È il 28 maggio del 1974, in piazza della Loggia a Brescia è prevista una manifestazione antifascista.
Alle 10:12 esplode una bomba, c’è chi muore sul colpo, chi durante il trasporto in ospedale, chi dopo ore di agonia per le ferite riportate, il bilancio totale è di 8 morti e oltre 100 feriti.
L’eco che questi fatti portano è lo stesso di piazza Fontana 5 anni prima: un attacco diretto alle classi popolari antifasciste e combattive.
La mano è quella dei neofascisti di Ordine Nuovo, ma la testa è ancora una volta quella di uno stato che cerca di minare in ogni modo la lotta di un’intera classe popolare che nelle suo organizzazioni stava mettendo sempre più in difficoltà e in discussione un intero sistema basato su guerra e sfruttamento.
La connivenza tra Stato e fascisti si palesa da subito: da esponenti di Ordine Nuovo “casualmente” dentro i servizi segreti a dei processi lunghi e per lo più inconcludenti che si sono protratti fino a pochi anni fa, si mostra chiara la volontà istituzionale di proteggere la sua facciata democratica dalle sue pratiche repressive ed omicide nei confronti delle classi popolari che negli anni ’70 minacciavano lo status quo capitalista in Italia. Ci si ritrova ancora davanti alla vecchia formula: in tempi di crisi chi è al potere si tutela dal popolo usando il braccio armato dello Stato, Polizia e fascisti, denunciando da una parte la violenza di chi osa opporsi al sistema capitalista e condonando invece le bande fasciste che attentano alle vite delle classi popolari. Di fronte a tale visione distorta, tocca a noi ricordare chi è stato il mandante di episodi come Piazza della Loggia, così come gli esecutori materiali, perché solo così possiamo tener vivo un odio di classe: un odio indirizzato verso chi da anni opprime e uccide chi lotta, demonizzando da una parte chi alza la testa rifiutandosi di stare zitto ad ogni sopruso e insabbiando le stragi fasciste dall’altra.
Firenze Antifascista