguaglianze che questa società ci impone.
Riteniamo quindi sia fondamentale combattere la presenza dei fascisti nelle nostre città e restituire i valori della Resistenza Antifascista alla pratica delle lotte di oggi, al contrario di chi vorrebbe consegnarli alla storia come se niente avessero a che a fare con il nostro quotidiano.
Per questo pensiamo sia importante dare voce in questa piazza, la nostra piazza, alle esperienze di chi oggi si oppone sul territorio alla chiusura del proprio stabilimento o difende il posto di lavoro, di chi si oppone alla chiusura dei presidi sanitari nei quartieri, alla privatizzazione del trasporto pubblico o dell’acqua, di chi rivendica una scuola e un’università pubbliche e difende il territorio dalla devastazione dell’alta velocità o di un inceneritore, di chi contrasta la presenza dei fascisti in città e sta al fianco di tutti quei compagni colpiti dalla repressione a causa del loro protagonismo politico.
Solo così potremo rendere omaggio ai compagni caduti di ieri e di oggi e festeggiare degnamente il 25 Aprile… ricordando la resistenza di ieri per combattere il fascismo di oggi!
Firenze Antifascista
Firenze Antifascista sulla proposta di incontro dell’Anpi Provinciale
Dopo l’importante e partecipata manifestazione del 9 marzo, Firenze Antifascista, come ogni anno, sta organizzando il 25 aprile in piazza s.spirito e il corteo per le vie del quartiere.
La nostra piazza è una piazza partecipata e popolare, gioiosa e rabbiosa, in cui lavoratori, studenti e comitati di base prendono direttamente la parola sotto le bandiere dell’antifascismo. Questa piazza, negli anni, ha saputo proporre l’antifascismo come pratica, lontano da logiche retoriche e commemorative con le inutili celebrazioni davanti ad un pubblico sempre meno numeroso e che tanti danni hanno fatto e continuano a fare in termini politici e culturali. Proprio in merito a quest’iniziativa la presidenza dell’anpi provinciale ci ha proposto un incontro.
Da parte nostra crediamo che, rispetto a quanto successo il 9 marzo ed agli attacchi che anpi provinciale, cgil, sel e pd, hanno rivolto verso Firenze Antifascista, vi sia necessità di fare chiarezza. Dopo il corteo del 9 marzo Silvano Sarti, il presidente dell’ANPI provinciale, dopo essere intervenuto al microfono durante la manifestazione, ci ha poi definiti addirittura “camice nere” dalle colonne de la repubblica e dalla sua viva voce durante l’intervista rilasciata ad una radio locale, sostenendo una ridicola ricostruzione della manifestazione. Pur ritenendo singolare la richiesta fattaci, da parte nostra non ci sottraiamo al confronto, purchè, appunto, vi sia una presa di posizione chiara e pubblica da parte delle Presidenza dell’Anpi provinciale rispetto a quanto successo: perchè pensiamo sia gravissimo, oltre che assurdo nel momento in cui ci viene chiesto un incontro, che i compagni di Firenze Antifascista, molti dei quali colpiti anche duramente dalla repressione per il loro protagonismo nelle mobilitazioni antifasciste, vengano definiti “camice nere”; vorremmo fosse detta finalmente la verità sul fatto che quel corteo era stato organizzato da Firenze Antifascista e soprattutto che la questione delle bandiere del pd, che tanto scalpore ha suscitato, era stata chiarita collettivamente nell’incontro tra Firenze Antifascista e anpi provinciale precedente il corteo, quando dicemmo chiaramente che l’eventuale presenza in piazza dei simboli di quei partiti che come il PD hanno tradito i valori della resistenza, sarebbe stato un problema e avrebbe dovuto “affrontare le contestazioni della piazza”. Sarebbe bene non scordarsi mai le parole di Violante sui “ragazzi di Salò” e il tentativo di equipararli ai partigiani, ma forse più calzante ed esplicito è il voto che alla Camera dei deputati segnò l’istituzione del Giorno del Ricordo: 502 favorevoli su 521 presenti…senza stare ad analizzare i numeri, possiamo dire che per il PD fu una scelta di campo…
Allo stesso tempo ci preme anche sottolineare come invece il rapporto con le singole sezioni dell’Anpi, almeno da parte nostra, non necessiti di alcun chiarimento vista la correttezza con cui ci siamo e si sono sempre rapportati: già nei 25 aprile degli anni passati siamo stati in piazza insieme; il 4 febbraio del 2012 manifestarono insieme a noi da piazza dalmazia ben 16 sezioni che si organizzarono autonomamente rispetto alla presidenza dell’anpi provincale e sempre da piazza dalmazia abbiamo manifestato insieme il 13 dicembre scorso per ricordare Samb e Diop. Ci auspichiamo che la partecipazione delle sezioni, sotto le proprie bandiere, possa essere numerosa anche per il 25 aprile prossimo.
Le sezioni dell’anpi erano in piazza assieme a Firenze Antifascista anche il 9 marzo, e vi sono rimaste fino alla fine del corteo. Nei giorni successivi poi, anzichè sparare a zero su Firenze Antifascista hanno cercato di capire e hanno giustamente chiesto chiarezza.
Quella stessa chiarezza che non è stata fatta e che oggi anche noi chiediamo venga fatta, una volta per tutte, dalla presidenza dell’anpi provinciale in modo che l’incontro che hanno proposto possa avere luogo, tenendo ben presente che quella del 25 aprile sarà una manifestazione popolare in cui non sarà gradita la presenza delle istituzioni, di chi governa questa città e di chi ha sostenuto le politiche di tagli e sacrifici del governo Monti sia dal punto di vista politico che sindacale. Non accetteremo che sulle spalle di chi lavora quotidianamente sull’antifascismo, si organizza e si confronta, altri, che dell’antifascismo si ricordano una volta l’anno, vengano a cercare in quella piazza, la nostra piazza, una facile vetrina.
Firenze Antifascista
Solidarietà al CSA Vittoria di Milano
Lunedì ignoti hanno danneggiato con del liquido infiammabile il centro sociale autogestito Vittoria di Milano.
Consapevoli del fatto che queste provocazioni e minacce non riusciranno certo a fermarli, vogliamo lo stesso esprime ai compagni ed alle compagne del Vittoria tutta la nostra solidarietà.
Chiunque sia stato, il risultato non cambia…. Aqui no se rinde nadie!
I compagni e le compagne del Camilo Cienfuegos di Campi Bisenzio (Fi)
Di seguito il comunicato del CSA Vittoria:
Provocazioni e repressione non ci fermeranno mai!
Oggi lunedi 8 aprile abbiamo subito l’ennesima provocazione che per il pronto intervento di qualche abitante del quartiere non ha avuto conseguenze più gravi.
Sono state incendiate alcune bottiglie di liquido infiammabile che hanno danneggiato sciogliendolo una dei finestroni del nostro centro sociale.
Non sappiamo chi sia stato, se un fascista o un prezzolato dalla mafia delle cooperative. Certo è che questo atto provocatorio per noi si inserisce in un clima repressivo che sta particolarmente colpendo compagni e realtà impegnate sul terreno dello conflitto di classe al di fuori della compatibilità politica ed economica borghese.
Sabato infatti eravamo in corteo a Piacenza con centinaia di compagni e lavoratori in solidarietà con i 3 compagni, tra cui il coordinatore nazionale del SiCobas, a cui è stato comminato il divieto per 3 anni di entrare nel territorio piacentino dove sono situati i magazzini dell’ Ikea e di altri hub strategici del comparto della logistica, siamo tutt’ora sotto processo per la lotta vincente ai magazzini della Bennet di Origgio del 2008, perchè il movimento di lotta che si è sviluppato in questi anni tra i lavoratori delle cooperative, ritrovando un protagonismo di classe, sta facendo sempre più paura ai padroni e ai loro servi di ogni razza.
Questa provocazione va inquadrata in questo contesto e, come già scrivevamo nel nostro appello alla partecipazione al corteo di Piacenza, la repressione è un elemento strutturale del dominio di classe, per cui ci interessa poco correre dietro al provocatore di turno.
Ma il modo migliore per rispondere è continuare sempre con maggior determinazione il percorso intrapreso mella prospettiva di una trasformazione rivoluzionaria dell’esistente.
I compagni e le compagne del C.s.a. Vittoria
Milano 08.04.2013
Ascolta l’intervista a Elio, compagno del centro sociale Vittoria
Alcune valutazioni dopo il corteo antifascista del 9 marzo
Come Firenze Antifascista, viste anche le dichiarazioni sulla stampa e il comunicato di Silvano Sarti, crediamo necessario intervenire rispetto al corteo antifascista di sabato scorso. Un corteo, sottolineiamo, partecipato da circa 1500 persone, studenti, lavoratori, militanti e semplici cittadini, che hanno contrastato ancora una volta la presenza dei fascisti nella nostra città.
Il corteo è stato lanciato preparato e autofinanziato, come ormai da anni, da Firenze Antifascista, coordinamento di realtà politiche, sociali e studentesche di cui fanno parte anche diversi circoli territoriali dell’ANPI. Questi circoli hanno proposto all’ANPI Provinciale ed al suo presidente Sarti, di aderire formalmente all’iniziativa. Appare quindi sconcertante, diremmo anche ridicola oltre che in palese malafede, la ricostruzione che Sarti fa della nascita della manifestazione, sostenendo che l’ANPI provinciale ne fosse il promotore. Così come appare sconcertante che dica di aver preso la testa del corteo proprio quando sono stati i compagni di Firenze Antifascista a chiamarlo per fare un intervento in cui ha detto: “Noi non abbiamo mai cambiato nome in settanta anni. Voi siete quello che rappresenta l’antifascismo oggi”. Ma con chi pensava di parlare? Con i manifestanti di Firenze Antifascista o con il Pd-Ds-Pds-Pci? mah… E per ultimo, sembra assurdo che sempre il Sarti si lamenti della strumentalizzazione della stampa e del fatto che non si sia parlato del corteo ma solo delle polemiche…proprio lui che si è lasciato andare a dichiarazioni indecenti… Nella fase preparatoria del corteo era stato chiarito che non sarebbero state gradite le bandiere di quei partiti che hanno di fatto legittimato la presenza dei neofascisti nella politica italiana.
In nome della cosiddetta “memoria condivisa” i dirigenti del PD hanno appoggiato al pari di Storace, Berlusconi, Totaro e Meloni l’istituzione del Giorno del Ricordo. Hanno legittimato la presenza delle sedi dei neofascisti e le loro iniziative pubbliche in nome della “libertà d’espressione”. Sono arrivati a cercare di spiegarci le ragioni dei cosiddetti “ragazzi di Salò”. In questa città l’assessore Giani nel 2007 e 2009 assistette addirittura alla commemorazione in Largo Martiri delle foibe ricevendo il ringraziamento di Donzelli. In questa città Renzi ha legittimato la presenza della sede di Casa Pound a pochi mesi dalla strage di Piazza Dalmazia. Ci domandiamo quindi se le militanti del PD non abbiano per caso sbagliato partito! Nonostante l’apporto di PD e SEL all’organizzazione di questa giornata sia stato pari a zero in piazza pretendevano di sventolare le loro bandiere.
Dopo l’invito a toglierle ne è nata una breve discussione che non è mai sfociata in qualcosa di più delle parole: quando il corteo ha iniziato a sfilare le militanti del PD e di SEL hanno deciso volontariamente – come da loro stessi affermato – di andarsene, assieme a quei pochi che evidentemente si sono sentiti di troppo.
La presenza solitaria del segretario CGIL Fuso e della neo parlamentare di SEL Chiavacci (ci chiediamo dove fossero i numerosi militanti antifascisti di CGIL e SEL) arrivati con il Sarti, già con fare arrogante e provocatorio con la volontà di mettersi davanti al corteo e subito pronti a scatenare la gazzarra e poi pronti ad andare via con al seguito solo il codazzo di qualche giornalista., dimostra con chiarezza la strumentalità della loro presenza.
Ed è bene ribadirlo: da quella piazza se ne sono andati in 5! Chi, come la Gazzetta del PD (alias La Repubblica) parla addirittura di purghe (!!) era evidentemente in piazza solo per garantire visibilità alla provocazione. Una provocazione messa in piedi per attaccare chi, con una pratica antifascista chiara, attuale e non celebrativa, riesce ancora ad avere radicamento e consenso in questa città.
Non stupisce in questo senso il ruolo di servitù svolto da Repubblica fin dai primi minuti successivi alla partenza del corteo, con il suo giovane redattore prono a svolgere il ruolo affidatogli fino ad inventarsi un gruppetto di ragazzi che derideva il partigiano, né stupisce quanto trasmesso il giorno dopo da Controradio (che sarebbe l’ora togliesse quel “contro” davanti…) : una radio che si vanta di essere alternativa ma che non è in grado di mandare neanche un collaboratore in una piazza come quella di sabato per poi raccogliere le veline della Gazzetta del PD facendole proprie.
Ma che vogliamo…bisogna pur mangiare e se i soldi arrivano da PD, Regione e Comune, un mediocre direttore è ben contento di fare un buon servizio ai suoi padroni, impedendo addirittura ad un partigiano dell’ANPI, “Sugo”, attivo in Firenze Antifascista, di intervenire perché avrebbe rotto lo schema “cattivoni” contro partigiani.
La verità è che esiste un antifascismo perdente, triste, celebrativo, da corona d’alloro, buono solo per appuntarsi una medaglina sul petto accompagnandosi al partigiano di turno. Che si trascina da decenni tra una cerimonia e l’altra, senza più un minimo di partecipazione, mentre in Italia ed in Europa crescono cultura, organizzazioni politiche e spinte dichiaratamente neofasciste. Un antifascismo che fa comodo al sistema, conservativo, cui però si contrappone un antifascismo scomodo, non istituzionale, che fa della presenza sul territorio la propria bandiera.
C’è chi ancora, non ce ne voglia Sarti, crede esista un arco costituzionale e pensa di essere rimasto al 1948: andrebbe spiegato a lor signori che solo alle ultime elezioni i partiti dichiaratamente fascisti erano almeno 4 e che non passa giorno in cui non si dica che il fascismo delle origini era buono (quale, quello che bruciava le camere del lavoro?), che Mussolini ha fatto le bonifiche, che il fascismo non era razzista fino al ’38 ed altre amenità del genere.
Preferiscono attaccarci e dare a noi di “fascisti” quando per anni hanno taciuto sulle prepotenze e le ingiustizie compiute dai fascisti…quelli veri. Commemorano poi chi dai fascisti fu trucidato 70 anni fa e fingono di non vedere che i fascisti uccidono ancora oggi come nel caso di Dax, ucciso 10 anni fa a Milano, di Nicola, ucciso a Verona, o di Renato, ucciso ad Ostia.
Dov’erano il PD, l’ARCI e la CGIL quando i fascisti giravano armati di bastoni per il centro di Firenze? Dov’erano quando CasaPound cercava di distribuire il pane al Galluzzo? E quando aprì la sede? Dove sono quando i fascisti vanno a cercare di intimidire i compagni dei collettivi davanti alle scuole? E la lista sarebbe ancora lunga… Dov’erano insomma tutti questi solerti democratici quando c’era bisogno di denunciare le peggiori nefandezze compiute dai fascisti? Assenti. Non pervenuti. Sono riapparsi tutti assieme quando c’è stato da difendere due bandiere di partito! Al blocco politico composto da CGIL, ARCI, PD, SEL evidentemente non è rimasto altro che qualche mezzuccio provocatorio per avere qualche titolo e queste misere provocazioni evidenziano la natura del loro totale smarrimento e la pesante difficoltà di consenso specialmente tra quelle nuove generazioni che si sono viste “barattare” il futuro con i diktat europei in nome dello spread e del profitto e che proprio per questo sono in piazza pronte a lottare.
Sabato scorso in corteo con Firenze Antifascista c’erano tantissimi di questi giovani, insieme a lavoratori e antifascisti di ogni età. Noi non abbiamo bisogno di usare mezzucci per trovare spazi, noi i nostri spazi li conquistiamo e li difendiamo giorno per giorno.
Noi l’antifascismo lo pratichiamo quotidianamente, noi non dobbiamo ripartire.
Noi non abbiamo bisogno di pensare a cosa fare il prossimo 25 aprile: il 25 aprile lo organizziamo già da tempo e anche quest’anno saremo in S.Spirito nella nostra storica piazza insieme a tutti coloro che si riconoscono nella Resistenza di ieri per combattere il fascismo di oggi.
Firenze Antifascista
Il corteo antifascista del 9 marzo 2013
Ieri circa 1500 persone hanno preso parte al corteo di Firenze Antifascista.
Il corteo è partito verso le 15.30 da piazza S.Marco dietro allo striscione unitario “Firenze è Antifascista” e si è snodato per le strade del centro città. Molti gli interventi dal microfono: studenti, lavoratori, militanti dei centri sociali e partigiani si sono alternati rilanciando la mobilitazione antifascista.
Importante la presenza delle sezioni dell’ANPI e l’intervento dal microfono di Silvano Sarti “Pillo”, presidente dell’ANPI provinciale.
Anche quest’anno Firenze ha dato un’ottima risposta alla vergognosa e misera presenza dei neofascisti in piazza.
Da sottolineare ancora una volta la militarizzazione della città: viali chiusi e transennati e centinaia di agenti in assetto antisommossa per difendere un gruppuscolo di fascisti che evidentemente questa città non vuole: poche decine di persone per un corteo nazionale disertato anche dalla stessa Meloni danno il senso del loro isolamento e della loro superflua presenza in città.
Il corteo si è chiuso con il ricordo del compagno DAX, il lancio del corteo nazionale di sabato prossimo a Milano e l’appuntamento del prossimo 25 aprile in piazza S.Spirito a Firenze.
Una nota a margine per chiarire che se due militanti del PD si sono sentite di lasciare il corteo la responsabilità non è da ricercarsi nella coerenza degli organizzatori ma nelle evidenti contraddizioni che questo partito esprime riguardo all’antifascismo.
Firenze Antifascista
Inizia il processo al movimento fiorentino
Lunedì 4 marzo presso il Tribunale dei minori di Firenze si svolgerà la prima udienza del processo contro due compagni minorenni accusati di diversi reati. Il processo che li vedi coinvolti rientra in quello che abbiamo definito il “processo contro il movimento fiorentino” e che nel maggio e giugno di due anni fa portò all’applicazione di 35 misure cautelari tra arresti – uno in carcere e gli altri ai domiciliari – e obblighi di firma. Il processo contro tutti gli altri 86 imputati già rinviati a giudizio inizierà invece il 3 maggio. Un processo costruito sull’applicazione del reato di associazione a delinquere alle lotte politiche e sociali in cui l’accusa viene rafforzata, oltre che dal numero stesso degli imputati e dagli innumerevoli reati contestati, dalla presenza delle cosiddette “parti civili”: digos e polizia, leghisti e fascisti, banche, enti pubblici e privati che saranno parte attiva nel processo. In pratica gli stessi, diretti responsabili o complici, che hanno messo in campo e difeso le misure di austerità contro i lavoratori e il taglio dei servizi sociali contro quali scendemmo in piazza allora e continueremo a farlo. Sarà fondamentale fare in modo che ogni passaggio di questo processo non cada nel silenzio e che tutti coloro che ancora oggi lottano per un futuro diverso dalle prospettive che abbiamo davanti si sentano coinvolti e diano il proprio sostegno agli imputati. Per questo cercheremo per estendere la solidarietà e stimolare la ripresa di un dibattito sulla repressione tra le realtà e i compagni attivi sul territorio.
Solidarietà ai compagni sotto processo al tribunale dei minori
Solidarietà a tutti gli imputati nel processo contro il movimento fiorentino
Centro Popolare Autogestito fi-sud – Rete dei Collettivi Fiorentini – Collettivo Politiche di Scienze Politiche – Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Collettivo Studentesco Rivoluzionario
Chiamatele pure coincidenze
In molti sono a conoscenza che il buon Matteino ha deciso, semplicemente per far cassa, di porre in vendita una quindicina di edifici appartenenti al patrimonio pubblico. Se ancora qualcuno non lo sapesse, approfittiamo di quest’occasione per colmare la lacuna e dire che, tra questi edifici posti in vendita, c’è anche l’ex scuola Don Facibeni, in via Villamagna 27a occupata dal 2001 dal Centro Popolare Autogestito Fi-sud, dopo lo sgombero dell’area ex- Longinotti.
Nei giorni scorsi si sono verificati due episodi, praticamente in contemporanea: 1) qualche buontempone, probabilmente proveniente da qualche edificio limitrofo al Cpa (forse publiacqua?) ha provveduto ad interrompere la fornitura idrica al centro sociale (ovviamente prontamente ripristinata) ; 2) alcuni “misteriosi” individui, appartenenti, a dir loro al Comune, si sono poi presentati con l’intenzione di effettuare delle misurazioni per aggiornare le planimetrie.
Se ci è concesso, prendiamo in prestito una frase che ci pare appropriata a quanto accaduto: “a pensar male, qualche volta ci s’azzecca”. Non riteniamo di appartenere alla folta schiera di coloro che ad ogni occasione gridano al lupo, e può anche darsi che ci sbagliamo, ma in caso contrario… stiamo molto attenti a quanto succede!
Centro popolare autogestito fi-sud
Non sarà una risata a seppellirli altrimenti avrebbero già fatto festa!
Avevamo già scritto di quanto fossero subdoli i neofascisti di Casa Pound, eternamente combattuti tra la voglia di dichiararsi per quello che sono veramente e la paura di farlo. Avevamo già detto di quanto l’iniziativa di Economia Legionaria fosse una vera e propria bufala, ma quanto abbiamo appreso durante il volantinaggio di sabato 19 gennaio in piazza Alberti le supera tutte. L’Agenzia di Viaggi Senza Confini è proprietà di due soci: Saverio di Giulio, responsabile di CPI Firenze è figlio di uno dei due e formalmente è un dipendente dell’azienda. Durante il volantinaggio di fronte all’agenzia di viaggi è uscita dal negozio la madre sbraitando: “È vietato volantinare!”…che di libertà in questo paese ve ne siano poche ci pare evidente ma forse la signora, nei suoi sogni da fascista, come lei stessa si è dichiarata, è andata un po’ oltre…volantinare ancora si può! Ha poi avuto da ridire sul fatto che i volantini fossero stampati illegalmente e voleva sapere dove li avessimo prodotti: ancora una volta la signora fascista era andata oltre e nella sua testa si era già “fatta Stato” e pure poliziotta. Dulcis in fundo il classico “andate a lavorare anziché stare in giro in sabato mattina!” Si da il caso che di questo periodo imbattersi in qualche disoccupato non sia proprio una rarità, ma tralasciando questo piccolo particolare vorremmo capire: nella società ideale di una fascista quanto dovremmo lavorare oltre le 40 ore settimanali per lo splendore della sua Patria? A quel punto esce il socio, un sedicente uomo di “sinistra” con la tessera del PD in tasca (sic!). Lui inizia a lamentarsi del fatto che il nome dell’agenzia non poteva esser infangato solo perché vi lavora un fascista (due per la precisione…) e abbiamo dovuto quindi fargli presente che la sua agenzia apriva la lista dell’iniziativa di Casa Pound chiamata Economia Legionaria e…incredibile ma vero…anche lui non ne sapeva niente: “Ragazzi, provvederò immediatamente a farla rimuovere!” Ne deduciamo che anche all’agenzia di viaggi di coupon con la “famosa” tartaruga se ne siano visti davvero pochi… Intanto la signora fascista, che forse già ci immaginava su un treno piombato con in mano un biglietto di sola andata per il confino, è rinsavita dal torpore del suo sogno e si è accorta di non poterci vietare un bel niente e tantomeno identificare ed ha quindi sbottato: “Chiamo la polizia! Vi denuncio tutti!” Per cosa? Per aver detto la verità al quartiere? Per aver informato il suo socio? Sta di fatto che avendo poca voglia di passare un’oretta in compagnia dei questurini ce ne siamo andati poco prima che arrivasse la solita Alfa grigia della digos.
Eccoli qua quelli che si fanno vanto di aver presentato liste di “giovanissimi” alle elezioni! Ma come è avvenuto per tutte le generazioni passate e con molta probabilità anche per le future non possiamo sottovalutare la possibilità che esistano giovani un po’ meno vispi degli altri, poco arguti, alle volte incapaci: ciò che però ci stupisce davvero è che siano finiti tutti in Casa Pound! Ma fanno la selezione alla porta? A giudicare da come si sono giocati l’Economia Legionaria si direbbe proprio di si.
Firenze Antifascista
Comunicato di Davide Rosci, uno dei 6 condannati per i fatti del 15 Ottobre
Martedì 8 Gennaio 2013, fonte ecn.org
Quando sono stato arrestato il 20 aprile scorso, dissi che ero sereno; ciò che mi portava ad esserlo era la fiducia che riponevo nella giustizia, la consapevolezza che gli inquirenti non avessero in mano niente di compromettente e la percezione che, nonostante il grande clamore creato ad hoc dai mass-media, il processo fosse equo ed imparziale, così come previsto dalla legge.
Mi sbagliavo! Ieri ho visto la vera faccia della giustizia italiana, quella manipolata dai poteri forti dello stato, quella che si potrebbe tranquillamente definire sommaria. Una giustizia che mi condanna a pene pesantissime, leggete bene, solo per esser stato fotografato nei pressi dei luoghi dove avvenivano gli scontri. Avete capito bene, ieri sono stato punito non perché immortalato nel compiere atti di violenza o per aver fatto qualcosa vietato dalla legge, ma per il semplice fatto che io fossi presente vicino al blindato che prende fuoco.
Non tiro una pietra, non rompo nulla, non mi scaglio contro niente di niente. Mi limito a guardare il mezzo in fiamme in alcune scene, e in un’altre ridere di spalle al suddetto.
Tali “pericolosi” atteggiamenti, mi hanno dapprima fatto guadagnare gli arresti domiciliari (8 mesi) ed ora anche una condanna (6 anni) che definirla sproporzionata sarebbe un eufemismo.
Permettetemi allora di dire che la giustizia fa schifo, così come fa schifo questo “sistema” che, a distanza di anni e anni, dopo una lotta di liberazione, concede ancora la possibilità ai giudici di condannare gente utilizzando leggi fasciste. Si, devastazione e saccheggio è una legge di matrice fascista introdotta dal codice Rocco nel 1930, che viene sempre più spesso riesumata per punire dissidenti e oppositori politici solo perché ritenuti scomodi e quindi da annientare.
Basta! Non chiedetemi di starmi zitto e accettare in silenzio tutto ciò, consentitemi di sfogarmi contro questo sistema marcio, che adotta la mano pesante contro noi poveri cristi e che invece chiude gli occhi dinanzi a fatti ben più gravi come il massacro della Diaz a Genova e i vari omicidi compiuti dalle forze dell’ordine nei confronti di persone inermi come Cucchi, Aldrovandi, Uva e molti altri ancora.
Non posso accettarlo! Grido con tutta la voce che ho in corpo la mia rabbia a questo nuovo regime fascista che mi condanna ora a Roma per aver osservato un blindato andare in fiamme e che ora mi accusa di associazione a delinquere a Teramo, solo per non aver mai piegato la testa.
Non mi resta altro che percorrere la via più estrema per far sì che nessun’altro subisca quello che ho dovuto subire io e pertanto così come fece Antonio Gramsci, durante la prigionia fascista, anche io resisterò fino allo stremo per chiedere l’abolizione della legge di devastazione e saccheggio, la revisione del codice Rocco e che questo sistema repressivo venga arginato.
Comunico pertanto che da oggi intraprenderò lo sciopero della fame e della sete ad oltranza fino a quando non si scorgerà un po’ di luce in fondo a questo tunnel eretto e protetto dai soliti noti.
Concludo nel ringraziare i mie fratelli Antifascisti, i splendidi ragazzi della Est, i firmatari del Comitato Civile, i tantissimi che mi hanno dimostrato solidarietà in questi mesi e soprattutto quanti appoggeranno questa battaglia.
Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere!
Rosci Davide
Fi Antifa volantinaggio Sabato 19 Gennaio 2013 contro Economia Legionaria
Nella mattinata di Sabato 19 Gennaio 2013 alcune decine di antifascisti hanno effettuato un volantinaggio nella zona di piazza alberti distribuendo centinaia di volantini ai passanti e ai commercianti della zona, lascinadoli sulle macchine parcheggiate e nelle cassatte della posta dei residenti perchè tutti fossero messi al corrente del sostegno che l’agenzia di viaggi “senza confini srl” di piazza alberti 8 sta dando a casa pound firenze essendo l’azienda di famiglia di saverio di giulio, responsabile fiorentino dell’organizzazione neofascista, e avendo aderito per prima all’iniziativa “economia legionaria” promossa proprio dai neofascisti. di seguito il testo del volantino.
L’AGENZIA DI VIAGGI “SENZA CONFINI” SOSTIENE CASAPOUND
IL GRUPPO NEOFASCISTA DI CUI FACEVA PARTE GIANLUCA CASSERI, L’ASSASSINO CHE UCCISE IL 13 DICEMBRE 2011 SAMB MODOU E DIOP MOR.
Abbiamo appreso dal sito internet di Casa Pound Firenze e da un manifesto da loro pubblicato che alcuni esercizi commerciali della Provincia di Firenze, avrebbero dovuto far parte del progetto “economia legionaria” promosso da questa organizzazione neofascista, i cui militanti, dediti ad atti di squadrismo contro militanti di sinistra, omosessuali e stranieri, si dichiarano fieramente “fascisti del terzo millennio”; la stessa organizzazione di cui faceva parte Gianluca Casseri, autore degli omicidi di Piazza Dalmazia e San Lorenzo del 13 Dicembre 2011.
Indagando sul progetto, abbiamo anche scoperto che molti degli esercenti presenti nella lista non erano consapevoli che il nome del proprio negozio sarebbe stato affiancato al simbolo di Casa Pound.
Perennemente divisi tra la voglia di dichiararsi apertamente fascisti e la paura di farlo, i militanti di tale organizzazione agiscono con metodi subdoli ingannando le persone con cui entrano in contatto.
Molti degli esercizi che figuravano nel manifesto di presentazione dell’iniziativa, hanno ritirato la loro adesione: tra decurtazioni della lista e scarsa partecipazione, Casa Pound stessa ha dichiarato sospesa l’iniziativa.
Usando la crisi economica per mettere in piedi un sistema assistenzialista tra commercianti – rigorosamente italiani – e magari guadagnarsi qualche simpatia in vista dell’elezioni, i neofascisti non si sono fatti scappare però l’opportunità del guadagno personale: basti pensare che l’esercizio commerciale che apriva la lista è l’agenzia di viaggi Senza Confini di piazza Alberti, azienda di famiglia del capetto di Casa Pound Firenze, Saverio Di Giulio.
Anche questa volta la Questura non ha perso l’occasione per riconfermare l’appoggio e la protezione di cui da sempre i fascisti godono da parte delle forze dell’ordine, posizionando volanti e agenti in borghese davanti alle attività commerciali coinvolte nell’iniziativa.
Ma c’è una Firenze Antifascista che vigila e che impedisce loro di prendere piede, convinta che per questa feccia non ci può essere spazio né a Firenze né altrove.
Vogliamo mettere in guardia tutti quanti rispetto a questa vera e propria truffa, invitando a respingere qualsiasi proposta simile che in futuro potrebbe arrivare dai neofascisti fiorentini.
CONTRO IL FASCISMO!
CONTRO CASAPOUND E CHI LA SOSTIENE!
Firenze Antifascista
Comunicati 2012
Presidio venerdì 28 Dicembre 2012 alle ore 12:00 davanti al deposito ATAF in Viale dei Mille.
Riceviamo e pubblichiamo
Così si va poco lontano!
Se il presupposto per intraprendere una corretta relazione industriale è la mancata conferma degli apprendisti in scadenza di contratto, oltretutto consegnando loro vigliaccamente la lettera durante il proprio turno di lavoro, certo non si prefigurano dei buoni rapporti neppure con questa nuova dirigenza.
Siamo fortemente convinti che ATAF necessiti di una profonda riorganizzazione, ma questa non può svilupparsi togliendo di mezzo i lavoratori.
Il piano industriale, che è stato appena accennato alle organizzazioni sindacali, non può avviarsi in questo modo, cacciando a pedate chi ogni giorno ha fatto il suo dovere. La R.S.U. chiede che siano bloccati immediatamente questi licenziamenti, che riteniamo inaccettabili sia nel merito che nel metodo, per scongiurare uno scontro ancor prima di cominciare un dialogo, auspicando che la nuova dirigenza voglia e sappia affrontare la gestione ATAF nella sua totalità e non a “spizzichi e bocconi” come invece adesso sta dimostrando.
RSU ATAF
Firenze, 24 dicembre 2012
Comunicato sul corteo del 19 dicembre
Mercoledì 19 Dicembre 2012, fonte:retecollettivi.noblogs.org
Questa mattina un corteo di studenti ha sfilato per le vie del centro della città e si è concluso in una delle poche piazze che ancora possono essere considerate dei fiorentini, cioè piazza Santo Spirito.
Come ogni volta dobbiamo fare i conti con la strumentalizzazione messa in atto da giornali e politici. In un corteo che ha gridato e fatto capire a tutti la sua contrarietà all’attacco al diritto allo studio e a tutti i diritti che l’austerità sta piegando agli interessi del profitto, che ha espresso il disgusto nei confronti del consumismo che di questi tempi invade le strade delle nostre città, gli unici dettagli che vengono ritenuti degni di nota consistono in due piccoli avvenimenti che sono stati storpiati e strumentalizzati, poichè Renzi non è stato minacciato di essere sistemato né è stato aggredito (giustamente alla sua vista alcuni studenti gli si sono avvicinati e gli hanno rinfacciato ciò di cui egli, come sindaco di questa città, è responsabile). Com’è ovvio, tutto ciò viene ritenuto molto più importante degli interventi che hanno accompagnato il corteo, molto più importante degli occhi attenti delle persone che hanno osservato sfilare il corteo, molto più importante delle mani che hanno applaudito al nostro passaggio.
Ma vista la monotonia delle reazioni che seguono i nostri cortei, abbiamo imparato a non cedere alle provocazioni di chi ci dipinge come dei “cialtroni ideologizzati” e a ripetere che se ci viene detto che “l’aggressine verbale” di stamattina “non è assolutamente tollerabile” noi rispondiamo dicendo che ciò che non è più tollerabile è la situazione che ci ritroviamo ad affrontare ogni giorno noi nelle scuole, i lavoratori nei loro posti di lavoro, che non è tollerabile chiedere a chi è innocente di pagare una crisi che sta abbattendo i diritti di tutti/e, che non è tollerabile continuare a costruire il sogno occidentale sullo sfruttamento globale.
Oggi il corteo ha sfilato in quella porzione di centro che costituisce la città-vetrina e ha visto che quelle strade sono morte e non hanno più niente da dire e da dare e per l’ennesima volta abbiamo visto, prima in piazza con la presenza massiccia di forze dell’ordine e poi sui giornali, che le nostre rivendicazioni vengono ritenute soltanto un problema di ordine pubblico e non sintomo di un disagio sociale che si sta estendendo e che prima o poi scoppierà. Ma sapete tutti che abbiamo ancora molto altro da dire e che quello che ci aspetta è un inverno che continuerà ad essere riscaldato dalle lotte studentesche.
Tenetevi pronti perchè presto torneremo nelle strade.
Rete dei Collettivi Fiorentini
Comunicato di Firenze antifascista sulla giornata del 13 Dicembre
Ieri in tanti, nonostante il freddo e il giorno lavorativo, hanno riempito piazza Dalmazia rispondendo all’appello della Comunità Senegalese. Una piazza che dalle 17 ha continuato a crescere fino alle 18, orario in cui era convocato il corteo della Firenze Antifascista.Un corteo osteggiato dalle forze istituzionali e dalla quasi totalità dei firmatari dell’appello per il presidio di piazza Dalmazia. Troppi i rischi di essere additati tra quelli che denunciano da tempo le responsabilità di istituzioni, Comune in testa, e magistrati.
Un corteo aperto invece da decine di giovani senegalesi che hanno voluto ricordare Samb e Diop insieme a tutti quei compagni che praticano l’antifascismo ogni giorno, in cui più di 1000 persone hanno sfilato per le strade del quartiere, ribadendo la solidarietà agli antifascisti condannati per i fatti di via della Scala e al compagno Stefano accoltellato a Milano, ricordando Dax e tutti i compagni uccisi per mano fascista, parlando a chi si affacciava alle finestre, a chi usciva dai negozi, a chi si è unito al corteo strada facendo.
Ancora una volta sono stati posti i pesanti e inquietanti interrogativi che rimangono senza una risposta dopo la chiusura formale dell’inchiesta su Casseri: per fascisti, istituzioni, Procura e Questura ha agito da solo ed essendo morto, non se ne parli più. Ancora una volta è stato denunciato il trattamento verso i feriti, cui viene negato persino il ricongiungimento familiare; ed ancora una volta, al di là delle dichiarazioni di facciata di un Rossi, è stata ribadita l’esigenza della chiusura delle sedi fasciste. Sicuramente questo sono tra i motivi per cui il corteo di Rifredi è stato completamente rimosso dalle notizie girate dai giornali e dalle TV locali insieme al fatto che l’anniversario della strage fascista doveva esser ridotta ad un evento serale, al massimo ad una parentesi che si apriva e si chiudeva nel giro di una giornata, i contenuti ridotti ad un generico razzismo invece di ribadire la caratterizzazione fascista della strage. Gli interventi in piazza da parte dei vari rappresentanti non sono andati oltre a generici richiami all’unità e alla non strumentalizzazione politica. Cosa più di questo è strumentalizzazione politica? Evidentemente la necessità della pace sociale è più forte del bisogno di verità e giustizia, dei valori dell’antifascismo e della necessità di estirpare fin da subito questo tumore, i fascisti, dalla nostra società.Invece no. Noi ci siamo mobilitati ieri e continueremo a farlo domani perché i fascisti in città ci sono ancora e perché sarà importante continuare a togliere loro spazi e agibilità politica, contrastandone le iniziative e chiudendone le sedi: a dirlo in piazza eravamo tanti e sono gli stessi umori che molti ci hanno manifestato durante il volantinaggio davanti ai cancelli del Mandela Forum.
In una fase di crisi come quella attuale, mentre ai lavoratori viene imposto un totale asservimento alle esigenze del capitale, il fascismo torna a bussare alle porte degli stati europei e attraverso partiti, gruppi e associazioni si candida come alternativa di governo per contrastare le lotte popolari: è la storia, anche recente, a insegnarcelo, basti guardare alla Grecia e ad Alba Dorata.
In momenti come questo non vi sono mezze misure, mediazioni o equilibrismi che tengano: o si sta da una parte o si sta dall’altra.Lo Stato oggi aiuta i fascisti in diversi modi: copertura, impunità, finanziamenti, repressione degli antifascisti e propaganda. Ma non è certo da meno chi per opportunismo e calcolo politico cerca di isolare e denigrare coloro che nell’antifascismo oltre che un valore vedono una pratica quotidiana continuando a lottare per una società che superi disuguaglianze, guerra e sfruttamento.Se ne facciano una ragione le istituzioni, se ne facciano una ragione tutti coloro che hanno miseramente provato a sostenere il loro gioco.
ORA E SEMPRE ANTIFASCISTI!
Firenze Antifascista Firenze, 14 dicembre 2012
Comunicato di solidarietà al compagno di Milano accoltellato dai fascisti
La Firenze Antifascista con questo comunicato vuole esprimere la propria vicinanza e solidarietà al compagno Stefano, accoltellato dai neonazisti, e a tutto il movimento antifascista milanese.
Come in altre occasioni, colpendo lui hanno colpito tutti noi! Ci sembra evidente che l’agibilità politica e l’impunità di cui godono oggi i fascisti siano maturate all’interno istituzioni democratiche dove quel filo nero che lega vecchi e nuovi fascisti agli apparati dello Stato non si è mai spezzato.
Al di là delle campagne demagogiche e del populismo di cui i fascisti si riempiono la bocca, le loro aggressioni colpiscono sempre chi realmente sceglie di lottare contro questo sistema: anche così si spiegano i lauti finanziamenti di cui possono godere e la stretta sorveglianza da parte di polizia e digos sempre pronti ai intervenire a difesa dei loro covi.
Non possiamo più accettare di piangere compagni uccisi, di vedere morire dei lavoratori solo perché hanno la pelle nera (il 13 dicembre ricorre un anno dall’assassinio di due senegalesi per mano di esponente di Casa Pond), di vedere aggredire gli studenti nelle università come nelle scuole o di veder pestare chi sceglie di vivere liberamente la propria sessualità e tutti coloro etichettati come “diversi”.
La risposta non può che essere sempre la stessa, l’unica che la storia ci ha dimostrato possa pagare: l’organizzazione e l’azione antifascista.
Invitiamo quindi a partecipare all’iniziativa di Firenze Antifascista che si terrà sabato 8 dicembre alle ore 18.00 al CPA fi-sud con un compagno dell’Associazione Dax di Milano che farà un quadro sui gruppi dell’estrema destra nel capoluogo lombardo e una panoramica sul clima che si respira in città dopo gli ultimi fatti Rilanciamo la mobilitazione del 13 dicembre, giorno in cui saremo in piazza Dalmazia alle ore 17.00 per un presidio e alle ore 18.00 ci muoveremo in corteo, e le giornate del 15, 16 e 17 marzo a Milano in occasione del 10° anniversario dell’assassinio del compagno Dax.
Firenze Antifascista
CPA fi-sud, Rete dei Collettivi Fiorentini Studenteschi, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, Collettivo Politico Scienze Politiche, PCL, CAAT
Solidarietà agli antifascisti fiorentini
Il 15 novembre 2012 il Tribunale di Firenze ha emesso la sentenza di condanna contro 11 antifascisti fiorentini: 8 mesi per tentate lesioni.
Questi i fatti: nel 2009 un compagno viene arrestato, accusato di aver messo un petardo all’agenzia delle entrate, ed altri 10 vengono perquisiti accusati di aver cercato di impedire scorribande dei fascisti nel centro di Firenze il 23 maggio del 2009.
Attentato con finalità di terrorismo, gruppi pronti a fare azioni violente, così, con la gran cassa dei giornali, viene presentata l’ennesima inchiesta contro compagni del movimento, nel tentativo di isolare e reprimere.
A tre anni di distanza, con la sentenza di ieri, non passa comunque un teorema accusatorio che è costato al compagno Mannu un mese e mezzo di carcere a Sollicciano e mesi di arresti domiciliari.
I motivi per cui è iniziata l’inchiesta, cui fu dato ampio risalto dalle veline della Digos e che hanno portato all’arresto di un compagno, non sussistono perchè Mannu è stato assolto dall’accusa di aver collocato il petardo alla agenzia delle entrate.
Rimangono i fatti di Via della Scala; fatti che confermavano la presenza in città di un gruppo di neofascisti che andavano e venivano dalla loro sede in via della scala armati di bastoni. Ma ad essere condannati sono gli 11 antifascisti; queste sono condanne politiche: hanno colpito gli antifascisti perchè antifascisti, per quello che sono e fanno quotidianamente, per il loro agire al di fuori di schemi compatibili con il sistema esistente.
Ancora una volta la giustizia dei tribunali e della polizia si è dimostrata connivente con i fascisti, come è accaduto con il caso di Casseri e dell’assassinio dei due ragazzi senegalesi, inchiesta insabbiata per non coinvolgere livelli più elevati, o come accaduto recentemente con l’aggressione in centro a due omosssessuali, che i carabinieri hanno cercato di far passare per ben due settimane come un caso di furto.
Questa è la giustizia italiana. La giustizia, quella vera, fatta di una realtà in cui si continui a lottare contro la guerra e lo sfruttamento, per il superamento delle disuguaglianze e delle differenze continueremo invece a perseguirla nei nostri luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università così come nelle piazze e nelle strade dei nostri quartieri e delle nostre città.
Per questo, dopo il presidio e il corteo di solidarietà che nel giorno delle condanne hanno attraversato le strade del centro di Firenze, rilanciamo con ancora più forza l’appuntamento di sabato 17 alle ore 16.00 sotto il consolato greco in solidairetà con gli antifascisti greci, contro i Neonazisti di alba dorata e le torture della polizia greca.
Firenze antifascista
Sabato 17 Novembre alle ore 16.00, sotto il Consolato Greco in via Cavour, la Firenze Antifascista in Piazza contro Alba Dorata, contro il fascismo in Europa.
Sabato 17 novembre saremo in piazza accanto agli antifascisti greci per manifestare contro il partito neonazista alba dorata, per ribadire che il fascismo non è né un problema di ieri, né una questione che riguarda solo la Grecia. Alba dorata, presente nel parlamento greco con il 7%, ed i cui adepti sono quotidianamente protagonisti di aggressioni alle comunità di immigrati, spedizioni punitive verso chi considerano diverso, da chi organizza teatro di strada a militanti sindacali, rappresenta una delle risposte che i padroni e le classi dirigenti europee stanno dando in questa fase di profonda crisi, economica, politica ed ideologica. Centri sociali, collettivi universitari, circoli dell’ANPI, associazioni e militanti antifascisti, in piazza perché il fascismo non si ripresenti più, in Grecia come in Italia ed in tutta Europa, dove assistiamo ad un crescendo, dall’Ungheria alla Polonia, dalla Germania alla Francia di Le Pen, delle formazioni neonaziste, che, attraverso una becera propaganda contro gli immigrati e contro la corruzione, guadagnano consensi e denari.
Saremo inoltre in piazza sabato, a fianco delle decine di compagni denunciati e processati per antifascismo in Italia, ed in particolare accanto ai nostri 10 compagni condannati il 15 novembre a 8 mesi di carcere, per aver cercato di impedire le scorribande fasciste nel centro di Firenze, dove le aggressioni, come nel caso della coppia di omosessuali, purtroppo continuano.
Non è un problema di opposti estremismi, né di nostalgici di ideologie passate; il fascismo purtroppo si sta ripresentando pericolosamente in tutta Europa e noi siamo decisi a contrastarlo, con ogni mezzo necessario.
A FIANCO DEGFLI ANTIFASCISTI GRECI – SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE
Sabato 17 Novembre alle ore 16.00, sotto il Consolato Greco in via Cavour
Firenze antifascista
L’antifascismo non si processa!
Il 15 novembre il tribunale di Firenze emetterà la sentenza di primo grado del processo per i fatti di Via della Scala del 2009, che portarono a 11 perquisizioni in casa di altrettanti compagni e all’arresto di uno di essi.
Invitiamo quindi tutte le compagne e i compagni, le realtà politiche, sociali e sindacali, a tenersi aggiornate e pronte a mobilitarsi nel pomeriggio di giovedì 15 novembre poiché se il tribunale di Firenze dovesse emettere una sentenza di condanna la solidarietà con gli antifascisti si manifesterà il giorno stesso con un presidio sotto la Prefettura alle ore 18.00.
I fatti: dopo un’iniziativa elettorale organizzata da FN, dalla Destra, e Fiamma tricolore un gruppo di fascisti gira indisturbato per il centro di Firenze, compiendo aggressioni e intimidazioni ai danni di immigrati e di un gruppo di ragazzi che si recavano al concerto della Banda Bassotti alla Fortezza; seguono e aspettano fuori da un pub una compagna che telefona per chiedere aiuto. Normale che le scorribande dei camerati non sarebbero state tollerate a lungo in una città che ancora esprime un radicato antifascismo. E’ così che un gruppo di compagni che si era recato in centro per verificare le continue voci di aggressioni è stato fermato e identificato dalla polizia.
Questi undici compagni, perquisiti poi il 6 Novembre, sono stati denunciati per tentate lesioni aggravate dalla premeditazione e dalla finalità di terrorismo, accusa evidentemente pretestuosa che vuole giudicarli per il solo fatto di essere antifascisti.
Questa sentenza cade in momento molto particolare. Con l’intensificarsi delle misure di austerità e il crescente peggioramento delle condizioni di vita delle classi popolari assistiamo a un processo di revisionismo storico sempre più forte, nel quale sono le istituzioni stesse a concedere agibilità politica, finanziamenti e copertura poliziesca ai vari gruppi neofascisti, capaci di muoversi comunque su più livelli tenendo in piedi campagne populiste e intrecciando rapporti che vanno dalle istituzioni fino alla malavita organizzata.
Ma se da una parte la strategia repressiva tende ad agire con il sostanziale appoggio dei mass media con l’utilizzo retorico della teoria degli “opposti estremismi” nel tentativo di delegittimare e svilire i valori dell’antifascismo, nella pratica assistiamo invece a qualcosa che va ben oltre il tentativo di mettere “rossi” e “neri” sullo stesso piano.
Mentre gli antifascisti finiscono nelle aule di tribunale se non in carcere, addirittura un fatto tanto eclatante quanto drammatico come la strage del 13 dicembre scorso messa in atto dal neofascista Casseri è stata archiviata nell’arco di poche settimane: quello del “gesto folle ed isolato” è stato l’alibi con il quale tutte le istituzioni cittadine, Comune, Prefettura e Questura, hanno preferito stendere un velo di silenzio che lascia ancora pesantissimi interrogativi su quella vicenda e che la dice lunga sul livello di impunità di cui godono i neofascisti anche in Italia.
A fronte di questa situazione, crediamo che chiunque si riconosca nei valori dell’antifascismo debba necessariamente farsi carico di pratiche quotidiane che si esprimano giorno per giorno, strada per strada, sostenendo poi attraverso la solidarietà tutti quei compagni che per il loro impegno antifascista hanno subito e continuano a subire processi e repressione.
Firenze Antifascista
Contro Alba Dorata. Iniziative a fianco degli antifascisti greci
La Grecia rappresenta per molti di noi un chiaro esempio della violenza con cui le misure economiche di austerity si scatenano contro la classe lavoratrice, i disoccupati ed i soggetti più deboli; ma, al tempo stesso, è anche un esempio della resistenza che questi soggetti esprimono giorno dopo giorno con scioperi, blocchi, sfida dei divieti e della violenza poliziesca, sperimentando vecchie e nuove forme di solidarietà e autogestione.
Ma se la crisi e le sue ricadute materiali generano resistenza osserviamo anche il preoccupante riaffacciarsi, nell’attualità dello scontro politico, di un fenomeno che pensavamo di aver sconfitto: il fascismo.
Tutta l’ Europa sta registrando la recrudescenza di un neofascismo che, sebbene in un contesto storico differente, è, nelle forme e nei metodi, identico a quanto visto in passato.
Ungheria, elgio, Italia, Germania, lunga sarebbe la lista degli stati in cui, pur in forme e in modi diversi, i sovrappongono ampi pezzi dello stato con le organizzazioni neofasciste, finanziate e usate come braccio armato contro quei movimenti che mettono in discussione sfruttamento e interessi del capitale.
La Grecia sta rappresentando anche in questo senso, con la presenza e la crescita di organizzazioni come Alba Dorata, un esempio di quanto questa sovrapposizione sia un pericolo reale, di quanto ampi settori dello stato vedano nel fascismo una soluzione alla gestione della crisi.
Alba Dorata agisce, come in passato abbiamo già tragicamente vissuto, nei modi classici della dottrina fascista, con le stesse collusioni con ampi settori dello stato che copre e finanzia i suoi membri, garantisce loro l’impunità, trasforma la paura per il futuro in necessità di sicurezza.
Ai suoi membri viene “consentito” di svolgere veri e propri compiti di polizia/pulizia nei confronti di immigrati e contro le loro organizzazioni, operando vere e proprie espulsioni della popolazione immigrata, attacchi contro le sedi dei partiti della sinistra e delle realtà di movimento. Le questure vengono usate come luoghi sicuri, e da li provengono numerose delle informazioni a loro disposizione. Oltre la metà delle forze di polizia vota per Alba Dorata. Non è quindi una semplice casualità che Alba Dorata abbia raggiunto il 7% nelle ultime elezioni, quando nelle precedenti tornate non arrivava all’1%.
Noi non siamo in Grecia ma, nostro malgrado, viviamo in questa fase storica e come tale siamo pienamente coinvolti in tutto ciò che sta succedendo al suo interno.
Troppe le ramificazioni, troppe le connessioni europee tra organizzazioni neofasciste, troppe le attenzioni del neofascismo italiano per quanto sta succedendo con Alba Dorata, troppo nella storia intreccia il neofascismo nostrale con quello greco, troppe le similitudini per le conseguenze delle politiche di lacrime e sangue del Governo Monti.
Gli antifascisti greci non stanno certo a guardare e si organizzano nelle forme e nei modi più efficaci, mettendosi in gioco in prima persona, assumendosi nei confronti di Alba Dorata una responsabilità storica per il loro futuro e non solo. Subiscono ogni giorno attacchi a cui rispondono senza timore nonostante gli arresti e le torture subite nei commissariati.
Noi siamo al loro fianco. Raccogliamo l’invito dei compagni greci a mobilitarsi, a denunciare quanto sta succedendo, a creare momenti di solidarietà e lotta per sostenere la loro lotta contro Alba Dorata, la nostra lotta comune contro il fascismo.
Giovedì 8 Novembre ore 21.30
Iniziativa dibattito con la presenza di compagni/e e antifascisti greci al Cpa Firenze Sud
Sabato 17 Novembre ore 16.00
Manifestazione davanti al Consolato Greco – Via Cavour
Firenze Antifascista
Alba Dorata e il Movimento Antifascista Greco – Video
Video: https://www.youtube.com/watch?v=s84HzScyAdY
Navi da guerra israeliane hanno abbordato il veliero estelle e arrestato l’equipaggio
Alle 10:20 del 20 Ottobre 2012, in acque internazionali navi da guerra israeliane hanno abbordato il veliero Estelle, diretto a Gaza in missione di pace.
Estelle era una nave disarmata, con cargo ispezionato più volte, equipaggio con dichiarate intenzioni non violente, in rotta da acque internazionali direttamente in acque territoriali di Gaza. Non poteva in alcun modo costituire una minaccia né per la sicurezza di Israele né per altri. Oltre agli attivisti di vari paesi Estelle trasportava 41 tonnellate di cemento, sedie a rotelle, 300 palloni da calcio, strumenti musicali, libri e giocattoli per bambini.
Il governo Israeliano poteva scegliere e doveva farla passare. Il governo israeliano non può addurre ragioni di sicurezza plausibili o avanzare competenze giuridiche territoriali sulla rotta di Estelle.
La missione umanitaria di Estelle consiste in un messaggio ben preciso e doveroso: solidarietà con il popolo palestinese e basta con l’assedio di Gaza subito e per sempre.
La missione di Estelle (la 3° della Freedom Flotilla) consisteva nel chiedere giustizia per il popolo Palestinese, in linea con le risoluzioni ONU e le dichiarazioni di tutte le associazioni umanitarie internazionali che denunciano da anni la gravità della situazione in cui è costretta a vivere la popolazione civile di Gaza sotto assedio.
A nome delle migliaia di persone che, nei porti di tutta Europa, hanno manifestato il proprio sostegno ad Estelle vogliamo:
- l’immediata liberazione di tutti gli attivisti prelevati con la forza da Estelle ed arrestati
- la fine degli atti di pirateria con cui la marina militare israeliana impedisce qualsiasi possibilità di accesso a Gaza
- la fine dell’assedio illegale della Striscia di Gaza
- denunciare le complicità di molti governi (tra cui quello italiano) con le violenze e l’occupazione sionista
Firenze per Gaza vi invita a partecipare martedì 23 Ottobre dalle 17,00 presidio in p.za della Repubblica
Stop the War
L’escalation militare in siria non ha sicuramente raggiunto il culmine, ma in questi mesi abbiamo comunque assistito a passaggi sostanziali da parte dell’imperialismo statunitense e degli stati europei coadiuvati dall’aiuto tutt’altro che disinteressato di israele, della turchia e delle petromonarchie. Ancora una volta la difesa dei diritti umani e dei civili dalla feroce repressione del “dittatore” di turno sono la scusa perfetta per muovere i primi passi verso una nuova guerra umanitaria.
Stop the war – Un interessante contributo dei compagni del Cpa Firenze-Sud sulla situazione siriana.
Una lezione di dignità e coraggio dagli operai Gkn: si lotta, si vince!
Martedì, 4 settembre, Campi Bisenzio. C’ è una grande fabbrica metalmeccanica, la GKN. É successo tutto in pochi attimi. Un operaio, come tanti, col suo fardello di problemi finisce il suo turno di lavoro e subito dopo riceve una lettera, è stato licenziato per motivi disciplinari! La sua condotta forse non era stata impeccabile, forse qualche ritardo in più in un momento molto particolare della sua vita, ma non si può accettare questa arroganza aziendale!
Ed ecco la decisione fulminea, risoluta di tutti gli operai. Proprio cosi, tutti quanti sul cancello, compreso chi ci lavora assunto da cooperative esterne. Accorro anche io nel pomeriggio di martedì 4 settembre, io una ragazza come tante laureata poi precaria poi disoccupata, ….molto incazzata. L’aria che si respira lì, davanti alla fabbrica è insolita. E’ stato proclamato lo Sciopero ad Oltranza, due parole che non avevo mai sentito pronunciare assieme. “Si rimane qui, turno dopo turno finchè non sarà data una risposta al nostro collega, amico, compagno, lavoratore”.Questo il significato palesato da questo gesto di solidarietà operaia, una solidarietà quasi di altri tempi.
Alla fine hanno vinto, perchè oggi sono di nuovo tutti in fabbrica e l’operaio licenziato è stato riassunto.
Questa del 4/5 settembre a Campi Bisenzio non è stata la solita “veglia della speranza” che spesso si vede fuori dai cancelli, è stata una scelta di stomaco, decisa, improvvisa e molto coraggiosa dettata da uno slancio di cuore e solidarietà operaia, prima ancora che da motivi politici o sindacali. Con questa lotto gli operai sono comunque riusciti a scongiurare un precedente e a contrastare l’arroganza aziendale.
Precarietà, provvisorietà, incertezza, queste le caratteristiche gli anni che ci troviamo a vivere, ma accanto a ciò la nostra persuasione, la nostra certezza, la nostra convinzione che ci aspettano battaglie da affrontare con la stessa tensione e determinazione che ci hanno fatto vedere gli operai GKN.
Una compagna del K100fuegos
Come operaio metalmeccanico e come militante del Camilo Cienfuegos ho partecipato a tante iniziative in sostegno dei lavoratori in lotta, e mi sono sempre chiesto come rispondere all’attacco di un sistema capitalistico che per arricchirsi è capace di tutto!!
Ci sono minatori costretti a rimanere barricati a 400 metri sotto terra, fabbriche storiche costrette a chiudere, istituzioni e partiti che si fanno vedere solo a giochi fatti con il solo intento di prendere un voto e accaparrassi una poltrona.
Poi un giorno un operaio, un compagno, viene licenziato e cacciato con la logica padronale e fascista del “decido io e basta!!”
Il 4 settembre è stato un giorno importante, di lotta, dove ci siamo uniti spontaneamente tutti insieme, operai gkn e non, dove tutti ci siamo resi conto che Matteo è uno di noi e che oggi è toccato a lui e domani sarebbe potuto toccare a chiunque di noi.
Abbiamo vinto una piccola battaglia consapevoli che la guerra non ha un esito così scontato se stiamo uniti!
Un compagno del K100fuegos e operaio GKN
Martedi 4 Settembre un operaio della GKN viene licenziato per motivi disciplinari.
I suoi colleghi, amici, compagni decidono di bloccare la produzione ed uscire dalla fabbrica. Poco importa se i provvedimenti sono giustificati o meno. Una decisione di stomaco, forse irrazionale, forse “pre-politica”: tutti fuori e “sciopero ad oltranza” fino al reintegro. Perchè un operaio non si butta in mezzo di strada, perchè non si vuole un pericoloso precedente che potrebbe servire all’azienda per eliminare altri operai, perchè non si accettano decisioni unilaterali, ……perchè ci avete rotto il cazzo e non siamo solo numeri.
Un giorno e una notte di sciopero, blocco, presidio.
Alla fine l’azienda ha accettato un incontro ed è stato definito un percorso di reintegro. Questo in estrema sintesi quanto successo.
Non ci è mai piaciuto chi impartisce lezioni e cerca visibilità, tantomeno sulla pelle degli altri.
Però pensiamo che quello che è successo fuori dalla Gkn debba essere raccontato, anche solo da un punto di vista personale e parziale. E’ per questo che sopra trovate le impressioni di due compagni del Cantiere che hanno scritto d’istinto quello che hanno vissuto.
Siamo convinti che sia stata una vicenda molto significativa per il protagonismo e per la solidarietà espressa, per la dignità opposta all’arroganza aziendale, perchè gestito tutto al di fuori di equilibrismi sindacali, ….e perchè hanno vinto.
Adesso occhi aperti, perchè la cassa integrazione è in arrivo e anche alcuni di quelli che dopo la vittoria si sono complimentati è facile immaginarsi che fossero in attesa di veder passare il “cadavere” di qualche operaio particolarmente ribelle o di qualche sindacalista ingestibile…..Occhi aperti, allora, perchè la libertà va riconquistata tutti i giorni.
Gli operai GKN hanno dato un forte segnale di solidarietà di classe, di lotta, di dignità.
A noi resta l’orgoglio di avervi partecipato e la voglia di non lasciare questo episodio un fatto isolato.
I/Le compagni/e del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Come Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos partecipiamo e invitiamo a partecipare al presidio che si terrà stasera davanti ai cancelli della GKN.
Lavoratori in lotta a difesa del posto di lavoro contro l’arroganza aziendale
Come lavoratori e RSU della GKN siamo in sciopero ad oltranza con presidio davanti allo stabilimento contro la grave decisione dell’azienda che con un provvedimento sproporzionato ed un atteggiamento arrogante ha licenziato un lavoratore.
Il licenziamento del lavoratore della GKN per le modalità, e le motivazioni con cui è stato messo in atto colpisce tutti i lavoratori della GKN e la loro dignità.
Pertanto la nostra risposta non poteva che essere tempestiva e inequivocabile!
Davanti ad un simile provvedimento come il licenziamento che determina la perdita del posto di lavoro in un momento particolarmente difficile per tutti davanti ad una crisi economica senza precedenti, nonostante la disponibilità del lavoratore e della RSU a ricercare una soluzione, l’azienda ha mostrato la sua indifferenza e la indisponibilità al confronto.
Presideremo lo stabilimento e resteremo in sciopero fino a quando non sarà revocato il licenziamento a difesa del posto di lavoro chiedendo a tutta la cittadinanza di rispondere insieme contro l’arroganza aziendale.
Lavoratori ed RSU della GKN
Brigata Sinigaglia sempre presente!
C’è chi decise di tradire mettendosi al servizio dell’occupante nazista e di repubbliche fantoccio complici dei peggiori eccidi che la nostra storia ricordi, di torturare, di sparare dai tetti della nostra città contro civili inermi. C’è chi decise di combattere per la libertà e la giustizia, per l’uguaglianza, in clandestinità, nelle città come nei boschi, convinto che solo assumendosi il peso della lotta si può sperare, oggi come ieri, in una società migliore.
Abbiamo raccolto il loro testimone e al loro fianco continueremo a camminare verso la libertà.
Fontesanta 8 settembre 2012
Dalle ore 15. 00 camminata sui sentieri partigiani, racconti…
Dalle ore 20. 00 cena con grigliata
Dalle ore 21. 00 spettacolo teatrale
A seguire canti di lotta con la Banda K100
Fontesanta 9 settembre 2012
Dalle ore 12. 30 pranzo della Brigata Sinigaglia
A seguire canti popolari e di lotta con Il menestrello
Tutte le iniziative si svolgeranno alla casina di Fontesanta: da San Donato in Collina (Bagno a Ripoli) seguire a destra per Parco di Fontesanta.
Per info e prenotazioni: fontesanta@inventati. Org
Antifascisti/e, Parenti e Partigiani della Brigata Sinigaglia
Comunicato per l’iniziativa in occasione della liberazione di Campi Bisenzio
Avremmo voluto celebrare la liberazione di campi bisenzio presso i giardini di Via Petrarca (come annunciato e come fatto gli scorsi anni). Le condizioni meteorologiche ci hanno costretto a cambiare programma all’ultimo minuto ma, grazie all’impegno dei compagni, la 2 giorni sì è comunque svolta al Cantiere.
Due giorni di musica, socialità, animazione per bambini, interventi, per ricordare Enzo Puzzoli, Lanciotto Ballerini, gli eroi di Valibona, Bruno Fanciullacci e tutti gli antifascisti protagonisti di una lotta che voleva liberazione e giustizia sociale.
Ma come diciamo sempre ricordare non basta.
L’antifascismo per come lo intendiamo noi è pratica quotidiana, militanza, impegno contro nuovi e vecchi fascismi, contro il razzismo, contro lo sfruttamento, contro la devastazione e la militarizzazione dei territori.
Nel ricordo di Lanciotto, Dax, Carlo, Renato, Rachel Corrie da Campi, alla Val di Susa alla Palestina… per rabbia e per amore.
Ora e sempre Resistenza
I compagni/e del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Ciao Enzo,
oggi è scomparso il Partigiano Enzo Puzzoli classe 1920, figlio del Commissario politico “Nandino” della formazione d’Assalto Garibaldi “Lupi Neri”.
Un antifascista, appartenente alle Squadre d’Azione Patriottiche locali, insignito del Fiorino d’Oro dal Comune di Firenze, per l’impegno dato alla lotta di Liberazione cittadina. Amante della pace e della libertà, il suo un impegno sempre vivo nel condannare tutte le discriminazioni sociali.
Si era sposato con Gilda Ballerini, sorella del Comandante partigiano Lanciotto (caduto in battaglia il 3 gennaio 1944), con lei ha vissuto gli anni più belli della sua vita, Gilda la staffetta partigiana di effervescente vitalità, la ricordava sempre.
Noi Antifascisti campigiani, siamo stati onorati di averlo conosciuto e apprezzato ed essere stati considerati suoi amici e compagni.
Oggi con lui la nostra Sezione perde il suo Presidente onorario, perde la viva testimonianza, ricca di valori e passioni che hanno caratterizzato la guerra ed il dopoguerra del ns, territorio.
Per chi vuole partecipare alla Cerimonia civile, essa si svolgerà presso il Cimitero comunale, alle ore 9, 30 di mercoledì 29 agosto 2012 (Via Tosca Fiesoli)
In allegato era mia intenzione trasmettervi le iniziative e le celebrazioni che si svolgono in questo periodo nel ricordo della Liberazione locale, avvenuta il 2 settembre del 1944. Un programma ricco di iniziative, di momenti sociali e culturali.
Il 1 settembre alle ore 21, a Valibona vi sarà un anteprima del film diretto da Massimo Smuraglia dal titolo “L’Ultima Corsa” dedicato a Lanciotto Ballerini.
Un saluto antifascista ed un abbraccio a tutti voi
Fulvio Conti
Presidente pro-tempore
A. N. P. I. Sezione comunale Lanciotto Ballerini” Campi Bisenzio (FI)
Contro la vendita del Cpa Fi Sud
Il comune di Firenze ha confermato di voler proseguire sulla strada della vendita del patrimonio immobiliare pubblico.
Questa decisione, da molti giustamente criticata, potrebbe riguardare in un prossimo futuro anche l’edificio di via Villamagna dove attualmente, e da 12 anni, si trova il Centro Popolare Autogestito Firenze sud.
Il CPA ha una storia ventennale di presenza nel quartiere (prima era nell’area ex Longinotti), e utilizzando edifici dismessi e abbandonati ha sempre rappresentato un centro di iniziative e di attività politiche, sociali e culturali ormai consolidato a livello fiorentino e non solo.
In un panorama cittadino in cui tutto è improntato alla mercificazione e al consumo, al predominio assoluto del mercato, il vero degrado è l’assenza di alternative al modello consumistico dominante, l’impoverimento delle relazioni sociali ed umane, l’abbandono di tutto ciò che non è riconducibile a un profitto. In questo senso il CPA, come pochi altri luoghi in città, rappresenta una risorsa e una ricchezza che non possiamo perdere: dalle iniziative a sostegno dei lavoratori colpiti da provvedimenti aziendali a quelle per attualizzare la memoria storica della lotta antifascista, dal cinema dove si proiettano film spesso altrove introvabili, alla palestra popolare, ai concerti di gruppi indipendenti, spesso di giovani musicisti fiorentini, dalla biblioteca con centro di documentazione, alle presentazioni di libri e altre attività, alla cucina che serve cene a pochi euro a chi vuole mettersi in compagnia a sedere alle tavolate, tutto gestito in maniera volontaria, autorganizzata e autofinanziata.
Le esperienze di autogestione e le soggettività che dal basso prendono iniziativa per costruire qualcosa di diverso sono un valore e ricchezza che riteniamo inaccettabile sacrificare per una manciata di euro, pochi o tanti che siano.
Per questi motivi siamo contrari alla vendita dell’ex-scuola di via Villamagna e sosteniamo il Centro Popolare Autogestito FI-Sud affinché non si arrivi alla chiusura di quest’esperienza.
Sul processo contro il movimento fiorentino e la Solidarietà
L’operazione repressiva iniziata con gli arresti del 4 maggio e 13 giugno 2011 e che vede ora l’apertura di un processo a carico di 86 compagni di diverse realtà di movimento fiorentino, intende colpire le mobilitazioni e le lotte degli ultimi anni di studenti, lavoratori, centri sociali e tanti altri soggetti: per il diritto allo studio e contro la riforma Gelmini, contro il fascismo e l’apertura di Casapound; contro il razzismo e l’apertura dei CIE, fino ad arrivare alle lotte contro l’attacco ai diritti ed alle condizioni di vita dei lavoratori.
Come imputati nel processo contro il movimento fiorentino che si è aperto il 14 giugno scorso vogliamo prima di tutto rivendicare tutte queste lotte, condivise con altre migliaia di compagni, che hanno caratterizzato questo periodo non solo a Firenze, che non saranno fermate, né cancellate, da alcun tentativo di criminalizzazione e intimidatorio.
Siamo convinti del fatto che la Solidarietà sarà tanto più forte e allargata quanto più forti, partecipate e determinate saranno le lotte che si stanno sviluppando e si svilupperanno sul nostro territorio e nelle quali continueremo a dare il nostro contributo.
La Solidarietà è un elemento che deve vivere all’interno di questo contesto e che da questo contesto deve esser valorizzato: la lotta senza la solidarietà è destinata a naufragare, scompaginarsi e dividersi, specialmente nel momento in cui la repressione dovesse colpire, mentre la Solidarietà al di fuori delle lotte sarebbe svuotata del proprio significato.
Pensiamo che il processo che ci vede imputati riguardi, non solo noi e le nostre realtà di appartenenza, ma tutti coloro che in questa città sono coinvolti nelle vertenze, nelle battaglie e nelle lotte aperte sul territorio.
La montatura da cui ha preso il via l’inchiesta, l’utilizzo del reato associativo, l’ossessiva criminalizzazione di ogni minimo avvenimento, la cooptazione di soggetti diversi dalle forze di polizia e quindi la possibilità di inasprire ulteriormente le condanne attraverso i risarcimenti alle cosiddette “parti civili” presumibilmente “lese” (istituiti di credito, enti pubblici, partiti e fascisti vari), evidenzia con chiarezza le modalità con cui la strategia repressiva si concretizza, mirando a colpire tutti coloro che decidono di determinare autonomamente il proprio agire posizionandosi al di fuori delle compatibilità imposte dallo Stato le cui maglie si stanno facendo sempre più strette. L’autonomia e l’indipendenza rappresentano la forza di quei movimenti che oggi in Italia e non solo si stanno rendendo protagonisti, e rappresentano sicuramente un punto di riferimento importante per chi non vuole abbassare la testa di fronte alle disuguaglianze e allo sfruttamento di questo sistema.
È quindi essenziale riuscire a proporre un’analisi autonoma dal punto di vista politico e culturale, che sappia valutare la vicenda nel suo complesso e non prenda a prestito “definizioni” e “categorie” che la controparte vorrebbe imporci, che possa tenere insieme e uniti gli imputati evitando di cadere nell’errore di esser noi stessi a “spezzettare” il processo stratificando le diverse posizioni o cambiando la propria lettura politica a seconda di ciò che ci restituirà l’aula di tribunale.
Dovendo esprimersi ancora il GUP, esiste, almeno in termini teorici, la possibilità che il processo venga diviso, che le posizioni di alcuni imputati vengano stralciate e che alcuni finiscano davanti al giudice monocratico. Esiste poi la possibilità che a cadere sia l’accusa di associazione a delinquere. Se ciò dovesse accadere, come del resto tutti auspichiamo, non potremmo però dire che la formulazione di quell’accusa non abbia già svolto, almeno in parte, il proprio compito e non continui a influenzare il processo: ha anzitutto dato la possibilità di applicare misure cautelari importanti; ha alimentato la campagna mediatica di criminalizzazione contro i compagni e le realtà cittadine; è il collante che ha permesso di tenere insieme tutta l’inchiesta per come è stata costruita sin dall’inizio, prolungando le indagini e creando i presupposti affinché fossero messi in fila presunti reati commessi nell’arco di più di due anni, nelle situazioni più diverse, allargando l’inchiesta fino alla solidarietà che si è manifestata dopo il 4 maggio, giorno delle prime perquisizioni e dei primi arresti.
Quello della “differenziazione” è un circuito alimentato dallo Stato con l’obiettivo di frammentare, dividere e indebolire le lotte. Se sul piano politico viene stabilito nella pratica con l’applicazione di determinate leggi, viene poi sostenuto sul piano culturale con la creazione di specifiche categorie (una su tutte la divisione tra “buoni” e “cattivi”).
Questo è appunto il piano che dobbiamo combattere ed avere la capacità di ribaltare.
Dobbiamo rendere pratica quotidiana la Solidarietà nei confronti dei compagni colpiti dalla repressione, facendone occasione di analisi e riflessione che dia vita a momenti di crescita collettiva su un piano più generale: sarebbe un grave errore la distinzione, la divisione e la frammentazione delle risposte.
In tal senso può esser utile anche come strumento per guardare al territorio: infatti se lo utilizziamo come lente ci rendiamo conto di quanto sia importante unire le vertenze, creare rete e coordinamento, solidarietà e mutuo soccorso.
È la controparte che cerca invece di tenere queste battaglie isolate.
Per questo il 14 giugno abbiamo ritenuto importante creare un momento che tenesse insieme tutti gli imputati e proprio come imputati lanciare un appello alla Solidarietà.
Questo è ciò che cercheremo di fare anche in futuro. Questo è il piano su cui vogliamo si sviluppi la Solidarietà nei nostri confronti.
Se abbiamo avuto bisogno di scrivere questo comunicato è anche perché secondo noi rischiava di determinarsi un terreno ambiguo, basato su posizioni inconciliabili con quelle che stiamo esprimendo.
Invitare a “disertare il tribunale” il 14 giugno e quindi un presidio di solidarietà, tralasciare la seconda ondata repressiva del 13 giugno 2011, pensare di mettere 7 imputati davanti agli altri, è grave e pericoloso perchè di fatto significa dividere la Solidarietà e riprodurre la logica di differenziazione della questura. Non cadremo nella trappola della repressione, differenziando gli imputati, e terremo ben presente che gli apparati repressivi colpiscono tutti quei soggetti che quotidianamente costruiscono e costruiranno le lotte.
ESTENDERE LA SOLIDARIETÀ, RILANCIARE LA LOTTA!
Imputati del processo 4 maggio e 13 giugno 2011
Solidarietà con i lavoratori di Basiano
Ormai da tempo i lavoratori delle cooperative dei servizi, in particolar modo nel nord, si stanno organizzando per porre un freno alle condizioni di sfruttamento a cui sono sottoposti.
Questo tentativo non poteva passare inosservato, infatti a Basiano di fronte ad un presidio di lavoratori, 90 dei quali in procinto di essere licenziati, le forze “dell’ordine” hanno usato tutte le loro capacità dissuasive: lacrimogeni ad altezza d’uomo, cariche, pestaggi ecc.. Solo che è avvenuto un imprevisto: i lavoratori, in gran parte immigrati, hanno reagito. Oltre ad essere sfruttati, vengono anche pestati perchè difendono quel lavoro dall’arrivo, sotto scorta, di un gruppo di crumiri disponibili a lavorare a condizioni ben peggiori delle attuali.
Di fronte all’inasprirsi della crisi economica a cui tanti lavoratori non riescono a trovare forme adeguate di resistenza, è del tutto naturale che la repressione, espressione diretta del potere politico, colpisca duramente quei settori di lavoratori che cominciano non solo ad autorganizzarsi, ma che si danno anche forme di autodifesa.
Riteniamo che un aspetto fondamentale, sempre e comunque, ma a maggior ragione oggi, del conflitto capitale-lavoro, sia quello di esprimere, nelle forme che ognuno ritiene più adatte, solidarietà verso coloro che sono colpiti dalla repressione, ma anche nell’estendere la conoscenza dei conflitti e delle forme di resistenza.
Diamo il nostro appoggio a tutti i lavoratori colpiti dalla repressione, siano essi feriti e/o arrestati.
Siamo disponibili, fin da subito ad attivare iniziative di solidarietà e sostegno.
Centro popolare autogestito Fi-Sud
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio
Noa, la voce della vergogna!
Il 7 giugno al P.zzle Michelangelo.di Firenze, una cinquantina di amici della Palestina aderenti alla campagna per il Boicottagio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) verso Israele hanno contestato il concerto della cantante “pacifista”-sionista Noa.
I manifestanti hanno ricordato in particolare il sostegno della cantante alla criminale operazione dell’esercito israeliano “Piombo Fuso” su Gaza. Operazione che fece più di 1.400 morti tra i palestinesi, la stragrande maggioranza civili.
I contestatori erano presenti già nel pomeriggio sul piazzale. Le bandiere palestinesi sventolate, nonchè gli striscioni “genocidio Gaza”, “Palestina libera” e “BDS Firenze” erano ben visibili, e sono stati distribuiti centainaia di volantini che denunciavano la falsa pacifista Noa.
La cantante si è esibita mentre le bandiere palestinesi sventolavano ed il concerto è stato disturbato dagli slogans gridati dai contestatori e da alcuni spettatori unitisi ai manifestanti.
Palestina libera
Come Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos partecipiamo e invitiamo a partecipare al presidio di Giovedì 7 Giugno dalle ore 19.30 convocato dall’Associazione di Amicizia Italo-Palestinese e dal Gruppo BDS Firenze al piazzale Michelangelo, lato viale Poggi, in occasione del concerto della cantante “pacifista” – sionista NOA per ricordare a lei ed agli spettatori il genocidio di GAZA
<hNoa, la voce della vergogna!
Cosa c’entra un concerto musicale con i massacri perpetrati da Israele?
La voce di Noa non ha intonato soltanto melodie, ma si è levata ogni volta in sostegno delle politiche criminali perpetrate dallo Stato di Israele. La cantante ha costruito la sua immagine mediatica presentandosi come un’artista che promuove la pacifica convivenza tra israeliani e palestinesi. Come ambasciatrice culturale di Israele in numerosi festival e performance internazionali, continua a promuovere un’immagine di normalità che nasconda l’apartheid, il genocidio e i terribili crimini contro l’umanità, che il suo Stato continua a portare avanti ai danni della popolazione palestinese.
Un esempio del cinismo della “pacifista” Noa?
Dopo l’Operazione Piombo Fuso a cavallo tra il 2008 e il 2009, che ha visto l’uccisione di circa 1400 palestinesi e più di 5000 feriti a Gaza in poco più di 20 giorni, con l’utilizzo illegale da parte di Israele del fosforo bianco in una delle aree più densamente popolate al mondo, Noa scrisse una lettera aperta al popolo palestinese, in cui diceva:
“Io so che nel profondo del vostro cuore DESIDERATE (il maiuscolo è nel testo) la morte di questa bestia chiamata Hamas che vi ha terrorizzato e massacrato, che ha trasformato Gaza in un cumulo di spazzatura fatto di povertà, malattia e miseria. Posso soltanto augurarvi che Israele faccia il lavoro che tutti noi sappiamo deve esser fatto, e VI LIBERI definitivamente da questo cancro, questo virus, questo mostro chiamato fanatismo, oggi chiamato Hamas. E che questi assassini scoprano quanta poca compassione possa esistere nei loro cuori e CESSINO di usare voi e i vostri bambini come scudi umani per la loro vigliaccheria e i loro crimini”.
E questa sarebbe cultura?
Il contributo di Noa e quello di altri artisti israeliani all’ odiosa operazione di propaganda, orchestrata dai governi israeliani, è una cooperazione basata su un mutuo interesse, che niente ha a che vedere con la cultura e tantomeno la pace. Come è stato autorevolmente descritto sul quotidiano israeliano Ha’aretz da Dan Orian, un ex funzionario del ministero degli esteri israeliano, questi artisti «cercano la massima esposizione all’estero per il loro lavoro e il ministero vuole usarli, per mostrare la faccia attraente, sana d’Israele». Sempre sull’autorevole quotidiano israeliano sono state rese note -e mai confutate- le regole di ingaggio sottoscritte da Noa e dai suoi colleghi. Gli artisti israeliani che accettano fondi dal Ministero degli Esteri sono, infatti, tenuti a firmare un contratto nel quale si afferma che l’artista “è consapevole che lo scopo di aver contrattato i suoi servizi è di promuovere le politiche dello Stato di Israele attraverso la cultura e l’arte, compreso contribuire a creare un’immagine positiva di Israele”. Se fossero necessarie altre dichiarazioni, basta ricordare ciò che nel 2005, Nissim Ben-Sheetrit del Ministero degli Esteri israeliano ha affermato: “Vediamo la cultura come uno strumento di propaganda di primo ordine e non facciamo differenza tra propaganda e cultura”.
Invitando a boicottare il concerto fiorentino di Noa, denunciamo l’uso dell’arte per coprire le politiche disumane di Israele. Il boicottaggio di Noa non riguarda soltanto la cantante e la sua ipocrita “voce di pace”, intende smascherare tutti tentativi da parte di Israele di usare la cultura per ripulire la propria immagine e distrarre l’attenzione dalle politiche di occupazione, colonialismo e apartheid.
No alla riforma del mercato del lavoro, no al governo monti!
Nella giornata dell’8 verrà discussa alla Camera la riforma targata Fornero.
Dopo la riforma delle pensioni, che ha lasciato 350.000 persone senza salario né possibilità di avere una vita dignitosa, ecco la riforma del mercato del lavoro tanto invocata dalla Troika: essa mira, senza remore, allo smantellamento complessivo di ogni forma di tutela per il lavoratore dipendente, reso ancor più ricattabile dallo spauracchio del licenziamento con l’abolizione dell’articolo 18.
Non possiamo accettare che questo attacco alla classe lavoratrice venga portato avanti!
Soprattutto in un momento come questo, a fronte della tragedia del terremoto emiliano, in cui i lavoratori, sottoposti al ricatto padronale della delocalizzazione e del licenziamento, in un clima di incertezza e di terrore, sono stati costretti a tornare al lavoro nonostante il pericolo di nuove scosse.
Le vittime seppellite sotto le macerie dei capannoni, i tre morti al giorno sul lavoro insieme ai milioni di lavoratori e pensionati che arrivano a malapena alla fine del mese sono il risultato di una politica di guerra strisciante verso la classe lavoratrice, quella lotta di classe” portata avanti senza esclusione di colpi da padroni e governanti.
Le ragioni per cui è necessario lottare non mancano.
Perciò, ora più che mai, è necessario scendere in piazza e ribadire la nostra contrarietà alle politiche di macelleria sociale del governo Monti, costruendo momenti di opposizione a questo sistema e riallacciando i legami di solidarietà in ogni territorio.
NO ALLA RIFORMA DEL LAVORO DEL GOVERNO MONTI. L’ARTICOLO 18 NON SI TOCCA!
BASTA SACRIFICI!
VENERDI’ 8 GIUGNO MANIFESTAZIONE ORE 18:OO
VIA CAVOUR SOTTO LA PREFETTURA.
Centro Popolare Autogestito Fi Sud,Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, Comitato Comunista Toscana, PCL Firenze, USI Toscana, Confederazione Cobas Firenze, Cub Firenze, Collettivo Politico di Scienze Politiche, Rete dei medi fiorentini
Antonio Ginetti passa dagli arresti domiciliari all’obbligo di dimora
Fonte: notav.info
31 maggio 2012 VITTORIA!
Ore 10,25 squilla il telefono. E’ l’avvocato Gianluca. Mi comunica che il Tribunale del Riesame ha deciso per il solo obbligo di Residenza.
Sono in attesa che i puli mi consegnino l’ordinanza. Sabato: FESTA in PIAZZA SAN BARTOLOMEO!
Antonio Ginetti
30 maggio 2012 Questa mattina il Tribunale del Riesame si è riunito in camera di consiglio per decidere della mia detenzione domiciliare. Per la sentenza dispone di 5 giorni per emetterla.
Pertanto, in tutta serenità rimango in attesa della decisione che questa istanza vorrà prendere.
Come già annunciato precedentemente, e comunicato pure ieri ai miei avvocati, con il giorno odierno intendo porre fine allo sciopero della fame.
Quando iniziai non sapevo di questa scadenza del riesame, la comunicazione mi è stata consegnato già in sciopero della fame, per cui mi ero promesso di raggiungere questa data e interrompere.
Devo dire che il mio corpo ha reagito assai bene, le analisi del sangue effettuate in due diverse date hanno evidenziato una situazione clinica buona, per non dire ottima.
Tutti i parametri sono nella norma, nessun organo è stato intaccato da questa mia azione. Ma l’impegno che avevo preso, in prima persona con me stesso, ma anche con le persone che più mi stanno vicine, e che più del sottoscritto erano preoccupate di eventuali conseguenze, mi impongono di cessare. Pur ribadendo che il corpo mi potrebbe sostenere ancora. Ma la mia scelte non era certo per mettere a prova il mio fisico.
Non so l’effetto che questo mio sciopero della fame ha prodotto negli uffici torinesi che in questo periodo dispongono delle decisioni sul mio presente. Potremmo forse affermare nullo nei confronti dell’ufficio GIP. Per quanto riguarda la Procura penso di non disporre di elementi che mi possono permettere un parere.
Sicuramente un buon risultato penso lo abbia ottenuto nel Movimento. Anche se su questo punto non spetta certo al sottoscritto fare una valutazione.
Posso peò affermare che a Pistoia ho trovato un ampio consenso, che si è trasformato in un appoggio concreto. Inoltre penso di poter affermare che sia stato ben utilizzato, parlo sempre della mia città, per una campagna di sensibilizzazione sia della battaglia No Tav, ma anche in supporto alle battaglie che si stanno sviluppando sul nostro territorio, non ultimo l’impegno del Comitato contro il parcheggio interrato in san Bartolomeo, prova ne sono le tante persone del quartiere che chiedevano di firmare, o comunque notizie sullo stato attuale del Progetto al Presidio che si è sviluppato per dieci giorni nella stessa piazza di san Bartolomeo.
Sulla utilità di questo mio gesto per il Movimento No Tav, devo lasciare che altri diano valutazioni e opinioni. Da parte mia voglio sperare che questo gesto abbia dato, seppure in misura molto modesta, un contributo alla Lotta contro l’accanimento giudiziario e repressivo scatenato con l’inchiesta del 26 gennaio.
Termino ringraziando tutti coloro, e sono tanti, che in questi giorni mi hanno espresso la loro Solidarietà, coloro che mi hanno permesso, con la loro vicinanza di poter resistere ed andare avanti senza tentennamenti fino ad oggi.
ORA E SEMPRE NO TAV
IL PARCHEGGIO DI SAN BARTOLOMEO NON PASSERA’
Antonio Ginetti
C’eravamo anche noi
E’ incredibile la strumentalizzazione che è stata fatta sulla manifestazione di mercoledi 9 Maggio a Firenze contro monti, barroso, e draghi.
Su quasi tutti i giornali la manifestazione è stata fatta passare come una “invasione barbarica” nelle vie fiorentine; non hanno dato risalto alle centinaia di persone, studenti, pensionati, lavoratori, che in maniera autorganizata hanno deciso attraverso un tam, tam di ritrovarsi e manifestare insieme contro chi viola diritti civili e sociali a favore della grande finanza internazionale e dei mercati, dei grandi potentati economici europei e mondiali.
Chi sta tagliando lo stato sociale fa leva sulla paura attraverso i principali mas media; lo spauracchio della catastrofe economica, che questi soggetti hanno provocato, viene sventolato ora in Italia ora in Spagna ecc… la Grecia è diventata nei tolk show di regime, l’uomo nero che faceva paura quando eravamo bambini e viene usato come “olio di ricino mediatico” per farci digerire le scelte piu dure e assurde, dicono, per “risanare il paese”.
E in questa chiave è stata raccontata la manifestazione di ieri perche quella manifestazione, non godeva delle “simpatie” dei piu importanti sindacati e partiti politici che sostengono nei fatti questo nefasto governo.
E quindi i contenuti politici portati in piazza da gli studenti, dai pensionati e dai lavoratori, come noi, che ieri abbiamo scioperato, per poter protestare in maniera decisa contro questo sfracelo; sono stati sostituiti dal racconto della paura, e quindi i petardi, e quindi le scritte su i muri, addirittura le scritte su i monumenti (inesistenti), uno scenario da devastazione…?!
Ci siamo decisi di scrivere queste poche righe perche siamo stufi di questa cappa di regime che oclude la verità, pensiamo che le scritte su le banche servano a ben poco, anche perche le dovranno pulire lavoratori come noi… ma ci siamo decisi a scrivere, anche se non sappiamo se questa lettera arrivera a gli organi di informazione, perche siamo stufi di farci cantare la ninna nanna dai sindacati complici della devastazione del nostro welfar, dei nostri diritti, del nostro salario.
Siamo stufi di questa classe politica che china la testa e l’unica cosa che riesce a fare è legittimare la propria presenza e la propria poltrona.
Vogliamo dire ai nostri colleghi nei luoghi di lavoro e ai cittadini tutti; che è l’ora di svegliarsi dal sonno in cui ci hanno condotto; è l’ora di riprendere la parola e l’iniziativa.
Dobbiamo essere protagonisti e non massa di manovra di questo o di quell’interesse politico o sindacale; riprendiamo la parola riprendiamoci il futuro.
Non importa in quale sindacato siamo iscritti, o a quale associazione; siamo cittadini, siamo lavoratori e le nostre condizioni di vita e di lavoro dobbiamo deciderle noi e non dobbiamo delegare ad altri; partecipiamo alle assemblee, ai dibattiti, ai direttivi sindacali, organizziamoci per organizzare il nostro futuro e quello dei nostri figli.
Noi questo abbiamo iniziato a farlo.
Scendiamo in piazza, non aspettiamo che qualcuno lo faccia per noi perchè non accadra.
Lavoratori GKN firenze presenti alla manifestazione.
Ci fai o ci sei?!
Ce la sta mettendo veramente tutta!
Dopo Bogiankino-Morales (1989) e Domenici (2001) ecco che il sindaco più invidiato dalla destra, Matteo Renzi, vuole essere ricordato come colui che metterà la parola fine all’esperienza politico-culturale del Centro Popolare Autogestito Fi-sud.
L’avversione nei confronti del CPA non può diventare una medaglia da attaccarsi alla giacca, ma d’altra parte un vanitoso della risma di Matte non può, e certamente non vuole, essere da meno dei suoi predecessori. Oltretutto il “nostro” pare che ultimamente soffra d’insonnia perchè non lo fanno giocare a quel giochino che fa tanto innervosire i centrosinistri: le primarie.
Per cercare di distrarsi dal senso di frustrazione, cento ne pensa (ma quante poi ne fa?) e come nella migliore tradizione dei prestigiatori, invece che il cappello magico usa le caramelle: ne ha sempre una in bocca, una caramella, un’idea. Ed infatti un giorno si sveglia e si accorge, per esempio, che il futuro di questa città sta nel cambiare nome alle strade. E in particolare gli rode aver a che fare con i lavoratori ATAF che non ne vogliono sapere di essere merce di scambio per gli interessi del mitico Matte.
L’ultima trovata in ordine di tempo è la manovra che meglio non poteva essere fatta: “non mi fanno giocare alle primarie ed io mi invento un bel bingo”… il bilancio-scommessa (occhio, che con le scommesse prima o poi ci si brucia…).
Si cambiano tredici “destinazioni d’uso” per rendere appettibili, cioè vendibili, beni di proprietà pubblica e nel frattempo si sta a guardare. C’è però un piccolo particolare: a noi questo giochino non piace per niente.
Appena poco tempo fa avevamo già avuto modo di dirlo: “non mancheremo di far sentire la nostra voce… per contrastare… l’amministrazione”; un concetto che ci pareva chiaro e di facile comprensione, ma a quanto pare ci siamo sbagliati. Vedremo di individuare al più presto le forme che possano rendere chiaro quanto avevamo detto, a meno che Matte non si inventi un nuovo balocco: l’innalzamento della tensione (ed anche in questo caso, con l’alta tensione ci si brucia…).
Matte… alla prossima.
Centro Popolare Autogestito Firenze Sud
(Nave a Rovezzano, ex Longinotti, via Villamagna 27/a)
Il comunicato di Antonio Ginetti in sciopero della fame.
Il 16 aprile il G.I.P. di Torino respingeva l’ istanza dei miei avvocati tesa ad ottenere un alleggerimento degli Arresti Domiciliari. La motivazione stava nella mia: “mancata presa di coscienza e di critica di quanto commesso” In tal modo il GIP torinese non solo mi riconfermava gli Arresti domiciliari, ma mi toglieva il diritto a rivendicare la mia estraneità ai fatti contestatimi, mi toglieva la “PRESUNZIONE D’INNOCENZA.
Il 26 aprile presentavo una richiesta di permesso ad uscire per recarmi al lavoro.
a) questo non influiva nella realtà dei Domiciliari, in quanto
chiedevo solamente
di uscire per il tempo del lavoro. Dunque non il sabato e la domenica.
E comunque i Domiciliari rimanevano.
b) Nella richiesta scrivevo: “mi rendo disponibile, previo accordo…a presentarmi
quotidianamente alla polizia Giudiziaria per controlli”
c) il sottoscritto vive solamente del proprio onesto lavoro. Dal 1986
sono iscritto alla Camera di Commercio quale Ditta individuale.
La risposta del G.I.P. anche su questo è stato il rigetto.
Con la motivazione che: “la dichiarazione di non aver nè orari nè sede rende l’attività incompatibile con la misura domiciliare;
Dopo avermi tolta la “PRESUNZIONE D’INNOCENZA”, ha voluto pure togliermi il diritto al proprio mantenimento.
Non potendo contare ancora sui miei risparmi, considerato l’allontanamento dal lavoro che si protrae dal 26 gennaio, mi trovo in grosse difficoltà economiche.
Pertanto non mi rimane che utilizzare l’unico strumento in mio possesso per oppormi a questo che considero unicamente un accanimento repressivo.
Da giovedì 10 maggio sarò in sciopero della fame.
Antonio Ginetti Pistoia 9 maggio 2012
Video: https://www.youtube.com/watch?v=JiYj6mZJ8D4
Sul presidio in solidarietà agli antifascisti sotto processo
Oggi un centinaio di compagni hanno risposto all’appello lanciato da Firenze Antifascista in occasione dell’apertura del processo contro gli antifascisti per i fatti di via della Scala del 2009: visto il giorno feriale e l’ora cui era fissata l’udienza e quindi anche il presidio, un risultato sicuramente positivo.
“Antifascismo militante”, “Studenti e operai uniti nella lotta, fasciti e padroni uniti nella repressione”, “L’Antifascismo non si processa, ora e sempre resistenza!”. Questi gli striscioni appesi sulle cancellate del nuovo tribunale fiorentino e ben visibili da Viale Guidoni dove sono stati distribuiti centinaia di volantini.
Un momento di solidarietà significativo, che sicuramente segna solo il primo passaggio nella solidarietà nei confronti di chi è sotto processo e che accompagnerà gli imputati anche in occasione delle prossime udienze fissate per il 4 aprile, il 7 giugno fino al giorno della sentenza fissata per il 28 dello stesso mese.
La mobilitazione antifascista continua!
ORA e SEMPRE Resistenza!
Firenze Antifascista 9 febbraio 2012
Libertà per i prigionieri politici Palestinesi
Si calcola che dal 1967, inizio dell’occupazione militare israeliana della Cisgiordania, sono stati 650.000 i palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, circa il 20% della popolazione dei Territori Occupati (TPO). Il 40% della popolazione maschile palestinesi ha provato le carceri dei sionisti. Carceri in cui viene praticata ogni forma di umiliazione, violenza, tortura.
Secondo Addameer (una ONG palestinese attiva sui diritti dei prigionieri) più di 6.800 palestinesi sono attualmente detenuti nelle carceri israeliane. Più di 300 sono i minorenni. Dei 6.800 palestinesi detenuti circa 300 sono in detenzione amministrativa. La detenzione amministrativa legittima l’arresto per “motivi di sicurezza” senza bisogno di prove a carico e per un periodo di tempo rinnovabile ogni sei mesi. Detenzione amministrativa che, in questi termini, riguarda solo i palestinesi, visto che palestinesi ed israeliani sono sottoposti a leggi diverse ed a due sistemi penali diversi.
Almeno un terzo delle famiglie palestinesi non possono far visita ai propri cari nelle carceri israeliane. Alcuni genitori non vedono i propri figli da oltre 15 anni.
Proprio nel corso del 2011 Israele ha ulteriormente inasprito la politica degli arresti nei confronti dei palestinesi. Nel 2011, Israele ha arrestato 3.232 palestinesi, 383 dei quali bambini. E proprio i bambini palestinesi ancora oggi nelle prigioni di Israele sono 250. Un’ondata di arresti che ha riempito di nuovo le galere israeliane, sostituendo con nuovi prigionieri quelli liberati nella prima fase dell’accordo Shalit. In pratica mentre Israele rilasciava alcuni detenuti palestinesi, in seguito allo scambio, ne arrestavi altrettanti.
Questa la macabra contabilità dell’occupazione perpetrata dallo stato razzista e colonialista di Israele nei confronti del popolo palestinese. Una occupazione che viola il diritto internazionale e che trova importanti complicità anche in Italia. Basta pensare ai numerosi accordi militari tra il nostro paese e Israele. La situazione palestinese non è una questione umanitaria ma il risultato di una brutale occupazione. Rompiamo l’assedio, boicottiamo Israele, sosteniamo il popolo e la resistenza palestinese.
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio
Con il popolo e la Resistenza Palestinese fino alla vittoria!
Firenze antifascista sulla giornata del 4 Febbraio 2012
Oggi circa un migliaio di persone hanno risposto all’appello lanciato da Firenze Antifascista.
Il corteo è partito, non a caso, da Piazza Dalmazia proprio per ricordare Samb Modou e Diop Mour uccisi dal neofascista Casseri di Casa Pound e tutte le vittime della violenza fascista.
Al corteo hanno preso parte centri sociali, collettivi studenteschi, sindacati di base e molte sezioni dell’ANPI, nonostante qualcuno avesse voluto sminuirne il ruolo storico e politico che rappresentano, tutti uniti per ribadire la necessità di togliere gli spazi di agibilità politica ai gruppi neofascisti e di chiudere le loro sedi.
In giornate come questa non può poi non scatenarsi la cosiddetta “guerra dei numeri”. Non ci interessa stare qua a ragionare troppo di questo ma crediamo che sia significativo quanto riportato dalla pagina de La Repubblica on-line che durante gli aggiornamenti in diretta parlava di una settantina di partecipanti al corteo neofascista che poi sono diventati magicamente 500 “arrivati alla spicciolata in Largo Martire delle foibe”: forse le telefonata di un qualche senatore ha fatto ravvedere questi solerti pennivendoli?
Chiaro che i neofascisti, non avendo argomentazioni politiche e storiche se non revisionismo e populismo, non avendo i numeri per potersi legittimare agli occhi della città non possano che ricorrere a questi mezzi per mascherare il loro fallimento.
Ciò su cui però vogliamo soffermarci sono i dati politici che ci restituisce questa giornata.
Da una parte la sua costruzione, la sua organizzazione e ciò che ci lascia in mano: sempre più singoli antifascisti e nuovi gruppi che si coordinano nella logica di allargare la mobilitazione e proseguirla nei prossimi prossimi mesi, che rivendicano l’attualità dell’antifascismo in questo periodo di forte crisi e contestualizzano il ruolo di questi gruppuscoli di estrema destra fortemente finanziati e protetti. Un appoggio che ricevono dai partiti del centro-destra e dalle istituzioni cittadine al punto che addirittura l’assessore Di Giorgi del PD in occasione dell’ultimo Consiglio Comunale si è espressa avvallando il corteo neofascista e spendendo parole di condanna nei confronti di Firenze Antifascista.
Una costruzione politica che ha costretto anche quella parte della sinistra, che negli anni aveva sempre taciuto di fronte a queste manifestazioni, a prendere posizione contro il corteo neofascista.
Non è quindi un caso che per la prima volta anche la destra, messa all’angolo, si sia spaccata con defezioni e prese di distanza.
Dall’altro il ruolo della Questura che fino all’ultimo avrebbe voluto vietare il corteo trasformandolo in un presidio in piazza Dalmazia. Un divieto davanti al quale non potevamo abbassare la testa. Il corteo infatti c’è stato a fronte però di un imponente militarizzazione della città: centinaia di poliziotti, finanzieri e carabinieri in assetto antisommossa, blindati e camionette ad ogni angolo di strada, transenne a sbarrare ogni via d’accesso isolando completamente per un raggio ci centinaia di metri la zona in cui i neofascisti hanno sfilato tagliando praticamente in due la città, mentre dall’alto un elicottero dirigeva le operazioni.
Solo in questo modo poteva esser garantita l’agibilità politica ai neofascisti: chiudendoli in recinto in cui anche gli stessi residenti della zona hanno fatto fatica ad accedere.
Un atteggiamento sicuramente in linea con il progressivo inasprimento del livello repressivo che in questi anni e in questi mesi è costretto a subire chi si impegna e si espone nelle lotte sociali e politiche in questa città come altrove.
In quest’ottica Firenze Antifascista rilancia il presidio di giovedì 9 febbraio in Viale Guidoni sotto il Tribunale di Firenze alle ore 11.00 in occasione del processo agli antifascisti per i fatti di Via della Scala del 2009 ritenendo la Solidarietà un elemento centrale nel proseguimento della mobilitazione (l’appuntamento inizialmente fissato per le 9.30 è stato posticipato vista lo slittamento dell’udienza a quell’ora).
Per la Chiusura dei covi fascisti
Per ricordare Samb Modou, Diop Mour e tutte le vittime della violenza fascista
Ora e sempre resistenza!
Firenze Antifascista
4 febbario 2012
I fascisti vogliono ricordare? Noi non abbiamo mai dimenticato!
“So che siete dei buoni padri di famiglia; questo va bene a casa, ma non qui, qui non sarete mai abbastanza ladri, assassini, stupratori“.
B. Mussolini ai soldati italiani in Montenegro
Il 4 Febbraio varie organizzazioni neofasciste sfileranno a Firenze approfittando della cosiddetta “Giornata del ricordo” sulle foibe. Una occasione generosamente concessa – dal 2004 – dal governo Berlusconi e tutt’ora finanziata dal Pdl.
Una occasione per gruppi come CasaPound, Casaggì, Forza Nuova, per cercare legittimità e visibilità, attraverso il mito degli “italiani brava gente”, il nazionalismo, la mistificazione storica.
Del resto le connivenze tra destra istituzionale e gruppi neofascisti sono sempre più evidenti basta pensare ai numerosi appartenenti a gruppi armati dell’estrema destra sistemati da Alemanno in varie strutture pubbliche della capitale.
Per non dimenticare cosa è stato il fascismo e la sua politica guerrafondaia, coloniale e razzista varie realtà antifasciste di Campi Bisenzio organizzano
Venerdi 3 Febbraio 2012
ore 21,30 Sala consiliare – Campi Bisenzio
Davide Conti (dottore di ricerca in Storia Contemporanea all’Universita di Roma “La Sapienza” e ricercatore della Fondazione Basso – sezione internazionale) presenta: “L’occupazione italiana dei Balcani. Crimini di guerra e mito della “brava gente (1940-1943)” e “Criminali di guerra italiani. Accuse, processi e impunità nel secondo dopoguerra” edizioni Odradek
Non diamo legittimità a chi ha seminato razzismo, morte, guerra. Nessuno spazio per fascisti di ieri e di oggi. Ora e sempre Resistenza!
Campi B. Antifascista
Contro la repressione solidarietà ai prigionieri e ai compagni detenuti per motivi politici
Sabato 28 Gennaio corteo concentramento alle ore 15.30 in piazza Santissima Annunziata
Tortura, isolamento e pestaggi. Sono alcune delle pratiche che è costretto ad affrontare in ogni parte del mondo chi subisce la prigionia politica.
Il sistema carcerario si ristruttura in funzione di una sua sempre maggiore efficienza nel tentativo di distruzione della identità politica del prigioniero, di estendere la sofferenza ai familiari, di impedire o limitare la solidarietà esterna in una cinica e fredda visione della vendetta politica.
Si definiscono nuovi sistemi di differenziazione, si ridefiniscono circuiti speciali, si allargano ulteriormente i casi in cui è previsto il totale isolamento e si specializzano intere carceri a tale scopo.
Il “miglioramento” delle propria condizione passa attraverso una attenta valutazione dei propri comportamenti, va di pari passo con l’esaudire le richieste della controparte e vale a dire l’abbandono della propria identità politica, l’abiura, la dissociazione, la collaborazione.
Si allargano i casi in cui è prevista la carcerazione preventiva, aumenta a dismisura il ricorso a forme di carcerazione amministrativa e la realizzazione di strutture adibite a tale scopo e lo stesso ordine pubblico assume caratteristiche sempre più vicina ad una guerra interna sia nelle forme sia nel tipo di forze utilizzate.
Misure il cui fine è quello di far tacere la lotta e la resistenza dei popoli, dei lavoratori e degli studenti, di chi si ribella all’occupazione militare, allo sfruttamento e al modo di produzione capitalista, di chi attraversa i mari per un futuro migliore, di chi si oppone ai rigurgiti del fascismo.
Misure frutto della logica dell’emergenza entrate strutturalmente nell’ordinamento ordinario, troppo spesso accettate a fronte dello stato emotivo creatosi a seguito di specifici accadimenti o frutto delle esperienze nella gestione dell’ordine pubblico nelle aree di guerra.
Dalle coste del Nord Africa all’Irlanda, dagli Usa alla Turchia, dall’America Latina all’Italia, dalla Palestina al Paese Basco la realtà non cambia. Nello stesso modo nessuno può dirsi ad oggi estraneo a tutto ciò, nessuno di coloro che lotta indipendentemente dalle forme assunte, in una fase in cui è sempre più evidente che le rivendicazioni di ampie fette di popolazione trovano una risposta unicamente nella repressione. Ogni comportamento è sempre più frequentemente etichettato come “eversivo” o “terrorista” e così anche la repressione assume le caratteristiche necessarie.
Per questi motivi lanciamo la data del 28 gennaio a Firenze come un momento di piazza nel quale aprire uno spazio a tutti i compagni, le realtà e le strutture che lavorano e si impegnano sul piano della solidarietà a livello internazionale, nazionale e locale.
Uno spazio all’interno del quale portare la propria voce perché davanti alla repressione, alla detenzione e alla prigionia politica si rompa il silenzio.
Comitato d’Amicizia con il Paese Basco, CPA fi-sud, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, Collettivo Politico di Scienze Politiche, Coordinamento Antifascista e Antirazzista Toscano,
Associazione Amicizia Italo-Palestinese, Nuova Unità, PCL Toscana, Circolo “26 julio” dell’Ass. Naz. Di Amicizia Italia-Cuba, Federazione Toscana Partito dei CARC
Comunicato contro lo sgombero di Via Conciatori
La mattina di giovedì 19 Gennaio 2012 le realtà presenti in via dei Conciatori sono state sgomberate con la forza e l’intera via occupata militarmente per ordine della giunta comunale che ha sottratto alla sempre più città vetrina di Firenze un altro spazio sociale, culturale e politico per svenderlo agli interessi della speculazione edilizia nelle vesti dell’immobiliare Tosco Tre.
Come Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos esprimiamo la nostra solidarietà a chi in questi anni ha portato avanti un’attività sociale e politica nel centro di Firenze e a tutti/e i/le compagni/e che hanno resistito tenacemente per più di 6 ore difendendo le proprie esperienze di lotta.
I/le compagni/e del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Apprendiamo questa notizia dal sito del Forum Palestina.
Ovviamente esprimiamo la nostra vicinanza a Miryam e non possiamo non notare come il fascista e razzista Casseri (autore del duplice omicidio di Samb Modou e Diop Mor a Firenze) fosse “sicuro” e idoneo a possedere un’arma, mentre Miryriam sia “non sicura” e non dia garanzie per tenere un incontro sulla lettura in carcere. Ma francamente non siamo stupiti. La nostra “intelligence” ed i nostri servizi, negli anni, hanno già ampiamente dimostrato di cosa sono capaci .
Un abbraccio a Miryam
I/le compagni/e del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
I servizi segreti vietano una lezione di Miryam Marino tra i detenuti di Regina Coeli
Fonte: forumpalestina.org
La scrittrice e attivista Miryam Marino, avrebbe dovute portare il piacere di leggere tra i detenuti del carcere romano. Ma una informativa dei servizi segreti ha posto divieto all’ingresso della scrittrice….. per motivi di sicurezza”. Il sito del Forum Palestina ha ospitato spesso gli interventi e i commenti di Miryam.
Miryam Marino oggi avrebbe dovuto tenere un incontro nel carcere di Regina Coeli su “Leggere e conversare in carcere”. Ma è subentrato all’ultimo momento un “ostacolo” di notevoli proporzioni. Una informativa dei servizi segreti infatti, ha segnalato alla direzione del carcere che la scrittrice è un personaggio che non dà garanzie sul piano della sicurezza e compare in una lista dei servizi segreti stessi sulle persone “non sicure”. Lo ha raccontato la stessa scrittrice questa mattina ai microfoni di Radio Città Aperta dicendosi sbigottita per il divieto. L’unico precedente – di cui è stata assolta – di cui ha memoria sono le botte ricevute e l’arresto in una manifestazione di protesta del 1974 dopo la strage sul treno Italicus.
Myriam Marino è una scrittrice, artista e attivista per i diritti umani. Incensurata, è impegnata in tre associazioni: “Ebrei contro l’occupazione”, “Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese” e “Stelle cadenti – Artisti per la Pace”. Ha pubblicato libri di narrativa, poesia e saggistica, tra cui: “Non sparare sul pianista” 1978 romanzo politico sul movimento del ’77, il piccolo saggio: ” Il misticismo nell’arte contemporanea” 1987, le raccolte di poesie sulle donne della Bibbia Madri di Israele e Ruth (1999), Ingiustizia infinita (2003), racconti sul conflitto israelo-palestinese e Handala (2008) raccolta di articoli e relazioni pubbliche degli ultimi anni. Per Città del Sole Edizioni ha già pubblicato nel 2009 la raccolta di racconti Gabbie. Collabora con le riviste d’arte e letteratura e ha partecipato ad alcune mostre di arte contemporanea in Ungheria e in Italia. Ma Miryam Marino interviene anche nei dibattiti, nella manifestazioni ed è solidale con i palestinesi. Un delitto questo che i servizi segreti del paese “miglior alleato di Israele in Europa” non possono tollerare. A Miryam la nostra piena solidarietà.
Comunicati 2011
Morte e razzismo. Rabbia e ipocrisia.
Diop Mor e Samb Modou. Questi sono i nomi delle due persone uccise a Firenze. Due morti e tre feriti, tutti senegalesi tutte vittime dell’odio razziale.
Ai loro familiari e amici e a tutta la comunità senegalese va la nostra vicinanza.
In tanti in queste ore parlano di follia, di un pazzo isolato. Un modo per nascondere la testa sotto terra, per sentirsi tutti assolti.
Noi sappiamo che non è così.
C’è senz’altro della follia nel gesto di ieri. Ma è una giornata di follia che non nasce dal niente.
L’assassino infatti ha una lunga militanza negli ambienti della destra xenofoba e razzista. Era considerato un “intellettuale” di quell’area che si muove tra antisemitismo e negazionismo, tra neofascismo e difesa della razza.
Ci sono foto recenti che lo ritraggono insieme ai “fascisti del terzo millennio” di Casapound Pistoia. La stessa organizzazione che, per dirne una, ha recentemente celebrato a Firenze i “franchi tiratori”.
Che fosse tesserato, militante o simpatizzante poco importa. Un fascista che girava armato e che poteva colpire chiunque.
Alla luce poi dei rapporti di amicizia emersi a Pistoia tra Casapound e alcuni elementi della questura locale che hanno perseguitato gli antifascisti pistoiesi tutto diventa ancora più inquietante.
Alla rabbia per i morti si somma il fastidio per coloro che in queste ore stanno mettendo in piazza la loro ipocrisia.
Questa strage, così come il raid a Torino dei giorni scorsi, nasce non solo dalle teorie razziste della destra estrema ma anche da quel razzismo diffuso figlio della criminalizzazione dei clandestini, il razzismo dei CIE, delle retate anti immigrati, dei pacchetti sicurezza da sbandierare in campagna elettorale da destra e sinistra istituzionale.
Emblematici quindi del clima che si respira anche a Firenze ci appaiono non tanto le rivendicazioni apparse sui siti dei neonazisti italiani, quanto i primi commenti apparsi, ad esempio, sul sito del più famoso quotidiano locale quando ancora si parlava solo di due senegalesi morti in piazza Dalmazia.
Commenti che andavano dal “meno due” al “ecco i risultati della Firenze multirazziale”.
Ma Firenze è anche una città in cui come antifascisti e antirazzisti ci siamo sempre mobilitati contro il razzismo, contro l’apertura di un CIE, lo sfruttamento e la criminalizzazione degli immigrati, contro il revisionismo e le scorribande delle varie organizzazioni di estrema destra, denunciando anche le loro connivenze con la destra istituzionale che li protegge e foraggia.
Il prezzo di tutto questo sono state denunce, perquisizioni arresti spesso con il plauso di chi oggi in piazza si riempie la bocca di vuota retorica.
Oggi come ieri saremo nelle strade per combattere il razzismo e la xenofobia e per negare ogni agibilità ai fascisti di ieri di oggi.
Contro il razzismo, contro il fascismo. Con ogni mezzo necessario.
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Come ampiamente previsto le ricette dei professori sono arrivate e prevedono ancora sacrifici
Con la caduta del governo Berlusconi e l’avvento del nuovo esecutivo di Monti, si è aperta nel paese una nuova stagione politica in piena continuità con la precedente.
La caduta del governo Berlusconi infatti è avvenuta per implosione interna e su richiesta dei cosiddetti “poteri forti” nazionali e internazionali. Per questo, nonostante il “circo berlusconiano” sia stato fortunatamente salutato, ci sono sembrati del tutto inopportuni i brindisi di qualche leader del centrosinistra pronto a festeggiare non si sa bene cosa, considerato che la caduta non è certo dipesa dall’opposizione parlamentare ed il futuro è tutt’altro che roseo e denso di aspettative.
Il governo Berlusconi è stato quindi sostituito da un governo definito “tecnico”, in realtà espressione politica di banche, vaticano, finanza, ……un vero e proprio “comitato d’affari della borghesia”.
Un governo composto da una serie di personaggi pienamente organici a tutte quelle forze che sono tra le prime responsabili di questa crisi. Una crisi del sistema capitalistico che è strutturale e non, come qualcuno fa credere, dovuta esclusivamente ad una eccessiva finanziarizzazione.
Un governo che è stato ed è tuttora parte del problema e non sicuramente parte della soluzione.
Un governo che, oltretutto, è stato immediatamente accolto da stampa e forze politiche istituzionali come un governo di salvezza nazionale, incensato e osannato per la sua sobrietà, la sua “tecnicità”, la sua credibilità presso gli organismi internazionali.
Si è quindi preparato il terreno ad un governo che, non solo ha già detto di confermare buona parte dei provvedimenti del precedente, ma che applicherà quelle ricette tanto care a FMI e BCE che si tradurranno inevitabilmente in privatizzazioni, tagli allo stato sociale, attacchi ai diritti dei lavoratori, ai loro salari. Insomma lacrime e sangue per ampi settori popolari, ma con “maggiore sobrietà e competenza da parte di chi li impone”.
Ancora più importante diventerà allora mobilitarsi per contrastare questo governo, i suoi referenti sovranazionali e i suoi provvedimenti volti a salvare, mascherandola come salvezza nazionale, gli interessi del capitale. Gli interessi di un sistema iniquo, ingiusto, basato sul profitto e sullo sfruttamento degli esseri umani e dell’ambiente.
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Solidarietà con la lotta degli operai di Pioltello e dei familiari delle vittime della strage di Viareggio tra crumiri e repressione
Sabato 26 novembre come CPA Firenze e Cantiere Sociale K100fuegos abbiamo organizzato un’iniziativa sulla lotta che ormai da settimane alcuni lavoratori stanno portando avanti con un presidio davanti ai cancelli dei Magazzini Esselunga di Pioltello (Mi). Blocchi della merce e picchetti durante gli scioperi hanno visto coinvolti i lavoratori di diverse cooperative, comitati di sostegno, realtà territoriali e del sindacalismo di base.
Durante l’iniziativa è intervenuto anche Riccardo Antonini, recentemente licenziato da RFI per il suo impegno a fianco dei familiari delle vittime della strage di Viareggio. Tra le altre cose, durante il suo intervento, Antonini ha ricordato l’appuntamento di lunedì scorso all’inaugurazione della nuova stazione AV di Roma Tiburtina alla quale i ferrovieri in lotta, l’Assemblea 29 giugno di Viareggio e i No TAV sarebbero stati presenti per contestare Moretti.
Tra domenica e lunedì queste due esperienze di lotta hanno subito un gravissimo attacco: nel primo caso una “squadretta” di capi, capetti e crumiri ha cercato di forzare il presidio davanti ai cancelli Esselunga creando le condizioni per la successiva provocazione sbirresca, mentre nel secondo caso sono stati direttamente polizia e carabinieri a caricare il presidio che avrebbe voluto portare la propria voce all’interno della stazione davanti agli occhi di Moretti e Napolitano.
A loro esprimiamo la nostra solidarietà e il nostro appoggio sottolineando la nostra disponibilità ad organizzare eventuali iniziative che si reputeranno necessarie per denunciare l’accaduto o per proseguire e rafforzare queste lotte.
Centro Popolare Autogestito Firenze-sud
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos (Campi B.)
Riceviamo e pubblichiamo:
No alla repressione delle lotte dei lavoratori delle cooperative! No alla criminalizzazione della solidarietà di classe!
In questi giorni stanno arrivando gli avvisi di garanzia a 21 compagni e compagne del SiCobas, del Centro Sociale Vittoria e del Coordinamento di sostegno, con riferimento alla lotta dei lavoratori delle cooperative in appalto ai magazzini Bennet di Origgio iniziata a luglio del 2008.
Come sempre non entriamo nel merito dei fatti contestati e delle accuse, annotiamo solo la loro pretestuosità che indica responsabilità generiche di “reati commessi in un unico disegno criminoso” in 3 picchetti in occasione degli scioperi.
Vogliamo invece denunciare con forza il loro carattere fortemente politico contro un movimento a sostegno delle lotte dei lavoratori delle cooperative che sta dando forti segnali di crescita e sviluppo e che sta incominciando a mettere in crisi il sistema di schiavismo, sfruttamento e caporalato che regola in maniera fortemente gerarchica e autoritaria i rapporti di lavoro all’interno delle cooperative.
Un pesante sistema di accumulazione di profitto, con chiari segni d’infiltrazione mafiosa, contro il quale i lavoratori di numerosissime cooperative, a stragrande maggioranza immigrati, hanno cominciato a scontrarsi, proprio a partire dalla lotta di Origgio del 2008, tessendo un filo rosso di comunicazione e solidarietà di classe che sta costruendo lotta dopo lotta, picchetto dopo picchetto, assemblea dopo assemblea un percorso basato sull’autorganizzazione, sull’identità di classe e sull’unità dei lavoratori.
Un percorso che, al di là della concretezza delle vertenze sindacali e delle sacrosante rivendicazioni per condizioni salariali e di lavoro migliori, si pone direttamente su un piano politico, parlando di identità, di dignità, di ugualitarismo, di abbattimento delle gerarchie e ponendo il problema della generalizzazione del conflitto a tutti i settori lavorativi
Ricordiamo brevemente, a tutti e tutte, solo gli episodi più eclatanti di questo percorso: la lotta dura e le cariche violente della polizia e carabinieri alla Gls Executive di Cerro Lambro, i picchetti e le iniziative di denuncia dentro i supermercati Billa, la lotta dei giorni scorsi dei lavoratori in appalto alla Sda di Carpiano e quella ancora in corso contro lo strapotere e l’arroganza delle cooperative in appalto al polo logistico Esselunga di Pioltello.
Proprio domenica 27 novembre l’aggressione squadristica organizzata dalle cooperative utilizzate dal “mago” Caprotti fa capire come grandi consorzi, padroni e padroncini vari vogliano alzare il livello dello scontro sul terreno repressivo fino all’aggressione fisica organizzata.
Evidentemente queste lotte stanno lasciando il segno nelle tasche dei padroni di turno che, sentendo messo in discussione il loro “comando”, tendono sempre di più a spostare sul terreno prettamente politico del potere, lo scontro con i lavoratori e contro chi pratica in maniera militante la solidarietà di classe.
In un momento di crisi strutturale dell’economia capitalista dei paesi dell’occidente industrializzato, crediamo che ogni momento di conflitto che si ponga sul terreno concreto della resistenza e della lotta, vada valorizzato e generalizzato ponendo le basi di un confronto e di un avvicinamento di tutte le situazioni di lotta contro la precarietà e lo sfruttamento di classe.
Siamo convinti che questa sia una scelta obbligata per sviluppare una alternativa reale di sistema e non di governo alla società capitalista, un’opposizione di classe che possa strutturarsi basandosi sulla resistenza all’applicazione generalizza del “piano Marchionne” e sulla contrapposizione di massa alla repressione di ogni lotta che non si ponga sul terreno della concertazione.
CON QUESTE DENUNCE VOGLIONO SPAZZARE VIA LA LOTTA DEI LAVORATORI !
SOLIDARIETA’ PER CHI LOTTA !
LA REPRESSIONE NON FERMERA’ LE LOTTE DEI LAVORATORI DELLE COOPERATIVE!
LA SOLIDARIETA’ E’ UN’ ARMA USIAMOLA!
I compagni e le compagne del Csa Vittoria
www.csavittoria.org vittoria@ecn.org
milano 29.11.2011
Cassa di resistenza Pioltello
Approfittiamo di questa occasione per ricordare che è in corso una campagna di raccolta fondi per la cassa di resistenza dei lavoratori licenziati all’ Esselunga di Pioltello e una campagna di denuncia e di propaganda contro il “sistema Esselunga” con un manifesto da ritirare al presidio permanente di Pioltello.
I versamenti possono essere effettuati, indicando la causale: “Presidio operaio esselunga”:
• con bollettini postali sul ccp nr. 3046206
• con bonifici sul c/c IBAN IT13N0760101600000003046206
• con vaglia postale
tutti intestati a: Sindacato Intercategoriale Cobas, Via Marco Aurelio 31, 20127 Milano
Riceviamo e pubblichiamo:
Comunicato del Centro Sociale Vittoria sull’aggressione di domenica 27 novembre al picchetto dei lavoratori delle cooperative in appalto all’Esselunga di Pioltello
Giriamo il comunicato del Sicobas (il sindacato di base che rappresenta i lavoratori in lotta) aggiungendo solo alcune considerazioni sulla giornata di ieri
L’aggressione che i lavoratori hanno ieri subito è stata, nell’Italia del piano Marchionne e dei governi “tecnici”, solo uno sfoggio violento di potere da parte della cooperativa, un potere che sa molto di cupola mafiosa al lavoro per difendere gli interessi economici del mago dell’Esselunga, utilizzando crumiri prezzolati organizzati in squadraccia e, evidentemente, le cosiddette forze dell’ordine sempre presenti in forze ma stranamente assenti al momento dell’aggressione tranne 2 agenti della digos con telecamera.
Un potere, quindi con molti troppi evidenti problemi, tali da trasformare una presunta prova di forza in un oggettivo segnale di debolezza da parte della cooperativa e dell’Esselunga, che continua a dichiararsi estranea alla vertenza, perchè la volontà dei lavoratori di rispondere ai licenziamenti per una richiesta di migliori condizioni salariali e di lavoro, dopo ormai un mese non dà alcun segno di cedimento, ma anzi rilancia in avanti con il sostegno di una campagna politica ormai nazionale.
Il filmato che è stato girato ieri, è una chiara e incontrovertibile testimonianza che inchioda una squadraccia di crumiri organizzata militarmente e comandata dal capo bastone in auto (che li aizza alla carica) ma, purtroppo, non può documentare l’incredibile arroganza e il tentativo d’intimidazione delle forze dell’ordine che hanno circondato l’assemblea dei lavoratori, dei delegati sicobas e dei compagni e compagne presenti, per perquisire la tenda e l’area del presidio con la scusa di una pretestuosa ricerca, andata vana, di “oggetti di difesa”.
denunciamo queste provocazioni rilanciando sul terreno dell’iniziativa e invitanto tutti e tutte a esprimere la massima solidarietà militante ai lavoratori in lotta della coopeerative in appalto al polo logistico Esselunga di Pioltello partecipando alle prossime 2 iniziative di mercoledi 30 novembre
Centro Sociale Vittoria Milano 28.11.2011
Sciopero all’Esselunga: l’azienda ricorre allo squadrismo per spezzare la lotta degli operai
Il secondo giorno di sciopero si conclude con un’aggressione squadrista guidata dal presidente del Consorzio Safra in persona (il sig. Longo, già noto per aver subito una gambizzazione qualche anno fa) e da persone estranee all’attività presso l’Esselunga e uno dei capi-reparto del magazzino salumeria (il sig. Bosso, le cui dimissioni fanno parte della piattaforma di lotta).
All’azione hanno partecipato una cinquantina di persone, fra cui una quindicina di mazzieri provenienti da altri luoghi di lavoro e reclutati dopo che, all’una di pomeriggio, un’analoga operazione era stata sventata da rapporti numerici chiaramente sfavorevoli al Consorzio.
Verso le 16,30, invece, il plotone di crumiri con alla testa su un’auto il titolare del consorzio avanza deciso, cordonato e compatto come una squadra d’assalto,verso il presidio e va direttamente allo scontro fisico con gli scioperanti (per le immagini clicca qui: http://www.youtube.com/watch?v=Qo4DSKrhGW8). La situazione degenera in fretta, lo scontro fisico provocato è inevitabile e, alla fine, una ventina di persone varcano i cancelli (è da ricordare che il presidio ha da sempre preferito “filtrare” i crumiri invitandoli a desistere di entrare a lavorare senza esercitare nessun atto di violenza ma di persuasione) . Il resto desiste e decide di allontanarsi oppure di discutere con gli scioperanti, confermando le minacce ricevute nel caso non fossero entrati e di non avere in ogni caso intenzione di entrare a lavorare scontrandosi con dei colleghi in lotta.
Va sottolineata l’olimpica assenza delle forze dell’ordine che però giungono in forza durante l’assemblea conclusiva della giornata e danno il meglio di sè cominciando a peruqisire il presidio permanente e i suoi dintorni alla ricerca di….”armi da picchetto”.
Dopo un mese di mobilitazione permanente, dopo due giorni di sciopero che hanno preso di mira i reparti del “fresco” mostrando la possibilità di colpire profondamente gli interessi economici aziendali, alla vigilia dell’inizio del procedimento per discriminazione nei confronti dei delegati licenziati, i dirigenti Safra perdono la testa e cercano di far leva sui rimasugli di crumiraggio che gli sono rimasti pur di mostrare a Esselunga di avere ancora in pugno la situazione.
Ma le ragioni degli operai in lotta sono troppo forti per farsi intimidire e arretrare.
Come abbiamo scritto nell’ultimo volantino (in allegato): “dicembre sarà un mese caldo. La lotta continuerà fino alla vittoria!”
Rilanciamo quindi con forza la mobilitazione preparandoci anche noi al periodo natalizio.
Mercoledì 30 novembre
ore 11,30, via Pace 10: conferenza stampa davanti al tribunale del lavoro per l’inizio del procedimento legale contro Safra
ore 21, presso il presidio permanente: assemblea pubblica per decidere i passi successivi
SiCobas
Rispettare la volontà dei cittadini: per il trasporto pubblico bene comune, contro la privatizzazione di ATAF
https://trasportopubblicobenecomune.wordpress.com
https://www.facebook.com/ComitatocontrolaprivatizzazionediATAF
Il giorno 21 novembre è convocata l’Assemblea dei soci di ATAF: i sindaci dei comuni proprietari di ATAF si riuniranno per deciderne il futuro.
In vista di questa giornata il Comitato contro la privatizzazione di ATAF – per il trasporto pubblico bene comune promuove una serie di iniziative:
- Sabato 19 saremo dalle ore 10:30 al mercato di Sesto fiorentino e dalle ore 16:00 al mercato di Campi Bisenzio con un presidio informativo in cui sarà anche possibile firmare l’appello contro la privatizzazione.
- Lunedì 21 dalle ore 11:30 saremo a Firenze in Piazza San Marco con dei flash mob e un invito alla stampa e alle forze politiche fiorentine e dei Comuni proprietari di ATAF ad essere in piazza e confrontarsi con la cittadinanza sul futuro dell’azienda del trasporto pubblico locale.
- Martedì 22 dalle ore 9:30 saremo in presidio davanti alla Prefettura a sostegno dei lavoratori ATAF che lì si incontreranno con i Sindaci e i dirigenti ATAF che illustreranno il tanto atteso piano industriale.
Chiediamo a tutti i Sindaci che si impegnino nel rispettare la volontà espressa dai loro cittadini nel referendum di giugno:
un trasporto pubblico locale non inquinante e garantito a tutte/i è un fattore determinante per la vivibilità della città e costituisce, di conseguenza, un bene comune: perciò è nell’ambito pubblico che devono rimanere gli strumenti che vi si riferiscono.
Dire no alla privatizzazione dell’ATAF è una questione che riguarda tutta la cittadinanza perché, come ci insegnano le esperienze in Italia e all’estero, la qualità del servizio non può essere garantita da un privato che deve trarre profitto dalla gestione di quel servizio; per farlo dovrà risparmiare sui costi del lavoro, dovrà tagliare le linee meno redditizie anche se socialmente utili e dovrà infine aumentare il costo del biglietto.
Sabato 12 novembre gli operai del consorzio SAFRA di Milano,
addetti alla movimentazione delle merci nei magazzini della Esselunga di Milano, hanno lanciato a livello nazionale una giornata di solidarieta’ e sostegno alla lotta che ormai da diversi giorni li vede protagonisti.
Sul territorio fiorentino, il CPA fi-sud alla Esselunga del Gignoro e il Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos alla Esselunga di Campi Bisenzio, hanno dato il loro contributo con un volantinaggio.
Di seguito il testo distribuito in occasione del volantinaggio a CampiLettera aperta degli operai delle cooperative dei magazzini ESSELUNGA
“IL MAGO DI ESSELUNGA” utilizza cooperative che sfruttano i lavoratori!
Noi lavoratori del CONSORZIO SAFRA, in appalto con mansioni di movimentazione merci presso i magazzini ESSELUNGA di Pioltello, siamo in lotta per rivendicare i nostri diritti e contrastare lo sfruttamento e l’arroganza padronale a cui siamo sottoposti.
Per questo ci siamo uniti ed organizzati e per questo il consorzio SAFRA, vuole licenziare 15 nostri compagni, con l’intento di indebolirci e ricondurci al silenzio.
ESSELUNGA non vuole lavoratori organizzati e sindacalizzati che scioperano e lottano nei propri magazzini e vorrebbe buttarci fuori, dopo che per anni ci ha spremuto come limoni.
Calpestati nella nostra dignità, sfruttati come animali, truffati sulle buste paga.
ORA BASTA!
Noi operai stiamo lottando per:
- IL REINTEGRO IMMEDIATO DEI LAVORATORI SOSPESI
- LA CANCELLAZIONE DEI PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI CONTRO CHI HA SCIOPERATO
- L’ALLONTANAMENTO DEI CAPI-REPARTO CHE NON RISPETTANO GLI OPERAI
- L’APPLICAZIONE ED IL RISPETTO DEL CONTRATTO NAZIONALE
- IL RISPETTO DELLE NORME DI SICUREZZA IN PARTICOLARE SUI CARICHI DI LAVORO
- UNA INDENNITA’ MENSA PER TUTTI GLI OPERAI
In queste settimane, sconfiggendo la paura, abbiamo dimostrato che è possibile organizzarsi e lottare. Adesso ci serve il tuo sostegno. Ci occorre il tuo aiuto. Occorre che altri operai, altri cittadini, facciano sentire la loro voce ad ESSELUNGA.
Siamo in maggior parte lavoratori stranieri, costretti il più delle volte ad accettare condizioni di estremo sfruttamento pur di avere un regolare contratto di lavoro che ci permette di rinnovare il permesso di soggiorno, senza il quale rischiamo la detenzione e l’espulsione.
Renderci schiavi e sottopagati è funzionale per aggredire i diritti e le condizioni salariali di tutti i lavoratori, anche italiani.
Sostenere la nostra lotta significa sostenere la DIGNITA’ di tutti i lavoratori ed il diritto ad una esistenza migliore.
CONTRO LA PRECARIETA’ E LO SFRUTTAMENTO!
BOICOTTIAMO I SUPERMERCATI ESSELUNGA!
Solidarizza con un piccolo gesto. Strappa e consegna alle casse il testo sottostante.
All’attenzione della
ESSELUNGA – Via Giambologna, 1 – Sede Centrale
IO SONO DALLA PARTE DEI LAVORATORI
Sono SOLIDALE con i lavoratori del CONSORZIO SAFRA, in appalto con mansioni di movimentazione merci presso i magazzini ESSELUNGA di Limito di Pioltello.
Per oggi mi unisco alla denuncia, da domani non comprerò più nei vostri supermercati.
Un cliente non indifferente
Perché ci schieriamo a fianco dei lavoratori delle cooperative in appalto alla Esselunga
Perché dal primo novembre sono scesi in lotta per rispondere ai 15 provvedimenti di sospensione politica dei loro delegati sindacali che denunciavano le condizioni di lavoro ed economiche disumane e perché stanno lottando per la loro dignità e condizioni di vita e di lavoro migliori.
Perché i lavoratori immigrati pagano con maggiori carichi di lavoro e di sfruttamento la loro maggiore ricattabilità.
Perché questi lavoratori stanno costruendo, giorno per giorno, una resistenza incredibile contro un nemico molto forte che ha dalla sua potenza economica, potere di condizionamento politico, crumiri e forze dell’ordine, contando solo sulle loro forze e sulla loro determinazione.
Perché questa lotta dimostra che lottare è possibile, che lottare rinforza dignità e solidarietà e giorno per giorno insegna a tutti noi a praticare unità dal basso e autorganizzazione.
Perché la lotta spazza via ogni differenza basata sul colore della pelle, sul sesso, o sulla cultura.
Perché la lotta di questi lavoratori è diventata uno scontro che è politico, che è di sopravvivenza, perché la cooperativa sostenuta da Esselunga non vuole trovare accordi per non costruire un precedente, perché il sistema esselunga è basato su violenza paura e ricatto.
Perché la loro lotta è solo un piccolo pezzo dello scontro epocale che si sta vivendo in questo momento di crisi strutturale del capitalismo, tra una classe al potere che non vuole mettere in discussione i suoi margini di profitto e la massa dei lavoratori a cui si chiede o meglio, si vuole imporre di pagare i costi di questa crisi.
Perché noi siamo per l’abbattimento di questo modo di produzione basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e che ha fatto diventare la precarietà un elemento strutturale delle nostre vite
LA SOLIDARIETA’ E’ UN’ARMA, USIAMOLA!
Sosteniamo le lotte dei lavoratori!
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Strage di Viareggio: Il ferroviere Riccardo Antonini, diffidato, sospeso dal lavoro, viene ora licenziato.
Alla fine Riccardo Antonini è stato licenziato. La formula di circostanza della “perdita del rapporto di fiducia” usata da FS allude a quanto già sostenuto nella diffida e nella sospensione dal lavoro di dieci giorni ossia un presunto conflitto di interessi fra la status di dipendente delle ferrovie e tecnico di parte nel processo dell’incidente di Viareggio in cui FS sono imputate.
Un imbavagliamento per tutti i ferrovieri che vengono impediti ad esprimere un contributo d’esperienza negli accadimenti ferroviari. E’ altresì scandaloso che il consulente di parte possa brigare, mentire, distorcere: il giudice si avvale proprio del contraddittorio fra le parti per valutare le argomentazioni messe sul tavolo.
“La fedeltà aziendale” prevista dai contratti nazionali non può essere un ostacolo all’interesse pubblico e alla verità. Un altro ferroviere, anch’egli consulente tecnico, si era dimesso dall’incarico dopo la diffida.
Altri casi che tutti conoscono tra i molti ferrovieri sanzionati, il secondo licenziamento del macchinista Dante de Angelis, poi reintegrato dal giudice, a proposito dello spezzamento del treno ETR 500, oppure i ferrovieri che collaborarono alla trasmissione televisiva Report.
A Riccardo Antonini è stato contestato un conflitto di interesse con FS. Non è forse tale l’azione di un imputato (le FS) che impedisce alle parti avverse di esprimersi (avvalersi della competenza di lavoratori delle ferrovie) in forza dell’esercizio del potere gerarchico aziendale? Si vuole impedire ai ferrovieri di esprimere il loro punto di vista, così come si è nei fatti impedito agli operai di Mirafiori di votare gli aut-aut di Marchionne, così come si obbligano i giovani ad accettare lavori precari e sottopagati.
Scopriamo inoltre in questi giorni che uno dei periti del GIP che indaga sulla strage di Viareggio ha contratti di lavoro con FS. Sulla base delle perizie, Il GIP sta per convalidare la versione FS circa lo squarciamento del carro cisterna ribaltato da parte, non già di picchetti di rotaia piantati in verticale la cui rimozione era stata decretata da tempo, ma di un elemento strutturale dello scambio di stazione (disteso, liscio e sporgente dalla rotaia meno di quanto sia lo spessore dell’involucro tagliato della cisterna) che, come tale, non può essere imputabile ad alcuno.
A completamento del teorema che conclude il licenziamento, a Riccardo Antonini viene cucito addosso il vestito dell’agitatore che avrebbe inveito improperi a Mauro Moretti in occasione del convegno a Genova sulla sicurezza delle ferrovie, lo certificano tra tutti i presenti solo alcuni dell’entourage che fa da guardia del corpo dell’amministratore delegato.
Un provvedimento disciplinare ed un licenziamento puramente strumentali.
Una arroganza padronale che colpisce non solo un lavoratore ma anche i parenti ed amici dei morti di Viareggio.
CHIEDIAMO CON FORZA IL RITIRO DEL LICENZIAMENTO A RICCARDO ED ESIGIAMO INSIEME ALLE ASSOCIAZIONI DEI FAMILIARI I “VERITÀ E GIUSTIZIA PER VIAREGGIO”.
FI, 8 novembre 2011
Confederazione Cobas, Collettivo Politico di Scienze Politiche, Unione Sindacale Italiana, Confederazione Unitaria di Base, Movimento di Lotta per la Casa, CSA next Emerson, CPA Firenze Sud, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Il 15 ottobre scendiamo in piazza!
Il 15 ottobre, raccogliendo il semplice appello dei movimenti spagnoli ¡TOMA LA CALLE! – Prendi la piazza, nelle principali città europee vi saranno manifestazioni e cortei contro le politiche economiche europee di tagli e sacrifici: diminuzione dei salari, licenziamenti e precarietà, tagli alle spese sociali e alle pensioni, alla sanità e all’istruzione, privatizzazioni e, dulcis in fundo, guerre e repressione. Queste sono le soluzioni che padroni, banche e governi vogliono imporre in questa crisi profonda del capitalismo, in Europa come nel resto del mondo.
Ma ovunque, mobilitazioni, iniziative e rivolte cercano di opporsi e resistere a queste ricette, rivendicando giustizia sociale, diritti ed autodeterminazione. Dalla resistenza tenace del popolo greco sotto attacco ormai da oltre due anni, alle rivolte in Egitto e Tunisia, dai movimenti spagnoli che dal maggio 2011 occupano le piazze, alle manifestazioni di New York e delle altre città negli USA, milioni di persone dicono BASTA alle guerre e un sistema economico in crisi che produce sempre più povertà e sfruttamento e impone sacrifici per quasi tutti e ricchezza per pochi.
Non ci sono le banche e gli speculatori finanziari cattivi a fronte di un sistema sano: è ormai, con tutta evidenza, il sistema stesso che va cambiato; non ci sono riforme possibili, compatibilità da accettare, responsabilità da prendersi nella gestione della crisi e delle politiche di sacrifici. La nostra responsabilità, adesso, è proprio quella di rifiutare queste politiche, di indicare strade diverse, appunto incompatibili, rifiutare la socializzazione delle perdite mentre i principali responsabili della gestione di questo sistema continuano ad arricchirsi invocando misure drastiche a danno dei lavoratori. Le nostre risposte sono nelle strade, nelle scuole e sui luoghi di lavoro, fatte di mutuo soccorso, solidarietà e condivisione, coscienti che non esistono soluzioni individuali o falsi nemici su cui scaricare rabbia e frustrazioni come gli immigrati.
Le risposte dei padroni e dei governi sono invece sempre le stesse: la GUERRA per cercare di frenare la crisi in una pericolosa logica competitiva tra stati imperialisti; la REPRESSIONE per fermare la rabbia dei giovani, dei lavoratori e di tutti coloro che non ne vogliono più sapere di farsi sfruttare. I tanti arresti denunce in Italia, passando da quanto successo a Firenze la scorsa primavera, sono solo la rappresentazione interna di quello che accade a New York, con 700 fermi dei manifestanti contro Wall Street nella giornata del 2 ottobre o in Spagna, dove 12 attivisti del Movimento15M, protagonista delle mobilitazioni recenti, sono stati arrestati a Barcellona. Il 15 ottobre anche noi saremo in piazza a Roma con altre migliaia e migliaia di lavoratori, studenti e pensionati.
Saremo in piazza contro l’osceno governo Berlusconi ma anche contro le finte opposizioni, già allineate alle letterine ed alle imposizioni dettate dalla Banca Centrale Europea; saremo in piazza per denunciare il ruolo dei sindacati concertativi, che oggi scioperano e domani firmano i peggiori accordi con Confindustria, come quello del 28 giugno. Saremo in piazza per dire che non è questa l’Europa che vogliamo e, uniti con tutti coloro che nel mondo lottano per una società diversa, a rappresentare la volontà di resistere e di costruire un’alternativa radicale ad un sistema marcio.
Il 15 ottobre scendiamo in piazza, raccogliamo l’appello per prendersi le piazze dei movimenti spagnoli, raccogliamo l’appello dei manifestanti greci a sollevarsi!
CONTRO IL CAPITALISMO PER UN MONDO SENZA PADRONI
Centro Popolare Autogestito fi-sud, Collettivo Politico Scienze Politiche,
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, Rete dei Collettivi, Fondo Comunista
Per lanciotto e per tutti i Partigiani di ieri oggi domani
Carcere, tortura, morte. Questo rischiava chi si opponeva al fascismo. Nonostante tutto in molti ebbero il coraggio di lottare, organizzarsi, vincere.
Come Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos non intendiamo dimenticare la loro lotta, il loro sacrificio.
Ricordare la Resistenza non significa imbalsamarla in vuote, mistificanti, retoriche celebrazioni, ma farsi quotidianamente portatori dei valori – attualissimi- che la animarono.
La Resistenza è stata guerra di liberazione nazionale dai tedeschi, ma anche guerra civile contro i fascisti e guerra di classe per la giustizia sociale.
Una vicenda storica molto diversa da quella che oggi ci viene propinata, con una Resistenza tutta schiacciata sulla prospettiva “patriottica” e “risorgimentale”.
Una lettura buonista e celebrativa che, anestetizzando e depotenziando i valori di cui la Resistenza era portatrice, ha spalancato le porte al cosiddetto revisionismo storico.
Un revisionismo che in realtà di storico ha ben poco e che si alimenta, più che attraverso la ricerca storica, nei salotti televisivi, sui giornali, con le fiction.
Un revisionismo che ha un preciso ed attualissimo obiettivo politico: legittimare vecchi e nuovi fascisti (anche attraverso il mito degli “italiani brava gente”) e criminalizzare i partigiani, la Resistenza, i comunisti e tutte le culture politiche che si rifanno alla lotta di classe e al conflitto come motore della storia.
Revisionismo che si è trovato la strada spianata anche da chi, a “sinistra”, ha equiparato partigiani e repubblichini e contribuito ad istituire la cosiddetta “giornata del ricordo”, enorme mistificazione sulla questione delle foibe e dei confini orientali.
In un momento di forte ripresa dei movimenti neofascisti, ben coperti e finanziati dalla destra istituzionale, pensiamo sia del tutto ipocrita celebrare i partigiani e poi ricorrere alla teoria degli “opposti estremismi” o della “guerra per bande” ogni volta che , chi l’antifascismo lo pratica, prova ad impedire che i fascisti aprano le loro sedi, acquistino agibilità politica, celebrino (come ad Agosto i fascistelli fiorentini di Casaggi e non solo) addirittura i franchi tiratori!
Pensiamo sia del tutto ipocrita celebrare Lanciotto, la Resistenza e contemporaneamente essere favorevoli ai Centri di identificazione ed espulsione (Cie), al razzismo istituzionale dei vari pacchetti sicurezza, alla mercificazione del territorio, al nuovo colonialismo delle guerre “umanitarie”, allo stato colonialista e razzista di Israele.
A chi crede nel fascismo, nel razzismo, nell’ autoritarismo
A chi vuole relegare nel passato la lotta partigiana
A chi pensa di fermare l’antifascismo con le inchieste, gli arresti, le perquisizioni
A chi ci sfrutta, deruba, reprime risponderemo come abbiamo sempre fatto:
ORA E SEMPRE RESISTENZA
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
11 Agosto: Firenze rossa e partigiana
L’11 agosto è l’anniversario della Liberazione di Firenze dal nazifascismo.
Firenze fu liberata dai partigiani che quel giorno vi entrarono armi in pugno accolti da un popolo in festa pronto ad abbracciarli come figli.
Firenze fu liberata dalle Brigate Garibaldine e da tutti quei giovani che decisero di arruolarvisi, dai chi combatté in città come i gappisti o le SAP, ma anche da tutti coloro che davano sostegno e supporto alla loro azione come le staffette, i contadini che offrivano loro cibo e riparo, gli operai che nelle fabbriche sabotavano l’economia di guerra.
Questo è e deve essere l’11 agosto per Firenze: non ci interessano posizioni equilibrate o ancor meno il silenzio di fronte al vergognoso appuntamento lanciato dai fascisti di Casaggì.
Il silenzio più pesante è certamente quello delle istituzioni cittadine che autorizzando iniziative di questo tipo se ne rendono complici, concedendo ai fascisti spazi tali di agibilità politica che addirittura radio, ormai solo sedicenti di sinistra, arrivano a mandare in onda le loro interviste.
Andare a Trespiano a ricordare i franchi tiratori va addirittura oltre il tentativo di riscrivere la storia.
I franchi tiratori non furono una milizia combattente che si oppose ai partigiani e all’esercito alleato come Casaggì afferma, e ci sembra strano che siano riusciti a sparare addirittura all’esercito americano che in Firenze non è mai entrato!
Ci sembra invece giusto ricordare i franchi tiratori per quello che realmente furono: un manipolo di infami assassini prezzolati che dalle finestre e dai tetti ha sparato e ucciso civili inermi e disarmati con il fine di terrorizzare la popolazione.
La dice lunga il fatto che su richiesta dei partigiani furono proprio i fiorentini a lasciare le porte dei propri condomini aperte durante i rastrellamenti per permettere loro di catturali e successivamente giustiziarli.
Tantomeno è accettabile scivolare sull’equiparazione tra repubblichini e partigiani: i primi la guerra l’avevano voluta e continuavano a difendere un sistema di oppressione e sfruttamento, mentre gli altri si erano organizzati clandestinamente perché la guerra finisse prima e perché dalla ceneri del fascismo nascesse una società nuova.
Invitiamo quindi tutti gli antifascisti ad una mobilitazione capace di combattere l’indifferenza e il qualunquismo che ormai pervadono anche ambienti che fino a ieri, almeno su temi come quello della Resistenza, sembrava avessero sviluppato gli anticorpi necessari.
Che venga da destra o da “sinistra” la tanto decantata “pacificazione nazionale” non è affar nostro.
In nome di una falsa “memoria condivisa” vorrebbero relegare la storia della nostra città a momenti puramente commemorativi come se la storia stessa si fosse fermata quel giorno, come se le ideologie di allora e gli schieramenti che allora si affrontarono non fossero più cosa dei giorni nostri. Come se oggi sfruttati e sfruttatori non esistessero più, come se oggi la guerra, ammesso che la si chiami così, fosse un male necessario per “insegnare” ad altri popoli cosa sia la civiltà.
Niente di più falso e nello stesso tempo di più funzionale a chi oggi detiene il potere, sfrutta e bombarda privandoci della nostra storia, quella scritta da chi come noi era lavoratore e non era disposto ad accettare passivamente la condizione di sfruttato, ma esigeva un riscatto, il suo e quello della propria classe.
Proprio in questi mesi e in questi giorni, mentre padroni e governanti, tessono le fila di manovre “lacrime e sangue” e utilizzano i loro mezzi di persuasione di massa (informazione, guerra e repressione) per convincerci della loro necessità, la lotta di classe mostra ancora una volta tutta la sua attualità e con essa la lotta antifascista contro chi di questo sistema è un gendarme in camicia nera.
Firenze Antifascista
fipviavillamagna27a
Appello contro la privatizzazione dell’ATAF
per un trasporto locale pubblico e efficiente
https://trasportopubblicobenecomune.wordpress.com
https://www.facebook.com/ComitatocontrolaprivatizzazionediATAF
I 26 milioni di SI all’abrogazione della Legge Ronchi del recente referendum portano con sé la richiesta di una riappropriazione dei servizi pubblici essenziali da parte della cittadinanza. Un trasporto pubblico locale non inquinante e garantito a tutte/i è un fattore determinante per la vivibilità della città e costituisce, di conseguenza, un bene comune: perciò è nell’ambito pubblico che devono rimanere gli strumenti che vi si riferiscono.
Dire no alla privatizzazione dell’ATAF è una questione che riguarda tutta la cittadinanza perché, come ci insegnano le esperienze in Italia e all’estero, la qualità del servizio non può essere garantita da un privato che deve trarre profitto dalla gestione di quel servizio; per farlo dovrà risparmiare sui costi del lavoro, dovrà tagliare le linee meno redditizie anche se socialmente utili e dovrà infine aumentare il costo del biglietto.
Un indispensabile ruolo nella battaglia per far rimanere ATAF pubblica e perché i Comuni non decidano unilateralmente la vendita delle proprie quote è stato svolto dai singoli lavoratori e dalle RSU di ATAF che hanno promosso e organizzato con ottimi risultati e con adesioni che si avvicinavano ogni volta sempre di più al 100%, gli scioperi contro i Comuni che non volevano neppure discutere la vendita ai privati.
Ataf deve quindi rimanere pubblica e deve essere rilanciata con il sostegno pieno delle realtà cittadine – di movimento, sociali, politiche, culturali – e di tutti coloro che si sono battuti e si battono per i beni comuni, per la partecipazione, per i diritti di chi lavora, per un’idea di città non piegata agli interessi ed ai voleri dei poteri forti (e non “consegnata al “mercato” attraverso le privatizzazioni).
A Roma si stanno raccogliendo le firme contro la privatizzazione di ATAC e nel Consiglio straordinario del 6 giugno anche il PD, che a Firenze è il più strenuo e forse unico, difensore della privatizzazione ha ribadito la sua ferma contrarietà alla privatizzazione dell’Atac, presentando anche una mozione poi bocciata dalla maggioranza di Alemanno.
Proponiamo quindi di costituire il “COMITATO CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ATAF- trasporto pubblico-bene comune” , che comprenda quanti – soggetti collettivi e singole persone – condividono la necessità di attivarsi contro la privatizzazione dell’ATAF per proporsi di:
1. informare la cittadinanza su tale azione portata avanti dall’Amministrazione di Firenze e sostenuta dagli altri Comuni soci di ATAF,
2. promuovere occasioni di dibattito e di confronto sul tema della mobilità e dell’importanza del servizio pubblico (per far sì che la mobilità non sia inquinante e venga concretamente garantita a tutte/i)
3. richiedere che il dibattito sul futuro di ATAF coinvolga in maniera approfondita e preventiva rispetto alla privatizzazione, i Consigli comunali dei Comuni soci dell’azienda ATAF e di quei territori che giornalmente sono serviti dal servizio di trasporto pubblico
4. sostenere in varie forme le iniziative dei lavoratori di ATAF e dei residenti delle zone in cui si ipotizzano tagli alle linee del trasporto
5. bloccare la privatizzazione e poi quello di portare, prima della decisione, la discussione nei consigli comunali e provinciale
6. unire tutte le iniziative e le proposte per affermare una “società dei beni comuni” che faccia della nostra città una comunità in cui la partecipazione dei cittadini interviene a regolare i servizi pubblici essenziali per la vita di tutti/e.
I soggetti promotori del Comitato sono:
Comitato Acqua Bene Comune Firenze, RSU Ataf
Progetto Conciatori, Ass. x sinistra unita e plurale- Rete @sinistra, Centro Popolare Autogestito Firenze-sud (CPA), Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos-Campi Bisenzio, Cooperativa politica fiorentina, Medicina Democratica-sez.Pietro Mirabelli-Firenze, Straffichiamo Firenze, Sinistra critica Firenze, Italia nostra Firenze,Forum Ambientalista Toscano e Fiorentino
Confederazione COBAS Firenze, USB Firenze, Movimento 5 Stelle Firenze, PerUnaltracittà-Firenze, Per un’altra Cittadinanza Attiva – Bagno a Ripoli,
Sinistra e Cittadinanza, Federazione dei Verdi, Federazione della Sinistra, IDV Firenze , IDV Provincia Firenze, PRC, Sinistra Ecologia e Libertà
Per contatti e info:
https://trasportopubblicobenecomune.wordpress.com
trasportopubblicobenecomune@gmail.com
I/le compagni/e del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos invitano a partecipare al presidio di Giovedì 21 Luglio, per la liberazione degli attivisti internazionali sequestrati dai sionisti. Con Vittorio nel cuore. Palestina libera!
No all’assedio di Gaza! liberta’ subito per gli internazionali sequestrati da israele!
La Marina israeliana ha abbordato la Dignité, il battello della Freedom Flotilla 2 riuscito ad eludere il blocco greco ed a dirigersi verso la Striscia di Gaza assediata.
I diciassette passeggeri e membri dell’equipaggio sono stati sequestrati e portati, con la loro nave, nel porto israeliano di Ashdod.
A bordo della Dignité si trovano attivisti francesi, greci, svedesi e canadesi, oltre ad una troupe di Al Jazeera ed alla giornalista israeliana Amira Hass, del quotidiano Haaretz.
L’abbordaggio, secondo fonti israeliane è avvenuto “pacificamente”……..ma essere prelevati da militari in assetto di guerra, in acque internazionali, può mai essere un atto pacifico? Forse è stato definito “pacifico” solo perchè non li hanno massacrati come fecero lo scorso anno, con i nove attivisti della Mavi Marmara?
La Freedom Flotilla Italia invita a manifestare contro questo ennesimo crimine dello Stato di Israele e per esigere l’immediata liberazione dei pacifisti sequestrati illegalmente, come illegale è l’assedio israeliano della Striscia di Gaza, dove oltre un milione e mezzo di persone sono costrette a vivere in un’immensa prigione a cielo aperto.
Ancora una volta Comunità Europea, Usa, Onu si dimostrano complici dello stato colonialista e razzista di Israele. Ma la solidarietà internazionale con il popolo palestinese non si arresta.
GIOVEDI’ 21 LUGLIO 2011
DALLE ORE 17,30 ALLE 19,30
DAVANTI ALLA PREFETTURA DI VIA CAVOUR
presidio di solidarieta’ con il popolo palestinese, per il rilascio dei sequestrati della dignite’, per la fine del blocco di gaza.
VOGLIAMO NOTIZIE DEI NOSTRI COMPAGNI SEQUESTRATI IN MARE! SUBITO!
Il Mediterraneo non è proprietà di Israele – comunicato stampa
Fonte: Freedom Flotilla Italia – Comunicato stampa 1 luglio 2011
La nave Statunitense “Audacity of Hope” ha deciso di tenere fede al proprio nome ed è salpata, per essere bloccata dopo un quarto d’ora di navigazione dalle autorità portuali greche che hanno intimato agli attivisti di tornare in porto ad Atene minacciando l’equipaggio ed i passeggeri con le armi. Stesso tentativo e stesso esito per la nave canadese Taharir. Intanto una nota del Ministero per la sicurezza interna greco mostra tutta la subalternità del governo di Papandreou alle politiche israeliane, dichiarando che la Grecia vieta alle barche della Freedom Flotilla 2 di salpare per Gaza. Nel mare greco, in queste ore, si sta giocando un vero e proprio braccio di ferro tra i sostenitori del diritto internazionale e quelli del diritto di Israele, diritti che come è dimostrato sin dalla nascita dello Stato di Israele non fanno che confliggere. Come ignora Gianni Letta che risponde alla sollecitazione della Freedom Flotilla Italia con un comunicato dove dice che non è in grado di garantire la sicurezza degli italiani diretti a Gaza “…trattandosi di iniziative in violazione della vigente normativa israeliana”. “Non immaginavamo che tutto il Mediterraneo fosse proprietà di Israele” hanno commentato dalla FF2 gli attivisti internazionali determinati a portare a termine la missione, non solo umanitaria, ma soprattutto politica di fare approdare le navi a Gaza. L’obiettivo è quello di rompere un assedio che si protrae da troppo tempo ai danni di una popolazione che subisce una punizione collettiva, laddove sono proprio il diritto internazionale, le convenzioni e i trattati, nati per salvaguardare le popolazioni oppresse, ad affermare che tutto questo oltre a essere inumano, è fuorilegge.
MOBILITIAMOCI PER FARE PRESSIONE SUL GOVERNO GRECO
Freedom Flotilla Italia indice un presidio davanti all’Ambasciata greca in Via Mercadante a Roma
Lunedì 4 luglio alle 17,00 e invita alla mobilitazione in tutta Italia
Per ricevere notizie dalla e sulla Freedom Flotilla
facebook : http://www.facebook.com/people/Freedom-Flotilla-Italia/100001721984360
sito : http://www.freedomflotilla.it/
e dalla coalizione, witnessgaza : http://witnessgaza.com/
La Stefano Charini è l’imbarcazione italiana della Freedom Flotilla 2,
una missione umanitaria internazionale che si prefigge di forzare il blocco marittimo e l’assedio israeliano contro i palestinesi rinchiusi dentro la Striscia di Gaza. Una della ventina di imbarcazioni con a bordo «militanti umanitari» di varie nazionalità, cariche di tonnellate di aiuti di prima necessità.
La Stefano Charini sarebbe dovuta partire in questi giorni dal porto di Atene ma la Grecia, assecondando le pressioni israeliane, vieta alle barche della Freedom Flotilla 2 di salpare per Gaza. Questo il comunicato stampa della Freedom Flotilla Italia: La nave Statunitense “Audacity of Hope” ha deciso di tenere fede al proprio nome ed è salpata, per essere bloccata dopo un quarto d’ora di navigazione dalle autorità portuali greche che hanno intimato agli attivisti di tornare in porto ad Atene minacciando l’equipaggio ed i passeggeri con le armi. Stesso tentativo e stesso esito per la nave canadese Taharir. Intanto una nota del Ministero per la sicurezza interna greco mostra tutta la subalternità del governo di Papandreou alle politiche israeliane, dichiarando che la Grecia vieta alle barche della Freedom Flotilla 2 di salpare per Gaza. Nel mare greco, in queste ore, si sta giocando un vero e proprio braccio di ferro tra i sostenitori del diritto internazionale e quelli del diritto di Israele, diritti che come è dimostrato sin dalla nascita dello Stato di Israele non fanno che confliggere. Come ignora Gianni Letta che risponde alla sollecitazione della Freedom Flotilla Italia con un comunicato dove dice che non è in grado di garantire la sicurezza degli italiani diretti a Gaza “…trattandosi di iniziative in violazione della vigente normativa israeliana”. “Non immaginavamo che tutto il Mediterraneo fosse proprietà di Israele” hanno commentato dalla FF2 gli attivisti internazionali determinati a portare a termine la missione, non solo umanitaria, ma soprattutto politica di fare approdare le navi a Gaza. L’obiettivo è quello di rompere un assedio che si protrae da troppo tempo ai danni di una popolazione che subisce una punizione collettiva, laddove sono proprio il diritto internazionale, le convenzioni e i trattati, nati per salvaguardare le popolazioni oppresse, ad affermare che tutto questo oltre a essere inumano, è fuorilegge.
FIRENZE PER LA FREEDOM FLOTTILLA 2
Non è questa la firenze che vogliamo
Dietro l’apparenza della città vetrina è evidente come Firenze sia sempre più una città chiusa, dove le decisioni sono scelte di pochi e la dialettica, il dissenso ed il conflitto non sono tollerati.
Una città di cui il Sindaco Renzi fa una gestione privatistica, utile alla sua carriera politica, tra una comparsata sulle tv nazionali ed un’intervista a qualche grande quotidiano, dove dispensa appoggi alla Fiat di Marchionne e finte ipotesi di cambiamento. Ma non bastano gli annunci sulle pedonalizzazioni e l’immagine di sindaco più amato dai fiorentini a nascondere le reali condizioni di tutti coloro che abitano la città e che subiscono le conseguenze di queste scelte.
Nuovi milioni di metri cubi di cemento approvati con il piano strutturale e preda delle speculazioni edilizie, vendita dei servizi pubblici locali sempre all’ordine del giorno, l’annuncio della creazione di una holding comunale nonostante il senso inequivocabile dei risultati del referendum, tariffe sempre più alte dei servizi e tagli al personale, aumento degli sfratti ed assenza di una politica di edilizia popolare. Tutto questo in un clima di violento e demagogico attacco a tutti coloro che si oppongono alle politiche della giunta: come i lavoratori ATAF in lotta contro la vendita dell’azienda e quelli del Maggio musicale fiorentino trattati prima da disertori in Giappone e poi derisi nella loro mobilitazione per il contratto; offese ed accuse ai comitati cittadini; gestione dell’ordine pubblico di tipo repressivo e militare, come dimostra l’osceno intervento delle squadrette di vigli urbani nello sgombero dei richiedenti asilo somali alla Fortezza, la distruzione delle loro tende e l’aggressione razzista ai dimostranti, o l’utilizzo spropositato di 200 vigili per uno sfratto al Ponte di mezzo.
Diventa quindi, in questo contesto politico, quasi “normale” quanto successo negli ultimi due mesi contro il movimento fiorentino:
35 misure cautelari, oltre 100 indagati tra studenti, lavoratori, militanti dei centri sociali, in due diverse operazioni della digos della questura di Firenze, in cui qualche denuncia per manifestazione non autorizzata, ed episodi avvenuti nel corso di cortei, diventano grandi piani organizzati che giustificano reati addirittura come l’associazione a delinquere e misure cautelari prese nei confronti di decine di compagni. Operazioni pesantissime e gestite mediaticamente con il chiaro intento di portare nelle aule di tribunale le lotte ed isolare e fermare i movimenti studenteschi e sociali e che sono passate con l’acquiescenza o il silenzio di buona parte della città e dei mezzi di informazione.
No, non è questa la Firenze che desideriamo.
Per questo venerdì 1 luglio saremo in piazza insieme a tanti, comitati cittadini, centri sociali, movimenti per il diritto alla casa, immigrati e sindacati di base, per rappresentare la parte migliore della città, la Firenze che vogliamo realmente; dove i servizi pubblici siano veramente beni comuni e non beni in vendita come l’ATAF o la Mukki; una città dove l’accoglienza per gli immigrati non sia una parola vuota ma pratica quotidiana; una città dove i rapporti sociali siano fondati sulla solidarietà ed il rispetto e non sullo sfruttamento economico; una città dove la speculazione non abbia più spazio, a misura di chi la vive e non solo di qualche turista utile per essere spennato in centro; una città dove non sia negata l’agibilità politica del conflitto a tutti coloro che propongono soluzioni diverse e che non ne vogliono sapere di accodarsi al vincente di turno.
VENERDI’ 1 LUGLIO Giornata di mobilitazione cittadina
ore 17.30 Piazza dei Ciompi — manifestazione verso Piazza della Signoria
Partecipiamo dietro lo striscione “FIRENZE CITTA’ DELLA REPRESSIONE”
Spezzone contro la repressione al CORTEO per FIRENZE BENE COMUNE
dalle 19.30 Cena in piazza, banchini, informazione, interventi, musica e performance
Per Firenze Bene Comune
No alla vendita del patrimonio pubblico
Contro il clima repressivo in città
TUTTI LIBERI
CPA Firenze sud, Cantiere Sociale K100fuegos, Collettivo Politico Scienze Politiche, Rete dei Collettivi Fiorentini, Fondo Comunista, Collettivo di Lettere e Filosofia
Al fianco della Val di Susa che Resiste. NO TAV
La mattina del 27 giugno 2011, poco prima dell’alba, il presidio NoTav della Maddalena di Chiomonte, nato per impedire l’inizio dei lavori di allestimento del cantiere dell’alta velocità Torino-Lione, è stato violentemente sgomberato. Un ingente schieramento di forze dell’ordine, composto da più di 2000 unità, nella prima mattinata, ha fatto il suo ingresso nel presidio sotto un fitto lancio di lacrimogeni forzando gli ingressi con l’utilizzo di ruspe e tranciatrici. Entrati in luoghi nei quali era loro precluso l’accesso in quanto proprietà privata, nonostante si attendesse ancora la sentenza del TAR per quanto riguarda l’esproprio dei terreni, le forze armate hanno utilizzato, ancora una volta, mezzi repressivi contro legittime rivendicazioni.
Se la settimana scorsa il sindaco di Torino, Fassino, si era schierato a favore della costruzione della linea, chiedendo l’intervento dell’esercito, la questura torinese, su mandato del procuratore Caselli, aveva già fatto sentire la sua pressione facendo irruzione all’alba nelle abitazioni di alcuni compagni e nella palazzina del CSOA Askatasuna per notificare 65 denunce relative a proteste NoTav.
Un movimento come quello NoTav, composto da svariate realtà che si oppongono alla costruzione della linea, opera, però, da più di vent’anni in Val di Susa ed ha un radicamento tale da non farsi scoraggiare né da denunce né da sgomberi coatti. Un radicamento tale da indurre Fiom e sindacati di base a chiamare lo sciopero nelle fabbriche della Val di Susa per la mattinata. Lottare contro l’alta velocità significa, infatti, rifiutare la logica imposta da governo, banche e speculatori che, intenzionati a mettere le mani sui fondi comunitari, militarizzano una valle in nome del profitto e calpestano il diritto di decidere della propria vita di un’intera popolazione. Una singola sconfitta non può intaccare un lavoro come questo. Una singola sconfitta non può intaccare una lotta contro la devastazione ambientale che ha visto gran parte della popolazione valligiana impegnata nella difesa del proprio territorio. Una lotta tanto radicata da raccogliere un’immediata solidarietà attiva locale e nazionale. Così come a Terzigno, Chiaiano e in tutte le situazioni di lotta contro le nocività e la devastazione ambientale, è il territorio che risponde e solo con una forte opposizione dal basso si può riuscire ad inceppare i piani degli speculatori di turno.
Per questo, come realtà cittadine fiorentine siamo al fianco della Val di Susa che resiste. Per questo esprimiamo la nostra profonda solidarietà al movimento NoTav e a tutti coloro che lottano per la difesa del proprio territorio.
Collettivo Politico Scienze Politiche, Cpa Fi-Sud, Rete dei Collettivi Fiorentini, Collettivo Lettere e Filosofia, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Comunicato di solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione
Lunedi mattina 16 compagni (tutti indistintamente e impropriamente etichettati come anarchici) si sono visti notificare altrettanti provvedimenti di misura cautelare: arresti, domiciliari, obblighi di firma.
Una operazione che arriva a circa un mese da altri arresti e obblighi di firma tesi a colpire varie realtà studentesche e non solo.
Che il clima sia cambiato, anche a Firenze, è un dato di fatto.
Operazioni sempre più spettacolari (emblematica quella verso i 400 colpi), denunce e reati associativi dispensati a piene mani, avvisi orali,”semplici”controlli e identificazioni sempre più frequenti, divieti di manifestare, sgomberi (come con i richiedenti asilo davanti a Terra Futura),..
Un clima che cerca di isolare e criminalizzare chi in questa città si è opposto e si opporrà alla costruzione di un lager chiamato Cie, alla riforma Gelmini, all’apertutra di sedi di gruppi neofascisti. Un clima che cerca di scoraggiare la militanza e la partecipazione di chi si oppone alle logiche del profitto e del capitale.
Conosciamo molti dei compagni colpiti in questi giorni. Conosciamo la loro generosità, il loro spirito di sacrificio e siamo orgogliosi di aver condiviso e di continuare a condividere con loro mobilitazioni e lotte contro il razzismo, il fascismo, lo sfuttamento. Insieme a lavoratori, studenti, precari, immigrati: per la giustizia sociale e la solidarietà internazionale.
Esprimiamo quindi la nostra vicinanza ai compagni del Cpa e del Collettivo di Scienze Politiche
Solidarietà a tutti ile compagnie colpitie dalla repressione
Liberi tuttie
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi B.
Cuba la farfalla e l’uragano
dal VI congresso del Partito Comunista Cubano la sfida per la transizione socialista del XXI secolo
Sabato 28 maggio ore 17.30
al Cpa Firenze Sud, Via Villamagna 27/a
Incontro con un rappresentante cubano per approfondire il dibattito su CUBA ed i risultati del VI Congresso che si è concluso con la ferma determinazione e l’impegno generale a “migliorare il sistema socialista e a non permettere mai il ritorno del regime capitalistico” e si è incentrato sull’adozione di importanti misure di aggiustamento e perfezionamento del sistema economico. 311 nuove Linee di sviluppo discusse in oltre 163.000 riunioni partecipate da milioni di cubani.
Intervengono:
Efrain Echevarrìa H. – direttore del dipartimento marxismo-leninismo dell’universita’ di Pinar de Rio, Cuba
Luciano Vasapollo – docente universita’ la sapienza Roma edirettore di “Nuestra America”
Iniziativa promossa da:
Rete dei Comunisti, CPA Firenze sud, Cantiere Sociale K100fuegos, Circolo 26 Julio dell’Ass. Amicizia Italia-Cuba
Cresce la solidarietà con Cuba in Toscana
L’Avana. 12 Maggio 2011, fonte: granma.cu
Il 2011 per l’Associazione Nazionale d’Amicizia Italia-Cuba in Toscana è stato un anno di crescita delle attivitaà e di nascita di ben tre nuovi circoli: Firenze, Poggibonsi e Prato-Pistoia. Con questi nuovi circoli e con la rifondazione di quello già esistente di Empoli la Toscana può contare con 9 circoli posizionati su tutto il territorio regionale. Si ricorda che la Regione Toscana è un’importante e strategica regione nel centro d’Italia, che ha sempre mantenuto forte il legame di amicizia e collaborazione con Cuba, dalla Cooperazione Decentrata, ai circoli ARCI, dalle Istituzioni Culturali ai gemellaggi fra le realtà politiche territoriali.
La lotta che centri sociali come il Camilo Cienfuegos di Campi Bisenzio il Circolo Agora’ di Pisa, i collettivi studenteschi, le Brigate di Solidarietà Attiva, i diversi Partiti che compongono la sinistra Italiana stanno portando avanti nel mondo del lavoro, della scuola, dei diritti sociali e dell’Antifascismo militante, viene analizzata e unita alle lotte latinoamericane come unica soluzione di uscita dal capitalismo.
Da questa analisi si formano i nuovi circoli che fanno aumentare di oltre il 20% le iscrizioni della Toscana all’associazione nazionale. Il contributo di questi nuovi circoli permetterà di mantenere constante il lavoro territoriale quotidiano, sui temi della richiesta di cessazione del blocco economico a Cuba, della Liberazione dei cinque eroi cubani, e dell’appoggio alla Rivoluzione Cubana, baluardo della lotta e della Resistenza Mondiale all’Imperialismo Yankee.
Sono molte le iniziative e le attività che sono state realizzate nell’anno 2010 dal Coordinamento Regionale Toscano che e’ legato da un gemellaggio storico con la provincia di Matanzas. Questo gemellaggio venne pensato per le caratteristiche culturali di livello nazionale, Matanzas anche chiamata l’Atene di Cuba apporta una alta produzione artistica al Paese, cosi’ come la Citta’ di Firenze culla del rinascimento e sede oggi della Biblioteca Nazionale, e di numerose Facolta’ Universitarie umanistiche e scientifiche. Continua il sostengo all’ospedale Geriatrico di Colon, soprattutto con l’aiuto di due circoli, avanguardia della Toscana quello Livorno e di Pisa. Mentre Campi Bisenzio ha organizzato per ben due volte presidi sotto il consolato Statunitense e sotto la sede del quotidiano locale La Nazione per chiedere la Liberazione dei nostri cinque eroi cubani ingiustamente incarcerati nelle prigioni USA.
A Novembre le varie realtà Regionali assieme al Cordinamento Regionale Toscano hanno dato vita ad una manifestazione unitaria per la Liberazione dei prigionieri politici baschi, palestinesi e dei cinque cubani sotto il nome di “Tanti popoli un’unica lotta”, portando in piazza circa duemila persone soprattutto giovani provenienti dai collettivi studenteschi che oggi rappresentano una delle più alte realtà in lotta contro il sistema di privatizzazione e lo smantellamento della società italiana.
Purtroppo e’ notizia recente come in Italia la repressione lavora al fine di mettere paura a queste nuove generazioni, infatti il 3 Maggio scorso sono state applicate 22 custodie cautelari per giovani appartenenti ai collettivi studenteschi con le accuse di manifestazione non autorizzata e altri reati minori, tutto con l’intento di allontanare e dividere chi fa politica in cittaà. Nei mesi della lotta alla riforma Gelmini sono stati 4 gli appuntamenti che la nostra associazione ha avuto con il collettivo di scienze politiche presso il Polo scientifico di Novoli (Firenze), incontri realizzati assieme al Prof. Antonio Pitaluga dell’università de L’Avana. I quattro incontri sono stati di approfondimento socio-culturale sulla società cubana e di scambio di idee e opinioni tra il COLPOL (collettivo di scienze politiche) e la FEU (federazione degli studenti universitari). E’ stato interessante notare come l’accademia in Italia stia sempre di più togliendo spazi alle facoltà umanistiche, incrementando invece quelle tecniche per la formazione di persone, così da formare soggetti che devono solo pensare al proprio prodotto specifico e non a studiarne la provenienza e l’utilizzo, cosa che è totalmente rovesciata nelle facoltà cubane dove il vero patrimonio resta la componente umana.
La presenza anche in toscana di gruppuscoli di estrema destra (neofascisti) ha aumentato notevolmente il numero di iniziative contro la rivoluzione cubana, che vengono finanziate da Partiti come il PDL, e che vedono la presenza alle loro attività di ben poca persone, ma questo non permette di abbassare la guardia.
Più d’una volta l’associazione in Toscana questo anno ha dovuto manifestare contro le menzogne del traduttore ufficiale di Yoani Sanchez, Gordiano Lupi.
Gli amici di Cuba a Piombino, Firenze e Pisa hanno sempre saputo rispondere a queste provocazioni contro Cuba e la nostra Associazione, mettendo in campo le idee, l’informazione e una grande partecipazione, a contrasto contro chi si vende per pochi dollari alla mercificazione della verità e della giustizia.
Dopo il rinnovo delle cariche Nazionali al Congresso di Milano di Novembre, anche la Toscana riunitasi con un direttivo nel mese di Dicembre 2010 ha eletto come Coordinatore Regionale Andrea Genovali, compagno di esperienza, che con la sua visione politica saprà incrementare il lavoro dei Circoli per i prossimi anni.
Nel mese di febbraio 2011, l’intera Provincia di Firenze è stata palcoscenico del Festival del Cinema Cubano patrocinato dall’Ambasciata di Cuba in Italia e con la presenza dell’Ambasciatrice Carina Soto e di Marco Papacci della Segreteria Nazionale di Italia-Cuba. Il festival ha registrato una presenza di circa 200 persone a sera in tutte le sue date, un festival itinerante che ha toccato cinema, teatri e circoli ARCI della Provincia fiorentina. Sicuramente questo diventerà un appuntamento importante per la programmazione culturale stagionale di Firenze.
Da poco una brigata di solidarietà della regione Toscana a visitato Cuba, partecipando all’attivit organizzata dall’ICAP per il 50 anniversario dalla creazione dell’ICAP e del 50 dalla nascita della nostra Associazionae Nazionale d’Amicizia Italia-Cuba.
La scelta della data per celebrare questo evento non poteva che avere scelta migliore che quella del 25 Aprile, data storica per gli Italiani.
Al pomeriggio del Lunedi 25 Aprile verso le 15.00 circa nella sede della Casa de La Amistad, davanti ad una sala piena di amici e compagni si è celebrato questo importante anniversario per ricordare e salutare i primi 50 di amicizia e solidarietà tra il popolo di Cuba e quello Italiano.
La cerimonia è stata presieduta dal Vicepresidente dell’ICAP, Elio Gamez, il quale ha consegnato un riconoscimento ufficiale ad Andrea Paolieri rappresentate l’Ass.nazionale d’Amicizia Italia-Cuba e segretario del circolo di Campi Bisenzio.
I prossimi appuntamenti estivi del regionale saranno due feste dedicate a Cuba, nel mese di Luglio dal 13 al 15 luglio presso il circolo ARCI Dino Manetti di Campi Bisenzio e in Agosto nel Comune di Poggibonsi (Siena). Due feste piene di incontri per far conoscere la cultura cubana attraverso la sua gastronomia i suoi balli e soprattutto per mantenere unito e presente lo spirito Rivoluzionario anche in estate.
Riceviamo e diffondiamo il comunicato dei compagni del Collettivo di Scienze Politiche in merito alle perquisizioni e alle misure cautelari del 4 Maggio.
Esprimiamo tutta la nostra vicinanza a questi compagni con cui abbiamo condiviso numerose mobilitazioni.
Ancora una volta si cerca di criminalizzare il dissenso con un uso spregiudicato dei reati associativi e dei mezzi di informazione.
Ovviamente, come abbiamo sempre sostenuto, la repressione non riguarda solo chi ne viene colpito in prima persona. Per questo la nostra solidarietà va a tutti i compagni colpiti da perquisizioni, obbligo di firma, domiciliari.
Risponderemo a queste intimidazioni come sempre, con ancora più rabbia, più consapevolezza, più determinazione.
Solidarietà ai compagni del Collettivo, solidarietà agli studenti che lottano
Vittorio, Dani, Massi, Luca, Pietro Liberi!
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Due parole su perquisizioni e misure cautelari
Nella mattinata di ieri, 4 maggio 2011, 22 studenti sono stati bruscamente svegliati da uomini in divisa. Prima le perquisizioni, poi la schedatura e, infine, la consegna di 22 ordinanze di custodia cautelare, tra cui 5 arresti domiciliari, sono state le fasi di una mattinata di ordinaria repressione. Se questo non bastasse i media hanno sbattuto sulle prime pagine, anche nazionali, la notizia, presentando l’operazione come grande successo della collaborazione tra polizia ordinaria e servizi segreti. Tante parole sono state spese sulla questione, ma crediamo che qualche precisazione sia necessaria.
Hanno parlato di noi nella maniera più svariata, ci hanno alternativamente dipinto come pericolosi delinquenti o come poveri e ingenui studenti: non siamo nè l’una nè l’altra cosa.
La realtà non è fatta di bianco e nero e le sfumature, in questo caso, sono molto importanti. Le misure cautelari comminate ieri sono, infatti, andate a colpire una categoria ben definita: gli studenti autorganizzati.
Tra noi ci sono anarchici, comunisti, e altri che, molto giovani, sono ancora alla ricerca di una collocazione politica definitiva. Lavoriamo all’interno dell’università, ma non ci limitiamo a questo ambito. Riteniamo, infatti, che valori come l’antifascismo, l’antirazzismo e l’antisessismo vadano difesi sempre e comunque, dentro e fuori da scuole ed università e, per questo, abbiamo protestato contro l’apertura di Casapound, il progetto di un CIE in toscana o la presenza dell’On. Santanchè al Polo di Novoli.
Siamo stati in prima fila nelle mobilitazioni contro la riforma Gelmini e l’università azienda perchè le università sono il nostro terreno di lavoro, perchè sono il luogo dove ci muoviamo ogni giorno, perchè sono la nostra base di partenza, ma non siamo solo questo. Nelle università abbiamo spazi che autogestiamo e dove facciamo politica. Si, politica. Perchè probabilmente la nostra colpa è proprio questa: facciamo politica in un momento in cui più nessuno la fa, non deleghiamo, ma facciamo dell’attivismo e della militanza un elemento centrale della nostra vita.
Per questo negli anni siamo scesi in piazza al fianco dei centri sociali e dei movimenti sociali, abbiamo manifestato contro guerra e repressione, abbiamo organizzato iniziative e conferenze sui tanti argomenti che l’università consapevolmente e colpevolmente tralascia.
I reati che ci vengono contestati sono ben poca cosa in confronto a quelli che commette ogni giorno chi ci sfrutta sul posto di lavoro e chi ci fa pagare affitti sempre più alti.
Se occupare facoltà e stazioni, bloccare il traffico e manifestare la contrarietà allo sfruttamento e ai ricatti padronali con tutti i mezzi necessari è sufficiente per essere “pericolosi delinquenti”, allora lo siamo. Ma non siamo soli. Le pratiche che ci vengono contestate come “pericolosi attacchi all’ordine democratico” sono parte della pratica di migliaia di studenti e lavoratori che, con forza, sono riusciti ad opporsi alla smantellamento dei diritti collettivi (diritto allo studio, diritti sul lavoro).
Noi siamo questo e tanto altro e ci infastidiscono semplificazioni e strumentalizzazioni.
A fronte di tutto questo risulta evidente che quello che ci ha colpito, prima di essere un atto giudiziario, è un atto politico. Con reati ridicoli e accuse poco consistenti hanno costruito un castello accusatorio degno della migliore tradizione complottista. Non esistono, però, complotti o mani occulte: la nostra attività politica è alla luce del sole e rispecchia valori che non ci vergognamo a difendere.
Non arretreremo e non lasceremo che questura e magistrati fermino la nostra lotta.
VITTORIO, DANI, MASSI, LUCA, PIETRO LIBERI!
Collettivo Politico Scienze Politiche
Un Primo Maggio di festa, anche a Campi Bisenzio.
Mai come quest’anno si e cercato di mortificare la festa dei lavoratori: beatificazioni, negozi aperti, ipocrite manifestazioni unitarie.
Quasi come se fosse importante che nessuno ricordasse come e’ nato il primo maggio, da quali rivendicazioni, con quali sacrifici.
Forse proprio per questo era veramente di festa il clima nei giardini di viale petrarca.
Canzoni di lotta, animazione per bambini, buffet a sottoscrizione, interventi di lavoratori, studenti, realta’ politiche e sociali,un pomeriggio voluto e costruito dai compagni e dalle compagne del cantiere (come sempre solo grazie all’impegno militante, senza finanziamenti e patrocini) per ribadire che il primo maggio e’ la festa dei lavoratori.
Con la voglia di non mollare anche questa giornata a chi ne vorrebbe fare una ulteriore occasione di shopping e con la consapevolezza che non bisogna ridurre questa festa ad una mera celebrazione, ma trasformare anche questo momento di festa in una occasione di lotta e presa di coscienza.
Ci siamo ripresi il 1° maggio, Riprendiamoci il futuro!
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale
La “Giornata dei Prigionieri Politici rinchiusi nelle carceri israeliane”
La data del 17 aprile viene celebrata in Palestina come “Giornata dei Prigionieri Politici nelle carceri israeliane” per mantenere vivo il ricordo delle migliaia di palestinesi che da anni sono rinchiusi nelle carceri israeliane e la cui speranza di liberazione non dipende dall’applicazione del “diritto”, ma dall’arbitrio del governo di israele e dei suoi funzionari.
La maggior parte di loro sono prigionieri in “detenzione amministrativa”, cioè senza accusa di reato e senza processo. assoggettati alle decisioni ingiustificabili e ingiustificate dei comandanti militari dei territori occupati che possono rinnovare la pena, di 6 mesi in 6 mesi, senza limiti di tempo.
Molti sono stati processati per colpe non commesse, per le quali non esiste la necessità di far valere un “habeas corpus”, essendo sufficienti denuncie estorte con il ricatto e la violenza a testimoni che rimarranno ignoti.
Fin troppe sono le donne, per le quali non sono riservate neppure le condizioni minime di rispetto umano, diverse con figli nati in carcere.
Troppi sono pure i minori la cui imputazione più grave è quella di “aver tirato sassi” e che si trovano spesso a trascorre la pena in carceri con delinquenti comuni israeliani… senza paura di sbagliare, si può dire che la quasi totalità dei prigionieri – uomini, donne e bambini – sono passati attraverso le fasi della violenza fisica e psichica, essendo la tortura una prassi dei centri di interrogatorio.
I traumi dei quali molti prigionieri vengono a soffrire per il protrarsi dei maltrattamenti subiti, e per le condizioni disumane nelle quali vengono costretti, sono spesso peggiori della morte stessa.
Invitiamo tutti a parecipare al presidio indetto dalla Comunità Palestinese in Toscana per
domenica 17 Aprile 2011 in Piazza della Repubblica a Firenze dalle ore 17:30
per celebrare la “Giornata dei Prigionieri Politici rinchiusi nelle carceri israeliane”
e per ricordare Vittorio Arrigoni e riaffermare che il movimento di solidarieta’ con il popolo palestinese non si fara’ intimidire. Con il popolo palestnese fino alla vittoria!
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
I compagni/e del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos di Campi Bisenzio (Fi) si uniscono all’appello del Forum Palestina
e di tutte le persone che sostengono la causa palestinese: Liberate Vittorio, subito!
Liberate Vittorio Arrigoni
Il sequestro di Vittorio Arrigoni da parte di un gruppo armato a Gaza, è una indegnità inaccettabile contro un attivista che da anni vive sotto assedio insieme ai palestinesi di Gaza e svolge un lavoro insostituibile di denuncia e controinformazione.
Colpendo Vittorio si colpisce la solidarietà e la condivisione di tante attiviste e attivisti italiani con la lotta del popolo palestinese. Una azione di questo tipo è una aperta provocazione da parte di chi intende danneggiare questo legame.
In Medio Oriente è ormai in corso una guerra sporca tra i vari network che contribuiscono a tenere in ostaggio la questione palestinese proprio mentre Israele dimostra di temere la fine dell’isolamento dei palestinesi.
I responsabili di questo atto hanno una sola possibilità da prendere in considerazione: liberare e subito Vittorio!
Solidarietà a tutti i migranti
Migranti in fuga dalla guerra, dalle dittature, dalle persecuzioni politiche e religiose, dalla miseria e dalla fame, una conseguenza del sistema capitalista e delle sue crisi che colpisce anche i paesi nordafricani e medio orientali. Uomini e donne vittime del più becero degli atteggiamenti razzisti, dal vergognoso “rimandiamoli a casa loro” fino ad arrivare alle ronde fai da te, atteggiamenti che però non rappresentano la maggioranza della popolazione siciliana e pugliese che in più occasioni si è mostrata solidale. Una solidarietà che spazza via le provocazioni di pochi fascistelli in cerca più che altro di una risonanza mediatica.
La fuga, l’illusione, il diritto di miglia di persone a cercare di crearsi una vita dignitosa anche qui nella “ricca” europa, dove il capitalismo regna sovrano e dove, da un lato innalza barriere culturali e razziste e dall’altro è pronto a sfrutture una nuova forza lavoro impossibilitata di fatto dai vari pacchetti sicurezza a rivendicare diritti e salari.
Diritti che pian piano stanno togliendo anche ai lavoratori e ai cittadini di questo paese in tutti i settori della produzione, dall’industria al commercio passa la dottrina marchionne: malattia non retribuita, diminuzione delle ore di permesso e di ferie, diritti negati fino a quello di sciopero, d’altra parte si preferisce festeggiare il 17 marzo che scendere in piazza per la difesa dei propri diritti, del proprio lavoro e delle libertà conquistate.
Di pari passo la propaganda non si arresta, creando tramite i media un sentimento di indentità culturale e nazionale e di paura del diverso, tanto caro alle destre ma anche alle sinistre per creare un terreno fertile dove approvare leggi (tra l’altro a colpi di fiducia) che come più volte abbiamo detto (tramite la campagna toscananocie) mirano a colpire duramente da un punto di vista giuridico, economico e sociale tutte le persone migranti e in generale chiunque mostri un atteggiamento critico o di protesta sociale; un progetto politico, che cerca di fare della popolazione migrante un campo di sperimentazione per creare vaste categorie di persone a cui negare ogni fondamentale diritto, un modello da allargare a seconda della necessità a ogni strato della popolazione.
Per questo vogliamo esprimere la nostra solidarietà a tutti i migranti.
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Non vogliamo essere complici dell’ennesima aggressione imperialista travestita da missione umanitaria
Da diversi giorni il popolo libico vive sotto il terrore dei bombardamenti.
Un altro massacro del “pacifismo armato”, l’ennesima aggressione imperialista travestita da missione umanitaria.
Sull’esempio di quanto recentemente sperimentato con successo in Iraq (vi ricordate le prove sull’arsenale chimico di Saddam sventolate da Colin Powell all’Onu e il mai provato coinvolgimento iracheno nell’11 Settembre?) il primo passo è stato creare un clima favorevole all’intervento. A questo sono serviti gli annunci dei giorni scorsi come il migliaio di morti in un giorno, i bombardamenti mai avvenuti sui quartieri di alcune città libiche, le foto delle fosse comuni poi rivelatesi false.
Menzogne, mezze verità, notizie distorte, amplificate dai media per creare una opinione pubblica compiacente.
In realtà la situazione libica, per chi volesse andare oltre la propaganda, è apparsa subito molto diversa da quanto avveniva in altri paesi africani.
A differenza delle mobilitazioni popolari in Tunisia ed Egitto, quella libica si è configurata quasi da subito come una vera e propria guerra civile. Infatti le prime mobilitazioni contro Gheddafi sono state subito prese in mano dai “ribelli di Bengasi”, una cricca di ex militari gheddafiani, di separatisti delle Cirenaica, di capitribù da sempre ostili al regime del rais che adesso hanno potuto contare sull’appoggio di consiglieri militari occidentali (francesi ed inglesi in particolare) presenti da settimane a fianco dei cosiddetti “insorti” (in una situazione che per certi versi ricorda la nascita dell’Uck….).
Ovviamente dichiarare che gli insorti di Bengasi non sono i giovani tunisini o egiziani non significa parteggiare per Gheddafi.
Il Gheddafi anticolonialista e riformatore è ormai solo un ricordo, sepolto da anni di regime e dalla figura del rais come gendarme d’Europa.
Gli amici e alleati di Gheddafi sono stati per anni proprio coloro che adesso lo bombardano, coloro che hanno esternalizzato la tortura nelle carceri libiche per i clandestini rimpatriati dai CIE italiani, quelli che con il rais hanno firmato trattati di amicizia e di collaborazione economico-militare.
E la cosidetta opposizione che proprio nei giorni scorsi scendeva in piazza per la difesa di quella costituzione che ripudia la guerra?
E’ come se quanto succeso in Jugoslavia, Iraq, Afghanistan non fosse servito a nulla, con il solito codazzo di “pacifisti” pronti a fare quadrato nel nome della “responsabilità nazionale” e del sostegno agli “insorti”.
Una opposiione e una sinistra istituzionale pronta, come sempre per “senso di responsabilità”, a puntellare un governo infame, a sostenere i sicari del capitale, ad essere arruolati dal premio Nobel per la pace con l’elmetto. Pronti ad accodarsi alla Nato, sempre e comunque.
Proprio coloro che non muovono un dito per quello che contemporaneamente sta succedendo nello Yemen, in Bahrein, proprio quelli che non hanno mosso un dito per la Palestina martoriata nonostante le risoluzioni Onu, per i pacifisti turchi trucidati dagli israeliani in acque internazionali……
Per quanto ci riguarda siamo contro Gheddafi, contro la cricca di Bengasi, contro gli sciacalli d’occidente ed i loro piani coloniali, vicini al popolo libico e sostenitori del suo diritto all’autodeterminazione.
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Per un trasporto pubblico a fianco dei Lavoratori ataf
Invitiamo tutti/e a partecipare al corteo del 4 aprile 2011 con partenza alle ore 16.00 dalla Sede ATAF in viale dei Mille
Rieccoli alla carica i signori delle privatizzazioni, coloro che di ogni bene e servizio pubblico fanno un’occasione di profitto. Acqua, energia, scuola e trasporti, beni e servizi essenziali per i “cittadini” solo quando serve per impedire scioperi, indebolire le lotte dei lavoratori che ne denunciano la svendita.
I tagli del governo hanno già falcidiato nella nostra città numerose linee del trasporto urbano, e la situazione sarebbe ancor più grave se la giusta protesta che si è espressa non avesse ottenuto dei risultati come il ripristino di alcune linee. Lavoratori che si trovano a non poter più disporre di mezzi pubblici, studenti costretti ad inventarsi come raggiungere scuole ed università, anziani impossibilitati a continuare a mantenere quelle abitudini difficili per loro da cambiare.
Tagli che hanno visto una drastica riduzione del trasporto extraurbano, essenziale per chi, a causa tra l’altro del caro affitti, è protagonista di un inesorabile trasferimento nelle zone limitrofe alla città.
Per non parlare del trasporto ferroviario dove i pendolari che ogni giorno dalla provincia devono giungere per lavoro e studio nel capoluogo, a fronte dei forti investimenti per lo scempio dell’Alta Velocità, si sono visti ridurre i treni creando una situazione che va ben oltre il semplice “disagio”.
Se da una parte tagliare i trasporti pubblici vuol dire obbligare ad utilizzare i mezzi privati con quello che ne consegue in termini di inquinamento, ogni giorno ognuno di noi è obbligato a farsi “rubare” quantità sempre maggiori di tempo dal lavoro, se mettiamo insieme quello “vivo” che passiamo in fabbrica, cantiere o ufficio, con quanto siamo costretti a “regalare” negli spostamenti casa-lavoro.
Certamente a loro tutto ciò non interessa, come non interessano le giuste rivendicazioni dei lavoratori dei trasporti, che ben lungi dal rappresentare una rivendicazione settoriale, pongono al centro del dibattito la necessità di mettere in discussione fin dalle sue basi le logiche attraverso le quali si operano scelte economiche e strategiche.
La gara europea per la vendita di Ataf a cui mirano i comuni “proprietari” va nella direzione opposta di quanto per noi è necessario. Non crediamo che la frammentazione del servizio di trasporto pubblico urbano ed extraurbano possa essere la soluzione, che affidarlo alle multinazionali dei trasporti, ai privati, il cui unico interesse è il profitto, possa rappresentare una soluzione favorevole per studenti, lavoratori e pensionati che utilizzano i mezzi pubblici.
Riteniamo che la manifestazione convocata dalle RSU ATAF per il 4 di APRILE 2011 in Difesa del Trasporto Pubblico rappresenti qualcosa di più che l’occasione di portare la nostra solidarietà ai lavoratori ATAF: l’opportunità per iniziare a pensare un modo diverso con cui progettare il nostro futuro fuori dalle logiche del profitto a partire dallo stesso modello con cui sviluppare la mobilità nelle nostre città.
Invitiamo tutti/e a partecipare al corteo del 4 aprile 2011 con partenza alle ore 16.00 dalla Sede ATAF in viale dei Mille
Centro Popolare Autogestito fi-sud
Collettivo Politico di Scienze Politiche
Rete dei Collettivi Studenteschi fiorentini
Fondo Comunista
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
No alle guerre del capitale, Solidarietà Internazionale
Sabato 2 Aprile saremo in piazza! ore 16.30 Piazza della Repubblica
Manifestazione per le vie di Firenze, sotto i consolati di Inghilterra e Francia
Contro la guerra imperialista per costruire relazioni con chi sull’altra sponda del mediterraneo conduce la nostra stessa lotta
Come in un film già visto siamo, purtroppo, nuovamente a parlare di guerra. Di missili e bombe che vengono scaricati dalle navi e dagli aerei di Usa, Francia, Gran Bretagna, Italia; di cacciabombardieri che partono dalle basi italiane sotto comando NATO. E come in un film già visto l’hanno chiamata ancora “guerra umanitaria”. L’ennesima guerra votata dall’ONU, così spesso e così ipocritamente invocato dai pacifisti con l’elmetto, che prima ne chiedevano l’intervento ed oggi si dicono contro la guerra. Questa ennesima guerra si è svelata subito ed apertamente per quello che è: una guerra per il controllo e per la gestione dei tumultuosi cambiamenti in corso nel mediterraneo in cui le potenze occidentali fanno a gara a inserirsi, per la spartizione delle risorse energetiche. Gli aerei e le navi NATO attaccano dal cielo le truppe fedeli a Gheddafi per favorire l’avanzata dei “ribelli di Bengasi”. Altro che protezione dei civili, svolgono senza nemmeno nasconderlo un ruolo attivo di supporto a chi, fino a febbraio 2011, era ancora nel governo di Gheddafi. Perchè, è bene chiarire, se anche all’inizio vi è stata rivolta popolare, chi guida i “ribelli di Bengasi” sono l’ex Ministro dell’Interno e l’ex Ministro della Giustizia del governo di Gheddafi, cioè coloro che hanno gestito fino a febbraio 2011 i campi di concentramento per gli immigrati africani. Così come è bene chiarire che non siamo certo noi a difendere Gheddafi ed il suo regime: da anni ormai ne denunciamo il ruolo nefasto di cane da guardia dell’occidente nel fermare le migliaia di immigrati che si addossano alle coste del mediterraneo. La Libia investe con i suoi fondi nelle imprese italiane ed occidentali, dalla Juventus a Finmeccanica; da anni in Libia le multinazionali occidentali hanno trovato terreno fertile per i loro affari. No, non saremo certo noi a difendere Gheddafi che firma accordi vergognosi con lo stato italiano e che stringe rapporti con Berlusconi. Così come non siamo certo noi a schierarci con gli aerei NATO, che sganciano di nuovo le loro bombe cariche di uranio impoverito, un altro film già visto, nè con chi ne richiede l’intervento a proprio sostegno, promettendo all’occidente affari ancora migliori.
Non parlateci quindi ancora di “guerra umanitaria”, non parlateci di “protezione dei civili” e “coalizioni di volenterosi”, o di missioni umanitarie, non parlateci per favore del premio Nobel per la Pace Obama, speranza per qualcuno, che conduce la sua guerra… e non parlateci ancora di mediazioni o di diplomazia dal basso. E tra chi poi bisognerebbe mediare? Tra Bengasi, la NATO e Gheddafi? e chi la fa la mediazione? la Russia di Putin o l’Italia di Berlusconi? o pensano i pacifisti con l’elmetto di fare anche le trattative di pace? Di fronte a quanto sta succedendo in Medio Oriente e nel Mediterraneo noi abbiamo una sola scelta: parteggiare per i giovani, gli studenti, i lavoratori che in tutta l’area si sono rivoltati contro le politiche di regimi più o meno apertamente appoggiati dai governi capitalisti. Chiedono veramente un cambiamento, non ne vogliono sapere di interventi militari e stanno subendo ancora la repressione, in Egitto, dove un regime militare ha sostituito Mubarak, ed in Tunisia, in Bahrein e in Yemen, dove i soldati dell’Arabia Saudita, principale socio degli Usa nell’area, reprimono i movimenti di rivolta.
Solidarietà e condivisione delle stesse lotte e degli stessi obiettivi di cambiamento, per i popoli arabi come per i lavoratori ed i giovani occidentali, ché vedono il loro futuro sempre più compromesso e riempiono le piazze di Roma come quelle di Tunisi o del Cairo. Mobilitarsi contro la guerra significa per noi scendere in piazza a fianco di questi popoli, condividerne le stesse battaglie per una società giusta, libera da sfruttamento, disuguaglianze e repressione!
Centro Popolare Autogestito Firenze Sud, Collettivo Politico Scienze Politiche, Cantiere Sociale K100fuegos, Rete Studenti Medi, Fondo Comunista.
Non vogliamo essere complici dell’ennesima aggressione imperialista travestita da missione umanitaria
Da diversi giorni il popolo libico vive sotto il terrore dei bombardamenti.
Un altro massacro del “pacifismo armato”, l’ennesima aggressione imperialista travestita da missione umanitaria.
Sull’esempio di quanto recentemente sperimentato con successo in Iraq (vi ricordate le prove sull’arsenale chimico di Saddam sventolate da Colin Powell all’Onu e il mai provato coinvolgimento iracheno nell’11 Settembre?) il primo passo è stato creare un clima favorevole all’intervento. A questo sono serviti gli annunci dei giorni scorsi come il migliaio di morti in un giorno, i bombardamenti mai avvenuti sui quartieri di alcune città libiche, le foto delle fosse comuni poi rivelatesi false.
Menzogne, mezze verità, notizie distorte, amplificate dai media per creare una opinione pubblica compiacente.
In realtà la situazione libica, per chi volesse andare oltre la propaganda, è apparsa subito molto diversa da quanto avveniva in altri paesi africani.
A differenza delle mobilitazioni popolari in Tunisia ed Egitto, quella libica si è configurata quasi da subito come una vera e propria guerra civile. Infatti le prime mobilitazioni contro Gheddafi sono state subito prese in mano dai “ribelli di Bengasi”, una cricca di ex militari gheddafiani, di separatisti delle Cirenaica, di capitribù da sempre ostili al regime del rais che adesso hanno potuto contare sull’appoggio di consiglieri militari occidentali (francesi ed inglesi in particolare) presenti da settimane a fianco dei cosiddetti “insorti” (in una situazione che per certi versi ricorda la nascita dell’Uck….).
Ovviamente dichiarare che gli insorti di Bengasi non sono i giovani tunisini o egiziani non significa parteggiare per Gheddafi.
Il Gheddafi anticolonialista e riformatore è ormai solo un ricordo, sepolto da anni di regime e dalla figura del rais come gendarme d’Europa.
Gli amici e alleati di Gheddafi sono stati per anni proprio coloro che adesso lo bombardano, coloro che hanno esternalizzato la tortura nelle carceri libiche per i clandestini rimpatriati dai CIE italiani, quelli che con il rais hanno firmato trattati di amicizia e di collaborazione economico-militare.
E la cosidetta opposizione che proprio nei giorni scorsi scendeva in piazza per la difesa di quella costituzione che ripudia la guerra?
E’ come se quanto succeso in Jugoslavia, Iraq, Afghanistan non fosse servito a nulla, con il solito codazzo di “pacifisti” pronti a fare quadrato nel nome della “responsabilità nazionale” e del sostegno agli “insorti”.
Una opposiione e una sinistra istituzionale pronta, come sempre per “senso di responsabilità”, a puntellare un governo infame, a sostenere i sicari del capitale, ad essere arruolati dal premio Nobel per la pace con l’elmetto. Pronti ad accodarsi alla Nato, sempre e comunque.
Proprio coloro che non muovono un dito per quello che contemporaneamente sta succedendo nello Yemen, in Bahrein, proprio quelli che non hanno mosso un dito per la Palestina martoriata nonostante le risoluzioni Onu, per i pacifisti turchi trucidati dagli israeliani in acque internazionali……
Per quanto ci riguarda siamo contro Gheddafi, contro la cricca di Bengasi, contro gli sciacalli d’occidente ed i loro piani coloniali, vicini al popolo libico e sostenitori del suo diritto all’autodeterminazione.
I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Come Cantiere Sociale k100fuegos aderiamo e invitiamo a partecipare al presidio contro la guerra in Libia di
Martedì 22 marzo alle ore 18.00 sotto la prefettura in Via Cavour
L’intervento umanitario è guerra imperialista
Da tempo si poteva intuire, e negli ultimi giorni è diventato chiaro: nel tardo pomeriggio di sabato 19 marzo, con il primo attacco aereo, la guerra contro la Libia è iniziata ufficialmente.
Quello che ci si presenta davanti è uno scenario che conosciamo bene. A chi negli anni si è opposto alle guerre che hanno insanguinato il pianeta, è chiaro che quella delle guerre umanitarie è solo retorica. La strategia degli attacchi mirati e delle bombe intelligenti in nome della salvaguardia dei diritti umani, altro non è che un modo per giustificare agli occhi dell’opinione pubblica la difesa di interessi economici e geopolitici.
Gli stessi interessi che hanno fatto cadere un silenzio assordante sulle vicende di Egitto e Tunisia quando è entrata in scena la Libia. Nei due paesi del Maghreb lavoratori, studenti e disoccupati hanno rivendicato un proprio protagonismo riuscendo a far cadere regimi filo-occidentali in piedi da decenni e scatenando una sorta di “effetto domino” negli altri paesi arabi. Benché al vertice ci sia stato un semplice cambiamento di facciata, la composizione delle proteste era molto diversa da quella libica.
Se le prime manifestazioni contro Gheddafi avevano un approccio condizionato dall’influenza degli esempi di Tunisia e Egitto, nonostante la differente situazione economica e sociale del Paese, gli sviluppi successivi hanno rapidamente cambiato lo scenario. Come dimostrato dalla compromissione del Consiglio Nazionale Transitorio Libico con le scelte francesi e da alcune prese di posizione dello stesso in merito alla “No fly-zone”, ad oggi sembra configurarsi più uno scontro tra due fazioni etniche e territoriali che una rivolta popolare.
Schierarsi contro la guerra in Libia non vuol dire appoggiare Gheddafi, ma allo stesso tempo sarebbe superficiale fare proprie le posizioni di chi oggi sta fornendo una sponda all’ingerenza dell’imperialismo americano e europeo nel Maghreb.
Dal canto suo il governo italiano, dopo qualche tentennamento iniziale, ha dichiarato di voler condurre questa guerra da protagonista. Ha messo numerose basi a disposizione della “coalizione dei volenterosi” armando i propri stormi, facendo salpare le proprie navi e offrendo Napoli come luogo di direzione per le operazioni militari NATO. Il capitale italiano, intimorito dalle possibili conseguenze della crisi libica a causa dei forti interessi e legami, ha spinto sul governo per imporre una presa di posizione decisa. Il dinamismo di Francia, Inghilterra e USA ha obbligato il governo italiano a partecipare per non venire esclusa da una futura spartizione della torta.
La questione libica è riuscita anche ad offrici una ottima dimostrazione di “unità italiana”: in continuità con l’impegno nella guerra in Jugoslavia il Partito Democratico ha scelto di sostenere con convinzione le scelte belliche del governo Berlusconi. Ancora una volta ci ritroviamo a fare i conti con la realtà: in Italia non esiste una forza politica capace di rappresentare un’alternativa allo sfruttamento e alla guerra, se non quella, tutta da costruire, di chi si vuole opporre in modo determinato allo stato attuale delle cose.
Presidio contro la guerra in Libia
Martedì 22 marzo alle ore 18.00
sotto la prefettura in Via Cavour
Centro Popolare Autogestito Firenze Sud
Collettivo Politico Scienze Politiche
Rete Collettivi Studenteschi Fiorentini
Unione degli Studenti
Fondo Comunista
Cantiere Camillo Cienfuegos
Partito Comunista dei Lavoratori
Circolo 26 Julio
Sull’iniziativa del 10 Febbraio 2011
Un giovane pidiellino ci ha recentemente tirato in ballo su un blog di neofascisti (molto conformi e filogovernativi) con toni abbastanza provocatori.
Il giovane italiota e’ molto contrariato rispetto all’iniziativa che come Cantiere (insieme a Rif. Comunista) abbiamo fatto il 10 febbraio 2011 in sala dell’affresco con lo storico della biblioteca Slovena di Trieste Sandi Volk.
Da una parte capiamo il tono rancoroso del giovane pdl. ma come – sembrano chiedersi i papi-boys – noi ci inventiamo una giornata “del ricordo” per legittimare i peggio fascisti di ieri e di oggi, per riattizzare l’irredentismo, per criminalizzare la resistenza partigiana, e questi comunisti fanno davvero un’iniziativa per ricordare cosa e’ stata l’aggressione fascista alla Jugoslavia, l’italianizzazione forzata della slovenia, le rappresaglie antislave, la reale consistenza e natura del fenomeno foibe.
Capiamo che tutto questo turbi chi vuole scrivere la storia a colpi di decreti legge, chi elegge gasparri a proprio storico, chi parla di cultura e sostiene un governo che con i tagli la sta massacrando, chi il 10 febbraio marcia con i soldi del gran padrone….
Non che certi personaggi meritino grandi repliche ma volevamo comunque far presente ai giovani italioti che per l’iniziativa che tanto li ha turbati non c’era nessun patrocinio comunale e che il Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos non prende nessun finanziamento dal comune.
Quello che abbiamo ce lo siamo conquistato e quello che facciamo in decine e decine di inizative durante tutto l’anno e’ frutto di militanza, impegno, autogestione. (e facciamo tutto questo senza nessuno che telefoni nelle questure presentandoci come i nipoti di mubark…..)
Rivendichiamo il nostro antifascismo militante e le nostre lotte contro il revisionismo storico che vorrebbe mettere sullo stesso piano partigiani e repubblichini, aggrediti e aggressori, fascisti colonizzatori e popoli che hanno resistito, in africa come in jugoslavia.
Ovvaimente questo non piace a chi, storicamente, e’ strumento del capitale e della reazione.
Sedicentemente
I compagni e le compagne del Camilo Cienfuegos
Scendiamo in piazza contro i fascisti mandiamo a casa il governo berlusconi
Il 5 febbraio Firenze purtroppo si troverà ancora una volta di fronte a un corteo fascista che secondo gli organizzatori vorrebbe restituire memoria ai cosiddetti “martiri delle foibe”.
Anzitutto vogliamo ribadire con forza quanto questa giornata sia strumentale al revisionismo storico, al tentativo di svuotare di significato ciò che veramente la Resistenza Antifascista italiana e jugoslava rappresentano, decontestualizzando e distorcendo completamente i fatti storici e la realtà: durante la guerra le terre jugoslave furono occupate militarmente, le popolazioni deportate o costrette all’italianizzazione forzata in un clima fatto di violenza squadrista e terrore. Ciò che accadde in seguito, sempre in un contesto di guerra, non fu dettato da un sentimento nazionalista e anti-italiano bensì dai valori dell’antifascismo e dalla lotta di liberazione.
Pensiamo però che in questa fase il corteo organizzato dai fascisti rappresenti, se possibile, qualcosa di ancora più grave: fu proprio il precedente governo Berlusconi ad istituire “la giornata delle ricordo” su richiesta del fascista triestino Menia dando così proprio ai fascisti una giornata istituzionale all’interno della quale ritagliarsi uno spazio di agibilità politica. Oggi questa giornata ha un chiaro ritorno di sostegno e appoggio a un governo in forte crisi che necessita momenti di legittimità e propaganda mentre sta trascinando questo paese nella degenerazione dei rapporti sociali e in una fase di involuzione culturale trasformandolo in una sorta di società medioevale dove signori, signorotti e feudatari si scambiano soldi e favori con voti e appalti.
Il 5 febbraio il governo sarà rappresentato in primis dal Ministro della Gioventù Meloni, ex-militante del Fronte della Gioventù, finanziatrice delle organizzazioni giovanili dell’estrema destra e sicuramente acerrima nemica degli studenti che in questi mesi sono scesi in piazza contro l’approvazione del DDL Gelmini ma che più in generale rappresentano le rivendicazioni di una generazione che davanti a sé non vede prospettive e non vede un futuro. Una lotta, quella degli studenti, che si affianca e si unisce e quella dei lavoratori e in particolare alla resistenza mostrata dagli operai FIAT contro i quali questo governo ha preso una posizione chiara dando il pieno sostegno all’A.d. Marchionne nelle sue scelte presenti e future.
Questo appello è rivolto a tutti coloro che si riconoscono nei valori della Resistenza Antifascista affinché lo sottoscrivano, si adoperino nel divulgarlo e soprattutto siano presenti e partecipino attivamente alla piazza chiamata da Firenze Antifascista che manifesterà per le vie del centro storico fiorentino nel solco segnato dalla lotta degli studenti e degli operai contro governo e fascisti.
SABATO 5 FEBBRAIO
CORTEO A FIRENZE
IN PIAZZA S. MARCO ALLE ORE 15.30
Firenze Antifascista
Per adesioni: firenzeantifascista@hotmail.it
Tanti popoli un’unica solidarietà
Sabato 15 gennaio Comitati di Solidarietà, Collettivi studenteschi, Centri Sociali e altre realtà impegnate nella solidarietà internazionale lanciano un appello alla partecipazione al corteo che partirà alle ore 15.00 da piazza SS. Annunziata a Firenze in solidarietà con i prigionieri politici.
La tortura, l’isolamento, la detenzione in carceri di massima sicurezza sono pratiche che è costretto ad affrontare in ogni parte del mondo chi subisce la detenzione politica.
Sono misure il cui fine è quello di far tacere la lotta e la resistenza dei popoli, dei lavoratori e degli studenti, di chi si ribella all’occupazione militare, allo sfruttamento e al modo di produzione che oggi ci viene imposto, il cui ulteriore obiettivo è quello di estendere la sofferenza ai familiari, agli amici dei prigionieri ed impedire o limitare la solidarietà in una cinica e fredda visione della vendetta politica.
Non fa eccezione l’Italia con il 41bis per i “politici” e il nuovo circuito di Alta Sicurezza che sancisce l’isolamento dei prigionieri dai detenuti comuni e la loro ulteriore suddivisione in base all’appartenenza politica.
In particolare è nostra intenzione esprimere la solidarietà ai più di 700 prigionieri politici baschi dispersi nelle carceri spagnole e francesi perché protagonisti della lotta per l’indipendenza e il socialismo in corso in Euskal Herria, a Roberto Martino, Segretario Generale del Movimento Teresa Rodriguez, arrestato in occasione degli scontri avvenuti in Argentina davanti all’ambasciata israeliana, a Ahmad Sa’adat, leader del Fronte Popolare per la liberazione della Palestina arrestato nel 2008 e attualmente detenuto in isolamento nella prigione di Ramon nel deserto del Naqab e ai 5 eroi cubani ancora rinchiusi nelle carceri Statunitesi.
Euskal Herriaren Lagunak – Firenze
Brigate di solidarietà e per la pace
Unione Democratica Arabo-Palestinese
CPA fi-sud
Rete dei Colletivi degli Studenti Medi fiorentini
Collettivo Politico di Scienze Politiche – Firenze
Uds – Firenze
Assemblea Popolare di Rignano Antifascista
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio
Italia-Cuba – Campi Bisenzio
Centro Politico 1921 – Livorno
CSOA Godzilla – Livorno
Partito Comunisti dei Lavoratori – Firenze
Associazione di amicizia italo-palestinese
Caat Aretino
Collettivo Bujanov – Valdarno
Spazio Popolare Autogestito Donchisciotte
Cinque cubani,
dal 12 settembre 1998, sono detenuti negli Stati Uniti con condanne che vanno da 15 anni fino a un doppio ergastolo perché, a protezione del loro popolo, controllavano lattività di gruppi paramilitari anticubani che dal territorio degli Stati Uniti pianificavano attentati terroristici contro Cuba
L’informazione nascosta
Video: https://www.youtube.com/watch?v=xE8mOwZRAiU
DARG TEAM, DA GAZA IN ITALIA NEL NOME DI VITTORIO
Tour nel nostro paese dei Darg, rapper (ma non solo) di Gaza. Nei loro testi raccontano la Palestina e la loro vita nella Striscia sotto assedio. Si esibiscono nel nome del loro amico e compagno assassinato, Vittorio Arrigoni.
Di Alessandra Fava
Genova, 11 gennaio 2011, Nena News – In pubblico non possono suonare neppure a Gaza, dove vivono. Se fanno un concerto Hamas stacca la luce (almeno loro pensano sia andata così tre settimane fa). Eppure basta che mandino un sms e si materializzano centinaia di fan. Alla chetichella. Come fosse un rave party. Su Facebook hanno diecimila contatti. Si chiamano Darg Team come Da Arabian Revolution Guys, fanno un hip-hop «all’ottanta per cento politico» e sono una faccia della nuova rivoluzione palestinese. Viaggiano sull’onda del movimento del 15 marzo, di quello del 5 maggio, le nuove forme di protesta pacifista che circolano su Twitter, Internet e sulle bocche della gente. Ieri sera hanno suonato a Genova al «Che Festival» di Music for peace, una onlus genovese che organizza missioni umanitarie in zone di conflitto ed è già stata a Gaza due anni fa distribuendo viveri a 2.400 famiglie e torneranno alla fine del mese con 8 container. «Darg Team ha scritto una canzone per Vittorio Arrigoni, lui doveva essere qui con noi il 2 giugno. È come avercelo portato», commenta Stefano Rebora, fondatore e presidente.
A parlare per il Darg è invece Fadi M. Bakheet, art director del gruppo, 29 anni. «Siamo in otto tra i 24 e i 29 anni, tre stanno sul palco (Sam, Mady e Bess che hanno fondato il gruppo nel 2004), uno fa foto. Tutti scriviamo pezzi e musiche, poi discutiamo, riscriviamo finchè esce fuori quello che sentiamo».
Da dove nasce quel «Da»?
È uno scherzo linguistico, su The, tha inglese che diventa Da.
È la seconda volta che uscite da Gaza in tournèe. Che cosa avete in scaletta?
I nostri sono tutti pezzi hip-hop, in arabo. Nella scaletta abbiamo messo Unadikum, un pezzo libanese molto famoso di Ahmed Qabour e Tawfiq Zayyad. L’abbiamo riarrangiata e dedicata a Vittorio Arrigoni. Vittorio la cantava sempre, la faceva cantare alla gente nelle manifestazioni. Ci sembra ilmodo migliore di ricordarlo.
In Italia tanti hanno cercato di trovare una chiave di lettura al suo omicidio. Che cosa ne pensate?
La morte di Vittorio è stato un evento veramente tragico. Per noi era era un palestinese, non un occidentale. Protestava con noi, viveva con noi, era uno della famiglia. La notte che fu rapito tutta Gaza s’è svegliata ed è andata dal ministro dell’interno a chiedere che cercasse di liberarlo. Queste azioni a Gaza sono inaccettabili. Pensiamo che ci sia stata una regia, non palestinese. Sembra un lavoro del Mossad. E la gente di Gaza non ha mai accettato questo omicidio.
Puoi tradurre qualche frase di Unadikum?
«I palestinesi piangono la tua morte, caro fratello. Che tu possa riposare in pace. Non ti dimenticheremo mai. Scriverò parole di resistenza su tutti i muri del mio cervello, come fossero tatuaggi». È una canzone che tutti conoscono, è proprio una canzone della rivoluzione in atto. Un’altra nostra canzone, Long Live Palestine dice «non avere paura, non essere spaventato, c’è un domani luminoso. Dammi una penna e scriverò il mio dolore e ti spiegherò che cosa penso attraverso i miei testi. Le nostre case vengono distrutte, i bambini sono senza casa, ma il nostro spirito vive e questo è un dono di Allah. Vivere sotto assedio a Gaza, mi dà il coraggio per tentare di spezzarlo. Gaza vive dentro di me». Un’altra si chiama Demactory, parla del fatto che a Gaza non c’è nè democrazia, nè dittatura (da qui l’acronimo che abbiamo inventato) e che da normali elezioni siamo finiti in un regime con dei tipi appiciccati alle loro sedie, proprio quello che anche gli altri arabi contestano.
Che cosa sta succedendo al movimento dei giovani palestinesi, tipo il 15 marzo?
Va avanti. Nel mondo arabo è in atto una vera primavera. Ci sono i ragazzi del 15 marzo, del 5 maggio, ci sono vari movimenti giovanili a Gaza e nei territori occupati. Tentano una riconciliazione intergenerazionale e sopratuttto, ragazzi e ragazze, vogliono dimostrare che sono in grado di fare qualcosa e uno dei successi è la riconciliazione tra Hamas e Fatah. Come Darg team partecipiamo a tutte le azioni, siamo un piccolo gruppo, ma possiamo fare da collettore naturale. Siamo attivi nelle social commmunity e le nostre canzoni vengono ascoltate da tutti. Tra la Palestina e l’estero abbiamo raggiunto 10mila contatti su Facebook.
Le canzoni di un rapper tunisino sono vietate nel suo paese. Che cosa succede con le vostre a Gaza?
A Gaza non ci sono diritti d’autore. Ma il governo usa il pugno di ferro, ti seguono, ti osservono e cercano di prevenire. A partire dal 2009, cinque anni dopo la fondazione del nostro gruppo, ci hanno detto che non potevamo fare più musica e che ci avrebbero tenuto d’occhio. Noi ce ne siamo fregati e abbiamo continuato a fare musica. È difficile spiegare come funziona Gaza. Possono impedirci di fare concerti in pubblico, non di mettere la nostra musica in rete. E così abbiamo usato Internet anche per ospitare artisti stranieri nelle nostre canzoni e abbiamo continuato a fare piccoli concerti privati.
Piccoli in che senso?
Lo scorso anno ad aprile abbiamo mandato un po’ di sms in giro per un concerto in un albergo di Gaza City. Alla fine ci siamo trovati in 200 e passa. L’ultimo concerto tre settimane fa è stato pubblico, abbiamo suonato per il convoglio italiano. Purtroppo la corrente è andata via molte volte. Siamo convinti che siano stati quelli Hamas.
In che cosa sperate?
Vogliamo la libertà per la Palestina non solo per Gaza. Andremo avanti con la resistenza pacifica, continueremo a scrivere testi, invitare gente a Gaza e cercare di raggiungere più gente possibile per influenzare le decisioni mondiali e finalmente trovare un equilibrio per il Medio oriente. Per il resto siamomolto ambiziosi, vogliamo essere fra gli autori della cultura moderna palestinese e vorremmo che la musica diventasse la nostra carriera.
I Darg suonano stasera a Torino. Poi Milano, Bologna, Firenze, Urbino, Roma, Trento. Il 20 luglio contano di essere a piazza Alimonda, dieci anni dopo la morte di Carlo Giuliani.
Questa intervista e’ stata pubblicata l’11 giugno 2011 dal quotidiano Il Manifesto
L’ottocento si avvicina: firmato accordo separato tra sindacati gialli e Fiat
Alcuni giorni fa Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic e Ugl hanno firmato un accordo separato con Marchionne per la nascita nel 2012 della Newco Mirafiori, che andrà a sostituire la vecchia Fiat-Mirafiori. Lo stabilimento rimarrà lo stesso, ad essere cambiato sarà il nome e le condizioni presenti nello stabilimento. Con l’accordo tra Cisl, Uil, Fismic e Ugl da una lato e Fiat dall’altro, infatti, resterà fuori dalla Newco Mirafiori la Fiom-Cgil perchè non ha firmato l’accordo.
Che cosa prevede l’accordo? Innanzitutto la Neweco Mirafiori resterà fuori da Confindustria e quindi salteranno gli accordi interconfederali del 1993 sulla rappresentanza sindacale. In sostanza chi non firma, cioè chi non sta alle leggi dettate dal Lingotto, non avrà più rappresentanza, che sarà concessa solo a Cisl, Uil, Fismic e Ugl. Quindi, quando nel 2012 nascerà la Neweco, la Fiom-Cgil rimarrà fuori da Mirafiori. Spariranno, inoltre, le Rsu (le rappresentanze sindacali unitarie elette dai lavoratori) che verranno sostituite dalle Rsa (rappresentanze sindacali aziendali, che invece sono nominate dalle struttura sindacali).
L’accordo separato firmato da Cisl, Uil, Fismic, Ugl e Fiat è fortemente peggiorativo delle condizioni di lavoro degli operai: i turni potranno diventare all’occorrenza di 10 ore, i primi giorni di malattia non verranno retribuiti, le pause saranno ridotte e il tetto degli straordinari passerà dalle attuali 40 ore annue a 120. Questo in cambio di un investimetno di un miliardo di euro e una joint-venture con Chrysler per la realizzazione di vetture di fascia alta e Suv a marchio Alfa Romeo e Jeep fino a più di 100 al giorno per un totale di 250.000-280.000 vetture l’anno.
Cantiere sociale Camilo Cienfuegos
Comunicati 2010
La speranza e la Rivoluzione
Quando si parla di politica spesso ricorre l’adagio che si nasce incendiari per poi finire pompieri.
Questa roba da più parti viene sbandierata come se fosse ineluttabile, come se per forza di cose quando una persona ha vent’anni dev’essere rivoluzionaria, a trenta socialdemocratica e poi in età più che matura moderata. In questo modo cercano di raccontarci anche il ’68.
Mario Monicelli era l’antitesi di questo modo di ragionare e alla veneranda età di 95 anni diceva queste cose.
“La speranza è una brutta parola, la speranza è una trappola inventata dai padroni, la speranza è quella di coloro che ti dicono di stare buoni e di pregare per poi avere riscatto. Siete dei precari, state buoni tanto tra due mesi vi assumiamo, vi daremo il posto, state buoni. Abbiate speranza. Mai avere speranza. La speranza è una cosa infame inventata da chi comanda…..In Italia c’è bisogno di una cosa che non c’è mai stata: una bella rivoluzione….Ci vuole qualche cosa che riscatti questo popolo che è sempre stato sottoposto e schiavo di tutti…”
Il cantiere sociale Camilo Cienfuegos saluta il compagno Mario Monicelli.
7 Anni di condanna per aver protestato contro la guerra in jugoslavia
Il 13 Maggio 1999, in occasione dello sciopero generale dei sindacati di base, in tutta Italia ci furono manifestazioni contro la guerra in Jugoslavia. A Firenze il corteo regionale fu violentemente caricato dalle forze dell’ordine sotto l’ambasciata USA. Ci furono diversi feriti tra i manifestanti ed i pestaggi furono addirittura denunciati da un video mandato in onda da “Striscia la notizia”.
Il 29 Gennaio 2008, a quasi 10 anni di distanza, 13 manifestanti sono stati condannati a 7 ANNI DI CARCERE per il solo reato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale.
Una condanna assurda giunta al termine di un processo politico in cui, per l’ennesima volta, si cerca di colpire i compagni non tanto per quello che hanno fatto ma per quello che sono, per le loro idee, per la loro militanza.
Venerdi 5 Novembre a Firenze si terrà l’appello relativo alle condanne emesse in primo grado.
Come compagni/e del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos vogliamo esprimere la nostra solidarietà attiva e partecipe ai 13 compagni.
Crediamo inoltre che la solidarietà si dimostri anche continuando a battersi senza compromessi contro la guerra, quella guerra che negli anni successivi ha fatto oltre 100.000 morti in Iraq, quella guerra che è costata ai cittadini italiani oltre 3 miliardi di euro in Afghanistan, quella guerra che piace molto alla destra, ma che spesso ha trovato anche nella sinistra istituzionale se non complicità, perlomeno un “silenzio-assenso”.
Basta pensare, per quanto rigurda la Toscana, alla prevista costruzione di un Hub aereo militare a Pisa con il sindaco Filippeschi che addirittura dichiara la città “onorata” di ospitare un complesso logistico-militare che servirà per le prossime missioni di guerra.
Vogliamo anche ricordare come questi compagni, purtroppo, si trovano “in buona compagnia”: dai teoremi di Pistoia per i fatti di CasaPound (costati mesi di galera e domiciliari ad alcuni compagni) agli avvisi orali per gli studenti, dai divieti su Piazza San Marco alle perquisizioni agli antifascisti per i fatti di via della Scala, anche in Toscana la macchina repressiva lavora a pieno ritmo per stroncare ogni forma di conflittualità e criminalizzare ogni dissenso.
Un problema di libertà e diritti per tutti su cui per tutti è necessario riflettere, informare, agire e costruire momenti di solidarietà.
Solidarietà attiva e partecipe ai 13 compagni!
Ieri, oggi, domani contro repressione, spese militari, guerre imperialiste…….Aqui no se rinde nadie!!!!
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio
Sono arrivati all’ospedale Al Awda di Gaza i fondi raccolti in tutta Italia dalla campagna del Forum Palestina
Riceviamo dal Forum Palestina, ringraziando in particolare tutti i compagni che hanno partecipato alle iniziative fatte al Cantiere per raccogliere fondi da destinare all’ospedale Al Awda.
Con il popolo e la resistenza palestinese, fino alla vittoria!
10 Novembre 2010, Sono arrivati all’ospedale Al Awda di Gaza i fondi raccolti in tutta Italia dalla campagna del Forum Palestina
Finalmente siamo in grado di confermare che l’obiettivo è stato raggiunto.
Un ringraziamento a tutte le associazioni e le persone che hanno contribuito al suo raggiungimento
Il Forum Palestina
Brigata lupi neri
Siamo un gruppo di ragazzi che vuole dare il proprio sostegno e la giusta rappresentanza alla squadra della nostra città che porta il nome di Lanciotto Ballerini.
Il nostro nome “BRIGATA LUPI NERI” per noi ha un significato particolare. Vuole ricordare proprio quei combattenti partigiani (capitanati da Lanciotto) e fare in modo che i valori della Resistenza e dell’Antifascismo siano non uno sbiadito ricordo ma una pratica quotidiana. Anche in uno stadio di periferia.
Visto che questa idea nasce fra le mura del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, abbiamo adottato lo stesso simbolo che da anni rappresenta il nostro modo di fare politica dal basso a Campi B.
Una politica basata sull’antifascismo, l’antirazzismo, sulla difesa del territorio, dei diritti dei lavoratori e a fianco dei popoli in lotta in ogni parte del mondo.
Molti di noi hanno lasciato gli spalti che frequentavano in passato schifati da diritti televisivi, tessere del tifoso, stipendi faraonici, speculazioni di ogni tipo.
Speriamo di essere un momento di aggregazione per tutti quelli che vogliono tornare a rivivere il calcio delle origini, rifiutando il calcio business che destrasinistrapresidentiprocuratoriquestorimanagerspeculatorigiornalisti……ci vogliono imporre.
NO AL CALCIO MODERNO!
AVANTI LANCIOTTO!
BRIGATA LUPI NERI
CUBA :51 anni di sana e robusta Rivoluzione
Quando l’obiettivo è Cuba, l’occasione per dare la “spallata finale” ed abbattere la principale esperienza di dignità di un paese e di un popolo, colpevoli di avere scelto un sistema economico e sociale diverso da quello dominante basato sulla dignità della persona anziché sul primato del profitto, ogni strumento è buono e a niente serve più l’oggettività delle cose e l’obbiettività dell’informazione.
In questi giorni Cuba è oggetto di un pesantissimo attacco sferrato a colpi di articoli di giornale, servizi radiotelevisivi, invadenza su internet dai quali è totalmente esclusa la verità e l’etica dell’informazione. Si fa di delinquenti comuni dei detenuti politici, di prezzolati mercenari (il cui tenore di vita è ben aldilà di quello della gente comune) dei dissidenti politici.
Vorremmo che ci fosse un po’ più di rispetto per la verità, un po’ più di etica negli organi di informazione, quella minima basata sulla ricerca di un’informazione oggettiva per poterne a propria volta fornire al pubblico.
Vorremmo un po’ più di capacità di confrontare i tanti esempi di scempio della di dignità che si verificano nel primo e ricco mondo con la forza della solidarietà disinteressata che Cuba da sempre realizza, anche nel pieno delle difficoltà economiche, con i popoli che ne hanno bisogno (quante volte avete letto che personale sanitario cubano – più di 400 tra medici e paramedici – si trovava ad Haiti per contribuire alla salute di quel popolo prima del terremoto e che dopo il sisma è raddoppiato?).
Vorremmo un po’ più di obiettività, rivelando che l’accesso a internet a Cuba è limitato (e per questo disponibile a pochi) dalla mancanza della banda larga, in conseguenza del blocco economico imposto dagli Stati Uniti.
Quanti sanno che gli Stati Uniti stanziano annualmente enormi somme di denaro (20 milioni di dollari nel 2009) per finanziare (creare) la “dissidenza” interna e l’informazione distorta e addomesticata?
Quanti sanno che gli attacchi terroristici perpetrati contro il popolo cubano dalle bande della mafia cubano-americana, orchestrati e coperti dalla CIA e dal governo degli Stati Uniti, è costata la vita a quasi 3500 cubani?
Quanti sanno che, colpevoli di avere agito per prevenire questi attacchi terroristici, 5 cittadini cubani sono detenuti nelle carceri degli Stati Uniti da oltre 11 anni subendo la violazione di qualunque diritto, da quello a un processo degno di tale nome e non consumato come vendetta politica, a quello di ricevere le visite in carcere delle proprie madri e delle proprie mogli?
Per questo e per molto altro ancora noi sosteniamo e difendiamo Cuba e la sua Rivoluzione.
Riceviamo e pubblichiamo:
Il lavoratore è un uomo, ha una sua personalità, un suo amor proprio, una sua idea, una sua opinione politica e vuole che questi suoi diritti vengano rispettati da tutti e in primo luogo dal padrone.
Giuseppe Di Vittorio
I lavoratori dell’assistenza domiciliare del quartiere 4 hanno avanzato alla cooperativa Di Vittorio alcune proposte di miglioramento delle proprie condizioni lavorative.
In breve chiedevamo l’abolizione del cottimo, perché nel 2010, in una cooperativa che porta il nome di Di Vittorio, i lavoratori dell’assistenza domiciliare lavorano ancora a cottimo. Chiedevamo, inoltre, l’abolizione dei famosi “buchi d’orario” perché a noi capita spesso di stare fuori casa dodici ore per lavorarne sei. Abbiamo poi chiesto che la cooperativa ci rimborsi le spese che sosteniamo per spostarci da un utente all’altro perché noi non solo mettiamo a disposizione il nostro autoveicolo (con tutti i rischi del caso: incidenti, guasti e usura del mezzo), ma sosteniamo anche i costi della benzina visto che il rimborso della cooperativa non copre neanche un quinto delle spese complessive.
Le altre richieste che avanzavamo riguardavano la possibilità di avere dei buoni pasto, dal momento che spesso rimaniamo a lavorare anche nel pomeriggio e non abbiamo la possibilità di tornare a casa e un ampliamento della reperibilità dei coordinatori durante i giorni festivi, in modo da poter fornire un aiuto tempestivo all’operatore che si trova a fronteggiare una situazione d’emergenza.
Su tutte queste proposte la Cooperativa Di Vittorio ha risposto di no, lasciando trasparire una forte volontà di non trattare.
La Cooperativa Di Vittorio a parole dice di essere disponibile a migliorare le condizioni lavorative dei propri dipendenti, come in realtà dovrebbe fare una cooperativa che porta quel nome, ma alla prima occasione mostra un volto aziendalista. Non lo fa con la ruvidezza del vecchio padrone di fabbrica, ma con un sorriso colmo di “umana comprensione”.
Le cooperative nascono con uno scopo mutualistico, che consiste nell’assicurare ai propri soci – dipendenti il lavoro (o beni di consumo, o servizi) a condizioni migliori di quelli che otterrebbero dal libero mercato. Non solo le nostre condizioni lavorative sono peggiori rispetto a quelle di molti lavoratori che sono impiegati nei vari settori privati, ma davanti a delle ragionevoli proposte di miglioramento, la Cooperativa Di Vittorio si dichiara indisponibile a trattare.
Lavoratori assistenza domiciliare
Solidarietà a tutti i lavoratori
Dopo due anni di cassa integrazione i lavoratori della Eaton di Massa hanno deciso di occupare il casello autostradale della A/12.
Appena incontrato lo schieramento di agenti di polizia e carabinieri in tenuta anti-sommossa, hanno subito una violenta carica delle forze dell’ordine dove sono rimasti feriti due lavoratori.
La decisione di invadere le rampe del casello autostradale è arrivata attraverso una assemblea organizzata dentro l’azienda occupata, dopo che la multinazionale proprietaria si è rifiutata di rinnovare la cassa integrazione e ha previsto per il 12 dicembre il licenziamento degli operai.
La carica ingiustificata delle forze dell’ordine è l’ennesimo atto di repressione di questo governo che cerca in ogni modo di spezzare qualsiasi forma di lotta organizzata.
L’attacco congiunto al diritto di sciopero, allo statuto dei lavoratori e a tutto lo stato sociale, le norme razziste emanate negli ultimi anni da questo governo e non solo, la riforma Gelmini, il blocco dei contratti dei dipendenti pubblici, la criminale finanziaria di Tremonti fanno parte, di un piano generale per colpire tutta la classe lavoratrice.
Per questo motivo vogliamo esprimere la nostra solidarietà a tutti quei lavoratori che oggi lottano per il proprio posto di lavoro, occupando un casello autostradale oppure salendo su una gru per rivendicare i propri diritti.
La crisi finisce quando inizia la lotta!
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Intervista a Haidi Giuliani, presidente del comitato italiano di solidarieta’ con i Cinque Eroi
L’Avana. 25 Ottobre 2010. – Come parte della lotta che il movimento di solidarietà italiano realizza per il ritorno dei Cinque Eroi a Cuba, il Centro Sociale “Camilo Cienfuegos” di Campi Bisenzio, Firenze ed il Circolo dell’Associazione di Amicizia Italia Cuba, organizzano una giornata informativa. In tale contesto conosco personalmente Haidi Giuliani, sapevo che era una delle persone invitate in qualità di Presidente del Comitato Italiano di Solidarietà con i Cinque Eroi. Conoscevo la sua storia per la mia esperienza di lavoro nell’Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli (ICAP), all’Avana, e per il tempo che oggi dedica ai giovani italiani.
Dopo i fatti di Genova 2001, nei quali durante la manifestazione del movimento “No Global” nel Summit del G-8, i partecipanti ad un corteo vennero picchiati, molti feriti, e un giovane morì, Haidi iniziò una dura battaglia. Il giovane che perse la vita in quella manifestazione era suo figlio, Carlos Giuliani, da allora, entrambi i nomi vengono automaticamente associati.
Manca ancora molto tempo all’inizio dell’incontro, così le dico che sono cubana e le chiedo di parlare con lei e di “prendere appunti”. Mi regala in risposta un profondo sguardo con i suoi piccoli occhi e un dolce sorriso, mi prende la mano e mi porta con lei. Saliamo su una pericolosa scala di legno, che sinceramente credevo che lei non sarebbe stata in grado di salire, ma mi sbagliavo, ha davvero molta forza.
Rispetto alla questione dei Cinque Eroi e del lavoro con il Comitato in Italia mi spiega: “Dalla morte di mio figlio ho abbracciato molte cause giuste. Da quel momento ho dedicato la mia vita a chiedere giustizia per la sua morte e allo stesso tempo a portare avanti i valori per i quali Carlos è morto.
Anche appoggiare Cuba in questa battaglia è una causa giusta e necessaria, per questo ho accettato di presiedere il Comitato Italiano. La mia convinzione più importante è che è necessario lavorare soprattutto con unità per dare a Cuba tutto l’aiuto di cui ha bisogno, però per questo dobbiamo essere organizzati ed incisivi.
Ho avuto l’opportunità di conoscere Roberto, avvocato e fratello di René, mi ha spiegato molti dettagli. Come madre, come non capire la sua famiglia? Soffro per la grande ingiustizia del Governo Italiano, che mi ha impedito di avere un processo giusto per mio figlio, per questo comprendo. Comprendo anche la crudeltà e il livello di ingiustizia al quale si può arrivare in un sistema nel quale domina solo il denaro.
Oggi in Italia abbiamo una grossa difficoltà, ed è la situazione della cosiddetta “sinistra” e la sua rappresentazione negli spazi istituzionali. Il fatto che non abbiamo un gruppo parlamentare con una volontà di pronunciarsi a favore della causa dei Cinque in tale spazio è limitante, così come la falsa propaganda che realizzano i mass media rispetto a Cuba. Il nostro maggior limite è la forza per replicare in questo contesto, per questo bisogna lavorare continuamente”.
Nella provincia cubana di Camaguey, si è creato il primo museo che unisce la vita di due importanti giovani lottatori: Jesús Suárez Gayol e Carlos Giuliani. Rispetto a tale importante iniziativa commenta: “Erano molti anni che non mi emozionavo, che non piangevo, a Cuba mi succede in continuazione, ma per la felicità. Grazie all’Associazione di Amicizia AsiCuba Umbria, abbiamo potuto portare Carlos a Cuba. Assieme all’ICAP, al Poder Popular e a Celso Mosquera, il Direttore del Museo, abbiamo aperto una sala in sua memoria. È importante che a Cuba si parli di Carlos, perché il potere della repressione è forte ed è giusto che queste informazioni arrivino anche a voi. È utile per quelli che pensano che l’Italia è il paese della ricchezza, dovete sapere che esiste, ma solo per pochi, che migliaia di giovani non possono studiare, che non possono lavorare, che non possono avere figli. Oggi in Italia la gente non fa figli. È un paese che sta invecchiando perché non offre nessuna prospettiva, né sicurezza”.
Ci dicono che stanno per cominciare, e mentre scendiamo le scale, io davanti e lei dietro, provo a chiederle un consiglio per i giovani cubani, lei si ferma e mi dice: “Cuba per noi è un esempio. È il mondo a cui aspiriamo. Voi avete la missione di mantenerlo”.
Intervista di Indira Pineda (sociologa cubana)
Red Por Ti America
(Traduzione Granma Int.)
Direttore Generale: Lázaro Barredo Medina
Direttore Editoriale: Oscar Sánchez Serra
Granma Internacional
Digital: http://www.granma.cu
E-mail: informacion@granmai.cip.cu
Venerdì 20 agosto a Campi Bisenzio è morto un operaio di 33 anni, Niang Elhadji,
mentre lavorava alla posa di alcune lastre di marmo in una concessionaria d’auto. Era appena salito su una rampa, il muletto che guidava ha perso l’equilibrio e lui spaventato si è buttato giù dal mezzo. Il muletto gli è cascato addosso fracassandogli la testa. E’ morto sul colpo.
Il muletto che guidava Niang non aveva alcuni dispositivi di sicurezza: la cintura non era allacciata e senza quella il muletto non avrebbe dovuto nemmeno mettersi in moto e le sbarre laterali, che avrebbero dovuto proteggere il guidatore, erano state rimosse.
Niang non era stato assunto con un regolare contratto di lavoro, cioè lavorava a nero, e non aveva fatto nessun corso per la movimentazione dei carrelli elevatori, altrimenti avrebbe certamente saputo che, quando un muletto sta perdendo l’equilibrio, l’unica cosa da non fare è gettarsi fuori.
L’assunzione di Niang a nero e l’aver fatto guidare un muletto senza i necessari dispositivi di sicurezza ad un ragazzo privo delle necessarie competenze professionali sono tutti elementi che ci spingono a dire che la morte di Niang non è una fatalità, ma un omicidio sul lavoro.
Il tranquillo paese di Campi Bisenzio, però, dopo quasi una settimana dall’accaduto, non appare minimamente sconvolto. Le forze politiche, ad esclusione di qualche nobile eccezione, tacciono, così come non dice niente quel ricco tessuto associativo che dovrebbe essere il fiore all’occhiello della nostra ridente cittadina. E quei sacerdoti che non perdono occasione per tessere le lodi delle virtù solidaristiche della comunità campigiana che fine hanno fatto? E’ possibile che siano tutti in vacanza?
Allora noi ci chiediamo che cosa sarebbe accaduto se un extracomunitario fosse entrato in un’abitazione di proprietà di qualche nostro amabile concittadino e ci fosse scappato il morto?
Sicuramente per giorni e giorni i mass-media non avrebbero parlato di altro, le forze politiche più reazionarie, prima tra tutte la Lega Nord, si sarebbero messe alla testa di qualche ronda razzista e le nostre associazioni avrebbero promosso qualche fiaccolata in ricordo del proprio concittadino scomparso.
Ma Niang non è un nostro concittadino.
O perlomento la stragrande maggioranza dei campigiani pensa che Niang non sia un loro concittadino. Eppure lavorava per abbellire un salone di auto prestiogiose che qualche campigiano facoltoso avrebbe acquistato. Faceva la spesa nei nostri supermercati, telefonava alla propria famiglia in Senegal attraverso le nostre linee telefoniche e lavorava per riempire le tasche di qualche padroncino nostrano. Niang era un immigrato che come tantissimi altri immigrati sono perfettamente integrati nel tessuto sociale delle nostre città.
Ma Niang non è considerato un nostro concittadino.
Anzi, se a Campi Bisenzio fosse stato costruito il Cie di cui tanto si parla in questo periodo e se Niang fosse riuscito per qualche motivo a scampare al brutale omicidio di cui è stato vittima, sarebbe stato rinchiuso dentro il Cie.
Vogliono costruire un lager a Campi… e chiamarlo C.I.E.
In occasione dell’anniversario della liberazione di Campi Bisenzio il Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, nell’ambito della campagna contro la costruzione di un CIE in Toscana (http://toscananocie.noblogs.org), organizza per Venerdì 3 Settembre ore 21.30 in Piazza Dante a Campi Bisenzio l’incontro : “Chi specula sulla paura. Cosa sono e a chi servono i CIE (Centri di identificazione ed espulsione)”.
Intervengono:
Rolando Magnano vice capo missione Italia di Medici Senza Frontiere
Demba Sene ToscanaNocie Pisa
Durante la serata verrà presentato il libro “Al di là del muro”. Secondo rapporto di Medici Senza Frontiere sui centri per migranti in Italia.
No ai Cie. Fermiamoli a Campi, chiudiamoli ovunque.
Il ministro dell’Interno, il leghista Maroni, ha annunciato nei giorni scorsi alla Regione Toscana la volontà di costruire un CIE (Centro di identificazione ed espulsione) nelll’area e x-Hangar, nei pressi dell’Indicatore.
Cosa sono i CIE? I CIE (ex CPT), sono delle vere e proprie carceri-lager dove gli immigrati irregolari possono essere rinchiusi fino a 6 mesi in attesa dell’espulsione. Si tratta di lu oghi dove – come denunciato da varie organizzazioni come Medici senza Frontiere – le condizioni igenico-sanitarie sone pessime, il cibo insufficiente, si fa uso massiccio di psicofarma ci, si impedisce qualsiasi diritto alla difesa. Luoghi di sospensione del diritto dove numerosissimi sono gli episodi di violenza sui detenuti e i suicidi.
Chi finisce dentro un CIE? Per finire in un Cie non serve commettere crimini, basta essere sprovvisti del permesso di soggiorno o averlo scaduto (per esempio semplicemente perché si è perso il lavoro). Per una semplice irregolarità amministrativa privano esseri umani della propria libertà e dignità. Si rinchiudono per 6 mesi in un carcere e si provvede alla loro esp ulsione, magari separandoli da mogli/mariti/figli con cui da anni vivono in Italia.
A chi serve un CIE? La costruzione di un CIE non ha niente a che fare con la tanto sbandierata “sicurezza”. Il CIE serve a chi specula politicamente sulla paura e sulla insicurezza cos truendo sul razzismo e sulla lotta tra poveri le proprio fortune elettorali e carriere politiche. IL CIE serve a chi lo gestisce (in altre zone d’Italia: Croce Rossa, Misericordie, coo perative, …. ) che approfittano delle laute sovvenzioni statali per la gestione di questi centri.
Perchè non vogliamo un CIE? Non vogliamo un Cie né a Campi Bisenzio né in qualunque altro luogo. Non lo vogliamo perchè riteniamo assurdo che una persona venga privata della sua libert à solo perchè priva del permesso di soggiorno. Non lo vogliamo perchè non vogliamo dare spazio a chi in questi anni sta fomentando paura, intolleranza, razzismo per il proprio tornaco nto politico. Non lo vogliamo perchè rifiutiamo la logica della “guerra tra poveri”: una logica che vuole isolare gli immigrati per sfuttarli come esercito di riserva a basso costo e p erennemente ricattabile, soprattutto in un periodo di crisi. Crediamo quindi che la costruzione di un CIE sia un problema di tutti non solo degli immigrati. Senza scordare che le logic he repressive che oggi colpiscono gli immigrati, domani potrebbero colpire altri – singoli o settori sociali – ritenuti “scomodi” inaugurando la “detenzione amministrativa” che qualcun o già invoca.
Esiste un CIE buono? Alcuni parlano di un Cie buono, un Cie “alla toscana”. Non esistono Cie buoni. Non sono mai esistiti. Dal 1998, dalla Turco-Napolitano che istituiva i primi centri (non certo come lager ma come luoghi di “accoglienza”), sono passati molti anni, eppure ancora oggi la situazione nei Cie è drammatica, anzi si è avuto anzi un peggioramento dovuto al l’allungamento dei tempi di detenzione passando dai 30giorni della Turco Napolitano, ai 60 della Bossi Fini, ai 180 attuali. Non esistono e non esisteranno CIE buoni, perchè saranno se mpre luoghi destinati all’espulsione di persone la cui unica colpa è cercare un futuro migliore, scappando dalla guerra, dalla fame, dalla miseria. Fino a quando si continuerà a parlar e di CIE “umani” si legittimerà chi ha voluto gli attuali lager, si legittimerà che considera la clandestinità un reato, chi deporta verso le carceri libiche gli immigrati e lo rivendi ca anche come un successo.
Riceviamo e pubblichiamo
Solidarietà con i compagni aggrediti, basta con l’impunità per i picchiatori sionisti nella città di Roma
Fonte: forumpalestina.org
Il Forum Palestina esprime la propria solidarietà alle compagne ed ai compagni aggrediti mentre manifestavano pacificamente sulla scalinata del Campidoglio per ricordare gli 11.000 Palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane, il milione e mezzo di uomini e donne assediati nella Striscia di Gaza e le vittime della Freedom Flotilla.
Questa aggressione, opera di squadristi armati di caschi e tirapugni e che ostentavano bandiere israeliane, non è la prima, e rivela un clima nella nostra città che non siamo assolutamente disposti a tollerare. E’ inaccettabile che gruppi di picchiatori bene identificati possano agire impunemente contro cittadini che manifestano il proprio sostegno alla causa palestinese, e sono inaccettabili le dichiarazioni bugiarde e provocatorie del sindaco Alemanno, che insulta i pacifisti e tace sulle violenze degli squadristi sionisti.
Roma è stata e sarà teatro di grandi manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese e per una pace giusta in Medio Oriente. Non accettiamo l’idea che vi siano zone della nostra città precluse al diritto di manifestare: il centro di Roma non è una colonia israeliana e se Alemanno ambisce ad essere il sindaco di Tel Aviv non ha che da candidarsi alle elezioni di quella città.
Esprimiamo la nostra indignazione per le versioni dell’accaduto che sono state fornite da alcuni organi di informazione, a partire dall’edizione on line del Corriere della Sera e dal TG1, che parlano di “rissa” fra “israeliani e palestinesi”, quando si è trattato di una vigliacca aggressione contro pacifici attivisti italiani da parte di squadristi che ostentavano le bandiere dello Stato di Israele.
Rinnovando la nostra solidarietà e il nostro affetto alle compagne ed ai compagni colpiti dagli squadristi, ribadiamo il nostro impegno a fianco del popolo palestinese e invitiamo le forze politiche democratiche, gli antifascisti, il mondo dell’associazionismo e della solidarietà a costruire insieme una mobilitazione che respinga con forza la violenza squadrista e riaffermi il diritto di manifestare nella nostra città.
Il Forum Palestina
Solidareità con i terremotati caricati ieri a roma Giovedì 8 Luglio a partire dalle ore 18.30 presidio in via Cavour sotto la prefettura
Ieri gli aquilani e gli abruzzesi sono arrivati a Roma in più di 5000 in occasione di uno dei passaggi fondamentali dell’iter che porterà la manovra finanziaria al voto di fiducia fissato per il 15 luglio. Hanno unito la loro voce a quella di chi sente sulle proprie spalle il peso di una crisi che non lascia spazio di manovra o trattativa: il Governo, Confindustria, i padroni hanno deciso che è arrivato il momento di imporre nuovi sacrifici.
Secondo loro gli aquilani dovrebbero accontentarsi delle new town, lasciare che il centro storico dell’Aquila cada a pezzi e dimenticarsi della propria vita e di com’era prima del terremoto.
Gli operai di Pomigliano dovrebbero cedere al ricatto della FIAT barattando i loro diritti con una promessa di schiavitù, consapevoli che in quel baratro trascinerebbero anche tutti gli altri operai.
Dovremmo tutti quanti chinare la testa di fronte ai tagli che segneranno la distruzione della Scuola, dell’Università e della Sanità pubblica sancendo un peggioramento delle condizioni di vita e la perdita del posto di lavoro per molti dei lavoratori che oggi operano in quei settori.
I fatti dimostrano però che non tutti stanno al gioco, proprio come ieri hanno dimostrato gli aquilani e gli abruzzesi: anche per questo vogliamo esprimere la nostra solidarietà a chi ieri è stato caricato da Polizia, Carabinieri e Finanza.
Crediamo però che sia inutile cercare di fermare tutto questo, consultare chissà chi, o fare tutti i passaggi di rito e che l’unica risposta possibile sia di non accettare passivamente questa realtà e lottare.
Centro Popolare Autogestito fi-sud
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Collettivo Politico di Scienze Politiche
Chiudere casapound chiudere i covi fascisti
Venerdì 11 ore 18 in piazza delle Cure PRESIDIO ITINERANTE ANTIFASCISTA volantinaggio in zona Cure, Libertà e Statuto.
Venerdì 18 ore 18 a Porta al Prato PRESIDIO ITINERANTE ANTIFASCISTA volantinaggio da Porta a Prato a San Frediano.
SABATO 26 GIUGNO CORTEO
CONCENTRAMENTO ALLE ORE 17.00 IN PIAZZA S.MARCO
MOBILITIAMOCI PER LA CHIUSURA DI CASA POUND!
Diffondi il volantino in formato pdf
Per adesioni al corteo di Firenze scrivere a firenzeantifascista@yahoo.it
Lavoratori, studenti, precari e disoccupati, nessuno escluso, stanno subendo le prime e già pesanti conseguenze della crisi che attraversa l’Italia e non solo. Per questo, oggi più che mai, è necessario organizzarsi e lottare, per non subirne ulteriormente le conseguenze.
Proprio in questo clima si inserisce la nascita di gruppi e gruppetti dell’estrema destra nelle nostre città: un disegno ben preciso che ancora una volta restituisce ai fascisti il loro ruolo storico.
Quello di squadristi nelle aggressioni ai danni di compagni e compagne come recentemente accaduto a Tor Vergata, oppure contro gli immigrati come successo anche a Firenze in Via Nazionale e in Via della Scala o ai danni dei lavoratori in lotta come nel caso dell’Eutelia.
Quello di provocatori quando le loro azioni non diventano altro che un pretesto per dar modo a polizia e magistratura di colpire e reprimere chi quotidianamente lotta e si espone al fianco di studenti e lavoratori.
Proprio a Firenze ci sono compagni processati per aver contestato un’iniziativa di Totaro in Gavinana, per aver impedito a Casa Pound di svolgere un presidio in piazza al Galluzzo, per aver difeso la propria città dalla violenza fascista la notte del 23 maggio dell’anno scorso in Via della Scala, così come in Toscana alcuni compagni di Livorno e Pistoia sono ancora sotto processo con l’accusa di aver assaltato una sede di Casa Pound.
Adesso, dopo i tentativi di attecchire andati a vuoto per Forza Nuova, La Fenice e la Nuova Destra Sociale ci prova proprio Casa Pound che, a Firenze, in via Lorenzo il Magnifico sabato 29 maggio ha inaugurato la propria sede.
Li ricordiamo tutti, in piazza Navona a Roma, infiltrati nel movimento studentesco contro i tagli imposti dalla Gelmini mentre picchiavano i compagni di 14 anni armati di cinghie e mazze tricolori e poi pronti a puntar il dito contro chi aveva deciso di reagire e non accettare la loro presenza in piazza.
Li ricordiamo ancora a Roma, pronti all’ennesima aggressione e poi invece costretti a cercare di passare come vittime perché quella sera avevano trovato un gruppo di compagni più determinati e preparati di loro.
Li ricordiamo in occasione del 7 maggio in Piazza Esedra, scesi in piazza con il patrocinio del Governo, difesi da uno schieramento immane di polizia e carabinieri mentre urlavano dal microfono dando di “infami ai militanti del presidio antifascista e ai loro nonni Partigiani”: non a caso la legittimazione di questa teppaglia rientra appieno nel tentativo di riscrivere la storia di questo paese, teso alla cancellazione della memoria storica ed alla rimozione dei crimini compiuti dal fascismo e screditando la resistenza e la lotta partigiana.
Si nascondono dietro lo pseudonimo associazione culturale e tentano, con scarsi risultati, di organizzare iniziative populiste per guadagnare in consenso e agibilità, ma nella realtà dei fatti non sono altro che un movimento fascista chiaramente schierato a difesa delle politiche attuate dal PDL come dimostra anche la loro candidatura in molte liste del partito di Berlusconi alle recenti amministrative e la presenza di alcuni esponenti fiorentini di Alleanza Nazionale all’inaugurazione della loro sede.
Per quanto si dichiarino “non conformi” vanno a braccetto con chi oggi ci sfrutta e ci uccide sul lavoro, con chi ci manda in cassa integrazione o ci rende disoccupati, con chi attacca la scuola e l’università pubblica distruggendo il futuro degli studenti di oggi e di domani, con chi sviluppa politiche di guerra contro i popoli dell’Africa e del Medioriente, con chi costringe quegli stessi popoli al ricatto dei Centri di Identificazione ed Espulsione sul nostro territorio.
La Firenze Antifascista, gli studenti, gli operai e i lavoratori non possono accettare che i sedicenti fascisti del terzo millennio aprano indisturbati i loro covi!
Firenze Antifascista
La crisi finisce quando inizia la lotta. Comunicato
Ieri sera, giovedì 20 maggio, nella sala La Limonaia di Villa Montalvo a Campi Bisenzio, si è tenuta un’assemblea pubblica sul lavoro dal titolo “La crisi finisce quando inizia la lotta. Fermiamo l’arbitrato, resistiamo alla crisi, uniamo le lotte”.
La risposta da parte dei lavoratori e delle Rsu delle aziende locali in crisi e in lotta è stata sorprendente, tenuto conto del periodo che stiamo attraversando. Un centinaio di persone i partecipanti, moltissimi gli interventi significativi e tanta voglia di protagonismo dal basso.
I lavoratori della Telecom hanno parlato degli innumerevoli passaggi di proprietà dell’azienda a fronte di un ridimensionamento continuo dei lavoratori, quelli della Galileo della cessione del ramo d’azienda che stanno patendo e della necessità di riscoprire la lotta di classe, i lavoratori della Cso dell’importanza dell’iniziativa e della necessità della nascita di un coordinamento dal basso. I compagni del Nidil Cgil hanno sottolineato l’accettazione della flessibiltà da parte delle burocrazie sindacali, mentre alcuni compagni che lavorano nelle piccole aziende hanno chiesto a gran voce che le tutele e i diritti sindacali siano assicurati anche nei luoghi di lavoro con meno di 15 dipendenti. Il Camilo Cienfuegos ha rivendicato le casse di resistenza organizzate con i lavoratori della Gkn e portate nel territorio di Campi Bisenzio attraverso le cene di solidarietà fatte nelle varie Case del Popolo e ha ribadito l’importanza di avere non solo i lavoratori di un’azienda che dal punto di vista sindacale e politico sono piuttosto avanzati e il resto dei lavoratori che stanno a guardare. Occorre, cioè, che anche i lavoratori delle altre aziende raggiungano una fase di lotta avanzata. E’ necessario inoltre legare fra di loro le diverse lotte del territorio, in modo da creare una rete sempre più vasta e incedere con più forza nella lotta. E ieri sera c’è stato un primo passo.
La crisi finisce quando inizia la lotta, fermiamo l’arbitrato, resistiamo alla crisi, uniamo le lotte
Assemblea giovedì 20 maggio
h 21.15 , Campi Bisenzio (Fi)
Villa Montalvo, via di Limite (da via Paolieri), Sala Limonaia
Interverranno: lavoratori e Rsu della Maserati di Modena,
Merloni di Nocera Umbra, Answers di Pistoia
Promuovono: singoli lavoratori e Rsu di Gkn e Cso
La crisi finisce quando inizia la lotta! A 40 anni dallo Statuto dei Lavoratori: fermiamo l’arbitrato, uniamo le lotte!
Assemblea giovedì 20 maggio, h 21.15 , Campi Bisenzio (Fi) villa Montalvo, via di Limite (da via Paolieri)
A 40 anni esatti dall’approvazione dello Statuto dei Lavoratori, singoli delegati e lavoratori della Gkn e della Cso di Firenze organizzano un’assemblea contro le nuove norme sull’arbitrato, ponendosi l’obiettivo di collegare la difesa dello Statuto dei Lavoratori con le lotte reali che si sono sviluppate nelle aziende in questo anno di crisi.
Interverranno spiegando l’esperienza delle proprie aziende in lotta: Beppe Violante (Rsu Fiom Maserati di Modena), Sabrina Puddu (Cub-Flmu Answers di Pistoia), Fioravante Fabozzo (Comitato Lavoratori Merloni di Nocera Umbra)
Aderiscono all’iniziativa: Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos, Rete 28 Aprile Firenze, Rifondazione Comunista di Campi Bisenzio
Vedi evento su facebook.com
Segue il testo del volantino che trovate in linkato in formato pdf: La crisi finisce quando inizia la lotta! Fermiamo l’arbitrato, resistiamo alla crisi, uniamo le lotte!
Con le ultime norme previste dal Governo Berlusconi su arbitrato, commissioni di certificazione e clausole compromissorie, siamo ad un nuovo salto di qualità nello smantellamento dei diritti dei lavoratori. Siamo di fatto alla possibilità di individualizzare il contratto di lavoro, di permettere alle aziende di costruirsi le proprie regole, decidendo chi è chiamato a farle rispettare.
Le norme sull’arbitrato non sono tuttavia un fulmine a ciel sereno. Sono lo sviluppo, la prosecuzione, di 20 anni di arretramenti e di peggioramenti. Anni in cui la pensione pubblica è stata ridotta a un miraggio (Riforma Dini e Pacchetto Welfare), il lavoro profondamente precarizzato (Pacchetto Treu e Legge 30) e il contratto nazionale minato alla base (nuovo modello contrattuale firmato da Cisl e Uil nel gennaio del 2009).
Con le nuove norme diventa più facile licenziare, mentre chi viene assunto ha sempre meno diritti. Con le clausole compromissorie, infatti, ogni lavoratore viene messo di fronte all’azienda in un rapporto individuale. Ma a quel punto a cosa serve l’organizzazione sindacale? Il sindacato viene a trasformarsi in una struttura di consulenza e servizio. Una struttura che “rappresenta” il lavoratore negli enti bilateriali, nelle commissioni di certificazione o presso l’arbitrato, che consiglia in quali fondi integrativi privati e in quali prodotti finanziari investire la propria liquidazione e i propri risparmi.
Siamo quindi in un certo senso di fronte alla distruzione stessa dell’azione sindacale. Se siamo arrivati fin qua, però, è perchè per troppo tempo questa azione è stata assente o inefficace. Già oggi per molti lavoratori, il sindacato è associato ad accordi al ribasso, pratiche poco chiare o addirittura poco trasparenti, una struttura magari buona per fare la dichiarazione dei redditi ma spesso inefficace quando si tratta di organizzare la mobilitazione.
E’ sufficiente dare un occhio al nostro territorio. Pur con l’eccezione di alcune categorie e strutture sindacali, non è stato fatto alcun tentativo, persino di fronte ad una crisi di tale portata per unificare le mobilitazioni delle diverse aziende, mettendo in campo una risposta adeguata alla durezza della crisi stessa. Questo compito è ricaduto il più delle volte sulla generosità dei singoli lavoratori o sui singoli delegati sindacali.
Ci sono state vertenze esemplari e generose, le quali però, quando non sono state boicottate dall’apparato sindacale, non sono state comunque generalizzate e coordinate. E’ da qui che vogliamo partire. L’arbitrato non è un incidente di percorso. Attacca la stessa possibilità di lotta dei lavoratori: ma tale lotta non basta invocarla. Va conosciuta, coordinata e organizzata. Altrimenti per noi non ci sarà mai ripresa. Non si tratta di formare nuovi sindacati o organismi concorrenziali con quelli esistenti. Si tratta di favorire qualsiasi forma di collegamento dal basso tra i lavoratori. Questo è l’obiettivo dell’assemblea pubblica del 20 maggio, a cui ti invitiamo a partecipare!
Fermiamo l’arbitrato, uniamo le lotte.
Aiutiamo i bambini cubani ammalati di cancro
Questi sono bambini cubani sorridenti e sani. Il Sistema della Salute di Cuba li tutela in maniera eccellente. Tuttavia, ogni anno a Cuba circa 80 bambini si ammalano di un cancro renale o di un sarcoma. Per trattare questi tumori, è necessaria una chemioterapia combinata di diversi medicinali, tutti prodotti a Cuba a eccezione dell’Actinomicina-D. L’Actinomicina-D veniva importata dal Messico fino a quando la fabbrica, la sola a produrre questo farmaco, è stata acquistata da un’azienda nord-americana la quale, a causa del blocco USA, ha il divieto di venderla a Cuba. Le conseguenze? Senza Actinomicina-D il trattamento medico è meno efficace e il successo di guarigione, che di solito è del 70-80%, crolla drasticamente.
L’Associazione Nazionale di Amicizia
Italia-Cuba si è impegnata a sostenere
la campagna per l’acquisto del farmaco.
Ogni vostro contributo è prezioso.
Venerdì 15 gennaio le forze di polizia sono intervenute nell’area ex Osmatex
Sabato mattina davanti al teatro Dante di Campi Bisenzio, un gruppo di compagni del Camilo Cienfuegos, del circolo Prc di Campi Bisenzio e del Csa Next Emerson, hanno deciso di distribuire dei volantini (il cui testo trovate qui di seguito) per denunciare il carettere spesso propagandistico di queste iniziative.
Ricordando la vicenda dei rom sgomberati all’Osmatex, abbiamo sottolineato il fatto che quasi sempre gli stessi soggetti che propongono questi “bellissimi” forum sull’immigrazione, si nascondono dietro un imbarazzante silenzio quando si devono materialmente risolvere dei problemi concreti.
Venerdì 15 gennaio le forze di polizia sono intervenute nell’area ex Osmatex (comune di Sesto Fiorentino) per sgomberare un insediamento dove circa 200 persone di etnia rom vivevano nell’impossibilità di avere una sistemazione migliore. Le ruspe hanno completamente abbattuto le baracche presenti, senza distribuire nè coperte nè vestiti e soprattutto senza fornire una soluzione alternativa per l’alloggio. Per diversi gioni, la maggior parte di queste persone, fra cui donne, anziani, ammalati e cinque minori, sono state costrette a fare i conti con il freddo, la pioggia, la mancanza di cibo e con la necessità di trovare un posto dove dormire. Grazie all’intervento della chiesa valdese è stato possibile trovare delle soluzioni temporanee a gran parte di queste persone, mentre alcune realtà politiche e sociali hanno effettuato delle pressioni nei confronti dei comuni limitrofi, della provincia e della regione, perchè trovassero delle soluzioni di accoglienza. Le risposte o non ci sono state o sono state negative, adducendo delle incomprensibili ragioni di carattere territoriale. Quello che colpisce in tutta questa vicenda è la totale assenza da parte delle istituzioni, che almeno sul piano nominalistico dovrebbero essere di centro-sinistra. Il primo cittadino di Sesto Fiorentino Gianni Gianassi si è comportato come il peggior sindaco leghista, rivendicando l’accaduto, ringraziando pubblicamente il questore “per aver fatto intervenire le forze di polizia” e mostrandosi inerme nella soluzione di una situazione che prima di tutto era umanitaria. I comuni limitrofi, la provincia e la regione si sono messe a giocare a scarica barile, le associazioni collaterali alle amministrazioni comunali, provinciali e regionali hanno balbettato una timida condanna senza però mettere a disposizione le loro strutture, gran parte delle comunità cattoliche fiorentine, con la nobile eccezione delle Piagge, non hanno fatto quello che avrebbero potuto. L’idea di Firenze come città della cultura e dell’accoglienza probabilmente era vera per il passato, sicuramente non lo è per il presente. E’ di pochi giorni fa la dichiarazione del candidato del PD alla presidenza della regione Toscana, in cui si schiera a favore della costruzione di un CIE anche in Toscana. I CIE (ex CPT) sono delle carceri-lager in cui gli immigrati possono essere rinchiusi fino a sei mesi senza aver commesso alcun crimine! Ad aggravare lo stato delle cose inoltre, c’è spesso la complicità degli enti gestori (associazioni e volontariato) che non fanno niente, anzi, per denunciare le continue violazioni dei diritti della persona che avvengono all’interno di queste strutture. Ma non è finita qui. Basta pensare all’ ordinanza contro i lavavetri dell’ex assessore Graziano Cioni, o la raccolta delle firme da parte della Lega Nord contro la possibilità di costruire una moschea a Campi Bisenzio.Questi sono solo alcuni esempi di atteggiamenti e di comportamenti xenofobi che attecchiscono anche nei nostri territori. Molto spesso partono dalla società civile, vengono amplificati a dismisura dai massi-media e dai partiti razzisti e finiscono per investire anche quelle istutuzioni che noi ci ostiniamo a defire “amiche”. Altre volte il procedimento è inverso: sono il sistema dell’informazione e quello istituzionale che lanciano delle vere e proprie campagne d’odio. C’è stato detto più volte che una delle poche cose che distingue un governo locale di centro-sinistra da uno di centro destra sia l’attenzione nei confronti dei diritti sociali, visto che, dal punto di vista economico e urbanistico, i due schieramenti politici si somigliano molto. In realtà da qualche anno a questa parte dobbiamo constatare che anche questa sensibilità sociale ha ceduto il passo alle esigenze del mercato e del consenso. Vengono organizzati molti convegni e si spendono tante parole rispetto a questi temi, ma poi, di fronte alle scelte da compiere, si percepisce solo un grande silenzio.
Venerdi 15 gennaio le forze di polizia sono intervenute nell’area ex Osmatex
(Comune di Sesto Fiorentino), per sgomberare un insediamento dove circa 200 persone di etnia rom vivevano nell’impossibilità di avere una sistemazione migliore. Le ruspe hanno completamente abbattuto le baracche presenti, senza distribuire nè coperte nè vestiti e soprattutto senza una soluzione alternativa per l’alloggio.
Da due notti, la maggior parte di queste persone fra cui donne, anziani ammalati e cinque minori, sono costrette a fare i conti con il freddo, la pioggia, la mancanza di cibo e con la necessità di trovare un posto dove dormire. Grazie all’intervento di alcune realtà politiche e sociali, associazioni e singoli individui, con il passare delle ore è stato possibile trovare delle soluzioni temporanee almeno per le donne e i bambini. Ma allo stato attuale ancora 40/50 persone sono ammassate nel parcheggio adiacente all’area sgomberata. Nella notte sono state portate loro coperte, giacconi invernali e alcuni vestiti.
Quello che colpisce in tutta questa vicenda è la totale assenza da parte delle istituzioni, che almeno guardando le etichette nominalistiche dovrebbero essere di centro-sinistra. Il sindaco di Sesto Fiorentino si è comportato come il peggior sindaco leghista, rivendicando l’accaduto, ringraziando pubblicamente il questore “per aver fatto intervenire le forze di polizia…” e non facendo niente per risolvere una situazione che prima di tutto è umanitaria. I comuni limitrofi, la provincia e la regione, invece, di fronte a ripetute sollecitazioni di intervento, si sono messe a giocare a scarica barile.
Il Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos e il circolo di Rifondazione Comunista di Campi Bisenzio, chiedono alle istituzioni competenti di trovare una sistemazione adeguata alle persone sgomberate, e al di là delle “competenze territoriali”, di assumersi la responsabilità di quanto accaduto.
Domenica 20 Dicembre al Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos Fulvio Grimaldi ha presentato un bellissimo documentario sull’operazione Piombo Fuso intitolato “Araba Fenice il tuo nome è Gaza”.
L’operazione Piombo Fuso iniziò il 27 Dicembre 2008 e causò oltre 1300 vittime palestinesi quasi tutti civili e molti dei quali bambini.
Durante l’infame operazione sono state utilizzate armi vietate dalla Convenzione di Ginevra (come il micidiale fosforo bianco) in una delle zone più densanmente abitate del mondo ed i cui effetti ancora permangono nelle acque e sui terreni.
Al termine della serata si è svolta una cena di solidarietà per raccoglere fondi da destinare all’ospedale Al Awda di Gaza. L’intero incasso è stato consegnato direttamente nelle mani di un compagno del Forum Palestina che in questo momento sta partecipando, insieme ad una comitiva internazionale, alla Gaza Freedom March.
Ringraziamo tutti coloro che in qualche modo hanno contribuito alla serata. Solidarietà al popolo palestinese, fino alla vittoria!
Riceviamo dal Forum Palestina: Campi Bisenzio (FI) : 2000 euro raccolti per l’Ospedale Al Awda di Gaza I compagni del Centro sociale Camilio Cienfuegos con la cena sociale del 20 dicembre hanno raccolto e consegnato altri 1.000 euro per l’ospedale Al Awda di Gaza. Si vanno ad aggiungere agli altri 1.000 già raccolti in precedenza. Chi ha detto che la solidarietà non può essere anche …una cena sociale?
Comunicati 2009
Libertà per gli antifascisti
Venerdi 6 novembre, verso le 5:00 del mattino, è scattata l´operazione repressiva di polizia e procura contro gli antifascisti fiorentini.
Un compagno è stato arrestato con l´accusa di aver messo un petardo davanti alla sede delle agenzie dell´entrate, ad altri undici invece sono state perquisite le abitazioni e sequestrati in seguito pc, hard disk e materiale cartaceo.
Per loro l´accusa è quella di essere andati in soccorso di una ragazza che si trovava in centro accerchiata da una decina di fascisti armati di spranghe e catene.
Le intercettazioni e le testimonianze di alcuni cittadini, avevano inoltre già avvertito della presenza di neofascisti armati di spranghe che uscivano ed entravano dalla loro sede in via della Scala.
Anche a Livorno e a Pistoia ci sono compagni e antifascisti in carcere o agli arresti domiciliari dopo “spregiudicate” operazioni di polizia.
Il clima che stiamo respirando ormai da tempo nel paese e a dir poco preoccupante.
Come Assemblea Permanente Campi Bisenzio Antifascista, oggi più che mai, ci sentiamo in dovere di esprimere la nostra completa solidarietà a tutti gli antifascisti arrestati e indagati, e di respingere ogni tentativo di criminalizzare il dissenso. Riteniamo, inoltre, che le forze dell’ordine non abbiano agito a difesa del comune sentire democratico continuamente offeso dalle azioni sfrontamente aggressive dei gruppi neo-nazifascisti, che violano sistematicamente le leggi a fondamento della convivenza civile.
Siamo convinti che repressione, denunce, arresti non siano un problema solo di chi gli subisce. I “pacchetti sicurezza”, le nuove definizioni di “terrorismo”, l´uso spregiudicato della custodia cautelare, la limitazione di libertà e agibilità politica per chi ogni giorno lotta per una società più giusta e più libera sono un problema di tutti e soprattutto di quella “società civile” che ancora crede nell´antifascismo come valore fondamentale.
Per questo motivo come Assemblea Permanente Campi Bisenzio Antifascista aderiamo alla manifestazione regionale del 12 dicembre a Firenze, sottolineando l´importanza di una data come quella del 12 dicembre, 40° anniversario della strage di Piazza Fontana.
Assemblea Permanente Campi Bisenzio antifascista, Cantiere sociale Camilo Cienfuegos, circolo di Campi Bisenzio del Partito della Rifondazione Comunista, Associazione Italia – Cuba di Campi Bisenzio, A.N.P.I. di Campi Bisenzio, Comitato Cassaintegrati Gkn,
12 DICEMBRE 2009 MANIFESTAZIONE REGIONALE
ORE 15.30 Piazza San Marco – Firenze
Mannu libero – Solidarieta’ agli antifascisti perquisiti
Stamani, 6 Novembre 2009, le solerti forze di polizia hanno perquisito numerosi abitazioni di compagni e compagne appartenenti a centri sociali e non solo. Se questo non bastasse un compagno è stato arrestato adducendo ad un presunto pericolo di fuga per un viaggio in sud America che avrebbe dovuto, e farà, nel mese di Febbraio.
Le accuse vanno dalla detenzione di presunti esplosivi, ai rapporti di solidarietà internazionale, alle iniziative contro la presenza dei fascisti in città, alle iniziative contro Forza Nuova a Rignano sull’Arno.
Il GIP Pezzuti ha pensato bene di tentare la carta dell’aggravante di terrorismo, utilizzando in maniera piuttosto stravagante quanto previsto dal Decreto Pisanu sulla nuova definizione di terrorismo stesso “ Sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un’organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un’organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un’organizzazione internazionale, nonché le altre condotte definite terroristiche o commesse con finalità di terrorismo da convenzioni o altre norme di diritto internazionale vincolanti per l’Italia”.
Non stiamo qui a leccarci le ferite ma lanciamo da subito quello che deve essere per ognuno di noi una pratica da cui nessuno può “dissociarsi”: la solidarietà
Fuori da ogni richiesta di giustizialismo pensiamo che non sia casuale che in prossimità dell’ennesimo tentativo di svolgere iniziative in città da parte di quei fascisti di Forza Nuova, si vada a colpire proprio chi in questi anni è stato protagonista nell’impedire qualsiasi tipo di agibilità politica a questi loschi figuri.
Nell’ultimo anno magistratura, questura hanno operato in maniera tale da cercare di stroncare nella nostra città ogni tentativo di protagonismo politico, attraverso gli avvisi orali e le perquisizioni agli studenti, convocazioni in questura, fino ad arrivare a quanto è successo oggi.
Un clima davanti al quale, come più volte abbiamo detto e scritto, non si può sottacere.
Particolarmente in questo momento non possiamo pensare e tollerare che qualcuno si possa sentire non coinvolto da quanto sta succedendo.
Che sappia chi di dovere, davanti a quanto venuto alla luce in questi mesi, che non tollereremo nessun atto di vessazione verso il compagno arrestato.
VENERDI 6 NOVEMBRE ORE 17.30
PRESIDIO SOTTO LA PREFETTURA DI FIRENZE IN VIA CAVOUR
SABATO 7 NOVEMBRE ORE 16.00 PIAZZA SAN MARCO
MANIFESTAZIONE PER LA LIBERAZIONE DI MANNU
IN SOLIDARIETA’ AI PERQUISITI
CPA FI-SUD, CANTIERE SOCIALE K100, CSA NEXT EMERSON, MOVIMENTO DI LOTTA PER LA CASA, INDIVIDUALITA’ ANARCHICHE FIORENTINE, COLLETTIVO POLITICO SCIENZE POLITICHE, ASSEMBLEA DELLE SCUOLE IN LOTTA
Solidarietà ai compagni arrestati e denunciati a Pistoia. Mobilitiamoci per sostenerli
Domenica 11 ottobre, durante una riunione per la costruzione di un coordinamento regionale contro le ronde, decine di poliziotti hanno fatto irruzione nella sede del circolo I Maggio a Pistoia, perquisendo locali e macchine dei presenti e sequestrando oltre 20 persone.
Motivazione ufficiale dell’irruzione il danneggiamento – avvenuto nel primo pomeriggio – della sede dei fascisti di Casapound. Nella sede era presente anche, come a voler confermare quanto filogovernativi siano in realtà questi fascistelli “non conformi”, un consigliere comunale del PDL.
Riteniamo gravissima l’irruzione della polizia nel circolo politico I Maggio, durante una assemblea pubblica. Nei mesi scorsi diversi compagni e realtà antifasciste pistoiesi hanno ripetutamente subito attacchi fisici di tipo squadrista e mai la questura è intervenuta perquisendo le sedi dei fascisti. Questa volta si è voluto invece dare ulteriore dimostrazione del clima repressivo e della collusione sia politica che “personale” dei fascisti di Casapound, come Forza Nuova del resto, con questura e forze governative.
Riteniamo gravissimo l’aver portato oltre 20 compagni in questura, trattenendoli fino a notte fonda, arrestando tre persone e denunciandone altre 8. Una prima importante risposta si è già avuta nella sera stessa di domenica con 100 compagni provenienti da diverse città in presidio sotto la Questura di Pistoia, principale responsabile di quanto avvenuto. Da parte nostra saremo presenti nelle mobilitazioni che si riterranno di organizzare fin da stasera a Livorno, ed in sostegno materiale ai compagni rinchiusi nel carcere fiorentino di Sollicciano.
Solidarietà ai compagni arrestati e denunciati
Nessuna agibilità per fascisti e razzisti
Liberi subito tutti/e gli antifascisti
Firenze 14.10.2009
CPA Firenze sud, Cantiere Sociale K100FUEGOS, Collettivo Politico Scienze Politiche
Sosteniamo la lotta dei detenuti di sollicciano
Il 18 agosto nel carcere di Sollicciano è partita una protesta con l’incendio di materassi e lenzuola per richiedere quei minimi diritti legati alla semplice sopravvivenza. Una protesta che ha fatto seguito alla negazione di uno dei colloqui settimanali.
Sovraffollamento, pasti rancidi, riduzione del numero di docce, richiesta di una seconda cucina:
questi sono solo alcuni delle motivazioni che hanno portato i detenuti di Solliciano a protestare ed a cercare di far sentire la propria voce fuori dal carcere.
Si tratta di condizioni minime di sopravvivenza per persone che sono costrette nelle celle 22 ore al giorno, alimentate al costo giornaliero di 1,53 euro, ristrette in uno spazio inferiore ai 7 metri. Ricordiamo ancora che il carcere fiorentino è stato costruito per 460 persone e che ora ne ospita più del doppio, ammassate in 3/4 nelle celle singole, in 6 nelle celle da tre posti, con pochi educatori e scarso accesso al lavoro e ad altre attività.
Nel carcere fiorentino per le donne non è possibile accedere ai servizi educativi ed alle attività sociali con la scusa che “sono poche” anche se sono oltre un centinaio.
In 10 anni nelle carceri italiane sono morti quasi 1.500 detenuti, oltre un terzo per suicidio e gli altri per i ritardi nell’assistenza sanitaria o in circostanze non chiarite.
Qui spesso l’autolesionismo è l’unico mezzo, per i detenuti, per affermare la propria esistenza; sono stati frequenti i pestaggi sistematici, regna la violenza ed è massiccio l’uso di psicofarmaci.
Questa è la realtà del carcere di Sollicciano come di tante altre carceri d’Italia, dove infatti sono divampate nei giorni successivi altre proteste, da Pisa a Napoli a Milano.
La risposta delle istituzioni è stata purtroppo la solita: con la visita di Franco Ionta, direttore del DAP, che invece di riportare perlomeno una parvenza di decenza nel carcere ha ammonito i detenuti dal fare sentire le proprie rivendicazioni; a questo ha fatto seguito la denuncia penale verso i detenuti stessi per danneggiamenti.
Oltre 50 persone sono state invece denunciate nella giornata di sabato 29 agosto per avere portato la loro solidarietà all’esterno del carcere, ad ennesima dimostrazione che si vuole finanche negare la possibilità di un legame ed una solidarietà tra il fuori e l’interno del carcere.
In un contesto nazionale in cui la cosiddetta “sicurezza” è il faro ispiratore delle politiche reazionarie del governo, è del tutto normale che le carceri si riempiano: si riempiono di immigrati, grazie alle nuove e vecchie leggi su clandestinità ecc.., si riempiono per reati legati alle droghe, si riempiono per le norme sulle recidive…..
E la risposta governativa non può essere che altra repressione, la costruzione di altre carceri, l’aumento di nuovi CIE per immigrati, per gestire appunto l’enorme quantità di futuri detenuti.
Crediamo necessario che le voci che dal carcere stanno cercando di farsi sentire e che parlano a tutti noi vadano raccolte e rilanciate e per questo saremo davanti a Sollicciano sabato 5 settembre dalle ore 18 in poi a manifestare la nostra solidarietà ai detenuti ed il nostro appoggio alle loro minime richieste.
Cpa Firenze sud, Cantiere Sociale K100fuegos, Collettivo Politico Scienze Politiche, Fuori Binario, Perunaltracittà, Partito della Rifondazione Comunista, Unione degli Studenti, Csa Nextemerson, Comunità di Base Isolotto, Comunità delle Piagge,, Associazione L’Aurora, Movimento di lotta per la casa, Associazione Liberarsi. Centro Carlo Giuliani
Il volantinaggio a Pitti Filati
Il 7 luglio 2009 una cinquantina fra lavoratori, studenti e militanti dei centri sociali hanno manifestato alla Fortezza da Basso con un volantinaggio per ricordare Moustapha, il ragazzo marocchino di 22 anni morto la scorsa settimana mentre lavorava a nero e senza protezioni per una ditta di allestimenti a Pitti uomo.
Abbiamo scelto l’inaugurazione dell’ennesima kermesse della moda, Pitti Filati, per richiamare l’attenzione di una città ormai attenta solo a ciò che è immagine e profitto, sulla tragedia delle morti sul lavoro, ed in particolare sulla morte di un giovane immigrato, resa ancora più inaccettabile dalla lucida volontà dimostrata da parte dei responsabili di nascondere ciò che è successo per non far emergere la realtà di sfruttamento e discriminazione che si nasconde dietro alla vetrina di Pitti immagine.
Abbiamo alzato la voce per stigmatizzare l’imperdonabile silenzio di padroncini, amministratori e perfino dei sindacati che preferiscono aspettare i risultati delle inchieste della magistratura piuttosto che ascoltare le tesimonianze dei colleghi di Moustapha e denunciare con forza le condizioni ed i ritmi di lavoro cui sono costretti.
Per questo continueremo ad esigere verità per Moustapha, per la sua famiglia, e per chi come lui è costretto a rischiare la vita sul lavoro ogni giorno. Continueremo a ricordare la sua storia che è poi quella di altre migliaia di persone che sono costrette dal bisogno a condizioni di lavoro umilianti e pericolose. Non si può dimenticare, non si può far finta di niente se un giovane uomo, padre di due figli, viene ucciso sul lavoro a Firenze, alla Fortezza da Basso.
Perchè non è possibile voltarsi dall’altra parte Perchè rifiutiamo di essere complici di coloro che si indignano solo per i morti “in regola”.
Perchè anche questo, come purtroppo tanti altri, lo sentiamo come uno di noi!
Alcuni lavoratori, CPA Firenze sud, Cantiere sociale K100 di Campi Bisenzio, Collettivi studenteschi medi ed universitari
Giovedì 28 maggio ore 19:00 alla rotonda di via il prato presidio e corteo fino all’albergo adriatico contro i fascisti e chi li protegge, con ogni mezzo necessario!
…Ci riprovano. Animati dal coraggio trasmessogli dalla sincera redenzione del camerata Palmisani, che, dopo anni di militanza all’interno di AN, ha deciso di lasciare il suo gruppo consiliare al comune di Rignano per abbracciare la causa della patria e del neofascismo, Forza Nuova tenta di rialzare la testa.
Per farlo, sotto la spinta del nuovo arrivato, ansioso di dimostrare ai nuovi camerati il suo valore e di spurgare l’onta dovuta alla pluriennale militanza al fianco del rinnegato Fini, hanno deciso di invitare, giovedì 28 maggio dalle 21.00 al Hotel Adriatico in Via Finiguerra a Firenze, città da sempre ostile alle spinte neofasciste, il segretario Roberto Fiore che è espatriato in Inghilterra per sfuggire ai processi per le stragi fasciste in Italia degli anni ’70, ritornando solo a prescrizione avvenuta. Lo stesso Roberto Fiore che ha ammantato di spirito antisistema il suo movimento, per poi farsi eleggere nelle fila di Forza Italia al Parlamento Europeo, accettando da questi finanziamenti diretti e occulti. Del resto sono proprio questi personaggi quelli che, fino ad oggi in maniera nascosta e da domani, forse, in maniera organizzata e legalizzata (grazie per esempio all’istituzione delle ronde), sono demendati a svolgere le funzioni che da sempre sono state appannaggio dell’estrema destra italiana: fare il lavoro sporco per il padrone di turno. Il tutto con la complicità, spesso attiva, delle forze dell’ordine.
Sono, del resto, gli stessi infami personaggi che hanno assassinato Dax, Renato, Nicola. Gli stessi che sabato scorso hanno scorrazzato, armati di spranghe e caschi, ignorati da Polizia e Carabinieri per il centro di Firenze aggredendo un ragazzo all’uscita di un concerto, e provocando i proprietari di numerosi phone center e ristoranti etnici, per la sola colpa di essere di un colore diverso.
Quando poi hanno trovato alcuni antifascisti non disposti a farsi intimidire, sono stati quest’ultimi a trovarsi circondati da decine di agenti e ad essere condotti in questura.
I fatti di sabato siano da monito per tutti. Sia per coloro che pensano che il fascismo ormai è debellato e che l’azione antifascista sia una pratica anacronistica, e sopratutto per quei fascisti che sono convinti di poter rialzare la testa, che il momento sia propizio, che anche a Firenze possono ambire a spazi di agibilità. La risposta a questi rifiuti della società sarà la più ferma, la più determinata.
A FIRENZE NON SI PASSA! FIRENZE NON DELEGA IL SUO ANTIFASCISMO!
Non saremo disposti a tollerare nessun ritorno del fascismo più o meno malcelato.
Non saremo disposti a delegare a nessuno una pratica, quella dell’antifascismo militante, reale espressione degli ideali della Resistenza e dei suoi caduti. Non saremo disposti a concedere spazi di agibilità politica o aggregativa a chi continua a propagandare e portare avanti azioni squadriste contro i compagni, gli immigrati, gli omosessuali e tutti quelli che questi maiali ritengono “i diversi”. Non saremo disposti a tollerare nella nostra città la presenza di Fiore e dei suoi guardiaspalle e lacchè né oggi né in futuro.
Per questo invitiamo tutti coloro che ritengono intellerabile la presenza dei fascisti nella nostra città a partecipare
I compagni e le compagne di Firenze
Fascisti alle Piagge
Nella notte tra giovedì 19 e venerdì 20 marzo alcuni fascisti sono entrati nel Centro Sociale il Pozzo della Comunità di Base delle Piagge, danneggiando i locali e lasciando come firma un manganello con la faccia di Mussolini.
Alla Comunità delle Piagge, colpita come presenza radicata sul territorio, di produzione di cultura della tolleranza, della solidarietà, del mutuo soccorso, contro l’arroganza ed il razzismo, va tutta la nostra solidarietà. Crediamo che questo atto non riguardi solo Le Piagge o Don Santoro, già altre volte minacciato dai fascisti, ma riguardi tutta la città, debba essere un segnale da non sottovalutare per tutti noi. Quanto accaduto ieri smentisce per sempre quanti sostengono che l’antifascismo militante sia da archiviare o che sia solo una questione di “opposti estremismi”, di centri sociali contro qualche fascista. Viene colpito in modo meschino e vigliacco, un luogo di socialità legato ad una comunità cristiana di base.
Da anni assistiamo alla crescita del neofascismo, degli attacchi contro centri sociali, immigrati, ragazzi di “sinistra”, con morti e feriti.
E quello che fa riflettere è il grado di connivenza delle forze politiche di governo e delle forze dell’ordine con questi soggetti. Tutelati politicamente e militarmente, portati a braccetto con le spranghe come a Bergamo per Forza Nuova, mentre vengono pestati gli antifascisti, cariche contro gli studenti per fare entrare quelli del FUAN all’Università come a Torino, fino a risalire all’episodio di Piazza Navona.
Favoriti da 20 anni in cui è stato abbandonato l’antifascismo in nome di una falsa pacificazione. In questo momento di crisi e di insicurezza sociale diventa ancora più importante rilanciare l’iniziativa e la presenza nei nostri territori e nei nostri quartieri, vero elemento di contrasto alla crescita di una cultura reazionaria e fascistoide, fatta da ronde e militarizzazione del territorio.
Per il resto, come abbiamo già detto e fatto, nessuna agibilità va data a questi figuri, nessuno spazio nelle nostre scuole, nelle nostre strade va concesso.
Crediamo necessario che, dopo quello che è successo, sia importante anche una risposta cittadina collettiva e rimaniamo a disposizione per questo.
Solidarietà al Pozzo.
Oggi come ieri contro il fascismo con ogni mezzo necessario.
CPA Firenze sud, Cantiere Sociale K100fuegos, Collettivo Politico Sc. Politiche, Rete Collettivi Studenteschi
Solidarietà ai lavoratori Esselunga!
Il 2 febbraio, durante il turno alla cassa, le capita di stare male, ma non le è consentito – nonostante le ripetute richieste alla responsabile di reparto – di andare alla toilette. Le viene solamente ripetuto di aspettare. Quattro ore di attesa! Insopportabili per chiunque, ma tanto meno per una donna che soffre di problemi renali, come documentato all’azienda con un certificato medico. Lei è rimasta seduta alla cassa fino alla fine del turno, le 21.30, senza neppure potersi cambiare gli abiti. Finito il lavoro “umiliata e piangente” va in ospedale dove, dice, le viene diagnosticata una cistite emorragica.
Purtroppo non finisce qui. La cassiera, dopo aver trovato il coraggio di denunciare l’episodio alla UIL, giovedì 28 febbraio racconta di essere stata violentemente aggredita negli spogliatoi da un uomo alto e robusto, che dopo averla bendata e messo un panno in bocca, le ha sbattuto violentemente la testa contro un armadietto e poi dentro il water fino a farle perdere i sensi, urlandole di aver parlato troppo.
È un fatto gravissimo e inaccettabile. La violenza avvenuta all’interno del supermercato chiama direttamente in causa la dirigenza Esselunga, che in un primo momento ha addirittura cercato di far passare la notizia come un episodio di autolesionismo della lavoratrice. Stando ai giornali, l’Esselunga non è nuova ad azioni di mobbing contro i propri dipendenti: proprio due settimane fa, un responsabile ha scaraventato una cassetta della frutta addosso ad un lavoratore disabile assunto come categoria protetta. Il clima lavorativo all’interno dei supermercati Esselunga, come dichiarato da suoi stessi dipendenti, è inaccettabile: insulti, molestie, minacce e vessazioni di ogni tipo sono all’ordine del giorno, spesso esercitate da semplici responsabili di reparto nei confronti dei propri colleghi.
Purtroppo questi episodi non ci stupiscono, nonostante il mondo politico, istituzionale e mediatico sia unilateralmente schierato nel dipingere la società in cui viviamo come democratica e civile. Crediamo invece che i più elementari diritti delle persone vengano calpestati ogni giorno e repressi in nome della “sicurezza” a partire dalla libertà di opinione, dall’eguaglianza sociale, dal ricevere un’informazione vera, fino ad arrivare al diritto fondamentale di poter condurre una vita dignitosa che si realizza inevitabilmente attraverso i rapporti di lavoro, un mondo invece, quest’ultimo, ancora tristemente intriso di soprusi, violenze, morti e impunità.
Non un passo indietro per i diritti dei lavoratori!!!
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Scarica il volantino in formato pdf
Lettera aperta ai lavoratori della Gkn.
Lettera aperta ai lavoratori della Gkn
Vi scriviamo convinti del fatto che le conquiste ottenute dai lavoratori di una singola azienda siano un patrimonio comune di tutti i lavoratori e che l’arretramento e il peggioramento delle condizioni di lavoro in una singola azienda o categoria finiscano per riflettersi nel peggioramento delle condizioni del resto dei lavoratori. Se questo è sempre vero, nel vostro caso lo è ancora di più. Ciò che succede in Gkn ha inevitabili riflessi sul resto delle aziende e sul prossimo contratto nazionale. Non è casuale che il vostro amministratore delegato sia parte della delegazione trattante di Federmeccanica per il prossimo contratto.
E’ sulla base di questa nostra convinzione che ci permettiamo di scrivervi in merito al referendum che si tiene nella vostra azienda. In discussione c’è il “il 6 per 8, una turnazione che apre inevitabilmente le porte alla “flessibilità oraria” richiesta da Confindustria. L’idea è quella di scardinare il nostro orario lavorativo per sostituirlo con orari a fisarmonica in cui ti ammazzi di lavoro quando l’azienda ha dei picchi e stai a casa quando il mercato lo richiede. Si abbandona l’idea di un tetto “massimo” di 40 ore settimanali per andare verso una “media” di 40 ore settimanali. Proveranno a spiegarvi mille ragioni tecniche per accettare il 6 per 8. Le ragioni per respingerlo sono invece estremamente semplici. Il 6 per 8 va rifiutato perché non è vita:
1- lavori 6 giorni di fila di notte e ti possono chiedere straordinari anche nelle restanti due notti di domenica. La stanchezza derivante da 6 notti di fila ti rende meno lucido e rende più pericoloso il lavoro per te e per chi ti sta attorno. 2- lavorare il sabato non è la stessa cosa che lavorare durante la settimana. Con il 6 per 8 il sabato viene equiparato al resto dei giorni ordinari. Perdi le maggiorazioni salariali, ma soprattutto perdi week-end da dedicare ad amici e famiglia. E’ vero che hai due giorni di riposo compensativo nella settimana, ma forse in quei giorni i tuoi amici smettono di lavorare o i tuoi figli smettono di andare a scuola o il tuo partner a lavorare? 3- chi fa il 6 per 8 non mantiene una reale parità di salario con il resto dei lavoratori. In tutta l’ipotesi d’accordo non si nomina mai esplicitamente “parità di salario”. Questa viene mantenuta nominalmente monetizzando un Par collettivo (un diritto viene cioè convertito in soldi). 4- l’azienda va a coprire il lavoro straordinario con lavoro ordinario, facendo perdere ai lavoratori tutte le maggiorazioni degli straordinari. Se comunque l’azienda scoprisse di aver bisogno di straordinari può chiederteli nelle restanti notti di domenica o spezzandoti l’unica settimana di riposo. Ci dicono che il 6 per 8 si baserebbe sulla volontarietà dei lavoratori. Ma come si fa a parlare di volontarietà quando l’unica cosa che l’azienda sa fare è puntarvi la pistola alla tempia? Non vi hanno forse detto in ogni modo che se rifiutate questo accordo non assumeranno gli interinali o delocalizzeranno la produzione? Questo non si chiama volontarietà: si chiama ricatto. In merito a questo facciamo notare che: – quando all’azienda converrà delocalizzare lo farà senza nemmeno chiedervi il permesso. Se oggi non lo fa non è per bontà o perché voi accettate sacrifici, ma perché non le conviene.
– gli interinali in Gkn sono un numero imprecisato ma probabilmente ben maggiore di quel famoso 15% di tetto massimo che la Fiom sta chiedendo per il prossimo contratto nazionale. Il sindacato deve chiedere che gli interinali siano assunti in qualsiasi caso e non sulla base di uno scambio tra assunzioni e peggioramento delle condizioni. OGGI E’ INFINE ARRIVATO IL REFERENDUM CON UNA PICCOLA SORPRESA: chi si aspettava di poter votare sì o no all’introduzione del 6 per 8, si troverà invece a scegliere tra due accordi peggiorativi: tra il 6 per 8 e un pacchetto di sabati obbligatori. In pratica il referendum diventa un quesito di questo tipo: a quale albero vuoi finire impiccato? Questa non è democrazia. Se un lavoratore ritiene di doversi opporre al 6 per 8 e all’arroganza aziendale dei sabati obbligatori non ha a questo punto altra scelta che AVVALERSI DEL DIRITTO DI NON VOTARE, non raggiungendo il quorum e quindi invalidando un referendum le cui modalità sono a dir poco da rivedere.
Noi non siamo contro il sindacato, al contrario siamo i primi a sostenere la necessità che i lavoratori si organizzino sindacalmente. Crediamo però che su questa questione del 6 per 8 e dei sabati il sindacato debba fare un passo indietro e prendersi tutto il tempo necessario a riflettere. Nelle assemblee, nelle raccolte di firme i lavoratori hanno ampiamente dimostrato di non essere disposti ad ingoiare bocconi amari. Il sindacato deve farsi portatore di questa volontà e non essere la cassa di amplificazione delle minacce aziendali (delocalizzazione, chiusura ecc. ecc.) Infine una domanda semplice: l’azienda non era forse in crisi fino a poco tempo fa? Non vi ha chiesto e sacrifici? Non vi hanno forse detto che non c’erano soldi? Ora l’azienda raddoppia il fatturato, fa il dividendo e continua a chiedervi sacrifici. Ma se non si ottengono miglioramenti ora quando pensiamo di ottenerli? Uniti possiamo tutto, divisi non siamo nulla.
Cantiere sociale Cienfuegos Campi B. – FalceMartello sinistra Prc
A proposito della manifetazione e del concerto di sabato 17 Gennaio 2009
Di solito non amiamo troppo parlare di noi stessi. Lo facciamo perchè pensiamo che un posto si caratterizzi non tanto per come parla di se stesso ma per quello che fa quotidianamente.
Questa volta facciamo uno strappo alla regola per commentare la splendida giornata di Sabato 17 gennaio.
Nel pomeriggio, la bellissima manifestazione a Roma a cui hanno preso parte oltre 200 mila persone a favore del popolo palestinese che in queste ultime settimane ha subito un genocidio da parte dello stato israeliano. Più di mille morti, molti dei quali bambini.
La sera, al Camilo Cienfuegos, oltre 400 persone hanno assistito al concerto dei Riot squad, Mob, GuestSka, Attaccabrighe e Nabat.
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Comunicati 2008
Chiudere le sedi, negare ogni spazio: fuori i fascisti dai nostri quartieri
Nella serata di Sabato 13 Dicembre un gruppetto di neofascisti si è presentato davanti allo Spazio Liberato (ex Breda) di Pistoia per provocare ed aggredire i partecipanti ad una iniziativa antifascista. Purtroppo l’episodio non è che l’ultimo di una serie di “eroiche” azioni che, anche in Toscana, hanno visto come protagonisti i nostalgici del Duce. In tutta Italia le varie sigle dell’estrema destra stanno cercando spazi e legittimità all’interno di un clima politico e sociale a loro molto favorevole. Il revisionismo strumentale che equipara partigiani e repubblichini, un governo “amico” alla perenne ricerca di un nemico esterno (il romeno, lo zingaro, il gay, …), la deriva securitaria su cui molti politici (anche della cosiddetta opposizione) stanno costruendo le proprie fortune elettorali, una società che padroni-media-politici contribuiscono a rendere sempre più atomizzata, povera e impaurita,…..E’ in questo clima che la nuova e vecchia destra cerca consensi aprendo nuove sedi e moltiplicando le proprie iniziative (da Gelli in tv alle distribuzioni del pane di Casapound). I fascisti trovano spazio anche perché molte forze politiche e sociali hanno completamente abdicato sul tema dell’antifascismo anzi a volte (nascondendosi spesso dietro la parola “democrazia”) hanno finito per dare agibilità e legittimità a tutta questa marmaglia nostalgica. Non parliamo poi delle forze dell’ordine perché, come ha ulteriormente confermato l’episodio di Pistoia, niente c’è da aspettarsi (se non repressione) da chi ha delle pesanti connivenze con certi ambienti. Sta a noi, agli antifascisti militanti, dare delle risposte; a noi che abbiamo imparato a caro prezzo (Dax e Renato solo per fare due nomi) cosa vuol dire sul territorio la presenza dei fascisti, delle loro sedi, dei loro atteggiamenti.
Per tutti questi motivi saremo a Pistoia alla manifestazione di sabato 20 alle ore 15.30, a ribadire che l’antifascismo non si delega e invitiamo tutti gli antifascisti pistoiesi a mobilitarsi con ogni mezzo per cacciare vecchi e nuovi fascisti dai quartieri, iniziando con la chiusura delle sedi in cui queste merde si ritrovano.
Solidarietà ai compagni aggrediti,
solidarietà ai compagni denunciati.
Solidarietà a tutti gli antifascisti militanti, sempre!
Contro il fascismo con ogni mezzo necessario!!
Cantiere Sociale K100fuegos, CPA Firenze sud, Collettivo Politico Sc. Politiche, Rete studenti medi fiorentini.
Dopo l’ennesimo episodio di squadrismo fascista
avvenuto la notte del 29 Agosto esprimiamo la nostra solidarietà ai compagni accoltellati alla fine dell’iniziativa per ricordare Renato Biagetti. Da tempo denunciamo con forza l’aumentare della presenza fascista anche sul nostro territorio fomentata anche dalla deriva securitaria intrapesa dal parlamento che contribuisce a generare, in ampi settori sociali, idee razziste e xenofobe. Ricordando con rabbia i troppi compagni vittime di aggressioni in questi ultimi anni invitiamo tutti gli antifascisti a vigilare e ad organizzarsi.
Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos
Riportiamo di seguito due articoli sull’argomento:
Aggressione con le lame a Roma nel giorno per Renato
fonte: isole.ecn.org/antifa 30/08/08
La serata di ieri al Parco Schuster è stata bella, emozionante e partecipata, con centinaia di persone passate a ricordare Renato Biagetti e la sua storia. La serata poi è proseguita lì vicino a Pirateria, a qualche centinaio di metri sulla via ostiense. Stanotte verso le 4.30/5 4 compagni che tornavano all’altezza del parco per recuperare l’auto, sono stati aggrediti coltelli alla mano da un gruppetto di una decina di fascisti. ..leggi tutto
Verso il 29 agosto 2008
fonte: veritaperrenato.noblogs.org
Sono passati ormai 2 anni da quando , il 27 agosto del 2006, Renato, uscendo da una dance hall reggae sulla spiaggia di Focene, insieme alla sua fidanzata e al suo amico Paolo, furono aggrediti da due giovani scesi dalla loro auto coltelli alla mano. ..leggi tutto
Comunicati 2007
Radicali e trasparenti
Il cantiere sociale Camilo Cienfuegos da 6 anni organizza dibattiti, concerti, corsi di computer, partecipa a manifestazioni e mobilitazioni, fa controinformazione su temi come la lotta alla precarietà, il diritto alla salute, la repressione, l’internazionalismo, il lavoro.
Rispondiamo alle critiche che parte di questo consiglio comunale ci ha rivolto rivendicando con orgoglio ogni singola iniziativa di un percorso che in questi anni ci ha portato a essere presenti sul territorio ed a confrontarci con tanti compagni, associazioni, istituzioni, centri sociali, organizzazioni, realtà varie ed eterogenee.
Tutte queste iniziative e rapporti sono nate dalla nostra ferma intenzione di lottare per le idee che il Cantiere ha sempre portato avanti con radicalità e trasparenza (le nostre assemblee settimanali sono aperte a tutti): dall’antifascismo militante al sostegno alla rivoluzione cubana, dalla lotta al precariato fino alla mobilitazione contro l’inceneritore.
Siamo convinti che il Cantiere essendo un luogo di ritrovo, di confronto, di partecipazione, di militanza dovrebbe essere visto come una risorsa per il territorio e non come una minaccia sopratutto in anni contraddistinti dall’indifferenza, dall’ignoranza, dall’apatia, dal qualunquismo, dal neofascismo di ampi strati della popolazione giovanile e non solo.
Ile compagnie del K100F