Noi ricordiamo tutto!
Da quando è stato istituzionalizzato nel 2004, il 10 febbraio ha costituito di anno in anno un’occasione per la destra di decontestualizzare e riscrivere la verità storica per imporre una verità di parte, con il collaborazionismo complice della sinistra cosiddetta democratica e di tutto l’arco parlamentare.
La celebrazione del giorno del ricordo è rappresentativa di una tendenza dell’estrema destra a voler imporre un suo sistema di riferimenti culturali con la finalità di riproporsi come “presentabile” sul piano politico. Questo processo ha sicuramente visto un’accelerata con l’insediamento del governo Meloni: dalla rinnovata importanza data al 4 novembre, festa delle forze armate, passando anche per il giorno del ricordo, sono tante le occasioni in cui il governo nella persona del ministro Valditara ha spinto perché queste ricorrenze venissero celebrate nelle scuole “di ogni ordine e grado”, come recita una circolare dedicata proprio al 10 febbraio. Il governo insomma cerca di imporre in tutti i modi che nelle scuole si parli di patria, di valori occidentali, magari che si demonizzino un po’ i pericolosi partigiani comunisti jugoslavi… Quando invece sono gli studenti a voler parlare e a voler prendere posizione, che sia su quanto sta succedendo a Gaza o che sia sull’infame riforma della scuola che porta proprio la firma del ministro, ecco spuntare ispezioni ministeriali o manganellate nelle piazze.
Come se non bastasse, celebrazioni come quella del 10 febbraio consentono non solo ai fascisti in doppiopetto al governo, ma anche a quelli di organizzazioni come Casaggì e Casapound di mettere il naso fuori dalle loro sedi, coperti come sono dal festeggiamento di quella che è a tutti gli effetti una ricorrenza ufficiale dello Stato. Sì, a distanza di quasi un anno dal pestaggio davanti al Michelangelo Casaggì tornerà in piazza, accanto magari agli esponenti cittadini di Fratelli d’Italia. Se è vero, come è vero, che il fascismo nasce da un pestaggio su un marciapiede, non possiamo fare a meno di notare che questo può accadere quando sul piano culturale si creano le condizioni perché determinati modi di pensare, e di agire, vengano di fatto sdoganati. Sdoganamento facilitato da un governo che deprime l’antifascismo, tra identificazioni alla Scala ed estradizioni in Ungheria, mentre minimizza e si gira dall’altra parte quando in centinaia si radunano ad Acca Larenzia con tanto di saluti fascisti.
A inizio dicembre Firenze rifiutava con una grande manifestazione la presenza di Salvini e dei suoi compari di tutta Europa, ribadendo la natura antifascista di questa città e dei suoi abitanti e puntando il dito contro un governo di fascisti e parolai. Un governo che grida “prima gli italiani” ma favorisce solo i ricchi, mentre alza l’IVA sui beni di prima necessità e mette fine al mercato tutelato delle bollette, che continua a togliere soldi a sanità e scuola per aumentare la spesa militare e sostenere i governi filofascisti di Ucraina e Israele.
Come Firenze antifascista vogliamo quindi invitare tutte e tutti quanti ad essere in piazza il 10 febbraio ad una manifestazione che ribadisca che quando si deve scegliere da che parte della barricata stare noi sappiamo bene qual è il nostro posto: dalla parte dei partigiani Jugoslavi contro il fascismo di ieri, e nelle piazze di Firenze contro il governo di oggi, perché l’antifascismo non sia solo memoria ma lotta quotidiana per un mondo migliore per tutte e tutti!
MORTE AL FASCISMO, LIBERTÀ AI POPOLI!
Firenze Antifascista