Condividiamo dal Collettivo Di Fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze
L’assemblea dei lavoratori Qf, ex Gkn, riunita ribadisce la propria approvazione al documento trasmesso dalla Rsu all’azienda come base di una accordistica che permetta un processo di transizione verso la reindustrializzazione solido, trasparente e all’altezza della situazione.
Questo documento si articola nei seguenti paragrafi:
– Tempistica del processo/cronoprogramma
– Continuità occupazionale e di diritti
– Assunzioni e saldo occupazionale
– Trasparenza e salvaguardia del patrimonio industriale
– Ammortizzatore, rotazione, integrazione
– Sicurezza
– Piano mantenimento minimo stabilimento
– Piano di formazione
– Mappatura di competenze
– Diritto di proposta
– Agibilità sindacali ai fini di tutelare il processo di reindustrializzazione
– Mensa
Si tratta di temi con importanza e peso specifico diverso. Alcuni di questi devono essere contenuti in un accordo quadro in sede ministeriale, altri evidentemente in sede sindacale e nella trattativa tra le parti. Ma costituiscono un insieme e come tali devono essere considerati. Sono infatti la base minima per regolamentare un processo di reindustrializzazione dove trasparenza, continuità occupazionale e diritti, fiducia, tutela, siano sostanza esigibile e non solo annuncio o richiesta di fede.
I lavoratori Qf non prenderanno in considerazione nessuna affermazione, proposito, promessa che non sia nero su bianco, firmata ed esigibile. In sei mesi di vertenza non abbiamo visto un solo verbale scritto. Un metodo di lavoro che manca completamente di professionalità o manca volutamente di chiarezza.
Nel passaggio da Gkn a Qf non conosciamo i dettagli che sono coperti da riservatezza. Dei nuovi acquirenti potenziali non conosciamo nulla per riservatezza. Dal closing ancora non è stato firmato nulla con noi.
Aleggia quindi uno stato di incertezza che, unitamente alla prospettiva di un lungo ammortizzatore sociale e di due anni di reindustrializzazione, sembra studiata apposta per determinare l’abbandono e la dispersione della comunità operaia.
La convocazione al Mise del 19 gennaio avviene a poco meno di un mese dopo il closing. Tale incontro deve essere finalizzato quindi al raggiungimento di un accordo quadro. E tale accordo quadro deve essere immediatamente correlato da accordi tra le parti sugli altri temi che abbiamo esposto sopra.
Qualsiasi altro scenario, come anche un banale aggiornamento della discussione, sarebbe interpretato da noi come un temporeggiamento ostile nei confronti dell’assemblea dei lavoratori.
Ci sembra giusto ribadire, inoltre, in una fase così delicata come quella attuale che ogni tipo di trattativa e accordo deve rispettare pienamente il grado di rappresentatività interno alla fabbrica e l’assemblea dei lavoratori.
Non accetteremo alcuna trattativa o accordo sulle nostre teste. Non siamo stati in grado di impedire misure di legge sulla nostra testa, non abbiamo intenzione di tollerare la stessa cosa riguardo ad accordi sulla vertenza.
Tutti i lavoratori Qf ritengono infine un punto dirimente la questione degli ex appalti Gkn. In particolare riteniamo dirimente la sorte di 7 lavoratori provenienti dall’ex appalto pulizie, carrellisti e dal bacino staff leasing. Si tratta di lavoratori che hanno presidiato, pulito, difeso questo patrimonio industriale anche senza percepire stipendio. Non hanno ricevuto fama da questo né una percentuale sulla rivendita futura dello stabilimento. E non era del resto questo il loro obiettivo. Semmai spesso hanno pagato la benzina, in una situazione di assenza di reddito, per raggiungere il presidio permanente e rendersi utili.
Questi lavoratori finora sono stati gli ultimi. Lo erano prima a fabbrica aperta, in quanto lavoratori degli appalti o precari. Lo sono stati durante la lotta, vittime del fallimento degli appalti Gkn o del meccanismo dello staff leasing.
E nella nostra scala di valori, nella scala di valori di questa nostra famiglia allargata, gli ultimi saranno i primi.
Contemporaneamente la vicenda di questi lavoratori coincide con il tema del saldo occupazionale. Senza congelare il numero esatto del saldo occupazionale finale della reindustrializzazione, il tema della continuità occupazionale diventa pura propaganda visto che rischia di continuare la lenta perdita di posti di lavoro sul territorio.
Considerando che siamo già scesi di numero e siamo ben al di sotto dei famosi 422 posti di lavoro e lontanissimi dai 500, qualsiasi altra soluzione non preveda l’assorbimento di questi 7 lavoratori dentro l’organico presente o futuro, contestualmente alla definizione del bacino di reclutamento e del saldo occupazionale della futura reindustralizzazione, sarà vissuta come uno schiaffo in faccia a sei mesi di mobilitazione.
E, oltretutto, sarebbe l’ennesimo segnale di discrepanza tra i grandi annunci del futuro radioso e un presente che non si può permettere nemmeno 7 assunzioni.