A 73 anni dalla Nakba, dove 800mila palestinesi sono stati sfollati dalle proprie case e dalla proprie terre, ci troviamo in questi giorni nuovamente ad assistere a massacri e violenze inaudite da parte dello stato coloniale sionista sul popolo palestinese.
Dallo sgombero di famiglie palestinesi dalle proprie case nel quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, passando ad una vera e propria caccia all’arabo, per impedire ai palestinesi di entrare alla Spianata delle Moschee, radunatisi anche da fuori Gerusalemme sia per la fine del Ramadan che per contestare gli sfratti.
Le forze di occupazione israeliane hanno iniziato a sparare granate e gas lacrimogeni all’interno della Moschea di Al Aqsa, provocando oltre 200 feriti.
In questo clima di attacchi e tensioni, l’ultradestra sionista riunita in occasione della Giornata delle Bandiere, festeggiava dal muro del pianto, vedendo la spianata delle moschee andare a fuoco.
Uno scenario di una violenza raccapricciante, che ha portato poi repressioni nel resto della Cisgiordania, verso i palestinesi nei territori occupati dal 48 e nella striscia di Gaza, dove vengono compiuti crimini di guerra e violato ogni tipo di accordo internazionale.
I telegiornali e la stampa nostrana, da veri servi dei padroni, hanno raccontato i fatti ribaltando completamente la narrazione: nel migliore dei casi, facendo passare come uno scontro tra due popoli quello che in realtà è un attacco del regime sionista contro il popolo palestinese, e nel peggiore, dando tutta la colpa ad Hamas, facendo credere che Israele si stia solo difendendo.
É bene ribadire quindi per i nostri media, alcuni termini che dovrebbero usare:
- Israele non è uno stato democratico, ma è uno stato coloniale occupante e di apartheid, nei confronti di arabi palestinesi, musulmani e non, ma anche nei confronti di ebrei considerati di origini inferiori
- il Jerusalem day che celebra la “riunificazione di Gerusalemme” non è una ricorrenza di festa israeliana, ma un raduno di sionisti di estrema destra che celebra la pulizia etnica palestinese e l’occupazione di Gerusalemme Est in seguito alla guerra dei 6 giorni del ’67. Occupazione che è stata condannata da numerose risoluzioni ONU che sono state ignorate.
- lo stato occupante di israele non si sta giustamente difendendo dai razzi terroristi di Hamas, ma sta bombardando massicciamente abitazioni e sterminando civili palestinesi, in un territorio dove l’oppressore decide cosa fare entrare e uscire, negando di fatto anche i soccorsi umanitari.
- Non ci sono due popoli sullo stesso piano che si scontrano, ma c’è un oppresso e un oppressore e quella che è in corso da 73 anni in Palestina è una pulizia etnica, un genocidio
- Contestare lo stato coloniale e terrorista d’israele non è antisemitismo, ma è antisionismo
Sappiamo inoltre, ma è sempre bene sottolinearlo, che israele gode di protezione da parte dei paesi imperialisti, con i quali fa affari con le armi e con la cybersecurity, ed infatti abbiamo visto la classe politica unirsi e prostrarsi, senza alcuna vergogna, in solidarietà dello stato sionista, sempre pronta a chiudere entrambi gli occhi di fronte ai massacri e alle ingiustizie che portano avanti da più di mezzo secolo.
D’altronde noi a Firenze siamo abituati all’ammirazione che ha la nostra amministrazione comunale per il modello Tel Aviv, non ci stupisce che Carrai, imprenditore nella cybersecurity, sia stato scelto per ricoprire il ruolo di console onorario di israele, avendoci ottimi rapporti lavorativi. Nota è anche la partnership commerciale di Leonardo Finmeccanica con la società israeliana Elbit System, con le quali i nostri stati comprano reciprocamente armi e veivoli militari.
Non ci aspettiamo quindi che stampa e politica abbiamo una visione obiettiva e vadano contro l’oppressore, ma abbiamo visto anche la risposta di migliaia di persone che sono scene in piazza per esprimere solidarietà al popolo palestinese, con manifestazioni in tutta Italia e nel mondo, perché non bisogna mai smettere di denunciare questo genocidio, chiunque tace è complice!
La nostra massima solidarietà ad i nostri compagni e alle nostre compagne palestinesi che in questi giorni stanno dimostrando, ancora una volta e nonostante la disparità di forze, in Cisgiordania, nelle città miste della Palestina storica, ed a Gaza di saper lottare e resistere.
Noi stiamo coi popoli in lotta!
Con la Palestina e la resistenza palestinese, fino alla vittoria!
Le compagne e i compagni del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos