Davanti all’aggressione fascista avvenuta davanti al Michelangelo la Firenze Antifascista ha saputo dare una risposta che ha visto gli studenti in prima fila avere la forza e la capacità di coinvolgere molti docenti e addirittura alcuni Dirigenti scolastici affinché prendessero posizione rispetto all’accaduto.
Abbiamo visto i collettivi studenteschi decidere, prender parola e organizzarsi in modo completamente autonomo e indipendente da ogni opportunismo di sorta rivendicando a sé l’antifascismo come base culturale e azione pratica.
L’intervento del ministro Valditara, che ha fatto il paio con la sortita di Blocco Studentesco, ha disvelato una volta di più le pulsioni culturali e ideologiche di questo “nuovo” governo.
Pensiamo che quanto sta accadendo non sia frutto della contingenza ma semmai segni il punto cui siamo arrivati e le cui responsabilità arrivano fino allo stesso Partito Democratico.
La risposta non può essere estemporanea, ma deve porsi il problema della crescita e del radicamento.
Sta maturando nelle scuole fiorentine, e quindi anche in città, la possibilità di alzare il livello del dibattito, che studenti, docenti, lavoratori di altri settori e attivisti antifascisti diano vita ad un confronto e uno scambio che contribuisca a questa crescita.
Noi pensiamo che questa possibilità vada tutelata e perseguita.
Pensiamo che la manifestazione del 4 marzo, per le modalità con cui è stata convocata, possa però depotenziare questo lavoro facendolo deragliare.
La “difesa della Costituzione” è un mantra che sentiamo ripetere da anni e che ormai ci sembra utile solo a certi apparati e burocrazie che per autoaffermazione sbandierano un antifascismo di facciata.
La Costituzione è la Carta fondante della Repubblica scritta nel secondo dopoguerra.
È il compromesso tra le classi sociali e i partiti che le rappresentavano secondo i rapporti di forza che la Resistenza aveva stabilito.
Oggi quei rapporti di forza non esistono più e sono totalmente sbilanciati a tutto vantaggio della classe dominante.
Agitare la “difesa la Costituzione” al di fuori di questo ragionamento è un esercizio puramente retorico, capace al massimo di creare un movimento d’opinione completamente scollegato da una pratica di reale emancipazione.
Altrimenti rischieremmo anche di non capire i motivi per cui la Costituzione altro non è che un “pezzo di carta” ormai svuotato di ogni significato dalla realtà materiale dei fatti: basta parlare di guerra, lavoro, scuola, sanità e servizi essenziali per rendersene conto.
Non ci dobbiamo concentrare sulla Costituzione e sulla sua forma.
Ci dobbiamo concentrare sulla sostanza dei rapporti di forza.
I rapporti di forza che oggi producono la distruzione della scuola, della sanità e del trasporto pubblico.
I rapporti di forza che producono l’utilizzo di fondi e infrastrutture pubbliche al servizio della guerra.
I rapporti di forza che hanno prodotto la riabilitazione del fascismo e del nazionalismo come base di arruolamento nelle politiche autoritarie e di guerra.
I rapporti di forza che esaltano la “difesa dei confini nazionali” al prezzo di migliaia di morti nel Mediterraneo e della costruzione di CIE e CPR.
I rapporti di forza per cui, nonostante la crisi climatica e eventi atmosferici sempre più catastrofici, si continua a parlare di trivellazioni, carbone e addirittura nucleare.
I rapporti di forza che producano sempre maggiore sfruttamento sul lavoro fino alla possibilità di delocalizzare e chiudere una fabbrica disdettando unilateralmente il contratto collettivo dei metalmeccanici come sta accadendo in GKN dove gli operai non prendono stipendio da 5 mesi.
I rapporti di forza per cui gli studenti vengono mandati in alternanza scuola-lavoro e a morire in fabbrica a neanche 18 anni.
I rapporti di forza che legittimano la tortura di Stato e di fatto la condanna a morte di Alfredo Cospito, prigioniero politico al 41 bis in sciopero della fame da 120 giorni.
I rapporti di forza per cui nelle carceri pestaggi, autolesionismo e suicidi sono il pane quotidiano.
I rapporti di forza per cui, ogni istanza esca dalla compatibilità viene prima criminalizzata e poi repressa, proprio come le occupazioni studentesche ormai gestite come “problema di ordine pubblico” a partire proprio dagli stessi Dirigenti scolastici.
I rapporti di forza su cui dobbiamo agire perché la storia del futuro sia diversa da quella di questo presente.
Questa è la nostra urgenza: costruire consapevolezza e organizzazione.
Per questo, all’interno di manifestazione su cui abbiamo già espresso le nostre perplessità, facciamo appello alla costruzione di uno spezzone che continui a coltivare la possibilità di una vera crescita, si ponga il problema del domani e non si esaurisca con il “grande evento” che lascia poi il vuoto dietro di sé, respinga al mittente la logica degli “opposti estremismi”, legittimi l’azione necessaria alla chiusura delle sedi fascisti come risultato della capacità popolare di renderli luoghi avulsi dal contesto sociale in cui provano ad agire e non conceda spazio all’opportunismo di chi si richiama all’antifascismo solo per calcolo elettoralista.
Uno spezzone che sappia rimarcare con determinazione che “Antifascismo è Anticapitalismo” e che dalla piazza del 4 marzo rilanci verso l’appuntamento nazionale di Milano del 18 marzo perché, se è vero che il fascismo è nato su un marciapiede qualunque, è necessario ricordare che quel marciapiede è anche quello su cui Dax fu accoltellato alla gola dai fascisti 20 anni fa e su cui i suoi compagni furono massacrati di botte dalla polizia poche ore dopo all’ospedale San Paolo.
Uno spezzone che rilanci su Firenze un prossimo appuntamento di assemblea pubblica per la costruzione collettiva del 25 aprile della Firenze Antifascista in piazza Santo Spirito.
Firenze Antifascista