Condividiamo dal Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze
Venerdì scorso Francesco Borgomeo, come proprietario della QF ex Gkn ha inviato sul canale di comunicazione aziendale una lettera ai dipendenti. Dopo nemmeno un’ora venivamo contattati dalla stampa per chiedere di commentarla. Abbiamo scelto di non farlo per rispetto delle comunicazioni aziendali interne, per etica della trattativa, ma soprattutto per il vincolo di riservatezza che ci è sempre stato chiesto rispetto alla bozza di piano industriale. Il giorno dopo la “lettera di Borgomeo” è apparsa su stampa e servizi televisivi con tanto di commenti, facendo emergere il dubbio che quella lettera, più che ai dipendenti e nonostante l’incipit con cui si apriva, fosse stata destinata a un pubblico più ampio.
Come Rsu e assemblea dei lavoratori abbiamo avanzato nelle sedi opportune domande puntuali e attinenti alla bozza di piano industriale. Ed è in tali spazi formalizzati che attendiamo un confronto serio e costruttivo sulla reindustrializzazione di uno stabilimento con più di 300 famiglie di lavoratori in cassa integrazione coinvolte, non certo il palcoscenico dove spettacolizzare la comunicazione interna aziendale.
Per questo chiediamo ufficialmente la convocazione immediata del comitato di proposta e di verifica per chiarire i dubbi, le perplessità e per rispondere alle relative domande. Senza queste risposte, la bozza di piano industriale rimane non verificabile o indagabile.
Non è uno show mediatico dove ci si divide tra scettici ed ottimisti, fiduciosi e diffidenti. Questo è un rapporto tra le parti sociali dove si è tenuti a garantire scadenze, dimostrare impegni e codificarli in accordi e prospettive chiare e soprattutto esigibili. A riguardo, e su pieno mandato dell’assemblea dei lavoratori che si è riunita lunedì mattina, ci teniamo a specificare il seguente:
1. Si è svolto un incontro al Mise il 24 marzo. Il 31 marzo è stata la volta del comitato di proposta e di verifica su nostra richiesta. In entrambi casi abbiamo fatto domande che sono attualmente senza risposta. Abbiamo verbalizzato la nostra posizione il 5 di aprile con una comunicazione scritta a tutti i soggetti del tavolo. E lì abbiamo ripetuto le nostre domande
2. Il vincolo di riservatezza nei confronti dei lavoratori e dell’RSU sarebbe dovuto decadere il 31 di marzo e per questo il 5 di aprile abbiamo chiesto esplicitamente che venisse meno. Ribadiamo che non è possibile mantenere il tavolo nella riservatezza, mentre contemporaneamente si diffondono sulla stampa i dettagli della bozza di piano industriale, unilateralmente…
3. il 31 di marzo è avvenuta di fatto una modifica unilaterale dell’accordo quadro da parte dell’azienda. Il 31 infatti era il momento in cui l’azienda doveva rendere note le proposte vincolanti dei soggetti reindustrializzatori in vista del closing di agosto. Da quel che abbiamo capito, non ci sono proposte vincolanti né closing. Sarà Qf a svolgere direttamente la reindustrializzazione con l’entrata in società di nuovi soci. Spariscono così passaggi delicati come la cessione di ramo d’azienda e il closing, ma spariscono anche le scadenze che ci eravamo dati per mettere a verifica la tempistica della reindustrializzazione. Noi non siamo affezionati a un meccanismo invece che all’altro. Ma è stata proprio Qf a delineare quale dovesse essere il percorso di reindustrializzazione che poi insieme abbiamo normato, chiarificato e codificato nell’accordo quadro.
4. Ciò che ci è stato presentato il 24 e il 31 marzo è una bozza di piano industriale che sarebbe completamente insufficiente come base per firmare una cassa di transizione. Lo abbiamo dichiarato in più occasioni. I dettagli su cui abbiamo chiesto luce sono strettamente connessi al tipo di prodotto e processo industriale che ci è stato presentato. Senza tali risposte, il piano non è verificabile, approfondibile e indagabile.
5. L’azienda ha dichiarato l’esposizione del piano ai dipendenti il 19 aprile. I casi sono due: o si pensa di esporre in quella sede i necessari approfondimenti, quindi anticipando e scavalcando un Tavolo ministeriale. O ancora una volta il 19 verremo messi a conoscenza soltanto di informazioni generiche ed essenziali, ma di cui siamo a conoscenza sin dal 24 di marzo.
6. Secondo le nostre considerazioni, la data del 20 aprile per la convocazione del Tavolo istituzionale al Mise è tardiva. Il 17 aprile scade la cassa integrazione ordinaria, che fu prorogata d’urgenza il 18 marzo sera a due giorni dalla scadenza del 20 marzo. E il 21 aprile è convocato l’esame congiunto della cassa di transizione. Ci ritroveremmo così per la terza volta in pochi mesi a dover trattare un ammortizzatore in fretta, furia e urgenza. E questo nonostante abbiamo più e più volte specificato l’indisponibilità di questa rappresentanza sindacale a lasciarsi trascinare in una discussione dell’ultimo minuto “prendere o lasciare” sull’ammortizzatore sociale. Per di più non stiamo parlando di un ammortizzatore qualsiasi. Stiamo parlando di ben 24 mesi di cassa di transizione, da vincolare a un piano industriale dettagliato e chiaro. Ed è impensabile che l’analisi, la discussione e l’approfondimento di tale piano, sia demandata a una sola sessione al Mise.
7. Per questo, su mandato dei lavoratori, la Rsu ha chiesto di convocare con urgenza ed entro questa settimana il comitato di proposta e di verifica. E ci riserveremo di decidere, in assenza delle dovute premesse di serietà e professionalità della discussione, se accettare o meno la convocazione al Mise del 20 di aprile.
8. Siamo assolutamente favorevoli a informare territorio e stampa dello stato della fabbrica e della vertenza. Ma tale informazione e rapporto con la stampa non può essere “selettiva”. Con territorio e stampa, si parli di tutto: dello stato della fabbrica, dell’officina ferma al 9 di luglio, si risponda a domande sulla copertura finanziaria dell’operazione, si renda noto quali sono stati gli accordi intercorsi su Melrose ecc.Si spieghi perché si usa la retorica del “green” per la produzione di attuatori e motori elettrici per un settore dove già oggi si usa tale tecnologia.
9. Abbiamo più volte specificato alla direzione aziendale che la retorica sul “riprendere i lavoratori che vanno via” risulta sospetta e poco chiara proprio a coloro che rimangono. Se c’è da fare formazione, impratichirsi con le nuove macchine, come si pensa di farlo se il personale continua ad andare via. Alcuni dei dipendenti che risultano nelle competenze mappate, hanno continuato ad andarsene anche in questo mese di aprile. L’azienda invece che lanciare il messaggio “andate pure via, tanto poi tornate” dovrebbe interrogarsi su come fermare l’emorragia in atto.
10. Ci è stato detto che Qf sarà una bellissima storia da raccontare. Ma la storia qua c’è già. E non è da raccontare, è da continuare a fare. La storia è quella di un metodo e di un precedente virtuoso per l’intero paese. E’ la storia di fabbriche a guardia del territorio e territori a guardia delle fabbriche, di comunità solidali, unite, orgogliose e consapevoli, volenterose di sviluppare professionalità e competenze in armonia con giustizia climatica e sociale. Noi non abbiamo una messianica o fatalista “fiducia nel futuro”. Il futuro ce lo siamo sempre costruito con il nostro lavoro, con i nostri corpi, la nostra testa, e la chiarezza e cortei da migliaia di persone nel momento in cui il nostro lavoro e i nostri diritti sono stati messi in discussione. Così è e così sarà.
#insorgiamo