Venerdì 2 Settembre a Campi Bisenzio: liberiamoci dalla guerra!

Come in molti avevano previsto, l’invasione russa dell’Ucraina non si è risolta in breve tempo ma assume tutti i contorni di una guerra che durerà a lungo e che continuerà a portare i suoi frutti malati, fatti di bombardamenti, vittime civili, violenze, distruzione. Una guerra di cui i politici e i giornalisti cercano di nascondere le cause profonde, descrivendo Putin come un macellaio impazzito di recente e accusando chiunque non si arruoli al 100% nella retorica bellicista e antirussa di essere al soldo dello stesso presidente russo.

Non è questa la sede per fare delle analisi storico-politiche approfondite, ma è sotto gli occhi di tutti coloro che abbiano un minimo di onestà intellettuale il fatto che le rivolte di Piazza Maidan siano state un colpo di stato e che l’Occidente e la NATO stiano cercando di avanzare e di limitare il più possibile la Russia, in ripresa dopo la crisi profonda seguita alla caduta dell’URSS. L’ingresso di buona parte delle repubbliche ex sovietiche nella NATO (alleanza militare nata nell’immediato dopoguerra proprio in funzione antisovietica), con relativo dispiegamento militare (costruzione di basi, invio di soldati ed armamenti pesanti), rappresenta una sorta di accerchiamento e di sbarramento che i russi non possono accettare.

Ciò non ci porta certo a prendere le parti della Russia, nonostante le atrocità di cui si è macchiata la NATO in questi decenni e nonostante il fatto che la sua funzione originaria sia venuta meno da 30 anni. La Russia non rappresenta certo per noi un polo socialista ma neanche progressista a cui guardare con simpatia come militanti, lavoratori, proletari. Non lo è per la struttura economico-politica dello stato russo e non lo è per i rapporti politici che legano il blocco di potere putiniano alla destra europea e del nostro paese. E’ difficile non vedere come il governo russo rappresenti per le destre c.d. “sovraniste” (per loro sì!) un punto di riferimento e anche una fonte di grandi finanziamenti (vedi le varie inchieste su Lega Nord, Rassemblement National, Forza Nuova, la FPO austriaca, ecc).

Per non rimanere schiacciati tra Stati Uniti e Russia, per non subire e pagare le loro guerre, è necessario capire che l’attuale conflitto avviene sull’onda lunga della crisi del 2008, del 2011, della crisi pandemica e dei cambiamenti climatici. Ogni giorno diventa sempre più forte lo scontro economico, per chi ripaga il debito, per chi usufruisce dell’enorme liquidità finanziaria, per il controllo dei mercati in regime di sovrapproduzione, per le fonti energetiche, materie prime, industria estrattiva, porti, per gli spazi vivibili con la crescente desertificazione.

Tale scontro economico è tra chi sta in alto e chi sta in basso nella società, tra noi e loro, tra chi domina l’economia e chi ne è dominato. Ma lo scontro attraversa e divide anche coloro che dominano l’economia e che si spartiscono il mondo. Tra questa guerra “verticale” e guerra “orizzontale” c’è un rapporto stretto: tanto più veniamo arruolati nello scontro tra capitali, tanto meno riusciamo a difenderci dalla guerra che il capitale muove nei nostri confronti.

Solo così possiamo uscire dal vicolo cieco in cui ci stanno cacciando Biden, Draghi (e chi ne sosteneva il governo), Jhonson e compagnia, contestando radicalmente la politica guerrafondaia in atto e sabotando l’economia di guerra. Fermando l’invio di armi in Ucraina come in altre decine di teatri bellici, uscendo dalla NATO, pretendendo la fine delle servitù militari e la riconversione dell’industria bellica. Non certo sventolando bandiere della pace e bandiere dell’Ucraina, non certo invocando la fine delle ostilità mentre si vendono mine antiuomo e missili anticarro. A proposito vogliamo sottolineare, un’altra volta, l’ipocrisia di chi fa convegni sulla pace e poi definisce la Leonardo Spa un “fiore all’occhiello del nostro territorio”. E’ bene ricordarlo sempre, Leonardo, Thales e le altre fanno affari d’oro con questa guerra come con le altre, di cui alcuni esempi sono la guerra sporca di Erdogan contro i kurdi, quella di Israele contro i palestinesi e dell’Arabia Saudita contro gli yemeniti. Alla faccia della difesa della democrazia!

Senza contare che i miliardi di euro con i quali vengono finanziate le guerre vanno ad approfondire i tagli alla spesa sociale in un momento di crisi terribile come questo, con l’inflazione che galoppa e le famiglie che si impoveriscono a vista d’occhio.

In ultimo la questione ambientale: se la tutela di quel che rimane del pianeta e la “transizione ecologica” sono diventate irrinunciabili, la guerra ne è l’antitesi esatta, con la devastazione e il ritorno a combustibili fossili e industria bellica che porta con sé.

Forti di questi contenuti il 2 Settembre saremo in piazza a Campi Bisenzio dietro lo striscione “Il nemico è in casa nostra. Guerrafondai, padroni, governi, non pagheremo noi la vostra guerra”, e invitiamo tutti e tutte coloro si riconoscano nei valori del pacifismo, dell’anticapitalismo, dell’antifascismo e dell’internazionalismo a fare altrettanto.

Concentramento alle ore 21.00 in piazza Dante.

CONTRO LA GUERRA IMPERIALISTA, LOTTA DI CLASSE INTERNAZIONALISTA!
BASTA SPESE MILITARI E INDUSTRIA BELLICA! BASTA PROFITTI SPORCHI DI SANGUE!

I compagni e le compagne del Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio
Collettivo d’Ateneo Firenze

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Liberazione 2k22

Iniziativa di Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos e Circolo Arci La Costituzione

Liberazione 2k22

Liberazione 2k22

► Sabato 3 e domenica 4 settembre il Cantiere Sociale Camilo Cienfueagos e il circolo Ex Macelli organizzano una 2 giorni per celebrare la Liberazione di Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino.

► Due date, una sola iniziativa.

► Esiste un filo conduttore che lega la resistenza partigiana sui monti alla lotta di liberazione nelle città.
Le notizie dei massacri e delle battaglie infondevano rabbia e coraggio alle città che a loro volta, attraverso gli scioperi e a un clima di insoburdinazione crescente contro guerra e carovita, alimentavano il movimento di resistenza.
Da tutti i comuni della piana i giovani lasciavano famiglia, scuola, lavoro per unirsi alle formazioni partigiane.
Campi, Calenzano, Sesto, Signa, Prato, ogni città può vantare il proprio contributo alla resistenza.
E non è un caso se la mappa delle città liberate è un susseguirsi di date sul calendario in un unico movimento di convergenza e insorgenza.

► Con questa due giorni oltre a celebrare la resistenza vogliamo prendere coscienza di un fatto compiuto.
Le ragioni che portarono quella generazione a combattere sui monti sono le stesse che ci fanno trovare oggi spalla a spalla nelle lotte che animano la piana: contro la costruzione delle grandi opere inutili, con i lavoratori Si Cobas del distretto tessile, gli operai Gkn, nella solidarietà contro la repressione e al fianco del popolo Curdo e Palestinese.

► Pensiamo che il miglior modo di rendere omaggio alla memoria dei partigiani sia approfondire quel percorso di convergenza e insorgenza che continua, nella resistenza che continua.

► Sabato 3 settembre
Al cantiere sociale k100 a Campi Bisenzio
H20,00 Cena di frattaglie
H22,00 hip hop night
DjSet CRAZYKID
LIVE SHOW CASE:
– LINK aKa K!Dust
– NANO 3
– MASTER G (STATO BRADO CREW)
– ASSO(DIVIETO)
– STOPPA(KANI TOSCANI)
– ROMANTICISMO PERIFERICO

► Domenica 4 settembre
Circolo ex Macelli di Quinto Basso
H19,00 spettacolo teatrale “Partigiane della libertà” di @attricecontro
H20,30 musica, immagini e racconti della resistenza

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Documento approvato dall’assemblea permanente dei lavoratori ex Gkn

Condividiamo dal Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

Dal 19 gennaio, data dell’accordo quadro, l’azienda non ha presentato di fatto un piano industriale dettagliato e indagabile, né ha chiarito le modalità con cui avverrà l’investimento in Qf. Abbiamo presentato al Mise la cronistoria di tutti gli incontri mandati a vuoto: 31 marzo, 20 aprile, 27 aprile, 31 maggio, per non parlare degli incontri interni.

Il consorzio che in teoria dovrebbe nascere in questa settimana non è un passaggio né concordato con noi, né condiviso né tanto meno chiaro. Nè a noi, né, ci permettiamo di dire, al tavolo istituzionale. Abbiamo appreso solo venerdì scorso che si tratterà di un consorzio “non a scopo di lucro” e che avverrà un’entrata nel cda di Qf di rappresentanti di società terze che, almeno, saranno finalmente disvelate.

Il punto non è che delle società non possano consorziarsi “senza scopo di lucro” per attività di rappresentanza o di ricerca. Il punto è che nessuno di questi passaggi chiarisce quanto andiamo chiedendo da tempo: quali sono i presupposti di continuità aziendale, quali sono i vincoli contrattuali, societari e solidali tra gli investitori e Qf, i dettagli del piano industriale che ad oggi è solo “una fotografia dall’alto”, la finanziabilità del progetto, la linea di credito, le commesse, la solidità di prospettiva, la linea di approvvigionamento delle materie prime, il bacino di reclutamento della figure professionali mancanti, le tappe per tornare al saldo occupazionale, ecc. ecc.

Questi elementi non solo sono indispensabili per poter avviare una trattativa seria, serena e professionale tra le parti sociali sul cronoprogramma e gli aspetti della reindustrializzazione. Ma sono anche elementi chiave da esplicitare per chiunque voglia accedere a fondi pubblici e a un tipo di ammortizzatore sociale.

Il fatto che l’Inps non abbia ancora autorizzato il pagamento della cassa integrazione ordinaria e che il Mise abbia richiesto la convocazione urgente di un tavolo tecnico con l’azienda dimostra che tali elementi non mancano solo al collettivo di fabbrica, alla Rsu o alle organizzazioni sindacali. Mancano a tutti i soggetti che hanno firmato l’accordo quadro del 19 gennaio.

I passaggi chiave dovevano essere: proposte vincolanti entro il 31 marzo, trattativa sul piano industriale, closing con vendita della società all’investitore in piena continuità occupazionale e di diritti entro agosto. Tali passaggi sono stati fatti saltare unilateralmente dall’azienda, rassicurando che comunque gli investitori sarebbero entrati in Qf. Oggi invece ci troviamo con un consorzio, non a scopo di lucro, e con ancora forti elementi di incertezza.

Il ritardo e lo stallo derivano da questo contesto. E da nient’altro. Invece di prenderne atto, l’azienda ha preferito percorrere la via “solita”, che conosciamo fin troppo bene: dipingere i lavoratori come pericolosi intransigenti, sostenere e diffondere la leggenda metropolitana dello stabilimento inagibile. Ha in pratica giocato a creare tensione e divisione, predicando a parole invece trasparenza e disponibilità.

Ancora all’ultimo incontro abbiamo sentito il dottor Borgomeo affermare che è tutto pronto ma mancano solo due elementi per dare il via al progetto: l’agibilità dello stabilimento e la cassa integrazione che non viene concessa. Ancora una volta si invertono causa ed effetto: la cassa integrazione non viene concessa perché non c’è chiarezza sul progetto, non il contrario. E lo stabilimento è perfettamente agibile. Il punto è che i lavoratori non hanno alcuna intenzione di smantellarlo senza chiarezza sulla sua reindustrializzazione.

Se c’è qualcosa che rende inagibile lo stabilimento è la lentezza e l’immobilismo aziendale. Sia chiaro che non solo siamo noi ad avere fretta, ma abbiamo proposto a ripetizione e nel tempo tutti gli elementi di trattativa per fare un passo in avanti. Oggi questi elementi di trattativa sono diventati per noi richieste categoriche per raggiungere un nuovo punto di equilibrio che ristabilisca quella cosiddetta fiducia, che mai come in questa vicenda è stato termine usato, abusato e inflazionato.

Lungi da quanto sostenuto, la nostra vicenda è tutt’altro che conclusa. E’ ancora tempo di attivismo, impegno e solidarietà di tutto il territorio, delle sue competenze e intelligenze solidali. Fuori da ogni attendismo, iniziamo a costruire un’azienda socialmente integrata, dove professionalità e diritti continuino ad alimentarsi a vicenda. Le istituzioni, di fronte al prolungarsi di questo stato di incertezza, non attendano oltre e trovino tutti gli strumenti necessari a intervenire dentro Qf.

Noi non creiamo problemi, da sempre forniamo proposte e soluzioni. Eravamo al lavoro, ci è stato tolo e da quel 9 luglio non facciamo altro che parlare e proporre vie per tornare al lavoro. Se l’azienda è realmente interessata a un passo avanti, si metta realmente a discutere e sottoscrivere accordi, pancia a terra, su tutti gli aspetti ad oggi non chiari o non definiti:

1. Nuovo accordo di implementazione dell’accordo quadro del 19 gennaio, visto come è stato largamente disatteso. Qualsiasi annuncio e mossa societaria dovrebbe essere fatta a seguito del tavolo al Mise, dell’accordo tra le parti e della restituzione pubblica del tavolo tecnico tra istituzioni e azienda.

2. Avvio del processo di entrata di Invitalia e /o di altri soggetti pubblici in Qf.

3. Commissionare a Artes, a università toscane, con il contributo della regione il progetto di creazione del competence center nella palazzina nord dell’azienda, con l’idea di concedere l’uso della palazzina nord a un soggetto di ricerca pubblico e locale ai fini di creare un polo di ricerca utile a Qf e al territorio, per continuare a identificare le migliori soluzioni di prodotto. E’ da tempo che insistiamo su questa proposta e se fosse stata presa seriamente in considerazione, oggi saremmo un bel passo avanti.

4. Nel nuovo accordo, chiarimento dei meccanismi di closing e di vincoli degli investimenti. Nello stesso accordo o subito dopo calendarizzare discussione sul cronoprogramma dettagliato della reindustrializzazione

5. Definizione quantitativa dei passaggi di ripresa produzione (inizio 2023) e di pieno regime (2024), sia con date certe ma anche con la chiarezza di quale è l’ammontare di ore di lavoro associate ai vari passaggi (prima produzione-pieno regime)

6. Chiarezza, codificata nell’accordo di cui sopra, su: i dettagli del piano industriale”, la finanziabilità del progetto, quali sono i vincoli contrattuali e societari tra gli investitori e Qf, la linea di credito, le commesse, la solidità di prospettiva, la linea di approvvigionamento delle materie prime, il bacino di reclutamento della figure professionali mancanti e non, le tappe per tornare al saldo occupazionale ecc. ecc.

7. Vista la tendenza di Qf a esternalizzare momenti decisionali e funzioni produttive, rinuncia all’utilizzo degli appalti in Qf. Pulizie e logistica siano reinternalizzate. Questo sia a causa della lunga cassa integrazione, sia perché per l’ennesima volta Qf ci ha mostrato come lo strumento appalto sia solo finalizzato a peggiorare la qualità del lavoro, a esternalizzare i centri di decisione e a comprimere il costo del lavoro. Dopo cinque mesi, ancora non sono partite le pulizie interne e non abbiamo visto uno straccio di capitolato.

8. Il cronoprogramma non può riguardare solo lo smantellamento dello stabilimento ma deve comprendere tutto ciò che è necessario al pieno ritorno alla funzionalità dello stabilimento: lavori edili e ripristino funzioni “infrastrutturali” (server, magazzino, docce, mensa, ufficio spedizioni, ufficio finanze, reparto industrializzazione, servizi informatici ecc. ecc. ecc.)

Documento approvato dall'assemblea permanente dei lavoratori ex Gkn

Documento approvato dall’assemblea permanente dei lavoratori ex Gkn

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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La lotta non si arresta: presidio sotto la prefettura di Firenze 19 Luglio ore 18

SIcobas USB la lotta non si arresta

SIcobas USB la lotta non si arresta

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Riceviamo e ripubblichiamo i comunicati del SI Cobas e dell’USB esprimendo massima e incodizionata solidarietà!

Arrestati dirigenti nazionali del si cobas: un nuovo, pesantissimo attacco repressivo contro il sindacato di classe e le lotte dei lavoratori.

All’alba di stamattina, su mandato della procura di Piacenza, la polizia ha messo agli arresti domiciliari il coordinatore nazionale del SI Cobas Aldo Milani e tre dirigenti del sindacato piacentino: Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini e Bruno Scagnelli.

Le accuse sono di associazione a delinquere per violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, sabotaggio e interruzione di pubblico servizio. Tale castello accusatorio sarebbe scaturito dagli scioperi condotti nei magazzini della logistica di Piacenza dal 2014 al 2021: secondo la procura tali scioperi sarebbero stati attuati con motivazioni pretestuose e con intenti “estorsivi”, al fine di ottenere per i lavoratori condizioni di miglior favore rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale…

Sul banco degli imputati figurano tutte le principali lotte e mobilitazioni condotte in questi anni: GLS, Amazon, FedEx-TNT, ecc.
È evidente che ci troviamo di fronte all’offensiva finale da parte di stato e padroni contro lo straordinario ciclo di lotte che ha visto protagonisti decine di migliaia di lavoratori che in tutta Italia si sono ribellati al caporalato e condizioni di sfruttamento brutale.
È altrettanto evidente il legame tra questo teorema repressivo e il colpo di mano parlamentare messo in atto pochi giorni fa dal governo Draghi su mandato di Assologistica, con la modifica dell’articolo 1677 del codice civile tesa a ad eliminare la responsabilità in solido delle committenze per i furti di salario operati dalle cooperative e dalle ditte fornitrici.

Ci troviamo di fronte a un attacco politico su larga scala contro il diritto di sciopero e soprattutto teso a mettere nei fatti fuori legge la contrattazione di secondo livello, quindi ad eliminare definitivamente il sindacato di classe e conflittuale dai luoghi di lavoro.
Come da noi sostenuto in più occasione, l’avanzare della crisi e i venti di guerra si traducono in un’offensiva sempre più stringente contro i proletari e in particolare contro le avanguardie di lotta.

Contro questa ennesima provocazione poliziesca, governativa e padronale il SI Cobas e i lavoratori combattivi, al di là delle sigle di appartenenza, sapranno ancora una volta rispondere in maniera compatta, decisa e tempestiva.
Invitiamo sin da ora i lavoratori e tutti i solidali a contattare i rispettivi coordinamenti provinciali per concordare le iniziative da intraprendere.

Seguiranno aggiornamenti.

Le lotte contro lo sfruttamento non si processano.
La vera associazione a delinquere sono stato e padroni.
ALDO, ARAFAT, CARLO E BRUNO: LIBERI SUBITO!

SI cobas nazionale


Misure cautelari e perquisizioni contro l’Unione Sindacale di Base e le lotte di classe: USB proclama lo sciopero generale della logistica. Giù le mani da USB!
Nazionale, 19/07/2022 09:53

Da questa mattina all’alba è in corso un’operazione di polizia su input della Procura di Piacenza nei confronti di dirigenti sindacali dell’USB e del Si Cobas della logistica. Con ben 350 pagine di ordinanza si costruisce un vero e proprio “teorema giudiziario” sulla scorta di un elenco interminabile di “fatti criminosi” quali picchetti, scioperi, occupazioni dei magazzini, assemblee ecc. Numerosi i dirigenti sindacali posti agli arresti domiciliari e le perquisizioni.

La logistica è uno degli snodi centrali dell’economia capitalista di nuova generazione, la circolazione delle merci è un ganglio determinante della catena del valore ed è lì che la contraddizione si esprime a livello più alto: sfruttamento della manodopera, per lo più straniera e ricattabile, utilizzo senza freni degli appalti e subappalti a cooperative anche con infiltrazioni, nemmeno troppo sotterranee, della malavita organizzata, diritti sindacali inesistenti e sistematicamente violati e quindi è lì che le lotte, il conflitto sono più dure e determinate e lì colpisce la repressione.

La USB è nel mirino del Ministero degli Interni e delle Procure di mezz’Italia ormai da troppo tempo, dalle denunce a raffica nei confronti di chi si oppone alla guerra e all’invio di armi, alle condanne per chi manifestava contro l’assassinio del nostro delegato proprio della logistica Abd El Salam durante un picchetto proprio a Piacenza per cui nessuno ha pagato, al “ritrovamento” di una pistola in un bagno della Federazione nazionale USB che si prova ad accollare ad un dirigente sindacale proprio della logistica.

È quindi evidente il tentativo, questo sì criminale, di cercare di impedire che nei magazzini della logistica, nei luoghi della produzione e della commercializzazione delle merci cresca e si rafforzi il sindacato di classe, conflittuale, che non cede di un millimetro sui diritti dei lavoratori.

La USB proclama lo sciopero generale della logistica a partire dal turno di notte odierno e per 24 ore, lancia un appello a tutte le proprie federazioni perché attivino presidi di protesta in ogni città e sta valutando con i propri legali la controffensiva giudiziaria per smontare questo vero e proprio teorema antisindacale e le ulteriori iniziative di lotta.

Unione Sindacale di Base

Roma 19/7/22

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Operazione di polizia nei confronti di attivisti e dirigenti dell’Unione Sindacale di Base e del Si Cobas

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CORREZIONE IMMEDIATA: a dimostrazione del carattere generale del processo, apprendiamo che l’operazione di polizia in corso, comprenderebbe anche gli arresti domiciliari di attivisti e dirigenti del Si Cobas.

Ci giunge la notizia di una operazione di polizia nei confronti di attivisti e dirigenti dell’@USB Unione Sindacale di Base e del Si Cobas . Non conosciamo i dettagli ma non ne abbiamo bisogno. Non solo la solidarietà è incondizionata, ma questo fatto rientra esattamente nel contesto che da tempo vediamo montare, partendo dalle cariche ai picchetti nella logistica, arrivando gli attivisti di Fff a Milano, alle compagne e ai compagni dell’Aska a Torino o al Movimento dei Disoccupati 7 novembre a Napoli.

Non si può portare la guerra fuori, se non si pacifica dentro. Le dimissioni “ricattatorie” di Draghi, la guerra in Ucraina, l’inflazione che corre, la crisi idrica, ambientale, alimentare, energetica: un contesto insomma che non può tollerare nemmeno i primi germogli di un mondo nuovo e diverso.

Il fatto che poi questo avvenga proprio nei giorni dell’anniversario del G8 di Genova ci ricorda ulteriormente che loro sono sempre loro. E che “noi” dobbiamo a tutti i costi essere un “noi”.

Se qualcuno si ritiene fuori da questo scenario e dal meccanismo repressivo, avrà duri risvegli. Questo è un monito all’intero movimento sociale e sindacale. Non è tempo di posizionamenti, manovrine, ritualità. Se non pratichiamo gli spiragli reali che si sono aperti nella società, ci schiacciano e ci schiacceranno.

Abbandoniamo ogni modello astratto e costruiamo convergenza a difesa e sviluppo dei punti di forza.

Insorgere per convergere, convergere per insorgere.

#insorgiamo

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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Lunedì 11 Luglio 2022 Allerta massima per tutte e tutti i solidali, presidio h 17.30 sotto la prefettura di Firenze.

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Lunedì, presidio h 17.30 sotto la prefettura di Firenze, via Cavour 1.

Allerta massima per tutte e tutti i solidali.

La convocazione in Prefettura, alla presenza di Questura, istituzioni e azienda, della Rsu Ex Gkn avviene in seguito alla lettera di Qf e di Stellantis dove si reclama materiale dentro lo stabilimento.

Non stiamo parlando della richiesta di qualche singolo dettaglio ma di oltre 90 giorno di carico e scarico stimati. In pratica siamo al tentativo di risolvere come un problema di ordine pubblico, con coinvolgimento delle forze dell’ordine, un elemento di trattativa sociale tra le parti.

Trattativa che tra l’altro si è arenata a seguito di ben quattro incontri istituzionali mandati a vuoto da Qf, per l’assenza totale del Mise sparito dai radar il 20 di aprile senza rendere conto a niente e nessuno, per una convocazione in Regione Toscana “con la presenza degli investitori” risultata a seguito farlocca per l’assenza al tavolo anche solo di qualcuno che avesse la procura legale degli investitori, per come Qf sta disattendendo diversi punti dell’accordo quadro.

Invece di rimettere la discussione sui giusti binari e rispondere alle legittime e reiterate richieste della Rsu, delle organizzazioni sindacali e del Collettivo di fabbrica, oggi e per la prima volta dall’inizio della vertenza viene giocata la carta delle forze dell’ordine all’interno della trattativa.

Mandanti di questa operazione: i delocalizzatori, coloro che hanno delocalizzato e chiuso Gkn Firenze. Che stanno dalla parte della illegittimità sociale e storica, ma vengono oggi a reclamare la loro legalità.

Qualsiasi cosa hanno da dirci in prefettura, andiamo a farcelo a dire tutte e tutti assieme. Noi siamo legittimità sociale.

#insorgiamo

Allerta massima per tutte e tutti i solidali - presidio h 17.30 sotto la prefettura di Firenze.

Allerta massima per tutte e tutti i solidali – presidio h 17.30 sotto la prefettura di Firenze.

Allerta massima per tutte e tutti i solidali - presidio h 17.30 sotto la prefettura di Firenze.

Allerta massima per tutte e tutti i solidali – presidio h 17.30 sotto la prefettura di Firenze.

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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L’inflazione segna il record dal 1986.

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L’inflazione segna il record dal 1986. E arriva all’8%. Una mensilità è già quasi bruciata. Come in un effetto domino, ogni venditore ritocca i prezzi al rialzo. Gli unici che non possono farlo sono i venditori di forza lavoro.

Noi possiamo farlo solo attraverso la mobilitazione sociale. Ed è per questo che coltivano la nostra divisione, paura e rassegnazione.

Così salari bloccati – da moderazione salariale, svuotamento dei contratti nazionali, precariato e appalti, scioperi rituali – e inflazione si combinano: un altro giro di giostra nello spostamento della ricchezza dal lavoro al capitale.

E a questo va aggiunto:
1. Pensare che il salario vada rimpinguato solo con misure fiscali è sbagliato e falso. Se il sistema fiscale rimane complessivamente iniquo, lo “sconto” fiscale in busta lo ripagherai in seguito. Si deve aumentare il salario diretto ma anche quello differito: quindi patrimoniale subito, tassazione diretta fortemente progressiva, ridurre pesantemente la tassazione indiretta.

2. L’inflazione è spinta dalla guerra ma inizia prima della guerra. La catena del valore capitalista è impazzita. La finanza si getta su ogni movimento di prezzo per farne una bolla da cui trarre guadagno. Che siano legno, Bitcoin, grano o rame, poco importa per il capitale. Ma noi mangiamo grano e i giochini di trading li ripaghi tutti al supermercato. La vita e la finanza sono inversamente proporzionali.

3. Se la situazione è disastrosa qua, il combinato di desertificazione, guerra, rialzo prezzi nei paesi più poveri è catastrofe. È in arrivo un nuovo tsunami di disperazione. Chi sta in alto ci imbottirà ulteriormente di nazionalismo e razzismo.

4. Non abbiamo alternative alla lotta. Ma il contesto ci impone di prenderci cura di ogni grammo di sudore, di ogni minuto di sciopero, di ogni parola pronunciata. Fuori dall’emergenza e dentro l’urgenza ma anche fuori da ogni forma di ritualità, velleità, minoritarismo.

Scala mobile dei salari
Il capitale deve cedere, il lavoro deve avere
Riduzione d’orario a parità di salario
Insorgiamo per convergere, convergiamo per insorgere
Lo sciopero generale e generalizzato è un processo, non una data

#insorgiamo

L'inflazione segna il record dal 1986.

L’inflazione segna il record dal 1986.

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze

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Martedì 5 luglio 2022 dalle ore 18:00 Firenze a fianco del popolo curdo – Presidio e Corteo

Riceviamo e rilanciamo:

NESSUN SILENZIO E NESSUNA COMPLICITÀ CON LA GUERRA E CON LA NATO
· ore 18.00 PRESIDIO al consolato della Svezia- Via Bonifacio Lupi, 14
· ore 18.45 CORTEO fino alla Prefettura, via Cavour

Firenze a fianco del popolo curdo

Firenze a fianco del popolo curdo

Il progetto di adesione di Svezia e Finlandia alla Nato rappresenta un ulteriore passo verso una guerra permanente ed una escalation militare imprevedibile.

È una scelta sbagliata che allontana la possibilità di un cessate il fuoco.

Mai come ora è importante mantenere viva la prospettiva di una fascia smilitarizzata dal Baltico al Mar Nero.

E tutto questo viene fatto sulla pelle del movimento curdo, che in Svezia e Finlandia aveva trovato fino ad ora ospitalità. Nel protocollo d’accordo firmato si richiede l’estradizione verso le carceri turche di 33 persone. Non solo, al punto 8 del documento si prevede, «sulla base delle informazioni fornite dalla Turchia», l’estradizione di membri del Pkk, come presunti terroristi, ma anche degli appartenenti alle organizzazioni affiliate come l’Ypg curdo-siriano, le milizie che proteggono l’esistenza del Rojava.

Non basta, viene sancito che Finlandia e Svezia toglieranno anche il bando alla vendita di armi ad Ankara e che la Svezia adotti una nuova legge in Svezia «più severa sulla criminalità terroristica che entrerà in vigore il 1° luglio» oltre a un «inasprimento della legislazione antiterrorismo» e la cessazione di qualsiasi supporto alle Ypg curde o al movimento di opposizione turco Gülen.

Tutto questo svela nuovamente l’ipocrisia e la falsità di chi dice di combattere per libertà e diritti. La NATO, con la continua espansione e con i progetti dell’ultimo vertice di Madrid, di rafforzamento militare in Europa con nuove basi anche in Italia, oltre alle 135 esistenti, è nient’altro che strumento di guerra e tale si dimostra anche ora.

NON SIAMO SORPRESE E SORPRESI di come si volti le spalle a chi ha combattuto contro l’Isis ed è sottoposto alla repressione di Erdogan: l’abbandono degli amici pro-tempore contro i nemici pro-tempore è quello che le grandi e piccole potenze hanno sempre fatto. Il progetto curdo di emancipazione sociale e popolare, anticapitalista, ecologista e antisessista rimane antagonista a questo sistema di potere e reale alternativa per l’area alle politiche di sfruttamento e guerra.

PROVIAMO RABBIA E INDIGNAZIONE. Ed anche un po’ di vergogna.

Il movimento curdo, che ben conosce queste ipocrisie, sa che può contare su sé stesso e sulla solidarietà reale di chi lotta per gli stessi valori.

La città di Firenze, la città di Lorenzo Orsetti che ha espresso in questi anni grande solidarietà al movimento curdo, è al fianco di chi realmente combatte per la libertà e l’emancipazione, ed è messo fuori legge proprio nei nostri paesi. Nel silenzio, complice, di questa città e della Regione.

Per questo – FIRENZE A FIANCO DEL POPOLO CURDO.

MARTEDÌ 5 LUGLIO MOBILITAZIONE CITTADINA- PRESIDIO ORE 18.00 CONSOLATO SVEDESE

Promosso da: Coordinamento Toscano per il Kurdistan, Comunità curda Toscana, Firenze Città Aperta, Associazione Lorenzo Orsetti, Assemblea fiorentina contro la guerra

Aderiscono:
– Rete Jin
– RSU Ateneo fiorentino
– FLC CGIL Università di Firenze
– Statunitensi contro la guerra (Firenze)
– Associazione Casa dei Diritti Sociali
– Potere al Popolo Firenze
– S.A. Newroz – Pisa
– Mala Servane Jin – Casa delle donne che combattono – Pisa
– CPA Firenze Sud
– Movimento “No Base né a Coltano Nè altrove” – Pisa
– Assopace Palestina
– Partito Comunista Italiano Toscana
– ANPI “Lanciotto Ballerini” – Campi Bisenzio
– Una città in comune – Pisa
– Rifondazione Comunista Toscana
– CSA Intifada/Comunità in Resistenza Empoli
– Comitato “Fermiamo la guerra” Firenze
– Cantiere sociale Camilo Cienfuegos

Per adesioni: toscana.kurdistan@gmail.com

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Venerdi 1 Luglio 2022 – Jam session al K100

Jam session k100

Jam session k100

Jam improvvisate, niente scalette prestabilite, solo ispirazione! Portate il vostro strumento o le vostre corde vocali, e lasciatevi travolgere dalla musica!
Jam aperta a tutti, bastano poche note per divertirsi!

Ore 22.00
Sul palco troverete
– Batteria
– Ampli chitarra
– Ampli basso
– Microfoni
Porta il tuo strumento e divertiti!

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