Negli ultimi anni abbiamo assistito al continuo attacco ai diritti dei lavoratori portato avanti da padroni, imprenditori e politici. Negli ultimi mesi abbiamo “scoperto” (come se non fosse cosa risaputa) in che condizioni si lavora in molte delle fabbriche delle zone industriali della piana: spesso senza contratto o con quest’ultimo che non viene minimamente rispettato, con stipendi arretrati, straordinari mai pagati e condizioni d’igiene e di sicurezza ridicole. Nondimeno nelle aziende più grandi e sindacalizzate la spinta verso le ristrutturazioni, il licenziamento e l’utilizzo di strumenti come lo staff leasing minacciano da vicino il presente e il futuro di centinaia di lavoratori e delle rispettive famiglie.
Le condizioni di questi lavoratori, invisibili ai più, stanno finalmente venendo alla luce grazie alle vertenze aperte dai lavoratori, alle loro lotte e agli scioperi. E quando i lavoratori lottano uniti, bloccano la produzione e magari riescono anche a farsi applicare il contratto come avvenuto alla Tintoria DL di Prato dopo 16 giorni di sciopero (che eresia!), ecco che in soccorso di padroni e capireparto arrivano le forze dell’ordine, che rimuovono i picchetti, picchiano, minacciano e denunciano chi vuole veder rispettati i propri diritti.
Nei giorni scorsi abbiamo visto i lavoratori della Tintoria FADA di Prato entrare in sciopero con blocco della produzione, con l’obiettivo di ottenere il rispetto del loro contratto, che prevederebbe 38 ore settimanali invece delle 84 che sono costretti a fare per non perdere il lavoro (12 al giorno, 7 giorni su 7), peraltro neanche totalmente pagate. La reazione della polizia è stata vergognosa, con diversi lavoratori in ospedale con ossa rotte e lussazioni e una decina di denunciati, tra cui i compagni del Si Cobas, sindacato già colpito da 2 provvedimenti di “foglio di via” dalla città di Prato a seguito delle lotte portate avanti sul territorio.
Non fossero sufficienti lo sfruttamento, il disinteresse delle istituzioni e le violenze della polizia la vicenda della tintoria FADA ha avuto un risvolto mediatico ulteriormente riprovevole. Invece di dar voce ai lavoratori sfruttati e vessati i giornali si sono preoccupati di diffondere la foto del padrone della tintoria, di nazionalità cinese, inginocchiato con un cartello in cui aveva scritto che i “Cobas comandano Prato” e in cui chiedeva aiuto alle istituzioni (sic!). Ed è così che giornalisti servili e in mala fede lo dipingono come un’uomo abbandonato dalle istituzioni e vittima della violenza operaia (ma le ossa rotte sono degli operai!) quando invece è lui che sfrutta decine di lavoratori costringendoli a fare 12 ore al giorno pagandone sì e no un terzo!
Di fronte a questa arroganza padronale e poliziesca, all’inconsistenza e al servilismo della quasi totalità dei giornalisti esprimiamo la nostra massima solidarietà ai lavoratori picchiati e denunciati e ai compagni del Si Cobas, repressi per il loro lavoro sul territorio.
Le compagne e i compagni del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos