di seguito il testo volantino stamattina con Mike e gli/le antifascisti/e del quartiere
A Firenze, alle Cure, respingere il razzismo significa combattere la paura.
La vera sicurezza è un quartiere solidale e antifascista!
Quello che è successo a Mike riguarda tutti e tutte.
In questi giorni tutto il quartiere, dai ragazzi e le ragazze del Liceo Pascoli alle persone più anziane, hanno voluto percorrere il sottopasso per esprimere la propria solidarietà e vicinanza a Mike, lavoratore ambulante che chi tutti i giorni passa da lì per andare a lavoro, a scuola, a far la spesa, vede, conosce e saluta.
Questa è stata la prima risposta, spontanea e di pancia, di una città che ha nel suo tessuto sociale e nella sua comunità, la capacità di capire e reagire a ciò che sta succedendo. Le speculazioni, le strumentalizzazioni di quanto accaduto, le voci che gridano allo sciacallaggio degli “antirazzisti” (Sic!) sui social o sui giornali locali -guarda caso- sono proprio quelle di chi sulle discriminazioni, sull’intolleranza e sulla paura del diverso ci costruisce una carriera.
La gente delle Cure, senza tanti fronzoli, lo ha capito chiaro: chiunque abbia colpito Mike, lo ha fatto per il colore della sua pelle, vigliaccamente, perpetrando quell’odio e quella viltà che sono nel DNA del razzismo.
E’ la stessa morsa di un veleno che a Firenze, ultimamente, ha colpito duro. Idy, ambulante come Mike, fu preso di mira e ucciso neanche due anni fa da una persona in difficoltà psichiche e lavorative, ma che pensò che sparare su un migrante potesse in qualche modo essere lo sfogo alla sua rabbia, perché la sua vita valeva evidentemente meno di quella di altri.
Fra qualche giorno sarà anche l’anniversario della strage di Piazza Dalmazia, dove finirono sotto i colpi di pistola altri lavoratori ambulanti a Rifredi prima e in San Lorenzo poi, e dove due di questi persero la vita e altri rimasero gravemente feriti.
Ad uccidere, anche in quel caso, un uomo bianco. Stavolta un fascista, frequentatore e sostenitore di CasaPound, che uscì di casa pensando fosse il momento di mettere in pratica ciò che teorizzava: “prima gli italiani, fermiamo l’invasione” a colpi di pistola.
Purtroppo sono sempre più frequenti aggressioni omofobe e sessiste, solo a Firenze un mese fa un ragazzo di 26 anni è stato ricoverato col naso fratturato perché riconosciuto e fermato perché “frocio”.
In questa zona, nel quartiere o nei paraggi, sono permesse da Comune e istituzioni e sorvegliate da Questore e Prefetto, almeno 3 sedi di organizzazioni dichiaratamente fasciste, xenofobe e sessiste: La riapertura della Libreria di CasaPound “Il Bargello” in Via Frà Bartolomeo, il “Rifugio” -proprio qui alle Cure- in Via Mario Pagano, sede di Lealtà & Azione, sigla legata a Naziskin del Nord Italia che tiene legami stretti con la Lega anche qui in Toscana, sino a Casaggì, gioventù della Meloni e a Fratelli d’Italia in Via Frusa.
Non ci interessa l’identikit di chi stavolta abbia picchiato Mike.
Quello che sappiamo è che il veleno razzista è in circolo, e che trovare l’antidoto tocca a tutti e tutte noi.
E che i pugni dati a Mike sono pugni razzisti, chiunque li abbia sferrati. Sappiamo anche chi lo inietta, chi diffonde odio, paure, chi cavalca povertà, difficoltà, mancanze di servizi, di un lavoro o di una prospettiva di un futuro migliore e più giusto e vuole scaricare il prezzo di disagio e frustrazione sul più debole, sul diverso, sull’indesiderato. Alla Cure questo “giochino” non ha funzionato.
E il quartiere si è stretto accanto a Mike. E’ partendo da qui che dobbiamo tutti/e vigilare perché questi episodi non accadano, dobbiamo prenderci la responsabilità di costruire quei legami di solidarietà, mutuo aiuto, di attenzione reciproca, che non solo siano l’antidoto al razzismo, al fascismo, sessismo e omofobia, ma anche al terreno in cui questi si sviluppano: i nostri quartieri hanno bisogno di essere sicuri affinché le nostre vite siano più sicure, e senza subdole divisioni o capri espiatori, dobbiamo saperci difendere da chi ci deruba ogni giorno dei nostri diritti, come l’accesso alla sanità, la possibilità di avere un tetto sulla testa, un salario dignitoso e un lavoro più sicuro, la possibilità di studiare, muoversi con mezzi pubblici accessibili.
Se le nostre vite sono “insicure”, non è colpa di un venditore ambulante, di una signora Rom, di un rifugiato. A rendere i quartieri più “sicuri” non saranno telecamere in più o presidi fissi di polizia.
Un quartiere più sicuro è un quartiere vivo, solidale, attento a ciò che accade nelle strade e nelle piazze che si vivono quotidianamente, che è pronto a riconoscersi come parte di una comunità che ripudia il fascismo e le strumentalizzazioni razziste, che è pronta a difendersi e lottare insieme contro chi ci specula, la impoverisce, la aggredisce.
Difenderlo e far vivere questi spazi spetta a tutti/e noi!
Firenze Antifascista