Anche questo 25 aprile, come ormai da tanti anni, come Firenze Antifascista ci siamo presi piazza santo Spirito per onorare il ricordo dei partigiani che liberarono Firenze armi in pugno e per rilanciare la continuità della loro lotta contro il nazifascismo con le lotte che animano oggi questa città.
Da decenni ormai lo Stato opera in un costante contesto di “emergenza”, spesso costruita anche con l’aiuto dell’imponente martellamento mediatico cui veniamo sottoposti. Se il nome dell’emergenza di turno cambia, rimane tuttavia identico l’impianto con cui viene gestita: commissari, decretazione d’urgenza, pacchetti sicurezza, tutto volto ad incrementare il livello di controllo e repressione che le classi dominanti esercitano su quelle subalterne. In questo contesto l’emergenza funge da giustificazione per andare in deroga alle norme esistenti, con gli apparati dello Stato già pronti a trasformare l’emergenza di oggi nella normalità di domani, in cui le norme introdotte sono destinate a diventare il nuovo equilibrio nei rapporti di forza, fino all’emergenza successiva.
Questure e prefetture infatti non si limitano più ad aprire inchieste e fare indagini, ma nell’adempimento del loro ruolo di braccio armato del capitale ricorrono ormai con grande frequenza a istituti di vera e propria “polizia preventiva”, che si tratti del ricorso a elementi fascisti del codice Rocco come la sorveglianza speciale o di strumenti più recenti quali il daspo, l’avviso orale o il foglio di via. Provvedimenti distanti tra loro decenni nella creazione ma accomunati dalla volontà di punire i comportamenti giudicati “pericolosi”, ovvero quelli incompatibili con l’ordine borghese.
Tutto ciò si traduce con la criminalizzazione di qualsiasi azione di studenti, lavoratori e disoccupati volta a migliorare la loro condizione.
Si denuncia gli studenti delle scuole quando lottano per ribadire le loro necessità, a seguito di due anni in cui in cui l’istruzione non è stata una priorità, dopo essere diventati anch’essi a tutti gli effetti carne da macello per i profitti di pochi, con ragazzi e ragazze che invece di stare sui banchi di scuola si ritrovano a morire durante i progetti di alternanza scuola-lavoro.
Si mobilitano, oltre a picchiatori profumatamente pagati dalle aziende, reparti di celere per aggredire e reprimere scioperi e picchetti di lavoratori che richiedono stipendi dignitosi o che si oppongono a delocalizzazioni, chiusure e licenziamenti.
Nella città che vanta il record di sfratti, si minaccia di TSO e si porta in questura, chi non riesce più a pagarsi l’affitto, si militarizza interi quartieri pur di sgomberare spazi sociali e lasciar al loro posto edifici vuoti.
Queste sono le risposte che chi governa la nostra città, così come il nostro paese, dà ai nostri bisogni, un’aumento della stretta repressiva e delle spese militari a fronte di tagli e privatizzazioni sui servizi.
L’emergenza pandemia è finita il 31 marzo, ma non è finita l’emergenza: ci troviamo oggi dentro l’emergenza guerra, una guerra frutto dello scontro tra blocchi imperialisti che la nostra borghesia ci sta costringendo a combattere. Di nuovo, come è stato durante la pandemia, in cui chiunque si contrapponesse alla gestione di questa, che ha causato più di 150mila morti in questo paese, è stato immediatamente etichettato come “no-vax”, adesso chiunque abbia una voce critica sul ruolo della NATO, sulla decisione del governo Draghi di inviare armamenti, sulla beatificazione a mezzo stampa di unità paramilitari neonaziste, insomma tutti coloro che si rifiutano di indossare l’elmetto e arruolarsi per questa guerra vengono immediatamente additati come “filo-putiniani”. Questa guerra non l’abbiamo voluta, ma la stiamo già pagando: lo vediamo per ora nell’aumento del costo della vita a fronte di salari che non ci vengono alzati di un euro, e siamo sicuri che lo vedremo con un ulteriore incremento della repressione contro chi si vorrà organizzare per provare a rovesciare questo sistema in cui la guerra non è altro che la conseguenza naturale dello scontro tra blocchi capitalistici.
Contro la repressione e la cultura dell’emergenza la risposta di Firenze antifascista è sempre stata una sola: attraverso il rilancio della solidarietà, facendo vivere le piazze e i quartieri del protagonismo antifascista dei compagni e delle compagne si può trovare la forza necessaria per opporsi alla stretta repressiva e costruire un mondo liberato dalle logiche di guerra e sfruttamento, fuori dall’emergenza in cui ci costringono a vivere.
Il 3 maggio probabilmente arriverà a conclusione il processo per i fatti delle piagge, dove nel 2014 un nutrito corteo antifascista impedì agli infami fascisti di Forza Nuova di tenere un comizio. Vogliamo già da ora esprimere la nostra solidarietà alle compagne e ai compagni lanciando una manifestazione contro la repressione che faccia respirare la rabbia della Firenze che lotta per le strade e le piazze di questa città e che provi a rompere la spirale dell’emergenza in cui lo Stato ci tiene imprigionati!
Firenze Antifascista