Dal 18 di gennaio una parte degli operai della Texprint di Prato sono entrati in sciopero, da metà febbraio sono in picchetto e presidio permanente davanti alla fabbrica giorno e notte.
Sono operai che combattono una lotta fatta di dignità, forza, determinazione e coraggio, chiedono il rispetto del contratto collettivo nazionale e dei diritti più elementari a fronte di condizioni inaccettabili, di sfruttamento, di infortuni, di mancanza di assistenza sanitaria e sicurezza sul lavoro, del diniego al riposo con turni massacranti di 12 ore giornaliere per un totale di 84 settimanali e mille euro di stipendio mensili.
Col trascorrere delle settimane molti sono stati gli eventi che ci hanno portati a esprimere e a rafforzare la nostra solidarietà nella loro lotta. Dopo settimane di scioperi e presidii, il giorno seguente al raggiungimento dell’apertura del tavolo di crisi con la regione Toscana, e dalla notizia di interdizione dell’azienda per mafia dagli appalti e bandi pubblici, i reparti antisommossa della questura di Prato sono intervenuti più e più volte ferendo anche gravemente degli operai, nel tentativo di sgomberare il presidio per far passare merci bloccate in uscita, dimostrando ampiamente nella pratica quanto il capitale valga molto di più di un essere umano.
Nel distretto pratese da anni viene denunciata una forte collusione tra mafie e imprenditoria, Prato nel suo comparto tessile è territorio di sfruttamento, ampie sono le sacche di criminalità che trovano nella manodopera a basso costo eserciti, in larga parte di migranti, ricattabili e sfruttati al limite della sopravvivenza.
Gli operai Texprint rendono evidente, con la loro battaglia, questa situazione e anche il paradosso rispetto al quale, chi denuncia viene colpito da repressione, secondo quel concetto di legalità e illegalità tanto caro alle nostre silenti istituzioni.
Siamo fermamente convinti e convinte di quanto sia pericoloso tollerare queste brutali forme di sfruttamento, di quanto sia necessario oggi più che mai lottare per difendere i diritti sui luoghi di lavoro e quanto la mancanza di tutele possa essere dannosa e pericolosa per la classe lavoratrice tutta.
Quando si lede il diritto anche di un solo lavoratore si minano i diritti di tutti e di tutte!
Ad oggi, 27 marzo, il tavolo di trattative con la regione Toscana è stato chiuso per posizioni inconciliabili tra le parti, gli operai sono di nuovo in picchetto, oggi in manifestazione, l’azienda minaccia licenziamenti, sanzioni disciplinari, chiusura e delocalizzazione della produzione, ma crediamo fermamente che debba essere portata avanti la vertenza dei lavoratori con tutto il supporto necessario, che debba essere riconosciuto loro il rischio a cui si sono esposti e che a questo vada dato valore tramite sostegno, presenza e solidarietà, ma anche attraverso una chiara e ferma presa di posizione da parte della politica istituzionale tutta, che ad oggi manca quasi completamente, come se non fosse ancora abbastanza chiaro da quale parte stare.
Noi stiamo con gli operai.
Noi stiamo con gli oppressi.
In questo stesso mese a Piacenza operai e sindacalisti sono stati colpiti da repressione, perquisizioni e arresti domiciliari, in seguito ad un picchetto.
A Genova vengono indagati antifascisti e esponenti del Calp per aver tentato di bloccare un carico di armi su una nave battente bandiera saudita. Anche a loro tutta la nostra solidarietà.
Noi stiamo con chi lotta.
Le compagne e i compagni del cantiere sociale Camilo Cienfuegos.