Il 5 maggio 1972 a Pisa è previsto un comizio di Beppe Niccolai, esponente dei fascisti del Movimento Sociale Italiano.
Il presidio indetto dagli antifascisti viene più volte attaccato dalla polizia e sul Lungarno Gambacorti Serantini viene arrestato dalla celere e trasferito nel carcere Don Bosco.
Qui giudice, guardie carcerarie e il dottor Mammoli, sicuri di sé visto che il giovane non aveva parenti, non giudicano grave lo stato fisico di Serantini, provato dai pestaggi.
Morirà due giorni dopo, il 7 maggio.
La direzione del carcere cerca in fretta e furia di seppellire il cadavere e la vicenda del 21enne anarchico con esso.
Ma subito la notizia dell’uccisione fa il giro della città, Luciano Della Mea, storico esponente antifascista pisano, si costituisce parte civile, l’8 maggio viene fatta l’autopsia sul corpo del giovane.
L’avvocato Giovanni Sorbi, dopo avervi assistito dichiarerà:
«È stato un trauma assistere all’autopsia, veder sezionare quel ragazzo che conoscevo. Un corpo massacrato, al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tutto imbevuto di sangue. Non c’era neppure una piccola superficie intoccata. Ho passato una lunga notte di incubi»
Il 9 maggio si tiene il funerale, migliaia di solidali presenti infrangono le convinzioni di carcere e polizia sulla possibilità di oscurare il fatto, tanto da mantenerlo ancora vivo in chi oggi porta avanti quella stessa lotta.
“Ma invece è andata male, porci vi siete illusi,
perché al suo funerale tremila pugni chiusi”
Firenze Antifascista