Grazie a tuttə coloro che si sono unitə a noi nella camminata per Valibona e all’iniziativa, nonostante il maltempo e la pioggia del rientro.
Un grazie particolare agli Ex-Macelli per averci accompagnato con la musica nel racconto della battaglia di Valibona e della brigata Lupi Neri.
Di seguito riportiamo l’intervento iniziale:
“Come ogni anno il 25 Aprile i compagni e le compagne del Cantiere, assieme ai ragazzi di
Quinto, sono qui per festeggiare la liberazione dal nazifascismo, ascoltando la musica resistente degli Ex Macelli e eseguendo delle letture tratte dall’archivio dell’Anpi e dal testo “Campi Bisenzio un anno di guerra”, per poi salire al cippo a deporre la corona e omaggiare Lanciotto, Vladimiro, Vandalo, Guglielmo e tutti gli altri che persero la vita per un paese (e un mondo, vista la presenza degli internazionali) libero dall’oppressione nazifascista.
Non possiamo che iniziare questa nostra piccola riflessione se non denunciando lo schifo che ci fa questo governo e i suoi esponenti, che non perdono occasione per palesare le loro idee reazionarie e fasciste, tenute in qualche maniera a bada durante la campagna elettorale per rassicurare chi si doveva rassicurare, ma che adesso rendono evidente a tutti da che mondo vengano questi soggetti e i legami con esso che non hanno mai reciso. E così abbiamo avuto il “piacere” di sentire dal Presidente del Senato La Russa che l’azione di via Rasella fu una pagina ingloriosa della Resistenza e che il battaglione bersaglio dell’attentato era una sorta di coro di alpini pensionati, forse brilli. Chi conosce un po’ di storia e ha un po’ di onestà intellettuale sa che fu una pagina importante della Resistenza partigiana, e che l’eccidio delle Fosse Ardeatine che ne seguì, una delle stragi più efferate di quegli anni, dove a perdere la vita furono antifascisti, compagni, ebrei, eccetera. Non furono uccisi “solo perché italiani” come ama ripetere la Meloni, riproponendo in questa occasione la solita formula che viene utilizzata per le vittime delle foibe.
Perché alla fine l’obiettivo di questa destra, coadiuvata da certi pezzi di cosiddetta sinistra, è annacquare tutto in una retorica nazionale, in nome della quale mettere una pietra sopra al conflitto mai sopito tra neofascisti e antifascisti. Questo non lo possiamo e non lo dobbiamo permettere, la lotta politica e culturale al revisionismo, in questo senso, è fondamentale.
Se poi pensiamo alle recenti dichiarazioni di Lollobrigida, viceministro, fedelissimo e cognato della Meloni, sulla teoria della sostituzione etnica, una teoria che proviene dal mondo del neonazismo e del suprematismo bianco… Una teoria che però, a ben guardare, non è conosciuta solo da Lollobrigida: ci sono vari video di Meloni e Salvini che la citano.
Quindi, a seconda dei momenti, si danno una veste democratica, accettabile, e in altri strizzano l’occhio ai settori più radicali della destra: la realtà è fatta di un governo che aiuta i grandi industriali, incoraggia i furbetti e gli evasori, nega diritti e attacca frontalmente lavoratori e proletari in grave difficoltà economica.
Noi, compagne e compagni che non apparteniamo a nessun partito o sindacato, che facciamo dell’attivismo sociale e politico il nostro agire quotidiano, che aneliamo a un cambio radicale dell’esistente, sappiamo bene che molto, se non tutto, di quello che viene adesso rimproverato al governo di Fratelli d’Italia si poggia su ciò che è o non è stato fatto nei governi precedenti, in cui il Partito Democratico ha avuto più di una responsabilità. Non ci dimentichiamo Jobs Act, mancato ritiro dei pacchetti sicurezza, spinte guerrafondaie, solo per dirne alcune. E il bello è che ogni volta viene chiesto al “popolo della sinistra” di fare da argine all’avanzata del fascismo. Premettendo che non ci siamo mai fatti abbindolare da questa retorica, il risultato è sotto gli occhi di tutti: tra la destra e la sinistra che fa politiche di destra, la gente sceglie la destra. Oppure ci ritroviamo amministratori come l’ex sindaco di Campi Bisenzio, che lascia il Comune commissariato per un anno e adesso non è neanche capace di esprimersi in maniera netta contro l’aeroporto poiché “deve tenere insieme tutti i pezzi e fare sintesi”. Oppure un Giani che, al di là delle figurucce che colleziona in giro, ha gestito la pandemia in modo totalmente inadeguato e classista, vorrebbe imporci il nuovo aeroporto, ha imposto il rigassificatore di Piombino e ripropone l’incenerimento dei rifiuti come soluzione al problema. Ma di che ci meravigliamo, per uno che quando era presidente del Consiglio Regionale dava il patrocinio alle iniziative del Progetto Dinamo di Domenico Del Nero, espressione della realtà neonazista bonehead chiamata Lealtà e Azione.
Quello di cui abbiamo bisogno noi lavoratori, proletari, è una politica che dia risposte sul reddito e sui salari di fronte al carovita, che impedisca alle multinazionali di distruggere il tessuto produttivo di un territorio mettendo sul lastrico centinaia di famiglie, che smetta di pompare miliardi di euro provenienti dalle nostre tasse per produrre armi, proiettili, mine antiuomo, elicotteri e aerei, che abbandoni finalmente la NATO e la sua politica espansionistica e guerrafondaia.
Non accettiamo più che si debba andare a lavorare per neanche mille euro al mese mentre il costo delle case e affitti vanno alle stelle, con migliaia di famiglie sotto sfratto nella sola città di Firenze.
Non accettiamo più che multinazionali come Melrose – GKN, e loro galoppini alla Borgomeo, si comportino con l’arroganza che hanno dimostrato in questi anni.
Non accettiamo più che vengano prescritti esami urgenti ed invece le liste di attesa sono di anni oppure è proprio impossibile prenotare.
Non accettiamo più lo smantellamento del sistema sanitario nazionale in favore della sanità privata. Il diritto alla salute è di tutti e non solo di chi ha i soldi per pagarsi esami e terapie.
Non accettiamo più che i nostri soldi siano usati per produrre armamenti che vanno a ingrassare gli arsenali dei peggiori aguzzini, tipo la Turchia di Erdogan, l’Arabia Saudita di BinSalman e Israele.
Non accettiamo più che il nostro paese sia punteggiato di basi militari da cui partono armi e aerei che vanno a bombardare nei vari teatri di conflitto. Basi militari che peraltro contengono un numero imprecisato di testate nucleari.
E, in ultimo, non accettiamo più questo livello repressivo, che intimidisce, denuncia, incarcera e sempre più spesso uccide, coloro che lottano contro questo scenario. Per questo vogliano ribadire la nostra massima solidarietà a tutti i compagni e le compagne che vengono colpiti dalla repressione, comunque essa si manifesti. Solidarietà ad Alfredo Cospito, che con circa 180 giorni di sciopero della fame ha sollevato quel velo di indifferenza che caratterizzava la questione del 41bis, vero e proprio strumento di tortura di stato.
Infine un saluto militante e solidale ai prigionieri politici palestinesi, tra cui anche alcuni nostri amici e compagni, Bilal, Tawfeeq, Nidal e Mohammed. Arrestati dai sionisti per la loro attività politica e sociale da sempre svolta alla luce del sole nella gestione del Centro Amal al Mustaqbal, un centro giovani del Campo profughi di Aida, nei pressi di Betlemme.
Sempre dalla parte di chi lotta, mai da quella di chi sfrutta, bombarda, arresta e uccide.”
Il 25 aprile non è una ricorrenza
Ora e sempre resistenza!