Il 30 luglio 1970 il “sindacato” neofascista Cisnal indice un’assemblea nello stabilimento della Ignis Gardolo, poco distante da Trento.
Già nelle settimane e nei mesi precedenti i fascisti tentarono di attecchire nella fabbrica, ma l’opposizione operaia aveva sempre respinto i tentativi di quelli che, fino a meno di un trentennio prima, comandavano gli squadristi contro il movimento operaio e antifascista.
Sarà l’intervento della magistratura e delle forze di polizia a imporre l’assemblea dei fascisti per il 30 luglio.
In quella data, fra le svariate iniziative di protesta, gli operai dello stabilimento si riunirono di fronte ai cancelli per contestare i missini.
I fascisti chiamano a raccolta i camerati dal resto della regione e, piombati di fronte alla fabbrica, tentano di aggredire gli operai in protesta accoltellandone tre.
Dopo aver respinto l’attacco fra gli operai la rabbia esplode: quando vengono riconosciuti il consigliere regionale del MSI Andrea Mitolo (peraltro ex milite della RSI) e il “sindacalista” della CISNAL Del Piccolo fuori dalla fabbrica in possesso di un’ascia questi sono subito bloccati e costretti a sfilare con le mani sopra la testa e un cartello appeso al collo alla testa di un corteo spontaneo nato dalla rabbia dell’aggressione antioperaia.
I due cartelli recitano: «Siamo fascisti. Oggi abbiamo accoltellato tre operai. Questa è la nostra politica pro operaia».
Quel giorno fu una delle tante occasioni in cui, con la complicità dello stato e della polizia, i fascisti tentarono di alzare la testa, tornando in quelle fabbriche dove i loro interessi si erano sempre identificati con quelli del padrone.
Gli operai non si fecero abbindolare: con la giusta rabbia respinsero ogni attacco, politico e non, costringendo poi gli esponenti locali dei neofascisti all’umiliazione pubblica che la loro politica merita.
Altro che opposti estremismi: da una parte operai e antifascisti in lotta contro questo sistema, dall’altra fascisti, sbirri e padroni a difenderlo!
Firenze Antifascista