Ieri pomeriggio in centinaia in piazza per ribadire il nostro rifiuto categorico alla guerra e agli interventi imperialisti che devastano e saccheggiano il Medio Oriente e il Mediterraneo, privando i popoli della possibilità di autodeterminarsi, perpetrando la barbarie di morte, profughi e distruzione. Un corteo e un momento ritenuto importante da diverse realtà, collettivi e organizzazioni, ma che ha saputo coinvolgere soggettività e una cittadinanza non organizzata che ha risposto all’appello dell’Assemblea cittadina contro la guerra.
Le guerre servono a chi le conduce a produrre ricchezza e profitto, riprodurre logiche neo-coloniali, di oppressione, saccheggio di risorse naturali, imposizioni di nuovi governi, occupazioni militari, nuovi confini. Restando all’interno di questa stessa logica l’assassinio del generale Soleimani è l’ennesimo atto di aggressione “made in USA”, e non rappresenta il capriccio di un folle politicante che siede ora alla casa bianca, ma costituisce una nuova prova di forza nell’intento di affermarsi come polo imperialista più influente in una certa area geografica.
Il corteo è infatti terminato sotto il Consolato Statunitense, evidenziandone le responsabilità e le complicità e il servilismo italiano agli USA e alla NATO.
“Vostre le guerre, nostri i morti” significa anche denunciare non solo le conseguenze terribili dei conflitti, ma anche le scelte politiche che li determinano: è criminale investire in armi e radar, quando il nostro territorio è in balia di frane e smottamenti, quando crollano ponti o strade, quando si investe in F35 e non nella messa in sicurezza di scuole e asili, quando si chiudono gli sportelli sanitari e si aprono caserme, quando si parla di emergenza climatica e l’industria bellica è la principale causa di inquinamento e nocività del pianeta.
Più interventi hanno denunciato la collusione e gli interessi di governo, industria e banche italiane nella gallina dalle uova d’oro delle armi e delle guerre. L’industria e gli affari di guerra si possono e si devono fermare, denunciare e sabotare. Lo dimostrano gli operai del porto di Genova che si rifiutano di far attraccare navi che trasportano armi, le campagne di denuncia della Leonardo Finmeccanica, azienda statale che fa affari con la marina USA e principale esportatrice di satelliti ed elicotteri alla Turchia di Erdogan e a Israele, le battaglie dei territori contro le basi, il deposito di armi nucleari, i radar e l’esercitazioni militari, dal Veneto alla Sardegna.
Uscire dalla NATO, denunciare il ruolo economico, politico e militare di questa Unione Europea, chiudere le basi e ripudiare il nucleare sono passaggi imprescindibili per una reale politica che marchi netta la distanza dalla guerra.
Il sostegno all’autodeterminazione dei popoli passa necessariamente dal rifiuto delle missioni e dall’invio di soldati in Nord Africa come in Medio Oriente, e tutta Firenze ha ribadito l’appoggio e il sostegno al movimento di liberazione kurdo, che in mezzo ad uno scenario di guerra e saccheggio, riesce a imporre una prospettiva rivoluzionaria, sociale, liberatrice. In piazza c’erano gli esponenti della Comunità Kurda e dei comitati nazionali di solidarietà con il Kurdistan, reduci dall’importante incontro tenutosi proprio a Firenze nel weekend.
Ancora una volta, l’esempio di Lorenzo Orso Tekoser, e la presenza generosa dei suoi cari in piazza, ci ricordano che dobbiamo saper essere partigiani per la libertà dei popoli, mai soldati arruolati nelle guerre sporche degli stati.
Solidarietà è stata inoltre espressa con tutti e tutte i migranti, vittime dei conflitti, dei confini e dei nostri governi e dai loro ricatti e accordi vergognosi, schierandoci contro i nuovi lager di stato: i CPR, in cui solo una settimana fa una persona è stata uccisa dalla violenza dei poliziotti. Per noi non c’è differenza tra profugo, migrante politico ed economico, tutti vittime dello sfruttamento e di questo sistema economico ancora fondato su profitto, guerra e sopraffazione.
CPA Firenze Sud, Collettivo Politico Scienze Politiche, Collettivo Krisis, Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos , Rete Dei Collettivi Fiorentini